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32. Indralokābhigamana

( L'ascesa al mondo di Indra. III, 43-79)

                              XLIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	andati i custodi del mondo, il pṛthāde distruttore di nemici,
     	pensava o re dei re, alla venuta del carro del re degli dèi,

   2 	allora mentre il saggio folti-capelli, ci pensava,
     	il carro di grande splendore guidato da Mātali, giungeva, 

   3 	illuminando l'aria come trapassando le nubi,
     	il luogo riempiendo coi suoni di grandi nuvole tonanti,

   4 	spade potenti, e terribili mazze, tremende a vedersi,
     	e frecce di divina energia, e fulmini di grande splendore,

   5 	e inoltre missili là v'erano, forniti di ruote e palle di ferro, 
     	e suoni di vento, assieme a tempeste, parevano uscire dalle nuvole,

   6 	là vi erano dei nāga dal grande corpo, le bocche splendenti, crudelissimi,
     	simili a prominenze di bianche nubi, e solidi come rocce,

   7 	e diecimila cavalli sauri veloci come il vento,
     	trainavano quel divino carro fatto di māyā, che catturava gli occhi, 

   8 	là vedeva lo splendido vessillo bluscuro chiamato vaijayanta,
     	e il portavessillo un asse del colore del loto blu, adornato d'oro,

   9 	in questo carro, stava l'auriga, adornato d'oro affinato,
     	e vedendolo il pṛthāde grandi-braccia un dio lo pensava,

  10 	così dunque essendo ritenuto Mātali da Phalguna, 
     	un inchino con modestia facendo le parole disse ad Arjuna: 

  11 	"oh! oh! o nato da Śakra, l'illustre Śakra desidera vederti,
     	sali o signore, veloce sul carro col permesso di Indra,

  12 	a me disse il primo degli immortali, il padre tuo, il Cento-riti:
     	'il figlio di Kuntī qui arrivato che lo vedano gli abitanti del cielo!'

  13 	Śakra circondato dagli dèi e dalle schiere dei ṛṣi,
     	e da gandharva e apsaras, ti attende desideroso di vederti,

  14 	per ordine del punitore di Pāka dal nostro mondo a quello degli dèi,
     	sali tu assieme a me, nuove armi tu acquisterai."

  15 	Arjuna disse:
     	"o Mātali, veloce vai tu, sali sul migliore dei carri,
     	difficile da ottenere anche con centinaia di rājasūya e aśvamedha,

  16 	da principi di grande ricchezze, che sacrifichino con larghe dakṣina,
     	oppure da divinità o da dānava, è di salire sul migliore dei carri,

  17 	da chi non ha completa ascesi non è possibile neanche a vedersi,
     	questo divino carro o toccarlo, come dunque salirvi?

  18 	quando tu sarai fermo sul carro o onorevole, coi cavalli attaccati,
     	io in persona allora salirò come un virtuoso la retta via."

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	queste parole di lui avendo udite Mātali l'auriga di Śakra,
     	saliva veloce sul carro, e teneva i cavalli con le redini,

  20 	quindi Arjuna felicemente, purificato con le acque della Gańgā,
     	recitava un mantra, il kuntīde, secondo le regole, il rampollo dei kuru,

  21 	quindi rettamente secondo i riti avendo soddisfatto i padri, 
     	il mandara re dei monti, cominciava a salutare:

  22 	"dei virtuosi e dei pii muni dalle pure azioni,
     	tu sempre rifugio fosti o montagna, di quelli che cercano di andare in cielo,

  23 	col tuo favore sempre o montagna, i brahmani gli kṣatriya, le genti,
     	agirono per ottenere il cielo assieme agli dèi, privi di ogni paura, 

  24 	o re dei monti, o grande montagna, rifugio dei muni, che abbondi in tīrtha,
     	io vado e mi rivolgo a te, felice io sono di aver abitato in te,

  25 	le tue cime e boschetti, e i tuoi fiumi, e torrenti,
     	e i tīrtha più sacri da me furono visitati in gran numero."

  26 	così avendo parlato alla montagna Arjuna uccisore di eroi nemici, salutandola,
     	saliva sul divino carro, splendendo come il sole,

  27 	egli in quella forma solare, divina, per la sua straordinaria impresa,
     	in alto saliva il saggio, gioioso rampollo dei kuru,

  28 	egli viaggiando su quella strada, invisibile ai mortali che si agitano sulla terra,
     	vide migliaia di carri volanti di forma straordinaria,

  29 	là non il sole non la luna risplendeva, e non il fuoco,
     	ma da una luce propria ottenuta per purezza, là risplendevano

  30 	e le figure di stelle che qui si vedono splendenti,
     	come lampade piccolissime per la distanta, pure grandissime,

  31 	queste là sono splendenti e bellissime, il pāṇḍava 
     	le vedeva, accese nei loro rispettivi luoghi, di luce propria,

  32 	là vi erano rājarṣi perfetti, ed eroi uccisi in battaglia,
     	e asceti, che conquistatori del cielo erano riuniti a centinaia di schiere,

  33 	migliaia di gandharva accesi dello splendore del sole,
     	e di guhyaka e di ṛṣi e inoltre schiere di apsaras,

  34 	i mondi da sé splendenti vide Phalguna pieno di meraviglia,
     	e interrogava Mātali, e con gioia pure egli gli disse dunque:

  35 	"questi sono i virtuosi, o pṛthāde, schierati nei propri luoghi,
     	che tu vedesti o splendido, in forma di stelle dalla terra."

  36 	quindi egli vide all'ingresso fermo, il bianco e vittorioso elefante,
     	Airāvata dalle quattro zanne grande come la cima del kailāsa,

  37 	percorrendo la via dei siddha, il migliore dei kuru e dei pāṇḍava,
     	splendeva il migliore dei principi come una volta Māndhātṛ,

  38 	attraversava egli cogli occhi di loto blu i mondi dei re,
     	quindi scorgeva amarāvatī la città di Śakra.
     


                              XLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	egli vide la bella città abitata da siddha e cantori celesti,
     	adornata da sacri alberi fioriti in tutte le stagioni,

   2 	là dagli alberi dolcemente profumati di puri aromi,
     	era soffuso di brezze impregnate di puri profumi,

   3 	e il bosco divino nandana abitato da schiere di apsaras,
     	vide con alberi dai fiori divini che sembravano invitarlo,

   4 	né uno privo di ascesi, né uno privo di fuoco sacrificale può vederlo,
     	quel mondo dei praticanti la purezza, e neppure chi volge la schiena alla lotta,

   5    né chi non sacrifica, né chi male agisce, né i privi dell'ascolto dei veda,
     	né chi non si purifica nei tīrtha, o chi trascura riti e doni,

   6 	neppure i vili che distruggono i riti, possono vederlo in alcun modo,
     	o i beoni, né chi vìola il letto del maestro, o i malvagi mangiatori di carne,

   7 	quel divino bosco vedendo risuonante di divini canti,
     	entrava il grandi-braccia, nell'amata città di Śakra,

   8 	là migliaia di divini carri che volano dove vogliono,
     	fermi, e miriadi che si muovevano vedeva,

   9 	applaudito da gandharva e apsaras, il pāṇḍava, 
     	inebriato da pure brezze piene del profumo dei fiori era,

  10 	allora gli dèi con i gandharva e i siddha, e i supremi ṛṣi,
     	lieti venerarono il pṛthāde dall'infaticabile agire,

  11 	esaltato da benedicenti, colle musiche di divini strumenti,
     	procedeva il grandi-braccia al suono di tamburi e conchiglie,

  12 	sulla larga strada nakṣatra conosciuta come suravīthī,
     	per ordine di Indra procedeva il pṛthāde ovunque osannato,

  13 	là vi erano i sādhya e i viśve, e i marut e pure i due aśvin,
     	gli āditya, i vasu, e i rudra, i brahmarṣi senza peccato,

  14 	e rājarṣi e molti sovrani a cominciare da Dilīpa,
     	Tumburu, e anche Nārada, e i due gandharva Hahā e Huhu,

  15 	a tutti questi avvicinatosi secondo regola il rampollo dei kuru,
     	scorgeva quindi, il re degli dèi, il Cento-riti, distruttore di nemici, 

  16 	quindi il pṛthāde grandi-braccia, sceso dal carro stupendo,
     	vedeva di persona il re degli dèi, il padre, il punitore di Pāka,

  17 	con il bianco ombrello, con lo scettro d'oro a lui caro,
     	con abiti dal profumo divino, e il flabello agitato su di lui,

  18 	da gandharva benedicenti a cominciare da Viśvāvasu,
     	osannato dai principali ri-nati recitanti gli inni del ṛg e dello yajus,

  19 	quindi avvicinatosi il forte kuntīde inchinava la testa,
     	ed egli lo afferrava abbracciandolo con le due braccia,

  20 	quindi nel santo seggio di Śakra venerato da dèi e ṛṣi,
     	lo faceva sedere vicino a sé, dopo averlo preso per le mani,

  21 	e la testa afferrata di lui il re degli dèi uccisore di eroi nemici,
     	sul grembo faceva salire lui che si era inchinato modestamente,

  22 	per ordine del Mille-occhi, il pṛthāde allora al seggio di Śakra, 
     	si avvicinava quell'anima incommensurabile, come un secondo Vāsava,

  23 	allora con amore il nemico di Vṛtra, il bel viso di Arjuna
     	accarezzava, con mani dal puro profumo, consolandolo,

  24 	lavando dolcemente le sue due lunghe e belle braccia,
     	forti a lanciare le frecce dalla corda, come due colonne d'oro,

  25 	con la mano solita ad impugnare la saetta, l'uccisore di Bala,
     	piano piano l'armato del fulmine, le due braccia lentamente soffregava,

  26 	sorridendo il Mille-occhi guardava il folti-capelli,
     	con piacere ad occhi spalancati, e non ne era mai sazio, l'uccisore di Vṛtra,

  27 	i due seduti su un unico seggio facevano risplendere la sala,
     	come il sole e la luna alti in cielo, nel quattordicesimo giorno,

  28 	là cantavano canti e inni meravigliosamente,
     	i gandharva e con Tumburu in testa, abilissimi nei canti e negl'inni,

  29 	Ghṛtācī, Menakā, Rambhā, Pūrvacitti, Svayaṁprabhā,
     	Urvaśī, e Miśrakeśī, Ḍuṇḍu, Gaurī, Varūthinī,

  30 	Gopālī, e Sahajanyā, Kumbhayoni, Prajāgarā,
     	Citrasenā, Citralekhā, e Sahā, Madhurasvarā,

  31 	queste e altre dalle migliori forme, danzavano qua e là,
     	avendo occhi di loto, atte allo sconvolgimento dei sensi dei siddha,

  32 	coi grandi fianchi e natiche, coi tremolanti seni, 
     	con sguardi e gesti maliziosi rapivano cervello, intelletto e mente.
     


                              XLV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora gli dèi assieme ai gandharva accogliendo il supremo ospite,
     	conoscendo l'opinione di Śakra, onorarono immediatamente il pṛthāde,

   2 	e presentando al figlio del sovrano l'acqua per i piedi,
     	lo conducevano quindi nel palazzo del distruggi-fortezze,

   3 	così onorato Jiṣṇu risiedeva nella dimora del padre,
     	desiderando il pāṇḍava acquisire grandi armi, col loro uso,

   4 	dalla mano di Śakra la cara arma vajra difficile da evitare,
     	e il tuono dal grande frastuono, che si mostra nelle nubi come penne di pavone,

   5 	e acquisita l'arma il kuntīde si ricordava dei fratelli, il pāṇḍava,
     	e per ordine del distruggi-città risiedeva felice per cinque anni,

   6 	quindi Śakra disse al pṛthāde esperto d'armi, a tempo debito,
     	impara o kuntīde da Citrasena la danza e il canto,

   7 	la musica suonata dagli dèi che nel mondo umano non si conosce,
     	questa impara o kuntīde, che ti sarà utile,

   8 	e l'amicizia forniva a lui di Citrasena il ditruggi-città,
     	e il pṛthāde unitosi con lui si allietava libero da ogni male,

   9 	un giorno il grande ṛṣi Lomaśa vagando,
     	giungeva alla dimora di Śakra per desiderio di vedere il distruggi-città,

  10 	il grande muni avvicinatosi, salutato cerimoniosamente il re degli dèi, 
     	vedeva il pāṇḍava sedere sullo stesso seggio del Vāsava,

  11 	allora col permesso di Śakra, su un altro seggio imbottito,
     	sedeva il migliore dei ri-nati, onorato dai grandi ṛṣi,

  12 	in lui il pensiero v'era, avendo visto il pṛthāde seduto sul seggio di Indra,
     	di come il pṛthāde, uno kṣatriya avesse ottenuto il seggio di Śakra

  13 	quale fosse l'azione da lui compiuta, o quali i mondi conquistati,
     	che così aveva ottenuto una posizione onorata dagli dèi,

  14 	di lui conoscendo l'intenzione Śakra, l'uccisore di Vṛtra,
     	sorridendo queste parole diceva a Lomaśa il marito di Śacī:

  15 	“o brahmarṣi, ascolta quanto ti stai chiedendo nella mente,
     	costui non è un semplice mortale che ha raggiunto lo stato di kṣatriya,

  16 	o grande ṛṣi, questo è mio figlio, il grandi-braccia nato da Kuntī,
     	per aver armi qui è giunto, per qualche suo intimo scopo,

  17 	dunque non lo riconosci o signore, come un antico ṛṣi supremo?
     	ascoltami o brahmano, io ti dirò chi è lui e quale è il suo scopo,

  18 	quali furono i due antichi grandi ṛṣi Nara e Nārāyaṇa,
     	questi due sappi sono il Conquista-ricchezze e il Lunghi-capelli,

  19 	quanto non è possibile vedere dai celesti o dai ṛṣi grand'anime,
     	quel santo rifugio conosciuto col nome di badarī,

  20 	questa era la residenza di Viṣṇu e di Jiṣṇu,
     	da dove scaturisce la Gaṅgā onorata dai siddha e dai cāraṇa,

  21 	questi due splendidi per mio desiderio o brahmarṣi, sono passati a nascere,
     	sulla terra, sostenendo il fardello della rinascita i due grandi eroi;

  22 	alcuni arroganti asura protetti da corazze,
     	ci offesero protetti da un dono divino,

  23 	pensavano di uccidere i celesti, pieni di forza e di insolenza,
     	non avevano considerazione per gli dèi, in quanto ad essi era garantati una grazia, 

  24 	i crudeli abitanti dei mondi sotterranei, i figli di Danu fortissimi,
     	tutti gli abitanti del cielo non erano sufficienti a combatterli,

  25 	il beato Viṣṇu uccisore di Madhu è andato sulla terra, 
     	questo dio beato col nome di Kapila, l'invincibile Hari,

  26 	da cui una volta quelle grandi anime, furono seppellite nel sottosuolo,
     	con la sguardo solo il potente uccise i figli di Sagara, 

  27 	costui una grande impresa deve compiere per noi o migliore dei ri-nati,
     	e dal pṛthāde, in una grande battaglia insieme uniti i due senza dubbio,

  28 	costui a questi schierati è in grado di resistere,
     	da guerriero avendo ucciso questi in battaglia, ritornerà tra gli uomini,

  29 	o signore, e per nostro ordine vai presto sulla terra,
     	abitante nella foresta di kāmyaka vedrai l'eroe Yudhiṣṭhira,

  30 	egli sia informato del mio messaggio, quello spirito giusto, che è certo,
     	'nessuna preoccupazione per Phalguna sia fatta, presto ben armato partirà,

  31    con non poco valore del braccio, o non senza conoscenza delle armi in battaglia,
     	Bhīṣma, Droṇa e gli altri, sul campo è in grado di competere,

  32 	ottenute le armi il folti-capelli, grande-braccio, dal grande pensiero,
     	ha compiuto inoltre lo studio delle divine arti della danza, musica e canto,

  33 	o illustre, inoltre i vari tīrtha o migliore degli uomini,
     	assieme a tutti i tuoi fratelli sei adatto a vedere o distruttore di nemici,

  34 	bagnandoti nei sacri tīrtha, libero dai mali, e allontanate le afflizioni
     	il regno godrai o re dei re, felice, libero da ogni colpa.'

  35 	e o illustre, o migliore dei ri-nati, mentre egli vaga sulla terra,
     	tu o migliore dei saggi, pieno della forza del tapas, sei in grado di proteggerlo,

  36 	in questi aspri monti e in questi rudi luoghi sempre,
     	risiedono dei rākṣasa crudeli, da questi tu o illustre proteggilo.”

  37 	così sia! avendo risposto Lomaśa dal grandissimo tapas,
     	dirigendosi alla foresta di kāmyaka, si recava sulla terra,

  38 	e là vedeva il kuntīde, il dharmarāja distruttore di nemici,
     	ovunque circondato da asceti e da tutti i fratelli.
     


                              XLVI


   1 	Janamejaya disse:
     	“di questa grande impresa del potentissimo pṛthāde,
     	avendo appreso l'illustrissimo Dhṛtarāṣṭra, o saggio cosa disse?”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il re figlio di Ambikā, che il pṛthāde era giunto al mondo di Śakra
     	avendo saputo dal dvaipāyana dal migliore dei ṛṣi, il discorso disse a Saṁjaya:

   3 	“ io o sūta, ho sentito interamente dell'impresa del saggio pṛthāde, 
     	qualche cosa pure tu hai udito secondo verità o sūta?

   4 	eccitato negli incontri sessuali, il folle sempre intento al male,
     	quel mio sciocco figlio, la terra distruggerà,

   5 	il grand'anima che sempre ha giuste parole pure in ogni circostanza,
     	abbia pure il trimundio lui, che ha il Conquista-ricchezze come campione,

   6 	alle frecce appuntite e affilate alla pietra, scagliate
     	da Arujna, chi può star di fronte e morire avendo raggiunto la vecchiaia?

   7 	tutti i miei figli malvagi sono preda della morte,
     	loro che hanno di fronte la guerra portata dai pāṇḍava invincibili,

   8 	e nel combattimento di chi imbraccia il gāṇḍīva non vedo,
     	anche incessantemente pensandoci, quel guerriero che possa sfuggire,

   9 	anche se Droṇa e Karṇa si scontrassero in battaglia oppure Bhīṣma,
     	molti dubbi vi sarebbero, ma io non vedo vittoria per noi,

  10 	Karṇa è violento e incauto, il maestro è un guru anziano,
     	il pṛthāde è appassionato e forte e ardente e dal fermo coraggio,

  11 	sarebbe una lotta furibonda e ovunque insuperabile,
     	tutti sono guerrieri sapienti delle armi, che hanno meritato grande fama,

  12 	ma solo sconfitti non cercherebbero l'intera sovranità,
     	solo nella loro morte o di Phalguna vi sarebbe la pace,

  13 	ma non c'è l'uccisore di Arjuna, o chi lo vinca non esiste,
     	la sua furia scatenata contro i miseri come si può calmare?

  14 	uguale al re dei trenta dèi, a khāṇḍava l'eroe soddisfaceva Agni,
     	sconfiggeva tutti i principi per il grande sacrificio del rājasūya,

  15 	il fulmine scagliato sulla cime del monte si può evitare o Saṁjaya, 
     	non però si possono evitare le frecce scagliate dal Coronato o caro,

  16 	come i raggi del luminoso riscaldano quaggiù mobili ed immobili,
     	così le frecce scagliate dal braccio del pṛthāde distruggeranno i miei figli,

  17 	oppure spaventata dal suono del carro dell'ambidestro
     	la schiera dei bhārata come dispersa apparirà in ogni direzione,

  18 	scagliando e tagliando dardi in battaglia, l'arco incoccato, il Coronato
     	che appare come il distruttore di tutto alla fine, sorto dal creatore, come si sconfigge?”

  19 	Saṃjaya disse:
     	“quanto tu dicesti o re, riguardo a Duryodhana,
     	tutto questo come lo dicesti non è falso o signore della terra,

  20 	dalla furia furono presi i pāṇḍava dall'infinito valore,
     	avendo visto condotta nella sala Kṛṣṇā la loro moglie di chiara fama,

  21 	e avendo udite le parole di Duḥśāsana e i toni aspri,
     	di Karṇa o grande re, essi non staranno a dormire, è mia opinione,

  22 	tu hai udito o grande re, come il pṛthāde in combattimento,
     	coll'arco abbia compiaciuto Śiva, Sthāṇu dalle undici manifestazioni,

  23 	sotto le spoglie di un montanaro combatteva contro Phalguna,
     	il signore di tutti gli dèi, il beato Kapardin desiderando metterlo alla prova, 

  24 	e là i custodi del mondo videro Arjuna,
     	valente nel tapas per ottenere armi, quel toro dei kaurava,

  25 	nessun altro è in grado di ottenere, eccetto Phalguna,
     	di vedere da uomo sulla terra, gli dèi signori in persona,

  26 	lui che non fu distrutto o re, dal Maheśvara in forma corporea,
     	quale uomo è in grado di sconfiggere in battaglia questo eroe?

  27 	questo terribile tumulto da far rizzare i capelli essendo compiuto,
     	da quelli che trascinarono Draupadī, e mossero ad ira i pāṇḍava,

  28 	quando arso da grande indignazione Bhīma pronunciava grosse parole,
     	avendo visto da Duryodhana esposte entrambe le gambe di Draupadī:

  29 	'le coscie io ti spezzero o malvagio, con la mazza uguale alla folgore,
     	alla fine dei tredici anni, di te che giochi barando ai dadi.'

  30 	di tutti i grandi guerrieri, tutti infinitamente potenti,
     	di tutti quegli esperti di ogni arma, difficili da sconfiggere pure dagli dèi,

  31 	io penso che mossi a furia, nella battaglia dei tuoi figli,
     	la fine compiranno i pṛthādi pieni di ardore e valore.”

  32 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	"quali rudi parole o sūta, furono fatte parlando da Karṇa?
     	e quanto grande fu l'offesa portata a Kṛṣṇā giunta nella sala?

  33 	e pure in questo caso, i miei sciocchi figli potevano tollerare, 
     	il fratello maggiore dei quali come un maestro li guidava,

  34 	e neppure le mie parole ascoltava o sūta, lo sciagurato, 
     	vedendomi privo degli occhi, incapace di agire, come privo di sensi,

  35 	e gli sciocchi che gli sono complici a cominciare da Karṇa e dal figlio di Subala,
     	costoro pure maggiori di lui, quegli sciocchi accrescono i mali,

  36 	pure le frecce scagliate dritte dal pṛthāde dall'infinito potere,
     	non brucerebbero i miei figli se non fossero scagliate con ira,

  37 	scagliate dalla forza del braccio del pṛthāde, lanciate dal grande arco,
     	potenziate dai mantra come armi divine, distruggerebbero pure i celesti,

  38 	di chi è consigliere, protettore e amico Janārdana,
     	Hari, signore del trimundio, da costui che cosa non sarà vinto?

