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33. Tīrthayātrā

(Il pellegrinaggio ai tīrtha. III, 80-153)

                              LXXX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	rimpiangendo il Conquista-ricchezze, i grandi guerrieri in quella foresta
     	risiedevano, gli illustri pāṇḍava assieme a Draupadī,

   2 	e videro quindi il grand'anima, il divino ṛṣi Nārada,
     	illuminato dalla grazia di Brahmā, splendente come fuoco acceso,

   3 	il maggiore dei kuru glorioso, circondato dai fratelli,
     	splendeva di acceso vigore come il Cento-riti tra gli dèi,

   4 	e la Yājñasenī come Sāvitrī tra i veda, così la virtuosa,
     	non si allontanava dai pṛthādi secondo il dharma, come i raggi del sole dal meru,

   5 	accettava Nārada il venerabile ṛṣi quegli onori, 
     	e confortava il figlio di Dharma nei giusti modi, o senza macchia, 

   6 	e diceva al grand'anima, al dharmarāja Yudhiṣṭhira:
     	" dimmi o migliore dei sostenitori del dharma cosa desideri io ti dia."

   7 	allora il re figlio di Dharma inchinatosi assieme ai fratelli,
     	a mani giunte, il discorso diceva a Nārada simile ad un dio:

   8 	"onorandoti o illustrissimo, ogni mondo è soddisfatto,
     	compiuto io penso debba essere ogni tuo ordine o saldo nei voti,

   9 	me se io devo essere favorito assieme ai fratelli o senza macchia,
     	tu puoi tagliare il dubbio o migliore dei muni, che ci sta nel cuore,

  10 	chi compie pellegrinaggio sulla terra cercando i tīrtha,
     	quale frutto ottiene costui? questo o brahmano, mi devi dire in dettaglio."

  11 	Nārada disse:
     	"ascolta o re attentamente come Bhīṣma o bhārata,
     	alla presenza di Pulastya tutto questo imparava.

  12 	un tempo, Bhīṣma il migliore dei sostenitori del dharma, sulle rive della bhāgīrathī,
     	come un muni, risiedeva per compiere un voto ai mani,

  13 	in un bel luogo santo frequentato da ṛṣi divini,
     	a gaṅgādvāra il potentissimo abitata da dèi e gandharva,

  14 	i padri s'ingraziava e gli dèi, quel supremamente splendido,
     	e i ṛṣi soddisfaceva con le azioni prescritte,

  15 	e mentre pregava per qualche tempo, in grande ascesi,
     	vide meravigliosamente apparire Pulastya il migliore dei ṛṣi,

  16 	egli vedendolo in aspra ascesi, così acceso di splendore,
     	grande letizia ne ebbe e cadde in un grande stupore,

  17 	avvicinatosi a lui o grande re, lo venerava allora o bhārata,
     	con le azioni prescritte, Bhīṣma il migliore dei sostenitori del dharma,

  18 	e purificatosi e dominata la mente, portando sulla testa l'arghya,
     	cerimoniosamente salutava quel migliore dei brahmarṣi:

  19 	' Bhīṣma io sono, che tu sia benedetto, e tuo schiavo sono o fermo nei voti,
     	dal tua apparire liberato, io mi sento da ogni colpa.'

  20 	così avendo parlato Bhīṣma o grande re, il migliore dei sostenitori del dharma,
     	trattenute le parole a mani giunte cadde in silenzio, o Yudhiṣṭhira,

  21 	vedendo in tale controllo, smunto dallo studio e ripetizione dei veda,
     	Bhīṣma il migliore dei kuru, allora il muni divenne compiaciuto.

  22 	Pulastya disse:
     	'per  questa modestia e autocontrollo o sapiente del dharma,
     	e per questa sincerità, o illustre, io sono completamnete contento di te, 

  23 	tu che possiedi un tale dharma, intento nella devozione dei padri, 
     	per tale motivo tu ora mi vedi o figlio, e pure affetto io ho per te,

  24 	senza fallo è la mia vista o Bhīṣma, dimmi cosa posso fare per te,
     	quanto tu chiederai o migliore dei kuru, io ti darò, o senza macchia.'

  25 	 Bhīṣma disse:
     	' già soddisfatto da te o illustrissimo, che ogni mondo venera,
     	io penso di essere stato, dopo che io ti ho visto o potente,

  26 	ma se io da te devo essere favorito o migliore dei sostenitori del dharma,
     	ti chiedo un dubbio che ho nel cuore, questo tu devi dirmi,

  27 	vi è in me o beato, un certo dubbio sul dharma riguardo i tīrtha,
     	questo io vorrei udire interamente spiegato da te, 

  28 	chi compie il pellegrinaggio sulla terra o potentissimo,
     	quale frutto ottiene costui, o brahmarṣi? questo dimmi o ricco in tapas.'

  29 	Pulastya disse:
     	' con gioia io a te dirò, quello che è il rifugio dei ṛṣi,
     	ciò che è il frutto dei tīrtha, con mente attenta ascolta,

  30 	chi ha mani, piedi, e mente controllati,
     	sapienza, tapas, e fama, costui ottiene il frutto dei tīrtha,

  31 	chi cessa di accettare doni, il puro, contento, controllato,
     	e privo del senso dell'io, costui ottiene il frutto dei tīrtha,

  32 	il privo di impurità, che nulla intraprende, che rapido mangia, dai vinti sensi,
     	chi è liberato da ogni colpa, costui ottiene il frutto dei tīrtha,

  33 	chi non s'adira, o re dei re, dedito alla verità, il fermo nei voti,
     	chi tutti gli esseri tratta come sé stesso, costui ottiene il frutto dei tīrtha,

  34 	nei veda, dai ṛṣi i riti sono insegnati secondo l'ordine,
     	e i frutti di questi secondo verità, interamente sia qui che nell'altro mondo,

  35 	i poveri non sono in grado di ottenere i sacrifici, o principe della terra,
     	i sacrifici hanno bisogno di molti mezzi, di vari e lunghi preparativi,

  36 	questi possono farli i principi o qualche volta gli uomini ricchi,
     	non certo i privi di mezzi, che da soli vivono senza l'aiuto di altri,

  37 	l'uomo che pure tra i poveri sacrifichi è in grado di ottenere o signore di uomini,
     	merito pari ai più sacri riti, questo sappi o migliore dei guerrieri,

  38 	questo è il supremo segreto dei ṛṣi o migliore dei bhārata,
     	il santo pellegrinaggio ai tīrtha è superiore ai sacrifici,

  39 	senza digiunare tre notti, senza pallegrinaggio ai tīrtha,
     	senza offrire oro o vacche uno rinasce povero di fatto,

  40 	sacrificando con vari riti a cominciare dall'agniṣṭoma e con larghe offerte,
     	uno non ottiene i meriti che sono del pellegrinaggio ai tīrtha,

  41 	nel mondo umano vi è un tīrtha del dio degli dèi, famoso nel trimundio,
     	puṣkara di nome chiamato, fortunatissimo chi vi risiede,

  42 	la presenza di dieci miriadri di innumerevoli tīrtha o principe della terra,
     	in puṣkara si trova nei tre momenti del giorno o rampollo dei kuru,

  43 	gli āditya, i vasu, i rudra, e i sādhya assieme alle schiere dei marut,
     	e i gandharva e le apsaras, sempre lì abitano o illustre,

  44 	è qui dove gli dèi, i daitya e i brahmarṣi praticando il tapas,
     	la natura divina o grande re, ottennero con grande sacralità,

  45 	i virtuosi che anche solo con la mente desiderino puṣkara,
     	si lavano di ogni male, onorati nel più alto dei cieli,

  46 	in questo tīrtha o illustre, sempre il grande padre
     	qui risiedeva felice, celebrato da dèi e dānava,

  47 	in puṣkara o illustre, gli dèi accompagnati dai ṛṣi,
     	la perfezione ottennero, di grande sacralità forniti,

  48 	là chi pratichi la purificazione, felice nel venerare gli dèi e i padri,
     	dieci volte i meriti dell'aśvamedha, i saggi dicono che abbia,

  49 	e chi pure un solo savio nutra, abitando la foresta di puṣkara,
     	con questa azione o Bhīṣma, felice sarebbe qui e nell'altro mondo,

  50 	e pure chi si alimentasse solo di erbe, frutta e radici,
     	se ciò offrisse ad un brahmano, pieno di fede, e privo di invidia,
     	con ciò quel saggio uomo otterrebbe il frutto dell'hayamedha,

  51 	brahmani, kṣatriya, vaiśya, oppure sūdra, o migliore dei re,
     	non avrebbero rinascita bagnandosi nel tīrtha quelle grandi anime,

  52 	chi particolarmete nel mese di kārttika s'approcciasse al puṣkara,
     	inesauribile meriti avrebbe costui o toro dei bhārata,

  53 	chi alla sera o all'alba ponga in mente il puṣkara a mani giunte,
     	è come si bagnasse in tutti i tīrtha o bhārata,
     	e quest'uomo, otterrebbe i mondi imperituri nella dimora di Brahmā,

  54 	e quanto di male sia fin dalla nascita di donna o di uomo,
     	e questo si bagni a puṣkara interamente ne sarebbe liberato,

  55 	e come il Madhusūdana è il primo di tutti i celesti,
     	così il puṣkara o re il primo dei tītha è detto,

  56 	risiedendo dodici anni sempre puro a puṣkara,
     	si ottiene il frutto di tutti i riti, e si va nel mondo di Brahmā,

  57 	chi per cento anni compia interamente l'agnihotra,
     	e chi viva un mese di kārttika a puṣkara ugual merito hanno,

  58 	è difficile andare a puṣkara, è difficile il tapas a puṣkara,
     	e difficile dare in dono a puṣkara, e vivere lì è molto difficile.

  59 	abitando dodici notti, controllati e moderati nel cibo,   
     	compiendo la pradakṣiṇa si giunga al jambūmārga

  60 	ed entrati nel jambūmārga frequentato da dèi, padri e ṛṣi,
     	si ottiene i meriti dell'aśvamedha e si raggiunge il mondo di Viṣṇu,

  61 	l'uomo là risiedendo cinque notti, resistendo ogni sei pasti,
     	mala sorte non ottiene, ma raggiunge la perfezione suprema,

  62 	partito dal jambūmārga vada a taṇḍulikāśrama,
     	lì non ottiene mala sorte e viene venerato nel mondo celeste,     

  63 	al lago di Agastya andando felice nella venerazione di dèi e padri,
     	e risiedendovi tre notti o re, si ascquista i meriti dell'agniṣṭoma,

  64 	mantenendosi con erbe o frutti, trova lo stato di giovinezza,
     	raggiunto quindi il kaṇvāśrama, amato da Śrī e venerato dal mondo,

  65 	questo bosco sacro e puro è antico o toro dei bhārata,
     	laddove entrando interamente ci si libera da ogni male,

  66 	e venerando gli dèi e i padri, controllati e moderati nel cibo,        
     	si ottiene il merito di un sacrificio efficace per ogni desiderio,

  67 	e compiuta quindi la pradakṣiṇa, si vada allo yayātipatana,
     	là si ottiene il merito del sacrificio hayamedha,

  68 	al mahākāla quindi si vada controllati e moderati nel cibo,
     	e bagnandosi nel koṭitīrtha si ottiene il merito dell'hayamedha,

  69 	si vada quindi o sapiente del dharma, al sacro luogo del signore di Umā,
     	conosciuto nei tre mondi col nome di bhadravaṭa,

  70 	e colà avvicinando il Signore si ottiene il merito di migliaia di vacche,
     	e col favore del Mahādeva, si ottiene il ruolo di comandante,

  71 	e raggiungendo quindi il fiume narmadā celebre nel trimundio,
     	e venerando gli dèi e i padri si ottiene il merito dell'agniṣṭoma,

  72 	arrivato all'oceano meridionale, praticando la castità e domati i sensi,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma, e si sale in cielo,

  73 	il carmaṇvatī raggiungendo controllati e moderati nel cibo,
     	con permesso del Rantideva Viṣṇu, si ottiene il merito dell'agniṣṭoma,

  74 	quindi si rechi il sapiente del dharma, al monte arbuda figlio dell'himavat,
     	nella terra dove in passato vi era una caverna, o Yudhiṣṭhira,

  75 	colà vi era l'āśrama di Vasiṣṭha, conosciuto nei tre mondi,
     	colà risiedendo una sola notte si ottiene il merito di migliaia di vacche,

  76 	bagnandosi nel piṅgātīrtha praticando la castità e coi sensi domati,
     	si ottiene il merito o tigre fra gli uomini, di cento vacche kapila,

  77 	quindi si vada al luogo o sapiente del dharma, conosciuto al mondo come prabhāsa,
     	dove è sempre presente in persona Agni il consuma-offerta,
     	il valoroso fuoco davanti agli dèi, compagno del vento,

  78 	in questo ottimo tīrtha bagnandosi, puri, con pio cuore,
     	gli uomini ottengono il merito sia dell'agniṣṭoma che dell'atirātra,

  79 	quindi giungendo alla confluenza della Sarasvatī col mare,
     	si ottiene il merito di migliaia di vacche nel mondo felice del cielo,
     	acceso sempre di splendore come il fuoco, o toro dei bhārata,

  80 	risiedendo là tre notti venerando i padri e gli dèi,
     	si splende come la luna e si trova i meriti dell'aśvamedha,

  81 	al tīrtha varadāna si vada poi, o toro dei bhārata,
     	dove Durvāsas offri un dono a Viṣṇu o Yudhiṣṭhira,

  82 	un uomo bagnandosi a varadāna acquista il merito di migliaia di vacche,
     	quindi si vada a dvāravatī controllati e moderati nel cibo,
     	l'uomo che si bagni a piṇḍāraka, acquista molto oro,

  83 	in questo tīrtha o illustre, sigilli si vedono anche oggi
     	marcati dal segno di un loto, questo è un portento o distruttore di nemici,

  84 	e loti marcati col tridente si vedono, o rampollo dei kuru,
     	e vi è là la presenza del Mahādeva o toro dei bhārata,

  85 	e raggiunta la confluenza del sindhu col mare o bhārata,
     	e bagnandosi nel tīrtha del re dei mari, con mente devota,

  86 	e venerando i padri, gli dèi, e i ṛṣi o toro dei bhārata,
     	si ottiene il mondo di Varuṇa, splendendo di propria luce,

  87 	venerando il dio Śiva come signore dei śaṅkukarṇa o Yudhiṣṭhira,
     	l'uomo ottiene dieci volte il merito dell'aśvanedha,

  88 	e compiuta la pradakṣiṇa, si vada o toro dei bhārata,
     	al tīrtha celebre nei tre mondi o migliore dei principi kuru,
     	chiamato col nome di dṛmī, che purifica da ogni male,

  89 	dove gli dèi a cominciare da Brahmā omaggiano il Maheśvara,
     	e colà bagnandosi, e venerando Rudra circondato dalle schiere degli dèi,
     	dei mali compiuti fin dalla nascita si libera l'uomo,

  90 	e quindi dṛmī, o migliore degli uomini, è lodato da tutti gli dèi,
     	là bagnandosi o tigre fra gli uomini, si ottiene il frutto dell'hayamedha,

  91 	là dove o grande saggio, dopo aver vinto, il potente signore Viṣṇu, 
     	in passato si purificava o re, dopo aver ucciso i nemici degli dèi,

  92 	quindi si vada o sapiente del dharma, al celebrato sorgente-di-ricchezza,
     	e andando là si ottiene il frutto dell'aśvamedha,

  93 	bagnandosi l'uomo o migliore dei principi kuru, con cuore devoto,
     	e venerando gli dèi e i padri, si va nel felice mondo di Viṣṇu,

  94 	qui vi è un tīrtha supremo e santo detto dei vasu o toro dei bhārata,
     	quivi bagnandosi, e bevendone l'acqua, si diventa onorati dai vasu,

  95 	quindi vi è il così chiamato sindhūttama che libera da tutti i mali,
     	colà bagnandosi, o migliore degli uomini, si ottiene molto oro,

  96 	al brahmatuṅga arrivando puri, con mente devota,
     	l'uomo di buona condotta e puro raggiunge il mondo di Brahmā,

  97 	vi è il tīrtha detto kumārika, di Śakra, frequentano dai siddha,
     	là bagnandosi, l'uomo velocemente ottiene il mondo di Śakra,

  98 	là vi è pure il tīrtha di Reṇuka frequentato dagli dèi,
     	colà bagnandosi, il savio brahmano diviene puro come la luna,

  99 	quindi raggiunto il pañcanada controllati e moderati nel cibo,
     	si ottiene il frutto di cinque sacrifici, che in ordine sono ricordati nei testi,

 100 	quindi si raggiunga o sapiente del dharma, il supremo luogo di Bhīmā
     	là bagnandosi l'uomo o migliore dei bhārata, in un nuovo grembo,

 101 	figlio di una regina nascerà o re, ornato di orecchini d'oro,
     	e il grande merito di centomila vacche otterrà,

 102 	raggiunto quindi il girimuñja, celebre nei tre mondi,
     	e omaggiato il Grande-avo, si ottiene il frutto di mille vacche,

 103 	quindi si vada o sapiente del dharma, al supremo tīrtha vimala,
     	dove anche oggi si vedono pesci d'oro e d'argento,

 104 	colà bagnandosi o migliore degli uomini, si ottiene il frutto del vājapeya,
     	e con anima purificata di ogni male si raggiunge la meta suprema,

 105 	quindi si vada a maladā famosa nei tre mondi,
     	alla sera ultimo passaggio del giorno, l'acqua toccando secondo i riti,

 106 	e oblazione nel fuoco si offra secondo le possibilità,
     	i saggi dicono che un dono dato ai padri qui diviene inesauribile,

 107 	una oblazione al fuoco qui è meglio di centomila vacche,
     	di cento rājasūya, e di mille aśvamedha,

 108 	quindi partito o re dei re, entri allora a vastrāpada,
     	e approcciato il Mahādeva, si acquista il frutto dell'aśvamedha,

 109 	raggiunta maṇimat concentrati e praticando la castità,
     	lì risiedendo una sola notte o re, si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,

 110 	quindi si vada o re dei re, a devikā celebre al mondo,
     	dove si narra che sia nata l'origine dei savi brahmani o toro dei bhārata,

 111 	e vi è poi un luogo dell'armato di tridente, celebre nei tre mondi,
     	a devikā un uomo bagnandosi e venerando il Maheśvara,

 112 	e secondo le proprie possibilità un oblazione offra o toro dei bhārata,
     	il frutto ottiene del sacrificio che esaudisce ogni desiderio,

 113 	vi è poi il tīrtha kāmākhya di Rudra frequentato dai divini ṛṣi,
     	là bagnandosi l'uomo rapido ottiene la perfezione o bhārata,

 114 	compiendo sacrifici a yajana, e a brahmavālukā,
     	e lavandosi e offrendo un fiore non si soffrirà nella morte,

 115 	mezzo yojana in larghezza e cinque yojana in lunghezza,
     	tale dicono il santo devikā, frequentato dai divini ṛṣi,

 116 	quindi si vada nel giusto ordine o sapiente del dharma, a dīrghasattra,
     	dove gli dèi a cominciare da Brahmā, e i supremi ṛṣi,
     	fermi nei voti, celebrano il dīrghasattra con large offerte,

 117 	e andando o re dei re, al dīrghasattra, o distruttore di nemici,
     	l'uomo ottiene il frutto del rājasūya e dell'aśvamedha,

 118 	quindi si vada a vinaśana controllati e moderati nel cibo,
     	laddove Sarasvatī spariva sulle ali del vento,
     	e riapparve a camasa, a śivodbheda, e a nāgodbheda,

 119 	e bagnandosi a camasodbheda si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,
     	a śivodbheda l'uomo bagnandosi, ottiene il frutto di mille vacche,

 120 	e nāgodbheda bagnandosi l'uomo ottiene il mondo dei nāga,
     	e raggiunto il tīrtha śaśayāna o re dei re, difficile da raggiungere,
     	dove i loti si nascondono in forma di lepre o bhārata,

 121 	e una volta all'anno o grande re, nella Sarasvatī 
     	ritornano o migliore dei bhārata, a vivere, sempre nel mese di kārttikī,

 122 	là bagnandosi, o tigre degli uomini, si risplende sempre come la luna,
     	e si ottiene il merito di mille vacche o toro dei bhārata,

 123 	kumārakoṭi raggiunto, controllati o rampollo dei kuru,
     	e lì si compia la purificazione, intenti nella venerazione di dèi e padri,
     	si ottiene il merito del gavāmaya, e si rafforza la famiglia,

 124 	quindi si vada o sapiente del dharma al rudrakoṭi concentrati,
     	dove un tempo, o grande re, miriadi di ṛṣi si riunirono,
     	dove sedettero con gioia desiderando di vedere gli dèi,

 125 	'io per primo, io per primo vedrò Śiva dal toro per insegna.'
     	e così dunque i ṛṣi procedettero o bhārata,

 126 	quindi restando nell'unione col signore dello yoga, o principe della terra,
     	e per eliminare ogni invidia da questi ṛṣi dalle anime purificate,

 127 	furono emessi miriadi di rudra, fermi davanti ai ṛṣi,
     	'io per primo l'ho visto.' così pensava ciascuno di loro,

 128 	sosddisfatto era Mahādeva, di questi ṛṣi dal terribile potere,
     	e per la suprema devozione o re, un dono a loro assegnava:
     	'da oggi in avanti, a voi sarà un condotta virtuosa.'

 129 	colà bagnandosi, o tigre fra gli uomini, nel rudrakoṭi, un uomo puro,
     	ottiene il merito dell'aśvamedha, e aumenta la famiglia,

 130 	quindi si vada o re dei re, al luogo famoso al mondo, di congiunzione
     	della Sarasvatī col mare e veneri il purissimo Janārdana, 

 131 	laddove, gli dèi con Brahmā in testa, i ṛṣi  i siddha e i cāraṇa,
     	si recano, o re dei re, nella quindicina chiara del mese di caitra,

 132 	là bagnandosi, o tigre fra gli uomini, si guadagna molto oro,
     	e con anima monda da ogni male si arriva al mondo di Brahmā,

 133 	dove, compiuti i sattra dei ṛṣi o signore di uomini,
     	il compimento dei sattra raggiunto, si ottiene il frutto di mille vacche.'
     


                              LXXXI


   1 	Pulastya disse:
     	' quindi si vada o re dei re, al celebrato kurukṣetra,
     	tutte le creature là giunte si liberano dai mali,

   2 	'io andrò a kurukṣetra, io riesiedero a kurukṣetra.'
     	chi così sempre parli, costui pure dai mali si libera,

   3 	là un mese si risieda o valoroso, sulla Sarasvatī o Yudhiṣṭhira,
     	dove gli dèi con Brahmā in testa, i ṛṣi, i siddha e i cāraṇa,

   4 	i gandharva e le apsaras, gli yakṣa, e i serpenti o principe della terra,
     	al santissimo brahmakṣetra si recano o bhārata,

   5 	di chi desidera kurukṣetra anche solo con la mente, o Yudhiṣṭhira,
     	i mali vengono distrutti, ed egli raggiunge il mondo di Brahmā,

   6 	raggiunto che abbia kurukṣetra, pieno di fede o continuatore dei kuru,
     	quest'uomo ottiene il frutto del rājasūya e dell'aśvamedha,

   7 	quindi Macakruka o re, il fortissimo custode della porta,
     	questo yakṣa salutando, si ottiene il frutto di mille vacche,

   8 	quindi si vada o sapiente del dharma all'incomparabile luogo di Viṣṇu, 
     	dove sempre Hari in persona è sempre presente,

   9 	la bagnandosi e venerando Hari, sorgente del trimundio,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si raggiunge il mondo di Viṣṇu,

  10 	quindi si vada al tīrtha pāriplava, famoso nel trimundio,
     	l'uomo qui ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e dell'atirātra,

  11 	raggiunto il tīrtha detto di pṛthivī si ottiene il frutto di mille vacche,
     	quindi il pellegrino arrivato a śālūkinī o sovrano di uomini,
     	e lì bagnandosi guadagna i meriti di dieci aśvamedha,

  12 	raggiunto sarpadarvī il supremo tīrtha dei nāga,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e si raggiunge il mondo dei nāga,

  13 	quindi si vada o sapiente del dharma, a tarantuka, e al custode della porta,
     	là una sola notte risiedendo si ottiene il frutto di mille vacche,

  14 	quindi, raggiunto pañcanada, controllati e moderati nel cibo,
     	e lavandosi nel koṭitīrtha, si ottiene il frutto dell'hayamedha,
     	raggiunto il tīrtha degli aśvin si rinasce pieni di bellezza,

  15 	quindi si vada o sapiente del dharma, al supremo tīrtha vārāha,
     	dove un tempo stava Viṣṇu in forma di cinghiale,
     	là bagnandosi o tigre fra gli uomini, si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,

  16 	quindi si entri o re dei re, nel somatīrtha nella notte detta jayantī,
     	bagnandosi lì un uomo ottiene il frutto del rājasūya,

  17 	nell'ekahaṁsa bagnandosi l'uomo ottiene il frutto di mille vacche,
     	il pellegrino raggiunto che abbia il kṛtaśauca, o continuatore dei kuru,
     	l'uomo ottiene il frutto del puṇḍarīka e diviene purificato,

  18 	quindi al luogo del saggio Mahādeva chiamato muñjavaṭa, giunti,
     	lì una sola notte risiendendo si ottiene lo stato di gāṇapatya,

  19 	là vi è una yakṣī famosa in tutto il mondo,
     	questa avvicinando o re dei re, si ottengono i mondi più puri,

  20 	a questa celebre porta del kurukṣetra, o toro dei bhārata,
     	compia la pradakṣiṇa il pellegrino stando concentrato,

  21 	bagnandosi in questo che è uguale ai puṣkara e sacrificando ai padri e agli dèi,
     	in questo creato dal grand'anima Rāma figlio di Jamadagni,
     	uno ha compiuto ogni cosa o re, e ottiene il frutto dell'aśvamedha,

  22 	quindi vada il pellegrino o re, a rāmahrada,
     	dove da Rāma o re dei re, da quel forte di acceso splendore,
     	dopo aver ucciso gli kṣatriya, cinque laghi furono fatti dall'eroe,

  23 	riempiendoli di sangue, così noi abbiamo udito,
     	e soddisfacendo tutti i padri e pure gli antenati,
     	quindi i padri gratificati a Rāma dissero o principe della terra:

  24 	' Rāma, Rāma, illustre, grati siamo a te o bhṛguide,
     	per questo tua devozione ai padri e per il tuo coraggio o potente,
     	un dono scegli, quale per te sia meglio o splendidissimo.'

  25 	così apostrofato Rāma, o re dei re, il migliore degli assalitori,
     	disse a mani giunte, queste parole ai padri che stavano in cielo:

  26 	' o signori, se a me siete grati, se volete favorirmi,
     	io chiederei col permesso dei padri, di nuovo un incremento del merito ascetico,

  27 	e in quanto io sopraffatto dall'ira ho ucciso gli kṣatriya,
     	perciò che io mi possa liberare dai peccati, per il vostro potere,
     	e i miei laghi divenuti tīrtha divengano celebri sulla terra.'

  28 	queste belle parole di Rāma avendo udito, i padri allora
     	risposero a Rāma, supremamente compiaciuti, e sopraffatti dalla gioia, 

  29 	il tuo merito ascetico sia di nuovo aumentato, senza dubbio per devozione a noi,
     	e quanto di male hai fatto uccidendo gli kṣatriya mentre eri sopraffatto dall'ira,

  30 	di questi peccati tu sia mondo, essi sono morti per le loro azioni,
     	e i tuoi laghi sicuramente otterranno la status di tīrtha,

  31 	chi bagnandosi in questi laghi, sacrificherà ai padri,
     	a lui daranno i padri grati, sulla terra il dono difficile da ottenersi
     	di esaudire i desideri del cuore, e l'eterno mondo del paradiso.'

  32 	questi doni così avendo dato i padri a Rāma allora,
     	avendo salutato il bhṛguide lieti allora svanirono,

  33 	così divennero sacri i laghi di Rāma, di quel bhṛguide grand'anima,
     	bagnandosi nei laghi di Rāma praticando la castità e con onesti voti,
     	e venerando Rāma o re dei re, si ottiene molto oro,

  34 	raggiunto il vaṁśamūlaka, il pellegrino o continuatore dei kuru,
     	propagherà la propria discendenza o re, bagnandosi nel vaṁśamūlaka,

  35 	raggiunto il tīrtha kāyaśodhana o migliore dei bhārata,
     	la purificazione del corpo ne avrà sicuramente chi si bagna in quel tīrtha,
     	e col corpo purificato raggiungerà gli incomparabili puri mondi,

  36 	quindi si vada o re dei re, al tīrtha celebre nel trimundio,
     	dove un tempo il potentissimo Viṣṇu creava i mondi,

  37 	raggiunto il tīrtha lokoddhāra, celebre nel trimundio,
     	bagnandosi in questo eccellente tīrtka o re, si scelgono i propri mondi,
     	e raggiungendo lo śrītīrtha si ottiene una suprema prosperità,

  38 	arrivando al kapilātīrtha in castità e concentrati,
     	e colà bagnandosi e venerando i padri e gli dèi,
     	l'uomo trova il frutto di mille vacche kapila,

  39 	arrivando al sūryatīrtha, bagnandosi con mente controllata,
     	venerando i padri e gli dèi, intenti nelle astinenze religiose,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma, e si raggiunge il mondo del sole,

  40 	raggiunto il gavāṁbhavana il pellegrino, in successione,
     	là praticando le abluzioni, ottiene il frutto di mille vacche,

  41 	quindi raggiunto il śaṅkhinī il pellegrino o continuatore dei kuru,
     	quell'uomo bagnandosi nel tīrtha della dea, acquista suprema bellezza,

  42 	quindi si vada o re dei re, all'arantuka e al custode della porta,
     	nella Sarasvatī è il tīrtha di questo grand'anima re degli yakṣa,
     	colà bagnandosi un uomo o re, acquista il frutto dell'agniṣṭoma,

  43 	quindi si vada o sapeinte del dharma, a brahmāvarta o signore di uomini,
     	a brahmāvarta bagnandosi un uomo ottiene il mondo di Brahmā,

  44 	quindi si vada o sapiente del dharma, all'incomparabile sutīrthaka,
     	dove sempre sono presenti i padri assieme agli dèi,

  45 	là si facciano le abluzioni, intenti nella venerazione dei padri e degli dèi,
     	si ottiene allora il frutto dell'aśvamedha, e si raggiunge il mondo dei padri,

  46 	quindi raggiunto l'ambuvaśya o sapiente del dharma, nel giusto ordine,
     	bagnandosi nei tīrtha del kośeśvara, o migliore dei bhārata,
     	da ogni malattìa mondati nel mondo di Brahmā si vivrà felici,

  47 	e dove là chi si bagna nel mātṛtīrtha o bhārata,
     	la discendenza aumenterà o re, e ottiene infinita prosperità,

  48 	quindi si vada al śītavana, controllati e moderati nel cibo,
     	il merito di questo tīrtha o grande re, è difficile da ottenersi altrove,

  49 	esso purifica solamente a visitarlo per il tempo di un daṇḍa o signore di uomini,
     	bagnandosi i capelli qui, si diviene puri o bhārata,

  50 	qui un tīrtha vi è o grande re, conosciuto come śvānalomāpaha,
     	dove i savi brahmani, o tigre fra gli uomini, sapienti, che sono intenti in questo tīrtha,

  51 	nel tīrtha śvānalomāpanayana o migliore dei bhārata,
     	praticando i prāṇāyāma, i due volte nati tagliano i propri capelli,

  52 	e con anime purificate o re dei re, raggiungono la suprema meta,
     	e il frutto di dieci aśvamedha, o principe della terra, in questo tīrtha
     	là bagnandosi, o tigre fra gli uomini, si raggiungerà la suprema meta,

  53 	quindi si vada o re dei re, al mānuṣa celebre al mondo,
     	dove le nere antilopi o re, dal cacciatore colpite,
     	immergendosi in quel lago, ottennero di diventare umane,

  54 	in questo tīrtha l'uomo bagnandosi in castità, domati i sensi,
     	con anima liberata da ogni male vive felice nel mondo celeste,

  55 	ad est di mānuṣa alla distanza di un krośa o principe della terra,
     	vi è un fiume chiamato col nome di āpagā frequentato dai siddha,

  56 	l'uomo che offra lì un pasto di grano, 
     	agli dèi e ai padri, aumenterà di molto il merito del suo dharma,
     	e avendo qui nutrito un solo savio sarà come nutrire miriadi di brahmani,

  57 	colà bagnadosi e venerando dèi e padri,
     	risiedendo una sola notte si acquista il frutto dell'agniṣṭoma,

  58 	quindi si vada o re dei re, al supremo luogo di Brahmā,
     	che è noto sulle terra col nome di brahmodumbara o bhārata,

  59 	quivi chi si bagna nei laghetti dei sette ṛṣi o toro dei kuru,
     	e nel kedāra di Kapiṣṭhala grand'anima, o re dei re,

  60 	e approcciando Brahmā, puro e con mente controllata,
     	con anima mondata da ogni male ragiungerà il mondo di Brahmā,

  61 	raggiungendo il kedāra di Kapiṣṭhala difficile da raggiungere,
     	l'invisibilità otterrebbe attraverso il tapas bruciando ogni colpa,

  62 	quindi si vada o re dei re, al saraka famoso al mondo,
     	nella quindicina scura, approcciando Śiva che ha il toro come emblema,
     	si ottiene ogni desiderio, e si raggiunge il mondo celeste,

  63 	tre miriadri di tīrtha vi sono nel saraka, o rampollo dei kuru,
     	e il rudrakoṭi nel pozzo e nei laghi o principe della terra,
     	e il tīrtha ilāspada vi è là o toro fra i bhārata,

  64 	colà bagnandosi e venerando i padri e gli dèi, o bhārata,
     	non si raggiunge l'inferno, e si trova il merito del vājapeya,

  65 	nel kiṁdāna e kiṁjapya bagnandosi un uomo, o principe della terra,
     	il frutto di incommensurabili doni ottiene, e di preghiere o bhārata,

  66 	e pure nel kalaśī immergendosi pieno di fede e coi sensi domati,
     	l'uomo ottiene il frutto del sacrificio agniṣṭoma,

  67 	ad est di saraka, vi è del grand'anima Nārada
     	un tīrtha o migliore dei kuru, conosciuto col nome di anājanma,

  68 	in quel tīrtha lì, un uomo immergendosi, e perdendo la vita o bhārata,
     	col permesso di Nārada raggiunge i mondi più difficili da ottenersi,

  69 	si entri quindi nel decimo giorno della quindicina chiara a puṇḍarīka,
     	colà immergendosi un uomo o re, acquista il frutto del rito puṇḍarīka,

  70 	quindi si vada nel triviṣṭapa celebre nei tre mondi,
     	là vi è il santo fiume vataraṇī che monda dai mali,

  71 	colà immergendosi e venerando l'armato di tridente, dal toro nel pavese,
     	con l'anima liberata da ogni male, si raggiunge la suprema meta,

  72 	quindi si vada o re dei re, al supremo phalakīvana,
     	dove gli dèi sempre presenti o re nel phalakīvana,
     	un grande tapas praticano, da molte migliaia di anni,

  73 	quindi un uomo bagnandosi nel dṛṣadvatī e venerando gli dèi,
     	trova il merito dell'agniṣṭoma e dell'atirātra o bhārata,

  74 	nel tīrtha di tutti gli dèi bagnandosi, o migliore dei bhārata,
     	l'uomo ottiene o re dei re, il frutto di mille vacche,

  75 	nel pāṇikhāta un uomo bagnandosi, e venerando gli dèi,
     	ottiene il merito del rājasūya, e raggiunge il mondo dei ṛṣi,

  76 	quindi si vada o re dei re, al supremo tīrtha miśraka,
     	quivi, o re dei re, tutti i tīrtha furono mescolati dal grand'anima

  77 	Vyāsa, o tigre fra gli uomini, in virtù dei ri-nati così abbiamo udito,
     	l'uomo che si bagna nel miśraka è come si bagnasse in ogni tīrtha,

  78 	quindi si vada nel bosco di Vyāsa controllati e moderati nel cibo,
     	l'uomo bagnandosi nel manojava, ottiene il frutto di mille vacche,

  79 	raggiungendo il madhuvaṭī il tīrtha della dea, l'uomo puro,
     	colà bagnandosi veneri gli dèi e i padri, controllato e puro,
     	costui col permesso della dea acquista il merito di mille vacche,

  80 	chi alla confluenza del fiume kauśikī e del dṛṣadvatī o bhārata,
     	si bagna, controllato nel cibo si libera da ogni male,

  81 	quindi al vyāsasthalī dove il saggio Vyāsa
     	preso dalla sofferenza per il figlio decise di rinunciare alla vita,

  82 	e fu allora di nuovo risollevato dagli dèi o re dei re,
     	arrivando al suo sthalī si ottiene il frutto di mille vacche,

  83 	raggiunto il pozzo di kiṁdatta e donato in piccola misura,
     	si ottiene la suprema perfezione, e la liberazione dei debiti o continuatore dei kuru,

  84 	due tīrtha vi sono difficili da ottenere di nome ahas e sudina,
     	in questi due bagnandosi, o tigre fra gli uomini si raggiunge il mondo di Sūrya,

  85 	quindi si vada al mṛgadhūma famoso nei tre mondi,
     	colà l'uomo bagnandosi nell'acqua della Gaṅgā e adorando 
     	il Mahādeva armato del tridente, ottiene il frutto dell'aśvamedha,

  86 	nel devatīrtha un uomo bagnandosi, ottiene il frutto di mille vacche,
     	quindi si vada al vāmanaka, celebre nei tre mondi,

  87 	qui bagnandosi nel viṣṇupada e venerando Viṣṇu in forma di nano,
     	con anima mondata da ogni male si ottiene il mondo di Viṣṇu,

  88 	nel kulaṁpuna un uomo bagnandosi purifica la propria famiglia,
     	raggiunto il lago del dio vento, supremo tīrtha dei marut,
     	e colà bagnandosi o tigre fra gli uomini, si vive felici nel mondo di Vāyu,

  89 	bagnandosi nel lago degli immortali, o sovrano di uomini, tra gli immortali,
     	per il potere degli immortali, si vive felici nel mondo celeste,

  90 	nel śāliśūrpa del śālihotra o re dei re, secondo le regole,
     	bagnandosi o migliore degli uomini, si ottiene il frutto di mille vacche,

  91 	al tīrtha śrīkuñja nella Sarasvatī o migliore dei bhārata,
     	quivi bagnandosi o re, si acquista il frutto dell'agniṣṭoma,

  92 	quindi raggiunto il naimiṣakuñja o continuatore dei kuru,
     	i ṛṣi della selva naimiṣa, ricchi in tapas o re dei re,
     	avendo onorato prima quel pellegrinaggio, andando un tempo al kurukṣetra,

  93 	quindi fatto un recesso sulla Sarasvatī o migliore dei bhārata,
     	che potesse essere uno spazio per i ṛṣi che grandemente li soddisfacesse,

  94 	in questa pergola un uomo bagnandosi, ottiene il frutto di mille vacche,
     	nel kanyātīrtha un uomo bagnandosi ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,

  95 	quindi si vada o tigre fra gli uomini, al supremo luogo di Brahmā,
     	là l'uomo di inferiore varṇa acquista la casta di brahmano,
     	e il brahmano di anima pura raggiunge la suprema meta,

  96 	quindi si vada o migliore degli uomini all'incomparabile somatīrtha,
     	colà bagnandosi un uomo o re, ottiene il mondo di Soma,

  97 	si vada poi al tīrtha saptasārasvata o signore di uomini,
     	dove vi era il santo grande ṛṣi Maṅkaṇaka celebre al mondo,

  98 	noi abbiamo udito che un tempo Maṅkaṇaka o re, con uno stelo di erba kuśa,
     	feritosi ad una mano o re, da lui usciva un succo vegetale,

  99 	un grande asceta vedendo quel fluido, fu preso da gioia,
     	e danzava il saggio ṛṣi con gli occhi spalancati dallo stupore,

 100 	quindi mentre egli danzava quanto vi è di mobile e di immobile,
     	tutto questo o valoroso, era mosso nella danza dalla sua forza,

 101 	dagli dèi con Brahmā in testa e dai ṛṣi ricchi in tapas,
     	Mahādeva fu informato di quanto accadeva al ṛṣi o signore di uomini:
     	'egli non può danzare come un dio, in questo modo tu devi agire.'

 102 	quindi iniziata la danza con mente piena di gioia,
     	per desiderio di beneficare i celesti, il dio disse al ṛṣi:

 103 	' oh, grande ṛṣi, sapiente del dharma, perchè stai danzando?
     	ovvero perchè tu oggi sei così pieno di gioia o toro fra i muni?'

 104 	il ṛṣi disse:
     	'non vedi dunque o dio, che dalla mia mano scorre una linfa,
     	questa avendo visto, io danzo pieno di grande gioia.'

 105 	Pulastya disse:
     	il dio sorridendo disse al muni confuso dalla gioia:
     	'io non sono sorpreso da ciò o savio, guardami!'

 106 	così avendo parlato o migliore degli uomini, il saggio Mahādeva, 
     	con la punta del dito o re dei re, feriva il proprio pollice o senza macchia,

 107 	allora dalla ferita o re, una cenere usciva simile a neve,
     	quella vedendo vergognandosi o re, il muni si gettava ai suoi piedi:

 108 	'nessun'altro dio io credo più grande di Rudra,
     	tu o possessore del tridente l'origine sei di dèi e asura e dell'universo,

 109 	da te fu creato l'intero trimundio con le creature mobili e immobili,
     	in te tutti ritornano o Beato, alla fine di uno yuga,

 110 	neppure dagli stessi dèi tu puoi essere compreso, come dunque da me?
     	in te si vedono tutti i celesti con Brahmā in testa o senza macchia,

 111 	tu sei tutto, il creatore e la causa dei mondi,
     	favoriti da te tutti i celesti qui si rallegrano liberi da paura.'
     	così avendo elogiato il Mahādeva il ṛṣi si inchinava allora.

 112 	il  ṛṣi disse:
     	'con tuo favore o Mahādeva che il mio tapas non si distrugga.' '

 113 	Pulastya disse: 
     	' allora il dio con anima lieta questo disse al brahmarṣi,
     	' il tuo tapas aumenterà col mio favore mille volte o savio,

 114 	e qui nell'āśrama io risiederò con te o grande muni,
     	e quelli che bagnandosi nel saptasārasvata mi veneranno,

 115 	non avranno mala meta alcuna nè qui né nell'altro mondo,
     	e costoro raggiungeranno il mondo di Sarasvatī, senza dubbio.'

 116 	quindi si vada all'auśana celebre nei tre mondi,
     	dove gli dèi con Brahmā in testa e i ṛṣi ricchi in tapas,

 117 	e l'illustre Kārttikeya, nei tre momenti del giorno o bhārata,
     	là mostrano la loro presenza per desiderio di compiacere il Bhārgava,

 118 	il tīrtha kapālomocana vi è che monda da ogni male,
     	là bagnandosi o tigre fra gli uomini, ci si libera da tutti i mali,

 119 	quindi si vada all'agnitīrtha e là bagnandosi, o toro fra gli uomini,
     	il mondo di Agni si ottiene e si aumenta la famiglia,

 120 	colà vi è il tīrtha di Viśvāmitra o migliore dei bhārata,
     	là bagnandosi, o grande re, si rinasce brahmani,

 121 	ottenuto una nascita da brahmani, puri, con mente controllata,
     	là bagnandosi, o tigre fra gli uomini si raggiunge il mondo di Brahmā,
     	e si purifica la famiglia fino alla settantesima generazione, qui non v'è dubbio,

 122 	quindi si vada o re dei re, al tīrtha conosciuto nel trimundio,
     	appartenente a Kārttikeya chiamato pṛtūdaka o sovrano,
     	là si facciano le abluzioni, felici di venerare i padri,

 123 	senza saperlo o anche sapendolo tutto quanto da un uomo o da una donna,
     	viene compiuto di male dalla mente umana,

 124 	tutto questo viene distrutto a chi si bagna là o bhārata,
     	e pure si acquista il frutto dell'aśvamedha e si raggiunge il mondo celeste,

 125 	santo dicono il kurukṣetra e più del kurukṣetra la Saravastī,
     	e più della Sarasvatī tutti i tīrtha, e più di questi il pṛthūdaka,

 126 	chi abbandoni il proprio corpo nel migliore di tutti i tīrtha,
     	nel pṛthūdaka, intento nella recitazione, non soffre al momento della morte,

 127 	è cantato da Sanatkumāra, e da Vyāsa grand'anima,
     	e sempre nei veda o re, che ci si rechi a pṛthūdaka,

 128 	di pṛthūdaka nessun tīrtha è più santo, o migliore degli uomini,
     	questo è un grande purificatore e santificatore senza dubbio,

 129 	raggiungono il cielo anche le genti malvage là bagnadosi,
     	nel pṛthūdaka, o migliore degli uomini, così dicono i saggi,

 130 	là vi è un il tīrtha madhusrava o migliore dei bhārata,
     	là bagnandosi un uomo, o re, acquista il frutto di mille vacche,

 131 	quindi si vada di seguito o migliore degli uomini, al tīrtha della devī, 
     	alla confluenza della Sarasvatī con l'aruṇā celebre al mondo,

 132 	digiunando tre notti e bagnandosi, ci si monda dall'uccisione di un brahmano, 
     	e un uomo trova il frutto dell'agniṣṭoma e dell'atirātra,

 133 	e purifica la famiglia alla settantesima generazione, o toro dei bhārata,
     	là v'è il tīrtha avatīrṇa, o propagatore della schiatta dei kuru, 
     	da Darbhin un tempo creato per compassione dei savi brahmani,

 134 	a voti e iniziazione, o al digiuno, un due volte nato,
     	ed a riti e mantra, senza dubbio può applicarsi un brahmano,

 135 	ma pure senza riti e mantra qui bagnandosi o toro fra gli uomini,
     	fedele ai voti qui diviene un savio, questo fu visto nel passato,

 136 	e pure i quattro oceani Darbhin ha qui riunito,
     	in questi bagnandosi, o tigre fra gli uomini, non si incorre in una mala fine,
     	e si trova i frutti di quattromila vacche,

 137 	quindi si vada o re dei re, al tīrtha śatasahasraka,
     	e al sāhasraka, questi due tīrtha sono famosi al mondo,

 138 	in entrambi un uomo bagnandosi, acquista il frutto di mille vacche,
     	i doni oppure il digiuno qui si moltiplicano per mille,

 139 	quindi si vada o re dei re, al supremo reṇukātīrtha,
     	là si compiano le abluzioni, felici di venerare i padri
     	con anima libera da ogni male si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,

 140 	bagnandosi nel vimocana, domate le passioni e vinti i sensi,
     	ci si libera da tutte le colpe fatte nell'accettare doni,

 141 	quindi raggiunto il pañcavaṭa, in castità e domati i sensi,
     	pieni di grande purezza si vive felici nel mondo dei santi,

 142 	dov'è Sthāṇu, il signore dello yoga in persona, che ha un toro per emblema,
     	dopo esser giunti e venerando quel signore degli dèi, si ottiene il successo,

 143 	il tīrtha aujasa di Varuṇa risplende di propria luce,
     	dove dagli dèi con Brahmā in testa e dai ṛṣi ricchi in tapas,
     	Guha fu consacrato allora generale degli dèi,

 144 	ad est di aujasa vi è il kurutīrtha o propagatore dei kuru,
     	nel kurutīrtha un uomo bagnandosi in castità e domati i sensi,
     	con anima monda da ogni male, vola al mondo dei kuru,

 145 	quindi si vada allo svargadvāra, controllati, moderati nel cibo,
     	si otterrà il mondo celeste e si andrà al mondo di Brahmā,

 146 	quindi il pellegrino vada all'anaraka o signore di uomini,
     	là bagnandosi un uomo o re, non raggiunge una mala meta,

 147 	là risiede sempre Brahmā in persona, o principe della terra, assieme agli dèi,
     	con Nārāyaṇa in testa, o migliore degli uomini, 

 148 	e pure vicino o re dei re, alla moglie di Rudra o propagatore dei kuru,
     	e avvicinadosi a quella dea, non si avrà una mala fine,

 149 	e colà o grande re, il signore di tutto, il marito di Umā,
     	il Mahādeva avvicinando, ci si libera da ogni colpa,

 150 	e avvicinando Nārāyaṇa il distruttore di nemici col loto nell'ombelico,
     	splendendo di bellezza o grande re, si vola nel mondo di Viṣṇu,

 151 	e nel tīrtha di tutti gli dèi bagnandosi, o toro fra gli uomini,
     	liberati da ogni dolore, si risplende sempre come la luna,

 152 	quindi il pellegrino vada a svastipura o signore di uomini,
     	e raggiunto il tīrtha pāvana, lì veneri padri e dèi,
     	quell'uomo ottiene il frutto del sacrificio agniṣṭoma,

 153 	e là v'è il gaṅgāhrada e il kūpa o toro fra gli uomini,
     	tre miriadi di tīrtha vi sono nel kūpa o principe della terra,
     	e là bagnandosi un uomo o re, vola nel mondo celeste,

 154 	un uomo bagnandosi nell'āpagā, e venerando il grande signore,
     	la gāṇapatya ottiene ed eleva la propria famiglia,

 155 	quindi si vada allo sthāṇuvaṭa, celebre nei tre mondi,
     	là bagnandosi, fermandosi una notte si ottiene il mondo di Rudra,

 156 	si vada poi al badarīpācana, dov'è l'āśrama di Vasiṣṭha,
     	la un uomo si nutra di zibibbo, risiedendovi tre notti,

 157 	come uno che si sia nutrito per dodici anni di zibibbo,
     	si diventa risiedendovi tre notti o signore di uomini,

 158 	il pellegrino raggiunto quindi l'indramārga o signore dei uomini,
     	col soggiornarvi un giorno e una notte vive felice nel mondo di Indra,

 159 	ekarātra raggiunto, e soggiornadovi una notte, l'uomo
     	controllato, dalla sincera parola, vive felice nel mondo di Brahmā,

 160 	quindi si vada o sapiente del dharma, al tīrtha celebre nel trimundio,
     	dove c'è l'āśrama del sole, massa di splendore, grand'anima, 

 161 	in questo tīrtha un uomo bagnandosi e venerando il signore della luce,
     	raggiunge il mondo del sole, ed eleva la propria schiatta,

 162 	nel somatīrtha l'uomo bagnandosi, o propagatore dei kuru, il pellegrino
     	il mondo di Soma ottiene, non vi è qui dubbio,

 163 	quindi si vada o sapiente del dharma, al tīrtha di Dadhīca grand'anima,
     	santissimo o re, e purificatore, famoso al mondo,

 164 	dove c'è il sārasvata Aṅgiras o re, tesoro di tapas,
     	in questo tīrtha un uomo bagnandosi, acquista il frutto del vājapeya,
     	e raggiunge il mondo di Sarasvatī non qui v'è dubbio,

 165 	quindi si vada al kanyāśrama controllati e praticando la castità,
     	qui o re, tre notti risiedendo, intenti nel digiuno,
     	si ottengono cento divine fanciulle e si raggiunge il mondo di Brahmā,

 166 	quindi si vada o sapiente del dharma, pure al tīrtha saṁnihitī,
     	dove gli dèi con Brahmā in testa e i ṛṣi ricchi in tapas,
     	mese per mese si riuniscono acquistando grande purezza,

 167 	bagnandosi nel saṁnihitī, in un'eclissi di sole,
     	si ottiene il merito di cento aśvamedha, e da ciò il sacrificio diviene eterno,

 168 	quanti tīrtha vi sono sulla terra e nel cielo,
     	e fiumane e fiumi e stagni, e tutte le fonti,

 169 	e pozzi, e rive, e santi altari,
     	mese per mese si riuniscono nel saṁnihitī senza dubbio,

 170 	qulsiasi mala azione sia stata fatta da donna o uomo,
     	che qui si bagni interamente si distrugge non vi è qui dubbio,
     	con un veicolo del colore del loto si raggiunge il mondo di Brahmā,

 171 	salutato quindi lo yakṣa Arantuka, custode della porta,
     	spuzzandosi nel koṭirūpa si acquista il merito di molto oro,

 172 	e là vi è pure il tīrtha gaṅgāhrada, o migliore dei bhārata,
     	là bagnandosi, o sapiente del dharma, in castità e concentrati,
     	si ottiene il frutto perenne sia del rājasūya che dell'aśvamedha,

 173 	sulla terra la santa naimiṣya e nel cielo puṣkara,
     	è il migliore, ma il kurukṣetra è il migliore nei tre mondi, 

 174 	anche le polveri nel kurukṣetra, mosse dal vento,
     	pure il il peggior malvagio conducono alla suprema meta,

 175 	a sud della Sarasvatī e a nord della dṛṣadvatī
     	vi è il kurukṣetra, quanti qui risiedono risiedono nel paradiso di Indra,

 176 	'mi recherò al kurukṣetra, io abiterò a kurukṣetra.'
     	anche solo queste parole pronunciando, ci si libera da ogni male,

 177 	la brahmavedī è il santo kurukṣetra, frequentato dai brahmarṣi,
     	allora quanti o re, qui abitano, non soffriranno mai di alcunchè,

 178 	tra il tarantuka e l'arantuka, e tra i laghi di Rāma e di Macakruka,
      	il kurukṣetra o samantapañcaka, è detto essere la vedī suprema del Grande-avo.'
     