  39 	e questa grandissima meraviglia che Arjuna quaggiù o Saṁjaya,
     	con le braccia abbia lottato col Mahādeva, così si dice,

  40 	e davanti a tutto il mondo, quanto fatto prima a khāṇḍava,
     	da Phalguna, e da Kṛṣṇa dalla cinta di corda, per aiutare il fuoco,

  41 	in nessun modo può resistere mio figlio coi ministri e coi famigliari,
     	all'ira del pṛthāde e di Bhīma e di Vāsudeva e del sātvata.”
     


                              XLVII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ di quanto si doleva il re Dhṛtarāṣṭra o muni,
     	tutto questo era senza senso avendo mandato in esilio gli eroi figli di Pāṇḍu,

   2 	come il re dunque poteva guardare lo sciocco suo figlio,
     	Duryodhana, provocare i figli di Pāṇḍu grandi sul carro?

   3 	come era il sostentamento nella foresta dei figli di Pāṇḍu,
     	oppure il vivere nella selva? interamente o illustre questo raccontami.”

   4 	vaiśaṁpāyana, disse:
     	il raccolto della selva e la selvaggina abbattuta con efficaci frecce,
     	la parte principale offerta per i brahmani consumavano i tori fra gli uomini,

   5 	quei guerrieri grandi arcieri, allora residenti nella foresta,
     	furono seguiti da brahmani, o re, sia con fuoco che senza,

   6 	dieci migliaia di brahmani consacrati, grandi anime,
     	sapienti nella liberazione, tutti questi manteneva Yudhiṣṭhira,

   7 	gazzelle e antilopi nere, e capre e altra selvaggina,
     	con le frecce abbattendo secondo le regole offriva ai brahmani,

   8 	colà nessun uomo impuro o ammalato si vedeva,
     	o magro, oppure debole, o anche triste, o impaurito,

   9 	come figli, come cari parenti, come fratelli uterini,
     	li nutriva il migliore dei kaurava, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,

  10 	e i mariti e tutti i ri-nati, la celebrata Draupadī,
     	come una madre nutrendoli per primi, i resti consumava allora,

  11 	ad est il re, a sud Bhīmasena, i due gemelli ad ovest oppure a nord,
     	andando coll'arco in pugno, per la carne strage facevano sempre di selvaggina,

  12 	così a questi che vivevano in kāmyaka privi di Arjuna pieni di nostalgia,
     	studiando, pregando e sacrificando, cinque anni trascorsero allora. 
     


                              XLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	a lungo e dolorosamente sospirando Dhṛtarāṣṭra il figlio di Ambikā,
     	disse rivolgendosi all'auriga Saṁjaya o toro dei bhārata:

   2 	“i due figli di dèi illustri sono splendenti come il re degli dèi,
     	Nakula e Sahadeva, i due pāṇḍava fieri in battaglia,

   3 	dalle forti armi, che scagliano da lontano, e determinati in combattimento,
     	dalle mani veloci, aspri nell'ira, sempre concentrati e violenti,

   4 	posti davanti Bhīma ed Arjuna, quando i due sulla testa della battaglia,
     	saranno schierati, valorosi come due leoni, irresistibili come i due aśvin,
     	nessun scampo qui io vedo all'esercito o Saṁjaya,

   5 	i due figli divini irresistibili guerrieri in battaglia, grandi sul carro,
     	quel travaglio di Draupadī, non perdoneranno infuriati,

   6 	o i vṛṣṇi grandi arcieri o i pāñcāla di grande energia,
     	in battaglia protetti da Vāsudeva dalla parola sincera,
     	i pṛthādi distruggeranno in battaglia l'esercito dei miei figli,

   7 	all'impeto dei vṛṣṇi spinti da Rāma e Kṛṣṇa, o figlio di sūta,
     	in battaglia non possono resistere neppure le montagne,

   8 	in mezzo a questi il grande arciere Bhīma dalle terribili imprese,
     	si muoverà con la sua damascata mazza distruttrice di eroi,

   9 	inoltre il gāṇḍīva silenzioso come il frastuono del tuono,
     	e la forza della mazza di Bhīma i sovrani non bastano a vincere,

  10 	quindi io ubbidiente a Duryodhana, le parole degli amici,
     	devo ricordare, e ricorderò quelle che allora non portai a compimento.”

  11 	 Saṁjaya disse:
     	“un grandissimo peccato tu o re, pur vedendolo compisti,
     	che pure con energia dalla confusione di mente, tuo figlio non trattenesti, 

  12 	l'uccisore di Madhu avendo udito della sconfitta dei pāṇḍava ai dadi,
     	veloce andava ad incontrare i pṛthādi nella foresta kāmyaka l'incrollabile,

  13 	quindi i figli di Drupada a cominciare da Dhṛṣṭadyumna,
     	Virāṭa, e Dhṛṣṭaketu, e i kekaya grandi sui carri,

  14 	e loro quanto si diceva vedendo là i pṛthādi sconfitti,
     	tutto mi fu riferito da una spia e a te riportato,

  15 	là giunto, richiesto dai pāṇḍava il madhusūdana,
     	di essere l'auriga di Phalguna in battaglia, così sia! rispose loro Hari, 

  16 	adirato pure divenne Kṛṣṇa vedendo i pṛthādi colà giunti,
     	coperti di pelli di antilopi nere e disse a Yudhiṣṭhira:

  17 	'quella prosperità che fu dei pṛthādi ad indraprastha,
     	da me vista nel rājasūya, difficile ad ottenersi da altri re,

  18 	quando tutti i sovrani della terra, afflitti dal timore della forza delle armi,
     	con i re di vaṅga e aṅga, coi re di pauṇḍra e oḍra, e di cola, draviḍa e andhaka,

  19 	e quelli che abitano le rive del mare e abitano a pattana,
     	e i barbari siṁhala, e quelli stranieri che vivono nelle selve,

  20 	e a centinaia gli abitanti dei confini del mare dei regni lontani,
     	e tutti i pahlava, e i darada, i montanari, gli yavana, e i śaka,

  21 	e gli hārahūṇa, e i cīna, i tukhāra e saindhava,
     	i jāguḍa, i ramatha, i muṇḍa, i regni femminili, quindi i taṅgaṇa,

  22 	questi e molti altri che a te o toro dei bhārata,
     	giunsero, io vidi, come servitori al tuo sacrificio,

  23 	questa prosperità da costoro ottenuta è momentanea e fugace,
     	prendendo la loro vita io la riprenderò,

  24 	assieme a Rāma, o kaurava, e pure a Bhīma, Arjuna e ai gemelli,
     	e con Akrūra, Gada e Sāmba, e Pradyumna e Āhuka,
     	con l'eroe Dhṛṣṭadyumna e col figlio di Śiśupāla,

  25 	in battaglia uccidendo Duryodhana, assieme a Karṇa o bhārata,
     	e Duḥśāsana, e il figlio di Subala, e altri che vogliano schierarsi contro,

  26 	quindi tu risiedendo ad hāstinapura assieme ai fratelli,
     	acquistata la ricchezza di Dhṛtarāṣṭra conquista l'intera terra.'

  27 	quindi a lui disse il re in questa assemblea di valorosi,
     	mentre tutti questi ascoltavano a cominciare da Dhṛṣṭadyumna,

  28 	' apprezzo queste tue sincere parole o Janārdana,
     	che i miei nemici coi parenti o grandi-braccia, tu vuoi uccidere,

  29 	dopo il tredicesimo anno rendilo a me vero o keśava,
     	fu da me promesso di abitare nelle foresta davanti ai re.'

  30 	questo discorso del dharmarāja avendo udito i partecipanti all'assemblea,
     	a cominciare da Dhṛṣṭadyumna, calmarono immediatamente
     	il keśava adirato, con dolci parole appropriate,

  31 	e all'instancabile pāñcālī dissero in presenza di Vāsudeva:
     	' Duryodhana per la tua ira perderà la vita,
     	accogli questa verità non addolorarti o bellissima,

  32 	quelli che ti hanno mostrato o Kṛṣṇā, guardandoti ridevano allora,
     	le loro carni divorando, rideranno le bestie e gli uccelli,

  33 	e li guarderanno gli sciacalli desiderosi del loro sangue, 
     	divorando le teste di quelli dai quali fosti trascinata sul pavimento della sala,

  34 	di costoro vedrai i corpi a terra,
     	trascinati e divorati dai carnivori, continuamente,

  35 	da quanti fosti afflitta là e pure da quanti fossi vista,
     	di costoro guarderai la testa insanguinata a terra.'

  36 	così molte e varie parole dissero quei tori fra gli uomini,
     	tutti guerrieri potenti, e tutti di larga fama,

  37 	questi amati dal dharmarāja, passato il tredicesimo anno,
     	a cominciare da Vāsudeva arriveranno grandi sul carro,

  38 	Rāma e Kṛṣṇa, e il Conquista-ricchezze, Pradyumna, Sāmba, Yuyudhāna e Bhīma,
     	i due figli di Mādrī i figli del re dei kekaya, quelli del pāñcāla con il dharmarāja, 

  39 	tutti questi eroi mondiali, invincibili, grandi anime, con parenti ed eserciti,
     	chi può affrontare in battaglia e sopravvivere a loro che sono come leoni infuriati?”

  40 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“quanto mi disse Vidura, durante la partita:' se tu vincerai i pāṇḍava, o re dei re,
     	certo sarà il momento della fine dei kuru, e della grande paura bagnata di sangue.'

  41 	io penso che così accadrà o sūta, come lo kṣattṛ mi disse allora,
     	senza dubbio vi sarà guerra, quando sarà il momento come fu detto dai pāṇḍava.”
     


                              XLIX


   1 	Janamejaya disse:
     	“in cerca di armi andato il pṛthāde grand'anima, nel mondo di Indra,
     	i pāṇḍava a cominciare da Yudhiṣṭhira cosa fecero?"

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	in cerca di armi recatosi il pṛthāde grand'anima al mondo di Indra,
     	vivevano assieme a Kṛṣṇā a kāmyaka i tori fra gli uomini,

   3 	quindi una volta in una verzura isolata e solitaria
     	pieni di dolore i migliori dei bhārata sedevano assiema a Kṛṣṇā,
     	soffrendo addolorati per il Conquista-ricchezze, con la gola piena di lacrime

   4 	per la separazione, il dolore soverchiava tutti loro,
        addolorati sia per la separazione dal Conquista-ricchezze, sia per la perdita del regno,

   5 	allora Bhīma grandi-braccia, diceva a Yudhiṣṭhira:
     	"per tuo ordine o grande re, il toro fra gli uomini è partito,
     	Arjuna, in cui sono radicate le vite dei figli di Pāṇḍu,

   6 	nella cui perdita la pāñcālā coi figli, e pure noi,
     	e Sātyaki e Vāsudeva tutti periranno senza dubbio,

   7 	il forte è partito, non pensando ai molti rischi,
     	per tuo ordine Bībhatsu, quale cosa dunque è più dolorosa?

   8 	nelle sue braccia trovando rifugio noi tutti grandi anime,
     	pensiamo di vincere i nemici in battaglia e conquistare la terra,

   9 	per la forza di quell'arciere, in mezzo all'assemblea da me non
     	furono spedidi al mondo dei morti, tutti quei dhārtarāṣṭra assieme al saubala,

  10 	noi forti di braccia, l'ira che tu stesso hai scatenato,
     	abbiamo soppresso, vicini a te, pur alleati di Vāsudeva,

  11 	noi assieme a Kṛṣṇa uccisi i nemici cominciando da Karṇa,
     	con le nostre braccia vincendo domineremmo l'intera terra,

  12 	per colpa della partita fatta da te noi siamo sconfitti,
     	pur essendo di grande valore o re, da dei forti, essendo noi più forti, 

  13 	al dharma kṣatriya tu devi guardare o grande re,
     	non è dharma kṣatriya rifugiarsi nella foresta,
     	i saggi sanno che il supremo dharma kṣatriya è il regno, 

  14 	tu o re, che sei sapiente del dharma kṣatriya, non allontanarti dalla giusta via,
     	prima dei dodici anni noi uccidiamo o re, i dhārtarāṣṭra,

  15 	abbandonata la foresta, conduci il pṛthāde e Janārdana,
     	schierando gli eserciti, o grande re, velocemente in battaglia,
     	quei dhārtarāṣṭra io manderò all'altro mondo o signore di genti,

  16 	io ucciderò tutti i dhārtarāṣṭra assieme al saubala,
     	e Duryodhana e Karṇa e chi altri ci si schieri contro,

  17 	dopo che io avrò pacificato tu ritornerai dalla foresta,
     	così facendo nessuna colpa sarà a te o signore di genti,

  18 	e con molti sacrifici o caro, lavando, o distruttore di nemici,
     	il male fatto o grande re, otterremo il miglior paradiso,

  19 	così questo sarebbe o re, se il re non fosse ingenuo come bimbo,
     	e procastinante, o signore ma il nostro dharma seguisse,

  20 	la frode dal sapiente nella frode, deve essere distrutta, così sii risoluto,
     	distruggere la frode fatta con la frode non è considerato un male,

  21 	così o bhārata, secondo il dharma, appare ai sapienti del dharma quaggiù,
     	uguale ad un intero anno un giorno e una notte, o grande re, 

  22 	così si impara dalla parola dei veda sempre o illustre,
     	che un anno difficilmente o grande re, deve trascorrere interamente,

  23 	se i veda sono autorità per te da più di un giorno o incrollabile,
     	impara che il tempo di tredici anni è compiuto,

  24 	il tempo di uccidere Duryodhana coi suoi parenti o distruttore di nemici,
     	prima che egli compia il proposito di conquistare tutta la terra.”

  25 	ma a Bhīma che così parlava il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	diceva conciliante il re, baciando il viso del pāṇḍava:

  26 	“ senza dubbio o grandi-braccia, tu ucciderai Suyodhana,
     	passati i tredici anni assieme all'armato del gāṇḍīva,

  27 	e quanto tu mi dicesti o pṛthāde che il tempo è giunto o potente,
     	io non posso dire una menzogna, questo in me non si trova

  28 	pure senza cadere nel male della frode o kuntīde,
     	tu ucciderai o invincibile, Suyodhana coi suoi parenti.”

  29 	mentre così parlava a Bhīma il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	giungeva il beatissimo grande ṛṣi Bṛhadaśva,

  30 	quel virtuoso avendo visto arrivare, l'anima giusta,
     	il dharmarāja lo onorava con miele e latte secondo gli śāstra,

  31 	Yudhiṣṭhira sedendo vicino a lui che era seduto comodamente, 
     	dopo averlo salutato il grandi-braccia parlava con molte pietose parole,  

  32 	“o venerabile con la partita a dadi la ricchezza e il regno mi fu rapito,
     	invitato da giocatori esperti nei dadi e nella frode,

  33 	di me che ero ignorante dei dadi, con la frode da risoluti nel male,
     	la moglie fu trascinata nella sala, che pure a me è più cara della vita,

  34 	vi è sulla terra qualche re più sfortunato di me
     	da te visto prima o di cui prima hai sentito, oppure che sia ora?
     	io credo che non esista al mondo un uomo più dolente di me.”

  35 	Bṛhadaśva disse:
     	“su quanto tu dici o grande re, che mai ci sia stato qualche uomo
     	più sfortunato di te o pāṇḍava, 

  36 	qui io a te racconterò, se tu ascolterai o senza macchia,
     	che vi fu un re più dolente di te o signore della terra.”

  37 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi il re a lui disse: “ raccontami o venerabile!
     	io desidero udire del principe che cadde in questa situazione.”

  38 	Bṛhadaśva disse:
     	“ ascolta o re, attento, assieme ai tuoi fratelli o incrollabile,
     	 il re o signore della terra, che era più disgraziato di te,

  39 	Vīrasena al governo era dei niṣadha così invero,
     	suo figlio di nome di Nala, era sapiente del dharma e dell'artha,

  40 	il re vinto con l'inganno da Puṣkara, cosi si racconta,
     	abitava nella foresta senza meritare dolori, con la moglie,

  41 	a lui non cavalli né carro, né fratelli, né parenti
     	restavano abitando nella foresta o re, in quel tempo,

  42 	tu illustre sei circondato da valorosi fratelli della stessa misura degli dèi,
     	e da competenti brahmani i migliori dei ri-nati, perciò non devi lamentarti.”

  43 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“in dettaglio io desidero che di Nala grand'anima,
     	la condotta sia narrata o migliore, questo tu mi devi raccontare.”
     


                              L


   1 	 Bṛhadaśva disse: 
     	“c'era un re di nome Nala, il forte figlio di Vīrasena.
     	dotato delle qualità più desiderabili, bello, esperto di cavalli,

   2 	superiore era di tutti i sovrani come il signore degli dèi,
     	superiore a tutti in splendore come l'āditya,

   3 	devoto, sapiente dei veda, valente sovrano tra i niṣadha,
     	appassionato dei dadi, sempre sincero, comandante di eserciti,

   4 	amato dalle belle donne, generoso, coi sensi domati,
     	un protettore era, il migliore degli arcieri come fosse Manu in persona,

   5 	inoltre vi era tra i vidarbha il re Bhīma dalle terribili imprese,
     	guerriero dotato di ogni virtù, senza figli egli desiderava averne,

   6 	egli per aver figli, compiva con ogni cura grandi sforzi,
     	a lui si recava un giorno un brahmarṣi, di nome Damana, o bhārata,

   7 	e Bhīma sapiente del dharma e per desiderio di figli lo gratificava in ogni cosa,
     	assieme alla regina o re dei re, con grandi onori per quel glorioso,

   8 	ben disposto Damana, concesse a lui e alla moglie un dono,
     	una perla di figlia, e tre principi nobili e gloriosi:

   9 	Damayantī, Dama, Dānta, e Damana il glorioso,
     	erano i figli di Bhīma dalle imprese terribili, dotati di tutte le virtù, 

  10 	Damayantī però per forme, splendore, fama, bellezza,
     	e grazia, nei mondi fama acquistò quel vitino di vespa,

  11 	quindi raggiunta la giovinezza, era ornata da schiave,
     	e centinaia di amiche la circondavano come fosse Śacī,

  12 	colà la figlia di Bhīma splendeva adornata di ogni ornamento,
     	perfetta nelle membra, in mezzo alle amiche come un lampo nel cielo,
     	di grande bellezza dotata, cogli occhi grandi come Śrī,

  13 	né tra gli dèi, né tra gli yakṣa una tale bellezza vi fu mai,
     	e neppure tra gli altri umani, fu vista prima o anche raccontata,
     	ancora bambina confondeva la mente degli dèi con la sua bellezza,

  14 	e Nala quella tigre fra gli uomini, di ineguagliata bellezza sulla terra,
     	come il dio amore in persona per bellezza era egli stesso,

  15 	davanti a lei decantavano Nala in ogni inclinazione,
     	e davanti al niṣadha invero Damayantī ancora di più,

  16 	ai due senza essersi mai visti un desiderio nacque udendone sempre le virtù,
     	reciproco o kuntīde, e questo cresceva nei loro cuori,

  17 	incapace divenne Nala allora di togliersi questo desiderio dal cuore,
     	vicino ai suoi appartamenti, una foresta vi era solitaria,

  18 	egli vide allora delle oche selvatiche, splendenti come l'oro,
     	e di questi uccelli uno ne catturava mentre vagava per la foresta,

  19 	quindi il volatile queste parole diceva a Nala:
     	' non uccidermi o re, ed io farò il tuo bene,

  20 	davanti a Damayantī io racconterò di te o niṣadha,
     	in modo che ella non penserà a nessun'altro uomo che a te.'

  21 	così apostrofato allora il sovrano liberava l'oca selvatica,
     	le oche volando partirono verso i vidarbha allora,

  22 	e raggiunta la città dei vidarbha, allora vicino a Damayantī
     	si recarono i volatili, ella allora vide quegli uccelli,

  23 	ed ella circondata dalle schiere delle amiche vedendo quei meravigliosi, 
     	eccitata era nell'intraprendere un veloce modo di catturare gli uccelli,

  24 	quindi le oche, volarono via a piacere in ogni direzione nella foresta,
     	singolarmente allora le fanciulle inseguirono le oche,

  25 	quando però Damayantī fu vicino all'oca che inseguiva,
     	questa parlando il linguaggio umano allora disse a Damayantī:

  26 	' o Damayantī, il sovrano dei niṣadha di nome Nala,
     	simile agli aśvin per bellezza, non ha eguali tra gli uomini,

  27 	se sua moglie tu vorresti essere o splendida,
     	avrà frutto la tua nascita e questa tua bellezza o graziosa fanciulla,

  28 	da noi, dèi, gandharva, uomini, serpenti e rākṣasa,
     	sono stati visti, e mai da noi fu vista prima una tale forma,

  29 	e pure tu sei una gemma tra le donne e Nala è il migliore tra gli uomini,
     	l'unione della migliore col migliore produce ogni virtù.'

  30 	così apostrofata dall'oca, Damayantī, o signore di genti,
     	disse allora a quell'oca selvatica: ' così parla pure a Nala!'

  31 	'così farò!' avendo risposto l'uccello alla principessa vidarbha, o signore di genti,
     	di nuovo tornava dal niṣadha, e a Nala tutto riferiva.”
     


                              LI


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ Damayantī dunque avendo udite le parole dell'oca, o bhārata,
     	a cominciare da allora ella non aveva pace nei confronti di Nala,

   2 	quindi pensierosa, triste, pallida in viso, e smagrita,
     	e malinconica allora divenne Damayantī, 

   3 	distratta, meditativa divenne, quasi pazza sembrava,
     	nessun piacere trovava nei cibi nei seggi o nei letti, 

   4 	né di notte né di giorno si stendeva, 'oh! oh!' dicendo ogni momento,
     	le amiche videro che lei era senza pace, la figura agitata da emozioni,

   5 	allora le schiere delle amiche di Damayantī al signore dei vidarbha, 
     	rivelavano che Damayantī era senza pace, o sovrano,

   6 	questo udendo il re Bhīma dalle amiche di Damayantī,
     	meditava a lungo sul da farsi nei confronti di sua figlia,

   7 	il signore della terra avendo visto che sua figlia era giunta alla piena giovinezza,
     	considerava di compiere egli stesso lo svayaṁvara di Damayantī,

   8 	egli convocava i sovrani della terra o signore di genti:
     	' sia noto a voi o valorosi che vi sarà lo svayaṁvara!' cosi disse o potente,

   9 	tutti i principi udendo dello svayaṁvara di Damayantī
     	quei re giunsero da Bhīma per suo invito,

  10 	col frastuono dei carri, dei cavalli, e degli elefanti, facevano risuonare la terra,
     	quei forti, indossando varie ghirlande, apparendo belli e ricchi di ornamenti.