                              LXXXII


   1 	Pulastya disse:
     	' quindi si vada o sapiente del dharma, all'antico dharmatīrtha,
     	là bagnandosi un uomo  o re, intento nel dharma e concentrato,
     	purificherà la famiglia alla settantesima generazione non vi è qui dubbio,

   2 	quindi si vada o sapiente del dharma, al supremo kārāpatana,
     	si acquista il frutto dell'agniṣṭoma e si raggiunge il mondo dei muni,

   3 	quindi vada l'uomo o re, nella selva di saugandhika,
     	dove vi sono gli dèi con Brahmā in testa e i ṛṣi ricchi in tapas,

   4 	i siddha, i cāraṇa, i gandharva, i kiṁnara, e alcuni uraga,
     	entrando in questa foresta si libera da ogni male,

   5 	quindi vi è il migliore di fiumi, il fiume supremo dei fiumi,
     	dalla cascata plakṣā è nota la dea, la purissima Sarasvatī

   6 	colà si compiano le abluzioni nell'acqua sgorgata da un formicaio,
     	e venerati i padri e gli dèi, si acquista il merito dell'aśvamedha,

   7 	là vi è un tīrtha arduo da raggiungere di nome īśānādhyuṣita,
     	posto alla distanza di sei lanci di bastone,

   8 	si trova là il merito di mille vacche kapila, e del rito del cavallo,
     	bagnandosi là o tigre fra gli uomini, questo si vede nei purāṇa,

   9 	arrivando a sugandhā a śatakumbhā e a pañcayajñā o bhārata,
     	si vive felici nel mondo celeste o migliore degli uomini,

  10 	raggiunto quindi il tīrtha triśūlakhāta o bhārata,
     	là si compiano le abluzioni, felici di venerare dèi e padri,
     	là si ottiene la gāṇapatya una volta abbandonato il corpo senza dubbio,

  11 	quindi si vada o re dei re, al luogo della dea difficile da raggiungere,
     	chiamato śākaṁbharī noto nei tre mondi,

  12 	per mille anni divini, di sole erbe o virtuoso,
     	ella trovava nutrinemto mese per mese, o signore di uomini,

  13 	i ṛṣi ricchi in tapas devoti alla dea, colà giungono,
     	e a loro viene offerta ospitalità con le erbe o bhārata,
     	quindi śākambharī ha nome, fissato da lei,

  14 	raggiungendo il śākambharī in castità concentrati,
     	risiedendo tre notti ci si nutri di erbe, perennemente puri,

  15 	il frutto di chi si nutre di erbe per dodici anni,
     	questo è il frutto che egli acquista per favore della dea o bhārata,

  16 	quindi si vada al suvarṇākṣa famoso nei tre mondi,
     	dove Viṣṇu un tempo venerava Rudra per ottenerne il favore,

  17 	e moltissimi doni ottenne, difficili da ottenersi tra gli dèi,
     	e fu affermato dal distruttore di tripura soddisfatto o bhārata:

  18 	'o Kṛṣṇa in questo mondo tu diverrai il più amato,
     	e tu sarai senza dubbio l'origine dell'intero universo.'

  19 	qui giungendo o re dei re, vererando il dio col toro per emblema,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si trova la gāṇapatya,

  20 	a dhūmāvatī quindi vada l'uomo digiunando tre notti,
     	i desideri voluti con la mente ottiene allora senza dubbio,

  21 	a sud-est della dea vi è il rathāvarta o signore di uomini,
     	là si salga o sapiente del dharma, pieni di fede e domati i senti,
     	e per il favore del Mahādeva si raggiungerà la suprema meta,

  22 	compiuta la pradakṣiṇa si vada o toro dei bhārata,
     	al luogo chiamato dhārā o grande saggio, che purifica da ogni male,
     	là bagnandosi o tigre fra gli uomini, più non si soffrirà o signore di uomini,

  23 	quindi si vada o sapiente del dharma, inchinandosi alla grande montagna,
     	a gaṅgādvāra che è come fosse la porta del cielo, non v'è dubbio,

  24 	là si compiano le abluzioni, nel koṭitīrtha, concentrati,
     	si ottiene il merito del puṇḍarīka e si eleva la famiglia,

  25 	nel saptagaṅga, e nel trigaṅga e nel śakrāvarta adorando
     	gli dèi e i padri secondo le regole, si è onorati nei puri mondi,

  26 	quindi bagnandosi nel kanakhala digiunando tre notti un uomo,
     	ottiene il merito dell'aśvamedha e raggiunge il mondo celeste,

  27 	e vada poi il pellegrino al kapilāvaṭa o signore di uomini,
     	risiedendo una sola notte là, si ottiene il frutto di mille vacche,

  28 	questo appartiene al re dei nāga, Kapila grande anima, o re dei re,
     	il tīrtha o migliore dei principi kuru, è famoso in tutti i mondi,

  29 	là compia le abluzioni, nel nāgatīrtha o signore di uomini,
     	l'uomo, esso ottiene il frutto di mille vacche kapila,

  30 	quindi si vada al supremo tīrtha di Śaṁtanu di nome lalitikā,
     	là bagnandosi un uomo o re, non ottiene una mala sorte,

  31 	l'uomo che si bagna alla confluenza della Gaṅgā col suo affluente,
     	ottiene il merito di dieci aśvamedha ed eleva la famiglia,

  32 	quindi si vada o re dei re, alla sugandhā famosa nel mondo,
     	con anima mondata da ogni male si è onorati nel mondo di Brahmā,

  33 	al rudrāvarta quindi vada il pellegrino o signore di uomini,
     	là bagnandosi un uomo o re, è onorato nel mondo celeste,

  34 	e alla confluenza della Gaṅgā e della Sarasvatī,
     	bagnandosi si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si raggiunge il mondo celeste,

  35 	raggiunto il bhadrakarṇeśvara e venerato il dio secondo le regole,
     	non si ottiene una cattiva meta, e si raggiunge il mondo celeste,

  36 	quindi vada il pellegrino al kubjāmraka proseguendo,
     	ottiene il frutto di mille vacche e raggiunge il mondo celeste,

  37 	vada poi all'arundhatīvaṭa il pellegrino o signore di uomini,
     	bagnandosi nel sāmudraka un uomo e digiunando tre notti,
     	trova il frutto di mille vacche, ed eleva la famiglia, 

  38 	quindi si vada al brahmāvarta in castità e concentrati,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha, e si raggiunge il mondo celeste,

  39 	alle sorgenti della yamunā giunti e bagnandosi nella yāmuna,
     	ottenuto il frutto dell'aśvamedha, si è onorati nel mondo celeste,

  40 	raggiunto il tīrtha darvīsaṁkramaṇa famoso nel trimundio,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha, e si raggiunge il mondo celeste,

  41 	e giunti alle fonti del sindhu frequentate da siddha e gandharva,
     	là risiedendo cinque notti, si trova molto oro,

  42 	poi un uomo approcciando il tīrtha vedī, difficilissimo da trovare,
     	ottiene il frutto dell'aśvamedha e raggiunge la meta di Uśana,

  43 	raggiungendo il ṛṣikulyā e il vāsiṣṭha o bhārata,
     	giungendo al vāsiṣṭha tutte i varṇa divengono dei ri-nati,

  44 	un uomo bagnandosi nel ṛṣikulyā vola al mondo dei ṛṣi,
     	se qui risieda un mese nutrendosi di erbe o signore di uomini,

  45 	giungendo al bhṛgutuṅga si ottiene il frutto del vājimedha,
     	e giunti al vīrapramokṣa ci si libera da ogni male,

  46 	raggiunto il tīrtha di kṛttikā e di maghā o bhārata,
     	il virtuoso ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e dell'atirātra

  47 	quindi al tramonto raggiungendo il supremo vidyātīrtha,
     	e bagnandosi, si diviene sapienti di ogni conoscenza,

  48 	si abiti una notte nel mahāśrama che monda da ogni male,
     	un solo giorno digiunando si vivrà nel migliori mondi,

  49 	risiedendo un mese mangiando ogni tre giorni nel mahālaya,
     	con anima monda da ogni male si troverà molto oro,

  50 	quindi giunti alla vetasikā abitata dal Grande-avo, 
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha, e si raggiunge la meta di Uśana,

  51 	quindi raggiunto il sundarikātīrtha frequentato dai siddha,
     	si diviene benedetti dalla bellezza, così si vide in passato,

  52 	quindi la brāhmaṇī approcciando in castità e domati i sensi,
     	su un carro del colore del loto si vola nel mondo di Brahmā,

  53 	quindi si vada al santo naimiṣa frequentato dai siddha,
     	là sempre risiede Brahmā circondato dalle schiere divine,

  54 	solo desiderando il naimiṣa ci si libera di metà del male,
     	l'uomo che lo raggiunga si libera di ogni male,

  55 	colà nel naimiṣa un mese abiti il saggio, dedicandosi a questo tīrtha,
     	tutti i tīrtha che vi sono sulla terra sono nel naimiṣa o bhārata,

  56 	compiute le abluzioni là, controllati e moderati nel cibo,
     	si ottiene il frutto del sacrificio detto gavāmaya o bhārata,
     	e si purifica la stirpe fino alla settantesima generazione o migliore dei bhārata,

  57 	chi abbandona la vita nel naimiṣa praticando il digiuno,
     	costui vivrà felice nel mondo celeste, così affermano i saggi,
     	sempre puro e sacro è il naimiṣa o migliore dei re,

  58 	raggiunte le sorgenti della Gaṅgā un uomo digiunando tre notti,
     	il frutto del vājapeya ottiene, e rinasce unito al brahman,

  59 	raggiunta la Sarasvatī si veneri i padri e gli dèi,
     	si vivrà felici nei mondi sārasvata, non qui v'è dubbio,

  60 	quindi si vada alla bāhudā in castità e concentrati,
     	un uomo qui ottiene il frutto del sacrificio detto devasattra,

  61 	quindi si vada alla santa cīravatī frequentata dai più santi uomini,
     	venerando dèi e padri si ottiene il frutto del vājapeya,

  62 	giunti a vimalāśoka che splende come la luna,
     	là risiedendo una sola notte si viene onorati nel mondo celeste,

  63 	quindi si vada al gopratāra il supremo tīrtha della sarayu,
     	dove Rāma è asceso al paradiso con i servi e il seguito,

  64 	il corpo abbandonando, in cielo andava per il potere di questo tīrtha,
     	e col favore di Rāma e per proprio sforzo o bhārata,

  65 	nel tīrtha gopratāra un uomo bagnandosi o signore di uomini,
     	con l'anima monda di ogni male è onorato nel mondo celeste,

  66 	nel rāmatīrtha un uomo bagnandosi, lungo la gomatī o rampollo dei kuru,
     	ottiene il frutto dell'aśvamedha, e quell'uomo purifica la famiglia,

  67 	là vi è il tīrtha śatasāhasrika o migliore dei bhārata,
     	colà compiute le abluzioni, controllati, e moderati nel cibo,
     	il puro frutto di mille vacche si ottiene o toro dei bhārata,

  68 	quindi si vada o Indra dei re, al supremo bhartṛsthāna,
     	nel koṭitīrtha un uomo bagnandosi e venerando Guha o re,
     	un uomo trova il frutto di mille vacche e diviene potente,

  69 	quindi raggiunta vārāṇasī, venerato il dio col toro per emblema,
     	un uomo bagnandosi nel kapilāhrada ottiene il frutto del rājasūya,

  70 	giunti o re dei re, al tīrtha di Mārkaṇḍeya difficile da raggiungere,
     	alla confluenza della gomatī colla Gaṅgā, celebre al mondo,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma, e si eleva la famiglia,

  71 	quindi gayā raggiunta in castità e domati i sensi,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha, per il solo giungervi o bhārata,

  72 	quivi vi è un tīrtha di nome akṣayavaṭa celebre nei tre mondi,
     	là l'offerta data ai padri diviene indistruttibile o potente,

  73 	nella mahānadī bagnandosi, si venerino dei e padri,
     	si ottiene gli indistruttibili mondi e si eleva la famiglia,

  74 	quindi si vada al brahmasaras, adornato da una foresta sacra,
     	il frutto del pauṇḍarīka si ottiene, giunto il tramonto,

  75 	in questo lago o re dei re fu eretto il palo sacrificale di Brahmā,
     	compiuta la pradakṣiṇa a questo palo, si ottiene il frutto del vājapeya,

  76 	quindi si vada o re dei re, alla dhenukā celebre al mondo,
     	risiedendo una sola notte si offra una vacca di sesamo, 
     	con anima mondata da ogni male si abiterà certamente il mondo di Soma,

  77 	là l'orma o grande re, vi è senza dubbio ancora oggi,
     	Kapilā con suo vitello si aggirava sulla montagna,
     	e le orme dei piedi suoi col vitello si vedono ancora oggi o bhārata,

  78 	bagnandosi in queste orme o re dei re, o migliore dei sovrani,
     	qualsiasi azione che si sia compiuta di male si distrugge o bhārata,

  79 	quindi si vada al gṛdhravaṭa luogo del dio intelligente,
     	lavandosi con la cenere e approcciando il dio dal toro per emblema,

  80 	il brahmano osservi il voto dei dodici anni,
     	ogni male degli altri varṇa svanisce,

  81 	si vada quindi alla montagna udyanta risuonante di canti,
     	l'orma del piede di Savitṛ si vede là o toro dei bhārata,

  82 	colà ai passaggi del giorno compia i riti un brahmano dai fermi voti,
     	il rito da lui compiuto si estenderà per dodici anni,

  83 	là vi e il celebre yonidvāra o toro dei bhārata,
     	colà giungendo l'uomo si libera dalla contaminazione della nascita,

  84 	l'uomo che vive a gayā per le due metà del mese sia la scura che la chiara,
     	purifica la stirpe fino alla settantesima generazione non v'è qui dubbio,

  85 	desiderati molti figli, se anche solo uno si rechi a gayā,
     	o celebri l'aśvameda oppure dia via un toro nero,

  86 	quindi si rechi a phalgu, o re, il pellegrino o signore di uomini,
     	il frutto dell'aśvamedha otterrà e raggiungerà un grande successo,

  87 	quindi si vada o re dei re, concentrati a dharmapṛṣṭha, 
     	dove Dharma o grande re, sempre risiede o Yudhiṣṭhira,
     	arrivando quindi là, si acquista il frutto del vājimedha,

  88 	poi si vada o re dei re, al supremo tīrtha di Brahmā,
     	colà venerando o re dei re, Brahmā dall'infinito splendore,
     	l'uomo ottiene il frutto sia del rājasūya che dell'aśvamedha,

  89 	quindi si rechi il pellegrino al rājagṛha o signore di uomini,
     	bagnandosi nei tapoda si gioisce come Kakṣīvat,

  90 	colà l'uomo puro consumi il cibo della Yakṣiṇī
     	pel il favore della Yakṣiṇī si purifica dall'assassinio di un brahmano,

  91 	quindi giunti al maṇināga, ottiene il frutto di mille vacche,
     	l'uomo che consuma il cibo del maṇināga,

  92 	anche essendo morso da un serpente velenoso, il suo veleno non ha effetto,
     	colà risiedendo una sola notte ci si libera da ogni male,

  93 	quindi si vada alla selva del brahmarṣi Gautama o sovrano,
     	bagnandosi nel lago ahalyā si raggiunge la suprema meta,
     	approcciando Śrī o re, si trova una suprema ricchezza,

  94 	là vi è un pozzo o sapiente del dharma famoso nei tre mondi,
     	colà compiute le abluzioni, si ottiene il frutto del vājimedha,

  95 	v'è la grotta del rājarṣi Janaka, venerata dai trenta dèi,
     	qui fatte le abluzioni, si ottiene il mondo di Viṣṇu,

  96 	quindi si vada al vinaśana che monda da ogni male,
     	si ottiene il frutto del vājapeya e si raggiunge il mondo di Soma,

  97 	raggiunta la gaṇḍakī sorgente dell'acqua di ogni tīrtha,
     	si ottiene il frutto del vājapeya e si raggiunge il mondo del sole,

  98 	quindi in adhivaṁśya o sapiente del dharma, nella ascetica selva entrando,
     	tra i guhyaka si vive felici o grande re, non qui v'è dubbio,

  99 	raggiunto il fiume kampanā frequentato dai siddha,
     	il frutto del puṇḍarīka si ottiene, e si raggiunge il mondo del sole,

 100 	quindi giunti al fiume viśālā celebre nel trimundio,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e si raggiunge il mondo celeste,

 101 	poi il fiume māheśvarī raggiunto o signore di uomini,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si eleva la stirpe,

 102 	l'uomo puro raggiunta la puṣkariṇī abitante celeste,
     	non una mala fine gli tocca e trova il frutto della vājapeya,

 103 	si vada poi al maheśvarapada in castità e concentrati,
     	bagnandosi nel maheśvarapada si acquista il frutto del vājameda,

 104 	è noto che qui vi sono miriadi di tīrtha o toro dei bhārata,
     	da un malvagio asura o re dei re, in forma di tartaruga,
     	furono rapiti o re, e dal potentissimo Viṣṇu recuperati,

 105 	là compiendo le abluzioni nel tīrthakoṭī o Yudhiṣṭhira,
     	si ottiene il frutto del puṇḍarīka e si raggiunge il mondo di Viṣṇu,

 106 	quindi si vada o re dei re, al luogo di Nārāyaṇa,
     	dove Hari abita o bhārata, sempre concentrati,
     	è chiamato il śālagrāma di Viṣṇu dalle meravigliose imprese,

 107 	approcciando il benefico signore del trimundio l'immutabile Viṣṇu,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si raggiunge il mondo di Viṣṇu,

 108 	qui vi è un pozzo o sapiente del dharma, che monda da ogni male,
     	in quel pozzo vi sono i quattro oceani sempre uniti insieme,
     	colà bagnandosi o re dei re, non si cade in una mala fine,

 109 	approcciando il grande dio benefico l'immutabile Viṣṇu,
     	si splende come la luna libera da impedimenti o Yudhiṣṭhira,

 110 	nel jātismara bagnandosi, puri con animo controllato,
     	il ricordo delle nascite si ottiene là bagnandosi, senza dubbio,

 111 	raggiunta la città di vaṭeśvara e venerando il Keśava,
     	digiunando si esaudiscono i desideri senza dubbio,

 112 	quindi giunti a vāmana che monda da ogni male,
     	onorando il dio Hari non si cade in una mala fine,

 113 	arrivati all'āśrama di Bharata, che libera da ogni male,
     	colà si veneri Kauśikī distruttrice dei massimi peccati,
     	un uomo ottiene il frutto del sacrificio rājasūya,

 114 	quindi si vada o re dei re, alla suprema foresta di campaka,
     	colà una sola notte abitando si acquista il merito di mille vacche,

 115 	poi raggiunto il tīrtha jyeṣṭila grandemente celebrato,
     	digiunando una sola notte di acquista il frutto dell'agniṣṭoma,

 116 	colà vedendo il signore dell'universo assieme alla devī splendidissima,
     	si ottengono i mondi di Mitra e Varuṇa o toro tra gli uomini,

 117 	il kanyāsaṁvedya raggiunto, controllati e moderati nel cibo,
     	i mondi di Manu Prajāpati si ottengono o toro dei bhārata,

 118 	il dono che offrono, cibo e bevanda che sia, nel kanyā o bhārata,
     	questo diviene eterno, così dicono i ṛṣi dai fermi voti,

 119 	raggiunta niścīrā famosa nei tre mondi, 
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha, e si raggiunge il mondo di Viṣṇu,

 120 	gli uomini che un dono offrono alle foci della niścīrā,
     	raggiungono senza alcun dubbio o tigre degli uomini, il mondo di Brahmā,

 121 	là vi è l'āśrama di Vasiṣṭha famoso nei tre mondi,
     	là compiendo le abluzioni si ottiene il frutto del vājapeya,

 122 	raggiunto il devakūṭa frequentato da schiere di brahmarṣi,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si eleva la stirpe,

 123 	quindi si vada o re dei re, al lago del muni Kauśika,
     	dove ottenne il supremo successo Viśvāmitra e pure Kauśika,

 124 	là un mese si abiti o valoroso, nella kauśikī o toro dei bhārata,
     	quanto di sacro vi è nell'aśvamedha questo si raggiunge in quel mese,

 125 	chi risiede nel mahāhrada il migliore di tutti i tīrtha,
     	non cade in una mala fine, e troverà molto oro,

 126 	raggiunto Kumāra che risiede nel vīrāśrama,
     	un uomo ottiene il frutto dell'aśvamedha non vi è qui dubbio alcuno,

 127 	l'agnidhārā raggiunta celebre nei tre mondi,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e non si torna dal paradiso,

 128 	giunti al lago del Grande-avo, situato sul re dei monti,
     	là compiendo le abluzioni si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma,

 129 	del mondo purificatrice, nasce dal lago del Grande-avo,
     	la kumāradhārā celebre nei tre mondi,

 130 	dove bagnandosi si intende di se stessi: ' io sono compiuto!'
     	digiunando per sei pasti ci si purifica dalla morte di un brahmano,

 131 	al picco della grande dea Gaurī celebre nei tre mondi,
     	ascendendo un uomo con fede entri negli stanakuṇḍa,

 132 	là compiendo le abluzioni intenti a venerare padri e dèi,
     	il frutto dell'hayamedha si ottiene e si raggiunge il mondo di Śakra,

 133 	tāmrāruṇa raggiunto, in castità e concentrati,
     	il frutto dell'aśvamedha si ottiene, e il mondo di Śakra si raggiunge,

 134 	la grotta di Nandinī raggiunta, frequentata dai trenta dèi,
     	si ottiene la santità del naramedha, o continuatore dei kuru,

 135 	bagnandosi alla confluenza della kālikā con la kauśikī e l'aruṇā, controllato,
     	il sapiente che vi digiuna tre notti si libera da ogni male,

 136 	quindi raggiunto il tīrtha di Urvaśī e il somāśrama, il saggio
     	uomo bagnandosi nel kumbhakarṇāśrama viene venerato in terra,

 137 	bagnandosi nel santo kokāmukha in castità e con fermi voti,
     	si ottiene il ricordo delle vite passate, questo si vide in passato,

 138 	subito dopo raggiunta la nandā, il ri-nato diviene uno spirito compiuto,
     	e con anima monda da ogni peccato raggiunge il mondo di Śakra,

 139 	raggiunta l'isola del toro, e con l'acqua che uccide ogni veleno,
     	nella Sarasvatī bagnandosi, stando in su un carro divino, si risplende

 140 	vi è il tīrtha auddālaka o grande re, frequentato dai muni,
     	qui si compiano le abluzioni, ci si libererà da ogni male,

 141 	il santo dharmatīrtha raggiunto frequentato dai brahmarṣi,
     	un uomo ottiene il frutto del vājapeya, non vi è qui dubbio alcuno,

 142 	quindi giunti alla campā fatte le abluzioni nella bhāgīrathī,
     	il daṇḍārka approcciando si acquista il frutto di mille vacche,

 143 	alla sacra laveḍikā si vada poi frequentata dai santi,
     	si ottiene il frutto del vājapeya e si è venerati stando su un carro divino.'
     


                              LXXXIII


   1 	Pulastya disse:
     	' quindi al tramonto arrivando al supremo tīrtha saṁvedya,
     	bagnandosi, un uomo diviene sapiente non vi è qui dubbio,

   2 	per grazia di Rāma il tīrtha fu fatto anticamente o re,
     	al lohitya giungendo si troverà molto oro,

   3 	raggiunta la karatoya e digiunato tre notti, un uomo
     	ottiene il frutto dell'aśvamedha compiendo la venerazione del Grande-avo,

   4 	quindi o re dei re, allo sbocco nell'oceano della Gaṅgā,
     	si ottiene dieci volte l'aśvamedha così dicono i saggi,

   5 	raggiunta l'altra riva della Gaṅgā, chi lì si bagna o bhārata,
     	digiunando tre notti o re, ottiene ogni suo desiderio,

   6 	quindi arrivati al fiume vaitaraṇī, che monda da ogni male,
     	raggiunto il tīrtha viraja, si risplende come la luna,

   7 	e si rinasce in una pura famiglia, e si elimina ogni male,
     	e un uomo acquistato il frutto di mille vacche, purifica la stirpe,

   8 	risiedendo puro alla confluenza dello śoṇa colla jyotirathī
     	e venerando padri e dèi si acquista il frutto dell'agniṣṭoma,

   9 	alle sorgenti dello śoṇa e della narmadā, o rampollo dei kuru,
     	nel vaṁśagulma bagnandosi, si acquista il merito del vājimedha,

  10 	giunto al tīrtha ṛṣabha a kośalā o signore di uomini,
     	un uomo digiunado tre notti ottiene il frutto del vājapeya,

  11 	in kośalā giunti e bagnandosi nel kālatīrtha,
     	si acquista il frutto di undici tori, non v'è qui dubbio,

  12 	nella puṣpavatī bagnandosi, un uomo e digiunando tre notti,
     	trova il frutto di mille vacche ed eleva la propria stirpe,

  13 	quindi bagnandosi nel badarikātīrtha, con mente controllata,
     	una lunga vita si ottiene e si raggiunge il mondo celeste,

  14 	quindi il mahendra raggiunto frequentato dal figlio di Jamadagni,
     	un uomo bagnandosi nel rāmatīrtha acquista il merito del vājimedha,

  15 	là vi è il prato di Mataṅga o rampollo dei kuru,
     	là bagnandosi un uomo o re, acquista il frutto di mille vacche,

  16 	il monte di Śrī raggiunto, ci si bagni sulla riva del fiume,
     	si otterrà il frutto dell'aśvamedha e si raggiungerà il mondo celeste,

  17 	sul monte di Śrī il potentissimo Mahādeva assieme alla devī,
     	risiede, supremanete amato da Brahmā e circondato dai trenta dèi,

  18 	là bagnandosi nel lago del dio, puri e con mente controllata,
     	si ottiene il merito dell'aśvamedha e si raggiunge la suprema perfezione,

  19 	il monte ṛṣabha raggiunto tra i pāṇḍya, venerato dai celesti,
     	si ottiene il vājapeya e si vive felici in paradiso,

  20 	quindi si vada alla kāverī piena delle schiere delle apsaras,
     	là un uomo bagnandosi o re, acquista il frutto di mille vacche,

  21 	quindi sulla riva dell'oceano nel kanyātīrtha ci si bagni,
     	colà bagnandosi o re dei re, ci si libera da ogni male,

  22 	quindi raggiunto il gokarṇa celebre nei tre mondi,
     	in mezzo al mare o re dei re, onorato in tutti i mondi,

  23 	dove gli dèi con Brahmā in testa, e i ṛṣi ricchi in tapas,
     	i bhūta, gli yakṣa, i piśāca, e i kiṁnara e i grandi uraga,

  24 	i siddha, i cāraṇa, e i gandharva, gli uomini e pure i serpenti,
     	i fiumi, i mari e i monti rendono omaggio al marito di Umā,

  25 	là il Signore venerando, un uomo digiunando tre notti,
     	il frutto di dieci aśvamedha ottiene e trova la gāṇapatya,
     	e risiedendo dodici notti l'uomo diviene di anima compiuta,

  26 	poi vi è il luogo della gāyatrī famoso nel trimundio,
     	risiedendo lì tre notti, si acquista il frutto di mille vacche,

  27 	v'e un chiaro segno riguardo i brahmani o signore di uomini,
     	colui che qui recita la gāyatrī, pur nato da donne di diversa casta,
     	sia i versi sia la musica di costui hanno pieno successo, o sovrano,

  28 	giunti allo stagno del saggio ṛṣi Saṁvarta, difficile da raggiungere,
     	si diviene benedetti dalla bellezza e si rinasce fortunati,

  29 	quindi la kṛṣṇaveṇṇā raggiunta si veneri i padri e gli dèi,
     	l'uomo così acquista un carro divino aggiogato a pavoni e oche selvatiche,

  30 	quindi raggiunta la godāvarī sempre frequentata dai siddha,
     	il frutto del gavāmaya si ottiene e si raggiunge il mondo di Vāsuki,

  31 	alla foce della veṇṇā bagnamdosi si acquista il frutto del vājapeya,
     	alla foce della varadā bagnandosi si acquista il frutto di mille vacche,

  32 	raggiunto il brahmasthāna e risiedendovi tre notti, un uomo,
     	trova il frutto di mille vacche e raggiunge il mondo celeste,

  33 	giunti a kuśaplavana, in castità e concentrati,
     	risiedendovi tre notti si acquista il frutto dell'aśvamedha,

  34 	quindi nel delizioso devahrada alimentato dalle acque della kṛṣṇaveṇṇā,
     	e pure nel lago jātimātra in kanyāśrama o sovrano,

  35 	dove i cento sacrifici celebrando il re degli dèi ascendeva al cielo,
     	quivi giungendo, si trova il frutto di cento agniṣṭoma, o bhārata,

  36 	nel lago di tutti gli dèi bagnandosi, si acquista il frutto di mille vacche,
     	nel lago di jātimātra bagnandosi un uomo trova la memoria delle vite precedenti,

  37 	quindi arrivati alla santissima payoṣṇī la migliore delle fiumane,
     	venerando padri e dèi si acquista il frutto di mille vacche,

  38 	raggiunto il daṇḍakāraṇya o grande re, ci si bagni,
     	là chi si bagna ha il frutto di mille vacche o bhārata,

  39 	all'āśrama di Śarabhaṅga giunto e di Śuka grand'anima,
     	l'uomo non una mala sorte ottiene, e purifica la propria stirpe,

  40 	quindi all'aśūrpāraka si vada abitato dal figlio di Jamadagni,
     	nel rāmatīrtha un uomo bagnandosi troverà molto oro,

  41 	nel saptagodāvara bagnandosi, controllati e moderati nel cibo,
     	una grande purezza si ottiene e si raggiunge il mondo degli dèi,

  42 	quindi al devapatha si vada controllati e moderati nel cibo,
     	quanto vi è sacro nel devasattra ottiene un uomo,

  43 	la foresta tuṅgaka raggiunta in castità e coi sensi domati,
     	là un tempo insegnava i veda il ṛṣi Sārasvata,

  44 	là il figlio del muni Aṅgiras, i veda perduti 
     	sedendo sulle vesti dei grandi muni o bhārata,

  45 	la sillaba oṁ pronunciando forte, e nel corretto modo,
     	con ciò quanto prima avevano imparato a loro tornava,

  46 	là i ṛṣi e gli dèi, Varuṇa, Agni, Prajāpati,
     	il dio Hari Nārāyaṇa, e pure il Mahādeva,

  47 	e il Grande-avo, beato, splendidissimo, assieme agli dèi,
     	assegnarono allo splendidissimo Bhṛgu il compito di sacrificare,

  48 	quindi quel venerabile compiva secondo le regole, allora
     	il rito per tutti i ṛṣi, con le azioni prescritte,

  49 	dalle porzioni di burro sacrificale, secondo le regole soddisfatti,
     	gli dèi e ṛṣi se ne andarono per i tre mondi secondo il loro piacere,

  50 	chi entra nella foresta di tuṅgaka o migliore dei re,
     	ogni male distruggerà sia di donna che di uomo,

  51 	qui risieda un mese il saggio, controllato e moderato nel cibo,
     	vivrà nel mondo di Brahmā quell'uomo e purificherà la sua stirpe,

  52 	raggiunto il medhāvika si venerino padri e dèi,
     	si ottiene il frutto dell'agniṣṭoma e si trova memoria e intelletto,

  53 	quindi giunti al monte kālaṁjara celebre al mondo,
     	là nel devahrada bagnandosi si ottiene il frutto di mille vacche,

  54 	si perfezioni sè stessi là sul monte kālaṁjara o sovrano,
     	un uomo così sarà venerato nel mondo celeste non vi è qui dubbio,

  55 	quindi sul citrakūṭa il migliore dei principali monti o signore di popoli,
     	raggiunto il fiume mandākinī che monda da ogni male,

  56 	colà compiute le abluzioni, intenti nel venerare padri e dèi,
     	si ottiene il frutto dell'aśvamedha e si raggiunge la suprema meta,

  57 	quindi si vada o re dei re, al bhartṛsthāna supremo,
     	dove il dio dal grande esercito sempre è presente il sovrano,

  58 	un uomo coll'andare là o migliore degli uomini si perfeziona,
     	nel koṭitīrtha un uomo bagnandosi, acquista il frutto di mille vacche,

  59 	compiuta la pradakṣiṇa l'uomo si rechi al jyeṣṭhasthāna,
     	approcciando il Mahādeva risplenderà come la luna,

  60 	là vi è una grotta o grande re, celeberrima o toro dei bhārata,
     	là i quattro oceani risiedono o Yudhiṣṭhira,

  61 	là bagnandosi e o re dei re, e compiuta la pradakṣiṇa,
     	un uomo in autocontrollo, purificato raggiungerà la suprema meta,

  62 	quindi si vada o migliore dei kuru, alla grande città di śṛṅgavera,
     	dove un tempo o grande re, Rāma figlio di Daśaratha attraversò il fiume,

  63 	un uomo bagnandosi nella Gaṅgā, in castità e concentrato,
     	libero da ogni male diviene, e trova il frutto del vājapeya,

  64 	approcciando e venerando il Mahādeva o signore di uomini,
     	compiuta la pradakṣiṇa, si ottiene la gāṇapatya,

  65 	quindi si vada o re dei re, al prayāga celebrato dai ṛṣi,
     	dove gli dèi con Brahmā in testa e le direzioni, coi loro guardiani,

  66 	e i custodi del mondo, e i sādhya, i nairṛta e i padri,
     	e anche i supremi ṛṣi a cominciare da Sanatkumāra,

  67 	e altri brahmarṣi con Aṅgiras in testa, 
     	e i nāga e i suparṇa e i siddha e i cakracara,

  68 	i fiumi, e i mari e i gandharva e le apsaras,
     	e il beato Hari risiedono con Prajāpati in testa,

  69 	là i tre sacri fuochi vi sono, il mediano dei quali è la figlia stessa di Jahnu,
     	dal prayāga discendono tutti i tīrtha messi avanti,

  70 	là la figlia del luminare sole celebre nei tre mondi,
     	la Yamunā purificatrice del mondo si unisce assieme alla Gaṅgā,

  71 	la regione tra la la Gaṅgā e la Yamunā è conosciuta come la jaghana della terra,
     	prayāga, i ṛṣi sanno essere situata al limite della jaghana,

  72 	prayāga, sapratiṣṭhāna, kambala e aśvatara,
     	e il tīrtha bhogavatī sono chiamati gli altari di Prajāpati,

  73 	là i veda e i sacrifici hanno un corpo o Yudhiṣṭhira,
     	e i ṛṣi dai grandi voti onorano Prajāpati,
     	e con vari riti sacrificano gli dèi e i cakracara o sovrano,

  74 	quindi luogo più santo non vi è nei tre mondi o bhārata,
     	prayāga di tutti i tīrtha è il superiore o potente,

  75 	col semplice rammentarsi di questo tīrtha e pure con la sua glorificazione,
     	o col procurarsi della sua terra, un uomo si libera dai mali,

  76 	chi in questa confluenza compia le abluzioni con fermi voti,
     	ottiene il santo merito del rājasūya e dell'aśvamedha,

  77 	questo luogo sacrificale è pure onorato dagli dèi,
     	là un dono anche minuto diviene grande o bhārata,

  78 	non la parola dei veda o caro, e neppure quella mondana
     	possa allontanare la tua mente dal morire a prayāga,

  79 	dieci mila tīrtha e altri sei miriadri,
     	l'insieme di tutti questi qui è celebrato o rampollo dei kuru,

  80 	e quanto di santo vi è nei quattro veda, e quanto nelle verità
     	ottiene allora chi si bagna qui alla confluenza della Gaṅgā e della Yamunā,

  81 	là vi è il tīrtha supremo di Vāsuki, bhogavatī di nome,
     	chi là compia le abluzioni ottiene il frutto dell'aśvamedha,

  82 	là vi è il tīrtha haṁsaprapatana famoso nel trimundio,
     	che produce dieci aśvamedha, sulla Gaṅgā o rampollo dei kuru,

  83 	dove è la Gaṅgā o grande re, qui è il luogo qui la foresta degli asceti,
     	qui il campo della perfezione, situato sulle rive della Gaṅgā, questo si sappia,

  84 	questa verità sia recitata all'orecchio dei ri-nati, dei virtuosi,
     	del proprio figlio, degli amici, del discepolo, del proprio seguito,

  85 	questo è luogo di dharma, di santità, adatto al sacrificio, felice,
     	questo spalanca il cielo, dà gioia, è il supremo purificatore,

  86 	questo è il segreto dei grandi ṛṣi che monda da ogni male,
     	e studiando tra i ri-nati, si ottiene l'estrema purezza,

  87 	e chi pure ascolti sempre questa santità del tīrtha e sempre sia puro,
     	ricorderà le proprie molte nascite e sarà onorato in paradiso,

  88 	facili da raggiungere alcuni tīrtha elencati e alcuni difficili,
     	a questi con la mente ci si rechi, col desiderio di vedere ogni tīrtha,

  89 	questi dai vasu, dai sādhya, dagli āditya dai marut e dagli aśvin
     	e dai ṛṣi sono venerati, simili agli dèi, avidi di virtù,

  90 	così pure tu o kauravya, con questa regola o fermo nei voti,
     	recati sempre ai tīrtha con la purezza aumenta la purezza,

  91 	coi mezzi sorti prima dalla fede, e dalla conoscenza della śruti,
     	questi tīrtha sono raggiunti dai virtuosi che seguono i giusti precetti,

  92 	né i senza voti, né le anime incompiute, né gli impuri, né i ladri,
     	si bagnano nei tīrtha o kauravya, e nemmeno gli uomini di mente ingannevole,

  93 	da parte tua sempre con retta disciplina, guardando allo scopo del dharma,
     	i padri sono stati preservati e tutti gli antenati, o caro,

  94 	e gli dèi col Grande-avo in testa, e le schiere dei ṛṣi,
     	del tuo dharma o sapiente del dharma sempre sono soddisfatti,

  95 	tu otterrai i mondi dei vasu, o simile al Vāsava,
     	e grande fama imperitura o Bhīṣma otterrai sulla terra.'”

  96 	Nārada disse:
     	“così avendo parlato, salutando il beato ṛṣi Pulastya,
     	compiaciuto e con animo lieto, da lì scompariva,

  97 	e Bhīṣma o tigre dei kuru, ben vedendo la verità degli śāstra,
     	secondo le parole di Pulastya percorse la terra,

  98 	chi con questa disciplina percorre la terra,
     	un frutto maggiore di cento aśvamedha ottiene da morto,

  99 	e quindi il supremo dharma dalle otto qualità otterrai o pṛthāde, 
     	e se tu guiderai questi ṛṣi per questo solo otterrai le otto qualità,

 100 	questi tīrtha sono infestati da schiere di rakṣas o bhārata,
     	nessuno eccetto te vi si può recare o rampollo dei kuru,

 101 	questo pellegrinaggio dei devarṣi verso tutti i thīrta,
     	chi recita all'alba alzandosi si libera di tutti i mali,

 102 	dove sempre vi sono i pricipali ṛṣi, Vālmīki e e il figlio di Kaśyapa,
     	e il figlio di Atri, Kauṇḍinya, Viśvāmitra e Gautama,

 103 	Asita Devala, Mārkaṇḍeya, e Gālava,
     	Bharadvāja, e Vasiṣṭha, e il muni Uddālaka,

 104 	Śaunaka assieme al figlio, e Vyāsa il migliore degli oranti, 
     	e Durvāsas il migliore dei muni, e Gālava dal grande tapas,

 105 	tutti questi ṛṣi ricchi in tapas, ti aspettano,
     	assieme a questi o grande re, a questi tīrtha recati,

 106 	un ṛṣi divino di nome Lomaśa, di infinito splendore,
     	giungerà a te, e assieme a costui devi partire,

 107 	e assieme a me o sapiente del dharma, visita questi tīrtha,
     	otterrai grande fama, come il re Mahāchiṣa,

 108 	come Yayāti anima giusta, come il re Purūravas,
     	così tu o tigre tra i kuru, per il tuo dharma splenderai,

 109 	come il re Bhagīratha, e come Rāma è celebre,
     	così tu risplenderai tra tutti i re come lo stesso sole,

 110 	come Manu, come Ikṣvāku, come Pūru dalla grande fama,
     	come Vainya il potentissimo, così tu sarai celebre,

 111 	e come l'uccisore di Vṛtra un tempo distrusse tutti i nemici,
     	così tu compiendo la distruzione dei nemici, le creature proteggerai,

 112 	ottenuta la terra, vinta col tuo dharma o occhi di loto,
     	fama otterrai col dharma come Arjuna il figlio di Kṛtavīrya.”

 113 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo rincuorato il re, il venerabile ṛṣi Nārada, 
     	preso congedo dal grand'anima, colà scompariva,

 114 	ma Yudhiṣṭhira, quella giusta anima, a quel soggetto pensando,
     	faceva conoscere ai ṛṣi il racconto del pellegrinaggio ai tīrtha.
     


                              LXXXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	conosciuta l'opinione dei fratelli e del saggio Nārada,
     	il re Yudhiṣṭhira disse a Dhaumya simile al Grande-avo:

   2 	“ da me quella tigre fra gli uomini, Jiṣṇu dall'assoluto coraggio,
     	fu inviato in cerca di armi il grandi-braccia dall'incomparabile anima,

   3 	quel valoroso, è entusiasta e adatto a ciò, o ricco in tapas,
     	esperto e forte pure nelle armi è potente come Vāsudeva,

   4 	questi due Kṛṣṇa distruttori di nemici, io
     	riconosco come coraggiosi e così pure il potente Vyāsa,
     	conosce questi due, Vāsudeva e Dhanaṁjaya come esseri dei primi tre yuga,

   5 	e Nārada pure lo sa, e sempre me lo ripeteva,
     	e pure io li riconosco come i due ṛṣi Nara e Nārāyaṇa,

   6 	lui ne è in grado, così io ho pensato inviando Arjuna,
     	non inferiore ad Indra è il mio fratello minore, mandato
     	a vedere il signore degli dèi, per avere armi da Indra,

   7 	Bhīṣma e Droṇa supremi sul carro, e Kṛpa e il figlio di Droṇa arduo da vincere,
     	supportano il figlio di Dhṛtarāṣṭra in battaglia, i fortissimi,
     	tutti sono sapienti dei veda, tutti guerrieri, ed esperti nelle armi,

   8 	e quel fortissimo che da sempre desidera combattere col pṛthāde,
     	Karṇa conoscitore di armi divine, il grande guerriero figlio del sūta,

   9 	egli con l'impeto dei cavalli è forte come il vento, come fiamme di fuoco ha le frecce,
     	con la polvere per fumo il fuoco delle sue armi è spinto dal vento dei dhārtarāṣṭra,

  10 	come spinto dal tempo, come il fuoco di fine yuga,
     	egli brucerà il mio esercito come erba secca non v'è dubbio,

  11 	quella grande nuvola di armi divine, spinto dal vento che è Kṛṣṇa,
     	lui che ha i bianchi cavalli come gru, il gāṇḍīva alzato come l'arma di Indra,

  12 	sempre con fiumi di frecce il fuoco acceso che è Karṇa,
     	distruggerà in battaglia, quell'elevata nuvola che è Arjuna,

  13 	quel vincitore di città nemiche da Śakra in persona,
     	tutte le armi divine riceverà in verità Bībhatsu,

  14 	e lui basterà per tutti costoro, questa cosa io penso,
     	non vi è una super azione dei nemici che possa opporsi in battaglia alla sua,

  15 	noi tutti vediamo il pāṇḍava, Conquista-ricchezze, con le armi in pugno,
     	Bībhatsu non si ferma una volta intrapresa un'azione,

  16 	noi senza quel valoroso, in questa foresta, o migliore dei bipedi,
     	non troviamo pace in kāmyaka assieme a Kṛṣṇā,

  17 	signore un'altra foresta ben fornita di cibo e pura e piena di frutti,
     	indicaci, che sia piacevole e frequentata da uomini virtuosi,

  18 	dove noi qualche tempo vivendo, il coraggioso,
     	Arjuna aspettiamo, il valoroso come una nuvola che promette pioggia,

  19 	e altri e vari āśrama abitati da ri-nati,
     	e laghi e fiumi, e piacevoli montagne,

  20 	indicaci, o brahmano, noi non abbiamo gioia senza Arjuna
     	in questa foresta di kāmyaka abitando, andiamo verso qualche altro luogo.”
     


                              LXXXV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	tutti i pāṇḍava vedendo pieni d'ansia e con animo depresso,
     	allora Dhaumya simile a Bṛhaspati confortandoli diceva:

   2 	“dei santi āśrama piacevoli ai brahmani o toro dei bhārata,
     	di luoghi, di tīrtha e di monti ti parlerò, ascoltami o sovrano,

   3 	per primo della regione orientale o re, frequentata da schiere di rājarṣi,
     	piacevole, ti parlerò o Yudhiṣṭhira, secondo gli insegnamenti,

   4 	essendo affollata da divini ṛṣi ha per nome naimiṣa o bhārata,
     	dove vi sono tīrtha divini, santissimi qua e là,

   5 	dove vi è la gomatī, pura, bella, abitata da divini ṛṣi,
     	e il luogo di sacrificio degli dèi, e il fuoco sacro di Vivasvat,

   6 	in essa vi è la miglior montagna la santa gaya, venerata dai rājarṣi,
     	dove vi è il benevolo lago di Brahmā venerato dai trenta ṛṣi,

   7 	per questo motivo lo celebrano gli antichi,
     	se si desiderano molti figli o anche uno solo si vada a gayā,

   8 	là v'è la mahānadī e pure il monte gaya o senza macchia,
     	dove vi è l'albero celebrato dai saggi, mezzo indistruttibile,
     	dove il cibo offerto ai padri diviene inesauribile o potente

   9 	dove v'è la santa acqua di un grande fiume, phalgu di nome,
     	e pure il kauśikī dalle molte radici e frutta, o toro dei bhārata,
     	dove Viśvāmitra ricco in tapas raggiunse lo stato di brahmano,

  10 	dove c'è il santo fiume Gaṅgā, sulle cui rive Bhagīratha
     	sacrificava o caro, con molti riti e ricche offerte,

  11 	e tra i pāñcāla o kaurava, narrano dell'utpalāvat,
     	dove Viśvāmitra il kauśika sacrificava assieme a Śakra,
     	dove il venerabile entrava nella discendenza di Jamadagni,

  12 	e avendo visto la potenza sovrumana di Viśvāmitra,
     	a kanyakubja il kauśika bevve il soma assieme ad Indra,
     	quindi abbandonata la casta kṣatriya affermò:' io sono un brahmano!'

  13 	purificatrice, dai ṛṣi frequentata, santa, supremo fuoco,
     	è la confluenza della Gaṅgā colla Yamunā celebre al mondo,

  14 	dove il Grande-avo, l'anima universale, un tempo sacrificava,
     	prayāga è perciò chiamata o migliore dei bhārata, 

  15 	là il principale grande āśrama di Agastya o re dei re,
     	chiamato hiraṇyabindu sul monte kālaṁjara o sovrano,

  16 	vi è la santa montagna benevola la migliore di ogni altro monte,
     	di nome mahendra o kaurava, del bhṛguide grand'anima,

  17 	dove un tempo sacrificava il Grande-avo o kuntīde,
     	e dove la santa Bhāgīrathī partecipava o Yudhiṣṭhira,

  18 	dove vi è il sacro luogo chiamato brahmaśālā o signore di popoli,
     	pieno di privi di peccati, la cui sola vista è sacra,

  19 	purificatore e di buon auspicio è chiamato al mondo sempre,
     	il prato di Mataṅga il grande supremo āśrama,

  20 	vi è il monte kuṇḍoda pieno di molte radici e frutta,
     	dove il naiṣadha assetato ottenne acqua e conforto,

  21 	dove v'e la bella foresta divina frequentata dagli asceti,
     	e dove vi sono vari fiumi e deliziosi picchi montani,

  22 	e tīrtha, torrenti, colline rocciose, e sacri santuari,
     	della regione orientale o grande re, io ti riferii,

  23 	ascolta ora delle altre tre regioni quali sono i tīrtha,
     	i corsi d'acqua, i monti, e i sacri santuari.”
     


                              LXXXVI


   1 	Dhaumya disse:
     	“dei sacri tīrtha posti a sud ascolta o bhārata,
     	in dettaglio secondo la mia conoscenza te li racconterò o bhārata,

   2 	nel luogo dove vi è il fiume che è chiamato godāvarī,
     	con molti boschi, ricco d'acque, bello frequentato da asceti,

   3 	e la veṇṇā e la bhīmarathī entrambi fiumi che purificano dai mali e dalle paure,
     	pieni di selvaggina e uccelli adornati da asili di asceti,

   4 	là vi è il rivo del grande ṛṣi Nṛga, o toro dei bhārata,
     	la payoṣṇī, piacevole tīrtha, con molte acque, abitata da ri-nati,

   5 	e pure qui il grande yogin Mārkaṇḍeya dal grande tapas,
     	cantava i versi genealogici del signore della terra Nṛga,

   6 	alla presenza di Nṛga mentre sacrificava, così abbiamo udito,
     	Indra si beava di soma e i brahmani con le offerte,

   7 	vi è la sacra selva di Māṭhara, benefica, con molte radici e frutta,
     	e il suo palo sacrificale, o migliore dei bhārata sul monte varuṇasrotasa,

   8 	e sulla riva settentrionale della praveṇī vi è pure l'āśrama di Kaṇva,
     	e celebri selve di asceti in accordo colla śruti,

   9 	nel śūrpāraka vi sono due vedī del grand'anima Jamadagni,
     	e i piacevoli tīrtha pāṣāṇa e puraścandrā o bhārata,

  10 	e tra i mortali o kuntīde l'aśokatīrtha con numerosi āśrama,
     	e tra i pāṇḍya il tīrtha di Agastya e quello di Varuṇa o Yudhiṣṭhira, 

  11 	della kumārī detto, santo tra i pāṇḍya un fiume v'è o toro tra gli uomini,
     	del tāraparṇī o kuntīde io ti parlerò, ascoltami:

  12 	in quell'āśrama dove gli dèi desiderosi paraticarono un grande tapas,
     	questo è chiamato gokarṇa conosciuto nei tre mondi o bhārata,

  13 	con molte e chiare acque, santo o caro, e benevolo v'è
     	un lago difficilissimo da raggiungersi per gli uomini dall'anima non formata,

  14 	là vi è di Tṛṇasomāgni l'āśrama abbondante di frutta e radici,
     	santo del discepolo di Agastya, sul monte devasabha,

  15 	là v'è la montagna vaiḍūrya, bella benevola fatta di pietre preziose,
     	e l'āśrama di Agastya, pieno di molte radici e frutta,

  16 	ma tra i surāṣṭra io ti parlerò dei santi santuari,
     	degli āśrama, dei fiumi, dei monti, e laghi o signore di uomini,

  17 	là i saggi raccontano pure dell'emersione del camasa
     	e sull'oceano vi è prabhāsa, il tīrtha dei trenta dèi, o Yudhiṣṭhira,

  18 	dove v'è il sublime tīrtha chiamato piṇḍāraka frequentato dagli asceti,
     	e l'ujjayanta, il grande picco che rapido conduce al successo,

  19 	là dal supremo divino ṛṣi Nārada fu udito recitare
     	un'antica strofa, questa ora ascolta o Yudhiṣṭhira,

  20 	sulla santa montagna tra i surāṣṭra frequentata da animali e uccelli,
     	sulla ujjayanta un asceta è onorato in paradiso,

  21 	là vi è la santa dvāravatī dove risiede il distruttore di Madhu,
     	egli è l'antico dio in persona, il dharma eterno,

  22 	i saggi che conoscono i veda e le genti che conoscono l'adhyātman,
     	dicono che il grand'anima Kṛṣṇa è il dharma eterno,

  23 	Govinda è detto essere il supremo purificatore dei purificatori,
     	ed egli è pure il puro dei puri e la benedizione delle benedizioni,

  24 	il trimundio è quell'occhi di loto, l'eterno dio degli dèi,
     	e Hari là risiede il Madhusūdana, dall'anima oltre ogni pensiero.”
     


                              LXXXVII


   1 	Dhaumya disse:
     	“ tra gli avanti nella regione occidentale, io ti esporrò,
     	i santuari che la vi sono, santi e purificatori,

   2 	piena si boschi di mango e senape, adornata di selve di canne palustri,
     	vi è colà la sacra fiumana narmadā che scorre ad occidente o bhārata,

   3 	dove c'è la casa santa del muni Viśravas,
     	dove nacque il dio dei tesori Kubera dal carro trainato da uomini,

   4 	vi è il picco vaiḍūrya di nome, santa e bella, eccellente montagna,
     	là vi sono alberi dai frutti e fiori divini, con verdi foglie,

   5 	sul picco di questo monte, là vi è il lago del saggio Bṛhaspati,
     	pieno di loti sbocciati o re, frequentato da dèi e gandharva,

   6 	molti prodigi si vedono o grande re, là sul monte
     	santo, porta del paradiso, divino, sempre abitato da ṛṣi divini,

   7 	vi è il fiume hradinī là, e i santi tīrtha del rājarṣi
     	Viśvāmitra, il suo fiume è supremamente santo o vincitore di città nemiche,

   8 	sulle cui rive, in mezzo ai virtuosi, Yayāti il figlio di Nahuṣa,
     	cadeva e di nuovo otteneva i mondi dall'eterno dharma,

   9 	là vi è un santo lago, o caro, e la montagna maināka,
     	e un monte con molte radici e frutta, di nome asita o valoroso,

  10 	là c'è l'āśrama santo di Kakṣasena o Yudhiṣṭhira,
     	e l'āśrama di Cyavana, celebre ovunque o pāṇḍava,
     	colà anche con minimo tapas si perfezionano gli uomini o potente,

  11 	il jambūmārga c'è o grande re, dei ṛṣi dall'anima purificata,
     	l'āśrama è il migliore dei luoghi di pace, con miriadi di uccelli e animali,

  12 	quindi santissimo o re, e sempre pieno di asceti,
     	il tīrtha ketumālā, e il madhyā e il gaṅgāraṇya o protettore della terra,
     	e il celebre e santo bosco saindhava frequentato dai ri-nati,

  13 	vi è il lago del Grande-avo, puṣkara di nome o bhārata,
     	l'amato rifugio di ṛṣi, siddha e vaikhānasa,

  14 	qui pure allo scopo di pregare Prajāpati, cantava
     	tra i puṣkara i suoi versi o migliore dei kuru, o migliore dei virtuosi,

  15 	anche con la sola mente il saggio che desidera i puṣkara,
     	ne ha i peccati distrutti, e vive felice in paradiso.”
     


                              LXXXVIII


   1 	Dhaumya disse:
     	“nella regione settentrionale o tigre dei re, quelli che sono santi,
     	questi santuari sacri io ti elencherò,

   2 	la Sarasvatī veicolo di santità, è un fiume adornato di foreste,
     	che scorre verso il mare con grande energia, vi è qui la Yamunā o pāṇḍava,

   3 	là vi è il santissimo tīrtha plakṣāvataraṇa benevolo,
     	dove sacrificando con le acque della Sarasvatī i ri-nati ottengono la purificazione,

   4 	v'è il santo, divino, benefico, tīrtha chiamato agniśiras,
     	dove Sahadeva sacrificava col lancio del bastone o bhārata,

   5 	e proprio per questo motivo vi fu il canto di Indra o Yudhiṣṭhira,
     	e in questo mondo continuano i versi cantati dai ri-nati,

   6 	sui fuochi che Sahadeva preparò lungo la yamunā,
     	a centinaia di migliaia e sulle centinaia di migliaia di offerte,

   7 	colà il re Bharata, l'imperatore dalla grande fama,
     	trentacinque hayamedha sacrificava,

   8 	e il quale compiva ogni desiderio dei ri-nati, o caro, così fu un tempo udito da me,
     	di lui perpetuamente è celebre il santo āśrama saraka,

   9 	v'è la Sarasvatī il fiume dai virtuosi sempre venerato o pṛthāde,
     	dove o grande re, un tempo si sacrificava dai ṛṣi vālakhilya,

  10 	là v'è la santissima dṛṣadvatī così chiamata o Yudhiṣṭhira,
     	là vi sono i due santi: Vaivarṇya e Varṇa o principe di uomini,

  11 	entrambi sapienti dei veda, nei veda formati, esperti nella conoscenza dei veda,
     	sacrificarono sempre con santi riti o migliore dei bhārata,

  12 	un tempo molti dèi riunendosi con Indra, con Varuṇa,
     	in viśākhayūpa praticarono l'ascesi, perciò santissimo è questo,

  13 	il grande ṛṣi beato, il celeberrimo Jamadagni,
     	nei palāśaka belli e santi sacrificava, il vittorioso,

  14 	dove tutti i migliori fiumi in persona, quel migliore dei ṛṣi
     	circondando risiedono, acquisendo le loro rispettive acque,

  15 	e qui pure o grande re, da sè stesso Viśvāvasu cantava,
     	questa strofa, allora osserva o valoroso, il valore del grand'anima,

  16 	mentre il grand'anima Jamadagni sacrificava agli dèi,
     	giungendo tutti i fiumi lo soddisfacevano con miele,

  17 	abbellita da apsaras, gandharva, yakṣa, e rakṣas,
     	abitata da kirāta e da kiṁnara questa montagna è il migliore dei monti,

  18 	veloce passa la Gaṅgā a gaṅgādvāra o Yudhiṣṭhira,
     	e santo questo luogo è chiamato, frequentato da schiere di brahmarṣi,

  19 	Sanatkumāra o kauravya, o pure il sacro Kanakhala,
     	e il monte puru di nome, dove nacque Purūravas,

  20 	dove Bhṛgu praticò il tapas, frequentato da schiere di grandi ṛṣi,
     	vi è o re l'asilo chiamato bhṛgutuṅga, grande montagna,

  21 	e quanto v'è di passato presente e futuro o toro fra gli uomini,
     	così è il potente Nārāyaṇa l'eterno Viṣṇu o migliore degli uomini,

  22 	di questo illustrissimo vi è lungo la santa e ampia badarī,
     	il santo asilo così chiamato famoso nei tre mondi,

  23 	la Gaṅgā scorre con acque tiepide, mentre prima erano fredde,
     	con spiagge dorate o re, lungo la larga badarī,

  24 	dove i ṛṣi e gli dèi beati, potentissimi,
     	essendo giunti sempre si prostrano al dio Nārāyaṇa potente,

  25 	dove c'è il dio Nārāyaṇa eterno, suprema anima,
     	là vi è l'intero universo o pṛthāde, e i tīrtha e i santuari,

  26    questo e il santo, questo il supremo brahman, questo il tīrtha, questa la selva ascetica,
     	là vi sono i ṛṣi divini, i siddha, e tutti i ricchi in tapas,

  27 	c'è il primo dio, il grande yogin, dove risiede il Madhusūdana,
     	e pure il santo dei santi, qui non aver alcun dubbio,

  28 	questi o re, sacri sulla terra o principe della terra,
     	sono i famosi tīrtha e santuari o migliore degli uomini,

  29 	questi dai vasu, dai sādhya, dagli āditya, dai marut e dagli aśvin,
     	sono frequentati e dai ṛṣi grandi anime simili allo stesso Brahmā,

  30 	recandoti a questi o kuntīde, assieme ai tori tra i brahmani,
     	e ai tuoi fratelli illustri, ti allontanerai da ogni rimpianto.”
     


                              LXXXIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato Dhaumya o rampollo dei kuru,
     	Lomaśa il potentissimo ṛṣi là arrivava,

   2 	il re, il primogenito dei pāṇḍava col suo seguito e i brahmani davanti a lui,
     	a quel beato si alzarono come in cielo gli immortali a Śakra,

   3 	lui avendo onorato secondo le regole il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	gli chiedeva lo scopo del suo arrivo e il motivo del suo viaggio, 

   4 	egli richiesto dal figlio di Pāṇḍu, compiaciuto il grand'anima,
     	disse con dolci palore, quasi con gioia ai pāṇḍava: 

   5 	" mentre viaggiavo o kuntīde, per mia volontà in tutti i mondi,
     	giunsi alla dimora di Śakra e là vidi il signore degli dèi,

   6 	e vidi pure tuo fratello il valoroso ambidestro,
     	che divideva il seggio con Śakra stesso e là grande la mia meraviglia
     	fu, o tigre fra gli uomini, vedendo il pṛthāde colà posto,

   7 	e disse a me allora il signore degli dèi: 'vai dai figli di Pāṇḍu!'
     	così io partivo rapido per vedere te e il tuo seguito,

   8 	per ordine del dio più invocato, e del pṛthāde grand'anima,
     	io ti riferirò un grande bene o continuatore dei pāṇḍava,

   9 	assieme ai tuoi fratelli o re, e a Kṛṣṇā questo ascolta,
     	quanto da te fu richiesto o toro dei pāṇḍava, riguardo alle armi, al grande-braccia,

  10 	da Rudra ottenne il pṛthāde quest'arma grande, ineguagliabile,
     	che ha nome brahmaśira, attraverso il tapas giunta a Rudra,

  11 	sorta dall'amṛta, è l'arma di Rudra ottenuta dall'ambidestro,
        assieme ai suoi mantra e quelli per richiamarla e i modi di auspicio e di espiazione,

  12 	e la folgore e altre armi a cominciare dal bastone o Yudhiṣṭhira,
     	avuti da Yama, da Kubera, da Varuṇa e da Indra o rampollo dei kuru,
     	armi divine imparava il pṛthāde dall'infinito coraggio,

  13 	e pure dal figlio di Viśvāvasu, il canto, la danza, e il sāman,
     	e gli strumenti musicali secondo le regole acquisiva, secondo conoscenza,

  14 	così esperto nelle armi, il kuntīde, otteneva la sapienza dei gandharva,
     	e viveva felice Bībhatsu tuo fratello terzogenito,

  15 	per questo motivo il migliore dei celesti queste parole mi disse,
     	e queste io ti dirò o Yudhiṣṭhira, ascoltami:

  16 	' tu o signore raggiungerai il mondo umano senza dubbio,
     	riferisci colà a Yudhiṣṭhira, le mie parole o migliore dei ri-nati,

  17 	giungerà presto tuo fratello Arjuna esperto nelle armi,
     	compiute grandi azioni per gli dèi, che sono impossibili a compiersi dai celesti,

  18 	al tapas applica te stesso assieme ai fratelli,
     	del tapas nulla vi è superiore, col tapas di ottiene la grandezza,

  19 	e io conosco Karṇa secondo verità, o migliore dei bhārata,
     	egli non possiede in battaglia la sedicesima parte del pṛthāde,

  20 	e pure il timore perciò che sta nella tua mente o distruttore di nemici,
     	pure questo io allontanerò col ritorno quaggiù dell'ambidestro,

  21 	e quanto tu hai in mente riguardo al pellegrinaggio ai tīrtha,
     	Lomaśa tutto questo ti rivelerà senza alcun dubbio,

  22 	e qualsiasi frutto che vi sia ascetico nei tīrtha o bhārata,
     	di cui il grande ṛṣi possa parlarti, accoglilo con fede e non altrimenti.'"
     


                              XC


   1 	Lomaśa disse:
     	" e pure quanto mi fu detto dal Conquista-ricchezze, ascolta o Yudhiṣṭhira:
     	' Yudhiṣṭhira il fratello mio fai aderire ad una sovranità nel dharma,

   2 	tu conosci i dharma degli asceti e gli altri, o ricco in tapas,
     	e pure conosci l'eterno dharma dei prosperosi re,

   3 	e signore quant'altro tu conosci di purificatore per gli uomini,
     	questo santo tīrtha fornisci al pāṇḍava,

   4 	in qual modo il principe debba recarsi ai tīrtha e donare le vacche,
     	in questo modo egli con tutta l'anima agisca.' così mi disse il conquistatore,

   5 	' e da te signore protetto egli si rechi ovunque ai tīrtha,
     	e da te sia protetto dai rakṣas nei luoghi impervi e inaccessinìbili,

   6 	come Dadhīca protesse il re degli dèi, e come Aṅgiras il sole splendente,
     	così proteggi il kuntīde, dai rakṣas o migliore dei ri-nati,

   7 	gli yātudhāna e i molti rākṣasa simili a montagne,
     	con la tua protezione non si avvicineranno ai kuntīdi.'

   8 	quindi io per ordine di Indra e per comando di Arjuna, 
     	ti proteggerò da ogni timore e verrò con te,

   9 	due volte prima d'ora io vidi i tīrtha o rampollo dei kuru,
     	e per la terza volta io li visiterò assieme a te signore,

  10 	questo viaggio fu fatto o Yudhiṣṭhira, da grandi ṛṣi santi nell'agire,
     	a cominciare da Manu, o grande re, il pellegrinaggio ai tīrtha che toglie la paura,

  11 	né il malvagio, né l'anima incompiuta, né l'ignorante, né il mal'agente
     	si bagna nei tīrtha o kauravya, né l'uomo falso,

  12 	tu che sempre hai mente al dharma, fedele alla sincerità, sapiente del dharma,
     	diverrai completamente libero da ogni peccato, 

  13 	come il re Bhagīratha e gli altri re a cominciare da Gaya,
     	come Yayāti o kuntīde, così pure tu o pāṇḍava."

  14 	Yudhiṣṭhira disse: 
     	"per la gioia non riesco a trovare qualche risposta alle tue parole,
     	che cosa c'è di superiore di nome di chi è tenuto in mente dal re degli dèi?

  15 	di chi ha la tua compagnia o signore, di chi ha per fratello il Conquista-ricchezze?
     	di chi è ricordato dal Vāsava chi è di nome superiore?

  16 	e quanto mi dicesti o signore riguardo il visitare i tīrtha,
     	per consiglio di Dhaumya, questa decisione già prima fu presa da me,

  17 	se anche tu o brahmano pensi di venire a visitare i tīrtha,
     	allora io partirò, questo è la mia ferma e suprema decisione."

  18 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	al pāṇḍava deciso a partire Lomaśa disse:
     	"sii pronto o grande re, e partirai per un facile viaggio."

  19 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"i brahmani che mendicano la bikṣa, e quelli che sono in ascesi,
     	e pure i cittadini che mi hanno seguito preferendo la lealtà, al re,

  20 	riparino presso il grande re Dhṛtarāṣṭra, a costoro,
     	egli darà secondo il desiderio il supporto che sarà conveniente per lui,

  21 	se il sovrano di uomini non desse il sostentamento secondo le necessità,
     	per l'amore che porta a noi il re dei pāñcāla a voi lo darà."

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora in grande numero i cittadini grati per il sostegno del guru,
     	i savi, gli asceti tutti insieme, partirono verso la città degli elefanti,

  23 	tutti questi per amore del dharmarāja il re figlio di Ambikā,
     	accolse, secondo le regole, e con doni soddifaceva,

  24 	quindi il re figlio di Kuntī assieme ad attivi brahmani
     	e a Lomaśa, contento nella selva kāmyaka tre notti risiedeva.
     


                              XCI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi i brahmani che abitavano la foresta, al partente kuntīde
     	avvicinandosi, allora o re, queste parole dicevano:

   2 	"o re ti rechi ai santi tīrtha assieme ai fratelli,
     	e assieme al ṛṣi divino Lomaśa, grand'anima,

   3 	pure noi o grande re tu devi condurre o pāṇḍava,
     	noi non siamo in grado senza di te o kaurava di andare a questi

   4 	con le nostre gambe, che sono infestati, e impervi e difficili,
     	i tīrtha sono impossibili da raggiungere per piccoli uomini o signore di uomini,

   5 	i tuoi fratelli sono guerrieri, sempre i migliori arcieri,
     	e protetti da tali guerrieri, noi pure potremmo venire,

   6 	con tuo favore dunque noi otterremo il sublime frutto,
     	dei tīrtha o protettore della terra, e dei voti o signore di popoli,

   7 	dal tuo valore protetti, liberi bagnandoci nei tīrtha,
     	diverremo liberati dai peccati, visitando i tīrtha o sovrano,

   8 	e pure tu signore, i mondi del re dei re Kārtavīrya o bhārata,
     	e del re e ṛṣi Aṣṭaka, e di Lomapāda,

   9 	e di Bharata, il valoroso imperatore del mondo o principe,
     	certamente otterrai, quei mondi privi di male bagnandoti nei tīrtha,

  10 	e i tīrtha a cominciare da prabhāsa, e i monti a cominciare dal mahendra,
     	e i fiumi colla Gaṅgā in testa, e gli alberi della foresta a cominciare dal plakṣa,
     	assieme a te o protettore della terra, noi vogliamo vedere,

  11 	se qualche amore vi è in te per i brahmani, o signore di genti,
     	dacci subito la tua parola, allora il meglio raggiungerai,

  12 	i tīrtha o grandi-braccia, sempre da rakṣas,
     	che ostacolano l'ascesi sono pieni, tu ci devi proteggere,

  13 	i tīrtha furono descritti da Dhaumya e dal saggio Nārada,
     	quelli di cui parla il divino ṛṣi Lomaśa dal grandissimo tapas,

  14 	secondo le regole tutti questi, tu visita o signore dei uomini,
     	distruggendo i peccati assieme a noi e protetto da Lomaśa."

  15 	egli così onorato da essi per la gioia versava lacrime,
     	circondato dai valorosi fratelli a cominciare da Bhīmasena,
     	"acconsento." così il toro dei pāṇḍava diceva a tutti quei ṛṣi,

  16 	avendo chiesto il permesso a Lomaśa e al purohita Dhaumya,
     	quindi il migliore dei pāṇḍava, il saggio assieme ai fratelli,
     	e a Draupadī dalle irreprensibili membra, poneva mente alla partenza,

  17 	allora Vyāsa il venerabile, e pure Nārada e Parvata
     	soppragiungevano in kāmyaka a vedere il pāṇḍava, quei saggi,

  18 	a questi Yudhiṣṭhira il re, rendeva omaggio secondo le regole,
     	e i virtuosi venerabili allora dicevano a Yudhiṣṭhira:

  19 	"o Yudhiṣṭhira, o gemelli, o Bhīma, con la mente agite in rettitudine,
     	con la mente purificatevi, e purificati recatevi ai tīrtha,

  20 	il controllo del corpo dicono i brahmani che sia il voto degli uomini,
     	e l'intelletto purificato dalla mente, i ri-nati dicono essere il voto degli dèi,

  21 	una mente priva di dolo è ottenuta dai celesti o sovrano di uomini,
     	fermi con intelletto benevolo, purificati recatevi ai tīrtha,

  22 	voi tutti purificati nelle menti e impegnati a controllare il corpo,
     	nel voto divino fermi restando come fu detto il frutto otterrete."

  23 	i pāṇḍava " così sia." rispondendo assieme a Kṛṣṇā,
     	fatti tutti i riti propiziatori concepiti dai muni divini e umani, 

  24 	toccati i piedi di Lomaśa, e del dvaipāyana,
     	e di Nārada o re dei re, e del divino ṛṣi Parvata,

  25 	gli eroi assieme a Dhaumya e agli altri abitanti della foresta,
     	passato il mese mārgaśīrṣyā con la costellazione puṣya allora partirono,

  26 	le stoviglie prendendo, vestiti di pelli e con i capelli raccolti,
     	indossando impenetrabili corazze ai tīrtha si recarono,

  27 	con gli attendenti a cominciare da Indrasena, e più di quattordici carri, 
     	con cuochi e utensili, e pure gli altri assistenti,

  28 	con le armi, le spade allacciate, con le faretre, e le frecce,
     	partirono i valorosi pāṇḍava verso est o Janamejaya. 
     


                              XCII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" non penso me stesso come privo di virtù o migliore dei ṛṣi divini,
     	eppure io sono oppresso dal dolore come nessun altro sovrano,

   2 	e io penso i nemici privi di virtù e pure non seguaci del dharma,
     	e per quale motivo essi o Lomaśa in questo mondo prosperano?"

   3 	Lomaśa disse:
     	" qui tu non ti devi addolorare o pṛthāde, in alcun modo,
     	quanto nell'adharma crescano le genti, nell'adharma sono compiaciuti,

   4 	un uomo nell'adharma prospera, quindi vede ricchezze, 
     	quindi vince i nemici, ma alla fine dalle radici viene distrutto,

   5 	io vidi i daiteya e i dānava o principe della terra,
     	prosperare nell'adharma, e di nuovo trovare la distruzione,

   6 	un tempo io vidi tutto questo nella guerra degli dèi o splendido,
     	i celesti facevano riplendere il dharma, e gli asura il dharna rigettavano,

   7 	gli dèi visitarono i tīrtha ma non lo fecero gli asura o bhārata,
     	l'arroganza dell'adharma penetrò in loro a quel tempo,

   8 	dall'arroganza nasce la follia, dalla follia cresce la rabbia,
     	dalla rabbia la fine di ogni pudore, allora la giusta condotta in loro perisce,

   9 	questi privi di pudore, persa ogni vergogna, di mala condotta, di scarsi voti,
     	presto allora vennero abbandonati dalla pace, dalla fortuna e dal dharma,
     	la fortuna venne agli dèi, e la sfortuna agli asura o re,

  10 	soverchiati dalla sfortuna, le menti rapite dall'arroganza,
     	i daiteya e i dānava furono penetrati dalla discordia,

  11 	i dānava soverchiati dalla sfortuna e pure dalla discordia,
     	dominati dall'arroganza o kuntīde, insensati, privi di riti,

  12 	colpiti dalla follia, presto furono soverchiati dalla distruzione, 
     	allora disonorati i daitya interamente andarono distrutti,

  13 	gli dèi invece, e ai mari, e ai fiumi, e ai laghi,
     	si recarono, i virtuosi e ai sacri santuari,

  14 	con tapas, riti, donazioni, e parole benedette o pāṇḍava,
     	allontanarono tutti i mali, e il meglio raggiunsero,

  15 	così con donazioni e con atti religiosi, ovunque, 
     	ai tīrtha si recarono, i saggi, e con ciò ottennero la suprema potenza,

  16 	così tu pure o re dei re, bagnandoti nei tīrtha col tuo seguito,
     	ritroverai la buona fortuna, questa la suprema via,

  17 	come Nṛga, come il re Śibi, come Auśīnara,
     	Bhagīratha, Vasumanas, Gaya, Pūru, Purūravas,

  18 	paraticando sempre il tapas, col bagnarsi nelle acque essi,
     	col pellegrinaggio ai tīrtha, purificati, e col visitare le grandi anime,

  19 	acquistarono fama, purezza e ricchezze, o signore di popoli,
     	così tu pure o re dei re, otterrai ampia prosperità,

  20 	e come Ikṣvāku agiva assieme ai figli, genti, e parenti,
     	e pure Mucukunda, Māndhātṛ, e il sovrano Marutta,

  21 	santa fama trovarono come gli dèi con la forza del tapas,
     	e i ṛṣi divini interamente, così tu pure la troverai,

  22 	i figli di Dhṛtarāṣṭra invece, dall'arroganza e dalla vanità affascinati,
     	presto periranno, come i daitya, senza alcun dubbio."
     


                              XCIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	e così gli eroi insieme risiedendo qua e là,
     	passo a passo questi principi della terra giunsero alla foresta naimiṣa,

   2 	quindi nei sacri tīrtha della gomatī i pāṇḍava o sovrano,
     	fatte le abluzoni, donarono vacche e ricchezze, o bhārata,

   3 	colà avendo venerato dèi, padri, e savi brahmani ripetutamente,
     	i kaurava, nel kanyātīrtha, nell'aśvatīrtha e nel tīrtha delle vacche,

   4 	a vālakoṭī e sul monte vṛṣaprastha risiedendo, i pāṇḍava,
     	nella bāhudā o protettore della terra, tutti compirono le abluzioni,

   5 	a prayāga nel luogo di offerta degli dèi o signore della terra,
     	risiedettero, immergendo i corpi, e compirono un supremo tapas,

   6 	e nella confluenza della Gaṅgā e della Yamunā, secondo la promessa fatta,
     	purificandosi dai mali quelle grandi anime, offrirono ricchezze ai savi brahmani,

   7 	quindi all'altare di Prajāpati, amato dalle genti e dagli asceti,
     	si recarono, i figli di Pāṇḍu o re, assieme ai brahmani o bhārata,

   8 	e là gli eroi abitarono e praticarono un supremo tapas,
     	onorando sempre con frutti selvatici e sacre offerte i ri-nati,

   9 	quindi al monte mahīdhara si recarono, venerato dal sapiente nel dharma,
     	dal rājarṣi Gaya onorati sotto l'incomparabile costellazione dyuta,

  10 	laddove vi è il lago gayaśira, e la santa mahānadī,
     	amato dai ṛṣi è quel santissimo tīrtha, il supremo lago di Brahmā,

  11 	dove il venerabile Agastya, incontrava il Vaivasvata,
     	e dove l'eterno Dharma stesso abitava o re,

  12 	ed è la fonte di tutti i fiumi o signore di popoli,
     	dove è sempre presente il Mahādeva armato di tridente,

  13 	là i valorosi pāṇḍava allora per quattro mesi sacrificarono,
     	col grande sacrificio ṛṣiyajña, dove c'è il grande indistruttibile banano,

  14 	là i brāhamani a centinaia sopraggiungono, i ricchi in tapas,
     	e sacrificano per quattro mesi col rito dei ṛṣi secondo le regole,

  15 	là i brahmani devoti alla sapienza, seguaci dei veda,
     	sante conversazioni compiono stando davanti alle grandi anime, 

  16 	là purificato dal voto del sapere, fermo nel voto di castità,
     	Śamaṭha raccontava loro o re, di Gaya figlio di Amūrtarayasa,

  17 	 " Gaya figlio di Amūrtarayass, è un supremo rājarṣi,
     	le cui sante azioni da me ascolta o bhārata,

  18 	di costui un grande sacrificio vi fu quaggiù, con molti cibi e offerte,
     	centinaia di migliaia di montagne di cibo o re,

  19 	e rivoli di burro chiarificato, e molte centinaia di fiumi di cagliata,
     	e fiumi di salse preziose a migliaia,

  20 	e giorno per giorno questo veniva dato ai richiedenti,
     	e altro cibo perfettamente preparato consumavano i brahmani o re,

  21 	là al tramonto le preghiere raggiungevano il cielo,
     	e null'atro si poteva udire che il suono delle preghiere, o bhārata,

  22 	dal santo agire o re, la terra le direzioni, il cielo e l'etere,
     	erano pieni del suono e questo era pure un grande portento, 

  23 	là i propri versi cantavano gli uomini o toro dei bhārata,
     	contenti con le mani piene di buon cibo del potentissimo, in ciascun luogo,

  24 	quali viventi oggi ancora desiderano mangiare, nel sacrificio di Gaya?
     	dove vi erano venticinque montagne dei resti del cibo,

  25 	mai altre persone prima lo fecero, né altre faranno,
     	quanto Gaya fece in quel sacrificio, quel rājarṣi dall'infinito splendore,

  26 	in che modo dunque gli dèi così venerati con offerte da Gaya,
     	potranno di nuovo ricevere da altri, doni siffatti?

  27 	e moltissimi doni di tal fatta nel sacrificio del grand'anima,
     	vi furono vicino a quel lago o rampollo dei kuru."
     


                              XCIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partito il re kuntīde dopo aver fatto molte offerte,
     	raggiunto l'āśrama di Agastya, risiedeva a durjayā,

   2 	là il re, il migliore dei parlanti chiedeva a Lomaśa:
     	"per quale motivo Vātāpi da Agastya fu ucciso?

   3 	o con quali poteri il daitya uccideva gli uomini?
     	e per quale motivo sorse l'ira di Agastya grand'anima?"

   4 	Lomaśa disse:
     	" vi era un daitya di nome Ilvalo o rampollo dei kuru,
     	nella città di maṇimatī Vātāpi era suo seguace,

   5 	quel discendente di Diti disse ad un brahmano immerso nel tapas:
     	'dammi o venerabile un figlio simile ad Indra.'

   6 	a lui il brahmano non diede un figlio simile al Vāsava,
     	si adirò allora violentemente l'asura con quel brahmano,

   7 	chi già andato alla dimora di Yama egli con parole richiamava, 
     	costui di nuovo nel proprio corpo stando, si mostrava vivente,

   8 	quindi trasformato l'asura Vātāpi in un montone ben cotto,
     	e lui al brahmano fatto mangiare di nuovo lo richiamava,

   9 	il ventre del brahmano lacerando il grande asura,
     	Vātāpi, ridendo o re, ne usciva o signore di popoli,

  10 	e così egli ripetutamente molti brahmani facendo mangiare,
     	uccideva, quell'animo malvagio, il daitya Ilvalo,

  11 	e pure Agastya il venerabile, in quel tempo,
     	i padri vide in una grotta pendenti a faccia in giù,

  12 	egli chiedeva a quegli appesi: ' signori qual'è il problema?'
     	' è per la discendenza.' così essi gli risposero parlando religiosamente,

  13 	essi al lui raccontarono: ' noi siamo i tui propri avi, 
     	raggiunta questa grotta siamo appesi in attesa della progenie,

  14 	se tu a noi genererai o Agastya, ulteriore progenie,
     	noi saremmo liberati da questi inferi, e tu otterrai la meta di chi genera figli.'

  15 	l'illustre sempre fedele al vero dharma a loro disse:
     	'io compirò o padri, il vostro desiderio, che scompaia la vostra afflizione mentale.'

  16 	quindi il venerabile ṛṣi pensando alla propagazione della progenie,
     	per sè allo scopo d procreare non vedeva una donna adatta,

  17 	egli le migliori parti di ciascuna creatura,
     	prendendo, con tali parti creava una donna splendida,

  18 	egli al re dei vidarbha che desideroso di figli si struggeva, quella
     	creatura fatta per sè dava, il muni dal grande tapas,

  19 	ella là nacque bellissima, splendida come un lampo nel cielo,
     	splendendo nel corpo cresceva con splendido viso,

  20 	e appena nata vedendola il sovrano dei vidarbha,
     	con estrema gioia ai brahmani lo faceva sapere o bhārata,

  21 	si rallegrarono di lei tutti i brahmani o sovrano della terra,
     	e  ri-nati a lei posero il nome di Lopāmudrā,

  22 	ella cresceva rapidamente o grande re, avendo una suprema bellezza,
     	come un fascio di loti nell'acqua, bella come la luce del fuoco,

  23 	lei ancora giovane o re dei re, cento fanciulle adornate,
     	e cento serve, obbedienti servivano quell'adorabile,

  24 	ella circondata da cento serve, e in mezzo a cento fanciulle,
     	sedeva la splendida vergine, cone Rohiṇī in cielo o potente,

  25 	mentre ella era giovane, pur dotata di buon carattere e condotta,
     	nessun uomo la sceglieva per paura del grand'anima,

  26 	ella vergine, sincera, superiore pure ad una apsaras per bellezza,
     	soddisfaceva il padre e il suo popolo per buon carattere,

  27 	e il padre vedendo la principessa dei vidarbha aver raggiunto la giovinezza,
     	nella mente pensava: ' a chi posso dare mia figlia?'"
     


                              XCV


   1 	Lomaśa disse:
     	" quando Agastya ebbe pensato: ' questo è il mio obbligo famigliare.' 
     	allora raggiungendo il sovrano dei vidarbha gli disse:

   2 	' o re nel matrimonio ho intezione di accingermi per avere dei figli,
     	io ti chiedo o signore della terra concedimi Lopāmudrā.'

   3 	così richiesto dal muni, il sovrano ne ebbe sconvolta la mente,
     	e incapace di rifiuto pure non voleva darla,

   4 	quindi il signore della terra recandovisi, diceva alla moglie:
     	' il grande ṛṣi potente, irato potrebbe accendere il fuoco della maledizione.'

   5 	vedendo il sovrano e sua moglie così addolorati,
     	Lopāmudrā avvicinandosi allora queste parole disse:

   6 	' non ti devi addolorare per mio conto o signore della terra,
     	dammi ad Agastya salva te stesso attraverso me o padre.'

   7 	il re per le parole della figlia ad Agastya grand'anima,
     	Lopāmudrā allora concedeva secondo le regole o signore di popoli,

   8 	ottenuta la moglie Agastya a Lopāmudrā diceva:
     	' abbandona questi preziosi vestiti, e ornamenti!'

   9 	allora ella le splendide vesti preziose e sottili,
     	abbandonando, lei dalle splendide coscie, e dai grandi occhi,

  10 	quindi con vesti di tela e di corteccia e di pelle di antilope,
     	e intenta nello stesso voto divenne lei dai grandi occhi,

  11 	giunto a gaṅgādvāra quindi il venerabile ottimo ṛṣi,
     	in un duro tapas si impegnava assieme alla fedele moglie,

  12 	ed ella amata con grande rispetto, allora si dedicava al marito,
     	l'illustre Agastya un supremo amore aveva per la moglie,

  13 	quindi dopo molto tempo o signore dei popoli, il ṛṣi 
     	venerabile vedeva Lopāmudrā purificata dai bagni splendente per il tapas,

  14 	egli per la pura dedizione di lei e per la condotta,
     	e per il bellissimo aspetto, felice la invitava ad accoppiarsi,

  15 	allora la splendida a mani giunte postasi, come vergognandosi,
     	all'affezionato venerabile queste parole allora diceva:

  16 	'certamente per procreare il marito cerca la moglie,
     	ma in te o ṛṣi tu devi avere quell'amore che io ho,

  17 	come nella casa del padre io avevo un letto sulla terrazza
     	in questo modo tu in un letto qui a me ti devi unire,

  18 	io voglio te con una ghirlanda e adornato con ornamenti,
     	avvicinare a mio piacere, splendida di divini ornamenti.'

  19 	Agastya disse:
     	'non tali ricchezze o Lopāmudrā si trovano in me,
     	quali i tesori che ha tuo padre o splendido vitino.'

  20 	Lopāmudrā disse:
     	' padrone sei col tapas di procurare tutto qui o signore,
     	in un istante qualunque ricchezza si trova nel mondo dei viventi.'

  21 	Agastya disse:
     	'se fosse così come tu dici io distruggerei il mio tapas,
     	come fare che non sia distrutto il mio tapas a questo rispondimi.'

  22 	Lopāmudrā disse:
     	' poco tempo rimane al mio periodo fertile, o ricco in tapas,
     	e nessun altro modo io voglio congiungermi con te, 

  23 	e neppure io voglio spezzare il tuo dharma o ricco in tapas,
     	questo secondo il mio desiderio tu sei in grado compiere.'

  24 	Agastya disse:
     	' se questo tuo desiderio o bellissima, è determinato nella mente,
     	ebbene io partirò, o bella, rimani qui a tuo piacimento.'"
     


                              XCVI


   1 	Lomaśa disse:
     	“quindi partiva o kaurava, Agastya a mendicare ricchezza,
     	verso Śrutarvan, un principe della terra che sapeva superiore agli altri re,

   2 	il sovrano avendolo saputo andava incontro al nato-in-una-pentola,
     	al confine del regno coi suoi ministri lo accoglieva con onore,

   3 	e gli conferiva l'acqua ospitale secondo le regole, quel sovrano
     	a mani giunte offerente mostrandosi chiese lo scopo del viaggio.

   4 	Agastya disse:
     	' in cerca di ricchezze arrivato sappimi o signore della terra,
     	come puoi, senza colpire gli altri concedimi una parte di ricchezza.'”

   5 	Lomaśa disse:
     	“allora le entrate e le spese, a lui mostrava il re,
     	quindi o sapiente prendi qui quanta ricchezza tu credi,

   6 	il ri-nato, di mente equamine quindi avendo visto un simile bilancio,  
     	riteneva che accettandolo avrebbe creato danno ai viventi,

   7 	quindi con Śrutarvan verso il re Vadhryaśva partiva,
     	ed egli secondo le regole accoglieva i due al confine del regno, 

   8 	e l'acqua ospitale ai due, e il lavaggio dei piedi offriva Vadhryaśva,
     	e ottenuto il permesso chiese il motivo del loro arrivo.

   9 	Agastya disse:
     	' in cerca di ricchezze giunti noi due, sappi o principe della terra,
     	come puoi, senza altrui danno della sostanza concedici.'”

  10 	Lomaśa disse:
     	“quindi il pieno bilancio di entrate e spese ai due mostrava il re,
     	questo conoscendo prendete voi due quanto qui sia in più,

  11 	allora il ri-nato, di mente equamine, vedendo un tale bilancio,
     	pensava che certamente l'accettarlo fosse di danno ai viventi.

  12 	allora andarono da Trasadasyu figlio di Purukutsa dalla grande ricchezza,
     	sia Agastya, sia Śrutarvas sia il sovrano Vadhryaśva,

  13 	e Trasadasyu tutti loro accoglieva secondo le regole,
     	giungendo col suo seguito o grande re al confine del regno,

  14 	e onorando secondo giustizia i due discendenti di Ikṣvāku, il migliore dei re
     	quindi ai ristorati chiedeva il motivo della visita.

  15 	Agastya disse:
     	' in cerca di ricchezze sappici qui giunti noi, o principe della terra,
     	come puoi, senza altrui danno, concedici della sostanza.'”

  16 	Lomaśa disse:
     	“allora a loro mostrava il re, il pieno bilancio di entrate e spese,
     	'questo conoscendo prendete quanto sia qui in più.'

  17 	allora il ri-nato, di mente equamine, vedento un simile bilancio,
     	pensava che certamente il prenderne fosse di danno ai viventi,

  18 	allora tutti insieme i re al grande muni 
     	questo dissero o grande re, guardandosi l'un l'altro,

  19 	'vi è il dānava Ilvala o brahmano ricchissimo sulla terra,
     	andiamo tutti ora da lui a chiedere ricchezza.'

  20 	il cercare donazione da Ilvala a loro era gradito,
     	quindi insieme o re, partirono alla volta di Ilvala.”
     


                              XCVII


   1 	Lomaśa disse:
     	Ilvala avendo saputo che i re assieme al grande ṛṣi,
     	stavano arrivando, assieme ai ministri li onorava al confine del regno,

   2 	a loro quindi il migliore degli asura preparò un pasto ospitale,
     	o kaurava col fratello Vātāpi invero, ben cucinato,

   3 	allora tuti i rājarṣi intristiti persero i sensi,
     	vedendo Vātāpi ben cucinato, trasformato in montone il grande asura,

   4 	allora disse Agastya il migliore dei ṛṣi ai rājarṣi:
     	non abbiate tristezza, io mangero il grande asura,

   5 	e quindi raggiuntolo sedette sul seggio d'onore il grande muni,
     	a lui dunque offriva il cibo i re dei daitya, Ilvala quasi ridendo,

   6 	Agastya dunque interamente Vātāpi mangiava allora,
     	esendo mangiato l'asura, Ilvala ne compiva il richiamo,

   7 	allora un rutto si manifestò in Agastya grand'anima,
     	e Ilvala divenne triste vedendo digerito il grande asura,

   8 	e a mani giunte assieme ai ministri disse queste parole:
     	'per quale motivo sieti arrivati? dimmi cosa posso fare per voi.'

   9 	rispondeva allora Agastya sorridendo a Ilvala,
     	tutti noi ti sappiamo sovrano e signore di ricchezze o asura,

  10 	e costoro non sono molto ricchi, e io ho bisogno di grande ricchezza,
     	come sei in grado, senza danno altrui, concedici della sostanza.'

  11 	quindi riverendo il ṛṣi Ilvala queste parole disse:
     	'se tu sai quanto io ho desiderio di dare, allora queste ricchezze darò.'

  12 	Agastya disse:
     	'diecimila vacche a ciascuno dei re o asura,
     	e tanto di oro tu hai desiderio di dare o grande asura, 

  13 	e quindi a me il doppio e un carro fatto d'oro,
     	con due destrieri veloci come il pensiero, tu ha desiderio di dare o grande asura,
     	manda ora a controllare vedendo se il carro è fatto d'oro.'”

  14 	Lomaśa disse:
     	“avendo controllato kuntīde che il carro era fatto d'oro,
     	allora rassegnato il daitya diede l'abbondante ricchezza,

  15 	e i due destrieri vivāja e suvāja al carro aggiogati,
     	portarono veloci quelle ricchezze all'āśrama di Agastya,
     	assieme ad Agastya e a tutti i re quasi in un batter d'occhio o bhārata,

  16 	con permesso di Agastya partirono allora i rājarṣi,
     	e il muni di tutto faceva dono a Lopāmudrā.

  17 	Lopāmudrā disse:
     	' hai compiuto o venerabile tutto quanto io desideravo,
     	semina in me immediatamente una figliolanza valorosa.'

  18 	Agastya disse:
     	' io sono soddisfatto o virtuosa della tua condotta o bellissima,
     	e di dirò quale genere di progenie tu avrai, ascolta!

  19 	tu puoi avere mille figli o cento figli, ciascuno del valore di dieci,
     	o dieci che ciascuno sia del valore di cento, oppure uno solo del valore di mille.'

  20 	 Lopāmudrā disse:
     	' che un solo figlio io abbia simile a mille o ricco in tapas,
     	uno solo sapiente e virtuoso è meglio di molti viziosi.'”