  11 	in quel tempo due antichi grandi ṛṣi
     	vagando quelle due grand'anime erano giunti al mondo di Indra,

  12 	Nārada e Parvata le due grandi anime, ferrei nei voti,
     	molto onorati entrarono nella dimora del re degli dèi,

  13 	i due avendo trattati con rispetto, il Mille-occhi sulla buona salute,
     	si informava il potente e pure se ogni cosa di loro era libera da mali.

  14 	Nārada disse:
     	'la nostra salute o dio e signore, è perfetta,
     	e nel mondo intero o potente signore delle nuvole, i re sono prosperi.'”

  15 	 Bṛhadaśva disse:
     	“udite le parole di Nārada, chiese allora l'uccisore di Bala e Vṛtra:
     	'sono sapienti del dharma i re della terra, pronti a perdere la vita combattendo?

  16 	per mezzo delle armi, senza volgere le spalle, al momento in cui muoiono?
     	questo mondo imperituro è loro come kāmadhuk è mia,

  17 	dove sono questi guerrieri kṣatriya?, io non li vedo
     	venire questi sovrani, miei più cari ospiti.'

  18 	così apostrofato da Śakra, Nārada rispondeva:
     	' da me ascolta o beato, per cui i sovrani non si mostrano,

  19 	la figlia del re dei vidarbha conosciuta col nome di Damayantī,
     	è per bellezza superba e ovunque celebre sulla terra,

  20 	il suo svayaṁvara si terrà o Śakra, fra non molto,
     	colà si recano tutti i re e tutti i loro figli,

  21 	i sovrani della terra per chieder in moglie quella gemma del mondo,
     	si impegnarono in tutti i modi, o uccisore di Bala e Vṛtra.'

  22 	durante quel racconto i lokapāla assieme ad Agni,
     	giunsero vicino al re degli dèi quei migliori degli immortali,

  23 	quindi tutti ascoltarono le grandi parole di Nārada,
     	e avendole udite dissero eccitati: 'andiamo pure noi dunque!'

  24 	allora tutti o grande re, con le loro genti e i loro veicoli,
     	verso i vidarbha andarono, dov'erano tutti i principi della terra,

  25 	pure il re Nala, o kuntīde, avendo saputo della riunione dei re,
     	partiva con cuor leggero, innamorato di Damayantī,

  26 	quindi gli dèi sulla strada videro Nala, stare sulla faccia della terra,
     	per aspetto e perfezione di forme, uguale allo sconvolgente dio Kāma,

  27 	vedendolo, i lokapāla, splendenti come il sole,
     	si fermarono interrotto il loro scopo stupiti di tanta bellezza,

  28 	allora i celesti in aria fermando i carri volanti,
     	dissero al re niṣadha, scendendo dal cielo:

  29 	'oh! oh! Nala re dei re, o niṣadha, tu sei votato alla sincerità,
     	dacci assistenza diventa il nostro messaggero, o migliore degli uomini.'”
     	
     


                              LII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ Nala a loro promettendo che l'avrebbe fatto o bhārata,
     	chiedeva davanti  a loro a mani giunte:

   2 	' chi siete voi e chi mi richiede come messaggero?
     	che cosa dunque io devo fare? rivelatemelo interamente.'

   3 	cosi apostrofato dal niṣadha, il signore dei nembi rispondeva:
     	'gli immortali sappici qui giunti per Damayantī,

   4 	io sono Indra, e costui è Agni e quello il signore dei mari,
     	e pure v'è Yama distruttore dei corpi degli uomini, o principe,

   5 	tu a Damayantī fai sapere che noi siamo arrivati:
     	' i lokapāla assieme ad Indra per il desiderio di vederti ti hanno raggiunta,

   6 	gli dèi Śakra, Agni, Varuṇa e Yama vogliono averti,
     	uno di essi come dio e marito scegli dunque.'

   7 	così apostrofato da Śakra, Nala a mani giunte disse:
     	' non puoi incaricare me giunto qui col medesimo scopo.'

   8 	gli dèi dissero:
     	'lo faro! così da noi fu udito prima o niṣadha,
     	perchè ora non vuoi tu farlo? procedi immediatamente o niṣadha!'”

   9 	 Bṛhadaśva disse:
     	“così apostrofato dagli dèi il niṣadha di nuovo disse:
     	'in palazzi così protetti come posso io penetrare?'

  10 	'entrerai!' a lui di nuovo rispose Śakra,
     	si recava egli dunque avendo acconsentito, al palazzo di Damayantī.

  11 	colà vide la principessa vidarbha, circondata dalle schiere delle amiche,
     	e splendidissima col bellissimo corpo e di eccellente colorito,

  12 	dalle membra sommamente delicate, vita sottile, e splendidi occhi,
     	e oscurando col suo splendore quasi la luce della luna stessa,

  13 	e avendola vista il suo amore crebbe per quello splendido sorriso,
     	ma fedele alla parola data egli sopportava la forza dell'amore,

  14 	quindi esse avendo scorto il niṣadha erano molto stupite le belle fanciulle,
     	dai seggi si alzarono colpite dal suo splendore,

  15 	e compiaciute esse e sorprese lodarono Nala,
     	ma non parlarono a lui, solo lo pensavano con la mente: 

  16 	' che bellezza che fascino, che intelligenza ha questo grand'anima,
     	chi sarà, forse un dio, o uno yakṣa, o forse un gandharva?'

  17 	ma non erano capaci di pronunciare alcunchè,
     	tutte quelle belle fanciulle vergognose, colpite del suo splendore,	

  18 	allora sorridendo, avvicinatasi a lui  con un sorriso,
     	Damayantī diceva titubante al valoroso Nala:

  19 	'chi sei tu dalle forme perfette, che fai sorgere il mio amore?
     	perfetto sei come un'immortale, o valoroso, io voglio conoscerti o senza macchia,

  20 	come qui sei giunto e come non fosti scoperto?
     	ben guardato è il mio palazzo e il re è severo nei suoi ordini.'

  21 	cosi apostrofato dalla vidarbha, Nala a lei rispose allora
     	sappi che io sono Nala o bellissima, e come messaggero degli dèi sono giunto,

  22 	gli dèi Śakra, Agni, Varuṇa e Yama, vogliono ottenere te,
     	uno qualsiasi di questi dèi scegli come marito o splendida,

  23 	per il loro potere io sono entrato non visto,
     	nessuno mi vide e neppure mi impediva di entrare,

  24 	per questo scopo io o bella, fui mandato dagli ottimi celesti,
     	questo avendo udito o bella, prendi la decisione che credi.'”
     	


                              LIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	" ella inchinatasi agli dèi ridendo disse a Nala:
     	'mostrami in fede o re, cosa io devo fare per te,

   2 	sia io stessa che qualunque ricchezza sia mia, 
     	tutto questo è tuo, confidami il tuo desiderio o mio signore,

   3 	furono le parole delle oche selvatiche che ripetutamente mi hanno infiammato o principe,
     	per causa tua o valoroso, da me furono riuniti i re,

   4 	se tu rifiuterai di avermi o onorabile,
     	al veleno, al fuoco, all'acqua o alla corda mi affiderò per causa tua.'

   5 	così apostrofato dalla vidarbha, Nala a lei rispondeva:
     	'davanti ai lokapāla perche preferisci un uomo?

   6 	di questi signori grandi anime, che sono i creatori del mondo,
     	io sono solo la polvere sui piedi, volgi la tua mente ad essi,

   7 	il mortale che agisce nel male degli dèi, ottiene la morte,
     	preservami da ciò o membra-perfette, scegli gli ottimi celesti.'

   8 	allora Damayantī dal dolce sorriso, parole confuse dal pianto
     	articolando, dolcemente al re Nala disse:

   9 	'un mezzo v'è che mi sembra infallibile o sovrano di uomini,
     	con quale non vi sarà colpa alcuna per te o re,

  10 	tu o migliore degli uomini, e gli dèi a cominciare da Agni,
     	venite tutti insieme laddove ci sarà il mio svayaṁvara,

  11 	allora io te o migliore degli uomini vicino agli dèi, 
     	sceglierò, o tigre fra gli uomini, così non vi sarà tua colpa alcuna.'

  12 	così apostrofato dalla vidarbha Nala, il re o signore di genti,
     	veniva di nuovo là dove gli dèi erano riuniti,

  13 	lo videro così giungere, i lokapāla uniti al loro signore,
     	e avendolo visto allora chiesero se tutto fosse compiuto.

  14 	gli dèi dissero:
     	'l'hai vista tu o re, Damayantī dal dolce sorriso?
     	e cosa disse di noi tutti? parla o signore della terra senza macchia.'

  15 	Nala disse:
     	'per vostro merito, io non visto nella dimora di Damayantī
     	sono entrato, ben custodita da grandi mura e circondata da guardiani veterani,

  16 	e nessuno mi vide mentre antravo colà,
     	eccetto la figlia del principe, a causa del vostro potere,

  17 	e furono in grado di vedermi anche le sue amiche che là vidi,
     	e stupite divennero tutte vedendo me o saggi divini,

  18 	e avendo io descritto voi signori, quel bel viso,
     	quella folle me sceglieva o migliori dei celesti,

  19 	e mi disse la giovane, vengano i celesti insieme,
     	con te o migliore degli uomini, dov'è il mio svayaṁvara,

  20 	e alla presenza di loro io sceglierò te o migliore degli uomini,
     	e così per te o grandi-braccia, non vi sarà alcun dolo,

  21 	in questo modo o saggi, come accadde ho riferito
     	io, in piena misura, o illustri, signori dei trenta.'"
     


                              LIV


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"quindi giunto il tempo giusto, al momento della luna favorevole,
     	il re Bhīma invitava i sovrani allo svayaṁvara,

   2 	udendo ciò tutti i sovrani della terra presi dal desiderio, 
     	rapidi sopraggiunsero bramosi di ottenere Damayantī,

   3 	attraverso la porta in quella meravigliosa grande arena,
     	splendente di colonne d'oro, entrarono i sovrani come i leoni sui monti,

   4 	là in vari seggi sedendosi, i signori della terra,
     	indossando ghirlande profumate, tutti con preziosi e lucenti orecchini,

   5 	quel concilio di re era come la città dei serpenti boghavatī piena di nāga,
     	era riempito da quelle tigri fra gli uomini, come una tana sui monti dalle tigri,

   6 	là le loro braccia apparivano come grosse barre di ferro,
     	ben fatte e morbide come uraga dalle cinque teste,

   7 	e i morbidi capelli e i nasi ben fatti,	
     	e i visi dei re splendevano come le stelle in cielo,

   8 	Damayantī allora nell'arena entrava quel bel viso,
     	catturando col suo splendore gli occhi e le menti dei re,

   9 	sulle sue membra cadeva lo sguardo di quelle grandi anime,
     	là continuamente era fisso e non si muoveva da là, l'occhio di chi guardava,

  10 	quindi essendo chiamati per nome i re o bhārata,
     	la figlia di Bhīma vide cinque uomini pressochè identici

  11 	tutti questi scorgendo allora davanti a lei identici,
     	s'accendeva allora la vidarbha, non riconosceva il vero re Nala,
     	guardava ciascuno di loro e pensava al sovrano Nala,

  12 	quella splendida allora con la mente pensando cercava di ricordare, 
     	come dunque riconoscere gli dèi, come sapere quale fosse il re Nala?

  13 	mentre così pensava la vidarbha presa da violento dolore,
     	si mise ella a pensare alle immagini conosciute degli dèi:

  14 	'le immagini degli dèi che io ho imparato dai saggi,
     	di questi qui davanti sulla terra di uno solo non riconoscerò.'

  15 	ella così decidendo e variamente e ripetutamente analizzando, 
     	all'ultimo momento pensava di affidarsi alla protezione degli dèi,

  16 	e con le parole e con la mente un omaggio compiuto, ella
     	agli dèi a mani giunte postasi, tutta tremante disse:

  17 	'come io udii le parole delle oche selvatiche, scelto da me fu il niṣadha,
     	in matrimonio per questo motivo o dèi, lui concedetemi,

  18 	in quanto mai io fui infedele con le parole e con la mente, 
     	per questo motivo, o saggi, lui a me concedete,

  19 	in quanto dagli dèi il sovrano dei niṣadha come mio marito fu destinato,
     	per questo motivo, o dèi, lui concedetemi,

  20 	il vostro vero aspetto mostrate o lokapāla assieme al vostro re,
     	in modo che io possa riconoscere il mio celebre sovrano.'

  21 	calmatosi il pietoso lamento di Damayantī,
     	nella convinzione che fosse sommamente vero l'amore per il niṣadha,

  22 	e con mente e intelletto puri, e degna di fede la sua passione o bhārata,
     	come era stata rivelata, gli dèi l'accordo fecero di mostrarsi, 

  23 	ella vedeva allora tutti i saggi dèi dai fieri occhi, immuni dal sudore,
     	con fresche ghirlande e immuni da polvere, senza toccar terra, lì davanti, 

  24 	e con una ghirlanda avizzita, un ombra gettando e coperto di sudore e di polvere,
     	la terra toccando, il niṣadha, in un attimo fu scoperto,

  25 	ella allora scorgendo gli dèi e il suo celebrato niṣadha o bhārata,
     	quella figlia di Bhīma, lui sceglieva secondo il dharma o bhārata,

  26 	la fanciulla dai grandi occhi senza vergogna un lembo della sua veste afferrava, 
     	e metteva una ghirlanda supremamente bella sul collo di lui, 
     	e così lo sceglieva in matrimonio la bellissima. 

  27 	allora: oh! oh! insieme questo grido mandarono i sovrani,
     	e gli dèi e i grandi ṛṣi, e bravo! bravo! così o bhārata,
     	era il suono emesso da coloro che meravigliati applaudivano il re Nala,

  28 	scelto dunque il niṣadha dalla figlia di Bhīma, i lokapāla potentissimi,
     	con mente contenta, tutti a Nala otto doni diedero,

  29 	quello di vederlo in persona nei sacrifici, e la più bella meta suprema,
     	al niṣadha diede Śakra, il signore di Śacī, lietamente,

  30 	Agni gli offriva quello della sua stessa presenza laddove il niṣadha volesse,
     	e i mondi illuminati da lui, gli diede il consuma-offerta,

  31 	Yama gli offriva sottile palato per i cibi, e suprema fermezza nel dharma,
     	il signore delle acque, la presenza dell'acqua dove il niṣadha volesse,

  32 	e una ghirlanda dal supremo profumo, e tutti ne diedero un paio,
     	e i doni a lui avendo dato gli dèi tornarono al terzo cielo.

  33 	e i principi, avendo assistito al matrimonio di lei, pieni di stupore,
     	compiaciuti da Damayantī tornarono donde erano giunti.

  34 	il celebrato sovrano avendo ottenuta quella gemma fra le donne,
     	si rallegrava assieme a lei il re, come l'uccisore di Bala e Vṛtra con Śacī,

  35 	grandemente felice il re, splendente come il sole, 
     	quel virtuoso gratificava le sue genti difendendole secondo giustizia,

  36 	e pure egli sacrificava coll'aśvamedha come Yayāti figlio di Nahuṣa,
     	e com molti altri riti, il saggio, e offerte sacrificali,

  37 	e di nuovo in deliziose selve e boschetti,
     	assieme a Damayantī, Nala passava il tempo quasi come un immortale,

  38 	e così sacrificando e passando il tempo quel sovrano di uomini,
     	governava la terra piena di ricchezze, quel signore della terra."
     


                              LV


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	" dopo che fu scelto il niṣadha dalla figlia di Bhīma, i lokapāla potenti,
     	partendo, videro arrivare Dvāpara assieme a Kali,

   2 	allora Śakra vedendolo disse a Kali, l'uccisore di Bala e Vṛtra:
     	' col compagno Dvāpara o Kali, dimmi dove stai andando ora.'

   3 	allora diceva Kali a Śakra. ' allo svayaṁvara di Damayantī
     	giunto io la sposerò, questa e la mia intenzione.'

   4 	a lui disse Indra ridendo: ' terminato è lo svayaṁvara,
     	e da lei fu scelto il re Nala come marito alla nostra presenza.'

   5 	così informato da Śakra, Kali preso dall'ira,
     	salutati tutti gli dèi disse queste parole allora:

   6 	'in quanto in mezzo agli dèi, ella prese un uomo come marito,
     	allora la sua condotta avrà una larga punizione.'

   7 	così apostrofati da Kali, risposero gli abitanti celesti:
     	'con nostro beneplacito, Nala fu scelto da Damayantī,

   8 	chi non vorrebbe unirsi al re Nala dotato di ogni virtù?
     	il quale conosce tutti i dharma e secondo le regole osserva i voti,

   9 	nel quale v'è fermezza, verità, dono, tapas, purezza, autocontrollo, tranquillità,
     	tutte perenni nel sovrano, tigre fra gli uomini simile a noi lokapāla, 

  10 	è uno sciocco che maledice sé stesso, e si uccide da sé stesso 
     	chi desidera maledire Nala così dotato, in questo momento, 

  11 	in un malevolo inferno sprofonderebbe in un profondo oceano senza nave.'
     	cosi avendo parlato gli dèi a Kali, e a Dvāpara, salirono in cielo.

  12 	allora partiti gli dèi, Kali disse a Dvāpara:
     	'non sono capace di calmare l'ira, o Dvāpara, io entrerò in Nala,

  13 	lo priverò del regno, non si rallegrerà assiema alla figlia di Bhīma,
     	e tu pure entrando nei dadi devi diventare mio alleato.'"
     


                              LVI


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"così l'accordo avendo fatto Kali con Dvāpara,
     	veniva allora là dove stava il re niṣadha,

   2 	egli sempre spiando una sua debolezza tra i niṣadha viveva a lungo,
     	quindi nel dodicesimo anno in lui vide un punto debole,

   3 	dopo aver orinato toccando acqua compiva il saṁdhyā il niṣadha,
     	senza aver purificato i piedi e allora Kali entrò in lui.

   4 	egli dunque entrato in Nala, davanti a Puṣkara
     	giunto, disse questo a Puṣkara: ' vieni a giocare ai dadi con Nala,

   5 	nella partita a dadi, Nala sconfiggerai, assieme a me,
     	e i niṣadha governa dopo aver sconfitto o re, il sovrano Nala.'

   6 	così apostrofato da Kali, Puṣkara, si recava da Nala,
     	e Kali diventato il “toro fra le vacche” dei dadi s'avvicinava a Puṣkara,

   7 	e avendo raggiunto Nala, Puṣkara uccisore di eroi nemici:
     	'giochiamo noi due ai dadi!' così diceva ad ogni momento,

   8 	non sopportava allora il re la sfida del grand'anima,
     	sotto lo sguardo della vidarbha, pensava allora di giocare,

   9 	e di monete d'oro e di carri e veicoli e vesti,
     	fu vinto allora Nala posseduto da Kali,

  10 	e lui posseduto dall'insania del gioco nessuno degli amici,
     	era in grado di distogliere, mentre privo di senno giocava,

  11 	quindi tutta la gente della città assieme ai  ministri o bhārata,
     	venivano a visitare il re col desiderio di fermarlo,

  12 	allora l'auriga avvicinatosi a Damayantī, la informava:
     	' tutta la gente della città sta alla porta per un affare,

  13 	sia informato il niṣadha che tutti i consiglieri stanno lì.'
     	non sopportando questa disgrazia del re sempre guardante all'artha e al dharma,

  14 	quindi ella pallida, con le lacrime agli occhi, con voce addolorata,
     	disse al niṣadha, la figlia di Bhīma, con la mente rapita dal dolore:

  15 	'o re, i cittadini fermi alla porta desiderano vederti,
     	con tutti i ministri, per mostrarti la loro lealtà al re,
     	tu devi quindi vederli.' così diceva ella ripetutamente,

  16 	a quella donna dalla vita sottile, che si lamentava cogli occhi rossi,
     	il re posseduto da Kali, non rispondeva alcunchè,

  17 	quindi tutti i ministri, e gli abitanti della città,
     	'non è in lui!' pensando vergognosi e pieni di dolore tornarono alle loro case,

  18 	allora quella partita ai dadi di Puṣkara e Nala, durava 
     	o Yudhiṣṭhira, per molti mesi e il celebre re ne fu sconfitto."
     


                              LVII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	" Damayantī allora, avendo visto il celebrato sovrano,
     	preso da follìa, avendo perso l'intelleto nella partita, lei a mente lucida,

   2 	fu presa da paura e sofferenza o re, la figlia di Bhīma allora,
     	e pensava quale fosse la migliore cosa da farsi riguardo il principe,

   3 	ella spaventata da quel male, cercando di fare il bene
     	di Nala che aveva perduto ogni suo avere questo disse:

   4 	' o Bṛhatsenā vai a convocare i ministri per ordine di Nala,
     	e riferisci quale ricchezza è perduta e quale è rimasta.'

   5 	quindi tutti i ministri conosciuta la situazione di Nala:
     	'c'è anche la nostra spettanza!' così dicendo di nuovo tornarono.

   6 	di tutti questi ministri una seconda volta giunti,
     	lo informava la figlia di Bhīma, e lui rifiutava di riceverli,

   7 	vedendo che il marito rifiutava ogni discorso,
     	Damayantī di nuovo turbata entrava nei suoi appartamenti,

   8 	e saputo che sempre i dadi erano stati sfavorevoli al celebre 
     	Nala, e che tutta la sua ricchezza era perduta alla nutrice di nuovo disse:

   9 	'o Bṛhatsenā vai di nuovo da Vārṣṇeya per ordine di Nala,
     	e conduci l'auriga o bella, si approssima una grande cosa da fare.'

  10 	 Bṛhatsenā dunque udito questo discorso di Damayantī, 
     	 Vārṣṇeya faceva condurre da uomini fidati,

  11 	e Vārṣṇeya allora conciliandosi con gentili parole,
     	a lui diceva la virtuosa, esperta del tempo e luogo, al momento opportuno:  

  12 	'tu sai come il re sempre ben si condusse nei tuoi confronti,
     	tu devi portare soccorso a lui che sta sull'orlo di un precipizio,

  13 	più il sovrano è sconfitto da Puṣkara,
     	più di nuovo aumenta la sua passione per il gioco,

  14 	e più i dadi stanno in favore di Puṣkara,
     	più il contrario sembra, nei dadi di Nala, 

  15 	e le parole degli amici e delle sue genti non ascolta secondo le regole,
     	dunque io credo non sia rimasto altro al niṣadha grand'anima,

  16 	quando le mie parole il re rifiuta confuso nella mente,
     	io cerco allora rifugio in te o auriga, compi le mie parole,
     	non mi abbandona il timore, che lui possa perire tra non molto,

  17 	gli amati cavalli grandemente impetuosi di Nala aggioga, 
     	fatta salire questa coppia sul cavallo tu devi andare alla città di kuṇḍina,

  18 	ai miei parenti consegna il maschio e la femmina velocemente,
     	e là coi cavalli resta o va dove più ti aggrada.'