  21 	Lomaśa disse:
     	“ 'così sia!' rispondendo, a lei si univa il muni,
     	in un unione con una di pari carattere, consenziente con una consenziente, 

  22 	quindi avendo seminato un figlio, egli partiva per la foresta,
     	partito egli per la foresta il feto cresceva per sette autunni,

  23 	e raggiunto il settimo anno nasceva il grande saggio,
     	quasi splendendo dalla nascita, di nome Dṛḍhasyu o bhārata,
     	recitanto invero i veda i vedaṅga e le upaniṣad, lo spledidissimo,

  24 	di quel ṛṣi era costui il figlio splendido e grande ṛṣi,
     	fin da bambino l'illustre nel rifugio del padre,
     	raccoglieva mucchi di combustibile per cui divenne noto come il porta-combustibile,

  25 	e lui vedendo così intento il muni si rallegrava allora,
     	e i suoi avi raggiunsero il mondi che desideravano o re,

  26 	l'āśrama di Agastya è detto essere fornito di fiori in tutte le stagioni,
     	così fu distrutto Vātāpi figlio di Prahrāda da Agastya,

  27 	il suo āśrama o re, è gradevole e dotato di ogni qualità,
     	che la santa bhāgīrathī scorra qui come desidera.”
     


                              XCVIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ ancora io desidero udire in dettaglio le azioni di questo
     	saggio grande ṛṣi, di Agastya o migliore dei ri-nati.”

   2 	Lomaśa disse:
     	“ ascolta o re, la divina storia meravigliosa, sovrumana,
     	della nascita dell'infinita anima o grande re, Agastya:

   3 	nel primo yuga v'erano dei terribili dānava furenti di guerra,
     	i kāleya chiamati, genti supremamente crudeli,

   4 	essi protetti da Vṛtra, con varie armi erano pronti,
     	da ogni luogo mossero contro gli dèi col grande Indra alla testa,

   5 	quindi a quel tempo i trenta dèi compirono lo sforzo di uccidere Vṛtra,
     	messo in testa il Distruggi-città, si presentarono a Brahmā,

   6 	il supremo dio disse a tutti loro che erano a mani giunte:
     	' io conosco o celesti tutto quanto voi desiderate io faccia,

   7 	io vi dirò il modo come possiate uccidere Vṛtra,
     	vi è un grande ṛṣi chiamato Dadhīca di grande intelletto,

   8 	tutti insieme andate da lui e chiedete una grazia,
     	quell'anima giusta a voi la darà per aver egli l'anima graziosissima,

   9 	egli sia richiesto da tutti voi insieme desiderosi di vittoria:
     	'dacci le tue ossa, per la salvezza del trimundio.'
     	egli rinunciando al corpo le proprie ossa concederà,

  10 	con queste sue ossa sia composta la terribile dura vajra,
     	grande distruttrice di nemici, violenta, dai sei lati, dal terribile frastuono,

  11 	con la vajra, il Cento-riti ucciderà Vṛtra,
     	tutto questo a voi ho detto, perciò rapidi compitelo.'

  12 	così apostrofati dunque gli dèi, chiesto il permesso al Grande-avo,
     	con Nārāyaṇa in testa si recarono all'āśrama di Dadhīca, 

  13 	sull'altra riva della Sarasvatī coperta di vari alberi e cespugli,
     	risuonante dei ronzii dei canti delle api come sacre recitazioni,
     	mescolati alle grida dei cuculi maschi, risuonante di coturnici,

  14 	e da possenti cinghiali, e cervi e pure da yak,
     	qua e là frequentata, privi di paura per le tigri,

  15 	e da pericolosi elefanti, con la fronte e tempie colanti di fluido,
     	che giocano nelle acque bagnandosi, ovunque risuonante,

  16 	piene dei grandi ruggiti di tigri e leoni ringhianti,
     	senza pari, nascosti in tane e caverne che abitano,

  17 	da ciascuno di questi luoghi adornato, gradevolissimo alla mente,
     	splendido come il paradiso di Indra, all'āśrama di Dadhīca giunsero,

  18 	là essi videro Dadhīca splendente come il sole,
     	e di luce soffuso nella grazia del corpo come il Grande-avo,

  19 	ai suoi piedi avvicinatisi o re e inchinatisi gli dèi,
     	tutti chiesero una grazia come aveva detto il supremo dio,

  20 	quindi Dadhīca supremamente contento, agli ottimi celesti questo rispose:
     	' io farò quanto da voi stabilito o dèi, e pure al mio proprio corpo io rinuncerò.'

  21 	così avendo parlato, il migliore dei bipedi, controllando la propria vita il potente la lasciava,
     	allora gli dèi presero le ossa del defunto, secondo le istruzioni,

  22 	con aspetto giosioso per la vittoria, gli dèi giunti da Tvaṣṭṛ a lui lo scopo dicevano,
     	 Tvaṣṭṛ obbedendo alla loro richiesta, volentieri impegnandosi, con impegno

  23 	costruiva la trementa vajra dall'aspetto feroce, e fattala, egli felice disse a Śakra:
     	'con questa grande vajra o dio, in cenere riduci ora il crudele nemico degli dèi,

  24 	quindi ucciso il nemico, regna felicemente sull'intero terzo cielo con le tue schiere.'
     	da Tvaṣṭṛ così apostrofato, il Distruggi-città felice, prese prontantamente la vajra.”
     


                              XCIX


   1 	Lomaśa disse:
     	“allora l'armato di vajra aiutato dagli dèi potenti,
     	incontrava allora Vṛtra che stava coprendo cielo e terra,

   2 	in ogni parte aiutato dai kālakeya giganteschi,
     	con le braccia alzate come montagne cornute,

   3 	quindi una battaglia sorgeva tra i dānava e gli dèi,
     	in un minuto o migliore dei bhārata facendo un grande terremoto,

   4 	il rumore del cozzo delle spade alzate dalle braccia valorose,
     	era tumultuoso, sui corpi dei combattenti,

   5 	e le teste cadute dal cielo sulla terra,
     	sembravano come noci di cocco cadute dai rami o principe della terra,

   6 	i kāleya indossate armature d'oro, armati di picche di ferro,
     	assalirono i trenta dèi, come gigantesci fuochi brucianti,

   7 	la violenza di quei forti che tutti insieme assalivano,
     	non furono in grado di reggere i trenta dèi, e sconfitti fuggirono per la paura,

   8 	loro vedendo impauriti fuggire il Mille-occhi, il Distruggi-città,
     	mentre Vṛtra vinceva, in grande costernazione entrava,

   9 	vedendo Śakra caduto in difficoltà Viṣṇu l'eterno,
     	acceso di propria luce, col disco si preparava, rialzando egli le forze,

  10 	vedendo Śakra soccorso da Viṣṇu, le schiere degli dèi allora,
     	aggiunsero le loro forze e pure i brahmarṣi liberi da colpe, 

  11 	Śakra rinvigorito da Viṣṇu, assieme agli dèi,
     	e dai ṛṣi illustri, fortissimo divenne,

  12 	e vedendo in forze il signore dei trenta, Vṛtra lanciava grandi grida,
        e dal suo grido, la terra e le direzione, l'etere, il cielo, e pure i monti tremarono tutti,

  13 	allora il grande Indra fortemente colpito, udendo il grande orrendo ruggito, 
     	nel timore caduto, rapido liberava la sua grande vajra per uccidere o re,

  14 	il grande asura, con indosso corazza e ghirlanda, colpito dalla vajra di Śakra cadde, 
     	come il grande monte mandara un tempo rilasciato dalla mano di Viṣṇu,

  15 	ucciso dunque il primo dei daitya, Śakra spaventato fuggiva entrando nel lago,
        non pensò alla vajra scagliata di sua mano, e pure a Vṛtra ucciso, per la paura non pensava,

  16 	e tutti gli dèi felici ed eccitati, e i grandi ṛṣi elogiavano Indra,
     	e i celesti rapidi uccisero tutti i daitya, colpiti dalla morte di Vṛtra, assalendoli, 

  17 	essi quindi colpiti dai trenta, nell'oceano entrarono pieni di paura,
     	ed entrati nel mare sconfinato, pieno di pesci, abbondante di gemme,

  18 	allora insieme riunitesi a consiglio, ridendo per la distruzione del trimundio,
     	là alcuni sapienti nelle decisioni, illustrarono vari mezzi,

  19 	colà dal risultato di costoro, una terribile idea sorse a loro che pensavano,
     	che coloro che avevano sapienza e tapas per primi si dovevano distruggere,

  20 	tutti i mondi sono sostenuti dall'ascesi, perciò si affretti la distruzione del tapas,
     	di quelli che sono sulla terra, asceti, conoscitori del dharma, e sapienti,
     	di costoro veloce sia compiuta la distruzione, uccisi questi, l'universo è distrutto,

  21 	così supremamente felici tutti presero la decisione di distruggere l'universo,
     	rifugiandosi nella dimora di Varuṇa, l'oceano agitato dalle onde.”
     	


                              C


   1 	Lomaśa disse:
     	“rifugiatisi nell'oceano, la dimora d'acque di Varuṇa,
     	i kāleya, si impegnarono nella distruzione del trimundio,

   2 	essi di notte, furiosi sempre divoravano i muni,
     	sia quelli negli āśrama sia quelli che erano nei sacri santuari,

   3 	nell'āśrama di Vasiṣṭha, dei savi furono divorati da quei malvagi,
     	centottantotto e altri nove asceti,

   4 	raggiunto l'āśrama di Cyavana, santo pieno di ri-nati,
     	mangiarono cento di quei muni che si nutrivano di frutta e radici,

   5 	così di notte agivano e di giorno entravano nell'oceano,
     	e nell'āśrama di Bharadvāja, si stabilirono gli adepti del brahman,
     	di acqua e di vento sostentadosi, e venti ne morirono,

   6 	così in successione i dānava tutti gli āśrama allora
     	attaccarono di notte, furiosi per la fiducia nella forza delle braccia,
     	i kāleya posseduti dal fato, uccisero molte schiere di ri-nati,

   7 	e gli uomini non si accorgevano, o migliore degli uomini,
     	che i daitya così agivano verso gli asceti nel tapas,

   8 	all'alba, si vedevano emaciati dal digiuno,
     	coricati a terra i muni, con i corpi privi di vita,

   9 	privi di carne, dissanguati, senza midollo e intestini, privi di giunture,
     	sparsi, accumulati sulla terra, come mucchi di vuote conchiglie,

  10 	e da brocche disperse e pure da cucchiai sacri rotti,
     	e da offerte sparse, la terra era ricoperta.

  11 	senza studi dei veda nè recitazioni, finiti i sacrifici e i riti festivi,
     	il mondo era caduto nell'accidia, colpito dalla paura dei kāleya,

  12 	e così apparivano gli uomini o migliore degli umani,
     	impauriti intenti alla propria salvezza, correvano per le regioni per la paura,

  13 	alcuni entravano in caverne, altri si rifugiavano nelle montagne,
     	altri terrificati dalla morte, per la paura abbandonavano la vita,

  14 	alcuni guerrieri e grandi arcieri, supremamente orgogliosi,
     	compirono supremi sforzi nella ricerva dei dānava,

  15 	e non li trovarono nascosti com'erano nell'oceano,
     	e caddero nell'affaticamneto e giunsero alla distruzione finale,

  16 	divenuto il mondo immobile, e privo di sacrifici e riti festivi,
     	i trenta caddero in estrema depressione, o migliore degli uomini,

  17 	e riunitisi col grande Indra per il timore fecero un consiglio,
     	posto in testa Nārāyaṇa, l'irresistibile, l'invincibile,

  18 	quindi gli dèi insieme dissero all'uccisore di Madhu:
     	' tu di noi sei il creatore, il padre e il sostenitore, il signore dell'universo,
     	da te fu creato tutto ciò che è mobile e immobile,

  19 	da te un tempo la terra fu liberata dal mare o occhi di loto,
     	sollevata per beneficio universale, mentre eri trasformato in forma di cinghiale, 

  20 	il primo dei daitya, il valorosissimo Hiraṇyakaśipu da te
     	trasformato il corpo nell'uomo-leone, fu distrutto o supremo puruṣa,

  21 	e pure il grande asura Bali, invincibile da tutti gli esseri, 
     	trasformato il tuo corpo in un nano, da te fu privato del trimundio,

  22 	e l'asura conosciuto come Jambha grande guerriero,
     	il fiero disturbatore dei sacrifici, da te fu abbattuto,

  23 	di costoro non si contano tali azioni,
     	tu sei il solo rifugio di noi atterriti dalla paura o Madhusūdana,

  24 	perciò o divino signore degli dèi, per i mondi noi ti imploriamo,
     	difendi i mondi e gli dèi e il grande Śakra dall'estrema paura.'
     


                              CI


   1 	gli dèi dissero:
     	' per tua grazia tutte le creature dei quattro generi vivono,
     	 esse vivranno facendo esistere con le offerte i celesti,

   2 	i mondi così esistono aiutandosi reciprocamente,
     	per tua grazia, sono in pace, da te protette,

   3 	questa estrema paura per i mondi è sorta,
     	e noi non sappiamo in che modo i brahmani di notte sono uccisi,

   4 	e morti i brahmani, la terra pura andrà alla distruzione,
     	quindi, distrutta la terra, i tre cieli andranno alla distruzione,

   5 	per tua grazia o grandi-braccia tutti i mondi esistono o signore dell'universo,
     	non possono andare distrutti se tu li proteggi.'

   6 	Viṣṇu disse:
     	'conosco o dèi, tutta questa distruzione delle creature,
     	e voi pure io parlerò, ascoltatemi senza paura,

   7 	i kāleya son conosciuti come genti estremamente crudeli,
     	essi protetti da Vṛtra tutto l'universo oppressero,

   8 	ma vedendo ucciso Vṛtra, che dal saggio Mille-occhi
     	fu vinto, per cercar rifugio entrarono nella dimora di Varuṇa,

   9 	e entrati nel terribile oceano pieno di coccodrilli e predatori marini,
     	per distruggere i mondi di notte uccidono i muni,

  10 	non è possibile condurli a distruzione mentre essi sono rifugiati nell'oceano,
     	prendete dunque la decisione di distruggere l'oceano,
     	eccetto Agastya chi altri è in grado di vuotare l'oceano?'

  11 	gli dèi udite queste parole pronunciate da Viṣṇu,
     	col permesso del supremo dio si recarono all'āśrama di Agastya,

  12 	là videro il grand'anima figlio di Varuṇa acceso di splendore,
     	onorato dai ṛṣi come il Grande-avo dagli dèi,

  13 	essi avvicinatisi al grand'anima, l'incrollabile figlio di Mitra e Varuṇa,
     	che risiedeva nell'āśrama, tesoro di tapas, lo elogiavano per le sue azioni.

  14 	gli dèi dissero:
     	' tu un tempo fosti rifugio dei mondi oppressi da Nahuṣa,
     	quel nemico dei mondi a beneficio dei mondi fu abbattuto dalla signoria degli dèi,

  15 	improvvisamente il migliore dei monti cresceva irato verso il sole,
     	per tuo ordine il monte vindhya non cresceva oltre,

  16 	ed essendo il mondo coperto dalle tenebre, le creature oppresse dalla morte,
     	a te, suprema beatitudine, vennero cercando rifugio,

  17 	tu o signore, sei l'eterno rifugio di noi atterriti dalla paura,
     	quindi noi afflitti  imploriamo da te una grazia, tu sei il benefattore.'”
     


                              CII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“per quale motivo il monte vindhya preso dall'ira improvvisamente cresceva,
     	questo io vorrei da te udire in dettaglio o grande muni.”

   2 	Lomaśa disse:
     	“ il sole la pradakṣiṇa compiva sorgendo,
     	attorno al re dei monti il grande meru la montagna d'oro,

   3 	questo vedendo il monte vindhya al sole diceva:
     	' come il meru da te signore, intorno sempre è percorso 
     	e omaggiato con la pradakṣiṇa, così fai lo stesso con me o luminario.'

   4 	così apostrofato allora il sole al re dei monti rispondeva:
     	' io non spontaneamente, o monte, compio la pradakṣina
     	questo percorso fu stabilito da colui che l'universo creò.'

   5 	così apostrofato allora, per l'ira l'immobile monte improvvisamente cresceva,
     	volendo ostruire il percorso del sole e della luna o distruttore di nemici,

   6 	quindi, gli dèi tutti insieme assieme ad Indra s'avvicinarono al grande re dei monti,
     	e tentarono in qualche modo di fermarlo, ma lui non ascoltava le loro parole,

   7  	quindi andarono dal muni nel suo āśrana, dall'asceta, il migliore dei ligi al dharma,
     	da Agastya di sovranaturale valore acceso, e a lui il fatto narravano uniti gli dèi:

   8 	gli dèi dissero:
     	' il percorso del sole e della luna e pure la via dei nakṣatra,
     	ostruisce il re dei monti vindhya precipitato nell'ira,

   9 	nessun'alto è in grado di fermarlo o migliore dei ri-nati,
     	eccetto te, o illustre, perciò fermalo!'”

  10 	Lomaśa disse:
     	'udite che ebbe queste parole dei celesti, il saggio si recava dal monte,
     	egli arrivato assieme alla moglie, avvicinandosi disse al vindhya:

  11 	' strada io desidero che tu mi dia o migliore dei monti,
     	a sud io sto recandomi per alcuni riti sacri,

  12 	fin quando io ritornerò allora tu aspetta, 
     	al mio ritorno o re dei monti, cresci a tuo piacere.'

  13 	così fermatosi il vindhya o tormentatore di nemici,
     	fino ad ora il figlio di Varuṇa non è ancora tornato dal sud.

  14 	questo è l'intero racconto di come vindhya smise di crescere,
     	per conseguenza di Agastya, che tu mi hai richiesto,

  15 	di come invece i kāleya o re, da tutti gli dèi furono uccisi,
     	ottenuta la grazia da Agastya, ascolta ora il mio racconto:

  16 	udite le parole dei trenta il figlio di Mitra e Varuṇa disse:
     	' per quale motivo siete giunti? quale grazia desiderate da me?'
     	così da lui apostrofati allora gli dèi al muni dicevano:

  17 	'così non desideriamo tu faccia o grande ṛṣi, che tu beva l'oceano o grand'anima,
     	allora colpiremo i nemici degli dèi chiamati kāleya coi loro parenti.'

  18 	udite le parole dei trenta, 'così sia!' il muni diceva,
     	'compirò il vostro desiderio e il miglior bene dei mondi.'

  19 	così avendo parlato, allora si recava all'oceano signore dei rivi,
     	assieme ai ṛṣi perfezionati nel tapas, e agli dèi il fermo nei voti,

  20 	e uomini, uraga, gandharva, yakṣa e kiṁpuruṣa,	
     	seguirono il grand'anima, per desiderio di vedere quel portento,

  21 	quindi si avvicinarono insieme all'oceano dal terribile frastuono,
     	quasi danzante per le onde, spinto dal vento,

  22 	ridente di flutti di schiuma, mentre empiva ogni anfratto,
     	pieno di vari mostri marini, frequentato da varie schiere di uccelli,

  23 	gli dèi assieme ad Agastya, coi gandharva e i grandi uraga,
     	e i ṛṣi illustri, si avvicinarono al grande mare.”
     


                              CIII


   1 	Lomaśa disse:
     	“raggiunto l'oceano, il venerabile ṛṣi figlio di Varuṇa,
     	disse agli dèi riuniti e ai ṛṣi soppraggiunti:

   2 	' io ora a beneficio dei mondi berrò la dimora di Varuṇa,
     	voi signori rapidamente eseguite quanto qui dovete fare,

   3 	un tale discorso avendo pronunciato l'incrollabile figlio di Mitra e Varuṇa,
     	irato guardando a tutti i mondi beveva l'oceano,

   4 	veduto l'oceano ormai bevuto, gli dèi assieme al Vāsava,
     	in grande meraviglia caddero, e con lodi lo venerarono,

   5 	tu sei il nostro protettore e creatore, il benefattore dei mondi,
     	per tua grazia, l'universo non andrà in rovina assieme agli immortali,

   6 	il grand'anima, venerato dai trenta, ovunque tra grida e musiche dei gandharva, 
     	e ricoperto di divini fiori, ridusse l'oceano senz'acqua,

   7 	vedendo ridotto il mare senz'acqua, gli dèi insieme pienamente soddisfatti,
     	incomparabilmente buoni, afferrate le migliori tra le divine armi, uccisero i dānava,

   8 	questi colpiti dai trenta grand'anime, dai fortissimi, impetuosi, con grandi urla,
     	non erano in grado allora di reggere l'assalto degli impetuosi celesti grand'anime,

   9 	i dānava colpiti dai trenta, terribili grida emettendo,
     	fecero per un istante una tumultuosa lotta o bhārata,

  10 	essi bruciati dal tapas dei muni dalle anime perfezionate,
     	incalzati dalla suprema potenza dei trenta furono distrutti,

  11 	essi ornati di gioelli d'oro indossanti orecchini e bracciali,
     	cadendo erano brutti come boccioli appassiti,

  12 	alcuni sopravissuti kāleya o migliore degli uomini,
     	fuggendo, si rifugiarono nel profondo della dea terra,

  13 	vedendo uccisi i dānava i trenta, quel toro fra i i muni
     	elogiavano con vari discorsi, e a lui dicevano queste parole:

  14 	' per tua grazia o illustre, i mondi hanno ottenuto un grande bene,
     	e con la tua potenza sono uccisi i kāleya dal crudele valore,

  15 	riempi o grandi-braccia di nuovo l'oceano o origine del mondo,
     	l'acque che tu hai bevuto di nuovo rimetti qui.'

  16 	cosi apostrofato il venerabile toro dei muni rispondeva:
     	' l'acqua da me fu già digerita, pensate ad altro mezzo,
     	per riempire il mare, compiendo o signori uno sforzo.'

  17 	queste parole avendo udito dal grande ṛṣi, dall'anima compiuta,
     	sorpresi ed abbattuti divennero insieme gli dèi,

  18 	consultandosi l'un l'altro, inchinatisi al toro dei muni,
     	tutti gli esseri o grande re, si dipersero come erano giunti,

  19 	i trenta assieme a Viṣṇu si recarono dal Grande-avo
     	consultatisi ripetutamente sul mezzo di riempire l'oceano,
     	tutti a mani giunte parlarono di riempire il mare.”
     


                              CIV


   1 	Lomaśa disse:
     	"a loro riuniti diceva allora Brahmā il Grande-avo del mondo:
     	'voi tutti o dèi, andate dove volete secondo i vostri desideri,

   2 	trascorso un grande tempo l'oceano riacquisterà la sua natura,
     	il mezzo sarà trovato dai parenti del grande re Bhagīratha.'"

   3 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"come e perchè o brahmano, qui agirono i suoi parenti o muni?
     	in che modo l'oceano fu riempito per lo sforzo di Bhagīratha?

   4 	questo io desidero sapere in dettaglio o ricco in tapas,
     	raccontami o saggio la suprema impresa dei re."

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così richiesto il grande savio dal dharmarāja grand'anima,
     	raccontava della grandezza di Sagara grand'anima.

   6 	Lomaśa disse:
     	"nella famiglia di Ikṣvāku nacque un sovrano di nome Sagara,
     	dotato di bellezza, spirito e forza, quel glorioso era senza figli,

   7 	egli sottomessi gli haihaya, e i tālajaṅgha o bhārata,
     	e in suo potere avendo posto altri re, governava il proprio regno,

   8 	lui aveva due mogli dotate di giovinezza e bellezza,
     	una principessa vidarbha o migliore dei bhārata, e una śibi o toro dei bhārata,

   9 	il re desiderando dei figli praticava un durissimo tapas,
     	assieme alle due mogli o re dei re, rifugiatosi sul monte kailāsa,

  10 	egli praticando un durissimo tapas concentrato nello yoga,
     	attendeva il grand'anima, l'uccisore di tripura, dai tre occhi,

  11 	il benevolo dio, il signore dal tridente in mano, dall'arco pināka,
     	il tre-occhi Śiva, il terribile signore, marito di Umā,

  12 	il sovrano assieme alle mogli avendo veduto il Dispensatore di grazie,
     	inchinadosi il grandi-braccia, chiedeva di avere una discendenza,

  13 	Hara compiaciuto disse  al migliore dei re assieme alle mogli,
     	'considerato il momento in cui tu hai chiesto una grazia, o sovrano,

  14 	sessantamila figli, guerrieri esperti in battaglia,
     	da una delle tue mogli nasceranno o migliore degli uomini,

  15 	ma tutti questi insieme troveranno la morte o principe,
     	un solo guerriero che continui la razza, dall'altra nascerà.'
     	così avendo parlato Rudra da là scompariva,

  16 	e pure il re Sagara, tornava allora alla propria dimora,
     	assieme alle due mogli o caro, con mente lietissima,

  17 	le sue due mogli, dagli occhi di loto, o migliore degli umani,
     	 la vidarbha e la śibi, nel proprio ventre divennero gravide,

  18 	quindi a tempo debito, la vidarbha, partoriva un figlio a forma di zucca,
     	e la śibi partoriva un figlio, un principino dalla bellezza divina,

  19 	il sovrano, poneva mente di gettar via allora la zucca,
     	ma una voce dall'aria udiva dal suono profondo:

  20 	'o re, non commettere un peccato, non devi gettar via i figli,
     	estratta le semente dall'interno della zucca, con impegno proteggila,

  21 	e sia distribuita in umidi vasi pieni di burro chiarificato, 
     	quindi sessantamila figli otterrai o principe, 

  22 	questa è la nascita stabilita dal Mahādeva o signore di uomini,
     	non porre dunque mente a nessun'altra maniera.'"
     	


                              CV


   1 	Lomaśa disse:
     	"questo avendo udito nell'aria il re o migliore dei re,
     	come detto egli agiva pieno di fede o toro dei bhārata,

   2 	e sessantamila figli di supremo splendore a lui,
     	ṛṣi reale, per grazia di Rudra, nacquero o principe,

   3 	essi erano terribili, crudeli nell'agire, capaci di volare,
     	e per la loro moltitudine disprezzavano tutti i mondi assieme agl'immortali,

   4 	e pure i trenta opprimevano e gandharva e rākṣasa,
     	e tutti gli esseri quei guerrieri esperti di guerra,

   5 	vessati quindi i mondi dagli sciocchi figli di Sagara, 
     	tutti gli dèi insieme cercarono rifugio in Brahmā,

   6 	a loro diceva il potentissimo Grande-avo di tutti i mondi:
     	'andate tutti voi o trenta, assieme ai mondi come vi aggrada,

   7 	tra non troppo tempo dei figli di Sagara una grande distruzione
     	vi sarà, terribile nata dalle loro azioni o déi.'

   8 	così apostrofati gli dèi e i mondi, o signore di uomini,
     	col permesso del Grande-avo, tornarono donde erano giunti,

   9 	quindi passato molto tempo o toro dei bhārata,
     	il valoroso re Sagara fu consacrato per l'aśvamedha,
     	e il suo cavallo percorreva la terra protetto dai figli,

  10 	e raggiunto il mare, privo di acque, terribile a vedersi,
     	e pur guardato con impegno là dentro spariva,

  11 	quindi i figli di Sagara, o caro, pensando rapito il superbo cavallo,
     	tornati dal padre dissero che il cavallo non visto era stato rubato,
     	lui ordinava che lo stallone fosse cercato in ogni luogo,

  12 	quindi ubbidendo al padre in tutti i luoghi il cavallo
     	cercavano o grande re, su tutta la faccia della terra,

  13 	allora tutti i figli di Sagara, riunitisi l'un l'altro,
     	non trovarono il cavallo, e neppure il ladro,	

  14 	e tornati dal padre allora dissero, a mani giunte di fronte a lui:
     	'la terra con le sue isole mari e foreste, fiumi, fiumane e grotte,
     	montagne e alti luoghi di selve interamente o sovrano,

  15 	da noi furono visistati, o re per tuo ordine o principe della terra,
     	e noi non trovammo né il cavallo né il ladro.'

  16 	udite le loro parole il re preso dall'ira,
     	preda del fato, allora disse a tutti loro le parole o sovrano:

  17 	'non avendolo ottenuto andate di nuovo a cercare il cavallo,
     	senza il cavallo sacrificale non tornate o figli.'

  18 	accettando l'ordine, allora i figli di Sagara, 
     	di nuovo l'intera terra cominciarono a visitare,

  19 	scrutarono i valorosi le aperturre della terra,
     	e i figli di Sagara, giunti ad una caverna scavando,
     	con zappe e picconi, scavarono il mare allora,

  20 	la dimora di Varuṇa scavata dai figli di Sagara uniti,
     	cadde in un estremo dolore ovunque dirotta,

  21 	gli asura, gli uraga, i rakṣas e vari altri esseri,
     	grida di dolore emettevano colpiti dai figli di Sagara,

  22 	 le teste tagliate, prive di corpo, arti recisi, ossa e crani,
     	di esseri viventi si scorgevano a centinaia di migliaia,

  23 	così scavato da loro l'oceano dimora di mostri marini,
     	e passato un grande tempo il cavallo non si scorgeva,

  24 	allora nella regione nord-orientale dell'oceano o signore della terra,
     	spaccando gli estremi inferi, irati i figli di Sagara,
     	videro allora là il cavallo che si aggirava sulla faccia della terra,

  25 	e pure Kapila, il grand'anima, suprema massa di splendore,
     	acceso dal tapas, come il fuoco dalle fiamme."
     


                              CVI


   1 	Lomaśa disse:
     	"essi vedendo il cavallo o re, i capelli ritti per l'eccitazione,
     	disprezzando il grand'anima Kapila, presi dal fato,
     	presi dall'ira, lo assalirono desiderosi di prendere il cavallo,

   2 	allora Kapila irato quel migliore dei muni, o grande re, 
     	quel Kapila, muni supremo che dicono sia Vāsudeva,

   3 	aperti gli occhi una fiammata a loro lanciava,
     	il potentissimo bruciava quegli sciocchi figli di Sagara.

   4 	Nārada dal sommo tapas, vedendo quegli esseri ridotti in cenere,
     	veniva vicino a Sagara, e lo informava di questo, 

   5 	il re udite queste tremende parole dalla bocca del muni,
     	in un istante divenuto abbattuto, rammentava le parole del dio immobile,
     	consolando sè stesso da sè, meditava sul cavallo,

   6 	fatto allora chiamare Aṁśumat figlio di Asamañjas,
     	e a suo nipote, o tigre dei bhārata, queste parole disse:

   7 	' i miei sessantamila figli dall'infinito vigore,
     	colpiti dallo splendore di Kapila, per mia colpa sono andati alla morte,

   8 	e tuo padre pure o caro, fu negletto o senza macchia, da me
     	che salvaguardavo il dharma volento il bene dei miei suddti.'"

   9 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"per quale motivo Sagara quel tigre dei re, il proprio figlio carnale,
     	eroe difficile da abbandonare trascurò? questo dimmi o ricco in tapas."

  10 	Lomaśa disse:
     	"un figlio di Sagara vi era di nome Asamañjas    
     	il quale era nato dalla principessa śibi, egli i figli dei sudditi
     	afferrando per i piedi, urlanti gettava quei deboli nel fiume, 

  11 	allora i cittadini, convennero pieni di dolore e di paura,
     	da Sagara, e tutti fermi a mani giunte chiedevano:

  12 	'tu sei il nostro protettore o grande re, a cominciare dalla paura dei nemici,
     	quindi devi proteggerci dal tremendo terrore di Asamañjas.'

  13 	le tremende parole dei cittadini udite, il migliore dei sovrani,
     	per un po' divenuto triste, questo diceva ai ministri:

  14 	che mio figlio Asamañjas in questo momento sia bandito dalla città,
     	se voi volete fare il mio bene che questo rapidamente sia compiuto.'

  15 	così richiesti dal sovrano di uomini, i ministri o sovrano di uomini,
     	come richiesto veloci compirono, quanto ordinava il sovrano,

  16 	essi tutto questo annunciarono come il figlio dal grand'anima 
     	Sagara, desiderando il bene dei cittadini, era stato bandito.

  17 	quanto poi disse Sagara ad Aṁśumat grande arciere,
     	tutto questo io ti racconterò, ascoltami mentre narro.

  18 	Sagara disse:
     	' per il bando di tuo padre e la morte dei figli io,
     	sono afflitto e per la perdita del cavallo o figliolo,

  19 	perciò me soverchiato dal dolore per l'impedimento al sacrificio e deluso,
     	e per il mancato ritorno del cavallo, riscatta dall'inferno.'"

  20 	Lomaśa disse:
     	"Aṁśumat così apostrofato da Sagara grand'anima,
     	si recava per il dolore in quel luogo dove la terra era stata aperta,

  21 	egli da quella via entrava nell'oceano,
     	e scorse il grand'anima Kapila, e il destriero,

  22 	vedendo quella massa di splendore, l'antico Kapila, quel migliore dei ṛṣi egli,
     	inchinandosi con la testa a terra, a lui narrava l'incarico che aveva,

  23 	allora compiaciuto era, lo splendidissimo Kapila di Aṁśumat,
     	e o bhārata, a lui diceva l'anima pia: 'ti concedo una grazia. '

  24 	egli scelse il supremo destriero per poter compiere il sacrificio,
     	e per secondo scelse, l'acqua lustrale per desiderio di purificare gli avi,

  25 	a lui diceva lo splendidissimo Kapila, toro tra i muni:
     	'io ti darò con gioia quasiasi cosa tu chiedi o senza macchia,

  26 	in te pace, dharma e pure verità sono radicati,
     	attraverso te Sagara otterrà il successo, per te il padre avrà figliolanza,

  27 	e per tua grazia i figli di Sagara raggiungeranno il cielo,
     	e tuo nipote il fiume dai tre percorsi, dal cielo ricondurrà,
     	e per la purificazione dei figli di Sagara soddisferà il grande signore Śiva,

  28 	conduci via il tuo cavallo sacro, felicemente o toro degli uomini,
     	e sia compiuto o caro, il sacrificio del grand'anima Sagara.'

  29 	Aṁśumat così apostrofato da Kapila grand'anima,
     	preso il cavallo tornava al luogo del sacrificio del grand'anima,

  30 	egli salutando inchinandosi ai piedi di Sagara grand'anima,
     	e da lui baciato sulla fronte, a lui tutto raccontava,

  31 	quanto aveva visto e anche udito e pure la distruzione dei figli di Sagara, 
     	a lui raccontava di come il cavallo ritornasse al luogo del sacrificio.

  32 	questo avendo udito il re Sagara abbandonava il dolore per i figli,
     	e onorando Aṁśumat, completava il sacrificio,

  33 	terminato il sacrificio, Sagara celebrato da tutti gli dèi,
     	fece dell'oceano dimora di Varuṇa la sua figliolanza,

  34 	e governato il regno per lungo tempo quell'occhi di loto,
     	e al nipote affidato il peso del governo, giungeva al terzo cielo allora,

  35 	e Aṁśumat pure quello spirito pio, la terra fino al confine del mare,
     	governava, o grande re, come suo nonno,

  36 	da lui nacque un figlio di nome Dilīpa, sapiente nel dharma,
     	al lui il regno affidato, Aṁśumat pure periva,

  37 	Dilīpa quindi udito della grande strage degli avi,
     	si tormentava per il dolore e pensava alla loro meta finale,

  38 	il sovrano compiva grandissimi sforzi per far discendere la Gaṅgā,
     	e non riusciva a farla scendere impegnandosi secondo le proprie forze,

  39 	a lui nacque un figlio stupendo, adepto del dharma,
     	chiamato Bhagīratha, di parola sincera, privo di ogni invidia,

  40 	Dilīpa consacratolo nel regno, si ritirava nella foresta,
     	il re per praticare il tapas e la propria perfezione, o toro dei bhārata,
     	e dalla foresta raggiungeva il terzo cielo secondo il suo destino o bhārata."
     


                              CVII


   1 	Lomaśa disse:
     	" il re però, grande arciere, grande guerriero, imperatore	
     	divenne di tutto il mondo la gioia degli occhi e del cuore,

   2 	e si ricordava il grandi-braccia, la trementa strage degli avi,
     	dal grand'anima Kapila compiuta, senza avessero raggiunto il terzo cielo,

   3 	affidato il regno al ministro, con cuore tormentato,
     	partiva verso l'himavat a praticare il tapas il sovrano di uomini,

   4 	desideroso di guadagnare il favore della Gaṅgā purificando le colpe col tapas,
     	il migliore degli uomini vide dunque l'himavat la suprema montagna,

   5 	ornata di cime di varia forma e di ogni tipo di minerali,
     	circondata ovunque da nuvole portate dal vento,

   6 	abbellita da acque di fiumi, e con fianchi boschivi,
     	abitata da tigri e leoni nascosti in tane e grotte,

   7 	e da uccelli di varie forme che cantavano in vari modi,
     	e da grandi api, da oche selvatiche, da dātyūha, da uccelli acquatici,

   8 	da pavoni, da picchi, e cucù neri, da fagiani,
     	da cakora dai bianchi fianchi, e pure attaccati ai figli,

   9 	piena di loti nei suoi ridenti laghetti,
     	e allietata dai dolci canti degli uccellini,

  10 	le sue cime abitate da kiṁnara e da apsaras,
     	e ovunque alberi consumati dalle proboscidi degli elefanti che supportano la terra,

  11 	frequentata da vidyādhara, piena di molte pietre preziose,
     	abitata da serpenti velenosi, dalla rosse lingue,

  12 	in certi luoghi simile all'oro in altri ricordando l'argento,
     	in altri ancora simile ad un massa di nero pigmento era l'himavat, dove si recava

  13 	il migliore degli uomini là impegnato in un tremendo tapas,
     	si nutriva di frutta radici e acqua, per mille anni,

  14 	e passati mille anni, dal cielo il grande fiume,
     	la Gaṅgā lo osservava allora essendosi incarnata.

  15 	la Gaṅgā disse:
     	' cosa vuoi o grande re, da me? cosa posso dare a te?
     	questo dimmi o migliore degli uomini io compirò la tua richiesta.'"

  16 	Lomaśa disse:
     	" così richiesto il re allora rispondeva alla figlia dell'himavat:
     	i miei antenati o benefattrice, da Kapila o grande fiume,
     	mentre cercavano lo stallone, furono spediti alla dimora del figlio di Vivasvat,

  17 	sessantamila figli di Sagara, grandi anime,
     	giunti vicino allo splendore di Kapila, sono andati alla morte in un istante,

  18 	di questi così distrutti, non vi è dimora in cielo,
     	finché tu quei corpi con le tue acque non bagnerai,

  19 	conduci in cielo o illustrissima, i miei avi, i figli di Sagara,
     	in loro favore io ti imploro o grande fiume.'

  20 	queste parole del re avendo udite la Gaṅgā al mondo venerata,
     	molto compiaciuta rispondeva queste parole a Bhagīratha:

  21 	' compirò o grande re, la tua richiesta, non vi è qui dubbio,
     	ma la mia violenza venendo giu cadendo dal cielo è difficile da trattenere,

  22 	nessuno nei tre mondi può sostenerla o sovrano,
     	eccetto che il grande signore dal collo blu, il migliore dei saggi,

  23 	lui soddisfa col tapas o grandi-braccia, Hara il benefattore,
     	il dio mi sosterrà mentre cado, con la sua testa,
     	e compirà il tuo desiderio volendo beneficare i tuoi avi.'

  24 	questo discorso avendo udito il grande re Bhagīratha,
     	recatosi al monte kailāsa soddisfaceva il benefico Śiva,

  25 	quindi giunto un tempo opportuno egli,
     	accettava la grazia, perciò di sostere la Gaṅgā o sovrano,
     	guardando alla dimora nel cielo degli avi, il migliore degli uomini."
     


                              CVIII


   1 	Lomaśa disse:
     	"avendo udita la richiesta di Bhagīratha, e per il bene dei celesti,
     	'così sia.'  al re il Beato rispondeva:

   2 	'io reggerò o grandi-braccia, la dea benevola cadente dal firmamento,
     	la divina fiumana, celeste, sacra, per te o migliore dei re.'

   3 	così avendo parlato, o grandi-braccia, andava verso l'himavat,
     	circondato dai terribili attendenti, armati di varie armi,

   4 	quindi fermatosi diceva al migliore degli uomini a Bhagīratha:
     	'chiedi o grandi-braccia, alla fiumana figlia del re dei monti,
     	alla migliore delle correnti di precipitare dal cielo io la sosterrò.'

   5 	queste parole avendo udito il re, pronunciate dal dio Śarva, 
     	inchinatosi devotamente intensamente pensava alla Gaṅgā,

   6 	quindi la santa acqua bellissima, dal re intensamente pensata,
     	e vistosi retta dal signore degli dèi, cadeva rapida dal firmamento,

   7 	ella quindi precipitare vedendo gli dèi assieme ai grandi ṛṣi,
     	e i gandharva, gli uraga e i rakṣas, insieme accorseso per vedere,

   8 	cadeva dal cielo allora la Gaṅgā, figlia dell'himavat,
     	sollevando grandi vortici, piena di pesci e alligatori,

   9 	e Hara o re, reggeva la Gaṅgā, cintura del firmamento,
     	sulla sua testa caduta, come fosse una ghirlanda di perle,

  10 	essa si divideva in tre parti o re andando verso il mare,
     	con le acque schiumanti, simili a stormi di oche selvatiche.

  11 	in qualche luogo scorrendo tortuosa e in altri traballante,
     	procedendo coperta dalla propria schiuma, scorreva come una donna in calore,
     	in qualche luogo il rumore delle sue acque risuonava in un supremo frastuono,

  12 	così in molte maniere agendo, cadeva dal firmamento,
     	raggiunta la superfice della terra allora disse a Bhagīratha:

  13 	'mostrami o grande re, la via per la quale io debba scorrere,
     	per te io sono discesa sulla terra o signore della terra.'

  14 	queste parole udite il re Bhagīratha si fermava
     	dove erano i corpi dei figli di Sagara grandi anime,
     	per purificarli con le sante acque, o migliore degli uomini,

  15 	il sostentamento della gaṅgā compiuto, Hara venerato dal mondo,
     	al migliore dei monti al kailāsa si recava assieme ai trenta dèi,

  16 	e il sovrano raggiunto l'oceano assieme alla Gaṅgā,
     	riempiva con violenza l'oceano dimora di Varuṇa,

  17 	facendo il sovrano, una propria figlia della Gaṅgā,
     	e l'acqua lustrale offriva agli avi, compiendo il desiderio del cuore,

  18 	questo è l'intero racconto fatto a te, di come la Gaṅgā divisa in tre corsi,
     	per riempire l'oceano scendeva sulla terra,

  19 	e di come l'oceano fu bevuto e per quale motivo dal grand'anima,
     	e come Vātāpi, uccisore di brahmani fu condotto alla distruzione o potente,
     	da Agastya o grande re, come tu mi avevi chiesto."
     


                              CIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partiva il kuntīde, in successione o toro dei bhārata,
     	verso i due fiumi nandā e aparanandā, liberandosi dai mali e dalla paura,

   2 	raggiunta la salubre montagna hemakūṭa, 
     	vedeva il sovrano moltissime creature impensabili e meravigliose,

   3 	laddove vi erano suoni, nuvole, e rocce a migliaia,
     	la gente colla mente stupita era incapace di salire,

   4 	il vento perennemente soffiava, e sempre il dio faceva piovere,
     	giunto il tramonto, appariva il venerabile fuoco, veicolo dell'oblazione,

   5 	vedendo così tante cose meravigliose il pāṇḍava,
     	a Lomaśa di nuovo chiedeva di questo portento.

   6 	Lomaśa disse:
     	"quanto da noi un tempo fu udito o tormentatore di nemici,
     	questo con mente attenta o re, ascolta nel mio racconto,

   7 	in questo monte hemakūta, vi era un asceta di nome Ṛṣabha,
     	viveva molte centinaia di anni l'asceta, incline a violenta ira,

   8 	ed essendo apostrofato da altri, per l'ira disse alla montagna:
     	'chiunque parli gettalo allora sulle rocce 

   9 	e il vento invita a impedire il rumore.' così diceva l'asceta,
     	e l'uomo che parlava ne veniva proibito dalle nuvole,

  10 	così erano le azione compiute da quel grande ṛṣi o re,
     	e qualunque azione dettata dall'ira giunge a compimento. 

  11 	un tempo si udì che degli uomini dall'aspetto divino,
     	seguivano gli dèi arrivati alla nandā,

  12 	gli dèi con Śakra in testa non volendo mostrarsi,
     	resero quel luogo difficile da raggiungere, ponendo monti come ostacoli,

  13 	da allora in poi o kuntīde, gli uomini sempre quella montagna
     	erano incapaci di scorgere, e quindi di ascendere,

  14 	quella grande montagna da chi non praticava il tapas, non poteva essere vista,
     	oppure essere ascesa o kuntīde, perciò resta in silenzio,

  15 	qui tutti gli dèi sempre compiono supremi sacrifici,
     	e i segni di questi si vedono anche oggi o bhārata,

  16 	e la terra qui produce erba kuśa ed è piena di erba dūrvā,
     	e vi sono molti tronchi in forma di pali sacrificali o signore di popoli,

  17 	e dèi e ṛṣi la abitano ancora oggi o bhārata,
     	e di essi all'alba e al tramonto si vedono i fuochi,

  18 	i peccati di chi si bagna o kuntīde immediatamente si dissolvono,
     	perciò o migliore dei kuru, compi le abluzioni assieme ai fratelli minori,

  19 	quindi tu bagnate le membra nella nandā ti recherai alla kauśikī,
     	dove Viśvāmitra praticò un tremendo e supremo tapas."

  20 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi là il sovrano bagnatosi le membra assieme alla sua schiera,
     	si recava alla sacra e bella kauśikī fiumana dalle benefiche acque.
     


                              CX


   1 	Lomaśa disse:
     	" questo è il divino fiume, la santa kauśikī o toro dei bhārata,
     	e qui si mostra il piacevole āśrama di Viśvāmitra,

   2 	e anche l'āśrama detto santo di Kāśyapa grand'anima,
     	il cui figlio Ṛśyaśṛṅga fu asceta dai sensi domati,

   3 	il quale con la forza del suo tapas costringeva Indra a far piovere,
     	per paura del quale l'uccisore di Bala e Vṛtra, faceva piovere in tempo di siccità,

   4 	da una gazzella nacque il potente asceta figlio di Kāśyapa,
     	il quale nel regno di Lomapāda compiva un grande portento,

   5 	ed essendo rinato il grano, a lui il re Lomapāda diede la figlia Śāntā
     	come Savitṛ la propria figlia Sāvitrī."
     	

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" in che modo il figlio di Kāśyapa nacque da una gazzella?
     	e come si unì l'asceta in un coito così contronatura?

   7 	e per quale motivo Śakra per timore di quel giovane saggio,
     	arrivato il tempo di siccità, faceva piovere l'uccisore di Bala e Vṛtra? 

   8 	e come era fatta Śāntā la figlia del re ferma nei voti,
     	che ottenne il cuore di quel figlio di gazzella?

   9 	e quel rājarṣi Lomapāda, se era conosciuto dedito al dharma,
     	perchè nel suo regno Indra, punitore di Pāka, non faceva piovere?

  10 	tutto questo o venerabile, in dettaglio secondo verità,
     	tu devi dire a me desideroso di sentire le imprese di Ṛśyaśṛṅga."

  11 	Lomaśa disse:
     	" per il tapas di Vibhāṇḍaka, brahmarṣi dall'anima formata,
     	del santo dall'infallibile valore, per splendore simile a Prajāpati,

  12 	ascolta come nacque il figlio, Ṛśyaśṛṅga il potente,
     	nel grande lago, quel potentissimo bimbo considerato come un uomo maturo:

  13 	raggiunto il grande lago, Kāśyapa, fermo nel tapas,
     	dopo lungo tempo, il ṛṣi considerato un divino ṛṣi, era stanco,

  14 	emetteva il proprio seme vedendo l'apsara Urvaśī,
     	una gazzella che si bagnava nelle acque lo bevve allora,

  15 	assetata, assieme all'acqua, e gravida divenne o sovrano,
     	per l'inevitabilità del suo agire per il corso stabilito dagli dèi,

  16 	da quella gazzella nasceva suo figlio, un grande ṛṣi,
     	Ṛśyaśṛṅga cresceva nella foresta sempre dedito al tapas,

  17 	e sulla testa di quel grand'anima, vi era un corno di antilope,
     	da ciò egli Ṛśyaśṛṅga era infatti chiamato,

  18 	e da lui non essendo visto alcun essere umano eccetto suo padre,
     	la sua mente perciò sempre era intenta nella castità, o sovrano,

  19 	in quel tempo una amico di Daśaratha, 
     	chiamato Lomapāda, divenne signore degli aṅga,

  20 	da lui fu compiuto un amore contrario ai brahmani, così si dice,
     	quel sovrano fu allora abbandonato dai brahmani, 

  21 	e senza l'agire del purohita di quel re, spontaneamente
     	il Mille-occhi non faceva piovere, e le creature ne soffrivano,

  22 	quel principe della terra, chiedeva ai brahmani, ai saggi intenti al tapas, 
     	capaci nel far produrre la pioggia dal signore degli dèi:

  23 	' qual'è il modo che il signore della pioggia faccia piovere e l'acqua sia vista?
     	da lui invitati gli esposero i saggi le loro opinioni,

  24 	là un ottimo muni al re diceva:
     	'compi un'azione di espiazione verso i brahmani da te offesi,

  25 	fai condurre Ṛśyaśṛṅga figlio del muni, o principe,
     	egli vive nella selva ed è ignorante delle donne, e dedito alla rettitudine,

  26 	se egli giungesse al tuo regno o re, quel grande asceta,
     	immediatamente il dio della pioggia farebbe piovere, non v'è qui dubbio.'