  19 	le parole di Damayantī, Vārṣṇeya l'auriga di Nala,
     	comunicava interamente davanti ai ministri di Nala,

  20 	col permesso di questi dopo che riunitisi ebbero deliberato, o signore della terra,
     	egli partiva avendo preso la coppia col carro verso i vidarbha,

  21 	là l'auriga, i cavalli avendo lasciati e l'ottimo carro, 
     	e la fanciulla di nome Indrasenā e il bambino di nome Indrasena,

  22 	salutato il re Bhīma oppresso, sofferente per il re Nala,
     	vagando quindi giunse allora alla città di ayodhyā,

  23 	pieno di dolore si presentava al re Ṛtuparṇa,
     	e da lui otteneva l'incarico di auriga, o signore della terra."
     	
     


                              LVIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"quindi partito Vārṣṇeya mentre il celebrato re giocava,
     	da Puṣkara fu preso il regno e ogni altra sua ricchezza,

   2 	e preso il regno a Nala, o re Puṣkara ridendo disse:
     	'giochiamo di nuovo la partita, qual'è la tua puntata?

   3 	ti rimane solo Damayantī ogni altro da me fu preso,
     	puntare Damayantī andrebbe bene se credi.'

   4 	così apostrofato da Puṣkara, per l'indignazione, del celebrato re
     	il cuore si apriva dunque e nulla a lui rispose.

   5 	quindi Nala sopraffatto dalla furia guardando Puṣkara,
     	toltisi tutti gli ornamneti dalle membra il glorioso,

   6 	vestito di un solo abito aumentando il dolore degli amici,
     	partiva allora il re, avendo perso la sua immensa ricchezza,

   7 	Damayantī con una sola veste lo seguiva camminandogli dietro,
     	il niṣadha, assieme a lei per tre notti abitava all'aperto.

   8 	Puṣkara però o grande re, proclamava in città:
     	'chi sia di aiuto a Nala costui ottenga la mia condanna a morte.'

   9 	e per l'avversione di Puṣkara e per le sue parole,
     	i cittadini non più oltre gli portarono onore o Yudhiṣṭhira,

  10 	egli allora nelle vicinanze della città, pur meritandolo, non avendo ospitalità,
     	abitato che ebbe tre notti, vivendo di sola acqua,

  11 	tormentato dalla fame però Nala, durante molti giorni,
     	vide alcuni uccelli con le penne simili all'oro,

  12 	quel forte, il sovrano dei niṣadha allora pensava:
     	'questo sarà il mio pasto e la mia ricchezza per oggi.

  13 	allora colla veste esteriore li copriva,
     	il suo mantello avendo preso tutti volarono in cielo,

  14 	e alzatisi in alto gli uccelli dissero allora a Nala queste parole:
     	'guardandoti a terra nudo stare, afflitto a testa bassa,

  15 	noi siamo i dadi, desiderosi o sciocco di prenderti la veste,
     	non giunse il nostro piacere se prima non avessi perso la veste.'

  16 	i dadi vedendo andar via e pure la sua veste,
     	il celebre re allora disse a Damayantī:

  17 	'per la passione di questi io fui privato della sovranità o irreprensibile,
     	e addolorato e oppresso dalla fame non trovo di che vivere,

  18 	per colpa di questi, i niṣadha non mi diesero ospitalità,
     	essi ora diventati uccelli pure la veste mi portano via,

  19 	in una suprema calamità caduto, pieno di dolore, esanime,
     	io sono tuo marito, ascolta le parole che ho deciso,

  20 	molte strade vanno verso il meridione,
     	e passato il fiume avanti e la montagna ṛkṣavat

  21 	v'è la grande montagna vindhya, e i fiumi payoṣṇi, e samudragā,
     	e gli āśrama di quei grandi ṛṣi, pieni di fiori e frutti,

  22 	questa è la strada dei vidarbha essa conduce ai kośala,
     	da qui in avanti a sud v'è la regione meridionale.'

  23 	quindi ella con voce rotta dalle lacrime, oppressa dal dolore,
     	Damayantī diceva al niṣadha con lamentevoli parole: 

  24 	'piange il mio cuore, sprofondano interamente le mie membra,
     	pensando continuamente alla tua intenzione o principe,

  25 	perso il regno, persa la ricchezza, senza vesti, pieno di fame e di fatica,
     	come io posso abbandonarti in una selva solitaria, e andarmene,

  26 	di te stanco, affamato e che pensi al mio bene,
     	la fatica in questa rude selva o grande re, io allevierò,

  27 	non si trova pari alla moglie, questa è l'opinione dei medici, nessuna
     	medicina in tutti i dolori, questa è la verità che dico a te.'

  28 	Nala disse:
     	' così è come tu hai detto o Damayantī dal sottile vitino,
     	non v'è pari alla moglie amico benefico per un uomo nella sfortuna,

  29 	nè io desidero abbandonare te per quale motivo o timida lo sospetti?
     	abbandorei io me stesso piuttosto che te o irreprensibile.' 

  30 	Damayantī disse:
     	' se tu qui non mi vuoi abbandonare, o grande re,
     	per quale motivo la strada verso i vidarbha mi è indicata?

  31 	e io so o sovrano, che tu non puoi abbandonarmi,
     	per disperazione dell'anima però, tu potresti lasciarmi o grande signore,

  32 	ripetutamente tu parli della mia strada o migliore degli uomini,
     	per questo motivo, tu alimenti il mio dolore o splendido come un'immortale,

  33 	e se questa tua risoluzione abbandoni o re,
     	insieme noi due andremo presso i vidarbha se credi,

  34 	il re dei vidarbha là ti onorerà o fonte di onore,
     	e da lui riverito o re, vivrai felice nella nostra casa.'
     


                              LIX


   1 	Nala disse:
     	' senza dubbio il regno di tuo padre è come fosse mio,
     	ma io là non mi recherò, in nessun modo non essendo alla pari,

   2 	come io, là essendo stato prospero, fonte di felicità per te,
     	posso tornare miserabile e fonte di sofferenza per te?'”

   3 	 Bṛhadaśva disse:
     	“cosi parlando il re Nala a Damayantī ripetutamente,
     	cercava di conciliarsi la nobildonna coperta da metà veste 

   4 	i due, vestiti di un'unica veste, vagando in quel luogo allora,
     	oppressi da fame, sete e stanchezza, raggiunsero un qualche rifugio per pellegrini,

   5 	quel riparo avendo raggiunto allora il sovrano di niṣadha,
     	assieme alla vidarbha o re, giaceva a terra,

   6 	egli nudo, sporco senza i bei capelli, coperto di polvere,
     	stanco assieme a Damayantī s'addormentava in terra,

   7 	e pure la nobile Damayantī si addormentava priva di sensi allora,
     	subito, oppressa dal grande dolore la delicata e miserabile giovine, 

   8 	si addormentava Damayantī, però il re Nala, o signore di genti,
     	agitate dal dolore anima e mente, non dormiva come prima, 

   9 	egli la perdita del regno e l'abbandono completo degli amici,
     	e quel tribolare nella foresta vedendo, il pensiero agitava:

  10 	'che cosa io posso fare? e cosa sarà di me non facendo nulla?
     	è meglio per me la morte, o rinunciare a questa creatura?

  11 	ella mi ama e per mia colpa ha avuto questo dolore,
     	senza di me ella andrebbe allora dai suoi parenti,

  12 	senza dubbio con me, ella che è senza pari, precipiterà nel dolore,
     	mentre se la lascio potrebbe il caso che lei trovi qualche felicità.'

  13 	egli decidendo e dopo aver in molti modi, e ripetutamente ponderato,
     	il sovrano di uomini pensava che il lasciarla era il meglio per Damayantī,

  14 	egli privo di veste pensando che pure lei aveva un'unica veste,
     	il re cercava un modo di tagliare a metà la veste:

  15 	'come posso dividere la veste senza che la mia cara si svegli?'
     	pensando a ciò il re niṣadha girava attorno al rifugio allora,

  16 	cercando allora Nala qua e là o bhạrata,
     	trovava nei paraggi del rifugio una suprema spada senza fodero,

  17 	e con quella tagliata mezza veste, se ne rivestiva il distruttore di nemici,
     	e lasciata la vidarbha addormentata, correva via persa la ragione,

  18 	quindi stretto al cuore di nuovo ritornava al rifugio,
     	e vedendo Damayantī si lamentava il sovrano niṣadha:

  19 	' la mia amata che prima nè il vento nè il sole poteva vedere,
     	dorme ora in questo riparo, sulla nuda terra come una vedova,

  20 	e con una veste tagliata addossso, lei dal dolce sorriso,
     	come una folle è diventata lei dai bei fianchi, in che modo vivrà? 

  21 	come da sola la bella e virtuosa figlia di Bhīma da me abbandonata,
     	vivrà in una dura foresta da crudeli belve abitata?'

  22 	ripetutamente partito il re di nuovo tornava in un momento al rifugio,
     	trascinato via da Kali, e spinto a tornare dall'amore,

  23 	diviso in due il cuore di lui straziato diveniva, 
     	come un pendolo un momento tornava e un momento lasciava il rifugio,

  24 	Nala trascinato via da Kali, e reso confuso, correva via,
     	abbandonando la moglie addormentata, lamentandosi molto pietosamente,

  25 	perduta l'anima posseduto da Kali, questo e quello considerando il re,
     	addolorato se ne andava nella deserta foresta abbandonando la moglie.”
     


                              LX


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“allontanatosi Nala o re, Damayantī rinfrancata dalla stanchezza,
     	si svegliava quel bel culetto timorosa in quella deserta foresta,

   2 	maledicendo il marito oppressa da dolore e sofferenza,
     	forte chiamava tremante o grande re, il niṣadha:

   3 	' oh signore!, oh grande re! oh marito mio, perchè mi uccidi?
     	oh! uccisa sarò, morirò io, terrorizzata sono, in questa selva solitaria,

   4 	eppure sei chiamato o grande re, sincero sapiente del dharma,
     	così avendo dato parola, come partisti abbandonandomi addormentata? 

   5 	come hai potuto partire abbandonando una moglie fedele ed obbediente?
     	certo senza alcuna mia offesa, essendoci offesa da parte di altri?

   6 	tu devi render vere le parole o signore di uomini, che a me, 
     	allora tu dicesti alla presenza dei lokapāla,

   7 	smetti questo scherzo così grande o toro fra gli uomini,
     	spaventata sono, o invincibile, mostrati o signore,

   8 	ti vedo! ti vedo, o re, dove sei o niṣadha, 
     	nascondendoti tra i cespugli perchè non mi rispomdi?

   9 	che crudeltà o re, che me qui, in tale situazione,
     	lamentevole, non mi consoli abbracciandomi o principe,

  10 	non mi lamento io per me, nè per qualcos'altro,
     	come tu vivrai  da solo? per te io mi lamento.

  11 	come dunque assetato, affamato, oppresso dalla stanchezza,
     	starai alla sera tra le radici degli alberi senza vedermi?'

  12 	quindi ella presa da grande dolore, e come infiammata dalla sofferenza,
     	lamentandosi qua e là correva dolorosa,

  13 	un momento si alzava la fanciulla e un momento cadeva tremante,
     	un momento si gettava a terra spaventata, un'altro si lamentava gridando,

  14 	ella oppressa dal forte dolore, un momento sospirando tremante, 
     	disse la figlia di Bhīma andando via, lamentevole lei fedele al marito:

  15 	'quello, per la cui maledizione, il niṣadha oppresso dal dolore trovò la sofferenza,
     	questo mostro abbia un dolore superiore a questo,

  16 	il malvagio che così ha agito verso Nala privo di cattiveria,
     	perciò cadendo in un maggior dolore viva una vita infelice.'

  17 	così lamentandosi la moglie del re grand'anima,
     	cercava il marito nella foresta abitata da bestie feroci,

  18 	come folle la figlia di Bhīma lamentandosi continuamente,
     	con oh! oh! o re, ogni momento qui e là correva,

  19 	lei afflitta oltremodo, che gridava come un'aquila,
     	che sofferente si lamentava di continuo, molto pietosamente, 

  20 	la figlia di Bhīma giunta lì vicino come un'improvvisa ospite,
     	veniva afferrata da un grosso serpente dalla grande testa, e pieno di fame,

  21 	ella afferrata dalla bocca del serpente, e vinta dalla sofferenza,
     	non per sé così si doleva come si doleva per il niṣadha:

  22 	'oh signore, a me ghermita in questa foresta come una vedova
     	da questo grande serpente, nella selva perchè non accorri?

  23 	cosa sarà di te, quando ti ricorderai di nuovo di me o niṣadha,
     	e libero dai mali, riacquisterai ragione, sensi e ricchezze?

  24 	di te stanco affamato ed esausto o niṣadha,
     	chi della stanchezza o tigre dei re, ti libererà o fonte di onore?'

  25 	per caso, un cacciatore che si aggirava nell'impervia foresta, lei
     	che stava gridando udendo, veloce le si avvicinava,

  26 	e vedendo lei ghermita dal serpente dalla gigantesca testa,
     	rapido, il cacciatore avvicinatosi con energia,

  27 	la sua testa faceva cadere con una freccia tagliente,
     	abbattuto quel rettile ormai immobile, il cacciatore,

  28 	ed ella avendo liberata, l'arciere, e lavata con acqua,
     	avendola ristorata con del cibo, allora chiese o bhārata:

  29 	' di chi sei tu o occhi di cerbiatta? e come sei giunta nella foresta?
     	e come in questo grande pericolo cadesti o splendida?'

  30 	Damayantī allora da lui richiesta o signore di popoli,
     	tutto quanto era accaduto narrava a lui o bhārata,

  31 	lei discinta con metà veste, con seni e fianchi procaci, 
     	con membra delicate e perfette, e il viso bello come la luna piena,

  32 	le ciglia incurvate, e così di dolce eloquio
     	vedendola, il cacciatore cadde in preda al desiderio,

  33 	l'ardente cacciatore con gentili parole e piene di dolcezza,
     	cercava di conciliarla pieno di desiderio, di questo si accorse la splendiida,

  34 	Damayantī, al marito fedele, e riconosciutolo un vile,
     	da violenta ira presa, quasi bruciava per la furia,

  35 	quel vile malvagio pieno di desiderio di violare,
     	l'inconquistabile donna cercava che era accesa come una fiamma del fuoco,

  36 	Damayantī piena di dolore, privata del regno del marito,
     	passato il tempo di parlare, furiosa lo malediva allora,

  37 	in quanto io mai pensai pure con la mente ad altri che al niṣadha,
     	per questo cada morto questo vile cacciatore,

  38 	appena pronunciate da lei queste parole, il cacciatore
     	privo di vita cadeva a terra, come un albero bruciato dal fuoco.”
     


                              LXI


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ ella dagli occhi di loto, avendo ucciso il cacciatore, procedeva
     	in quella spaventosa e solitaria foresta, risuonante del frinire di schiere di grilli,

   2 	abitata da leoni, tigri, cinghiali, orsi, ruru e leopardi,
     	piena di schiere di vari uccelli, frequentata da barbari briganti,

   3 	da alberi śāla, canne, dhava, aśvattha, tinduka, iṅguda, kiṁśuka,
     	da arjuna, e bambù completamente coperta e da sandali assieme a śālmala,

   4 	punteggiata da roseti, manghi, rodhra, acace, alberi di teak e canne,
     	coperta da kāśmari, āmalaka, ficus, kadamba, e da udumbara,

   5 	coperta da zibibbi, da bilva e punteggiata da nyagrodha,
     	con priyāla, palme, kharjūra, harītaki, vibhītaka,

   6 	e pure con varie montagne punteggiate di molti minerali,
     	e boschetti risonanti di uccelli, e caverne meravigliose a vedersi,
     	e fiumi e laghi e stagni, e svariati uccelli e antilopi,

   7 	ella molti piśāca e uraga e rākṣasa dal terribile aspetto
     	e stagni e laghetti, e picchi montagnosi in molti luoghi,
     	vedeva e rivi, e laghi, meravigliosi a vedersi,

   8 	e branchi di animali vide là, la figlia del sovrano dei vidarbha,
     	ed enormi cinghiali, sciacalli, bufali, scimmie e serpenti,

   9 	e salvata dalla propria energia, bellezza, fermezza e suprema fortuna, 
     	la vidarbha, si aggirava da sola per cercare Nala allora,

  10 	non aveva paura quella principessa, figlia di Bhīma, là di alcunchè
     	potesse incontrare in quella tremenda foresta, smagrita nell'amore per il marito,

  11 	la figlia del vidarbha o re, piena di dolore si lamentava,
     	le membra oppresse dal dolore per il marito, seduta su una pietra.

  12 	Damayantī disse:
     	' o petto di leone, grandi-braccia, sovrano dei niṣadha,
     	dove dunque sei andato o re, qui abbandonandomi nella solitaria selva?

  13 	con i riti dell'aśvamedha, o valoroso, con ingenti offerte,
     	avendo sacrificato, o tigre fra gli uomini, come puoi andare lontano da me? 

  14 	quanto tu dicesti o tigre fra gli uomini, in mia presenza, o grande per fama,
     	devi compiere o nobile, questo pio atto, o toro fra i principi,

  15 	quanto detto dagli uccelli, dalle oche sevatiche davanti a te o sovrano,
     	e da essi detto in mia presenza, questo tu devi osservare,

  16 	i quattro veda insieme, con gli aṅga e gli upāṅga, e tutti i loro testi,
     	ben recitati o migliore degli umani, un'unica verità sono certo tutti insieme,

  17 	perciò tu devi o uccisore di nemici, rendere vere o signore di uomini,
     	le parole che tu dicesti o valoroso, un tempo davanti a me,

  18 	oh eroe, dunque io solo di nome sono amata da te?
     	perchè non parli a me in questa crudele foresta?

  19 	mi tormenta questa crudele, regina delle foreste, mostruosa,
     	dalle fauci spalancate, e piena di furia, perchè non puoi trarmi in salvo?

  20 	'nessun'altra che te mi è cara o bellissima.' così mi dicesti allora,
     	rendi dunque vero o nobile, il discorso prima affermato o sovrano,

  21 	perchè a me, alla tua amata moglie che si lamenta disperata o sovrano,
     	da te desiderata, e che ti ama, non rispondi o signore?

  22 	me smagrita, afflitta, e pallida, sporca, o signore della terra,
     	coperta da mezza veste, sola, che mi lamento come una vedova,

  23 	me sola come una gazzella che ha smarrito il gregge, o larghi-occhi,
     	mentre piango o onorevole, non mi onori o distruttore di nemici?

  24 	o grande re, a me che sono qui sola in questa grande selva,
     	e mi rivolgo a mio marito, perchè non mi rispondi?

  25 	e te col tuo buon carattere, con la tua bellezza in ogni membra,
     	io oggi non scorgo, in questa montagna o migliore degli uomini, 
     	e in questa foresta terribile, abitata da tigri e leoni,

  26 	sia che mi getti a dormire o stia in piedi o re dei niṣadha, 
     	o mi muova o migliore degli uomini, o fonte del mio dolore,

  27 	a chi dunque posso chiedere io dolente, sciupata dal dolore per te:
     	'vedesti forse nella selva per caso il re Nala?'

  28 	chi ora mi può raccontare in questa foresta, dov'è Nala 
     	il bello, il grand'anima, distruttore di eserciti nemici?

  29 	'il re Nala dagli occhi di loto che tu cerchi
     	è qui.' da chi questo dolce discorso io ascolterò oggi?

  30 	dalla foresta la più grande belva dalle grandi zanne,
     	un leone mi venisse vicino io gli chiederei senza paura:

  31 	'signore tu che sei il re degli animali, potente in questa foresta,
     	sappi che io sono Damayantī, figlia del re dei vidarbha,

  32 	moglie del sovrano dei niṣadha, Nala, uccisore di nemici,
     	me che sono sola in cerca del marito, misera, distrutta dal dolore,
     	consola o sovrano degli animali, dimmi se hai visto Nala,

  33 	oppure o re della foresta, se tu non parli di Nala,
     	divorami, o migliore delle belve, e liberami dal dolore.'

  34 	e se udito questo mio lamento il re degli animali, spontaneamente
     	se ne andasse, a questo rivo dalle pure acque, che scorre verso il mare,

  35 	a questa alta montagna con molti alti picchi,
     	che splendono toccando il cielo, ridenti di molti colori,

  36 	montagna piena di vari minerali, e adornata da svariate rocce,
     	che innalza come fosse una bandiera questa grande foresta,

  37 	abbondante di leoni, tigri, elefanti, cinghiali, bufali e gazzelle,
     	risuonante ovunque di molti tipi di uccelli,

  38 	adornata da alberi kiṁśuka, aśoka, bakula, puṁnāga,
     	e abbellita da rivi, e picchi abitati da uccelli,
     	a questa così grande regina dei monti io chiedo del mio sovrano:

  39 	' o beato, o migliore dei monti, o celebrato dal divino aspetto,
     	o rifugio nobilissimo, un saluto a te o montagna,

  40 	mi inchino avvicinandomi a te, sappimi una figlia di re,
     	di re nuora, di re moglie, conosciuta come Damayantī,

  41 	il re sovrano dei vidarbha è il padre mio, grande guerriero,
     	Bhīma di nome, sovrano sulla terra, protettore dei quattro varṇa,

  42 	di riti rājasūya e aśvamedha ricchi di offerte,
     	offerente, quel migliore dei principi, dagli occhi larghi e bellamente curvi,

  43 	devoto, intento alla virtù, sincero, privo di invidia,
     	di buon carattere, e condotta, di larghe ricchezze, puro, sapiente del dharma,

  44 	retto protettore dei vidarbha, mai sconfitto da schiere nemiche il potente,
     	di lui sappimi la figlia, o beato, ai tuoi piedi inchinata,

  45 	tra i niṣadha o grande monte, mio suocero è miglior sovrano,
     	il suo nome è invocato per buon auspicio, ed è chiamato Vīrasena,

  46 	di quel re il valoroso figlio, bellissimo, fedele alla verità,
     	che governa il regno ereditato dal padre,

  47 	Nala di nome, è chiamato quel celebrato distruttore di nemici,
        devoto, sapiente dei veda, eloquente, pio, sacrificatore del soma, e del fuoco sacrificale,

  48 	e lui governa egualmente sacrificio, dono, e guerra,
     	di costui me, o migliore dei monti, sappimi la moglie qui giunta,

  49 	perduta la ricchezza, priva del marito, piena di affetto,
     	che sta cercando il marito, quel migliore degli uomini,

  50 	dai tuoi cento picchi che toccano il cielo, il sovrano 
     	Nala, fu forse visto o migliore dei monti, in quest'aspra foresta?

  51 	valoroso come il re degli elefanti, accorto, lunghe-braccia, paziente,
     	coraggioso, sincero, saggio è mio marito, di grande fama,
     	il signore dei niṣadha, Nala forse fu visto da te?

  52 	perchè me lamentevole, sola, addolorata o miglior monte,
     	non consoli con parole, oggi come fossi una tua figlia piena di dolore?

  53 	o eroe, coraggioso, sapiente del dharma, fermo nella verità, signore di terre,
     	se sei in questa selva, o re, guarda in te stesso da te,

  54 	quando la dolce voce, profonda come il brontolio delle nuvole,
     	del niṣadha io udrò, quella voce simile a quella degli dèi?

  55 	io figlia del vidarbha, quella bella voce, del re grand'anima,
     	udrò che aderente ai veda, può distruggere il mio dolore?'

  56 	così quella figlia di re avendo parlato alla migliore montagna, 
     	Damayantī, allora di nuovo, procedeva vero la regione a settentrione,

  57 	ella dalle superbe membra camminando tre giorni e tre notti, vedeva
     	un'ineguagliabile foresta di asceti, simile ad un bosco divino,

  58 	adornata, da asceti simili a Vasiṣṭha, Bhṛgu, e ad Atri,
     	controllati, contenuti nel cibo, dediti alla purezza dell'autocontrollo,

  59 	vivendo nutrendosi di acqua e di aria, e solo di qualche foglia,
     	vinti i sensi, quegli esseri felici, cercavano di scorgere la via del cielo,

  60 	coperti di pelli e corteccia, i muni dai sensi controllati, 
     	e lei vide pure il piacevole cerchio degli āśrama abitato dagli asceti. 

  61 	ella dunque vedendo l'eremitaggio, frequentato da vari animali,
     	e con molti branchi di animali amichevoli, e pieno di asceti

  62 	lei bella nelle ciglia, nei capelli, nelle natiche, nei seni, nel viso e nei denti,
     	splendida, dalle belle gambe, eretta con belle movenze sinuose,

  63 	l'amata del figlio di Vīrasena entrava nell'eremitaggio,
     	la virtuosa illustre Damayantī, gemma fra le donne,

  64 	rispettosamente salutando i ricchi in tapas, fermatasi, modestamente inchinandosi, 
     	e ricevuta con un benvenuto da tutti quegli asceti, fu ella,

  65 	e a lei onore fatto secondo le regole là dai ricchi in tapas,
     	siediti, le dissero allora e dicci cosa possiamo fare per te.

  66 	la splendida a loro disse: ' come procede per voi illustri qui,
     	riguardo il tapas, i fuochi, i dharma e tra gli animali e uccelli o senza peccato?
     	e va bene o beatissimi, la vostra disciplina nel dharma?'

  67 	e da essi pure fu chiesto alla spendida: 'tutto bene per te o bella? 
     	dicci o dalle membra perfette, chi sei tu e cosa desideri?

  68 	e vedendo le tue belle forme e il supremo splendore qui,
     	da meraviglia noi siamo presi, prendi coraggio non affliggerti!

  69 	sei tu la grande divinità di questa foresta o della montagna?
     	forse di questo fiume, o nobildonna? dicci la verità o irreprensibile!'

  70 	ella disse allora a quei ṛṣi: ' io non sono una divinità di questa selva,
     	e neppure di questa montagna o saggi, nè una dea del fiume io sono, 

  71 	sappiatemi una donna umana, voi tutti o ricchi in tapas,
     	in dettaglio io vi racconterò, interamente ascoltatemi,

  72 	vi è tra i vidarbha un sovrano di grande splendore di nome Bhīma, 
     	di costui sappiatemi la figlia voi tutti o migliori dei ri-nati,

  73 	l'accorto re dei niṣadha di grande fama, Nala di nome,
     	valoroso, esperto in battaglia, sapiente, è mio marito il sovrano di genti, 

  74 	alla venerazione degli dèi dedito, devoto al popolo e ai ri-nati,
     	protettore della discendenza dei niṣadha, illustre, di grande splendore,

  75 	sincero, sapiente del dharma, saggio, fedele al vero, uccisore di nemici,
     	pio, devoto agli dèi, prospero, vincitore di città nemiche,

  76 	Nala di nome questo migliore dei re, splendido come il re degli dèi,
     	è mio marito, ha occhi grandi, e viso di luna piena, l'uccisore di nemici,

  77 	celebrante dei principali sacrifici, adepto dei veda e vedāṅga,
     	uccisore di avversari in battaglia, splendido come il sole e la luna,

  78 	egli da alcuni vili giocatori di dadi, esperti nella frode,
     	invitato il sovrano di terre, sempre fedele al vero e al dharma,
     	nella partita da abili truffatori fu vinto del regno e delle ricchezze,

  79 	di questo toro dei re la moglie sappiatemi,
     	Damayantī chiamate me che bramo di vedere il marito,

  80 	in persona tra selve, e monti, e laghi e pure fiumi,
     	e stagni, e ridenti foreste, ovunque

  81 	cercando il marito Nala, abile in battaglia,
     	grand'anima, esperto di armi, piena di dolore qui mi aggiro,

  82 	forse che, il sovrano in questa pura e ascetica selva di voi beati,
     	si trova, qui giunto il sovrano dei niṣadha di nome Nala?

  83 	è per lui  che io o saggi, sono giunta in questa selvaggia
     	foresta, spaventevole, crudele, abitata da leoni e altre belve,

  84 	se in alcuni altri giorni e notti  io non vedrò il re Nala,
     	il meglio per me sarebbe ottenere la liberazione da questo corpo,

  85 	quale scopo dunque la mia vita, priva di quel toro fra gli uomini? 
     	come io vivrò oggi così afflitta di sofferenza per il marito?'

  86 	alla figlia di Bhīma che da sola si lamentava nella foresta, così
     	dissero allora quegli asceti sinceri a Damayantī:

  87 	' felice futuro o nonildonna, avrà il tuo nobile marito o bella,
     	noi vediamo per mezzo del tapas, che presto rivedrai il niṣadha,

  88 	il sovrano dei niṣadha, Nala uccisore di nemici,
     	il migliore dei sostenitori del dharma, libero dalla follìa, tu vedrai o figlia di Bhīma, 

  89 	liberato da ogni male, riavuta ogni ricchezza,
     	quel distruttore di nemici governando la migliore delle città,

  90 	lui terrore dei nemici, e consolatore degli amici,
     	sovrano di nobile nascita, tuo marito vedrai o nobildonna.'

  91 	cosi avendo parlato a quella figlia di re, alla regina amata da Nala,
     	svanirono quegli asceti, cogli āśrama e coi fuochi sacri allora,

  92 	ella vedendo quel grande prodigio, meravigliata divenne allora,
     	Damayantī, dalle membra perfette, nuora del re Vīrasena,

  93 	' forse sognando io vidi ciò? quale spiegazione qui vi sarà?
     	dove saranno dunque tutti gli asceti, e dove il cerchio degli āśrama?

  94 	e dove quel ridende fiume dallle pure acque, pieno di vari ri-nati,
     	e i piacevoli alberi ornati di fiori e frutti?'

  95 	avendo pensato a lungo la figlia di Bhīma, Damayantī dal dolce sorriso,
     	piena di dolore per il marito, depressa, nel viso impallidiva,

  96 	ella dunque raggiunta un'altro luogo, con voce rotta dai singhiozzi,
     	i grandi occhi pieni di lacrime, scorgeva allora un albero di aśoka

  97 	avvicinatasi allora a quel migliore degli alberi all'aśoka fiorito,
     	coperto di boccioli, caro agli uccelli di cui risuonava: 

  98 	' oh! quest'albero fiorente, al centro di questa foresta, 
     	bello, splendente di molte ghirlande come un re dei dramiḍa, 

  99 	fai cessare il mio dolore velocemente o aśoka dal bell'aspetto,
     	forse tu hai visto il mio sovrano che mi può liberare da ogni affanno e paura?

 100 	Nala di nome è l'uccisore di nemici, e l'amato marito di Damayantī,
     	il sovrano dei niṣadha, il mio amato hai tu visto?

 101 	egli è vestito di una sola mezza veste, e ha pelle sottile e tenera,
     	tormentato da follìa, il valoroso è giunto in questa foresta?

 102 	che possa ottenere la liberazione dal dolore fa in modo, o albero aśoka,
     	rendi vero il tuo nome o aśoka distruggendo il mio dolore.'

 103 	così quella sofferente, all'abero di aśoka tre volte avendo girato intorno,
     	se ne andava in quel crudelissimo luogo, la figlia di Bhīma dalle belle membra,

 104 	ella vide molti e molti alberi e anche fiumi,
     	e molti gradevoli monti e molti uccelli e animali

 105 	e valli e declivi, e alberi meravigliosi a vedersi,
     	vedeva la figlia di Bhīma, mentre cercava suo marito,

 106 	e giunta in un largo luogo, Damayantī dal dolce sorriso,
     	vide allora una grande carovana, con la sua confusione di carri cavalli e elefanti,

 107 	che stava attraversando un ridente fiume, bello per le chiare acque,
     	largo e abbondante di fresche acque, coperto di canneti,

 108 	risuonante di chiurli e acquile, e dei versi dell'uccello cakra,
     	pieno di coccodrilli tartarughe e grandi pesci, abbellito da isole e banchi di sabbia,

 109 	la celebre moglie di Nala, vedendo quella grande carovana,
     	avvicinatasi coi suoi bei fianchi, entrava in mezzo all'acqua,

 110 	con aspetto folle, piena di dolore, inoltre coperta da mezza veste,
     	magra, pallida, sporca, coi capelli intrisi di polvere era,

 111 	lei là vedendo, alcuni uomini, impauriti fuggirono,
     	alcuni in pensieri si fermarono,  altri là imploravano,

 112 	alcuni ridevano di lei, e altri ne erano indignati,
     	alcuni pure chiedevano pietà e a lei chiedevano o bħārata:

 113 	' chi sei? di chi sei o nobildonna, e che cosa cerchi nella foresta?
     	te vedendo qui, noi siamo turbati, sei tu forse umana?

 114 	dicci il vero, di questa foresta, o del monte o del luogo
     	sei tu la divinità? o virtuosa noi ci rifugiamo in te,

 115 	sei una yakṣa, o forse una rākṣas tu, o una creatura divina?
     	in tutti i modi dacci la tua benedizione e proteggici o irreprensibile,

 116 	qualunque sia il tuo scopo in pace la carovana da qui possa muoversi,
     	in questo modo mostraci il tuo favore o virtuosa, noi ci rifugiamo in te.'

 117 	così apostrofata da quel carovaniere, la principessa Damayantī,
     	rispondeva allora rettamente, afflitta dalla separazione dal marito,
     	al capo carovana e alla carovana: ' o genti che qui siete,

 118 	giovani, vecchi e fanciulli della carovana, qui davanti,
     	sappiate me umana, figlia di un signore di uomini,
     	nuora di un sovrano, moglie di re, bramosa di rivedere il marito,

 119 	il re dei vidarbha è il padre mio, e marito mio è il re dei niṣadha,
     	Nala di nome, di grande fortuna, questo invincibile io sto cercando,

 120 	se conoscete il sovrano, rapidamente ditemi del mio amato
     	Nala, tigre fra i principi, uccisore di schiere di nemici.'

 121 	a lei dalle belle forme, disse della grande carovana, il potente
     	capo di nome Śuci: ' ascolta o nobildonna le mie parole,

 122 	io sono la guida della carovana e il capo di essa, o bel-sorriso,
     	mai ho visto l'uomo chiamato Nala, o splendida,

 123 	ma solo elefanti, pantere, buffali, tigri, orsi e altri animali,
     	io vidi in questa pericolosa selva, deserta di umani,
     	così sia soddisfatto oggi il nostro patrono Maṇibhadra re degli yakṣa.'

 124 	ella allora disse a tutti i mercanti, e al capocarovana:
     	'devi dirmi allora dunque, dove ti rechi con la carovana.'

 125 	 il capocarovana disse:
     	' questa carovana, alla nazione del forte e sincero re dei cedi,
     	rapidamente per aver profitto di commercio andrà o figlia dell'uomo.'”
     


                              LXII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ avendo udito quella perfetta di membra, le parole del capocarovana
     	assieme con lui andava, bramosa di rivedere il marito,

   2 	quindi dopo qualche tempo in quella grande e crudele foresta,
     	allora un laghetto bello in ogni sua parte, grande e profumato di fiori di loto,

   3 	videro i mercanti, ridente, pieno di erbe da fuoco,
     	fornito di molte radici e frutti, coperto da stormi di vari uccelli,

   4 	vedendo quelle dolci acque, che recavano gioia ai cuori,
     	quei viaggiatori esausti, pensavano di fermarvisi,

   5 	autorizzati dal capocarovana, entrarono nella suprema foresta
     	e la grande carovana, si accampava, essendo giunta la sera.

   6 	quindi giunta la mezzanotte, senza alcun rumore,
     	mentre la stanca carrovana, dormiva, un branco di elefanti giungeva,
     	in cerca d'acqua, verso un torrente montano, in fregola col fluido sulle tempie,

   7 	fermatisi sulla via gli elefanti, dove dormiva la grande carovana,
     	e insieme schiacciavano i dormienti muovendosi sulla terra,

   8 	gridando oh!oh! cercavano di liberarsi i carovanieri in cerca di riparo,
     	e correndo verso i cespugli, mezzo addormentati, per la grande paura,
     	alcuni uomini da zanne e proboscidi, altri dalle zampe erano uccisi, 

   9 	una quantità di vacche, muli, cammelli, cavalli, frammisti a uomini a piedi,
     	presi dal panico, correndo, colpendosi l'un l'altro allora,

  10 	emettendo orrende grida, cadevano al suolo,
     	salendo sugli alberi, disperdendosi e cadendo in anfratti,
     	così ogni cosa in piedi fu abbattuta nel cerchio della carovana,

  11 	quindi arrivato il giorno dopo, le persone superstiti allora,
     	usciti dai cespugli della foresta lamentandosi, per la morte sofferta,
     	dal fratello, dal padre, dal figlio e dall'amico, o signore di genti, 

  12 	e là si doleva pure la vidarbha: ' che cosa di male ho fatto?
     	che accade a me in questa selvaggia selva? questa carovana
     	fu distrutta dal branco di elefanti per mia sfortuna,

  13 	a lungo dovrò ricevere dolori senza dubbio,
     	non senza che sia giunto il proprio tempo si muore ho udito dire dagli anziani,

  14 	per questo io oggi non fui uccisa infelice, dal branco di elefanti,
     	nulla di non stabilito dal fato accade quaggiù agli uomini,

  15 	e nulla da me pure nell'infanzia fu mai fatto di peccaminoso,
     	con l'azione, la mente o la parola, da cui sia giunto questo soffrire,

  16 	io penso che durante lo svayaṁvara i lokapāla sopraggiunti,
     	a quelle divinità allora io risposi che preferivo Nala,
     	forse per loro causa io ho sofferto questa perdita?'

  17 	in tali dolori lamentandosi la bella di forme,
     	assieme a dei brahmani devoti ai veda sopravvissuti alla strage,
     	procedeva o tigre tra i re, sopraffatta da dolore e sofferenza,

  18 	viaggiando ella per molto tempo, giunse alla grande città,
     	al tramonto, del re dei cedi, dal forte braccio e dalla parola sincera,
     	coperta di mezza veste entrava nella suprema città,

  19 	lei pallida, magra, sporca, coi capelli impolverati, non lavata,
     	come una folle, videro i cittadini camminare,

  20 	ed entrata ella nella città del re dei cedi avendo visto allora,
     	i fanciulli figli del popolo la seguivano per curiosità,

  21 	da questi seguita ella s'avvicinava al palazzo del re,
     	la madre del re da un balcone la scorgeva in mezzo alla gente,

  22 	ella fermata quella gente, sull'alta terrazza,
     	chiedeva a Damayantī di salire o re, meravigliata:

  23 	'pur così piena di infelicità possiedi un supremo corpo,
     	risplendi come la luce nei cieli, dimmi, chi sei o di chi sei!

  24 	non vi è in te un aspetto umano pure priva di ornamenti,
     	solitaria sei e non hai timore degli uomini o simile ad una dea.'

  25 	avendo udite le sue parole la figlia di Bhīma questo discorso disse:
     	'sappimi una donna umana, interamente devota al proprio marito,

  26 	una ancella di camera, di nobile famiglia, libera che va dove le aggrada,
     	sola, che si nutre di frutta e radici, e dorme dove trova alla sera,

  27 	innumerevoli qualità ha il marito mio e sempre a me devoto, 
     	e io sempre seguo il mio valoroso marito come la sua ombra,

  28 	per sventura, egli divenne oltremisura attaccato al gioco dei dadi,
     	in una partita egli fu vinto e da solo se ne andò nella foresta,

  29 	quel valoroso, con una sola veste, quasi infiammato da follìa,
     	per consolarlo, io seguivo il marito nella foresta,

  30 	un giorno il valoroso per qualche motivo interno,
     	reso sciocco dalla fame anche quella sola veste perdeva,

  31 	quel folle, spogliato di quella sola veste, privo ormai di ragione,
     	seguendo, per molti notti non sempre dormivo,

  32 	quindi, dopo molti giorni, me lasciando dormire,
     	tagliata metà veste, mi abbandonava senza toccarmi,

  33 	cercando il marito tormentata giorno e notte,
     	non lo trovo l'amato simile ad un immortale, signore dei beni e della vita.'

  34 	a lei con gli occhi pieni di lacrime, che così molto si lamentava,
     	la madre del re disse all'afflitta figlia di Bhīma, ella stessa più afflitta:

  35 	' abita con me o virtuosa, c'è amore in me per te,
     	i miei uomini cercheranno tuo marito o bella,

  36 	oppure lui stesso può giungere vagando da qui in poi,
     	qui abitando o bella, ritroverai il marito.'

  37 	udite le parole della madre del re, Damayantī questo discorso disse: 
     	'con questo accordo io posso abitare con te, o madre di eroi,

  38 	che io non mangi il resto del cibo e non debba lavare i piedi,
     	nè io in alcun modo debba aver rapporti con altri uomini,

  39 	e se qualche uomo cercasse di avermi che sia punito da te,
     	e che per la ricerca del marito io possa vedere dei brahmani,

  40 	se in tal modo sarà fatto io qui abiterò senza dubbio,
     	altrimenti che così, mai nel mio cuore vi sarà spazio per una casa.'

  41 	con anima lieta la madre del re a lei questo disse:
     	' tutto questo io compirò, fortuna a te per un tale voto!'

  42 	così avendo parlato la madre del re alla figlia di Bhīma o signore di popoli,
     	diceva questo alla figlia di nome Sunandā:

  43 	accogli questa ancella o Sunandā, dalla bellezza divina,
     	assieme a lei rallegrati, con mente serena tu stessa.'”
     


                              LXIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ lasciata Damayantī, il re Nala, o signore di popoli,
     	vedeva un grande fuoco che bruciava nell'impervia foresta,

   2 	là udiva in mezzo al fuoco il grido di un essere:
     	'accorri o celebrato Nala!' così forte e ripetutamente.

   3 	' non aver paura!' Nala dicendo, in mezzo al fuoco entrava,
     	e vedeva un grande serpente disteso in forma di cerchio,

   4 	quel serpente a mani giunte lamentandosi, a Nala allora,
     	diceva, sappimi o re, il nāga Karkoṭaka, o sovrano,

   5 	da me fu catturato un brahmarṣi, senza colpe e dal grandissimo tapas,
     	e da lui preso da furia io fui maledetto, o signore di uomini,

   6 	per la sua maledizione io sono incapace di muovermi da luogo in luogo,
     	io sarò la miglior cosa per te, o signore tu devi salvarmi,

   7 	io diverrò tuo amico, e non vi è serpente a me pari,
     	e leggero io diverrò per te, veloce vieni a prendermi.'

   8 	così avendo parlato il re dei nāga, divenne della lunghezza di un pollice,
     	Nala avendolo preso, si portava in luogo libero dal fuoco,

   9 	raggiunto un luogo aperto, libero dal fuoco che tutto annerisce,
     	lo lasciava libero di andare dove volesse, di nuovo il nāga Karkoṭaka disse:

  10 	'contando alcuni dei tuoi passi procedi o niṣadha,
     	allora io a te o grande re, la miglior cosa fornirò.'

  11 	così cominciando a contare procedeva, al decimo passo,
     	per un suo morso un nuovo aspetto veloce otteneva,

  12 	vedendo sè stesso mutato, meravigliato Nala si fermava,
     	e il sovrano vedeva il serpente di nuovo nella sua forma,

  13 	allora il nāga Karkoṭaka per consolarlo diceva a Nala:
     	'da me tu hai avuto un aspetto diverso, la gente così non ti conosce,

  14 	in tal modo mutato, con grande dolore o Nala,
     	a causa del mio veleno, chi è dentro di te vi abiterà dolente,

  15 	e quanto a lungo egli con le membra piene di veleno non ti libererà,
     	tanto a lungo dentro te, o grande re, egli abiterà con dolore,

  16 	da chi, tu senza colpa sei stato colpito, senza meritarlo o signore di genti,
     	solo perchè era preso da rabbia, da costui io ti difenderò,

  17 	nessuna paura tu o tigre fra gli uomini, di zanne di animali, o di altro nemico,
     	o dei sapienti del brahman dovrai temere per mio merito o signore di uomini,

  18 	e nessun danno dovuto al veleno a te verrà o re,
     	e in battaglia o re dei re, una perenne vittoria otterrai,

  19 	vai o re, via da qui, dicendo che sei l'auriga Bāhuka,
     	e vai alle dipendenze di Ṛtuparṇa egli conosce l'arte dei dadi,
     	nella bella città di ayodhyā oggi stesso o signore dei niṣadha,

  20 	egli darà a te la piena conoscenza dei dadi o re, in cambio di quella dei cavalli,
     	e il fortunato discendente di Ikṣvāku tuo amico diverrà,

  21 	e quando tu esperto dei dadi diverrai, il meglio tu otterrai allora,
     	e riavrai tua moglie, non aver in mente alcun timore,
     	il regno e i due figli, io ti dico il vero,

  22 	e quando tu vorrai tornare a vedere il tuo vero aspetto o signore ddi uomini,
     	dovrai ricordarmi nella mente, e indossare questa veste,

  23 	e coperto da questa veste, il tuo aspetto riotterrai.'
     	così avendo parlato gli diede un paio di divine stoffe,

  24 	e in tal modo consigliato Nala e fornitagli la veste o kaurava,
     	il re dei nāga allora o re, da lì scompariva.”
     