  27 	queste parole ascoltate o re, fatta la propria espiazione,
     	egli partiva e di nuovo tornava, avendo ben disposto i ri-nati,
     	i sudditi visto il ritorno del re, gli andarono incontro,

  28 	allora il re degli aṅga, chiamava i ministri dall'esperto consiglio,
     	e uno sforzo fece per trovare un modo di far venire Ṛśyaśṛṅga,

  29 	quell'incrollabile studiò un mezzo assieme ai suoi ministri,
     	esperti degli śāstra, e dell'artha, e sempre perfetti nel compierli,

  30 	quindi faceva condurre delle cortigiane il sovrano,
     	alle prostitute interamente esperte, diceva il principe della terra:

  31 	' in qualche modo il figlio del ṛṣi, Ṛśyaśṛṅga conducete qui,
     	seducendolo ottenete che venga nel mio regno o bellissime.

  32 	le donne timorose delle maledizioni e intimorite dalla paura del re,
     	pallide e prive di senno dissero che era un'impresa impossibile,

  33 	allora una vecchia donna diceva questo al re:
     	'io tenterò o grande re di condurre il ricco in tapas,

  34 	tu devi approvare ciò che io desidero fare,
     	quindi io sarò in grado di sedurre Ṛśyaśṛṅga il figlio del ṛṣi.'

  35 	il sovrano approvava ogni sua intenzione,
     	e denaro le diede e molte e varie gemme,

  36 	allora o signore della terra, delle giovani donne dotate di bellezza, 
     	prendendone alcune di queste, ella si recava immediatamente nella foresta."
     


                              CXI


   1 	Lomaśa disse:
     	"ella faceva un rifugio galleggiante secondo quanto aveva ottenuto di fare dal re,
     	e per l'indicazione del re, e per la propria intelligenza o bhārata,

   2 	lo ornava con alberi artificiali dai vari fiori e frutti,
     	accompagnati da vari cespugli e rampicanti, portanto deliziosi frutti,

   3 	grademente piacevole, e grandemente affascinante per la mente, questo
     	rifugio galleggiante faceva, bello dall'aspetto di un grande portento,

   4 	quindi ormeggiata la nave non lontano dall'āśrama del figlio di Kāśyapa,
     	mandava degli uomini a spiare i moviventi di quel muni,

   5 	quindi la cortigiana alla figlia dando istruzioni, 
     	ordinava a lei che era piena di intelligenza di andare a visitare il kaśyapide,

   6 	quell'astuta giunta colà, vicino all'asceta,
     	e raggiunto l'āśrama vide il figlio del ṛṣi.

   7 	la cortigiana disse:
     	' spero che tu abbia abilità nel tapas o muni, e meravigliosa frutta e radici,
     	e che un piacevole āśrama sia questo, io qui sono venuto per vederti,

   8 	spero che cresca il tapas degli asceti, e che il padre tuo sia di impareggiabile splendore,
     	e che da te sia amato, o saggio, e che il tuo studio sia compiuto o Ṛśyaśṛṅga'

   9 	Ṛśyaśṛṅga disse:
        'tu signore grandemente risplendi come la luce, credo io debba salutarti con rispetto,
     	volentieri io ti offriro l'acqua per i piedi, e secondo il dharma frutta e radici,

  10    siedi a tuo piacere sul cuscino di erba kuśa, felicemente coperto di pelle di antilope,
     	dov'è il tuo āśrama, e che nome ha il voto che osservi? o brahmano tu sei simile ad un dio.'

  11 	la cortigiana disse:
     	'il mio āśrama o figlio di Kāśyapa è piacevole, tre yojana oltre questo monte,
     	è là, il nostro dharma è di non salutare cerimoniosamente né di toccare l'acqua pedestre.'

  12 	  Ṛśyaśṛṅga disse:
     	'frutti cotti allora io ti darò, e noci e frutti di āmalaka,
     	e di parūṣaka, di iṅguda, e di dhanvana, serviti a tuo desiderio di grappoli.'"

  13 	Lomaśa disse:
     	'ella messi da parte tutti quelli, allora diede a lui cibi preziosi,
     	questi molto saporiti e molto belli a Ṛśyaśṛṅga diedero molto piacere,

  14 	e gli diede ghirlande profumate, e vari abiti splendenti,
     	e di forti bevande quindi godeva, e giocava e rideva,

  15 	ella si deliziava con la palla vicino a lui, come una liana fruttifera divisa in due,
     	e con le membra il corpo accarezzando abbracciava ripetutamente Ṛśyaśṛṅga,

  16 	e abbassando i rami fioriti degli alberi sarja, aśoka e tilaka li spezzava,
     	e quasi vergognandosi fattasi ubriaca seduceva il figlio del grande ṛṣi,

  17 	quindi vedendo Ṛśyaśṛṅga trasformato, e ripetutamente prendendo la sua mano,
     	guardandolo, lentamente se ne andava allora con la scusa di dover fare l'agnihotra,

  18 	lei andata via, pazzo di passione, privo di intelletto, divenne Ṛśyaśṛṅga,
     	privato della sua presenza divenne come malato e pieno di sospiri,

  19 	quindi dopo un po', con gli occhi rossi, coperto di peli fin dalle unghie,
     	il figlio di Kaśyapa Vibhāṇḍaka appariva, recitando i veda, immerso in completa meditazione,

  20 	egli avvicinatosi vedeva il figlio seduto pensieroso, da solo con mente contrariata,
     	che sospirava guardando in alto ogni momento, Vibhāṇḍaka disse al figlio depresso:

  21 	'perchè o figlio la legna non è pronta, e perchè l'agnihotra da te oggi è trascurato?
     	i due cucchiai sacri sono puliti, e da te furono portati i vitelli alla vacca sacra?

  22 	mai prima così fosti o figlio, pesieroso sei e fuor di ragione,
     	perche oggi sei così grandemente abbattuto? ti chiedo chi oggi qui è venuto?'
     


                              CXII


   1 	 Ṛśyaśṛṅga disse:
     	qui oggi venne un giovane casto coi capelli raccolti, né troppo piccolo o grande, intelligente,
     	del colorito dell'oro, con gli occhi grandi di loto, bello come un figlio divino,

   2  	di forme perfette, splendente come il sole, con occhi più splendenti del bianco della luna,
     	dotato di capelli neri profumati, legati con lacci d'oro, molto lunghi,

   3 	ornamenti alla sua gola, splendevano come la luce del firmamento,
     	e aveva due masse di carne sotto il collo, senza peli, e molto affascinanti,

   4 	e vita sottile all'altezza dell'ombelico, e i suoi fianchi di grande misura,
     	e sotto le sue vesti splendeva una cintura fatta d'oro, come la mia,

   5 	e un'altra meraviglia si ammirava in lui, un sonaglio splendeva ai piedi,
     	e pure alle mani come sonaglio erano legati due ornamenti come dei rosari,

   6 	e questi risuonavano mentre lui si muoveva, come oche impazzite su un lago,
     	e anche i suoi abiti erano meravigliosi a vedersi, non come i miei,

   7 	e il viso pure era meravigioso a vedersi, la voce rallegra il cuore,
     	il suo suono è come quello del cuculo, ascoltandola mi si agita il fondo dell'anima,

   8 	come la foresta agitata dal vento nel mezzo del mese di mādhava, 
     	così egli profuma di suprema e puro aroma, allietato dal vento o padre,

   9 	e ben acconciati i capelli divisi, in due parti, splendono piatti sulla fronte
     	e i suoi orecchi sono coperti da brillanti cerchi bellissimi,

  10 	quindi un frutto rotondo, e variegato, con la mano destra sbatteva a terra,
     	e questo caduto a terra ripetutamente si alzava in alto in meravigliosa forma,

  11 	e pure colpito questo balzava nell'aria come un albero agitato, spinto dal vento,
     	guardandolo simile ad un figlio di dei, mi nacque un amore e un piacere supremo o padre,

  12 	egli mi abbracciava il corpo e accarezzandomi i capelli abbassava la bocca,
     	e con la bocca sulla bocca aderendo faceva uno schiocco, e gioia mi nasceva,

  13 	né egli molto pensava all'acqua per i piedi, e a quei frutti da me offerti,
     	'questo il mio voto.' così mi disse, e altri frutti nuovi mi diede,

  14 	da me furon mangiati quei frutti, per nulla simili per sapore a questi,
     	né essi avevano la buccia come questi, né in essi vi erano noccioli come in questi,

  15 	e acque saporite mi diede da bere, quegli dal bel aspetto, 
     	e bevutele io ne fui oltremodo rallegrato, a me pareva che la terra si muovesse,

  16 	e queste sono le variegate e profumate ghirlande da lui legate con nastri,
     	che ha lasciato andandosene al proprio āśrama quel brillante per il tapas,

  17 	e lui andatosene io divenni abbattuto, e le mie membra come sofferenti,
     	e desidero velocemente andare vicino a lui, e sempre con lui rimanere,

  18 	io vado vicino a lui o padre, qual'è il nome del suo voto di osservanza?
     	io voglio praticare assieme lui il tapas che lui pratica con trementa azione.'
     


                              CXIII


   1 	 Vibhāṇḍaka disse:
     	'questi sono dei rakṣas con questo aspetto meraviglioso a vedersi,
     	di inguagliabile aspetto essi sono crudeli, pensano sempre a catturare gli asceti,

   2 	ed essi assumono belle forme o figlio, per ottenere con vari mezzi,
     	i muni nelle foreste, questi malvagi e li strappano dal bene e dal mondo,

   3 	non li deve seguire il muni dall'anima domata, desideroso di ottenere i santi mondi,
        gioiscono questi falsi asceti mettendo impedimenti agli asceti, essi o senza peccato,

   4 	con malvagità agiscono, o figlio, queste dolci bevande proibite,
     	e queste ghirlande, belle e profumate non sono prescritte per i muni.'”

   5 	Lomaśa disse:
     	“prevenuto il figlio verso questi rakṣas, Vibhāṇḍaka si metteva in caccia di essi,
     	e quando dopo tre giorni non li ebbe incontrati allora egli tornava all'āśrama,

   6    quando di nuovo il figlio di Kaśyapa partiva alla raccolta di frutta come d'abitudine,
     	allora la cortigiana di nuovo veniva a sedurre il muni Ṛśyaśṛṅga,

   7 	e vedendola Ṛśyaśṛṅga ne fu rallegrato, e con aspetto confuso l'avvicinava subito,
     	e le disse:' noi due andiamo all'āśrama tuo, finchè non vi è mio padre.'

   8    allora o re, fatto entrare l'unico figlio del kaśyapide, scioglieva la nave dall'ormeggio,
     	seducendolo con molti mezzi, andarono alla presenza del signore degli aṅga, 

   9 	e lasciata andar via dalla riva quella bellissima nave in forma di rifugio, 
     	raggiungendo allora un bella foresta fatta da lui, chiamandola āśrama reale,

  10 	il re facendo entrare, dentro la città l'unico figlio nato da Vibhāṇḍaka,
     	vide che il dio improvvisamente faceva piovere, e si riempiva la terra di acqua, 

  11 	Lomapāda ottenuto il suo scopo, a Ṛśyaśṛṅga dava la figlia Śāntā,
     	e con vacche sulla via, e facendo arare compiva azioni per prevenire l'ira,

  12 	di Vibhāṇḍaka che sarebbe giunto, il re e agli uomini per custodire le molte greggi
     	ordinava: ' quando a voi il grande ṛṣi Vibhāṇḍaka in cerca del figlio chiedesse

  13 	gli direte a mani giunte: ' sono di tuo figlio gli animali e i campi arati
     	quanto sia caro a te sarà fatto o grande ṛṣi noi tutti siamo schiavi, legati alla tua parola.'

  14 	tornava quindi il muni al suo āśrama, portando frutta e radici,
     	e cercando il figlio, là non lo vedeva, allora egli si adirava violentemente,

  15 	quindi dall'ira preso, sospettando un azione del sovrano,
     	si recava alla città di campā per distruggere il re degli aṅga e il suo regno, 

  16 	il kaśyapide, stanco, affamato incontrava varie stalle di animali,
       	e dai mandriani venerato secondo le regole, come un re quella notte là risiedeva,

  17 	e ottenuto quel grande onore da essi, chiedeva:' da chi siete ingaggiati o gentili?'
     	allora tutti essi dicevano assentendo: ' tutta la ricchezza è posseduta da tuo figlio.'

  18 	e di luogo in luogo venerato e ascoltando quei dolci discorsi,
     	calmata la maggior parte del'ira, compiaciuto incontrava il re degli aṅga in città,

  19 	e venerato da quel toro fra gli uomini, vide il figlio come il dio Indra in cielo,
     	e vide là la nuora Śāntā, come un lampo che esce da una nuvola.

  20 	e i villaggi e le stabule e il figlio vedendo, e Śāntā la sua ira si calmava,
     	e suprema gentilezza faceva al principe della terra Vibhāṇḍaka o sovrano di uomini,

  21 	il grande ṛṣi là lasciando il figlio diceva a lui splendente come il sole e il fuoco:
     	' quando sarà nato un figlio ritorna alla foresta, compiuti tutti i beni per quel re.'

  22 	Ṛśyaśṛṅga fece quanto richiesto, e ritornava dove era il padre,
     	e Śāntā lo serviva secondo le regole, come in cielo la fedele Rohiṇī il dio Soma,

  23 	o la felice Arundhatī Vasiṣṭha, o come pure Lopāmudrā Agastya,
     	o come era la Damayantī di Nala, come la Śacī dell'armato della folgore,

  24 	e come la figlia di Nārāyaṇa Indrasenā, obbediente fu a Mudgala o benefico capo,
     	così Śāntā serviva Ṛśyaśṛṅga nella foresta, amorevole e unita o sovrano di uomini,

  25 	il  santo āśrama di quel virtuoso splendeva abbellito dal grande lago,
     	qui bagnatosi e praticando il suo dovere si perfezionò, agli altri tīrtha recati o re.”
     


                              CXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi partito per il fiume kauśikī il pāṇḍava o Janamejaya,
     	in successione i tutti i santuari si recava,

   2 	egli raggiunto il mare alla foce della Gaṅgā o sovrano,
     	al centro dei cinquecento rivi, compiva le abluzioni,

   3 	quindi lungo la riva del mare il sovrano della terra procedeva,
     	assieme ai fratelli, quel valoroso, verso i kaliṅga o bhārata.

   4 	Lomaśa disse: 
     	“i kaliṅga o kuntīde, si trovano dove sta il fiume vaitaraṇī,
     	dove pure Dharma sacrificava cercando la protezione degli dèi,

   5 	dai ṛṣi è frequentata la riva nord, sacrificando
     	essa è abbellita dai monti, e sempre frequentata dai ri-nati,

   6 	è la via di chi si reca al cielo al pari della via divina,
     	qui altri ṛṣi un tempo sacrificarono coi sacri riti,

   7 	qui Rudra o re dei re, ricevette nel sacrificio la vittima,
     	e Rudra disse o re degli uomini:' la vittima è la mia parte.'

   8 	e rapita la vittima allora gli dèi gli dissero, o toro dei bhārata:
     	'non assalire la cosa altrui, non consumare l'intero dharma.' 

   9 	quindi con parole concilianti essi lodarono Rudra,
     	e con un'oblazione soddisfacendolo, lo onorarono allora,

  10 	allora rilasciata la vittima, percorreva la via degli dèi,
     	qui la storia di Rudra ascolta o Yudhiṣṭhira: 

  11 	la miglior parte da tutte le parti, quella fresca,
     	per timore a Rudra perennemente destinarono,

  12 	l'uomo che qui si bagna cantando questa strofa,
     	al suo occhio rende visibile la strada che porta agli dèi.” 

  13 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi tutti i pāṇḍava e Draupadī alla vaitaraṇī
     	scendendo, gli illustri, compirono i riti per i padri.

  14 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ bagnandoci o venerabile, in questo fiume o ricco in tapas,
     	sono uscito dalla condizione umana, guarda o Lomaśa,

  15 	tutti i mondi io scorgo per tua grazia o fermo nei voti,
     	questo è il suono degli asceti grand'anime che recitano le preghiere.”

  16 	Lomaśa disse:
     	“ a trecento mila yojana o Yudhiṣṭhira,
     	è dove è questo suono che tu odi, siedi dunque in silenzio o signore di popoli,

  17 	questa è la piacevole foresta o re che il Nato-da-sé ti mostra,
     	dove sacrificò o kuntīde, Viśvakarman il glorioso,

  18 	con questo sacrificio la terra fu data a Kaśyapa grand'anima,
     	con i suoi monti, luoghi e foreste, come dakṣiṇa dal Nato-da-sé,

  19 	e la terra allora per esser stata donata sprofondava,
     	e diceva offesa, questo al potente signore del mondo: 

  20 	' non me o venerabile devi dare a qualche mortale,
     	un dono vano è questo di te, io me ne andrò sottoterra.'

  21 	sprofondata vedendola Kaśyapa il venerabile ṛṣi,
     	si adoperava a calmare allora la terra o signore di popoli,

  22 	quindi calmata la terra col suo tapas, o pāṇḍava,
     	di nuovo emersa dal mare, appariva ferma in forma di vedī,

  23 	ella si mostrava o re in forma di una vedī,
     	qui salendo o grande re, diverrai un valoroso,

  24 	io ti unirò alla via della fortuna, appena tu ora salirai su di essa,
     	e bagnata da un mortale allora questa vedī entrerà nell'oceano o ājamīḍha,

  25 	il fuoco, il sole, la yoni e le acque divine, tu sei, il seme di Viṣṇu l'ombelico dell'immortale,
     	così recitando o pāṇḍava con sincera parola, veloce sali su questa vedī.”

  26 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi compiuto il rito della fortuna dal grand'anima, Yudhiṣṭhira andava al mare,
     	e compiuti tutti i suoi ordini, raggiunto il monte mahendra vi trascorreva la notte.
     


                              CXV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il principe della terra trascorsa là una notte,
     	grande onore faceva agli asceti assieme ai fratelli,

   2 	e Lomaśa là a lui nominava tutti quegli asceti,
     	i bhṛgudi, e quelli di Aṅgiras e di Vasiṣṭha e di Kaśyapa,

   3 	a loro avvicinandosi quel ṛṣi reale li salutava a mani giunte,
     	e al valoroso Akṛtavraṇa, seguace di Rāma, chiedeva:

   4 	“quando il venerabile Rāma verra a visitare gli asceti?
     	col suo permesso io pure vorrei veder il bhṛguide.”

   5 	 Akṛtavraṇa disse:
     	“ che sei giunto lo sa Rāma dall'anima sapiente,
     	e in te nutre affetto Rāma e presto te lo mostrerà,

   6 	e gli asceti qui vedono Rāma all'ottavo e al quattordicedimo giorno,
     	e passata questa notte, sarà la quattordicesima.”

   7 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ tu signore sei un seguace del valoroso fortissimo figlio di Jamadagni,
     	e fosti testimone oculare di ogni impresa compiuta in passato,

   8 	questo raccontami o signore, come Rāma sconfisse
     	in battaglia tutti gli kṣatriya e per quale motivo.”

   9 	 Akṛtavraṇa disse:
     	“ a kanyakubja vi era un grande principe fortissimo,
     	Gādhi chiamato al mondo, egli un giorno andava nella foresta,

  10 	e da lui abitante nella foresta una figlia nacque simile ad un'apsaras,
     	e il bhṛguide Ṛcīka la chiedeva in sposa o bhārata,

  11 	allora il re a quel brahmano dai fermi voti diceva:
     	' vi è una regola nella nostra famiglia stabilita dagli antichi,

  12 	una dote tutta intera di mille veloci cavalli bianchi
     	dalle orecchie nere, sappi si debba dare o migliore dei ri-nati,

  13 	e neppure o venerabile questa norma dev'essere trascurata o bhṛguide,
     	e questa mia figlia sarà data ad uno come te o grand'anima.'

  14 	 Ṛcīka disse:
     	' mille veloci cavalli bianchi dalle intere orecchie nere,
     	io ti darò, che tua figlia sia mia moglie.'”

  15 	 Akṛtavraṇa disse:
     	“ egli acconsentendo o re, diceva a Varuṇa:
     	'dammi da usare come dote mille veloci cavalli 
     	bianchi con le intere orecchie nere.'

  16 	e a lui diede Varuṇa mille cavalli allora,
     	il luogo dove sorsero i cavalli è chiamato tīrtha dei cavalli,

  17 	sulla Gaṅgā, e a kanyakubja Gādhi diede Satyavatī allora
     	la propria figlia a lui, e testimoni furono gli dèi allora,
     	avendo lui ottenuto mille cavalli e lei vedendo i celesti,

  18 	secondo il dharma avendo ottenuta la moglie, Ṛcīka il migliore dei ri-nati,
     	secondo il desiderio e il piacere con quella bella si rallegrava,

  19 	fatto il matrimonio o re desideroso di vederlo con la moglie,
     	giungeva l'eccellente Bhṛgu e si rallegrava vedendo il figlio,

  20 	moglie e marito il maestro seduto, onorato dalle schiere degli dèi,
     	venerando, attorno a lui i due a mani giunte restarono,

  21 	quindi il venerabile Bhṛgu compiaciuto diceva alla nuora:
     	' scegli una grazia o bellissima, io di concederò quanto desideri.'

  22 	ella pregava il guru di poter avere dei figli,
     	e che pure sua madre ne avesse, quella grazia egli compiva.

  23 	Bhṛgu disse:
     	'nel periodo fertile, tu e tua madre bagnantevi per ottenere un maschio,
     	abbracciatevi separatamente a due alberi lei ad un āśvattha e tu ad un udumbara.'

  24 	e nell'abbraccio esse o re, fecero il contrario,
     	quando Bhṛgu tornò e seppe della loro inversione,

  25 	allora disse  il potentissimo bhṛgu alla nuora Satyavatī:
     	' un brahmano dalla condotta guerriera tuo figlio sarà,

  26 	e il figlio di tua madre un grande kṣatriya dalla condotta di brahmano,
     	sarà un grande valoroso fermo sulla via dei santi.'

  27 	allora ella pregava ripetutamente il suocero:
     	' non sia tale mio figlio ma tale sia il figlio di lui.'

  28 	così dunque sia! da lui ella fu gratificata o pāṇḍava,
     	quindi ella generava il figlio Jamadagni giunto il tempo,
     	pieno di di splendore e vigore, rampollo dei bhṛguidi,

  29 	egli cresceva splendido nello studio dei veda,
     	e quello splendidissimo molti ṛṣi o pāṇḍava superava,

  30 	e a lui che rivaleggiava in splendore col sole o toro dei bhārata,
     	giunse in chiaro l'intera arte dell'arco e dei quattro tipi di armi.”
     


                              CXVI


   1 	Akṛtavraṇa disse:
     	“ Jamadagni grande asceta applicandosi allo studio dei veda,
     	praticò il tapas e quindi con l'autodisciplina soggiogava persino gli dèi,

   2 	recatosi dal sovrano di uomini Prasenajit o re,
     	egli chiedeva a lui Reṇukā e il re gliela dava,

   3 	ottenuta quindi in moglie Reṇukā quel discendente di Bhṛgu,
     	risiedendo nell'āśrama praticava il tapas assieme alla fedele moglie,

   4 	da essa nacquero quattro figli e Rāma per quinto,
     	ma di tutti non era l'ultimo Rāma pur essendo nato per ultimo,

   5 	usciti tutti i figli a raccogliere frutti,
     	Reṇukā dai fermi voti andava al bagno, una giorno, 

   6 	e Reṇukā dal sovrano di mārttikāvata di nome Citraratha,
     	fu scorta o re, e spontaneamente le si avvicinava,

   7 	vedendolo giocare nell'acqua assieme alla moglie inghirlandato di loto,
     	e in piena salute, Reṇukā di lui si invaghiva,

   8 	ma pur priva di senno, nell'acqua si liberava di questa infedeltà,
     	e tremante rientrava nell'āśrama, il marito si accorse del suo stato,

   9 	vedendola agitata, perduta allo stato di buona moglie,
     	con esclamazione di rimprovero lo splendido valoroso, la rimproverava,

  10 	allora il primogenito di Jamadagni conosciuto col nome di Rumaṇvat
     	arrivava, e pure Suṣeṇa, e Vasu e Viśvāvasu,

  11 	ad essi in successione il venerabile chiedeva di uccidere la madre,
        i figli confusi e scoraggiati nulla dicevano,
                        
  12 	allora li malidiceva per l'ira ed essi caddero privi di sensi,
     	con lo stesso aspetto di quadrupedi o uccelli erano immobili,

  13 	quindi poi arrivava Rāma, uccisore di eroi nemici, all'āśrama,
     	a lui disse il furioso Jamadagni dal grande tapas: 

  14 	'uccidi questa tua cattiva madre figlio non aver timore!'
     	quindi afferrata un'ascia, Rāma tagliava la testa alla madre,

  15 	allora l'ira o grande re del grand'anima Jamadagni,
     	se ne andava e improvvisamente calmatosi disse:

  16 	' per mio ordine o figlio, tu hai compiuto un'ardua azione, 
     	scegli dei desideri o sapiente del dharma, quali nel cuore brami.'

  17 	egli scelse che la madre risorgesse senza ricordo dell'uccisione,
     	e lavato da ogni male lo stato dei fratelli,

  18 	imbattibilità in battaglia e lunga vita o bhārata,
     	il grande asceta Jamadagni concesse a lui e tutti i desideri.

  19 	un giorno poi andatisene i figli o potente,
     	allora il valoroso figlio di Kṛtavīrya, signore delle regioni marittime giungeva,

  20 	e raggiunto l'āśrama la moglie del ṛṣi lo accoglieva onoratamente,
     	egli preso da furore guerriero, non si rallegrava dell'accoglienza,

  21 	e violentemente cacciava dall'āśrama di forza la vacca per il latte sacro,
     	mentre il vitello piangeva, e abbatteva dei grandi alberi,

  22 	a Rāma tornato allora il padre raccontava ogni cosa,
     	e vedendo la vacca che si lamentava, Rāma fu preso dall'ira,

  23 	egli caduto in preda del furore, assaliva il figlio di Kṛtavīrya,
     	con quello entrando in combattimento, quel bhṛguide uccisore di nemici,

  24 	e tagliava con affilate frecce le molte simili a barre di ferro
     	scagliategli a migliaia o re, avendo afferrato lo splendido arco,

  25 	quindi gli eredi di Arjuna indignati verso Rāma,
     	assalivano Jamadagni che era nell'āśrama senza Rāma,

  26 	essi uccisero il valoroso asceta che era privo di armi,
     	e che ripetutamente invocava Rāma, Rāma! privo di aiuto,

  27 	i figli di Kārtavīrya avendo ucciso Jamadagni o Yudhiṣṭhira,
     	con le frecce, tornavano vittoriosi donde erano venuti, 

  28 	partiti da lì costoro, e morto Jamadagni,
     	il discendente di Bhṛgu tornava all'āśrama portando della legna,

  29 	quel valoroso, vedendo il padre giunto nelle braccia della morte,
     	senza colpa alcuna, allora pieno di dolore prese a lamentarsi. 
     


                              CXVII


   1 	Rāma disse:
     	'per mio fallo tu o padre, sei stato ucciso da questi vili giovani,
     	eredi di Kārtavīrya con le frecce, come selvaggina nella foresta,

   2 	o padre, come a te, sapiente del dharma, sempre sulla via dei buoni,
     	una tale morte fu inflitta a te, mai nocivo verso ogni creatura?

   3 	quale malvagità non fu fatta da costoro, che te intento al tapas,
     	essendo disarmato, anziano, uccisero con cento frecce affilate?

   4 	come senza vergogna racconteranno agli amici e compagni,
     	di aver ucciso un uomo solo, disarmato e sapiente del dharma?'”

   5 	 Akṛtavraṇa disse:
     	“ così lamentandosi egli miseramente, in vari modi o sovrano,
     	compiva tutti i riti funebri del padre il grande asceta,

   6 	e Rāma conquistatore di città nemiche ardeva sulla pira il padre,
     	e prometteva la morte di tutti gli kṣatriya o bhārata,

   7 	e furente il fortissimo guerriero, prese le armi quel valoroso,
     	uccideva da solo i figli di Kārtavīrya come fosse la morte in persona,

   8 	e gli kṣatriya che li seguivano o toro degli kṣatriya,
     	tutti questi abbatteva Rāma il migliore degli assalitori,

   9 	e ventun volte faveva la terra libera da kṣatriya il potente,
     	nella regione samantapañcaka, faceva cinque laghi di sangue,

  10 	in questi venerava i padri quel propagatore della stirpe di Bhṛgu,
     	e Ṛcīka in persona vedeva e costui fermava Rāma,  

  11 	quindi con un grande sacrificio, il valoroso figlio di Jamadagni,
     	venerava il signore degli dèi, e diede la terra ai sacerdoti,

  12 	e pure egli dava a Kaśyapa grand'anima, una vedī d'oro,
     	lunga dieci vyāma e larga nove o signore dei popoli,

  13 	e quella poi col permesso di Kaśyapa i brahmani a pezzi
     	la divisero, e da ciò essi o re, furono chiamati quelli che vanno a khāṇḍava,

  14 	egli dunque avendo donato la terra a Kaśyapa grand'anima,
     	sul re dei monti mahendra, risiedeva egli dall'infinito coraggio,

  15 	così nacque la sua inimicizia con gli kṣatriya abitanti del mondo,
     	e l'intera terra fu conquistata da Rāma dall'infinito splendore.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi al quattordicesimo giorno il magnanimo Rāma,
     	si mostrava ai saggi e al dharmarāja con suo seguito,

  17 	il potente assieme ai fratelli o re dei re, lo venerava,
     	e quel migliore dei sovrani grandi onori compiva verso i ri-nati,

  18 	e venerato e onorato il figlio di Jamadagni da lui come un superiore
     	fermatosi quella notte a mahendra, partiva poi verso il sud.
     	


                              CXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	e viaggiando il re, magnanimo, visitava quei piacevolii santi tīrtha,
     	tutti frequentati dai savi, qua e là lungo il mare,

   2 	il virtuoso, in questi fatte le abluzioni coi suoi fratelli, quel figlio e nipote di re,
     	andava il figlio di Pāṇḍu alla santissima praśastā che scorre al mare, o figlio di Parikṣit,

   3 	e pure là bagnandosi il magnanimo, venerava gli avi e gli dèi,
     	e ricchezza distribuita ai principali ri-nati, andava alla godāvarī che al mare va,

   4 	quindi quel senza-peccati tra i draviḍa raggiunto l'oceano, sacro al mondo,
     	e il tīrtha di Agastya, sacro purificatore, e i nārītīrtha l'eroe visitava,

   5 	là ascoltate le imprese di Arjuna il massimo arciere, impossibili ad altri,	
     	e onorato dalle schiere dei supremi ṛṣi, il figlio di Pāṇḍu gioia suprema ne ebbe,

   6 	egli in questi tīrtha lavate le membra assieme a Kṛṣṇā e ai fratelli minori,
     	onorando il coraggio di Arjuna, si rallegrava il signore dei principi sulla terra,

   7    quindi donate migliaia di vacche, in questi tīrtha del mare, massimo scrigno di acque,
     	felice insieme ai fratelli raccontava della donazione di vacche di Arjuna,

   8 	egli lungo questi tīrtha del mare e lungo molti altri santissimi, o re,
     	di seguito andando, esaudendo il desiderio, visitava la santissisima śūrpāraka,

   9 	là superata un certa regione dell'oceano, raggiunse una foresta celebre sulla terra,
     	dove anticamente fu praticato il tapas dagli dèi, e sacrifici dai più santi sovrani,

  10 	là egli dalle lunghe e forti braccia, vedeva la vedī del migliore degli arcieri,
     	del figlio di Ṛcīka, circondata dalle schiere degli asceti, dai virtuosi venerata, 

  11 	quindi il re della terra, dei vasu, delle schiere dei marut, e dei due aśvin,
      	dei vaivasvata, degli āditya, del dio delle ricchezze, di Indra, di Viṣṇu e del brillante sole,

  12 	e del beato Indra, del sole, del signore delle acque, e della schiera dei sādhya,
     	del creatore, degli avi, il grand'anima, e di Rudra con le sue schiere,

  13 	e di Sarasvatī, della schiera dei siddha, e di pūṣan e pure degli altri immortali,
     	 i santi santuari che rapiscono la mente, il re vide.

  14 	in questi praticando varie astinenze e dando gemme e grandi ricchezze,
     	e lavando le membra in tutti i tīrtha egli di nuovo tornava a śūrpāraka,

  15 	egli da questo tīrtha del mare di nuovo partito assieme ai fratelli,
     	si recava a prabhāsa, tīrtha celebrato sulla terra dai grandi ri-nati,

  16 	là consacrandosi, il grand'occhi, assieme ai fratelli, le schiere divine e gli avi
     	venerava, e pure Kṛṣṇā e i saggi assieme a Lomaśa,

  17 	egli per dodici giorni nutrendosi di acqua e vento, e bagnandosi giorno e notte,
     	sempre accendendo fuochi, praticava il tapas, il migliore dei sostenitori del dharma,

  18 	e praticando saldo quel duro tapas, ascoltava Rāma e Janārdana,
     	i due coi loro eserciti e tutti i primi dei vṛṣṇi, giunsero da Yudhiṣṭhira, l'ājamīḍha,

  19 	i vṛṣṇi scorgendo i figli di Pāṇḍu, sdraiati a terra con le membra impolverate,
     	e pure vedendo Draupadī che non lo meritava, afflitti, emisero un grido di dolore,

  20   	quindi il buonissimo, Rāma, Janārdana e Sāmba il figlio di Kṛṣṇa, e il nipote di Śini,
     	e altri vṛṣṇi onorava, secondo il dharma avvicinandosi,

  21 	e pure essi onorarono tutti i pṛthādi, e furono onorati dai figli di Pāṇḍu,
     	e circondando Yudhiṣṭhira, si sedettero come le schiere degli dèi attorno a Indra,

  22 	e supremamente contento, le vicende dei nemici e il soggiorno nella foresta,
       	e il recarsi del pṛthāde figlio del re degli dèi, da Indra per le armi, a Kṛṣṇa raccontava.

  23 	avendo udito lieti le sue parole, ma pure vedendoli grandemente smagriti,
     	lacrime dagli occhi piangevano i daśārha, per il dolore quei generosi.
     


                              CXIX


   1 	Janamejaya disse:
     	“ giunti al tīrtha prabhāsa, i vṛṣṇi e i pāṇḍava,
     	che fecero e quali i loro discorsi là furono o ricco in tapas?

   2 	tutti questi grandi anime, esperti in ogni tipo d'arma,
     	i vṛṣṇi e i pāṇḍava erano amici reciproci.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	giunti al tīrtha prabhāsa, santo tīrtha del grande scrigno d'acque,
     	i vṛṣṇi attorniando i valorosi pāṇḍava li onoravano,

   4 	quindi col colorito simile ad argento lunare, al loto, al latte di vacca,
     	una ghirlanda di fiori selvatici, Rāma, armato di vomere, diceva ad occhi-di-loto:

   5 	“il dharma o Kṛṣṇa non conduce al bene, nè l'adharma dei viventi alla distruzione,
        laddove Yudhiṣṭhira grand'anima, legati i capelli, vestito di corteccia soffre nella selva,

   6 	mentre Duryodhana governa la terra, e la terra non lo inghiotte,
     	praticare l'adharma è meglio del dharma, così può pensare l'uomo sciocco,

   7 	e mentre Duryodhana prospera, e Yudhiṣṭhira infelice ha perduto il regno,
     	che cosa devono fare i viventi? il reciproco sospetto nascerà tra gli uomini,

   8 	il re dei re è nato da Dharma, fedele al dharma, alla verità, alla generosità,
      	e dal regno e dalla felicità il pṛthāde, si separarebbe, ma non vivrebbe senza dharma, 

   9 	e come dunque Bhīṣma e Kṛpa, e il saggio Droṇa e il vecchio re della famiglia,
     	cacciati i pṛthādi, possono vivrer felici? vergogna ai malvagi discendenti di Bharata,

  10 	che parole pronuncerà il figlio della fiumana, avvicinando gli avi, nell'aldilà il malo?
     	'io bene mi comportai coi figli.' avendo privato i figli innocenti del regno? 

  11 	colui che non discerne col cervello, che dirà: ' io ero nato cieco
     	sulla terra, tra i principi.' avendo allontanato dal regno il kuntīde?

  12    forse che non vide sul terreno sepolcrale, crescere fioriti alberi simili ad oro,
     	il figlio di Vicitravīrya assieme ai figli, compiuta la nefandezza?

  13    egli chiedendo loro con le spalle protette, con i grandi occhi rossi non li ascoltava dunque,
     	che egli senza timore spediva nella foresta Yudhiṣṭhira, disarmato coi fratelli?

  14 	il lunghi-braccia, che l'esercito schierato dei nemici, pur disarmato poteva uccidere,
     	gli eserciti se la fanno sotto udendo il grido di Ventre-di-lupo,

  15 	egli debole per fame e sete, il forte, armato di varie armi e frecce incontrandoli,
        ricordando questa terribile soggiorno nella foresta, non lascerà superstiti, sono sicuro,

  16 	nessuno per valore e forza uguale a lui, sarà sulla terra tra gli uomini,
     	con le membra emaciate da caldo e freddo, da sole e vento, non lascerà superstiti dei nemici sul campo,

  17 	i re orientali da solo sul carro vincendo col loro seguito in battaglia, Ventre-di-lupo, 
     	il forte guerriero che fortuna ottenne, ora soffre nella foresta vestito di corteccia,

  18 	colui che a dantakūra fu il vincitore dei sovrani riuniti, dei re del meridione,
     	guarda ora Sahadeva asceta, in abito ascetico,

  19 	l'eroe pratico di armi che da solo sul carro i principi dell'occidente vinse,
        costui vive nella selva di frutta e radici, coi capelli raccolti ora vive coperto di polvere,

  20 	durante il  sacrificio la figlia del re guerriero, che è sorta dalla vedī stessa,
     	lei virtuosa e innocente, nella foresta questo doloroso soggiorno, come può avere?

  21 	di Dharma, del vento, del re degli dèi e dei due aśvin,
     	i figli di questi dèi, perchè meritevoli di felicità, nella foresta vivono infelici?

  22 	essendo il figlio di Dharma con la moglie e i fratelli e il seguito esiliato,
     	e Duryodhana prospero, come la terra con tutti i monti non sprofonda?”
     


                              CXX


   1 	Sātyaki disse:
     	"non è Rāma tempo di lamentarsi, quanto è il meglio questo noi tutti
     	facciamo, non è passato il tempo, se pur Yudhiṣṭhira non disse nulla,

   2 	quelli che al mondo hanno protettori, non da sè incominciano ad agire,
     	nell'agire di costoro ci sono protettori, come per Yayāti, Śaibya e gli altri,

   3 	quelli per cui i protettori agiscono al mondo di propria iniziativa,
     	questi uomini eccellenti dotati di protettori, non cadono in difficoltà come i privi,

   4 	costui avendo Rāma e Janārdana, e Pradyumna e Sāmba assieme a me,
     	come protettori, protettori del trimundio, come può vivere nella foresta coi fratelli?

   5 	esca prontamente l'esercito daśārha, fornito di varie armi e variegate armature,
     	mandi il dhārtarāṣṭra coi parenti alla dimora di Yama, vinto dalla forza dei vṛṣṇi,

   6 	tu infuriato puoi rivoltare pure questa terra, si schieri colui dall'arco di corno,	
     	colpisci il dhārtarāṣṭra coi parenti, come il grande Indra signore degli dèi, Vṛtra,

   7 	il pṛthāde che è mio fratello, amico e guru, uguale a Janārdana stesso,
     	per questo compirà prontamente questa suprema azione insuperabile,

   8 	io con supreme frecce colpendo e vincendo sul campo tutti i suoi strali,
        dal corpo la testa taglierò con le mie frecce pari a fuochi e a serpenti velenosi o Rāma,

   9 	e con la spada affilata in battaglia, la sua testa dal corpo con forza tagliata,
     	allora tutti i suoi accoliti ucciderò, e pure Duryodhana e tutti i kuru,

  10 	o figlio di Rohiṇī i terricoli gioiosi che mi vedano prese l'armi, in battaglia,	
     	uccidere da solo i primi guerrieri kuru, come il fuoco finale una secca foresta,

  11    Kṛpa, Droṇa, Vikarṇa e Karṇa non possono reggere guerrieri con Pradyumna in testa,
     	io conosco il valore di tuo figlio, e il figlio di Kṛṣṇa è come lui saldo in battaglia,

  12 	che Sāmba punisca Duḥśāsana coi figli e guerrieri, con forza rotolandolo a braccia,
     	non si trova sul campo chi resista al figlio di Jāmbavatī furioso in battaglia, 

  13 	da questo giovane l'esercito del daitya Śambara fu disperso,
     	Aśvacakra con cosce tornite, e lunghe e forti braccia, da lui fu ucciso in battaglia,
       	qual'e il nome dell'uomo che giunto vicino a Sāmba in battaglia con le braccia lo tenga?

  14 	come vicino di faccia all'uccisore, immediatamente quell'uomo non sfuggirebbe,
     	così giunto vicino a lui sul campo, come si chiama il vivente che sfugga?

  15 	Vāsudeva brucerà con frecce infernali tutti gli eserciti,
     	e Droṇa e Bhīṣma grandi guerrieri e pure Somadatta coi suoi figli,

  16 	che cosa può resistere a Kṛṣṇa in tutti i mondi compresi gli dèi
       	a lui armato con i supremi strali in pugno, con quell'impareggiabile disco in battaglia?

  17 	quindi pure Aniruddha spada e scudo in mano, questa terra coi folli dhārtarāṣṭra
     	uccisi, e le teste tagliate via dal corpo, coperte le facce, come nei sacrifici la vedī dalla kuśa,

  18 	e Gada e Ulmaka, Bāhuka, Bhānu e Nītha, e Niśaṭha, giovane valente in battaglia,
     	e Sāraṇa e Cārudeṣṇa furiosi sul campo, che compiano le imprese della loro stirpe, 

  19 	riuniti con i primi guerrieri vṛṣṇi, bhoja, e andhaka, con le forze dei guerrieri,
     	uccidendo sul campo i figli di dhṛtarāṣṭra al mondo acquistino grande gloria,

  20    quindi Abhimanyu governi la terra, finchè il migliore dei sostenitori del dharma, 
     	Yudhiṣṭhira, grand'anima il voto compia come alla partita fu stabilito, da ottimo kuru,

  21 	vinto il nemico principalmente dalle nostre frecce, il dharmarāja godrà la terra,
     	libera dai dhārtarāṣṭra ucciso il figlio del sūta, e noi otterremo la giusta gloria."

  22 	Vāsudeva disse:
     	" senza dubbio dici il vero, o mādhava, le tue parole approviamo o grande virtuoso,
     	ma senza vincerla con le sue braccia, la terra non vorrebbe mai il toro dei kuru,

  23 	né per desiderio, paura o avidità Yudhiṣṭhira mai rinuncerebbe al suo dharma,
        né i due grandi guerrieri Bhīma e Arjuna, o i gemelli, e pure Kṛṣṇā, figlia di Drupada,

  24 	entrambi sono sulla terra impareggiabili sul campo, Ventre-di-lupo e il Conquista-ricchezze, 
     	come non regnerebbe sull'intera terra accompagnato dai due figli di Mādrī,

  25 	quando il grand'anima signore dei pāñcāla, col kekaya e il re dei cedi e noi
     	combatteremo assalendo i nemici allora Suyodhana, lascerà il mondo dei vivi."

  26 	Yudhiṣṭhira disse:
       	" non è strano quanto dici o mādhava, la verità per me è da custodire più del regno,
     	il solo Kṛṣṇa mi conosce veramente, e io pure conosco Kṛṣṇa veramente,

  27 	quando questo principe degli uomini vedrà o mādhava, giunto il tempo del coraggio,
     	allora tu o capo degli śini e il lunghi-capelli sconfiggerete Suyodhana,

  28 	tornino indietro ora gli eroi daśārha, forte sono, protetto dai protettori del mondo,
     	adoperatevi nella cura del dharma o grandissimi, io vi rivedrò felicemente riuniti.”

  29 	Vaiśaṁpāyana disse:						
     	l'un l'altro consigliandosi e riverendo i vecchi e abbracciando tutti i giovani,
     	gli eroi yadu, tornarono alle loro case, e il re pure visitava i tīrtha,

  30 	lasciato Kṛṣṇa allora il dharmarāja, al supremo tīrtha approntato dal re dei vidarbha,
     	le cui acque sono mescolate col soma spremuto, lungo la payoṣṇī risiedeva.
     


                              CXXI


   1 	Lomaśa disse:
     	" il Distruggi-città, dal sacrificio del soma da parte di Nṛga
     	soddisfatto, si dice o re, che egli contento, cadesse in grande gioia,

   2 	qui dagli dèi assieme ad Indra e a Prajāpati,
     	furono celebrati molti e vari sacrifici e con grandi dakṣiṇa,

   3 	qui dal re figlio di Amūrtarayasa, il potente possessore della folgore,
     	fu soddisfatto col soma in sette hayamedha,

   4 	in quei suoi sette sacrifici, tutto era d'oro,
     	quale è di legno o di terra la materia condotta al rito,

   5 	e in questi suoi sacrifici, si dice che vi fossero sette cavalli,
     	e sopra ciascuno dei pali sacrificali, erano fissati degli anelli,

   6 	e nei suoi sacrifici i pali sacrificali, splendenti d'oro,
     	furono innalzati dagli dèi stessi assieme a Indra o Yudhiṣṭhira,

   7 	in questi grandi festival del sovrano Gaya,
     	si rallegrava Indra col soma, e i ri-nati con le dakṣiṇa,

   8 	e quanta sabbia v'è al mondo, o quante stelle in cielo,
     	o quante incalcolabili da uno sono le acque nella pioggia,

   9 	tante incalcolabili ricchezze distribuiva Gaya,
     	ai partecipanti o grande re a quei sette sacrifici,

  10 	e quanto detto potrebbe perfino calcolarsi,
     	ma non si possono calcolare le dakṣiṇa di quell'offerente,

  11 	e con vacche d'oro fatte da Viśvakarman,
     	soddisfaceva i brahmani, da varie regioni giunti,

  12 	e la terra poco spazio aveva libero dalle pire, del grand'anima,
     	Gaya che sacrificava qua e là o signore di popoli,

  13 	egli con questa azione ottenne i mondi di Indra o bhārata,
     	gli stessi mondi raggiungerà chi si bagni nella payoṣṇī,

  14 	perciò tu qui o re dei re, coi tuoi fratelli, o senza macchia,
     	bagnandoti o protettore della terra, diverrai libero da ogni male."

  15 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il migliore dei re bagnatosi nella prayoṣṇī assieme ai fratelli,
     	ai monti vaiḍūrya e al grande fiume narmadā,
     	giungeva lo splendido assieme ai fratelli, il senza macchia,

  16 	quindi a lui il venerabile ṛṣi Lomaśa illustrava tutti
     	i piacevoli tīrtha qua e là o signore di popoli,

  17 	e secondo le circostanze e il proprio piacere procedeva coi fratelli,
     	distribuendo frequentemente ricchezza a migliaia di brahmani.

  18 	Lomaśa disse:
     	"uno raggiunge i mondi degli dèi e dei re o kuntīde,
     	visitando il monte vaiḍūrya e scendendo alla narnadā,

  19 	e alla congiunzione del dvāparayuga col tretā,
     	questa raggiungendo o kuntīde si libera da ogni male,

  20 	Śaryāti o caro si mostra in persona nel luogo del sacrificio,
     	dove il dio Kauśika bevve il soma assieme ai due aśvin,

  21 	e il bhṛguide grande asceta si adirò col grande Indra,
     	e lo splendente Cyavana arrestava la pioggia del Vāsava,
     	e ottenne in moglie Sukanyā la figlia del re."

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" in che modo da lui fu arrestato il punitore di Pāka?
     	 e per quale motivo il bhṛguide cadeva nell'ira il grande asceta? 

  23 	e in che modo i due aśvin o brahmano bevvero il soma?
     	tutto ciò come avvenne o venerabile raccontami."
     


                              CXXII


   1 	Lomaśa disse:
     	"un figlio del grande ṛṣi Bhṛgu vi era di nome Cyavana,
     	vicino al lago lo splendido praticava il suo tapas,

   2 	diventato immobile il luminoso, nella postura vīrasthāna o pāṇḍava,
     	rimaneva lungo tempo in questo luogo o signore dei popoli,

   3 	il ṛṣi divenne un formicaio circondato da rampicanti,
     	e dopo grande tempo o re, fu riempito di formiche,

   4 	quindi quel saggio ricoperto ovunque da zolle di terra,
     	compiva il proprio tapas, o re ricoperto dal formicaio,

   5 	dopo un lungo tempo un re di nome Śaryāti, 
     	venne al quel piacevole lago supremo a trascorrere il tempo,

   6 	attorno a lui vi erano quattromila sue donne,
     	e una sola figlia splendida di nome Sukanyā o bhārata,

   7 	ella cicondata dalle amiche, adornata di tutti i gioielli,
     	passeggiando, giunse al formicaio del bhṛguide,

   8 	quella dai bei denti, là vedendo dei bellissimi
     	alberi di fico, ammirandoli passava il tempo circondata dalle amiche,

   9 	ella con bellezza, giovinezza, amorevolezza e fascino,
     	strappava i rami degli alberi supremamente fioriti,

  10 	priva delle amiche da sola con una sola veste adornata,
     	la vide il saggio bhṛguide, mentre si muoveva splendente,

  11 	scorgendola in quel luogo deserto si rallegrava quell'illustrissimo,
     	e con voce flebile il brahmarṣi pieno della forza del tapas,
     	a quella nobildonna si rivolgeva, ma ella non lo udiva,

  12 	allora Sukanyā vedendo gli occhi del bhṛguide, nel formicaio,
     	per curiosità, con una spina e presa da confusione della mente,

  13 	'che cos'è questo?' dicendo, trafiggeva un suo occhio,
     	si adirava con lei, molto furente per l'occhio trafitto,
     	quindi faceva cessare feci e urina all'esercito di Śaryāti,

  14 	allora, soppresse feci e urina, in grande dolore per l'anuria, l'esercito
     	venuto scorgendo il sovrano chiedeva:

  15 	' chi ha recato individualmete offesa all'anziano asceta irato,
     	oggi qui al bhṛguide, grand'anima?
     	consapevole o inconsapevole, questo rettamente in fretta ditemi.'

  16 	a lui dissero tutti i soldati: ' non sappiamo di alcuna offesa,
     	con tutti i mezzi secondo il tuo desiderio o signore questo indaga.'

  17 	quindi il protettore della terra, con minacce e gentilezza
     	chiedeva alle schiere di amici, ma essi non lo sapevano,

  18 	vedendo allora l'esercito per l'anuria afflito dalla pena,
     	e pure il padre addolorato, Sukanyā questo allora disse:

  19 	'da me che qui passeggiavo, in un formicaio fu visto un essere brillare 
     	pensando fosse una lucciola, da vicino lo trafissi.'

  20 	questo avendo udito Śaryāti rapido correva al formicaio,
     	là egli vide il bhṛguide, l'anziano asceta dalla lunga vita,

  21 	e il signore della terra lo implorava a mani giunte per il proprio esercito,
     	' per ignoranza quanto fatto dalla bimba tu devi perdonare.'

  22 	allora Cyavana il bhṛguide diceva al sovrano:
     	' di bellezza e nobiltà dotata, pur soverchiata dalla confusione del desiderio,

  23 	io la tua figlia o re prendendo come sposa,
     	la perdonerò, o sovrano della terra, questo io dico a te.'

  24 	le parole del ṛṣi accettando Śaryāti, senza esitazione
     	diede la figlia a Cyavana grand'anima,

  25 	avuta la fanciulla Cyavana si soddisfaceva,
     	ottenuta la purificazione il re, il suo esercito di nuovo scaricava,

  26 	e pure l'irreprensibile Sukanyā raggiunto il marito asceta, 
     	sempre con amore lo serviva secondo le regole del tapas,

  27 	e priva di rancori attendendo obbediente ai fuochi e agli ospiti,
     	quel bel visetto si conciliava velocemente Cyavana."
     


                              CXXIII


   1 	Lomaśa disse:
     	" dopo qualche tempo o sovrano gli aśvin tra gli dèi,
     	scorgevano Sukanyā nuda mentre si bagnava,

   2 	lei vedendo dalle membra meravigliose come la figlia del re degli dèi,
     	dicevano correndole incontro i due aśvin gentili:

   3 	' di chi sei tu o belle coscie, e che cosa fai nella foresta?
     	vogliano noi due sapere di te, e tu diccelo o bellissima.'

   4 	quindi Sukanyā vestitasi ai due supremi dèi diceva:
     	' sappiate che sono la figlia di Śaryāti e la moglie di Cyavana.'

   5 	allora gli aśvin sorridendo di nuovo le dicevano:
     	'come mai o nobildonna, da tuo padre fosti data a un vecchio?

   6 	tu risplendi in mezzo alla foresta come la luce di un lampo,
     	in nessun luogo una pari a te abbiamo visto o splendida,

   7 	dotata di ogni ornamento, e vestendo abiti supremi,
     	tu risplenderesti o membra perfette, non coperta di polvere in questo modo,

   8 	perchè tu così essendo fatta, ad un vecchio decrepito, marito,
     	ormai privo di desideri e appetiti rimani insieme o nobildonna?

   9 	lui è incapace di proteggerti e nutrirti, o bel sorriso,
     	dunque lasciato Cyavana scegli uno di noi due
     	come marito, o simile ad una figlia divina, non sprecare invano la giovinezza.'

  10 	così apostrofata, Sukanyā questo disse ai due dèi:
     	'contenta io sono di Cyavana come marito, non dubitate.'

  11 	a lei dissero di nuovo i due principali medici degli dèi,
     	faremo tuo marito giovane e dotato di bellezza,

  12 	quindi tra lui e noi il tuo marito scegli, 
     	di questo accordo informalo o splendida.'

  13 	ella per ordine dei due o re ritornava dal bhṛguide,
     	e riferì le parole che aveva udito dai due al figlio di Bhṛgu,

  14 	udito ciò Cyavana, disse alla moglie: ' sia dunque fatto ciò.'
     	e la moglie acconsentendo: ' così sia fatto.' disse.

  15 	i due aśvin avendo udito che lei avrebbe concluso il patto,
     	dissero alla figlia del re che tuo marito entri nell'acqua.

  16 	quindi Cyavana veloce per aver la bellezza nell'acqua entrava,
     	e pure i due aśvin o re entrarono nel lago o illustre,

  17 	quindi dopo un istante tutti e tre uscirono dal lago,
     	tutti dotati di divina bellezza, giovani, portando dei lucenti orecchini,
     	uomini tali da far innamorare, uguali per aspetto,

  18 	essi dissero tutti insieme: ' scegli uno di noi o bella,
     	chi desideri di noi o bella, come marito, o bel colorito,
     	oppure chi tu ami questo scegli o splendidissima.'

  19 	ella guardati tutti loro ritti che avevano lo stesso aspetto,
     	decidendo con la mente e la ragione la regina scelse il proprio marito,

  20 	e Cyavana ottenuta la moglie e bellezza e la gioventù desiderata, 
     	felice disse lo splendido ai due gentili aśvin queste parole:

  21 	' in quanto io dotato di bellezza, pieno di giovinezza,
     	da voi due fui fatto, ed essendo vecchio, ottenni questa moglie,

  22 	per questo felicità io farò di voi due dei bevitori di soma,
     	alla presenza stessa del re degli dèi, io vi dico la verità.'

  23 	avendo udito ciò con mente contenta i due si recarono in cielo,
     	e Cyavana e Sukanyā si trastullarono come due dèi."
     
     	


                              CXXIV


   1 	Lomaśa disse:
     	"quindi Śaryati, avedo udito che Cyavana era tornato giovane,
     	deliziato, col suo esercito si recava all'āśrama del bhṛguide,

   2 	e vedendo Cyavana e Sukanyā entrambi come figli divini,
     	si rallegrava il sovrano della terra Śaryāti come avvesse conquistato la terra intera,

   3 	dal ṛṣi fu onorato il principe della terra assieme alla moglie,
     	e quel gran cervello sedutosi, la nobildonna gli faceva il racconto,

   4 	e quindi il bhṛguide o re, diceva conciliante:
     	' io sacrifichero o re, per te, prepara il necessario.'

   5 	quindi supremamente felice il sovrano Śaryāti,
     	accettava la parola di Cyavana o grande re,

   6 	e in un giorno propizio per il sacrificio, perfetto secondo tutti i desideri,
     	Śaryāti faceva preparare un supremo luogo per il sacrificio,

   7 	e là Cyavana il figlio di Bhṛgu sacrificava o re,
     	e i portenti che là vi furono questi ascolta da me,

   8 	prendeva Cyavana del soma allora per i due dèi, gli aśvin,
     	a lui che l'aveva preso Indra proibiva che i due l'ottenessero.

   9 	Indra disse:
     	'questi due amichevoli aśvin non berrano il soma, questa la mia intenzione,
     	i due medici dei figli degli dèi per il loro agire non ne sono degni.'

  10 	Cyavana disse:
     	' non disprezzare le due grandi anime, che sono dotati di grande forza e bellezza,
     	che mi ringiovanirono come una divinità o annuvolatore,

  11 	a parte te e gli altri dèi perchè loro non sono degni del succo del soma?
     	pure i due aśvin o re degli dèi, sappi sono dèi o distruggi-città.'

  12 	Indra disse:
     	'medici sono i due, lavoratori manuali, che assumono ogni aspetto desiderato,
     	si aggirano nel mondo dei mortali, come possono esser degni del soma?'"

  13 	Lomaśa disse:
     	"mentre questo discorso ripeteva il Vāsava,
     	trascurando allora Śakra, il bhṛguide afferrava il vaso

  14 	per dare il supremo soma agli aśvin allora,
     	scorgendolo il dio uccisore di Bala queste parole diceva:

  15 	'se a loro due tu in persona offrirai il soma, 
     	io ti scaglierò la folgore l'invincibile arma dal terrificante aspetto.'

  16 	così apostrofato sorridendo il bhṛguide guardando Indra,
     	afferrava secondo le regole il soma alzando il vaso agli aśvin,

  17 	allora il marito di Śacī alzava contro di lui la tremenda folgore,
     	ma il bhṛguide il suo braccio pronto a scagliare bloccava,

  18 	avendolo paralizzato Cyavana sacrificava rettamente al fuoco,
     	preparato per compiere il potentissimo, la distruzione del dio,

  19 	quindi uno spirito nasceva per la forza del tapas del ṛṣi,
     	di nome Mada dal grande valore, dalla grande testa un grande asura,
     	i confini del cui corpo né dèi né asura potevano scorgere,

  20 	la sua bocca era enorme terribile con grandi denti appuntiti,
     	una sola sua zanna stando sulla terra toccava il cielo,

  21 	e quattro zanne lunghe cento yojana ciascuna,
     	ma i suoi altri denti erano di dieci yojana,
     	simili ad un muro nella forma, appuntiti come pali a vedersi,

  22 	le braccia come due monti, e lunghi entrambi miriadi di yojana,
     	i due occhi simili a sole e luna, il suo viso simile al distruttore finale,

  23 	leccando con la lingua la bocca, muovendola e ritirandola con desiderio,
     	a bocca spalancata, terribile a vedersi, quasi divorante con forza l'universo,

  24 	egli bramoso di divorarlo irato assaliva il Cento-riti,
     	con un grande terribile urlo faceva risuonare i mondi."
     


                              CXXV


   1 	Lomaśa disse:
     	"il dio dai cento riti, vedendo la faccia terribile di Mada,
     	avvicinarsi per divorarlo, a bocca spalancara come fosse il distruttore finale,

   2 	con le braccia paralizzate per la paura, leccandosi le labbra,
     	allora il re degli dèi diceva a Cyavana pieno di paura:

   3 	'berranno il soma gli aśvin da ora in avanti o bhṛguide,
     	queste parole saranno vere, te lo dico, o brahmano,

   4 	non ti farò inganni questa sia il nostro futuro patto,
     	io pure so o savio ṛṣi, che tu non farai inganni,

   5 	i due aśvin son fruitori del soma come da te ora fatto,
     	di nuovo il tuo valore si mostrerebbe, o bhṛguide,

   6 	e la fama del padre di Sukanyā si estenderà sul mondo,
     	da me ora fu mostrata la forza del tuo valore,
     	perciò sii indulgente verso di me e fai come desideri.'

   7 	così apostrofato da Śakra, Cyavana grand'anima
     	si liberava dall'ira, e rapido liberava il distruggi-città,

   8 	e il valoroso divideva Mada in pezzi trasformandolo in bevande, donne,
     	e dadi, in cacciagione, ripetutamente così lui che prima era stato creato,

   9 	quindi eliminato Mada e soddisfatto Śakra col succo del soma,
     	sacrificava agli dèi uniti, agli aśvin per conto del re, 

  10 	mostrando a tutti i mondi il proprio valore quel migliore dei parlanti,
     	e assieme all'ottenuta Sukanyā si trastullava nella foresta.

  11 	questo è il suo lago che appare pieno del cinguettio degli uccelli,
     	qui tu con i tuoi fratelli venera gli dèi e gli avi,

  12 	questo avendo visto o principe della terra, e pure sikatākṣa o bhārata,
     	raggiunta la foresta saindhava, compi la visita delle kulyā,
     	e bagnati o grande re con l'acqua di tutti i laghi,

  13 	e la montagna ārcīka dimora di saggi,
     	sempre piena di frutta e di fiumi suprema sede dei marut,
     	e vi sono molte centinaia di tumuli fatti dai trenta dèi o Yudhiṣṭhira,

  14 	i ṛṣi questo tīrtha raggiungono all'apparizione della luna,
     	questi ṛṣi sono i vaikhānasa, e i vālakhilya,

  15 	vi sono tre picchi, e tre sacre sorgenti,
     	a tutte attorno girando bàgnati quanto desideri,

  16 	e qui Śaṁtanu o kuntīde, e Śunaka o sovrano di uomini,
     	ed entrambi Nara e Nārāyaṇa ottennero l'eterna esistenza,

  17 	quaggiù sempre riposano dèi e avi coi grandi ṛṣi,
     	sul monte ārcīka essi praticano il tapas, sacrifica a loro o Yudhiṣṭhira,

  18 	quaggiù i ṛṣi consumano le offerte, o signore di popoli,
     	qui la Yamunā incessantemente scorre, qui Kṛṣṇa praticava il tapas,

  19 	e noi, i gemelli e Bhīmasena e Kṛṣṇā o tormentatore di nemici,
     	qui tutti noi andremo praticando grandi austerità fino a sfinirci,

  20 	questa la santa fonte di Indra o sovrano di uomini,
     	dove Dhātṛ, e Vidhātṛ, e Varuṇa vennero a salire,

  21 	e qui abitarono, o re, pieni di perdono il supremo dharma seguendo,
     	questo bella e eccellente montagna è per gli amichevoli e i benevolenti,

  22 	questa Yamunā o re, frequentata da schiere di ṛṣi,
     	colma di varii sacrifici, è santa e purificatrice dei mali,

  23 	qui il re Māndhātṛ sacrificava per sè,
     	e pure Sahadeva, o kuntīde, e Somaka, il migliore dei benefattori."
     	


                              CXXVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" Māndhātṛ tigre fra i re, celebre nei tre mondi,
     	che nascita ebbe o grande brahmano, quell'ottimo sovrano figlio di Yuvanāśva?
     	e come quell'infinitamente splendido ottenne il supremo rango?

   2 	i tre mondi furono in suo potere come di Viṣṇu grand'anima,
     	io desidero ascoltare le imprese di questo saggio,

   3 	come ebbe il nome di Māndhātṛ lui dallo splendore pari a Śakra,
     	e quale fu la nascita del supremamente valoroso? ciò tu sei in grado di dirmi."

   4 	Lomaśa disse:
     	" attentamente ascolta o re di questo sovrano grand'anima,
     	come nei mondi fu celebrato col nome di Māndhātṛ,

   5 	il sovrano Yuvanāśva nato nella famiglia di Ikṣvāku,
     	sacrificava con molti riti e abbondanti dakṣiṇa,

   6 	e compiuti mille aśvamedha quel migliore dei sostenitori del dharma,
     	e con molti altri tra i principali riti e abbondanti dakṣiṇa,

   7 	era senza figli quel ṛṣi dei re, grand'anima dai fermi voti,
     	e affidato il regno ai ministri e divenne, costantemente un abitante della foresta,

   8 	unendo sè stesso da sè alla condotta prescritta dagli śāstra,
     	col cuore oppresso dalla sete entrava nell'āśrama di Bhṛgu,

   9 	di notte o re dei re, un discendente di Bhṛgu grand'anima,
     	compiva un sacrificio per procurar figliolanza al grande ṛṣi figlio di Sudyumna,

  10 	pronto un grande vaso d'acqua sacralizzata da mantra,
     	là stava o re dei re, precedentemente preparato,
     	dal quale bevendo la sua consorte avrebbe partorito un figlio simile a Śakra,

  11 	posto quel vaso sulla vedī si addormentarono i grandi ṛṣi,
     	sveglio per la stanchezza quella notte il figlio si Sudyumna li raggiunse,

  12 	con la gola secca, arso dal bere, il sovrano violentemente cercando da bere,
     	stanco entrato nell'āśrama egli chiedeva da bere,

  13 	lui che gridava con la gola secca allora,
     	nessuno lo sentiva come fosse il verso di un uccello,

  14 	quindi il sovrano vedendo il vaso pieno d'acqua,
     	vi si precipitava con forza e dopo aver bevuto l'acqua lo gettava,

  15 	bevuto che ebbe il principe della terra l'acqua fresca assetato,
     	quel saggio si saziava, e diveniva molto contento allora,

  16 	quindi si svegliarono i ṛṣi assieme al sovrano,
     	e tutti loro videro il vaso privo d'acqua,

  17 	' chi ha fatto ciò?'  chiesero tutti insieme,
     	Yuvanāśva sinceramente rispondeva, sono stato io,

  18 	' una cosa giusta non hai fatto.' gli diceva il venerabile bhṛguide,
     	per aver figli quell'acqua fu preparata, e provvista del mio tapas,

  19 	da me fu aggiunta preghiera restando fermo in severo tapas,
     	allo scopo di figliolanza, o ṛṣi dei re, dalla grande forza e coraggio, da te

  20 	vi sarà un fortissimo, un valorosissimo dotato della forza del tapas, 
     	che per valore potrebbe persino mandare Śakra alla dimora di Yama,

  21 	per questo scopo o re, da me quest'acqua fu preparata,
     	bevendola tu hai compiuta una azione impropria oggi, 

  22 	ma noi non siamo in grado ora di agire altrimenti,
     	forse spinto dal destino è quanto tu hai compiuto,

  23 	l'acqua consacrata con mantra e secondo regola, che  per la sete 
     	tu hai bevuto o grande re, preparata col valore del mio tapas,
     	per questa tu da te stesso genererai un figlio di tale valore,

  24 	noi qui per te prepareremo un sacrificio supremamente meraviglioso,
     	col quale tu genererai o valoroso un figlio simile a Śakra,

  25 	quindi passati cento anni, il fianco sinistro del re,
     	grand'anima lacerando, un figlio simile al sole

  26 	ne usciva, splendido, e non moriva
     	Yuvanāśva, il sovrano di uomini, questo portento avvenne,

  27 	quindi Śakra il potentissimo desiderando vederlo giungeva,
     	e Śakra posava la  punta del dito sulla sua bocca:

  28 	'lui mi succhierà.' così fu dichiarato dall'armato di folgore,
     	e così Māndhātṛ lo chiamarono i celesti assieme ad Indra,

  29 	gustando il dito dato da Śakra, il fanciullino allora
     	crebbe o sovrano della terra, trenta braccia,

  30 	i veda e la scienza dell'arco e tutte le armi divine da quel sovrano
     	erano acquisite o grande re, completamente al solo pensarci,

  31 	un arco aveva di nome ājagava, e frecce che erano fatte di corno,
     	e una corazza imperforabile, contemporaneamente lo proteggeva,

  32 	egli fu consacrato dal dio nuvoloso Śakra in persona o bhārata,
     	attraverso il dharma conquistò i tre mondi come Viṣṇu coi tre passi,

  33 	quel grand'anima aveva un disco irresistibile,
     	e gioielli si posavano spontaneamente su quel ṛṣi dei re,

  34 	e tutta la terra piena di ricchezze era sua o sovrano della terra,
     	lui sacrificava con molti e vari sacrifici e infinite dakṣiṇa,

  35 	erigendo sacri tumuli il potentissimo, ottenne un grande dharma,
     	e ottenne posto sul seggio di Śakra, quello splendore infinito,

  36 	in un solo giorno la terra da quel saggio sempre nel dharma,
     	fu conquistata, sotto il suo comando con i mari e le città,

  37 	dai tumuli dei suoi riti abbondanti di dakṣiṇa,
     	i quattro angoli della terra erano pieni e nulla era scoperto,

  38 	da quel grand'anima diecimila padma di vacche,
     	ai brahmani furono date, così si dice,

  39 	da quel grand'anima, durante la stagione secca dodici anni di pioggia,
     	furono prodotti per far crescere il grano, sotto gli occhi dell'armato di folgore,

  40 	da lui il grande sovrano dei gāndhāra, sorto dalla razza lunare,
     	che percosso, urlava come una grande nuvola, fu ucciso con le frecce,

  41 	da quel grand'anima le quattro specie di creature furono conquistate,
     	e i mondi stabilizzati dalla forza del suo proprio tapas,

  42 	questo è il luogo del sacrificio che fece agli dèi quello splendido come il sole,
     	guarda in questo santissimo luogo in mezzo al kurukṣetra.

  43 	questa è l'intera vita di Māndhātṛ che ti narrai
     	e la sua nascita straordinaria, di cui tu mi hai chiesto."
     


                              CXXVII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" qual'era il valore del re Somaka o migliore dei parlanti,
     	le sue imprese e potenza? io vorrei conoscerlo secondo verità."

   2 	Lomaśa disse:
     	" o Yudhiṣṭhira, vi era un re di nome Somaka fedele al dharma,
     	costui aveva cento mogli tutte ottime,

   3 	il sovrano, grandi tentativi con esse compiva per avere dei figli,
     	ma nessuno ne otteneva seppur dopo molto tempo,

   4 	un giorno a lui vecchio che diligentemente si impegnava
     	nasceva dalle cento donne un figlio di nome Jantu,

   5 	a quel nato tutte le madri intorno badavano,
     	perennemente dandogli ogni oggetto di desiderio o signore di popoli,

   6 	quindi una formica un giorno mordeva Jantu su una natica,
     	il fanciullo morso, urlava o re, per il dolore,

   7 	quindi tutte le madri gridarono violentemente addolorate,
     	insieme circondando Jantu, e il rumore diveniva un tumulto,

   8 	quel grido di dolore improvvisamnete udiva il sovrano,
     	nella stessa casa egli sedeva in assemblea coi suoi cappellani,

   9 	quindi il principe, mandava qualcuno a chiedere cosa succedeva,
     	a lui un guerriero raccontava cosa era successo a suo figlio,

  10 	e alzarosi in fretta Somaka coi suoi ministri,
     	quel distruttore di nemici entrato nel gineceo, confortava il figlio,

  11 	consolato il figlio, il sovrano uscito dal gineceo,
     	assieme ai cappellani o re, sedeva coi ministri.

  12 	Somaka disse:
     	' vergogna sia aver un solo figlio meglio sarebbe non aver figli,
     	per la perenne sofferenza dei viventi, doloroso è aver un unico figlio,

  13 	cento mogli o brahmano floride e provate o potente,
     	da me furono prese per aver figli, e da esse non si vide nascita,

  14 	un solo figlio da esse nacque questo Jantu, da me 
     	che mi impegnavo con tutte vi è forse qualcosa di più doloroso?

  15 	e la mia gioventù è passata e pure per le mie mogli o migliore dei ri-nati,
     	e da loro la vita fu data e a me di un solo figlio,

  16 	ci sarebbe dunque un rito attraverso il quale si possano avere cento figli,
     	grande o piccolo oppure anche difficile a farsi?

  17 	il prete disse:
     	' esiste una tale azione con cui si possa avere cento figli,
     	se tu sei in grado di farla allora io la dirò o Somaka.'

  18 	Somaka disse:
     	' se si deve fare o non si deve fare l'azione con cui avere cento figli,
     	già fatta ritienila o venerabile, rivelamela dunque.'

  19 	il prete disse:
     	' o re sacrifica dunque tu Jantu in un rito da me preparato,
     	quindi di cento figli ricco tu sarai in breve tempo,

  20 	il fumo di questa offerta sacrificale annusando le madri saranno fecondate,
     	quindi partoriranno dei figli di grandissimo valore,

  21 	e da una rinascerà tuo figlio Jantu,
     	e sul suo fianco sinistro vi sarà un segno color dell'oro.'
     


                              CXXVIII


   1 	Somaka disse:
     	'o brahmano qualsiasi cosa si debba fare tu falla allora,
     	per il desiderio di aver figli io compirò quanto dici.'"

   2 	Lomaśa disse:
     	" allora egli sacrificava per Somaka il figlio Jantu,
     	e le madri controvoglia trascirano il figlio piene di compassione,

   3 	'oh morte noi siamo!' gridando oppresse da violento dolore, 
     	le madri lo condussero tenendolo per la mano destra,
     	presa la sua mano sinistra anche il sacerdote, lo conduceva,

   4 	e portando il figlio gridando addolorate come femmine di falchi,
     	egli immolatolo secondo le regole sacrificava il suo grasso,

   5 	le madri l'odore annusando di quel grasso sacrificato,
     	oppresse caddero improvvisamente a terra o rampollo dei kuru,
     	tutte le donne del principe rimasero incinte.

   6 	allora in dieci mesi da Somaka o signore di popoli,
     	nacquero pienamente cento figli, da tutte quelle o bhārata,

   7 	Jantu nacque come il maggiore dalla sua stessa madre, o bhārata,
     	egli a loro era caro come nessun'altro proprio figlio,

   8 	e sul suo fianco sinistro vi era un segno del colore dell'oro,
     	ed egli era il principale di quei cento figli dotato di ogni qualità,

   9 	quindi all'altro mondo andava il guru di Somaka,
     	e venuto il tempo, pure Somaka andava all'altro mondo,

  10 	ed egli vedeva quello arrostito nel tremendo inferno,
     	a lui chiese: 'per quale motivo tu cuoci all'inferno o ri-nato?'

  11 	a lui rispose il guru: ' sono ora arrostisto violentemente da fuoco,
     	perchè io sacrificai per te, questo è il frutto di quell'azione.'

  12 	questo avendo udito il ṛṣi dei re diceva al re Dharma:
     	'io qui entrerò, sia liberato il mio sacrificante,
     	in mia vece l'illustre è arrostito dal fuoco infernale.'

  13 	Dharma disse:
     	' mai in nessun modo un altro riceve il frutto di chi agisce,
     	questi appaiono essere i frutti delle tue azioni o migliore dei benefattori.'

  14 	Somaka disse:
     	' io non desidero i santi mondi senza quest'officiante,
     	io voglio abitare la dimora divina assieme a lui,

  15 	oppure nell'inferno o re Dharma, io feci le medesime azioni,
     	lo stesso frutto che sia santo o non sia a noi due.'

  16 	Dharma disse:
     	'se cosi desideri o re, godi del suo stesso frutto,
     	nello stesso tempo assieme a lui in persona otterrai la santa meta.'"

  17 	Lomaśa disse:
     	" quel re dagli occhi di loto, tutto questo faceva,
     	e di nuovo ottenne i mondi a lui propri, sublimi conquistati coll'agire,
     	assieme al suo savio guru, egli amorevole verso il guru,

  18 	questo è il suo sacro āśrama, che davanti risplende,
     	l'uomo che paziente qui risieda sei notti, ottiene la miglior meta,

  19 	e qui pure o re dei re, noi risiediamo eliminata ogni passione,
     	per sei notti, in autocontrollo, preparati o propagatore dei kuru."
     


                              CXXIX


   1 	Lomaśa disse:
     	" in questo luogo Prajāpati o re, da sè stesso sacrificava,
     	con un sattra antico chiamato iṣṭīkṛta della durata di mille anni,

   2 	e Ambarīṣa figlio di Nabhāga sacrificava lungo la Yamunā,
     	e per i sacrifici e il tapas, egli otteneva una suprema perfezione,

   3 	questo è il luogo santissimo o sovrano, dei sacrifici del figlio di Nahuṣa,
     	dove sacrificando, dieci padma donava agli attendenti,

   4 	dell'imperatore della terra, Yayāti dall'infinito splendore o kuntīde,
     	guarda il luogo del sacrificio di lui che rivaleggiava con Śakra,

   5 	guarda la terra coperta da vari fuochi di ogni tipo,
     	come è sprofondata ed eclissata dalle azioni sacrificali di Yayāti,

   6 	questo è l'albero śami che ha solo una foglia, e questo il supremo lago,
     	guarda, i laghetti di Rāma, guarda l'āśrama di Nārāyaṇa,

   7 	questo è il ritiro del figlio di Ārcīka che agiva sulla terra nello yoga,
     	quell'infinitamente splendido sul fiume raupyā, o protettore della terra, 

   8 	qui ascolta o rampollo dei kuru, la genealogia recitata,
     	che una piśāca con ornamenti alle orecchie raccontò,

   9 	mangiando cagliata a yugaṁdhara, e risiedendo ad acyutasthala,
     	e bagnandoti a bhūtilaya tu vorrai vivere coi tuoi figli.

  10 	una sola notte risiedento qui, se tu risiederai una seconda volta
     	quanto capitato di giorno sarà tutt'altro di quanto capitato di notte,

  11 	qui oggi dunque risiediamo, la notte o migliore dei bhārata,
     	questa è la porta o kuntīde, del kurukṣetra o bhārata,

  12 	qui il re figlio di Nahuṣa o re, Yayāti sacrificava con vari riti,
     	forniti di moltissime gemme, dove Indra raggiunse la gioia,

  13 	questo tīrtha sulla Yamunā è chiamato plakṣāvataraṇa,
     	questa è la porta del supremo cielo, dicono i saggi,

  14 	qui i supremi ṛṣi dediti ai sacrifici, con riti del tipo sārasvata,
     	con pali sacrificali e coppe del soma, o caro, raggiunsero la purificazione lustrale,

  15 	qui il re Bharata, liberava il cavallo sacrificale,
     	variegato di nero molte volte, ottenendo la terra secondo il dharma, 

  16 	qui o tigre far gli uomini, Marutta, un supremo sattra,
     	celebrava, protetto da Saṁvarta il primo dei ṛṣi divini,

  17 	qui bagnandosi o re dei re, tutti i mondi si scorgono,
     	e ci si purifica dalle male azioni, facendo i lavacri o bhārata."

  18 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	là coi fratelli bagnandosi, elogiato dai grandi ṛṣi,
     	il migliore dei pāṇḍava a Lomaśa queste parole disse:

  19 	"tutti mondi io scorgo attraverso il tapas, o veramente valoroso,
     	qui stando io scorgo il migliore dei pāṇḍava dai bianchi destrieri."

  20 	Lomaśa disse:
     	" in questo modo o grandi-braccia, vedono i supremi ṛṣi,
     	guarda questa santa Sarasvatī come l'unico rifugio,

  21 	dove bagnandosi o migliore dei re, si diviene liberi dai mali,
     	qui i ṛṣi divini sacrificarono coi riti di tipo sārasvata,
     	e i ṛṣi o kuntīde, e pure i rājarṣi, 

  22 	questa è la vedī di Prajāpati, tutt'attorno per cinque yojana,
     	e questo è il campo di kuru grand'anima, dalla condotta sacrificale."
     


                              CXXX


   1 	Lomaśa disse:
     	" qui i mortali praticando il tapas raggiungono il cielo o bhārata,
     	gli uomini che desiderano la morte o re, qui vengono a migliaia,

   2 	così una benedizione fu recitata, da Dakṣa un tempo mentre sacrificava,
     	quegli uomini che qui moriranno conquisteranno il cielo,

   3 	questa è la santa divina Sarasvatī, fiume ricco di acqua,
     	questo luogo si chiama la fine della Sarasvatī o signore di popoli,

   4 	questa è la porta del regno dei niṣāda, per l'odio verso i quali la Sarasvatī,
     	sprofondò nella terra o valoroso: ' che i niṣāda non mi trovino!'

   5 	questo è il camasodbheda, dove la Sarasvatī si mostra,
     	e dove altri divini e santi fiumi che scorrono al mare si congiungono a lei,

   6 	questo è il grande tīrtha del sindhu, dove Lopāmudrā o distruttore di nemici,
     	unendosi ad Agastya lo sceglieva come marito,

   7 	questo tīrtha appare splendente o luminoso come il sole,	
     	esso amato da Indra è santo purificatore, distruttore dei mali,

   8 	questo supremo tīrtha appare essere il viṣṇupada di nome, 
     	questo è la gradevole fiumana vipāśā suprema purificatrice,

   9 	qui il venerabile ṛṣi Vasiṣṭha per il dolore dei figli,
     	legatosi da sé si gettava, e dalla vipāśā di nuovo fu gettato fuori,

  10 	questa la regione dei kaśmīri la piu santa di tutte o distruttore di nemici,
     	abitata da grandi ṛṣi, guardala assieme ai tuoi fratelli,

  11 	qui tra di tutti i ṛṣi del nord e il figlio di Nahuṣa,
     	e qui tra Agni e il figlio di Kaśyapa vi furono i colloqui o bhārata,

  12 	questa è la porta o grande re, del lago mānasa, appare qui
     	un'apertura fatta dall'illustre Rāma in mezzo alla montagna,

  13 	questo passo è chiamato vātikaṣaṇḍa, quel valoroso
     	non attraversava la porta che è a nord dei videha,

  14 	quello è l'ujjānaka di nome, dove Yavakrī trovava la pace,
     	e anche il venerabile ṛṣi Vasiṣṭha assieme ad Arundhatī,

  15 	e quello è il lago kuśavat dove c'è il loto kuśeśaya,
     	e l'āśrama di Rukmiṇī dove trovava pace senza ira,

  16 	degli uomini in contemplazione tu hai udito qualche cenno,
     	osserva ora o grande re il grande monte bhṛgutuṅga,

  17 	e vicino alla fiumana Yamunā, la jalā e la upajalā,
     	dove Uśīnara sacrificando, superava persino il Vāsava,

  18 	e Indra si incontrava con lui o signore di popoli,
     	e pure per conoscere il re si avvicinava Agni o bhārata,

  19 	i due benefattori volevano conoscere il grand'anima Uśīnara,
     	Indra divenuto un falcone e Agni un colombo, al sacrificio si avvicinarono,

  20 	alla gamba del re avvicinatosi il colombo per paura del falco,
     	in cerca di rifugio, allora o re, discendeva pieno di paura.
     


                              CXXXI


   1 	il falco disse:
     	'tutti i sovrani dicono che sei il solo giusto nell'anima,
     	perchè dunque tu vuoi fare un'azione contraria al dharma,

   2 	il cibo destinato a me che sono oppresso dalla fame,
     	non togliermi, per fare il dharma tu stai rifiutando il dharma.'

   3 	il re disse:
     	'con aspetto atterrito per aver rifugio da te, spaventato o grande uccello,
     	vicino a me è giunto questo uccello, per brama di vita,

   4 	al colombo così qui giunto in cerca di ristoro,
     	non concedergli, sarebbe un supremo adharma, come tu o falco non vedi ciò?

   5 	tremante, agitato, il colombo appare o falco,
     	vicino a me in cerca di salvezza, il suo abbandono sarebbe una vergogna.'

   6 	il falco disse:
     	' per mangiar cibo tutti gli esseri nascono o sovrano della terra,
     	e col nutrirsi, crescono, con questo vivono le creature,

   7 	si può vivere anche abbandonando il proprio interesse per lungo tempo,
     	ma tralasciando il cibo, non si può vivere a lungo,

   8 	la mia vita ora, essendo io privo di cibo, o signore di popoli,
     	abbandonando il corpo percorrerà una via senza ritorno,

   9 	e morto io, o anima giusta, periranno moglie e figli,
     	proteggendo il colombo, tu ucciderai molte vite,

  10 	il dharma che respinge il dharma, non è dharma, è un cattivo dharma,
     	il dharma che non si oppone è il dharma o valoroso,

  11 	nelle cose contrarie o protettore delle terra, accertando ciò che conta e no,
     	non si trova inganno dove si agisca nel dharma,

  12 	ciò che conta e no sapendo, nell'accertamenteo del dharma e del suo contrario,
     	da qui allora compi ciò che è maggiore, accertandoti del dharma.'

  13 	il re disse:
     	'tu parli o migliore dei volatili, aderendo a molte virtù,	
     	tu sei il re degli uccelli suparṇa, che sei indubbiamente sapiente del dharma,
     	e parli aderendo a molto e vario dharma,

  14 	non vi è in te alcuna ignoranza, da te io lo capisco,
     	com puoi pensare di abbandonare giustamente uno che chiede soccorso?

  15 	e questo tuo adoperarti in cerca di cibo o volatile,
     	pure in altro modo sei in grado di fare, e pure un migliore cibo,

  16 	o toro, o uccello, o gazzella, oppure bufalo,
     	per te ora sara portato o altro che tu desideri.'

  17 	il falco disse:
     	' né cinghiale, né bufalo, né gazzelle di vario tipo,
     	io mangerò o grande re, che vale per me il tuo cibo?

  18 	il cibo che mi ha assegnato il destino o toro degli kṣatriya,
     	quel colombo o protettore della terra libera per me,

  19 	i falchi divorano colombi, questa l'eterna regola,
     	conoscendo la via o re, non metterci tronchi d'albero.'

  20 	il re disse:
     	' il ricco regno dei śibi, governa o onorato dalle schiere di uccelli,
     	o qualsiasi altra cosa tu desideri o falco io tutto di darò,
     	eccetto questo uccello o falco, giunto qui in cerca di rifugio,

  21 	qualsiasi azione tu possa desiderare o migliore degli uccelli, che io faccia,
     	dimmela, io la farò ma non ti darò il colombo.'

  22 	il falco disse:
     	'o Uśīnara se tu hai tenerezza verso il colombo o sovrano di uomini,
     	tagliando un tuo pezzo di carne sia usato a controbilanciare il colombo,

  23 	se pari al colombo il tuo pezzo di carne fosse o re,
     	allora dato a me questo, mi vedrebbe soddisfatto.'

  24 	il re disse:
     	' un beneficio io ritengo questo che a me tu offri o falco,
     	perciò ora a te io darò un pezzo della mia carne dell'esatto peso.'”

  25 	Lomaśa disse:
     	“quindi tagliata un pezzo della sua carne il re supremamente sapiente del dharma,
     	la pesava o kuntīde assieme al colombo o supremo,

  26 	ma posto sulla bilancia il colombo era maggiore,
     	di nuovo il re Uśīnara tagliata della carne la offriva,

  27 	quando non vedeva la carne essere perfettamente uguale al colombo
     	allora tagliata tutta la carne saliva egli stesso.

  28 	il falco disse:
     	' io sono Indra o sapiente del dharma, e il colombo è Agni veicolo dell'oblazione,
     	noi due siamo giunti per conoscere te nel dharma,

  29 	le carni che hai tagliate dalle tue membra o signore di popoli,
     	questa tua luminosa condotta ti condurrà ai mondi,

  30 	quanto a lungo al mondo gli uomini parleranno di te o sovrano,
     	tanto a lungo la gloria e i mondi eterni saranno tuoi.'”

  31 	Lomaśa disse:
     	“questa fu la residenza di quel re grand'anima, o pāṇḍava,
     	osserva assieme a me questo santo luogo che libera dai mali,

  32 	qui sempre gli dèi e gli antichi muni,
     	si mostrano o re, ai brahmani di santo eloquio, dalle grandi anime.”
     


                              CXXXII


   1 	Lomaśa disse:
      	“Śvetaketu, di Uddālaka, in terra è detto un sapiente dei mantra dalla mente acuta,
     	guarda il suo āśrama o re degli uomini, fornito sempre di alberi e frutti,

   2 	qui Śvetaketu vide in persona nella sua forma umana Sarasvatī,
     	'che io abbia il dono dell'eloquenza.' così diceva Śvetaketu alla vicina Sarasvatī,

   3 	in quel tempo zio materno e nipote erano i migliori conoscitori del brahman
     	Aṣṭāvakra figlio di Kahoḍa e Śvetaketu figlio di Uddālaka o re,

   4 	entrambi zio e nipote erano saggi brahmani del sovrano, re dei videha,
     	entrando nel luogo del sacrificio, in una disputa contrastarono il supremo bardo.”

   5 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“come era potente quel saggio da esser in grado di contrastare il bardo?
     	per quale motivo egli divenne Aṣṭāvakra? tutto questo o Lomaśa dimmi in verità.”

   6 	Lomaśa disse:
     	“vi era un disciplinato discepolo di Uddālaka ni nome Kahoḍa o re,
       	voglioso di imparare, obbediente al volere del maestro, a lungo egli compiva gli studi,

   7 	e i saggi discepoli badavano a lui e il guru riconoscendo il suo agire,
     	a lui dava in moglie la propria figlia Sujātā e di concerto la sacra conoscenza,

   8 	da lei nasceva un figlio simile al fuoco, egli al sapiente padre allora dichiarava:
       	'tutta la notte hai compiuto lo studio, ma questo non è entrato nel padre al modo giusto.'

   9 	il grande ṛṣi censurato davanti ai discepoli, per l'ira lo maledisse ancora nel ventre,
     	poiché ancora nel ventre hai parlato, allora gobbo diverrai otto volte,

  10 	egli allora gobbo nasceva, il grande ṛṣi e fu conosciuto come Aṣṭāvakra 
     	di lui era zio materno Śvetaketu, ed egli a lui uguale per età era.

  11 	oppressa allora Sujātā per il figlio che cresceva nel ventre,
        diceva al marito in luogo appartato propiziandoselo, in cerca di danaro essendone priva:

  12 	'cosa farò o grande ṛṣi, senza denaro, è giunto il mio decimo mese,
     	e non vi è alcuna ricchezza e io sto partorendo, per cui cadrei in cattiva sorte.'

  13 	Kahoḍa così apostrofato dalla moglie, per aver denaro avvicinava Janaka,
     	il saggio brahmano allora sconfitto da un bardo esperto in dispute fu annegato,  

  14 	Uddālaka informato che dal sūta in una disputa lui era stato affogato,
     	diceva allora là a Sujāta: ' ad Aṣṭāvakra si deve nascondere questa cosa.'

  15 	e pure lei aveva cura di quel buon consiglio, e così il brahmano nato non lo seppe,
     	e Aṣṭāvakra pensava che Uddālaka fosse suo padre, Śvetaketu suo fratello,

  16 	quindi a dodici anni Śvetaketu mentre Aṣṭāvakra era seduto in grembo al padre,
     	lo trascinava via urlante preso per una mano dicendo: ' non è il grembo di tuo padre.'

  17 	da ciò che malamente allora gli fu detto, egli fu allora molto addolorato nel cuore,
     	e giunto alla casa della madre piangendo le chiedeva: 'dov'è mio padre?'

  18 	allora Sujāta supremamente oppressa, temendo una maledizione, tutto gli rivelava,
     	tutta la verità saputa dalla madre, così il savio diceva a Śvetaketu:

  19 	'andiamo noi due al sacrificio del re Janaka, pieno di portenti si dice il suo rito,
     	noi udremo le dispute dei brahmani, e mangeremo pure il miglior cibo,
     	saggezza noi troveremo e felicità e buona fortuna e le parole dei veda.'

  20 	i due, zio e nipote si recarono al fornito sacrificio del re Janaka,
     	Aṣṭāvakra incontrando il re sulla via, e cacciato via diceva queste parole:
     


                              CXXXIII


   1 	 Aṣṭāvakra disse:
     	 'strada al cieco, strada al sordo, strada alla donna, e strada al carro,
       	strada al re quando non incontri un brahmano, ma incontrandolo, strada al brahmano.'

   2 	il re disse:
     	' questa via ora per te ha il mio permesso, quella che desideri a piacere percorri,
     	non vi è maggior santo, pure Indra sempre si inchina al brahmano.'

   3 	 Aṣṭāvakra disse:
        'noi due siamo giunti per vedere il sacrificio, o caro, la nostra curiosità è grandissima,
     	noi due accolti come ospiti desideriamo entrare, col tuo permesso o portinaio,

   4 	di vedere qui il rito dell'indradyumnade, di vedere e parlare al re Janaka noi desideriamo,
     	non farci avere per l'ira in breve come una grande febbre o portinaio.

   5 	il portinaio disse:
     	'noi compiamo gli ordini del bardo: tieni a mente le parole che io pronuncio:
     	fanciulli seppur brahmani qui non entrino, ma solo anziani e sapienti, i primi ri-nati.'

   6 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'se qui l'entrata è permessa agli anziani, è giusto che io entri o custode,
     	noi siamo vecchi, praticanti dei voti, e per la forza dei veda degni di entrare,

   7 	ed eruditi e pure coi sensi domati, e pure nella saggezza noi siamo giunti a perfezione,
     	il fanciullo non si deve disprezzare, dicono che pure un giovane fuoco brucia se toccato.'

   8 	il portinaio disse:
     	' il discorso recita fedele ai veda di una sola sillaba ma brillantemente multiforme,
     	ritieni te stesso per corpo un fanciullo, perchè vantarti? rari sono i sapienti perfetti.'

   9 	 Aṣṭāvakra disse:
      	'dalla crescita del corpo non si sa la vera crescita, come crescono i nodi dell'albero śālmali,
     	pur piccolo di corpo cresce coi frutti, e di chi è privo di frutti non si ha crescita.'

  10 	il portinaio disse:
     	'i fanciulli prendono i pareri dagli anziani, e col tempo divengono anziani,
     	non si può ottenere la sapienza in breve temo, perchè fanciullo parli come un anziano?'

  11 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'uno non è anziano perchè la sua testa è grigia,
     	ma il fanciullo che gli dèi riconoscono questo è detto anziano,

  12 	non per i capelli grigi, non per ricchezza non per i parenti,
     	i ṛṣi compiono il dharma, chi è versato nelle scritture per noi è grande,

  13 	io sono giunto alla cerimonia reale per desiderio di vedere il bardo, 
     	fai sapere di me al re inghirlandato di fiori di loto, o portinaio,

  14 	tu vedrai oggi di me che parlerò in un grande disputa coi sapienti o portinaio,
     	dunque qui la superiorità o l'inferiorità oggi e il silenzio di tutti i presenti.'

  15 	il portinaio disse:
        'come puoi entrare al sacrificio tu di dieci anni? l'entrata è solo per gli educati sapienti,
     	un mezzo io cerchero per te, tu come puoi sforzati pure di entrare.'

  16 	  Aṣṭāvakra disse:
     	' oh! oh! o re migliore dei Janaka, tu sei il celebrato, in te ogni cosa e perfetta,
     	tu sei l'autore delle azioni sacrificali, come solo il sovrano Yayāti un tempo,

  17 	l'erudito bardo sapiente dei veda, sconfiggendo nelle dispute dei depressi esitanti, 
     	da te per mezzo di fidati uomini adatti, tutti li ha annegati, così abbiamo udito,

  18 	questo di lui udito, oggi, alla presenza dei brahmani, vengo a fare una disputa,
     	dove sia il bardo io lo incontrerò e come Savitṛ le stelle io lo distruggerò.'

  19 	il re disse:
     	' tu speri di vincere il bardo, non conoscendo la forza dell'eloquio dell'avversario,
     	con riconosciuto valore egli è capace di disputare, fu visto da brahmani esperti.'

  20 	 Aṣṭāvakra disse: 
     	'mai disputò con uno come me, per questo egli come un leone parla senza paura, 
         incontrando me oggi egli sarà distrutto, come sulla strada un carro dall'assale piegato.'

  21 	il re disse:
     	'egli è un supremo saggio che conosce il nesso di ciò che
     	ha sei ombelichi, 12 assi, 24 membra e 360 raggi.'

  22 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'la ruota sempre in moto dalle 24 membra, sei ombelichi, 
     	12 settori, e trecento sessanta raggi ti protegga.'

  23 	il re disse:
     	'i due volanti falchi come due cavalli aggiogati, chi degli dèi
     	concepì questi due e chi partorirono questi due?'

  24 	  Aṣṭāvakra disse:
     	' non siano mai questi due nella tua casa o re, e certamente in quelle nemiche!
     	il fuoco che ha il vento come veicolo concepisce i due ed essi lui partoriscono.'

  25 	il re disse:
     	' che cosa dunque addormentata non dorme, che cosa nato non si muove?
     	chi non ha il cuore? e cosa cresce violentemente?'	

  26 	 Aṣṭāvakra disse:
     	' il pesce addormentato non dorme, l'uovo nato non si muove,
     	la pietra non ha cuore, e il fiume cresce violentemente.'