                              LXIV


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ quando fu sparito il nāga, partiva dunque Nala il niṣadha,
     	al decimo giorno entrava nella città di Ṛtuparṇa,

   2 	egli recatosi dal re dicendo: 'io sono Bāhuka,
     	esperto nell'arte di condurre i cavalli, sulla terra nessuno v'è a me pari,

   3 	mi si puo chiedere sia delle abilità, sia delle cose difficili,
     	e la retta preparazione del cibo io conosco tra l'altro, in particolare,

   4 	e quali arti vi sono in questo mondo e pure quale altro sia difficile a farsi,
     	tutto questo io mi sforzerò di compiere, o Ṛtuparṇa assumimi dunque!'

   5 	 Ṛtuparṇa disse:
     	' qui dunque risiedi, buona fortuna a te, tutto questo tu compirai,
     	sempre io ebbi in mente in particolare il problema della velocità, 

   6 	duque inizia quell'opera per cui i miei cavalli veloci
     	diventino, tu sarai il capo dei cavalli, con uno stipendio di diecimila,

   7 	sotto di te sempre saranno Vārṣṇeya e Jīvala,
     	assieme a loro ti rallegrerai, abita con me o Bāhuka.'”

   8 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ così apostrofato da lui Nala, là risiedeva onorato,
     	nella città di Ṛtuparṇa assieme a Ṛtuparṇa, Vārṣṇeya e a Jīvala,

   9 	colà risiedendo il re, pensando alla principessa vidarbha,
     	ogni sera, e sempre questa sola strofa recitava allora:

  10 	'dove giace, oppressa da fame e sete, stanca, la devota donna?
     	si rammenta di quel folle, oppure chi ora ella segue?'

  11 	una sera Jīvala diceva al re che così recitava:
     	'chi è colei per cui sempre t'affliggi? vorrei udirlo o Bāhuka.

  12 	 a lui diceva il re Nala:' uno di sciocco cervello
     	aveva una donna di grande valore, e di lei era più forte,

  13 	quello sciocco, per qualche motivo, da lei si separava,
     	e privo di lei quel folle vaga pieno di dolore,

  14 	infiammato è egli dalla sofferenza, instancabilmente giorno e notte,
     	e alla sera ricordandosi di lei cantava questa sola strofa,

  15 	egli vagando per tutta la terra un certo luogo raggiunto,
     	vi abitava senza meritarlo, di nuovo ricordando quel dolore,

  16 	quella donna invece, che pure seguiva nella foresta quell'uomo nella sventura,
     	fu da quel poco pio, abbandonata ed è arduo se è viva,

  17 	e da sola, ingenua come una bambina, ignorante delle strade,
     	e oppressa da fame e sete, è arduo se è viva,

  18 	in quella grande e impervia selva sempre infestata da belve,
     	abbandonata da quel poco pio e sciocco uomo, o caro amico.'

  19 	così dunque il re dei niṣadha ricordando Damayantī,
     	abitava sotto mentite spoglie nella dimora del re.”
     


                              LXV


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ dopo che Nala ebbe perso il regno, e sua moglie entrava a servire, Bhīma,
     	spinto dal desiderio di rivedere Nala, mandava in giro dei ri-nati,

   2 	e comandava a loro Bhīma, offrendo grande ricchezza:
     	' andate a cercare Nala e mia figlia Damayantī,

   3 	avendo successo in questa azione, e trovato il sovrano dei niṣadha,
     	migliaia di vacche io darò, a chi di voi mi recherà i due,
     	terre e villaggi io darò, e un villaggio grande come una città,

   4 	oppure se non sarà possibile qui condurre i due, Damayantī e Nala,
     	dopo averlo accertato, io darò una ricchezza di mille vacche.'

   5 	così comandati, i brahmani partirono lieti, in ogni direzione,
     	per prima cosa nel suo regno cercarono il niṣadha assieme alla moglie,

   6 	quindi il ri-nato di nome Sudeva nella bella città dei cedi
     	cercando, vedeva quindi la vidarbha nella dimora del re,
     	durante una cerimonia proclamata dal re, ferma vicino a Sunandā,

   7 	lei dall'incomparabile bellezza mentre celebrava con aria infelice,
     	era come lo splendore del fuoco coperto da nuvole di fumo, 

   8 	quella scorgendo, dai grandi occhi, magra, oltremisura impura,
     	sospettava fosse proprio la figlia di Bhīma per qualche motivo così mutata.

   9 	Sudeva disse: 
     	' come io prima la vidi, di uguale aspetto mi pare questa donna, 
     	ho avuto successo, vedendola oggi la bella come fu vista Śrī dagli dèi,

  10 	col viso di luna piena, scura, con seni belli e rotondi,
     	una dea che illumina tutti i luoghi tenebrosi,

  11 	dagli occhi belli come petali di loto, come Ratī, del dio dell'amore,
     	amata da tutto il mondo, come lo splendore della luna piena,

  12 	il fascino della vidarbha, pur da un infausto fato quasi offuscato,
     	con le membra sporche coperte di polvere, è ancora forte come la fibra del loto,

  13 	è come in una notte di luna piena, il notturno astro è ingoiato da Rāhu,
     	afflitta agitata dal dolore per il marito, è come una fiumana in secca,

  14 	è come un canneto che ha perso le foglie, coi suoi uccelli volati via,
     	come un boschetto di loti agitati e rovinati dalle proboscidi di elefanti,  

  15 	la bella principessa, di ottima nascita, adatta ad una casa ornata di gemme,
     	è come lo stelo di un loto non più ritto perchè arso dal caldo estivo,

  16 	piena di bellezza di nobiltà e qualità, degna di ornamenti, ne è priva,
     	come la faccia della luna nuova in cielo coperta da scure nuvole,

  17 	priva di cari e dei desiderati beni, e priva di parenti,
     	il corpo sostenendo afflitto per il desiderio di vedere il marito,

  18    il marito, è la miglior cosa per una donna, l'ornamento di chi è priva di ornamenti,
     	ella è certo separata da lui, bellissima e pure non risplende,

  19 	è un duro vivere, giacché Nala vive separato così tanto da lei,
     	a mantenere il proprio corpo, e a non sprofondare nella sofferenza,

  20 	lei dai capelli neri, con occhi larghi come loti,
     	lei meritevole di felicità, ma dolente vedendo, anche il mio cuore si agita,

  21 	quando dunque questa splendida giungerà all'estrema riva del dolore,
     	per incontrare il marito come la virtuosa Rohiṇī** il marito luna? 

  22 	dunque dal riottenere lei il niṣadha otterrà la cosa più cara,
     	il re privato del regno, come avesse riottenuto la terra,

  23 	uguale per condotta e giovinezza ella a lui, è uguale per famiglia,
     	il niṣadha merita la vidarbha, e lei dagli occhi neri, lui,

  24 	da me ricongiunta a quel valoroso dalla sincerità senza limiti,
     	rianimata sarà la moglie ardente di rivedere il marito,

  25 	e io consolerò lei dal viso bello come luna piena,
     	da questo dolore mai prima visto, da lei ora addolorata pensando al suo scopo.'”

  26 	 Bṛhadaśva disse:
     	“così avendo meditato i vari mezzi e scopi, ad ella
     	 avvicinandosi allora, Sudeva il brahmano diceva alla figlia di Bhīma:

  27 	' io sono Sudeva o vidarbha, caro amico di tuo fratello,
     	qui giunto a cercare te, per ordine del re Bhīma,

  28 	il virtuoso tuo padre, o principessa, la madre e i tuoi fratelli,
     	e i tuoi due figli sani e virtuosi che là stanno,
     	e tutti i parenti, per la tua sorte siedono là come morti.

  29 	avendo riconosciuto Sudeva, dunque Damayantī, o Yudhiṣṭhira,
     	si informava allora di seguito di tutti i parenti e degli amici,

  30 	e violentemente piangeva o re, la vidarbha oppressa dal dolore,
     	avendo visto Sudeva il migliore dei ri-nati, amato compagno del fratello, 

  31 	allora Sunandā vedendo lei piangere piena di dolore,
     	e parlare in segreto con Sudeva o bhārata,

  32 	dalla madre correva: ' l'ancella, piange violentemente
     	avvicinata da un brahmano se tu credi va a vederla.'

  33 	quindi la madre del re e signore dei cedi, dal gineceo allora,
     	andava dove la giovane era assieme al brahmano,

  34 	quindi avvicinatasi a Sudeva la madre del re, o signore di popoli,
     	chiedeva: ' di chi è moglie, e di chi è figlia la splendida?

  35 	e come ella da così begl'occhi, fu perduta dai parenti o dal marito?
     	e la conosci tu, o savio, e come si trova in tale stato? 

  36 	tutto questo io desidero da te conoscere, interamente,
     	secondo verità racconta a me, che ti chiedo di costei dalla divina bellezza.'

  37 	così richiesto da lei o re, Sudeva, l'ottimo ri-nato,
     	pieno di felicità raccontava accuratamente tutto di Damayantī.
     


                              LXVI


   1 	Sudeva disse:
     	' re dei vidarbha è il grand'anima Bhīma dalle terribili imprese,
     	sua figlia è conosciuta come la nobile Damayantī,

   2 	il re dei niṣadha ha nome Nala, figlio di Vīrasena,
     	questa nobildonna è la moglie di quell'accorto celebrato,

   3 	quel signore di terre, vinto ai dadi dal fratello, e perduto il regno,
     	partito con Damayantī non fu mai più visto

   4 	da noi, che in cerca di Damayantī vaghiamo per questa terra,
     	questa giovane fu raggiunta nella casa di tuo figlio,

   5 	una donna simile a lei per bellezza non quaggiù si trova,
     	e in mezzo alle sue sopracciglia un grande neo dalla nascita v'è,
     	nero simile ad un loto, trovato non visibile da me,

   6 	da lei è coperto dalla polvere, come la luna attenuata dalle nuvole,
     	posto dal creatore come un marchio per indicare la sua fortuna,

   7 	come il pallore della luna offuscato non più forte risplende,
     	così la bellezza di costei non è perduta, il corpo essendo coperto di polvere,
     	pur non curato chiaro appare lo splendore dell'oro,

   8 	con questo corpo e con questo neo la giovane,
     	fu da me riconosciuta come la la regina, come fuoco nascosto dal fumo.'”

   9 	 Bṛhadaśva disse:
     	“queste parole di Sudeva avendo udite, o signore di popoli,
     	Sunandā puliva il neo coperto dalla polvere,

  10 	il neo di lei, rimossa la polvere, appariva
     	su Damayantī allora, come l'astro notturno nel cielo nuvoloso,

  11 	avendo visto il neo, Sunandā e la madre del re, o bhārata,
     	abbracciandola piangendo, si fermarono un po' di tempo,
     	e asciugate lentamente le lacrime, la regina madre questo disse:

  12 	' tu sei la figlia di mia sorella rivelata da questo neo,
     	io e tua madre di un principe reale grand'anima
     	figlie siamo, di Sudāman, signore dei daśārṇa, o bella a vedersi,

  13 	ella fu data al re Bhīma, io invece a Vīrabāhu,
     	tu fosti vista da me appena nata, in casa del padre tra i daśārṇa,

  14 	come fosse la casa di tuo padre questa è o splendida,
     	e tutto quanto è in mio potere questo è tuo o Damayantī.'

  15 	con animo rallegrato, o signore di popoli, Damayantī a lei
     	rispondendo, alla sorella della madre queste parole disse:

  16 	' pur inconscia di ciò, felicemente abitai io qui,
     	provveduta di ogni desiderio, e sempre protetta da te,

  17 	e da una felice residenza una più felice ve ne sarà senza dubbio,
     	ma tu devi perdonarmi madre, io sono stata a lungo esiliata,

  18 	i miei due figli condotti ad abitare colà, i due fanciulli
     	privi del padre e di me, cosa faranno pieni di dolore?

  19 	se pure qualche bene a me tu desideri fare, 
     	ordina un veloce veicolo che io voglio recarmi presso i vidarbha.'

  20 	certamente, a lei avendo risposto felice la sorella della madre, o re,
     	allora protetta da una grande scorta, col permesso del figlio allora,

  21 	la regina madre la faceva partire con uno splendido veicolo,
     	trainato da uomini, o migliore dei bhārata ben fornita di cibi e bevande,

  22 	quindi la splendida in breve raggiunse i vidarbha,
     	tutti i suoi parenti la salutarono felici,

  23 	e avendo visto tutti i virtuosi parenti e i due figli,
     	la madre e il padre e l'intera schiera degli amici,

  24 	gli dèi e i brahmani venerava quella splendida donna,
     	secondo ogni regola, la nobile Damayantī o signore di popoli,

  25 	il principe soddisfece Sudeva con migliaia di vacche,
     	e con la ricchezza di un villaggio, felice di aver rivisto la figlia,

  26 	quella splendita donna trascorsa la notte là nella casa del padre,
     	riposata alla madre o re, queste parole diceva.
     


                              LXVII


   1 	Damayantī disse:
     	' se mi vuoi vedere viva, ti dico il vero o madre,
     	sforzati di ritrovare Nala quel valoroso tra gli uomini.'”

   2 	 Bṛhadaśva disse:
     	"da Damyantī così apostrofata, la regina grandenemte addolorata,
     	coperta di lacrime o re, nulla a voce alta disse,

   3 	in quel modo vedendo quella e l'intero gineceo allora
     	che forte gridava: oh! oh!, violentemente piangeva allora,

   4 	quindi la moglie o grande re, diceva a Bhīma queste parole:
     	'tua figlia Damayantī s'afflige per suo marito,

   5 	senza imbarazzo a me ella parlava o sovrano,
     	dei messaggeri siano mandati da te alla ricerca del celebrato Nala.'

   6 	il re da lei così spinto, degli ossequiosi brahmani 
     	spediva in tutte le direzioni:' impegnatevi nella ricerca di Nala.'

   7 	allora per ordine del signore dei vidarbha, dei tori fra i brahmani,
     	avendo visitato Damayantī dissero che certo sarebbero partiti.

   8 	quindi, a loro diceva la figlia di Bhīma:' in tutti i regni queste parole
     	pronunciate, e nelle assemblee di popolo, in ciascun luogo e ripetutamente:

   9 	'dove sei partito giocatore, tu dopo aver tagliato metà del mio abito,
     	abbandonando nella selva, addormentata, la tua amato cara, o caro?

  10 	ella colà stava come comandata, bramosa di te,
     	violentemente sofferente, la giovane, coperta da sola mezza veste.

  11 	lei che sempre piange per il dolore o principe,
     	rendi tranquilla, o valoroso, e dalle una risposta.'

  12 	questo e altro deve essere detto perchè di me abbia compassione:
     	'dal vento spinto, il fuoco brucia la foresta,

  13 	mantenuta e protetta sempre deve essere la moglie dal marito,
     	come puoi trascurare queste due cose essendo tu sapiente nel dharma, 

  14 	celebre, saggio, nobile misericordioso tu fosti sempre,
     	ora tu sei pieno di crudeltà io temo per il mio cattivo destino,

  15 	abbi compassione di me o grande arciere, toro fra gli uomini,
     	la benevolenza è il supremo dharma, così io ho udito da te.'

  16 	se qualcuno così parlando rispondesse a voi, 
     	di quell'uomo, sempre si saprebbe chi è, e come si conduce

  17 	e quel uomo che udite le vostre parole, vi desse una risposta,
     	queste parole veloci riportate a mia conoscenza o migliori dei ri-nati,

  18 	in modo che non si sappia che voi agite per ordine di Bhīma,
     	così pure senza indugio fate ritorno,

  19 	se sia cresciuto in ricchezze o se pure ne sia privo,
     	o se pure ne desideri, io vorrei conoscere il suo intento.'

  20 	così istruiti partivano i brahmani in tutte le direzioni,
     	a cercare così lo sventurato Nala, o re, allora,

  21 	essi in città, e regni e villaggi e in āśrama risuonanti di preghiere,
     	cercando Nala o re, non lo trovavano i ri-nati,

  22 	e così quelle parole in ciascun luogo tutti loro o signore di popoli,
     	facevano udire quei saggi, come erano state pronunciate da Damayantī."
     


                              LXVIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"quindi dopo lungo tempo un ri-nato di nome Parṇāda,
     	ritornando in città diceva queste parole alla figlia di Bhīma:

   2 	'ricercando il niṣadha giorno e notte o Damayantī,
     	giunto alla  città di ayodhā, dove stava il figlio di Bhaṅgasura,

   3 	e avendo da me udito le tue parole in pubblico, 
     	l'illustre Ṛtuparṇa, o bellissima donna, come da te dette,

   4 	quelle udendo non disse nulla il sovrano Ṛtuparṇa,
     	né ad alcuno dei presenti io ripetei alcunchè,

   5 	ma congedato dal re, in luogo appartato uno mi parlava,
     	un uomo di Ṛtuparṇa chiamato col nome di Bāhuka,

   6 	auriga di quel sovrano, di apetto ignoto con le braccia corte,
     	molto competente nel guidare veloce, e nel preparare gustosi cibi,

   7 	egli sospirando molte volte e piangendo ogni momento,
     	e chiesto della mia salute, poi questo mi diceva:

   8 	'anche cadute in disgrazia le donne virtuose proteggono
     	da sè sè stesse, e senza dubbio conquistano il vero cielo,
     	e anche abbandonate dai mariti mai si adirano,

   9 	e da chi stava nella confusione della sventura, e caduto nell'infelicità
     	pur abbondonata colà, verso costui non si deve adirare,

  10 	con lui la cui veste fu rubata dagli uccelli, mentre cercava di ottenere il vitto,
     	con lui che era bruciato dalle sventure, la bella non si deve adirare,

  11 	onorata o anche offesa vedendo il marito così ridotto,
     	perduto il regno, senza ricchezze, la bella non si deve adirare.'

  12 	di costui avedo udito queste parole, rapido io qui son giunto,
     	per udire il tuo parere signora, e quello del re.'

  13 	questo da Parṇāda udendo, cogli occhi pieni di lacrime,
     	Damayantī velocemente avvicinando la madre le diceva,

  14 	di questa materia non informare Bhīma in alcun modo o madre,
     	in tua presenza io ordinerò a Sudeva il migliore dei nati-due-volte,

  15 	in modo che il sovrano Bhīma non scopra la mia intenzione,
     	tu così devi agire se vuoi il mio bene,

  16 	nel modo in cui io velocemente da Sudeva fui riunita ai parenti,
     	con quegli stessi auspici Sudeva si rechi senza indugio,
     	alla città di ayodhyā, per ricondurre Nala o madre.'

  17 	e quindi dopo che Parṇāda, quell'ottimo ri-nato si fu riposato,
     	lo onorava la vidarbha, con grandi ricchezze quella splendida:

  18 	' e quando Nala qui sarà giunto, o saggio, io ti darò ricchezze ulteriori,
     	tu per me hai fatto quanto nessun altro farà mai,
     	in modo che io col marito mi ricongiungerò presto o migliore dei ri-nati.'

  19 	cosi apostrofato, dopo aver lei venerato con favorevolissime parole di benedizione,
     	verso casa partiva, soddisfatto quel grande intelletto,

  20 	quindi Damayantī convocato il savio o Yudhiṣṭhira,
     	gli disse piena di dolore e sofferenza in presenza della madre:

  21 	' giunto alla città di ayodhyā e al sovrano là risiedente o Sudeva,
     	devi dire queste parole a Ṛtuparṇa: ' un altro marito desiderando,
     	la bella Damayantī, farà di nuovo uno svayaṁvara,

  22 	là vanno i re e figli di re da tutte le parti,
     	e poiché il momento favorevole sarà domani,

  23 	se tu vuoi assistervi, corri velocemente o distruttore di nemici,
     	al tramonto ella per la seconda volta sceglierà il marito,
     	non si sa infatti se il valoroso Nala vive od è morto.'

  24 	così come da lei incaricato raggiunto il re, parlava
     	allora il brahmano Sudeva a Ṛtuparṇa, o grande re."
     


                              LXIX


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"udite le parole di Sudeva, il sovrano Ṛtuparṇa,
     	conciliante con gentili parole, a Bāhuka si rivolgeva:

   2 	' presso i vidarbha desidero andare, allo svayaṁvara di Damayantī,
     	in un giorno se pensi di essere esperto della natura dei cavalli o Bāhuka.'

   3 	così apostrofato dal re o kuntīde, la mente di Nala
     	si lacerava per il dolore, e meditava quell'acuto intelletto:

   4 	'può essere che Damayantī questo faccia perchè confusa dal dolore,
     	o in nostro favore sia un grande mezzo pensato,

   5 	o forse qualche male, la vidarbha desidera fare la virtuosa,
     	offesa dalla mia vile cattiveria, perpetrata con intenzione,

   6 	la natura della donna al mondo è mobile, e la mia colpa fu grande,
     	ma così fosse, ella agirebbe senza voglia, da indifferente a me,
     	oppressa dal dolore per me e priva di speranze ormai lei, dal vitino sottile,

   7 	mai così agirebbe, e specialmente essendo madre,
     	quale sia qui il vero o il falso certamente andando lo saprò,
     	e compiendo il desiderio di Ṛtuparṇa compirò anche il mio intento.'

   8 	così avendo in animo deciso, Bāhuka con mente depressa,
     	a mani giunte questo disse al sovrano Ṛtuparṇa:

   9 	'io ti prometto sinceramente o signore di uomini che andrai
     	in un solo giorno, o tigre fra gli uomini, alla città dei vidarbha o re.'

  10 	quindi Bāhuka compiva o re, l'ispezione dei cavalli,
     	recatosi nelle scuderie, per comando del figlio di Bhaṅgāsura,

  11 	Bāhuka, affrettato molte volte da Ṛtuparṇa,
     	s'avvicinava a dei veloci e potenti cavalli, adatti al viaggio,

  12 	dotati di potenza e forza, e forniti di buon carattere,
     	liberi da cattive caratteritische, dalle larghe narici,
     	puri coi dieci ciuffi di criniera, nati lungo l'indo, veloci come il vento,

  13 	vedendoli il re disse qualche parola preso dall'ira:
     	'cos'è ciò che tu vuoi fare? noi siamo imbrogliati da te,

  14 	come possono questi miei cavalli deboli di forza e resistenza condurci?
     	come può questo grande tragitto essere percorso da tali cavalli?'

  15 	Bāhuka disse:
     	'questi cavalli arriveranno presso i vidarbha non vi è qui dubbio,
     	se tu o re in altri confidi, dimmi quali io debba aggiogare.'

  16 	Ṛtuparṇa disse:
     	'tu sei esperto e sapiente di cavalli o Bāhuka,
     	se questi ritieni adatti, veloce questi aggioga.'"

  17 	 Bṛhadaśva disse:
     	" allora quattro buoni cavalli dal nobile carattere,
     	aggiogava velocissimo l'esperto Nala, al carro, 

  18 	quindi sul carro aggiogato, il re saliva, mosso da fretta,
     	quindi cadevano in ginocchio a terra quegli eccellenti cavalli, 

  19 	quindi il migliore degli uomini, lo splendente re Nala o signore di popoli,
     	incitando quei cavalli dotati di forza e potenza,

  20 	e rialzateli con le redini, Nala era pronto a partire,
     	e fatto salire l'auriga Vārṣṇeya, li spingeva alla massima velocità,

  21 	quegli eccellenti cavalli spinti dagli ordini di Bāhuka,	
     	come volavano quasi sbalzando nell'aria i passeggeri,

  22 	quindi vedendo quei cavalli trainare veloci come il vento,
     	l'accorto signore di ayodhyā, cadeva in grande meraviglia,

  23 	e udendo il rumore del carro trainato dai cavalli,
     	Vārṣṇeya pensava alla perizia dei cavalli di Bāhuka:

  24 	' forse che fosse Mātali in persona, l'auriga del re degli dèi?
     	così grandi appaiono le qualità nel valoroso Bāhuka,

  25 	che sia il veterinario Śālihotra esperto nella scienza dei cavalli,
     	che ha ottenuto un corpo umano supremamente magnifico?

  26 	o che sia diventato il re Nala vincitore di città nemiche?
     	costui è proprio il sovrano qui giunto?' così egli pensava,

  27 	'oppure la conoscenza che aveva Nala ha pure Bāhuka?
     	pari è nei modi la conoscenza e di Bāhuka e di Nala,

  28 	e pure il suo vigore è simile, io penso, a quello di Nala,
     	non sarà costui Nala dal grande valore ma uguale in scienza?

  29 	travestite le grandi anime percorrono la terra,
     	per la spinta del fato o aderenti alle prescrizioni degli śāstra,

  30 	non ho però diversa opinione per la differenza di aspetto,
     	egli protrebbe aver mutato la sua forma originale, questa la mia opinione,

  31 	per età della vita a lui è simile, ma diverso per aspetto,
     	a Nala, ma alla fine io credo Bāhuka dotato di tutte le stesse qualità.' 

  32 	così questionando, a lungo Vārṣṇeya pensava
     	nell'animo o grande re, l'auriga del celebrato Nala.

  33 	Ṛtuparṇa però o re dei re, alla conoscenza dei cavalli di Bāhuka
     	pensando, si rallegrava assieme all'auriga Vārṣṇeya,

  34 	la forza, il valore, l'energia e la padronanza dei cavalli, 
     	e il supremo impegno vedendo, cadeva in una suprema gioia."
     


                              LXX


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	"egli, fiumi e monti, e foreste e laghi,
     	in breve tempo attraversava come i volatili percorrono l'aria,

   2 	quindi il re, figlio di Bhaṅgāsura, avanzando sul carro,
     	vide allora il suo mantello volare il vincitore di città nemiche,

   3 	quindi caduto a terra l'indumento, veloce allora 
     	il grand'anima disse a Nala: 'voglio riprenderlo.

   4 	trattieni i cavalli o grande saggio, da così grande velocità,
     	che Vārṣṇeya vada a recuperare il mio indumento.'

   5 	Nala a lui rispose: ' distante è caduto il tuo vestimento,
     	una yojana avendo passato non sarà possibile per te di nuovo trovarlo,

   6 	così avendo parlato Nala, allora il re figlio di Bhaṅgāsura,
     	s'avvicinava nella foresta o re, ad un albero bibhītaka,

   7 	quello guardando, il re rispondeva rapido a Bāhuka:
     	'guarda o auriga la mia grande forza nel contare,

   8 	ciascuno tutto non conosce, nessuno è sapiente in tutto,
     	in nessun luogo o tempo vi è nell'uomo completa padronanza del sapere,

   9 	in questo albero di quante foglie e frutti sono, o Bāhuka, 
     	quanti ne son caduti qua e là sono cento e uno di più 
     	e di una foglia eccede il numero delle foglie rispetto ai frutti,

  10 	cinque koṭi quindi di foglie vi sono in due rami,
     	aggiungi a questo quante altre nei due rami, sono nei rami minori,
     	da questi due mila cento e cinque sono i frutti.'

  11 	allora dal carro sceso Bāhuka disse al re:
     	quasi impossibile per me o re, quanto affermi, o tormenta-nemici,

  12 	ora  o re, se nel tuo calcolo non vi è impossibilità,
     	immediatamente davanti a te o grande re io conterò l'abero bibhītaka

  13 	io non so se così sia o non sia,
     	io conterò i suoi frutti davanti a te o signore di genti,
     	per un momento Vārṣṇeya tenga le redini dei forti cavalli.'

  14 	all'auriga disse il sovrano: 'non c'è tempo da perdere!'
     	Bāhuka però, impegnato in un grande sforzo a lui disse:

  15 	aspetta un istante oppure se hai fretta o signore,
     	questa strada viaggia semplice, vai con Vārṣṇeya come auriga.'

  16 	a lui disse Ṛtuparṇa conciliante o rampollo dei kuru: 
     	'tu sei l'auriga, nessun'altro vi è sulla terra o Bāhuka,

  17 	con te io voglio andare presso i vidarbha o esperto di cavalli,
     	io mi affido a te non devi porre ostacoli,

  18 	io compirò ogni desiderio che mi dirai o Bāhuka,
     	se i vidarbha raggiungeremo oggi tu mi guiderai al sole.'

  19 	quindi a lui disse Bāhuka:' avendo contato questo bibhītaka,
     	io allora partiro per i vidarbha compi questo mio desiderio.'

  20 	malvolentieri il re gli disse: 'conta dunque!'
     	egli disceso dal carro velocemente abbatteva quell'albero,

  21 	quindi egli pieno di meraviglia questo disse al re:
     	' avendoli contati tanti sono i frutti quanti tu dicesti,

  22 	grandemente straordinaria o re io vidi la tua forza,
     	di imparare io desidero questa scienza come da te conosciuta o sovrano.'

  23 	allora a lui diceva svelto il re mentre erano sulla via:
     	'sappi che io sono esperto nell'arte dei dadi, abile nel contare.'

  24 	Bāhuka, quindi a lui disse: 'concedimi questa conoscenza,
     	e anch'io sarò felice di impartirti la scienza dei cavalli o toro fra gli uomini.'

  25 	il re Ṛtuparṇa allora a Bāhuka, per l'importanza che lui dava alla cosa,
     	e per ottenere la scienza dei cavalli, acconsentendo dunque disse queste parole:

  26 	' come tu desideri ottenere la suprema scienza dei dadi,
     	a me rimetti il tesoro della scienza dei cavalli che è in te o Bāhuka.'
     	e così avendo parlato Ṛtuparṇa, conferiva a Nala quella conoscenza,

  27 	Kali usciva allora, dal corpo di lui ormai esperto nell'arte dei dadi,
     	vomitando continuamente dalla bocca l'aspro veleno di Karkoṭaka,

  28 	e mentre Kali era così afflitto, il fuoco della maledizione usciva,
     	e da quello afflitto, il re per molto tempo non era stato in possesso di sé,

  29 	quindi liberatosi del veleno Kali, recuperava il proprio aspetto,
     	irato, Nala sovrano dei niṣadha voleva maledirlo,

  30 	a lui Kali impaurito tremante a mani giunte diceva:
     	'trattieni l'ira o sovrano una fama io ti darò suprema,

  31 	in passato la madre di Indrasena mi maledisse irata,
     	quando fu da te abbandonata, da allora io sono violentemente afflitto, 

  32 	abitando dentro di te o re dei re, pieno di dolore o inconquistabile,
     	dal veleno del re dei nāga tormentato giorno e notte,

  33 	e gli uomini che al mondo di te racconteranno con attenzione,
     	mai per loro potrà sorgere la paura di me.'

  34 	così apostrofato il re Nala tratteneva la sua ira,
     	allora lo spaventato Kali entrava nel bibhītaka, 
     	ma Kali da nessun'altro era visto mentre parlava col niṣadha,

  35 	quindi liberato dalla follìa il re dei niṣadha uccisore di eroi nemici,
     	svanito Kali, o re, e dopo aver contato quindi i frutti,

  36 	unito ad una grande gioia e grande energia,
     	sul carro salito, il potente, partiva coi veloci cavalli,
     	e il bibhītaka andava a male colpito dalla possessione di Kali,

  37 	e quegli ottimi cavalli, a volare come uccelli continuamente,
     	spingeva Nala, con l'anima piena di gioia,

  38 	e verso i vidarbha il re dal grande intelletto partiva,
     	e quando fu partito Nala, Kali pure andava a casa,

  39 	allora il re Nala divenne libero dalla follìa o signore della terra,
     	e pur liberato da Kali, o re, manteneva il travestimento."	
     


                              LXXI


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	" quindi che ai vidarba era giunto al tramonto il valente
     	Ṛtuparṇa, la gente informava il re Bhīma,

   2 	per ordine di Bhīma il re entrava nella città di kuṇḍina,
     	facendo risuonare col frastuono del carro tutte le dieci direzioni,

   3 	quindi il rumore di quel carro udivano i cavalli di Nala
     	e udendolo si eccitavano come prima nel palazzo di Nala,

   4 	e Damayantī udiva il frastuono del carro di Nala,
     	come il brontolio di una tonante nuvola al venire di un temporale,

   5 	come quando erano guidati i cavalli da Nala,
     	tale era il frastuono del carro pensava la figlia di Bhīma, e pure i cavalli,

   6 	e nel palazzo i pavoni, e nelle stalle gli elefanti,
     	e i cavalli udirono là il frastuono del carro del grande re,

   7 	gli elefanti e i pavoni, udendo il frastuono del carro,
     	emisero grida a testa alta o re, come vedendo l'arrivo di una nuvola.

   8 	Damayantī disse:
     	' il frastuono di questo carro che riempie la terra,
     	mi rallegra il cuore come il sovrano Nala stesso,

   9 	se oggi io non vedrò Nala dal viso di luna,
     	l'eroe dalle incalcolabili qualità io perirò senza dubbio,

  10 	se io oggi tra le braccia di quel valoroso, non
     	entrerò toccata dalla felicità, io perirò senza dubbio,

  11 	se il niṣadha dal rumore di nuvole non s'avvicinerà a me,
     	oggi quello splendido come l'oro, io senza dubbio perirò,

  12 	se quell'invincibile come un elefante furioso, dal coraggio di leone,
     	quel re dei re non s'unirà con me, io perirò senza dubbio,

  13 	nessuna falsità io ricordo, non ricordo impure
     	parole nemmeno in piccole cose abitare il grand'anima, 

  14 	potente e paziente è l'eroe, e dolce e generoso dai sensi domati,
     	e nell'amplesso fedele marito, e indifferente alle altre il mio niṣadha,

  15 	e ricordando le sue qualità, quando ero vicina lui giorno e notte,
     	il cuore si spezza per il dolore separato dall'amato.'"

  16 	 Bṛhadaśva disse:
     	" così lamentandosi ella quasi priva di sensi o bhārata,
     	saliva sul grande palazzo per desiderio di vedere il celebrato re,

  17 	quindi in mezzo al cortile vedeva fermo sul carro
     	il sovrano Ṛtuparṇa, assieme a Vārṣṇeya e a Bāhuka,

  18 	allora scesi Vārṣṇeya e Bāhuka dal grande carro,
     	liberati i cavalli conducevano via il carro,

  19 	quindi sceso dal piano del carro il sovrano Ṛtuparṇa,
     	si avviciniva o grande re, a Bhīma dalle terribili imprese,

  20 	Bhīma lo accoglieva allora con grandi onori,
     	giunto così inaspettato, egli infatti non conosceva lo stratagemma femminile:

  21 	' per quale causa è la tua venuta?' chiedeva al re o bhārata,
     	non sapeva il re che era giunto per la figlia,

  22 	ma l'accorto re Ṛtuparṇa sempre fedele alla verità,
     	non vedeva nessuno dei re o dei figli di re, 
     	neppure tracce di svayaṁvara, né assemblea di saggi,

  23 	allora ponderando con la mente il re sovrano dei kosala,
     	io son venuto, gli diceva, per porgerti i miei saluti,

  24 	ma il re Bhīma ridendo con la mente pensava,
     	che più di cento yojana aveva fatto per arrivare

  25 	e attraversando molti villaggi, non capiva come potesse esser vero
     	considerare una piccola cosa quel suo arrivo.

  26 	non per questo il sovrano trascurava di onorarlo,
     	'riposati.' dicendo, ' che sarai stanco.' ripetutamente,

  27 	il principe così onorato era felice soddisfatto della gentilezza,
     	e seguito dai servi del re entrava nel palazzo assegnato,

  28 	andato il sovrano Ṛtuparṇa o re, assieme a Vārṣṇeya,
     	Bāhuka, stando sul carro si avvicinava alla rimessa dei carri,

  29 	egli liberati i cavalli e governatili secondo le regole,
     	e in persona avendoli ristorati, si sedeva sul piano del carro,

  30 	Damayantī però, piena di dolore vedendo il sovrano figlio di Bhaṅgāsura,
     	l'auriga Vārṣṇeya e il suo pari Bāhuka,

  31 	la vidarbha si chiedeva: ' chi ha fatto quel rumore del carro,
     	che grande è come quello di Nala, io non vedo il niṣadha,

  32 	forse che da Vārṣṇeya quella conoscenza fu imparata?
     	e da lui fu fatto fare al carro quel rumore grande come quello di Nala?

  33 	o forse che come il re Nala così è pure Ṛtuparṇa?
     	e quindi il rumore del suo carro appare come quello di Nala?'

  34 	così riflettendo Damayantī o signore di popoli,
     	una donna mandava a investigare sul niṣadha o sovrano.
     


                              LXXII


   1 	Damayantī disse:
     	' vai o Keśinī e scopri chi è l'auriga del carro,
     	seduto sul carro brutto e dalle corte braccia,

   2 	accertati della sua salute o bella, dolcemente e in bella maniera, 
     	interroga quell'uomo secondo verità o virtuosa,

   3 	qui io un grande dubbio ho che egli sia il sovrano Nala,
     	e così a me sarebbe un gioia interiore e beatitudine nel cuore,

   4 	parla dunque a lui fino alla fine con parole come quelle di Parṇāda, 
     	e la sua risposta o belle-natiche fammi sapere tu o virtuosa.'"

   5 	 Bṛhadaśva disse:
     	" così la donna andata a trovare Bāhuka, diceva a lui 
     	mentre pure la nobile Damayantī stando sulla terrazza osservava:

   6 	Keśinī disse:
     	' come stai in salute o Indra tra gli uomini, io parlo
     	per ordine di Damayantī, ascolta bene o toro fra gli uomini,

   7 	quando voi siete partiti e per quale motivo siete qui giunti?
     	questo dimmi e quant'altro la vidarbha vuole sentire.'

   8 	Bāhuka disse:
     	 ' il celebre re dei kusala udito che lo svayaṁvara,
     	di Damayantī per la seconda volta sarebbe l'indomani o splendida,

   9 	udito ciò, partiva per cento yojana viaggiando con 
     	i migliori cavalli veloci come il vento, e io fui il suo auriga.'

  10 	Keśinī disse:
     	' allora chi è il terzo di voi da dove viene e inoltre di chi è figlio?
     	e tu di chi sei figlio? e come hai in te il potere di questa azione?

  11 	Bāhuka disse:
     	' l'auriga del celebrato re è conosciuto come Vārṣṇeya,
     	costui lasciato Nala è giunto presso il figlio di Bhaṅgāsura,

  12 	e io pure esperto di cavalli, e ben istruito nell'arte di guidarli,
     	da Ṛtuparṇa fui impiegato nell'ufficio di auriga.'

  13 	Keśinī disse:
     	' allora Vārṣṇeya sa dove il re Nala è andato?
     	o per caso da lui ti è stato raccontato o Bāhuka?'

  14 	Bāhuka disse:
     	'qui lasciati i due figli di Nala che male agiva,
     	se ne andava allora dove voleva e non sa nulla del niṣadha,

  15 	e nessun'altro uomo sa qualcosa di Nala o virtuosa,
     	travestito agisce in questo mondo o invisibile il sovrano,

  16 	solo egli stesso sa dov'è Nala e quali sono le sue corrispondenze,
     	nessuno di questi segni lo rivela in alcun modo.'

  17 	Keśinī disse:
     	' il brahmano che prima allora venne in ayodhā,
     	queste parole di donna recitava continuamente:

  18 	'dove sei andato dunque tu giocatore, dopo aver tagliato a metà del mio abito?
     	abbandonando nella selva addormentata la tua amata cara, o caro?

  19 	ella colà stava come comandato, bramosa di te,
     	violentemente sofferente, la giovane, coperta da mezza veste sola.

  20 	lei che sempre piange per questo dolore o principe,
     	rendi tranquilla, o valoroso, e dalle una risposta.

  21 	a lei piacere arrecando rispondi o saggio,
     	l'irreprensibile vidarbha vuole sentire quelle parole,

  22 	che udiva nella risposta data da te, o quello dunque
     	che tu una volta hai detto, di nuovo vuol udire la vidarbha.'"

  23 	 Bṛhadaśva disse:
     	"così richiesto da Keśinī, Nala o rampollo dei kuru,
     	nel cuore agitato era e con gli occhi pieni di lacrime,

  24 	e preso e tormentato dal dolore il sovrano era,
     	e con voce rotta dalle lacrime di nuovo questo disse:

  25 	'anche cadute nella sventura le donne di nobile nascita sanno proteggere
     	sè stesse da sè, conquistando il più alto dei cieli senza dubbio,

  26 	e pur abbandonate dai mariti mai si adirano,
     	e nella vita procedono corazzate dalla buona condotta le virtuose donne,

  27 	e con colui la cui veste fu rapita dagli uccelli per procurarsi il vitto,
     	con costui tormentato dalle disgrazie la bella non si deve adirare,

  28 	o onorata oppure offesa, vedendo ella il marito così finito,
     	privato del regno, senza ricchezze, affamato, e soverchiato dalla sventura.'

  29 	così dicendo quelle parole Nala supremamente addolorato,
     	non era in grado di trattenere le lacrime e singhiozzava o bhārata,

  30 	quindi Keśinī dipartitasi informava di tutto Damayantī,
     	tutte le sue parole raccontando e pure la sua agitazione."
     


                              LXXIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“Damayantī questo udito, presa da violenta sofferenza,
     	sospettando egli fosse Nala, questo disse a Keśinī:

   2 	'va o Keśinī, e di nuovo tu metti alla prova Bāhuka,
     	e conversando vicina a lui osserva ogni suo atto,

   3 	e qualunque cosa faccia e quale ne sia il motivo o splendida,
     	là tu osserva e rammenta ogni sua mossa,

   4 	e il fuoco per suo supporto o splendida non dev'esser dato,
     	non acqua che chiedesse devi dare subito, ma senza affrettarti,

   5 	tutto il suo comportamenteo spiando tu mi riporterai,
     	e quant'altro tu veda tutto questo mi racconterai.'

   6 	Keśinī così istruita da Damayantī si dipartiva allora rapidamente,
     	andava ad osservare i comportamenti dell'esperto di cavalli,

   7 	ed ella tutto come era accaduto a Damayantī riportava,
     	e tutto quanto aveva visto in Bāhuka di divino ed umano.

   8 	Keśinī disse:
     	' mai da me uomo che in modo così santo agisca,
     	fu prima visto o anche solo fu udito parlare di un tale uomo o Damayantī,

   9 	raggiunto un basso passaggio egli mai si china,
     	ma lui scorgendo secondo necessità questo si allarga a piacere,
     	e anche dov'è uno stretto passaggio per lui si allarga in una maggiore apertura,

  10 	in gran numero cibarie per nutrire Ṛtuparṇa,
     	furono mandate là dal re, e carni di molti animali,

  11 	e vasi  furono approntati là per lavarle,
     	ogni vaso che lui guardava diventava allora pieno d'acqua,

  12 	e quindi dopo aver lavate le carni Bāhuka s'approntava a cuocerle,
     	raccolta una manciata d'erba agitandola ne accendeva il fuoco,

  13 	quindi fiammeggiava là veemente il fuoco veicolo dell'offerta,
     	questa straordinario miracolo avendo visto io venni qui stupita,

  14 	ed un altro grandissimo prodigio in lui io vidi,
     	che pure toccato dal fuoco, non si bruciava egli, o splendida,

  15 	a suo piacimento l'acqua scorre fuori copiosa,
     	e un altro grande prodigio io vidi,

  16 	che egli raccolti dei fiori con le due mani dolcemente li sfregava,
     	e sfregati dalle sue mani per quello, quei fiori allora

  17 	di nuovo diventarono freschi e ben profumati,
     	e queste meravigliose azioni avendo visto veloce ritornai.'”

  18 	 Bṛhadaśva disse:
     	“Damayantī questo comportamento peculiare del celebrato re avendo udito,
     	pensava di aver scoperto Nala, montrato dal comportamento,

  19 	ella sospettando che sotto le spoglie di Bāhuka vi fosse il marito Nala,
     	a Keśinī piangendo con dolci parole disse di nuovo:

  20 	' di nuovo torna e mentre Bāhuka è disattento del cibo da lui preparato
     	dalla cucina della carne cotta riportami o splendida.'

  21 	ella avvicinatasi non vista a Bāhuka mentre era distratto, della carne
     	nello stesso momento che si cuoceva rapida, per farle piacere,
     	Keśinī a Damayantī allora portava o rampollo dei kuru,

  22 	ella avendo visto molte volte prima come era cotta la carne da Nala,
     	assaggiatola, pensava che il cuoco fosse Nala e gridava piena di dolore,

  23 	e in supremo affanno caduta e lavandosi il viso allora,
     	mandava avanti la coppia di figli assieme a Keśinī o bhārata,

  24 	Bāhuka avendo riconosciuto la figlia Indrasenā assieme al fratello,
     	correndo allora il re si avvicinava per abbracciarne le membra,

  25 	ma avvicinatosi Bāhuka, ai due fanciulli simili a figli divini,
     	violentemente sopraffatto dal dolore urla emetteva,

  26 	ma il niṣadha avendo mostrato ripetutamente il suo dolore,
     	staccatosi veloce dai figli questo disse a Keśinī:

  27 	'una simile coppia di figli ho io o bella,
     	quindi vedendoli violentemente io ho sparso lacrime,

  28 	ma molte volte ti ho incontrata, la gente ne potrebbe pensar male,
     	noi ospiti siamo in questo luogo, vai o bella col mio saluto.'”
     