  27 	il re disse:
     	'non ti credo umano ma di natura divina, non sei tu un fanciullo ma un anziano, penso,
     	non vi è nessuno pari a te nel discorrere a parole, perciò ti apro la porta: questo è il bardo.'
     


                              CXXXIV


   1 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'qui o re, tra irresistibili sovrani riuniti, completi di ardue legioni,
     	non c'è molto per conoscere i disputanti come oche tra i versi in un grande lago, 

   2 	non mi parlerai, o stimato oratore, arrivato alla partita, come un corso di fiume,
     	stai qui immobile davanti a me che sono acceso dello splendore del fuoco divora-offerta.'

   3 	il bardo disse:
         'contro la tigre che dorme, non risvegliare un serpente velenoso, che si lecca la bocca,
     	toccando la testa di chi hai scalciato non ti liberarai dal morso, questo sappi,

   4 	il debole che per arroganza avvicina un forte, cerca di tagliare un monte,
     	le sue mani e unghie si distruggono, e sulla pietra non appare una scalfittura,

   5 	tutti i re sono inferiori al re di mithilā come i monti al maināka, 
     	tutti gli esseri sono inferiori del re, come i vitelli del toro.'”

   6 	Lomaśa disse:
     	 “ Aṣṭāvakra tuonando nell'assemblea, irato disse al bardo o re:
     	'a quanto io dirò dammi una risposta, e io a te che parli darò una risposta.'

   7 	il bardo disse:
     	'un solo fuoco in molti modi è acceso, un solo sole tutto questo illumina,
     	un solo eroe, il re degli dèi è l'uccisore, e Yama è il solo signore dei morti.,

   8 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'due si comportano da amici Indra e Agni, due i ṛṣi divini Nārada e Parvata,
     	due sono gli aśvin e due le ruote del carro, l'ordinatore ha fissato i due: moglie e marito.'

   9 	il bardo disse:
     	'tre sono le creature nate dall'azione, i tre (veda) uniti trasportano il vājapeya,
     	i sacerdoti celebrano le tre libagioni di soma, tre sono i mondi, e tre le luci, dicono.'

  10 	  Aṣṭāvakra disse:
     	' quattro sono gli stati dei brahmani, i quattro veda uniti veicolano il sacrificio,
     	quattro le regioni, quattro i varṇa, quadrupede la vacca certamente si dice.'

  11 	il bardo disse:
     	'cinque i fuochi, cinque i pada del verso paṅkti, e pure i sacrifici, e cinque i sensi,
      	nei veda appaiono le cinque Pañcacūḍā, e al mondo, dei 5 fiumi è detta la santa regione.'

  12 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'sei, dicono le dakṣiṇa nell'unico fuoco, sei le stagioni nella ruota del tempo,
     	sei i sensi, sei le stelle kṛttika, e sei i sādyaska che appaiono in tutti i veda.'

  13 	il bardo disse:
     	'sette gli animali domestici, e sette i selvatici, sette metri veicolano un'unico rito,
     	sette i ṛṣi, e sette pure gli onori, e con sette corde è conosciuta la vīṇā.'

  14 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'otto śāṇa formano cento māna, e otto zampe ha il śarabha uccisore di leoni,
     	otto i vasu udimmo tra gli dèi, il palo vittimale con otto angoli è dato in ogni rito.'

  15 	il bardo disse:
     	'nove mantra sono detti per gli avi, e la creazione dicono di nove parti,
     	il verso bṛhatī è formato da nove sillabe, nove somme vanno sempre nei conteggi.'

  16 	 Aṣṭāvakra disse:
     	' dieci sono detti i periodi della vita dell'uomo, mille dicono essere dieci centinaia,
     	la gravida porta il figlio per dieci mesi, e l'asina dieci, e i daśārna sono pescatori.'

  17 	il bardo disse:
     	'undici gli undici animali e undici sono i pali sacrficali,
     	undici gli stati dei viventi, undici, nel cielo tra gli dèi i rudra.'

  18 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'un anno dicono di dodici mesi, dodici sillabe ha il pada del metro jagatī
     	di dodici giorni è detto il naturale sacrificio, e dodici gli āditya dicono i saggi.'

  19 	il bardo disse:
     	'il tredicesimo giorno lunare è detto di grande auspicio, tredici sono le isole sulla terra.'”

  20 	Lomaśa disse:
     	così avendo parlato si zittiva il bardo, e l'altra metà del verso diceva Aṣṭāvakra:
     	'tredici giorni correva Keśin, e di tredici e più dicono gli aticchanda.'

  21 	quindi un grande rumore si alzava vedendo il figlio del sūta ammutolito,
     	a testa bassa e improvvisamente pensieroso, e Aṣṭāvakra che parlava,

  22 	in questa affollata assemblea svolgendosi dunque il ricco sacrificio del re Janaka,
     	tutti i savi ai avvicinarono onorando Aṣṭāvakra rispettosi a mani giunte.

  23 	Aṣṭāvakra disse:
     	'abbiamo saputo che i brahmani vinti nelle disputa furono annegati nell'acqua,
     	queste azioni ora il bardo sconti, sia preso e immerso nell'acqua.'

  24 	il bardo disse:
     	'io sono il figlio del re Varuṇa, laggiù si tenne un sattra di dodici anni,
     	dello stesso tempo del tuo sattra o Janaka, perciò io inviai il primi ri-nati,

  25 	tutti al sacrificio di Varuṇa e avendovi partecipato qui torneranno di nuovo,
     	io omaggio il venerabile Aṣṭāvakra per cui mezzo io raggiungerò il padre.'

  26 	aṣṭāvakra disse:
     	'i savi, da te immersi nell'acqua, vinti con la parola, invitati con astuzia, 
     	quella parola con intelligenza ho innalzato come i virtuosi possono giudicare,

  27 	Agni che tutto possiede, accendendo le case dei buoni, liberandole non le brucerà
     	così i virtuosi accettano le parole pietose dette dai figli fanciulli,

  28 	tu senza capire come preso dal frutto dello śleṣmātaka, forse preso dalle lodi, 
     	come un elefante pungolato o Janaka, non hai udito le mie parole.'

  29 	janaka disse:
     	'o ascoltato le tue parole divine, non umane, e tu sei una forma divina in persona,
     	che vincesti il bardo nella disputa, il bardo ora è dato a tua disposizione.'

  30 	 Aṣṭāvakra disse:
     	'non vi è alcun scopo per me che il bardo viva o sovrano,
     	se suo padre è Varuṇa immergilo nell'oceano.'

  31 	il bardo disse:
     	'io sono il figlio di Varuṇa invero, non ho paura di essere immerso nel mare,
     	fra un istante Aṣṭāvakra vedrà suo padre Kahoḍa a lungo scomparso.'”

  32 	Lomaśa disse:
     	“ quindi i savi brahmani grand'anime, onorati da Varuṇa,
     	apparirono tutti alla presenza di Janaka.

  33 	Kahoḍa disse:
     	' per questo motivo la gente vuole dei figli con le proprie azioni,
     	ciò che io non sono in grado di fare mio figlio lo fece,

  34 	dal debole così un forte, e da uno sciocco, un maestro,
     	oppure da un'ignorante un figlio sapiente nasce o Janaka.'

  35 	il bardo disse:
     	'con la tua affilata ascia il distruttore finale o sovrano,
     	possa tagliare in battaglia le teste dei nemici, fortuna sia a te,

  36    il principale grande inno ukthya è cantato, e il soma è rettamente bevuto qui nel rito,
     	le loro pure parti hanno preso felici gli dèi in persona, nel rito di Janaka.'”

  37 	Lomaśa disse:
     	“ riapparsi allora dunque tutti i savi o re, con ottimo aspetto,
     	allora col permesso del re Janaka, il bardo entrava nell'acqua del mare,

  38 	 Aṣṭāvakra avendo venerato il padre, onorato dai brahmani secondo le regole,
     	ritornava all'ottimo āśrama, avendo vinto il bardo assieme allo zio,

  39 	qui o kuntīde coi tuoi fratelli, passata la notte, con rispetto dei savi brahmani,
     	altri riti santi assieme a me con fede e pura azione compirai o ājamīdha.”
     


                              CXXXV


   1 	Lomaśa disse:
     	"qui si mostra o re, la madhuvilā, samaṅgā
     	questo è il luogo di purificazione di Bharata, che ha nome kardamila,

   2 	nella sventura caduto il marito di Śacī per aver ucciso Vṛtra,
     	bagnandosi nella samaṅgā si liberava da ogni male,

   3 	qui vi fu la sparizione del monte maināka nel grembo delle terra o toro fra gli uomini,
     	dove Aditi per aver figli, quel cibo cuoceva un tempo,

   4 	questo re dei monti, ascendendo o toro fra gli uomini,
     	questa miserevole indicibile sventura rimuoverai,

   5 	questi i monti kanakhala o re, amati dai ṛṣi,
     	qui si manifesta la grande fiumana Gaṅgā, o Yudhiṣṭhira,

   6 	qui il venerabile Sanatkumāra ottenne la suprema perfezione,
     	bagnandoti in essa o ājamīḍha, ti libererai da ogni male,

   7 	con le acque del lago chiamato santo, e il monte bhṛgutuṅga,
     	e la silente Gaṅgā o kuntīde, bàgnati coi tuoi compagni,

   8 	qui si mostra il piacevole āśrama di Sthūlaśiras,
     	e qui la mente o kuntīde, si libera dall'ira,

   9 	qui appare il prospero āśrama di Raibhya, o pāṇḍava,
     	dove il saggio Yavakrīta figlio di Bharadvāja, moriva."

  10 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"quanto era perfezionato il potente ṛṣi Bharadvāja?
     	e per quale motivo il figlio del ṛṣi Yavakrīta morì?

  11 	tutto ciò come è accaduto io desidero conoscere o Lomaśa,
     	con le azioni memorabili di quei pari agli dèi io grandemente mi rallegro."

  12 	Lomaśa disse:
     	"Bharadvāja e Raibhya divennero due amici,
     	entrambi risiedevano qui sempre contenti in mezzo alla foresta,

  13 	due figli aveva Raibhya, Arvāvasu e Parāvasu,
     	Yavakrī era il figlio di Bharadvāja o bhārata,

  14 	Raibhya coi suoi figli era sapiente nei veda e l'altro era un asceta,
     	e pure tra i due vi era non piccolo affetto fin dalla fanciullezza o bhārata,

  15 	Yavakrī vedendo il padre asceta non onorato,
     	e vedendo Raibhya onorato dai savi, assieme ai figli o senza macchia,

  16 	si affliggeva lo splendido, soverchiato dalla rabbia,
     	e allora compì un duro tapas per ottenere la conoscenza dei veda o pāṇḍava,

  17 	acceso un grande fuoco, il proprio corpo vi arrostiva,
     	il grandissimo asceta faceva sorgere l'apprensione di Indra,

  18 	quindi Indra avvicinando Yavakrīta, o Yudhiṣṭhira,
     	diceva: ' per quale motivo tu pratichi questo supremo tapas?'

  19 	Yavakrī disse:
     	' perchè i veda sconosciuti ai ri-nati o venerato dalle schiere divine,
     	giungano alla mia mente io pratico questo supremo tapas,

  20 	per intrapendere i miei studi o punitore di Pāka,
     	io voglio conoscere attraverso il tapas, tutte le scienze,

  21 	in grande tempo i veda si possono dalla bocca del guru o potente,
     	ottenere, perciò io sono fermo in questo mio supremo sforzo.'

  22 	Indra disse:
     	' questa non è la via o saggio ṛṣi, con cui tu vuoi impegnarti
     	quale ostacolo hai o savio, vai a studiarli dalla bocca del guru!'"

  23 	Lomaśa disse:
     	"così avendo parlato se ne andava Śakra, ma Yavakrī, o bhārata,
     	di nuovo si impegnava nello sforzo del tapas o dall'impareggiabile coraggio,

  24 	un tremendo tapas praticando o re, il grande asceta,
     	preoccupava fortemenete il re degli dèi, così noi udimmo,

  25 	avvicinato allora il grande muni impegnato nel severo tapas,
     	il dio uccisore di Bala di nuovo lo fermava,

  26 	' sei impegnato in una azione impossibile, non è questa cosa saggia per te,
     	i veda devono essere recitati a te e a tuo padre.'

  27 	Yavakrī disse:
     	' questo non può esaudire il mio desiderio o re degli dèi,
     	con grande sforzo io compirò un più duro tapas,

  28    acceso un fuoco aiutandomi con le membra il corpo sacrificherò sappilo o dio nuvoloso,
     	se tu non esaudisci qui interamente il desiderio che io ho o re degli dèi.'"

  29 	Lomaśa disse:
     	"la decisione avendo appresa di quel muni grand'anima,
     	pensando il saggio con intelligenza ad un modo di fermarlo,

  30 	allora Indra assunse l'aspetto di un asceta brahmano,
     	vecchio di molti secoli, debole, consunto dagli anni,

  31 	e in quel tīrtha in cui sapeva si purificava Yavakrīta,
     	sulla bhāgīrathī, là egli costruiva una diga con la sabbia,

  32 	poichè da lui ammonito il migliore dei ri-nati non fece parola,
     	allora Śakra cercando di riempire la Gaṅgā con la sabbia,

  33 	ininterrotamente manciate di sabbia gettava nella bhāgīrathī,
     	e Śakra faceva la diga facendosi vedere da Yavakrīta,

  34 	Yavakrī lo vide impeganto in quella diga,
     	e ridendo disse queste parole, quel toro tra i muni:

  35 	' perchè fai questo o brahmano, e che cosa stai cercando di fare?
     	questo grande sforzo è compiuto del tutto inutilmente.'

  36 	Indra disse:
     	'chiuderò con una diga la Gaṅgā, un facile strada vi sarà,
     	ha continuamente difficoltà la gente ad attraversarla, o caro.'

  37 	Yavakrī disse:
     	' non puoi trattenere in alcun modo questa grande corrente,
     	rinuncia all'impossibile e intraprendi uno scopo fattibile.'

  38 	Indra disse:
     	'come tu o signore, hai iniziato questo tapas per ottenere i veda,
     	così è impossibile per noi compiere questo lavoro.'

  39 	Yavakrī disse:
     	'come tu stai facendo una impresa vana o signore dei trenta,
     	se tale anche pensi questa mia o punitore di Pāka, 

  40 	sia compiuto quello che io posso fare o signore delle schiere divine,
     	concedimi altre grazie coi cui io diventi superiore agli altri.'"

  41 	Lomaśa disse: 
     	" a lui  concesse le grazie Indra che il grande asceta aveva richiesto,
     	' i veda saranno rivelati a te e a tuo padre come desideri,

  42 	e quale altro desiderio tu abbia o Yavakrī ti sarà dato.'
     	egli esaudito il proprio desiderio avvicinato il padre gli disse:
     


                              CXXXVI


   1 	Yavakrī disse:
     	' a emtrambi a me e a te o padre, ci sono stati rivelati i veda,
     	e superiori agli altri saremo, coi doni che io ho ottenuto.'

   2 	Bharadvāja disse:
     	'orgoglioso tu sarai o caro, avendo ottenuto i doni che desideravi,
     	il miserevole pieno di orgoglio rapido va alla rovina,

   3 	e qui si recitano quei versi composti dagli dèi,
     	vi era un tempo un ṛṣi valente o figlio, di nome Bāladhi, 

   4 	egli soverchiato dal dolore per il figlio praticava un difficilissimo tapas:
     	' che io possa avere un figlio immortale.' questo figlio ottenne egli

   5 	per una grazia fatta dagli dèi, ma non simile agli immortali,
     	un mortale non si conosce immortale, egli avrà una vita legata ad una causa.'

   6 	Bāladhi disse:
     	'come questi monti eternamente si ergono o migliori dei celesti,
     	indistrutti, questa sia la causa della vita di mio figlio.'

   7 	Bharadvāja disse:
     	' a lui un figlio nacque Medhāvin di nome, sempre incline all'ira,
     	egli questo avendo saputo divenne arrogante e disprezzava gli altri ṛṣi,

   8 	e percorreva questa terra male agendo verso i muni,
     	incontrava un giorno il saggio Dhanuṣākṣa di grande valore,

   9 	e Medhāvin lo insultava, quel valoroso allora lo malediva:
     	' vai in cenere, ma così maledetto egli non cadeva in cenere,

  10 	Dhanuṣākṣa però vedendo Medhāvin immune,
     	la causa della sua vita faceva abbattere da bufali il valoroso,

  11 	distrutta la causa delle sua vita moriva immediatamente il giovane,
     	il figlio morto raccogliendo, allora il padre si disperava.

  12 	i muni vedendo lui che si lamentava di nuovo pieno di dolore,
     	a lui dissero un'antica storia con versi tratti dai veda questa ora ascolta da me:

  13 	'il signore non ha stabilito che il mortale vada mai oltre il suo limite,
     	e Dhanuṣākṣa faceva abbattere dai bufali le montagne

  14 	così ottenuti i doni i fanciulli violenti e pieni di orgoglio,
     	rapidamente periscono, non essere cosi come loro.'

  15 	Raibhya è di grande valore e i suoi due figli uguali a lui,
     	perciò fai in modo o figlio, con attenzione di non contrastarlo,

  16 	egli è irascibile, e capace di colpirti o figlio colla sua ira,
     	e quel grande ṛṣi è sapiente ed ascetico ed incline all'ira.'

  17 	Yavakrī disse:
     	'così faro o padre non essere in ansia in alcun modo, 
     	come tu sei ripettato da me così sara Raibhya come mio padre.'"

  18 	Lomaśa disse: 
     	"questo avendo detto al padre dolcemente Yavakrī senza alcuna paura
     	offendendo gli altri ṛṣi si soddisfaceva con suprema gioia."
     


                              CXXXVII


   1 	Lomaśa disse:
     	" vagando allora Yavakrī senza alcuna paura,
     	arrivava nel mese di madhava all'āśrama di Raibhya,

   2 	egli viveva nell'āśrama puro, adornato da alberi e fiori,
     	e la sua nuora vi si aggirava come una kiṁnarī, o bhārata,

   3 	e Yavakrī a lei diceva: 'siedidi accanto a me.'
     	a lei piena di vergogna l'impudente l'animo preso dal desiderio,

   4 	ella riconoscendo la sua condotta e temendo la sua maledizione,
     	e la potenza di Raibhya ella andava dicendo di si,

   5 	quindi condottola in un luogo solitario la sopraffaceva o bhārata,
     	tornava quindi Rabhya al suo āśrama o distruttore di nemici,

   6 	e vista la nuora piangente, e sofferente la moglie di Parāvasu,
     	con dolci parole la consolava, e la interrogava o Yudhiṣṭhira,

   7 	a lui tutto il discorso di Yavakrī raccontava la bella, 
     	e quanto aveva deliberatamete risposto da sé a Yavakrīta,

   8 	avendo udito Raibhya il comportamento di Yavakrīta,
     	con la mente come in fiamme, gli sorgeva una grande collera, 

   9 	l'asceta allora preso da furia violentemente irato,
     	reciso un ciuffo di capelli, lo sacrificava in un fuoco ben preparato,

  10 	allora ne nasceva una donna uguale ad ella per forme,
     	e tagliato un'altro ciuffo lo sacrificava di nuovo nel fuoco,

  11 	quindi ne nasceva un rakṣas dai terribili occhi pauroso a vedersi,
     	e i due chiesero a Raibhya: 'cosa dobbiamo fare?'

  12 	ai due, il ṛṣi irato disse: 'uccidete Yavakrī.' 
     	i due dicendo di si, andarono per uccidere Yavakrīta,

  13 	quindi obbedendogli la creatura creata dal grand'anima,
     	portava via il suo vaso dell'acqua, avendolo confuso o bħarata,

  14 	impuro per il cibo essendo Yavakrīta privo del vaso dell'acqua,
     	allora il rakṣas con l'arma sollevata lo assaliva,

  15 	lui vedendo che lo assaliva arma in pugno per ucciderlo,
     	Yavakrī, veloce si alzava e correva verso lo stagno,

  16 	ma visto lo stagno privo d'acqua, rapido Yavakrī di nuovo,
     	correva al fiume, e pure quello era interamente asciutto,

  17 	egli inseguito dal tremendo rakṣas con l'arma in pugno,
     	atterrito correva veloce verso l'agnihotra del padre,

  18 	egli mentre entrava, dal custode, che era uno śūdra cieco,
     	fu afferrato con forza ed egli rimaneva sulla porta o principe,

  19 	il rakṣas, Yavakrīta trattenuto dallo śūdra,
     	colpiva con lo spiedo ed egli cadeva col cuore trafitto,

  20 	Yavakrīta avendo ucciso, il rakṣas tornava da Raibhya,
     	e col permesso di Raibhya viveva insieme alla donna."
     


                              CXXXVIII


   1 	Lomaśa disse:
     	" Bharadvāja però o kuntīde, compiuti i suoi studi giornalieri,
     	raccolto una fascina di legna entrava nel suo āśrama,

   2 	e avendo visto prima, in esso tutti i fuochi accesi,
     	in quello però non vi erano i fuochi accesi essendo stato ucciso il figlio,

   3 	il grande asceta avendo riconosciuto un'alterazione nell'agnihotra,
     	 allora diceva al cieco śūdra seduto a guardia della casa:

   4 	'perchè i miei fuochi o śūdra non rallegrano la vista,
     	e tu pure non sei come prima? è qui sicuro l'āśrama?

   5 	forse che il mio sciocco figlio non è andato da Raibhya?
     	questo presto dimmi non è chiara la mia mente.'

   6 	lo śūdra disse:
     	'è andato da Raibhya invero questo tuo figlio di scarso giudiizio,
     	quindi giace ucciso da un fortissimo rākṣasa,

   7 	inseguito era egli da un rakṣas con uno spiedo in pugno,
     	sulla porta io con le braccia lo tenni lontano dai fuochi sacri,

   8 	quindi egli fu ucciso qui in cerca d'acqua essendo certamente impuro,
     	afferrato rapidamente dal rakṣas armato di spiedo.'

   9 	Lomaśa disse:
     	" Bharadvāja udite che ebbe le dolorose parole dello śūdra
     	il figlio morto raccolto si lamentava pieno di dolore, 

  10 	in favore di brahmani tu invero praticasti il tapas,
     	che i veda si manifestino ai ri-nati che non li hanno studiati,

  11 	così tu sempre di bella condotta verso i brahmani grand'anime,
     	senza colpa verso tutte gli esseri, sempre seguace della fermezza,

  12 	io ti avevo proibito o caro figlio, di visitare la casa di Raibhya, 
     	e sei andato dal quel crudele simile a Yama alla fine dei tempi,

  13 	quel potente sapendo che io vecchio un solo figlio avevo,
     	è precipitato in preda all'ira quel supremo malvagio,

  14 	e io sono precipitato nel dolore per il figlio e per l'azione di Raibhya,
     	senza di te o figlio, io abbandonerò la vita il bene più prezioso,

  15 	così come io per il dolore del figlio abbandonerò la vita, colpevolmente
     	il suo figlio maggiore possa uccidere rapidamente Raibhya pur senza colpa,

  16 	felici quegli uomini di cui non v'è nascita di figlio,
     	questi non avendo il dolore per i figli vivono come nella felicità,

  17 	chi è più malvagio di quelli che afflitti hanno maledetto gli amici
     	avendo la mente agitata violentemente dal dolore per i figli?

  18 	ho visto il figlio morto e ho maledetto il mio caro amico,
     	chi altri potrà ottenere una simile sventura?'

  19 	lamentandosi così, a lungo Bharadvāja cremava il figlio,
     	e nel fuoco acceso allora egli stesso si gettava."
     	


                              CXXXIX


   1 	Lomaśa disse:
     	" in quel tempo il sovrano Bṛhaddyumna,
     	il potente che era consacrato da Raibhya come sacrificatore celebrava un sattra, 

   2 	a lui erano attorno i due figli di Raibhya, Arvāsu e Parāvasu,
     	come compagni per il sattra dell'arguto Bṛhaddyumna,

   3 	là erano andati i due con permesso del padre o kuntīde,
     	mentre nell'āśrama restava Raibhya e la moglie di Parāvasu,

   4 	allora desiderando vederla andava dalla moglie il solo Parāvasu,
     	e scorse il padre nella foresta coperto da una pelle di antilope nera,

   5 	mezzo addormentato nella notte ancora piena di tenebre lo uccideva,
     	pensando il padre un'animale che s'aggirava nella impervia foresta,

   6 	e avendo scambiato il padre per un animale da lui fu ucciso,
     	senza volerlo, volendo proteggere se stesso,

   7 	egli compiuti tuti i riti funebri o bhārata,
     	ritornato al sattra questo discorso diceva la fratello:

   8 	'di condurre questa cerimonia da solo tu non sei in grado, 
     	da me fu ucciso il padre credendolo un animale,

   9 	compi tu rettamente per me il voto di purificazione dall'uccisione di un brahmano,
     	che io anche da solo sono capace di compiere questa cerimonia o asceta.'

  10 	Arvāvasu disse:
     	'compi dunque tu il sattra del saggio Bṛhaddyumna,
     	il compirò per te la purificazione dal brahmanicidio coi sensi controllati.'"

  11 	Lomaśa disse:
     	" avendo portato a termine quella purificazione dal brahmanicidio,
     	il muni Arvāvasu allora al sattra ritornava,

  12 	allora Parāvasu, vedendo il fratello arrivare,
     	a Bṛhaddyumna seduto in consiglio diceva questo discorso:

  13 	' ecco qua un uccisore di brahmano, non entri egli ad assistere al sacrificio,
     	l'uccisore di un brahmano pure con lo sguardo ti colpirebbe senza dubbio.' 

  14 	dai servi fu portato via o re, allora Arvāvasu,
     	mentre ripetutamente diceva:' non io feci un brahmanacidio.'

  15 	i servi continuamente lo chiamavano brahmanicida o bhārata,
     	e lui rispondeva: ' io non ho compiuto un brahmanicidio,
     	mio fratello lo fece e da me fu protetto.'

  16 	favorevoli erano gli dèi per le sue azioni ad Arvāvasu,
     	e lo protessero e distrussero Parāvasu,

  17 	allora gli dèi con Agni in testa a lui una grazia offrirono, 
     	ed egli scelse la resurrezione del proprio padre,

  18 	e l'innocenza del fratello senza il ricordo dell'uccisione del padre,
     	e la risurrezione di entrambi Bharadvāja e Yavakrīta,

  19 	quindi allora tutti riapparvero o Yudhiṣṭhira,
     	allora Yavakrīta diceva agli dèi con Agni in testa:

  20 	'posseduti da me il brahman e anche saldi voti,
     	come fu che Raibhya potè, me asceta e sapiente,
     	uccidere in tale ingiusta maniera o migliori degli immortali?'

  21 	gli dèi dissero:
     	' non così fu fatto o Yavakrīta, come tu dici o muni,
     	senza un maestro tu i veda allora facilmente hai imparato,

  22 	con la propria azione onorando con fatica i guru,
     	in un grande tempo con disagio lui ha ottenuto il supremo brahman.'"

  23 	Lomaśa disse:
     	"così gli dèi con Agni in testa avendo parlato a Yavakrīta,
     	avendo fatto risorgere tutti quanti, se ne andarono in cielo,

  24 	questo è il suo santo āśrama sempre pieno di alberi frutti e fiori,
     	qui risiedendo o tigre dei re, ti libererai da ogni male."
     


                              CXL


   1 	Lomaśa disse:
     	"il monte uśīrabīja il maināka e lo śveta o bhārata,
     	hai passato o kuntīde, e il monte kālaśaila o pṛthāde,

   2 	la  Gaṅgā in sette forme governa o toro dei bhārata,
     	la regione pura e piacevole, dove Agni sempre è acceso,

   3 	questa cosa ora l'uomo non può più vedere,
     	praticate la meditazione e indisturbati vedrete questi tīrtha,

   4 	il monte śveta vedremo e la montagna mandara,
     	dove sta lo yakṣa Māṇicara e Kubera re degli yakṣa

   5 	e ottantottomila gandharva rapidi si muovono,
     	e quatto volte tanti kiṁpuruṣa e yakṣa,

   6 	di molte forme e apparenze, con svariate armi, essi
     	servono o migliore degli umani, il re degli yakṣa Māṇibhadra,

   7 	il loro potere e immenso e nel muoversi sono uguali al vento,
     	sono tali che certamente scalzerebbero dal trono anche il re degli dèi, 

   8 	da questi forti yātudhāna o caro, sono custodite e protette,
     	e difficili da raggiungere le montagne o pṛthāde, pratica una suprema concentrazione,

   9 	e altri feroci compagni di Kubera e i loro amici rākṣasa
     	con essi ci accompagneremo o kuntīde, sii pronto al coraggio,

  10 	il monte kailāsa o re, è ampio seicento yojana,
     	dove gli dèi potenti si riuniscono, dove o bhārata,

  11 	vi sono innumerevoli yakṣa, rākṣasa e kiṁnara o kuntīde,
     	e nāga e suparṇa e gandharva verso la dimora di Kubera,

  12 	loro raggiungi o pṛthāde ora con ascesi e autocontrollo,
     	da me sarai protetto e dalla forza di Bhīmasena,

  13 	buona sorte a te dia il re Varuṇa e Yama, vincitore in battaglia,
     	e la Gaṅgā e la Yamunā e la montagna ti siano favorevoli,  

  14 	sulla montagna d'oro di Indra io udivo il tuo frastuono o divina Gaṅgā,
     	proteggi o cara ai monti, il sovrano onorato da tutti gli ājamīdha,
     	sii di rifugio al sovrano che desidera entrare in queste montagne o figlia del monte."

  15 	Yudhiṣṭhira disse.
     	"mai prima questa agitazione ebbe Lomaśa, tutti proteggete Kṛṣṇā senza negligenza,
      	è sua opinione che la regione sia di arduo cammino, quindi usate qui la massima purezza."

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi diceva a Bhīma dal nobile valore: " con impegno proteggi Kṛṣṇā o Bhīmasena,
     	senza la presenza di Arjuna o caro, tu supporti Kṛṣṇā nelle difficoltà."

  17    quindi il grand'anima, avvicinatosi ai gemelli, e baciatene le teste ne spolverava i corpi,
     	e il re diceva ai due con le lacrime in gola: " non temete, procedete con attenzione."
     


                              CXLI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"vi sono degli spiriti invisibili e fortissimi rakṣas,
     	con fuoco e col tapas potremo procedere o Ventre-di-lupo,

   2 	trattieniti dal mangiare e dal bere o kuntīde, per raccogliere le forze,
     	quindi prometti forza e intelligenza o progenie dei kuru,

   3 	tu hai udito le parole del ṛṣi riguardo al monte kailāsa,
     	con intelligenza guarda o kuntīde, come Kṛṣṇā procederà,

   4 	quindi assieme a Sahadeva e a Dhaumya, o vittorioso,
     	e coi cuochi e gli ispettori, e tutti i sevitori,

   5 	e i carri e i cavalli e gli altri savi incapaci e in difficoltà sulla via,
     	tu unito a tutti questi, o Bhīma, torna indietro o larghi occhi,

   6 	noi tre moderati nel cibo e fermi nei voti proseguiremo,
     	io, Nakula e Lomaśa il grande asceta,

   7 	aspettando il mio ritorno riuniti a gaṅgādvāra,
     	qui resta proteggendo Draupadī fino al mio ritorno."

   8 	Bhīma disse:
     	"la figlia del re o bhārata, bisognosa di rifugio e piena di dolore, 
     	procede la nobildonna, per il desiderio di vedere Arjuna dai bianchi cavalli,

   9 	e te, non vedendoti rapida crescerà nell'ansia,
     	che dunque sarà di Sahadeva e di me e di Kṛṣṇā o bhārata?

  10 	che i nostri carri volentieri tornino indietro e tutti i servitori,
     	i cuochi, gli ispettori laddove tu credi o signore,

  11 	io non voglio in alcun modo abbandonarti qui,
     	su questo monte pieno di rākṣasa e in queste dure difficoltà,

  12 	e pure l'illustre principessa dai fermi voti,
     	senza di te o tigre fra gli uomini, non riuscirebbe a sopravvivere,

  13 	e anche Sahadeva sempre a te devoto,
     	mai si allontanerebbe, io conosco le sue intenzioni,

  14 	e pure qui o grande re, noi desiderando di rivedere l'ambidestro,
     	siamo tutti ansiosi, perciò andiamo dunque tutti insieme,

  15 	se non è possibile coi carri percorrere questa montagna dai molti picchi,
     	a piedi dunque andremo, non essere preoccupato o re,

  16 	io trasporterò la pāñcālī laddove ella non sia capace,
     	questa la mia opinione non essere preoccupato o re,

  17 	i due giovani eroi che entrambi sono la gioia di Mādrī,
     	nelle difficoltà io farò passare se non ne saranno capaci."

  18 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"la forza di te che parli o Bhīma che possa crescere,
     	che tu sia in grado di trasportare Draupadī sulla grande via,

  19 	e pure i due gemelli fortuna sia te! in nessun'altro si trova questa
     	forza e la tua gloria, Dharma e fama possa accrescersi,

  20 	tu che sei in grado di condurre i due fratelli e Kṛṣṇā
     	che mai tu sia stanco, e che mai tu abbia sconfitte!"

  21 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Kṛṣṇā sorridendo con mente felice, queste parole disse:
     	"io procederò, non preuccuparti per me o bhārata."

  22 	Lomaśa disse:
     	"attraverso il tapas si può salire la montagna gandhamādana,
     	e invero o kuntīde, tutti noi praticheremo il tapas, 

  23 	Nakula, e Sahadeva, e Bhīmasena, o pṛthāde,
     	io e te o kuntīde andremo a vedere Arjuna dai bianchi cavalli."

  24 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	cosi conversando essi, il grande regno di Subāhu,
     	stupiti videro o re, abbondante in elefanti e destrieri,

  25 	pieno di kirāta e taṅgaṇa, abitato da centinaia di kuṇinda,
     	posto nell'himavat, amato dagli immortali, pieno di molti portenti,

  26 	e pure Subāhu avendoli visti, li accoglieva con venerazione,
     	al confine del regno, il signore dei kuṇinda con grande affetto,

  27 	là essi onorati da lui, tutti abitavano felicemente,
     	col sole alto partirono verso la montagna himavat,

  28 	e i dipendenti con Indrasena in testa e gli ispettori,
     	i cuochi e l'equipaggiamento di Draupadī interamente o sovrano,

  29 	quei grandi guerrieri affidando al re signore dei kuṇinda,
     	a piedi partirono quei grandi eroi, rampolli dei kuru,

  30 	i pāṇḍava tutti, assieme a Kṛṣṇā procedevano lentamente,
     	da quel luogo molto eccitati per la brama di vedere il Conquista-ricchezze.
     


                              CXLII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" Bhīmasena, e voi due gemelli e tu o pāñcālī ascoltate,
     	non si può eliminare il passato, guardate come noi stiamo vivendo nelle foreste,

   2 	deboli e sofferenti così come avete parlato l'un l'altro,
     	pure nell'impossibile procediamo per il desiderio di vedere il Conquista-ricchezze,

   3 	questo mi brucia le membra come il fuoco un mucchio di paglia,
     	che non vedo a me vicino il valoroso Conquista-ricchezze,

   4 	il desiderio di vederlo brucia me coi miei fratelli nella foresta,
     	e pure il trascinamento delle figlia di Yajñasena brucia, o valoroso, 

   5 	io non vedo il pṛthāde dall'impareggiabile splendore nato prima di Nakula,	
     	l'invincibile, dal formidabile arco, e per questo io soffro o Ventre-di-lupo,

   6 	io percorro i tīrtha, le belle selve, e i laghi,
     	assieme a voi per la brama di vedere lui,

   7 	sono cinque anni che io non vedo il valoroso, il sincero
     	Conquista-ricchezze Bībhatsu, e per questo io soffro o Ventre-di-lupo,

   8 	io non vedo lo scuro folti-capelli, che si aggira baldo come un leone,
     	io non vedo quel grandi-braccia, e per questo soffro o Ventre-di-lupo,

   9 	io non vedo quell'abile in battaglia versato nelle armi, modello degli arcieri,
     	non vedo quel migliore degli uomini e per questo soffro o Ventre-di-lupo,

  10 	lui che s'aggira tra le schiere nemiche come il tempo crudele terminatore,
     	come un elefante ferito, il Conquista-ricchezze dalle spalle di leone,

  11 	egli che non è inferiore a Śakra per valore e potenza,
     	nato prima dei gemelli, il pṛthāde dai bianchi destrieri, dall'infinito coraggio,

  12 	da grande dolore sono penetrato incapace di scacciarlo da me,
     	io non vedo Phalguna, l'invincibile dal terribile arco,

  13 	lui che sempre è paziente anche offeso da uno più piccolo,
     	e non temendo di dare felicità a chi percorre la retta via, 

  14 	egli però per chi ha obliqua condotta, per chi desidera nuocere con l'inganno,
     	fosse pure l'armato di folgore diviene come un serpente velenoso,

  15 	il potente, pure verso il nemico caduto è misericordioso,
     	il fortissimo Bībhatsu e offre salvezza, lui dall'infinita anima,

  16 	rifugio di tutti noi, colpiti dai nemici egli è in battaglia 
     	egli ci procura ogni ricchezza ed è veicolo di felicità,

  17 	i gioielli divini che con suo valore avevo io prima,
     	molti di varia grossezza che ha preso Suyodhana,

  18 	dalla forza del suo braccio, o valoroso, veniva il palazzo che prima avevo,
     	costruito di molte gemme, celebrato nei tre mondi o pāṇḍava,

  19 	egli è uguale a Vāsudeva in valore, uguale a Kārtavīrya in battaglia,
     	io non vedo Phalguna l'invincibile, l'invitto in battaglia,

  20 	a Saṁkarṣaṇa il valorosissimo, e a te o invincibile Bhīma, 
     	assomiglia l'uccisore di nemici per valore, e a Vāsudeva,

  21 	a lui è pari per forza di braccia e potenza, il Distruggi-fortezze,
     	che ha il vento per velocità, Soma per il viso, e la morte eterna per ira,

  22 	noi tutti o valoroso, bramamdo di vedere quella tigre fra gli uomini,
     	entreremo o grandi-braccia, nella montagna gandhamādana,

  23 	dove c'è la grande pianta badarī e l'āśrama di Nara e Nārāyaṇa,
     	noi vedremo il supremo monte sempre abitato dagli yakṣa,

  24 	e il piacevole giardino di Kubera protetto dai rākṣasa,
     	a piedi andremo praticando un grande tapas,

  25 	senza praticare il tapas non si può entrare in questa regione o Ventre-di-lupo,
     	non coll'inganno e avidità, non senza pace o bhārata,

  26 	là tutti andremo, o Bhīma a piedi andando da Arjuna,
     	con le armi, con la spada al fianco, assieme ai brahmani dai grandi voti,

  27 	lì il non controllato, vespe, mosche, insetti pungenti, tigri, leoni, e serpenti,
     	incontra, o pṛthāde, ma il controllato questi non vede mai,

  28 	noi dunque con anime controllate nella montagna gandhamādana
     	entreremo, moderati nel cibo, per il desiderio di vedere il Conquista-ricchezze."
     


                              CXLIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	i guerrieri con gli archi incoccati e avendo faretre e frecce,
     	legate le protezioni del braccio e delle dita, armati di spada, i potenti,

   2 	presero con sè i migliori dei ri-nati, quei migliori di tutti gli arcieri,
     	e assieme alla pāñcālī o re, partirono per la gandhamādana,

   3 	e videro laghi e fiumi, monti e foreste,
     	e alberi dalla grande ombra sulla cima della montagna,
     	luoghi sempre pieni di fiori e frutti, frequentati dalle schiere dei divini ṛṣi,

   4 	ciascuno per sé raccogliendole, gli eroi nutrendosi di radici e frutta,
     	percorreva quei luoghi di varie forme, densi e difficili,
     	vedendo molte e varie antilopi e gazzelle,	

   5 	ed entrarono nella montagna piena di ṛṣi, siddha e immortali,
     	e cara a gandharva e apsaras, frequentata da kiṁnara, quelle grandi anime,

   6 	ed entrati che furono i valorosi, nella montagna gandhamādana,
     	una grande e violenta pioggia si manifestava o signore di popoli,

   7 	quindi un polverone sorse, grande pieno di foglie,
     	la tenebra copriva la terra il cielo e lo spazio intermedio, 

   8 	e nulla si poteva vedere essendo il cielo coperto dalla polvere,
     	e neppure erano in grado di fare conversazione l'un l'altro,

   9 	né si vedevano reciprocamente, accecati gli occhi dalla tenebra,
     	trascinati dal vento che polverizzava le rocce o bhārata,

  10 	mentre cadevano violentemente a terra i tronchi agitati dal vento,
     	e forte sorgeva il rumore di altri alberi, 

  11 	“forse che il cielo sta cadendo sulla terra, o le montagne si squarciano?"
     	così tutti pensavano dal vento le menti confuse,

  12 	essi la vicinanza ad alberi, formicai, luoghi dirupati
     	con le mani cercavano spaventati, si riparavano dal vento,

  13 	quindi l'arco alzato il fortissimo Bhīmasena,
     	afferrata Kṛṣṇā, forte la stringeva rifugiandosi in un albero,

  14 	il dharmarāja, e Dhaumya si rifugiarono nella grande foresta,
     	nel monte, prendendo i fuochi sacri, Sahadeva, 

  15 	Nakula e gli altri brahmani e Lomaśa grande asceta,
     	raggiunti degli alberi, tremanti qua e là si rifugiarono,

  16 	calato quindi il vento cessava la polvere,
     	a grandi gocce, veloce sorgeva la pioggia,

  17 	quindi portando mescolate delle pietre coprendo ogni luogo,
     	cadevano incessantemente là insieme al rapido vento,

  18 	allora le acque a fiumi coprendo ogni luogo,
     	apparvero schiume impure o signore di popoli,

  19 	portando abbondante acqua, piena di schiuma e oggetti galleggianti,
     	scorrevano con grande rumore abbattendo gli alberi,

  20 	cessata la pioggia e il vento ugualmente finito,
     	sparsa l'acqua nelle valli, e riapparso il sole,

  21 	uscirono lentamente tutti e si riunirono o bhārata,
     	e si diressero di nuovo i valorosi verso la montagna gandhamādana.
     


                              CXLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi appena partiti i pāṇḍava grandi anime,
     	non abituata ad andare a piedi, Draupadī si sedeva,

   2 	stanca, e resa dolorante, dalla violenza del vento,
     	e per la sua fragilità, la pāñcālī, perdeva i sensi quella bellissima,

   3 	caduta per lo svenimento, lei dai neri occhi, con le braccia
     	rotonde e di bella forma si abbracciava le cosce,

   4 	e reggendosi alle cosce unite simili a proboscidi di elefanti,
     	cadeva improvvisamente a terra tremando come un  banano,

   5 	lei caduta quel bel-culetto, come una liana torta,
     	Nakula accorrendo la sollevava, quel valoroso.

   6 	Nakula disse:
     	" o re, la figlia del re dei pāñcāla dai neri occhi,
     	stanca è caduta a terra, guardala o bhārata,

   7 	non meritando il dolore un supremo dolore ha avuto lei dalle morbide membra,
     	consolala, o grande re, lei che brama rifugio."

   8 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il re per le sue parole, fortemente era sommerso dal dolore,
     	e Bhīma e Sahadeva, subito accorsero,

   9 	il kuntīde vedendo lei sbiancata i viso, debole,
     	prendedola per la vita, quell'anima giusta afflitto si lamentava:

  10 	" come tu, abituata a letti ben coperti in palazzi protetti,
     	giaci caduta a terra, tu meritevole di felicità e bellissima?

  11 	come i tuoi delicatissimi piedi e il viso, splendente come un loto,
     	di te così meritevole, per mia colpa oggi sono diventati neri?

  12 	perchè io feci questo, privo di cervello nella brama del gioco?
     	e prendendo con me Kṛṣṇā di vagare nella foresta piena di branchi di animali,

  13 	che felicità otterrà la pāñcālī avendo i pāṇḍava come mariti?
     	così dal padre fu data lei dai larghi occhi,

  14 	ma tutto questo non avendo avuta lei debole per la fatica e il dolore,
     	giace caduta a terra per le mie malvage azioni."

  15 	così lamentandosi il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	tutti là arrivarono gli ottimi ri-nati, con Dhaumya in testa,

  16 	essi con benedizione incoraggiavano e pure onoravano,
     	e, recitarono  mantra uccisori di rakṣas, compirono i riti,

  17 	mentre recitavano i mantra propiziatori, i supremi ṛṣi,
     	lei era accarezzata con le mani e spruzzata d'acqua fresca ogni momento,

  18 	e curata con fresche ventilazioni miste ad acqua,
     	la pāñcālī conforto avuto lentamente riprese i sensi,

  19 	ed afferrata la misera Kṛṣṇā, su una pelle di antilope,
     	allora adagiarono la miserevole che aveva ripreso conoscenza,

  20 	i gemelli i suoi piedi rosati dotati di ogni bellezza,
     	con le mani callose dolcemente massaggiavano,

  21 	pure la confortava il dharmarāja, Yudhiṣṭhira,
     	e disse il migliore dei kuru, queste parole a Bhīmasena:

  22 	"molte montagne aspre difficili da attraversare per le neve vi sono o Bhīma,
     	come Kṛṣṇā o grandi-braccia, dunque in esse potrà andare?"

  23 	Bhīmasena disse:
     	"te o re, e la principessa e i gemelli tori fra gli uomini,
     	io in persona condurrò o re dei re, non presoccuparti nelle difficoltà,

  24 	oppure colui che è nato da me, simile a me per forza capace di volare,
     	Ghaṭotkaca, porterà tutti noi per tuo ordine."

  25 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	con permesso del dharmarāja, egli pensava al figlio rākṣasa,
     	e Ghaṭotkaca quell'anima giusta appena fu pensato dal padre, allora
     	a mani giunte arrivava e salutava cerimoniosamente i pāṇḍava,

  26 	e i brahmani, e il grandi-braccia da loro fu benvenuto,
     	e diceva al padre Bhīmasena, quel sinceramente coraggioso:

  27 	"pensato da te io rapido sono giunto desideroso di ascoltarti,
     	dimmi tutto o grandi-braccia, io senza dubbio lo farò."
     	questo avendo udito Bhīmasena abbracciava il rākṣasa.
     	


                              CXLV


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" immediatamente il forte guerriero sapiente nel dharma, toro dei rākṣasa,
     	a noi devoto, il tuo figlio legittimo o Bhīma trasporti la madre,

   2 	per la tua forza o Bhīma, io o tremendo valoroso,
     	indenne assieme alla pāñcālī andrò verso la gandhamādana."

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	all'ordine del fratello acconsentendo, Bhīmasena, tigre fra gli uomini,
     	ordinava a Ghaṭotkaca, al figlio tormentatore di nemici:

   4 	" o figlio di Hiḍimbā, sconfitta dalla stanchezza tua madre è,
     	tu forte o caro che puoi andare dove vuoi trasportala o volatore,

   5 	sulle spalle sollevandola fortuna sia a te in mezzo a noi, nel cielo,
     	vai con andatura di vacca affinchè tu non la ferisca."

   6 	Ghaṭotkaca disse:
     	"il dharmarāja e Dhaumya e la principessa e i gemelli pure
     	io da solo basto a portare, cosa dunque serve un aiutante?"

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	cosi avendo parlato Ghaṭotkaca trasportava allora Kṛṣṇā,
     	e il valoroso andando in mezzo ai pāṇḍava pure gli altri pāṇḍava,

   8 	Lomaśa dall'incomparabile splendore andava sul sentieri dei siddha,
     	per il proprio splendore come un secondo luminario,

   9 	e dei rākṣasa tutti i brahmani prendendo,
     	per ordine del re dei rākṣasa partirono quei terribili coraggiosi,

  10 	così meravigliose foreste e boschetti,
     	ammirando, essi andarono verso la grande pianta badarī,

  11 	quei valorosi da quei veloci e fortissimi rākṣasa
     	trasportati, velocemente percorsero una grande distanza in un istante,

  12 	e regioni piene di schiere di barbari, e fornite da miniere di varie gemme,
     	videro, e basi di monti composte da vari metalli,

  13 	piene di schiere di vidyādhara, abitate da scimmie e kiṁnara,
     	e da kiṁpuruṣa e da gandharva in ogni luogo,

  14 	intersecate dall'acqua dei fiumi, piene dei canti di vari uccelli,
     	abitate da varie spece di antilopi, e frequentae da scimmie,

  15 	essi attraversate molte regioni e pure quelle dei kuru settentrionali,
     	videro la suprema montagna kailāsa dai molti portenti,

  16 	vicino ad essa videro però l'āśrama di Nara e Nārāyaṇa,
     	fornito di alberi divini, sempre coperti di fiori e frutti,

  17 	e videro la badarī dalle spalle rotonde affascinante,
     	amabile, che fornisce ombra fornita di suprema prosperità,

  18 	da morbide soffici foglie contigue dotata e abbellita
     	di ampi rami, piena e soffusa di grande splendore.