                              LXXIV


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ogni azione avendo visto dell'accorto e celebrato Nala,
     	Keśinī tornata veloce ne informava Damayantī,

   2 	Damayantī allora di nuovo mandava Keśinī
     	alla presenza della madre, piena di dolore e di ansia per il dubbio su Nala,

   3 	fu messo alla prova da me molte volte Bāhuka col sospetto che sia Nala,
     	nell'aspetto mi rimane il solo dubbio e da me stessa voglio sapere,

   4 	o che egli sia fatto entrare o che io vada, tu devi permettere o madre,
     	disponendo le cose col consenso o all'insapura del padre mio.'

   5 	così richiesta dalla principessa vidarbha, la regina a Bhīma parlava
     	il principe acconsentiva al desiderio della figlia,

   6 	ella col consenso del padre e della madre o toro dei bhārata,
     	mandava a chiamare Nala ai suoi appartamenti,

   7 	Damayantī vedendo Nala così vicino allora,
     	da acuta sofferenza fu presa, la bella donna,

   8 	quindi vestita come una vedova coperta di polvere e la crocchia nei capelli,
     	Damayantī o grande re, queste parole disse a Bāhuka:

   9 	'o Bāhuka hai mai visto prima qualcuno che si possa chiamare sapiente del dharma,
     	un uomo che se ne sia andato abbandonando nella foresta la donna addormentata?

  10 	la cara moglie innocente confusa dalla stanchezza in un luogo deserto,
     	lasciando, chi poteva partire se non il celebrato Nala?

  11 	quale offesa io ho fatto a quel sovrano,
     	che abbandonandomi nella selva mentre era caduta addormentata se ne fuggiva?

  12 	lui che io un tempo ho scelto trascurando gli dèi presenti,
     	perchè ha abbandonato la madre dei suoi figli fedele e innamorata?

  13 	davanti al fuoco sposata e davanti al viso delle oche selvatiche,
     	io ti proteggero! così disse, e dove è andata ora quella promessa?'

  14 	mentre Damayantī  tutto questo diceva o distruttore di nemici,
     	un pianto infelice nato dal dolore, sgorgava copioso dai suoi occhi,

  15 	dal nero profondo macchiato di rosso, e queste lacrime,
     	piangendo ella piena di dolore vedendo, Nala questo diceva:

  16 	'la perdita del mio regno non di mia volontà fu fatta,
     	ma da Kali fu compiuta o timida, e anche il tuo abbandono,

  17 	da te allora colpito o migliore delle sostenitrici del dharma con una maledizione,
     	mentre stavi addolorata nella selva lamentandoti per me che ero nudo,

  18 	Kali dalla tua maledizione viveva tormentato nel mio corpo,
     	bruciato dalla tua maledizione egli era come immerso nel fuoco,

  19 	e dal mio estremo tapas pure fu sconfitto,
     	e giunta la fine del nostro dolore o bellissima,

  20 	avendomi liberato il malvagio e andatosene, io allora qui giunsi 
     	per te o ampie-natiche, io non ho altra ragione,

  21 	come dunque una donna il marito fedele e innamorato,
     	respingendo può sceglierne un altro come tu hai fatto o timida?

  22 	i messaggeri percorrono l'intera terra per ordine del re,
     	dicendo: la figlia di Bhīma sceglierà un secondo marito,

  23 	secondo la sua volontà, conforme al suo proprio desiderio,
     	e questo udendo, rapido il figlio di Bhaṅgāsura partiva.'

  24 	Damayantī avendo udito questo lamento di Nala,
     	a mani giunte piangendo, impaurita questo discorso disse: 
     


                              LXXV


   1 	Damayantī disse:
     	' non mi devi sospettare di un motivo malvagio,
     	da me furono respinti gli dèi e scelto te o sovrano dei niṣadha,

   2 	per trovare te in ogni luogo sono andati dei brahmani,
     	le mie parole in versi cantando nelle dieci direzioni,

   3 	allora un brahmano sapiente di nome Parṇāda, te
     	avvicinava, in kosalā nella casa di Ṛtuparṇa,

   4 	alle parole da lui dette una risposta così appropriata fu da te detta,
     	un mezzo allora fu da me scorso per avvicinarmi a te a niṣadha,

   5 	eccetto te o principe della terra, nessun'altro al mondo in un solo giorno,
     	è capace di percorrere cento yojana coi cavalli o signore di uomini,

   6 	così io mi getto ai tuoi piedi o sovrano delle terra,
     	giurando che io nulla di peccaminoso neppure con la mente commisi,

   7 	il vento che percorre questo mondo è testimone di ogni cosa,
     	mi tolga la vita se io ho compiuto un peccato,

   8 	e così il sole che si muove sempre oltre la terra,
     	mi tolga la vita se io ho commesso un peccato,

   9 	la luna che si muove in mezzo a tutti i viventi com un testimone,
     	mi tolga la vita se io ho commesso un peccato,

  10 	i tre dèi che sostengono l'intero trimundio,
     	riferiscano secondo verità oppure qui ora mi abbandonino.'

  11 	così apostrofato allora Vāyu dal cielo parlava:
     	'mai ella fece un peccato o Nala, il vero ti dico,

  12 	o re da Damayantī un perfetto tesoro di virtù è custodito
     	testimoni e protettori di lei noi fummo per tre anni,

  13 	e questo mezzo ineguagliabile è stato da lei pensato per te,
     	nessun'altro uomo può percorrere cento yojana in un solo giorno eccetto te,

  14 	posseduta da te la figlia di Bhīma e tu da lei o principe della terra,
     	non qui tu devi aver sospetti, procedi assieme a tua moglie.'

  15 	così avendo parlaro Vāyu, una pioggia di fiori cadeva,
     	dei tamburi divini suonarono, e una brezza favorevole soffiava,

  16 	quel grande portento vedendo, il re Nala, allora o bhārata,
     	quel distruttore di nemici si toglieva ogni dubbio su Damayantī,

  17 	quindi indossava quella veste pulita il principe della terra,
     	ricordandosi del re dei nāga, quindi riacquistava il proprio corpo,

  18 	il marito nel proprio aspetto vedendo, la figlia di Bhīma allora,
     	piangeva forte abbracciando il celebrato, la virtuosa,

  19 	e pure il re Nala splendente come una volta, la figlia di Bhīma
     	abbracciava, e pure i propri figli e giustamente si rallegrava,

  20 	quindi nascondendo il viso sulle gambe di lui la bell'occhi,
     	presa dal passato dolore sospirava quella bella dagli occhi grandi,

  21 	quindi ella dal dolce sorriso, con le membra coperte di polvere, abbracciando
     	a lungo la tigre fra gli uomini se ne stette, con gli occhi pieni di lacrime,

  22 	quindi tutto quanto era successo tra Damayantī e Nala, 
     	la madre per amore della vidarbha a Bhīma raccontava o sovrano,

  23 	allora disse il grande re: ' Nala dopo avrà compiuti i lavacri
     	e passata un ristoratrice notte vedrò con piacere accompagnato da Damayantī.'

  24 	quindi i due uniti raccontandosi delle cose trascorse,
     	di tutto qunto era accaduto nella foresta, la notte passarono felici o sovrano,

  25 	egli nel quarto anno congiungendosi alla moglie,
     	avendo esaudito tutti i desideri ne ottenne una suprema gioia,

  26 	Damayantī pure riottenuto il marito, era fortemente soddisfatta,
     	come il suolo colle piantine appena spuntate dopo aver ricevuta l'acqua,

  27 	ella dunque ricongiunta, tolto l'affanno, risanata, ristorata dalla felicità,
     	risplendeva la figlia di Bhīma esaudito il desiderio, come una notte di luna piena.”
     


                              LXXVI


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ quindi il re Nala passata quella notte riposando,
     	assieme alla vidarbha, all'alba vedeva il sovrano della terra,

   2 	quindi Nala con devozione salutava il suocero,
     	e vicino a lui Damayantī la bella rendeva onore al padre,

   3 	Bhīma allora lo abbracciava come fosse un figlio con suprema gioia,
     	e onore resogli secondo il merito, il potente rincuorava
     	Damayantī, fedele al marito là assieme a Nala,

   4 	il re Nala abbracciando quella meritevole, secondo le regole,
     	le proprie peripezie secondo verità a lui raccontava,

   5 	intanto sorgevano nella città grandissime grida di gioia,
     	della gente gioiosa dall'aver visto Nala ritornato,

   6 	e la città risplendeva di ghirlande e bandiere sui pennoni,
     	pulite e lavate e piene di fiori erano state fatte le strade reali,

   7 	e in ciascuna porta erano posti festoni di fiori dai cittadini,
     	e venerati tutti i santuari degli dèi,

   8 	Ṛtuparṇa pure udiva che Bāhuka era Nala travestito,
     	e assieme a Damayantī si rallegrava il sovrano di uomini,

   9 	il re Nala avvicinatosi a lui, chiedeva scusa al principe,
     	ed egli con lui pure si scusava in tutti i modi essendo della medesima opinione,

  10 	il sovrano onorato e pieno di meraviglia per il niṣadha,
     	si rallegrava dicendo: ' fortuna sia te per la riunione con tua moglie!

  11 	nessuna offesa io ho fatto a te o niṣadha,
     	mentre abitavi la mia casa sotto altre spoglie, o sovrano dei niṣadha,

  12 	se con intenzione o se senza intenzione qualche 
     	cosa di male io feci mi devi perdonare.'

  13 	Nala disse:
     	' nessuna offesa seppur piccola tu mi facesti o principe,
     	e pure fosse stata fatta non ne avrei ira e dovrei perdonarti,

  14 	prima tu fosti amico, e ora sei mio parente o signore di uomini,
     	ma da qui in poi tu di nuovo mi dai grande piacere,

  15 	ben fornito di ogni desiderio, io sono vissuto da te,
     	non così nella mia casa o re, come sempre fui in casa tua,

  16 	e questa scienza dei cavalli che è in me a te
     	io voglio impartire se tu credi o principe.'”

  17 	 Bṛhadaśva disse:
     	“così avendo parlato, il niṣadha impartiva la conoscenza a Ṛtuparṇa,
     	egli quella accettava con l'azione prescritta dalle regole,

  18 	quindi ottenuta la scienza dei cavalli allora il re figlio di Bhaṅgāsura,
     	preso un'altro auriga, partiva per la sua città.

  19 	partito Ṛtuparṇa, il re Nala o signore di popoli,
     	per non molto tempo rimaneva nella città di kuṇḍina.”
     


                              LXXVII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“ il principe niṣadha rimasto un mese, o kuntīde, salutato Bhīma,
     	dalla città con un piccolo seguito partiva verso i niṣadha,	

   2 	con un solo carro stupendo, sedici elefanti,
     	cinquanta cavalli e contosei fanti,

   3 	egli facendo tremare la terra in fretta il principe della terra,
     	l'attraversava furioso velocemente quel grande ingegno,

   4 	quindi raggiunto Puṣkara, Nala, figlio di Vīrasena,
     	a lui diceva: ' gioca di nuovo, molta ricchezza da puntare io ho guadagnato,

   5 	e sia Damayantī e sia quant'altra ricchezza io ho acquisito,
     	questa io davanti a te pongo e tu il regno o Puṣkara,

   6 	di nuovo si cominci la partita, questa la mia decisione
     	con quest'unica puntata giochiamo le nostre vite, e sia a te fortuna, 

   7 	avendo vinto l'altrui proprietà e preso le ricchezze o il regno.
     	una rivincita dev'esser data in un'altra partita, così si dice,

   8 	se tu non desideri questa partita che si cominci allora un partita di guerra,
     	pace vi sia per te o per me dopo un duello sul carro, o sovrano,

   9 	questo regno ereditario deve ancora essere conseguito in ogni modo,
     	e con ogni mezzo questa la lezione degli anziani,

  10 	una di queste due decisioni devi compiere oggi o Puṣkara,
     	o con una puntata ai dadi oppure, in una guerra lo conquisti l'arco.'

  11 	così sfidato dal niṣadha Puṣkara quasi ridendo,
     	certa la propria vittoria pensando, rispondeva al principe della terra:

  12 	' fortuna che tu hai acquistato qualcosa da puntare per la rivincita o niṣadha,
     	e fortuna che la sfortuna di Damayantī ha trovato una fine,
     	e fortuna che tu o re, continui a vivere con tua moglie o distruttore di nemici,

  13 	la vidarbha ornata, e vinta, di questa ricchezza appresso
     	a me verrà, certamente come un'apsaras in cielo a Śakra,

  14 	sempre io mi ricordo di te e ti attendo o niṣadha,
     	nei dadi io non provo piacere con gente non amica,

  15 	vincendo oggi la virtuosa Damayantī dai bei fianchi,
     	in ogni cosa soddisfatto io sarò, ella è sempre nel mio cuore.'

  16 	udite quelle sue parole, diversamente parlando dal suo pensiero,
     	irato Nala avrebbe voluto tagliare la sua testa con la spada,

  17 	sorridendo ma con occhi furiosi, a lui disse allora il re:
     	'giochiamo, perche parli? parlerai dopo aver vinto.'

  18 	quindi cominciava la partita tra Nala e Puṣkara,
     	in un unica puntata grazie a dio, egli fu vinto da Nala,
     	con tutte le ricchezze del suo tesoro, e pure avendo giocato la vita,

  19 	il re avendo sconfitto Puṣkara sorridendo questo disse: 
     	tutto questo regno pacifico e privo di nemici ora è mio,

  20 	e o peggiore dei re la vidarbha non hai potuto nemmeno vederla,
     	e tu sciocco, ora coi tuoi famigliari sei divenuto suo schiavo,

  21 	ma non fosti tu la causa per cui io prima fui sconfitto,
     	Kali fu la causa di ciò, e tu sciocco non lo sapevi,
     	ma io non seguirò in alcun modo il male da te fatto prima,

  22 	vivi come desideri, io voglio risparmiarti la vita,
     	tanto è ancora senza dubbio l'affetto per te o valoroso,

  23 	e la nostra parentela mai cesserà,
     	o Puṣkara tu sei mio fratello, vivi con me per cento anni.'

  24 	così Nala dall'agire sincero, avendo consolato il fratello,
     	alla sua città lo lasciava andare abbracciandolo ripetutamente,

  25 	confortato dal niṣadha, Puṣkara rispondeva al
     	celebrato Nala allora o re, salutandolo a mani giunte:

  26 	'fama a te sia imperitura e che tu possa vivere felice innumerevoli anni,
     	che a me hai garantito vita e sostentamento o principe.'

  27 	e il sovrano così onorato dal re restato un mese allora con lui,
     	Puṣkara partiva felice verso la sua città circondato dalle sue genti,

  28 	con un grande esercito o re, e con esperti assistenti,
     	splendente nella figura come il sole o toro tra gli uomini,

  29 	il re lasciato partire Puṣkara ricco e in buona salute,
     	quello splendito entrava nella città oltremodo adornata,
     	ed entrato il sovrano dei niṣadha si conciliava i cittadini.”
     


                              LXXVIII


   1 	 Bṛhadaśva disse:
     	“tranquilla però essendo la città e felice, presa da grande gioia,
     	con un grande esercito il re conduceva Damayantī,

   2 	e pure il padre, uccisore di eroi nemici salutata Damayantī,
     	il grand'anima Bhīma dalle terribili imprese la lasciava partire,

   3 	giunta la vidarbha assieme ai figli, il sovrano Nala,
     	viveva felice come il re degli dèi nei giardini celesti,

   4 	quindi per splendore, noto divenne tra i re dell'isola di jambū,
     	e di nuovo risiedeva nel suo regno avendolo recuperato, il celeberrimo,

   5 	sacrificava con vari sacrifici, secondo le regole, e con larghe offerte,
     	quindi pure tu o re dei re, cogli amici, presto racconta,

   6 	come in tale dolore caduto fu, Nala, conquistatore di città nemiche,
     	per una partita, o migliore degli uomini, con la moglie o toro dei bhārata,

   7 	o principe della terra, come da solo Nala, in un grande
     	e terribile dolore caduto si è di nuovo risollevato,

   8 	tu di nuovo coi tuoi fratelli, e con Kṛṣṇā, o pāṇḍava,
     	ti rallegrerai in questa grande foresta perseguendo il dharma,

   9 	da illustri brahmani seguaci dei veda e dei vedāṅga,
     	sempre sarai circondato o re, dunque cosa c'è da lamentarsi?

  10 	e questa storia detta della distruzione di Kali,
     	essendo udita sarà capace di consolare gente come con te o signore di popoli,

  11 	e pensando sempre all'incostanza della fortuna dell'uomo,
     	e nel suo guadagno e perdita, sii coraggioso e non lamentarti,

  12 	quelli che racconteranno la grande storia di Nala,
     	e pure quelli che l'ascolteranno ripetutamente, mai cadranno nella malasorte,
     	e le sue ricchezze si moltiplicheranno e otterrà buona sorte,

  13 	e ascoltando sempre questa suprema antica storia,
     	figli, nipoti, e mandrie troverà, e alta posizione tra gli uomini,
     	in salute e felice sarà, senza alcun dubbio,

  14 	e la paura che tu ora vedi e che prima mi dicevi,
     	io la distruggerò ora da sapiente nei dadi, o principe,

  15 	io l'intera scienza dei dadi o uomo dalle imprese sincere,
     	ti rivelerò, avvicinati o kuntīde ben disposto.”

  16 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora rallegrato il re disse a Bṛhadaśva:
     	'o venerabile la scienza dei dadi io desidero conoscere secondo verità.'

  17 	allora lui conferiva la scienza dei dadi al pāṇḍava grand'anima,
     	e avendola conferita il grande asceta dalla testa di cavallo andava al bagno rituale,

  18 	partito Bṛhadaśva, egli udiva che il pṛthāde ambidestro,
     	e di grande ingegno era ancora intento in un aspro tapas, nutrendosi di vento,

  19 	da alcuni asceti e brahmani ripetutamente udiva, giunti lì
     	dai più famosi tīrtha, e riunitesi i fermi nei voti,

  20 	così dicevano: 'il pṛthāde lunghe-braccia, è intento in un difficile tapas,
     	e nessun'altro mai fu visto prima in tale aspro tapas,

  21 	essendo il pṛthāde Conquista-ricchezze, in ascesi con fermi voti
     	silenzioso, solitario, splendido come Dharma incarnato.'

  22 	il pāṇḍava nella grande foresta, avendo udito o re, che in ascesi, era lui 
     	si rammaricava, il kuntīde per il caro fratello Jaya, 

  23 	e con cuore tormentato cercava rifugio nelle grande foresta,
     	Yudhiṣṭhira, e interrogava quei brahmani dai molti saperi.
     


                              LXXIX


   1 	Janamejaya disse:
     	“o venerabile, partito dalla selva kāmyaka il pṛthāde mio bisnonno,
     	i pāṇḍava che fecero privi dell'ambidestro?

   2 	il grande arciere era di loro il mezzo per vincere gli eserciti,
     	come Viṣṇu tra gli āditya, così infatti sembra a me,

   3 	da quel valoroso simile ad Indra mai fuggito in battaglia,
     	privati, gli eroi nella foresta, il miei avi com'erano?”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito dalla selva kāmyaka il pāṇḍava ambidestro o caro,
     	divennero i discendenti di kuru pieni di dolore e sofferenza,

   5 	come perle uscite dal filo, come uccelli dalle ali tagliate,
     	i pāṇḍava allora divennero tutti malinconici,

   6 	e la stessa foresta priva di lui dall'infaticabili imprese, era
     	così come la selva caitraratha priva di Kubera,

   7 	senza quella tigre fra gli uomini, i pāṇḍava o Jananejaya,
     	privi di gioia, vivevano allora nella selva kāmyaka, 

   8 	per nutrire i brahmani i grandi guerrieri andando con infallibili dardi,
     	uccidevano o migliore dei bhārata, fresca selvaggina di molti tipi,

   9 	e sempre quelle tigri fra gli uomini, uccisori di nemici, prodotti selvatici
     	raccogliendo in grande copia li portavano ai brahmani,

  10 	così là vivevano i tori fra gli uomini, con grande nostalgia,
     	tutti privi di gioia, per la partenza del Conquista-ricchezze.

  11 	quindi, la pāñcālī, il valoroso terzo marito assente
     	rammentando, al migliore dei pāṇḍava queste parole diceva:

  12 	“Arjuna dalle due braccia che è pari all'Arjuna dalle molte braccia,
     	senza quel migliore dei pāṇḍava, la foresta non mi pare bella,
     	e come vuota io ovunque vedo questa terra,

  13 	e pure questa foresta piena di alberi e molte altre cose contenente,
     	così bella non mi sembra senza l'ambidestro,

  14 	lui simile ad una nera nuvola, coraggioso come un elefante infuriato,
     	cogli occhi di loto, senza di lui la selva kāmyaka non splende per me,

  15 	il suono come di tuono si udiva del suo arco,
     	non trovo pace o re, ricordando l'ambidestro.”

  16    cercando di calmare lei, che così tanto si lamentava, l'uccisore di eroi nemici,
     	Bhīmasena o grande re, questo diceva a Draupadī:

  17 	“ mi rallegra il cuore quanto tu dici o cara,
     	mi consola il cuore come cibarmi della migliore amṛta,

  18 	le sue due lunghe braccia muscolose simili a barre di ferro,
     	con calli fatti di acciaio, tornite, che sostengono in battaglia la spada e la mazza,

  19 	stretti dai due bracciali d'oro, sono come due uraga dalle cinque teste,
     	senza di quella tigre fra gli uomini sparisce il sole in questa foresta,

  20 	in quel grandi-braccia rifugiandosi i pāñcāla e i kuru,
     	non temono nemmeno di incontrare gli dèi in battaglia,

  21 	alle braccia di quel grand'anima affidandoci noi tutti,
     	pensiamo che i nemici siano vinti in battaglia e conquistata la terra,

  22 	senza il valoroso Phalguna non trovo gioia nella selva kāmyaka,
     	e ovunque vedo questa terra come fosse deserta.”

  23 	Nakula disse:
     	“ marciando verso settentrione e vinti in battaglia dei forti,
     	a cominciare dai gandharva, il figlio di Indra ottenne centinaia di cavalli,

  24 	o re, stupendi, variegati come pappagalli, veloci come il vento,
     	e li diede al fratello quel caro, per affetto nel grande rito del rājasūya,

  25 	senza quel terribile arciere fratello minore di Bhīma, nella foresta
     	kāmyaka, senza quel pari agli dèi io non desidero più vivere.”

  26 	Sahadeva disse:
     	“ lui che in battaglia vincendo grandi guerrieri, ricchezze e schiave,
     	portava allora al re per il grande rito del rājasūya,

  27 	quell'illustre che in combattimento vincendo gli yādava riuniti,
     	Subhadrā rapiva da solo, col consenso di Vāsudeva,

  28 	vedendo nel nostro rifugio il letto vuoto di Jiṣṇu,
     	il mio cuore agitato o grande re, mai si calma,

  29 	da questa foresta vorrei andarmene o distruttore di nemici,
     	questa selva senza quel valoroso non è più piacevole per noi.”