  19 	da grassi frutti divini coperta, e dolcissimi,
     	grondanti miele sempre, divina, frequentata da schiere di grandi ṛṣi,
     	sempre coperta da schiere di vari uccelli gioiosi per l'eccitazione,

  20 	nata in questa regione priva di tafani e moscerini, con molte acque radici e frutti,
     	coperta da erbe verde scure, frequentata da dèi e gandharva,

  21 	ben pianeggiante, bella e salubre da sè.
     	nata in questo luogo toccato da morbida neve, privo di spine,

  22 	la raggiungevano i grand'anime, assieme ai ṛṣi brahmani,
     	discesero tutti allora lemtamente dalle spalle dei rākṣasa. 

  23 	quindi, il santo āśrama di Nara e Nārāyaṇa, 
     	videro i pāṇḍava o re, assieme ai tori fra i ri-nati,

  24 	quel santo rifugio protetto dalle tenebre, non toccato dai raggi del sole,
     	e privo dei mali del freddo, caldo, fame e sete, distruttore di sofferenza,

  25 	affollato da schiere di grandi ṛṣi, soffuso di divina fortuna,
     	impenetrabile o grande re, per uomini che hanno abbandonato il dharma,

  26 	riverito con offerte divine, ben purificato con unguenti,
     	e ovunque brillante di offerte di fiori divini,

  27 	coperto da ampi rifugi per il fuoco, e da sublimi sruc e altri oggetti sacri,
     	e adornato con grandi giare d'acqua e pentole,
     	rifugio di tutti i viventi, risuonante del brusio delle preghiere,

  28 	divino rifugio è quell'āśrama che annienta la fatica,
     	dotato di prosperità, incomparabile, abbellito dal vagare degli dèi,

  29 	da generosi che si nutrono di radici e frutta, vestiti di corteccia e nere pelli,
     	è raggiunto, e simili al sole e al fuoco, dalle anime formate attraverso il tapas,

  30 	da grandi ṛṣi in cerca della liberazione, da asceti dai sensi domati,
     	della natura del brahman, da illustri recitanti i veda, è raggiunto,

  31 	lo spendidissimo, controllato, puro, avvicinava quei ṛṣi,
     	assieme ai fratelli il saggio Yudhiṣṭhira, figlio di Dharma,

  32 	essi dotati del sapere divino, vedendo arrivato Yudhiṣṭhira,
     	benevoli si avvicinarono tutti quei grandi ṛṣi,
     	benedizioni pronunciando, fortemente devoti ai loro studi,

  33 	benevoli a lui, ospitalità secondo le regole, quegli ottimi purificati
     	offrirono, e acqua pura e fiori, frutti e radici,

  34 	l'ospitalità offerta per benvolenza dai grandi ṛṣi,
     	con animo puro accettava Yudhiṣṭhira figlio di Dharma, 

  35 	in quel luogo simile alla dimora di Śakra, dal divino profumo che allieta i cuori,
     	nel santo luogo simile al paradiso, contento il pāṇḍava assieme a Kṛṣṇā,

  36 	entrava assieme ai fratelli nel luogo pieno di bellezza o senza macchia,
     	e assieme ai brahmani esperti dei veda e dei vedāṅga quell'incrollabile,

  37 	là quell'anima giusta vedeva venerata da dèi e da ṛṣi divini,
     	la sede di Nara e Nārāyaṇa adornata dalla bhāgīrathī,

  38 	divina, con frutti grondanti di miele, venerata da schiere di grandi ṛṣi,
     	ad essa avvicinandosi, i grand'anime, vi abitarono assieme ai brahmani,

  39 	osservando il monte maināka pieno di di stormi di vari uccelli,
     	con le guglie d'oro, e il bindusaras benigno,

  40 	e la bhāgirathī, supremo tīrtha, benigna, dalle pure e fresche acque,
     	abbondante di perle e coralli, adornata da alberi,

  41 	piena di fiori divini, che danno piacere alla mente,
     	osservando ogni cosa vagavano là i pāṇḍava grandi anime,

  42 	e là venerando ripetutamente gli dèi e gli avi,
     	assieme ai brahmani quei valorosi tori fra gli uomini risiedevano,

  43 	e là osservando al pari di immortali di Kṛṣṇā i giochi
     	vari, i pāṇḍava tigri fra gli uomini si rallegravano.
     


                              CXLVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	là quelle tigri fra gli uomini stando in suprema purezza,
     	sei notti risiedettero, i valorosi, desiderosi di vedere il Conquista-ricchezze,
     	in questo luogo aggirandosi e divertendosi i pāṇḍava,

   2 	il quella foresta gradevole alla mente, ottima, piacevole per tutti gli esseri,
     	con alberi di fiori splendenti, e frutti che danno infinito piacere

   3 	adornata, e ovunque pieni di allegre frotte di cuculi,
     	con tenere foglie, e fitti di fresca ombra, piacevoli al cuore,

   4 	e laghi di vari generi, e placide acque,
     	con loti rosati, là interamente splendenti,
     	e bellissimi, guardando là si rallegravano i pāṇḍava,

   5 	e una brezza di puro profumo gradevole, là spirava,
     	sui pāṇḍava tutti contenti, assieme a Kṛṣṇā e ai tori fra i ri-nati,

   6 	quindi un vento purificatore di nord-est spontaneamente,
     	trasportava un divino loto dai mille petali, splendende come il sole,

   7 	la pāñcālī quello vedendo, gradevole alla mente, con divino profumo,
     	quel loto purissimo, caduto a terra portato dal vento,

   8 	la bella raggiunto quel fiore bellissimo dal supremo profumo,
     	grandemente gioiosa o re, così diceva a Bhīmasena:

   9 	“guarda o Bhīma quel divino supremo fiore splendente,
     	dotato di bellezza e profumo, e che rallegra il mio cuore,

  10 	questo io donerò al dharmarāja, o distruttore di nemici,
     	prendilo per mio desiderio, di nuovo nell'āśrama della selva kāmyaka,

  11 	se io ti sono cara o pṛthāde, molti altri raccogline,
     	questi io voglio portare di nuovo all'āśrama della selva kāmyaka.”

  12 	così avendo parlato la pāñcālī irreprensibile a Bhīmasena,
     	andava a portare il fiore al dharmarāja allora,

  13 	acconsentendo al desiderio della nobildonna, quel toro tra gli uomini,
     	per desiderio di compiacere l'amata, Bhīma dalle terribili imprese,

  14 	in direzione del vento da dove era giunto il fiore,
     	per desiderio di raccoglierne altri egli procedeva veloce,

  15 	afferrato l'arco incrostato d'oro, e le frecce simili a serpi velenose,
     	come un leone adirato, come un elefante furioso, 

  16 	cercando di compiacere Draupadī, fidando nella forza del suo braccio,
     	allontanata paura e incertezza, quel forte correva verso la montagna,

  17 	quell'uccisore di nemici il monte dalle scure pareti rocciose,
     	coperte da arbusti, liane e alberi, percorreva quel monte bello abitato dai kiṁnara,

  18 	trapuntato da metalli, alberi, selvaggina e da uccelli di vari colori,
     	simile ad un braccio alzato della terra, pieno di ogni ornamento,

  19 	alle cime della gandhamādana, bellissime in tutte le stagioni
     	con l'occhio fisso, pensando in cuore a come approcciarle,

  20 	piene dei canti dei cuculi e del brusio degli insetti,
     	con le orecchie, la mente, e gli occhi catturati, procedeva egli dall'infinito coraggio,

  21 	e odorando quel potentissimo, il profumo nato dai fiori di ogni stagione,
     	il violento profumo, violento era nella foresta come un elefante furioso,

  22 	spinto dall'impeto del padre con i capelli ritti sulla testa,
     	per il fresco tocco del padre, dal vento sulla gandhamādana,

  23 	venerata da schiere di yakṣa, gandharva, dèi, e brahmarṣi,
     	quell'uccisore di nemici si aggirava in cerca di fiori,

  24 	come spalmature delle dita erano le linee formate dai crepacci,
     	dai netti tagli dei minerali d'oro, d'argento e d'antimonio,

  25 	e con le nuvole appese ai suoi fianchi era come un uccello danzante,
     	e come da fili di perle coperta dalle mobili acque scorrenti,

  26 	rallegrata da fiumi, boschetti, cascate e grotte interne,
     	adornata di pavoni danzanti, coi suoni degli ornamenti della apsaras, 

  27    sulla superfice le gemme grattate dalle zanne degli elefanti a guardia delle direzioni,
     	come quasi spogliate delle vesti per le acque scorrenti verso il basso,

  28 	guardato con curiosità dalle antilopi prive di paura,
     	che si aggiravano non lontano con ciuffi d'erba in bocca,

  29 	muovendo con la forza delle coscie, gli intrecci delle liane in gran numero,
     	giocando il kuntīde, il glorioso figlio di Vāyu procedeva, 

  30 	intento allo scopo di compiacere l'amata, lui dagli occhi belli,
     	alto, giovane, splendente come una palma d'oro, robusto come un leone,

  31 	con forza e coraggio come un elefante furioso, 
     	cogl'occhi rossi come un elefante furioso, invincibile come un elefante furioso,

  32 	osservato con piacere dalle mogli degli yakṣa e dei gandharva,
     	invisibili sedute al fianco dell'amato con mosse furtive,

  33 	quasi il pāṇḍava stesse vendendo una nuova forma di bellezza,
     	si aggirava sulle pendici bellissime della gandhamādana,

  34 	rammentando i vari e molti misfatti compiuti da Duryodhana,
     	intento a compiacere Draupadī che risiedeva nella foresta,

  35 	egli pensava: “ mentre Arjuna è andato in cielo e io pure sono andato via
     	in cerca di fiori, cosa mai farà il nobile Yudhiṣṭhira?

  36 	certo per affetto il migliore degli uomini, e per timore della foresta,
     	Yudhiṣṭhira non lascerà andare Nakula e Sahadeva,

  37 	come posso dunque raccogliere rapidamente i fiori?” così pensando,
     	avanzava quella tigre fra gli uomini, impetuoso come il re degli uccelli,

  38 	faceva tremare la terra coi suoi passi come una tempesta agli equinozi,
     	spaventando i branchi di elefanti, Ventre-di-lupo, veloce come il vento,

  39 	e disperdendo i gruppi di leoni e tigri, quel fortissimo,
     	sradicando grandi alberi, colpendoli con la coscia, il forte,

  40 	e strappando con violenza i rampicanti il rampollo di Pāṇḍu,
     	desideroso di salire sempre più in alto sul grande monte, come un elefante,
     	rumoreggiando violentemente come una nuvola lampeggiante,

  41 	e per il suo tremendo rumore e il suono dell'arco o conquistatore,
     	i branchi di animali spaventati fuggivano in ogni dove,

  42 	quindi il grandi-braccia scorgeva sulle pendici della gandhamādana,
     	un bellissimo boschetto di banani, ampio molte yojana,

  43 	a quello si avvicinava facendolo tremare il fortissimo,
     	spezzando molti tronchi, come un grande elefante infuriato, 

  44 	e sradicati dei tronchi di banano e alzando molte palme,
     	Bhīma li gettava con violenza ovunque quel migliore dei forti,

  45 	quindi lo attaccarono molte e grandi creature,
     	branchi di elefanti e di ruru e giganteschi lupi,

  46 	e tigri e leoni infuriati assalirono Bhīmasena,
     	a bocca aperta quei crudelissimi gridando da far paura,

  47 	allora il figlio di Vāyu per l'ira, fidando nella forza del suo braccio,
     	con elefanti gli elefanti, con i leoni i leoni uccidendo Bhīma il conquistatore,
     	con le palmi delle mani altri ne colpiva il forte pāṇḍava,

  48 	questi leoni, tigri e iene colpiti da Bhīma,
     	per la paura si disperdevan e tutti scaricavano feci ed orina,  

  49 	entrava allora rapido nella foresta loro guardando il fortissimo
     	figlio di Pāṇḍu, bellissimo, riempiendo col suo frastuono quel luogo.

  50 	e da quel suono e dal formidabile grido di Bhīmasena,
     	tutti gli animali e gli uccelli che si trovavano nella foresta tremarono,

  51 	udendo quell'improvviso rumore, che agitava animali e uccelli,
     	con le ali bagnate i volatili, volarono via a migliaia,

  52 	quegli stormi di uccelli acquatici, osservandoli il toro dei bhārata,
     	e seguendoli vedeva un grandissimo e piacevole lago,

  53 	dai boschetti di kadalī dorati, scossi anche da deboli venti,
     	che crescevano sulla riva opposta era quasi arieggiato quell'immobile lago,

  54 	disceso dunque rapido al lago, abbondante di loti rosati,
     	impetuoso come un grande elefante fortemente giocava il forte,
        e avendo giocato a lungo in quel luogo lo attraversava quell'incomparabile splendido,

  55 	quindi entrava con foga dentro quella foresta dai molti alberi,
     	e il pāṇḍava soffiava forte nella conchiglia con tutto il fiato,

  56 	per il suono di quella conchiglia e le urla di Bhīmasena,
     	di molti terribili suoni risuonavano le grotte della montagna,

  57 	quel violento grido agitante, come il suono del tuono,
     	udendo, i leoni addormentati nelle grotte del monte lanciavano grandi ruggiti,

  58 	tremando per la paura dei ruggiti dei leoni anche gli elefanti o bhārata,
     	lanciavano grandi barriti, di cui riempivano le montagna,

  59 	quel suono allora udendo il toro delle scimmie addormentato,
     	sbadigliava la scimmia di nome Hanūmat dal grande corpo,

  60 	allora in mezzo al boschetto di kadalī, pieno ancora di sonno,
     	sbadigliando agitava la coda, grande come la bandiera alzata di Śakra,
     	che faceva un rumore simile al tuono di Indra,

  61 	dal suono della sua coda la montagna dalle bocche delle grotte,
     	emetteva ovunque un suono come il muggito di vacca,

  62 	il suono della sua coda coprendo il barrito degli elefanti furiosi,
     	si propagava sulle varie pendici del monte,

  63 	a Bhīmasena si rizzarono i capelli udendolo,
     	e cercando l'origine del suono si avviava nel boschetto di kadalī,

  64 	il grandi-braccia, vedeva allora sull'ampia montagna,
     	il signore delle scimmie, fermo in mezzo al boschetto di kadalī,

  65 	difficile da vedere per la massa di luce, dorato dalla massa di luce,
     	simile ad una massa di luce, mobile come una massa di luce,

  66 	ampio di carne sotto l'incrocio delle braccia con un piccolo collo, 
     	per la emormità del corpo e delle spalle, appariva con la vita sottile in mezzo,

  67 	era uno con la testa curva, irta di lunghi capelli,
     	con la coda ritta come una bandiera innalzata,

  68 	con le labbra e orecchie rosse, bocca e lingua color rame, e mobili ciglia,
     	il viso tondo con le zanne prominenti, come la luna radiosa,

  69 	e decorata da bianchi denti splendenti dentro la bocca,
     	fornito di una massa di capelli, come un mucchio di aśoka,

  70 	e di una massa di splendore stava in mezzo ai kadalī del color dell'oro,
     	illuminato dal proprio splendore come il fuoco infiammato,

  71 	osservando senza timore cogli occhi giallastri di miele intossicante,
     	quel valoroso, il migliore delle scimmie, fortissimo, dal grande corpo.

  72 	quindi rapido a lui avvicinatosi, Bhīma dalle terribili imprese,
     	emetteva un ruggito di leone, svegliando allora la scimmia,

  73 	per quel suono di Bhīma tremavano animali e uccelli, 
     	e Hanūmat, grande creatura, un poco aprendo un'occhio,
     	guardava con disprezzo con i suoi occhi rossi di miele,

  74 	e la scimmia col sorriso parlando al kuntīde, all'uomo diceva:
     	“per quale motivo, dandomi disagio tu mi hai svegliato mentre felicemente dormivo?

  75 	forse che tu non sai che si deve avere pietà per le creature?
     	noi usciti da un'utero animale non conosciamo il dharma,

  76 	ma gli uomini dotati di ragione, praticano la pietà verso le creature,
     	perchè dunque in queste crudeli azione che distruggono corpi parola e mente,
     	e sono distruttive del dharma, si impegnano dei dotati di ragione come te? 

  77 	non conosci tu il dharma? non hai seguito gli anziani?
     	per scarsa intelligenza tu distruggi gli animale che sono nella foresta?

  78 	dimmi chi sei tu o per quale ragione tu ti aggiri nella foresta,
     	vuota di esseri umani e pure di uomini,

  79 	da qui vi è un estremo cammino, la montagna è inaccessibile,
     	eccetto per chi cerca la perfezione, o valoroso non vi è qui via alcuna,

  80 	e per gentilezza e amicizia verso di te io ti fermo o fortissimo,
     	non da qui in avanti tu puoi proseguire, rifiata o potente,

  81 	questi frutti e radici simili all'amṛta
     	mangiando, fermati se accetti le mie parole.”
     


                              CXLVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	queste  parole del saggio re delle scimmie avendo udite,
     	il valoroso Bhīmasena allora rispondeva quel tormenta-nemici:

   2 	“ chi sei tu o per quale motivo abiti un corpo di scimmia?
     	è uno della casta kṣatriya seguace dei brahmani, che te lo chiede,

   3 	un kuru, della stirpe lunare, portato dal ventre di Kuntī,
     	il pāṇḍava figlio di Vāyu io sono, sappi.”

   4 	quelle parole di Bhīmasena con un sorriso accolte,
     	Hanūmat figlio di Vāyu diceva al figlio di Vāyu:

   5 	“io sono una scimmia, non ti concederò strada come vuoi,
     	è meglio tu vada e torni indietro, non ne avrai alcun danno.”

   6 	Bhīma disse:
     	“sia duque la distruzione, o altro io non ti chiedo o scimmia,
     	alzati e dammi strada, così non ne avrai alcun danno.”

   7 	Hanūmat disse:
     	“non ho la forza di alzarmi io sono afflitto da malattia,
     	se tu proprio devi passare, allora passa saltandomi.”

   8 	Bhīma disse:
     	“ il supremo essere privo di attributi, risiede nel tuo corpo come essenza,
     	io ciò riconoscendo, non ti trascuro, non ti salto,

   9 	se io coi miei studi non riconoscessi il benefattore delle creature,
     	passerei su te e su questa montagna come Hanūmat sul mare.”

  10 	Hanūmat disse:
     	“ chi è costui dal nome Hanūmat che superava il mare?
     	io ti chiedo di raccontarmelo se puoi, o migliore dei kuru.”

  11 	Bhīma disse:
     	“ è mio fratello dalle pregevoli qualità, dotato di forza e intelligenza,
     	nel rāmāyaṇa è raccontato che quel guerriero, toro delle scimmie,

  12 	per salvare la moglie di Rāma, un braccio di mare ampio 
     	cento yojana, fu saltato con un solo balzo dal re dei quadrumani,

  13 	questo fece il mio valentissimo fratello, io simile a lui sono per potenza,
     	per forza coraggio e combattimento io sono in grado di punirti,

  14 	alzati, e dammi strada, o guarda me ora umano,
     	se non compi il mio volere io ti spedirò alla dimora di Yama.”

  15 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	riconoscendo lui folle per la sua forza e arrogante per la forza del braccio,
     	nel cuore ridendo Hanūmat diceva a lui queste parole:

  16 	“calmati, per la vecchiaia io non ho la forza di alzarmi o senza-macchia,
     	per compassione di me avvicinati e prendi la mia coda.”

  17 	con disprezzo allora con la mano sinistra sorridendo la afferrava,
     	ma Bhīma non era in grado di smuovere la coda della grande scimmia,

  18 	di nuovo con entrambe le braccia tirava, quella alzata come l'arma di Indra,
     	ma non era capace di alzarla, e con entrambe le braccia il fortissimo Bhīma,

  19 	alzate le ciglia, spalancati gli occhi con una faccia che sbatteva le ciglia,
     	col corpo sudato divenne Bhīma ma non era in grado di alzarlo,

  20 	sforzandosi pure quel bell'uomo di smuovere la coda alzata, 
     	a fianco della scimmia, Bhīma si fermava per la vergogna a viso abbassato.

  21 	prostrandosi il kuntīde a mani giunte, le parole disse:
     	“ resta calmo o tigre fra le scimmie, perdona le mie male parole,

  22 	se tu sei un siddha, o un dio, o pure gandharva o guhyaka,
     	richiesto con desiderio, dimmi chi sei tu che porti una forma di scimmia.”

  23 	Hanūmat disse:
     	“ la curiosità che tu hai di conoscermi o uccisore di nemici,
     	tutta questa interamente esaudirò, ascoltami o rampollo di Pāṇḍu,

  24 	io nel campo di Kesarin da Vāyu forza dell'universo,
     	sono nato, o occhi di loto, sono la scimmia di nome Hanūmat,

  25 	a Sugrīva figlio di Sūrya e a Vālin figlio di Śakra,
     	a questi due re di tutte le scimme, tutti i capi delle scimmie,

  26 	dal grande valore sottostanno a me o annichilatore di nemici,
     	da Sugrīva mi fu dato amore come dal fuoco al vento,

  27 	fu offeso egli allora dal fratello per qualche interna ragione,
     	e a lungo egli risiedeva con me sul monte ṛśyamūka,

  28 	quindi il figlio di Daśaratha, di nome Rāma fortissimo,
     	Viṣṇu in forma umana, percorreva questa terra,

  29 	egli desiderando il bene del padre, con la moglie e il fratello minore,
     	con l'arco quel migliore degli arcieri, si rifugiava nella foresta daṇḍaka,

  30 	la sua sposa nel luogo janasthāna, fu rapita con la forza da Rāvana,
     	dopo aver allontanato il rāghava grande saggio, con uno in forma di cervo,

  31 	rapita la moglie assieme al fratello il rāghava sulle tracce della moglie,
     	scorgeva sul picco del monte, Sugrīva il toro fra le scimmie,

  32 	e di lui divenne amico il rāghava gran'anima,
     	egli uccidendo Vālin sul trono poneva Sugrīva,
     	e lanciava le scimmie in cerca di Sītā,

  33 	allora anche noi con miriadri di scimmie, partimmo per la regione, 
     	dove fu scorta da un avvoltoio la figura di Sītā, 

  34 	allora io per raggiungere l'obiettivo di Rāma depresso dal fatto, 
     	potente saltai quel braccio di mare ampio cento yojana,

  35 	e vista che ebbi la regina nella dimora di Rāvaṇa,
     	ritornai di nuovo dunque là apparendo,

  36 	allora il valoroso Rāma uccisi tutti quei rākṣasa,
     	di nuovo recuperava la moglie, come fosse stata la conoscenza perduta dei veda,

  37 	qui ristabilitosi Rāma nel regno, io chiesi a quel valoroso:
     	'quanto a lungo la storia di Rāma o valoroso, vivrà nei mondi o uccisore di nemici,
     	tanto a lungo io possa vivere.' 'così sia.' egli mi disse,

  38 	diecimila anni e dieci centinaia d'anni
     	avendo retto il regno Rāma quindi andava in cielo,

  39 	quaggiù le apsaras o caro, e i gandharva sempre o senza macchia le
     	imprese dell'eroe, cantando mi rallegrano,

  40 	questa via è inaccessibile ai mortali o rampollo dei kuru,
     	quindi io ti ho fermato sulla via celebrata dagli dèi,
     	affinchè nessuno ti distrugga o ti maledica o bhārata,

  41 	questa e la divina via degli dèi, non di qui passano gli uomini,
     	ma il lago verso il quale sei venuto è là vicino.”
     


                              CXLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato il grandebraccia, Bhīmasena possente,
     	prostratosi allora con amore al fratello eccitato nella mente,
     	diceva, con dolci parole, ad Hanūmat signore delle scimmie:

   2 	“nessuno è più fortunato di me che ho visto la tua nobiltà,
     	è un grandissimo privilegio e piacere l'averti visto,

   3 	così io desidero che tu mi faccia o nobile, ora un favore, 
     	quale forma tu avevi nello scavalcare il mare dimora dei pesci,
     	questa ineguagliabile forma o valoroso, io desidero vedere,

   4 	così soddisfatto io sarò e crederò alla tue parole.”
     	così apostrofato quello splendido, quadrumane, sorridendo diceva:

   5 	“ non è possibile che tu veda questa forma, nè nessun'altro,
     	un'altra era allora la circostanza temporale, al presente questa non c'è,

   6 	uno è il tempo nel kṛtayuga altro nel tretā e nel dvāpara,
     	questo è un tempo distruttivo, non ho ora questa forma,

   7 	non ora, la terra, le pietrose montagne, i siddha, gli dèi, i grandi ṛṣi
     	seguono il tempo che vi era nei precedenti yuga,
     	splendide e forti forme possedevano e mostravano,

   8 	è passato il tempo che tu possa vedere questa forma, o propagatore dei kuru,
     	io seguo questo yuga, il tempo è inavitabile.”

   9 	Bhīma disse:
     	“la durata  degli yuga rivelami, e la caratteristica di ciascun yuga,
     	la natura del dharma, del kāma e dell'artha, la forma, il valore l'inizio e la fine.”

  10 	Hanūmat disse:
     	“ lo yuga chiamato kṛta è dove il dharma è eterno o caro,
     	nessun atto religioso di deve fare nel tempo di questo supremo yuga,

  11 	né i dharma vengono meno, e le cretaure non vengono distrutte,
     	per questo si chiama kṛtayuga, col tempo divenuto con attributi,

  12 	non vi erano dèi, dānava, gandharva, yakṣa, rākṣasa o serpenti,
     	nel kṛtayuga, nè allora acquisti e vendite,

  13 	non vi erano i suoni del sāman, dello yajur e del ṛg nè v'era lavoro umano,
     	col pensiero c'era il frutto là, e il dharma era la rinuncia,

  14 	per la durata di quel yuga non vi erano malattie, né decadimento dei sensi,
     	né dispiaceri, e neppure lamenti, né offese né maldicenza,

  15 	né discordia, come dunque accidia? non v'era odio, e neppure ostilità,
     	non paura, e non dolore, non invidia, né gelosia,

  16 	quindi il supremo brahman, la meta che è la massima per gli yogin v'era,
     	allora Nārāyaṇa l'anima di tutti gli esseri, era bianco

  17 	e perfette le caratteristiche di brahmani, kṣatriya, vaiśya e śūdra,
     	nel kṛtayuga nascevano le genti devote al proprio agire,

  18 	lo stesso rifugio, la stessa condotta, lo stesso sapere e forza della mente,
     	allora compiendo i varṇa ottenevano il dharma,

  19 	e credevano a un solo veda, compiendo i riti con un solo mantra,
     	e ciascuno il dharma seguendo un solo veda avevano e un solo dharma,

  20 	alle quattro fasi della vita intenti secondo l'azione del destino,
     	con l'assenza del desiderio dei frutti, ottenevano la suprema meta,

  21 	e il dharma unito allo yoga era perfetto per i quattro varṇa
     	sempre diviso in quattro parti nel kṛtayuga,

  22 	questo era lo yuga chiamato kṛta privo com'era dei tre guṇa,
     	ascolta ora però tu del tretā nel quale iniziarono i sacrifici,

  23 	il dharma diminuiva di un quarto, e l'Incrollabile virava in rosso,
     	gli uomini praticavano la verità, fedeli al dharma e ai riti religiosi,

  24 	quindi i sacrifici sorsero, e i dharma e i vari riti,
     	nel tretā sorsero gli scopi rituali che danno frutti attraverso doni e riti,

  25 	e devoti al donare e al tapas non si allontanavano dal dharma,
     	ma le genti ferme nel proprio dharma, praticavano i riti nel tretāyuga,

  26 	nel dvāparayuga però il dharma esisteva diminuito di due parti,
     	e Viṣṇu diventa giallo, e il veda si divide in quattro,

  27 	quindi alcuni seguono quattro veda e altri tre veda,
     	due veda, o uno solo e altri ancora nemmeno il ṛc,

  28 	così cogli śāstra divini in molte parti i riti si compivano,
     	e il vivente intento nel donare e nel tapas, diviene preda della passione,

  29 	e per l'ignoranza dell'unico veda furono fatti molti veda,
     	e qui per il declinare della verità, alcuni solo erano fermi nella verità,

  30 	ed essendo decaduti dalla verità molti si ammalavano,
     	brame e calamità erano allora condotte dal destino,

  31 	e da quelli afflitti, gli uomini praticavano un ferocissimo tapas,
     	e desiderando i desideri, e il paradiso, altri celebravano i sacrifici,

  32 	così agendo le creature nel dvāpara, perivano prive di dharma,
     	solo un quarto del dharma o kuntīde rimane nel kaliyuga,

  33 	e giunto l'oscuro yuga, Kṛṣṇa diviene il lunghi-capelli,
     	le pratiche dei veda, il dharma i sacrifici e i riti svaniscono,

  34 	calamità, piaghe, lassitudine, e i peccati, coll'ira in testa,
     	e mala sorte esistono, e dolori e malattie,

  35 	nello svolgersi degli yuga, il dharma si disperde,
     	disperso che è il dharma, il mondo perisce allora,

  36 	con la fine del mondo i viventi che agiscono nel mondo trovano la distruzione,
     	i dharma compiuti alla fine dello yuga danno effetti contrari,

  37 	questo lo yuga chiamato kali tra non molto nascerà,
     	e quelli che a lungo vivendo seguiranno più yuga, lo stesso faranno,

  38 	questo quanto è nella mia conoscenza per la tua curiosità o uccisore di nemici, 
     	che vale per un uomo aver conoscenza del superfluo?

  39 	io ho risposto a tutto quanto tu mi hai chiesto, 
     	sul totale degli yuga, o grandi-braccia, buona fortuna a te, vai.”
     	
     


                              CXLIX


   1 	Bhīma disse:
     	“senza ever visto la tua antica forma non me ne andrò in alcun modo,
     	se io non sarò favorito da te col mostrarti da te stesso.”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Bhīma, fatto una risata, il quadrumane,
     	mostrava quella forma che aveva nel salto del mare,

   3 	desiderando compiacere il fratello, assunse una immenso corpo,
     	il suo corpo cresceva grandemente estendendo le membra,

   4 	la forma del boschetto di kadalī copriva quell'infinito splendore,
     	l'altezza della montagna raggiunta, là si fermò la scimmia,

   5 	con il grande corpo elevato come una seconda montagna,
     	con gli occhi color rame, le zanne appuntite, le sopraciglia contratte,
     	con la lunga coda arrotolata riempiva il luogo stando in piedi la scimmia,

   6 	vedendo quella grande forma del fratello, il rampollo dei kuru, 
     	si sorprendeva allora Bhīma e ne gioiva ripetutamente,

   7 	come un sole tra i raggi, come una montagna d'oro
     	come una massa d'aria di fuoco acceso, lui avendo visto, Bhīma chiudeva gli occhi,

   8 	e disse Hanūmat a Bhīmasena, quasi ridendo:
     	“ il mio aspetto tanto grande tu sei in grado di vedere o senza-macchia,

   9 	io posso crescere anche di più quanto io desidero,
     	e tra i nemici o Bhīma la mia forma cresce enormemente in potenza.”

  10 	veduto quel corpo di Hanūmat meraviglioso e formidabile,
     	pari in grandezza ai monti vidhya, era stupito il figlio del vento,

  11 	e rispondeva allora Bhīma con i capelli ritti sulla testa,
     	a mani giunte, a proprio agio, al fermo Hanūmat:

  12 	“vista la suprema ampiezza del tuo corpo o potente, 
     	riduci o valorosissimo, da te te stesso,

  13 	io non sono in grado di vederti alto come il sole,
     	sconfinato, invincibile, come il monte maināka,

  14 	e grandissima è l'ammirazione della mia mente oggi o valoroso, 
     	che Rāma con te al fianco ha sconfitto Rāvana,

  15 	tu sei in grado di distruggere quella laṅkā colle sue armi,
     	coi suoi veicoli, da grande forze protetta solo col tuo vigore,

  16 	nulla di irragiungibile da te si trova o figlio del vento impetuoso,
     	e Rāvaṇa in battaglia con le sue truppe non è sufficente contro te da solo.”

  17 	così apostrofato da Bhīma, Hanūmat toro dei quadrumani,
     	rispondeva, allora queste parole con voce dolce e profonda:

  18 	“così è grandi-braccia, come tu dici o bhārata,
     	sufficente contro di me, non era quel vile rākṣasa o Bhīmasena,

  19 	ma se io avessi distrutto Rāvaṇa quel nemico del mondo,
     	la gloria del rāghava allora sarebbe svanita, a questo guardando,

  20 	da quell'eroe dunque fu ucciso il sovrano dei rākṣasa con le sue schiere,
     	e ricondotta Sītā alla sua città, al mondo la sua gloria è stabilita,

  21 	con questo vai o grande saggio, contento di compiacere il fratello,
     	lungo una via sicura e senza danno protetto da Vāyu,

  22 	questa ti condurrà o migliore dei kuru, alla saugandhikavana  
     	e vedrai il giardino den benefico Kubera, guardato da yakṣa e rākṣasa,

  23 	non fare direttamente da te la raccolta di fiori,
     	le divinità qui sono rispettate completamente dall'uomo,

  24 	con offerte e prostrazioni, e con mantra o toro dei bhārata,
     	fatte con fede gli dèi concedono il loro favore o bhārata,

  25 	non agire con precipitazione preserva il tuo dharma o caro,
     	fermo nel tuo dharma, intendi e segui il supremo dharma,

  26 	senza conoscere il dharma e senza servire gli anziani,
     	il dharma non può essere trovato nemmeno dai simili a Bṛhaspati,

  27 	dove l'adharma ha nome di dharma, e dove dharma e adharma si uniscono,
     	si deve conoscere distintamente, dove gli sciocchi si confondono,

  28 	dalla pratica sorge il dharma, e nel dharma i veda sono radicati,
     	e dai veda sorgono i sacrifici, e dai sacrifici dipendono gli dèi,

  29 	coi sacrifici prescritii dai veda e recitati secondo le regole sono sostenuti gli dèi,
     	e gli uomini si sostengono coi principi rivelati da Bṛhaspati, e da Uśana,

  30 	dalle vendite, dai traffici, dall'agricoltura e dalla crescita del grano,
     	dall'allevamento, si sostiene il tutto, dai vari dharma e dai ri-nati,

  31 	la tripla professione, l'amministrazione della giustizia, i tre veda siano conosciuti,
     	da quelli che praticano i giusti mezzi è distribuito il lavoro mondano,	

  32 	se la giusta condotta fosse sulla terra, priva del triplice dharma, 
     	e pure priva dell'amministrazione della giustizia, vi sarebbe la confusione,

  33 	non praticando il dharma delle professioni, perirebbero queste creature,
     	ben intente nei loro tre dharma sono garantite le creature,

  34 	il solo dharma è l'amṛta dei ri-nati, relativo al quel solo varṇa,
     	tre sono ricordati comuni: sacrificio, studio e doni,

  35 	e nell'istruire e nel sacrificare per altri, vi è il compenso dei brahmani,
     	il proteggere per gli kṣatriya, e il dharma dei vaiśya è l'allevamento,

  36 	e l'obbedianza al ri-nati si dice essere il dharma degli śūdra,
     	essi devono abitare con maestro senza fare la questua, offerte rituali e voti,

  37 	il dharma degli kṣatriya, il tuo o kuntīde è la protezione del dharma,
     	pratica il tuo dharma, controllato e avendo domati i sensi,

  38 	prendendo consiglio dai virtuosi anziani, pieni di saggezza ed esperti nelle scritture,
     	il fermo governa, il dissoluto col bastone conquista,

  39 	rettamente con le punizioni e i benefici, quando il re agisce,
     	allora la moralità del mondo è ben stabilita,

  40 	perciò della regione le difficoltà, e la forza degli amici e dei nemici,
     	sempre con le spie si deve conoscere, la situazione corrente, la crescita e la fine,

  41 	dei re quattro sono i mezzi, buon consiglio, ardimento,
     	premio e punizione, e capacità effettuando queste cose,

  42 	con la conciliazione, il dono, col dividere, col punire e investigare,
     	con questi insieme o separatameente si ottiene il successo,

  43 	le politiche e tutte le spie hanno la loro radice nel consiglio o toro dei bhārata,
     	con buoni consiglieri, che conoscano la via del successo ci si consulti,

  44 	con una donna, uno sciocco, un avido, un fanciulo o un debole,
     	non ci si consigli in cose segrete, e con quelli che hanno segni di pazzia,

  45 	ci si consigli coi sapienti e coi capaci si compiano le azioni,
     	con gentilezza si rigettino ovunque gli sciocchi consigli,

  46 	gli esperti del dharma nelle cose del dharma, i sapienti nelle cose dell'artha,
     	gli eunuchi nelle faccende di donne si impieghi, e i crudeli nelle faccende crudeli,

  47 	e con mezzi propri e altrui, il modo di agire e di non agire,
     	l'intelligenza nell'agire, la forza e debolezza dei nemici sia accertata,

  48 	con intelligenza si agisca nella condotta, giustamente il favore,
     	e pure la punizione verso i criminali e malfattori si compia, 

  49 	quando il re si comporti giustamente nel punire e premiare,
     	allora la buona condotta del mondo sarà ben stabilita,

  50 	questo sublime dharma difficile a compiersi, a te è stato rivelato,
     	questo stando a capo separando ciascun dharma preserva,

  51 	come i savi brahmani coi riti, il dharma, il tapas e l'autocontrollo vanno in cielo,
     	i vaiśya col dono, l'ospitalità, i riti e il dharma ottengono la giusta meta,

  52 	lo kṣatriya raggiunge il paradiso col proteggere e punire sulla terra,
     	giustamente brandendo lo scettro, privi di brame e avversioni,
     	senza avidità alcuna, allontanata l'ira, otterranno lo stesso cielo dei santi.”
     


                              CL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi ridotto il grande corpo che aveva accresciuto a piacere,
     	la scimmia di nuovo stringeva con le braccia Bhīmasena,

   2 	la fatica di Bhīma, mentre era abbracciato forte dal fratello o bhārata
     	veniva e cessare e tutto era tornato in buono stato,

   3 	quindi di nuovo allora la scimmia, con le lacrime agli occhi diceva
     	a Bhīma parlando con parole rotte dalle lacrime per l'affetto:

   4 	“ vai o valoroso, alla tua dimora, ricordati di me nelle conversazioni,
     	e non rivelare a nessuno o migliore dei kuru, che io risiedo qui,

   5 	questo o fortissimo, è il luogo e il tempo dell'arrivo delle moglie degli dèi,
     	e dei gandharva partitesi dal giardino del benefico Kubera,

   6 	i miei occhi sono appagati, e io mi ricordo del rāghava,
     	avendo toccato il suo corpo umano come il tuo o Bhīma,

   7 	quindi il nostro incontro o valoroso kuntīde, non sia per te vano,
     	fraternamente scegli una grazia o bhārata,

   8 	se vuoi, quanto grande, di me giunto alla furia, è il combattere da scimmia,
     	tanto io farò che i figli di Dhṛtarāṣṭra siano uccisi,

   9 	oppure se, la città vuoi io distrugga con le pietre,
     	tutto questo ora farò secondo il tuo desiderio, o fortissimo.”

  10 	Bhīmasena quelle parole udendo, del grand'anima,
     	rispondeva, ad Hanūmat con la gioia nell'anima:

  11 	“ tutto hai fatto, e ogni cosa per me o toro dei vārana,
     	fortuna sia a te, o grandi-braccia, io ti chiedo scusa, perdonami,

  12 	un protettore hanno tutti i pāṇḍava con te come protettore o valoroso,
     	con tuo potere noi sconfiggeremeo tutti i nemici.”

  13 	così apostrofato da Bhīmaseba Hanūmat, diceva:
     	" perchè sei mio fratello e amico, io farò quanto ti è caro,

  14 	all'interno dell'esercito dei nemici pressato dalla forza delle frecce,
     	se tu o eroe, emetterai un ruggito di leone, o fortissimo,
     	allora io il tuo grido aumenterò col mio urlo,

  15 	stando sulla bandiera del Vijaya, lancerò urla spaventose,
     	da distruggere le vite dei tuoi nemici.” così avendo parlato egli scompariva,

  16 	sparito quel migliore delle scimmie, anche Bhīma il migliore dei forti,
     	per quella via percorreva l'ampia montagna gandhamādana,

  17 	ricordando il suo corpo e la suprema gloria sulla terra,
     	e la grandezza e la dignità del figlio di Daśaratha ricordando andava,

  18 	egli piacevoli foreste e boschetti,
     	attraversava allora alla ricerca dei profumatissimi fiori,

  19 	e varie foreste fiorite di loti,
     	branchi di elefanti furiosi, umidi di fango o bhārata,
     	vide allora come mucchi di nuvole dense di pioggia,

  20 	e nella foresta vedendo sulla via, cervi dai corpi immobili, assieme alle cerve,
     	con in bocca ciuffi d'erba, il glorioso proseguiva,

  21 	Bhīmasena penetrava con forza quella montagna frequentata,
     	da bufali, cinghiali, tigri, privi di paura,

  22 	quasi invitato nella foresta dagli alberi mossi dal vento,
     	coi rami ritti di germogli, con dolci fiori rossastri,

  23 	passando sulla via vi era un laghetto di loti con piacevoli guadi e boschetti, 
     	coi loti aperti come mani unite, pieni di insetti furiosi,

  24 	colla mente e gli occhi attaccati alle sommità fiorite del monte,
     	come viatico le parole di Draupadī, rapidissimo Bhīma andava,

  25 	passato un giorno allora nella foresta piena di cervi,
     	vedeva un ampio fiume con brillanti loti d'oro,

  26 	pieno di anitre gioiose, adornato da uccelli cakravāka,
     	come una ghirlanda di puri loti fatta dalla montagna,

  27 	nel fiume, un grande boschetto di saugandhika, il nobilissimo
     	scorgeva, che dava piacere, splendido come il sole sorgente,

  28 	quello vedendo desiderando raccoglierli, con la mente il rampollo di pāṇḍu,
     	e con la mente già andava dalla sua amata afflitta dall'abitare nella foresta.
     


                              CLI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	egli disceso, allo stagno piacevole dei loti, protetto da rākṣasa,
     	guardava un bello e gradevole boschetto sulla cima del kailāsa,

   2 	vicino alla dimora di Kubera, sgorgato da una cascata montana,
     	bellissimo, ombroso, circondato da molti alberi e rampicanti,

   3 	coperto di loti gialli, divino, fiorito d'oro,
     	meraviglioso a vedersi, bello purificatore dei viventi del mondo,

   4 	là il figlio di Kuntī scorgeva una chiara acqua fresca, leggera, bella,
     	dal gusto dell'amṛta, benefica e abbondante, vedeva il pāṇḍava,

   5 	quello stagno di loti bello pieno di loti profumatissimi,
     	coperto da loti fatti d'oro, profumatissimi,

   6 	con steli di varie gemme preziose, da rapir la mente,
     	e scossi da oche selvatiche e anitre, emmettevano una pura polvere,

   7 	era il giardino del grand'anima Kubera re degli yakṣa,
     	supremamente venerato dagli dèi, da gandharva e aspsaras,

   8 	divino, frequentato dai ṛṣi, dagli yakṣa e dai kiṁpuruṣa,
     	dai rākṣasa e dai kiṁnara, e protetto dal figlio di Viśravaṇa,

   9 	quello vedendo il kuntīde, il fortissimo Bhīmasena,
     	divenne supremamente lieto, scorgendo quel divino lago,

  10 	quel luogo, dei rākṣasa che hanno nome krodhavaśa,
     	proteggevano per ordine del re in centomila, indossando varie armi,

  11 	essi veduto che ebbero il kuntīde, coperto di pelli,
     	il valoroso Bhīma dal terribile coraggio, coi bracciali d'oro, 

  12 	quell'uccisore di nemici, armato, cinta la spada, senza paura,
     	intento a cogliere i loti, l'un l'altro si chiamavano ad accorrere,

  13 	“ quella tigre tra gli uomini, armato, coperto di pelli,
     	qui giunto, che cosa qui desidera fare dovete investigare.”

  14 	quindi tutti correndo verso il grandi-braccia Ventre-di-lupo,
     	pieno di vigore chiesero: “ come ti chiami tu?

  15 	porti una abito da muni, e ti mostri in cenci e cortecce,
     	per quale motivo tu sei giunto, questo dicci, o glorioso.”
     


                              CLII


   1 	Bhīma disse:
     	“ io sono il pāṇḍava Bhīmasena, nato dopo il figlio di Dharma,
     	alla grande badarī giunto assieme ai miei fratelli o rākṣasa,

   2 	là la pañcālī vedeva un incomparabile saugandhika,
     	portato dal vento, da dove veniva, dunque lei molti voleva coglierne,

   3 	sappiate dunque o demoni, che io pieno di amore per lei,
     	la mia moglie dall'irreprensibile aspetto, sono giunto qui per raccogliere i fiori.”

   4 	i rākṣasa dissero:
     	“questo e il giardino dei piaceri amato da Kubera o toro fra gli uomini,
     	qui non è possibile aggirarsi per un uomo che sia mortale, 

   5 	i ṛṣi divini, gli yakṣa e gli dèi, qui o Ventre-di-lupo,
     	col permesso del capo degli yakṣa, bevono e passano il tempo,
     	e pure i gandharva e le apsaras qui si divertono o pāṇḍava,

   6 	chi senza diritto, disprezzando il signore delle ricchezze,
     	voglia qui passare il tempo questo di mala condotta senza dubbio perirebbe,

   7 	tu, che dici di essere il fratello del dharmarāja,
     	come vuoi senza rispetto portar via da qui i loti con la forza?”

   8 	Bhīma disse:
     	“ o demoni, io non vedo qua vicino il signore delle ricchezze,
     	ma pure vedendo il grande sovrano, io non posso chiedere,

   9 	i re non chiedono questo è l'eterno dharma,
     	né io voglio distruggere il dharma kṣatriya in alcun modo,

  10 	questo bel laghetto di loti è nato dalla cascata montana,
     	non è accessibile dalla dimora di Kubera grand'anima,

  11 	esso appartiene a tutti gli esseri assieme al figlio Viśravaṇa,
     	ed essendo così le cose, chi deve chiedere, e a chi?”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato a tutti i rākṣasa, Bhīmasena avanzava,
     	quindi a quel potente fu proibito dalle parole dei rākṣasa,
     	“ non fare così!” ovunque minacciavano quelli pieni d'ira,

  13 	ignorando però quei rākṣasa il coraggioso Bhīma,
     	avanzava il potente, e tutti loro lo circondarono:

  14 	“afferratelo, catturatelo, distruggetelo, cuoceremo e mangeremo Bhīmasena.”
     	essi irati parlando rapidi lo assalirono, le armi alzate, e gli occhi spalancati,

  15 	quindi egli la sua pesante mazza simile al bastone di Yama, incrostata d'oro,
     	afferrando quelli rapido assaliva, gridando: “ fermatevi fermatevi!”

  16 	essi allora brandendo le armi in primis, lance e tridenti insieme lo assalirono,
     	per ucciderlo pieni di furia, terribili, crudeli intorno circondarono Bhīma,

  17 	dal vento era nato il kuntīde, il valente guerriero, rapido distruttore dei nemici,
     	e sempre fedele al vero, al dharma, e al coraggio, invicibile da tutti i nemici era,

  18 	il grand'anima molte file di essi abbattute, e pure le armi dei nemici,
     	vicino al lago dei loti il valoroso ne uccideva più di cento fra quanti erano i migliori,

  19 	essi vedendo la sua forza e il suo valore, l'abilità e la forza del braccio,
     	impotenti essendo pur schierati in tutte le parti, uccisi i migliori, rapidi fuggirono,

  20 	allora dispersi velocemente, in aria saliti confusi nella mente,
     	i krodhavaśa corsero sulle cime del kailāsa da Bhīma spinti, e dispersi,

  21 	avanzando, in battaglia, vinte le file nemiche, come Śakra le schiere di dānava e daitya,
     	entrava nel lago dei loti vinti i nemici, e allora raccoglieva come voleva, i loti,

  22 	quindi bevuta quell'acqua simile all'amṛta, di nuovo ne aveva le forze rinfrancate,
     	e raccogliendoli afferrava i loti saugandhika, dal supremo profumo,

  23 	allora i krodhavaśa raggiungendo il signore delle ricchezze, tremanti per la forza di Bhīma,
     	e grandenente depressi riferirono in verità, della forza e del valore di Bhīma in battaglia,

  24 	il dio calmando le loro parole, sorridendo allora rispondeva ai rakṣas:
     	“raccolga Bhīma a piacere i loti, io sono al corrente dell'ordine di Kṛṣṇā.”

  25    allora obbedendo essi al signore delle ricchezze, andarono senza ira dal primo dei kuru,
     	e videro Bhīma in quel laghetto di loti, da solo muoversi a suo piacere.
     


                              CLIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi o toro dei bhārata, egli raccoglieva molti di quei preziosi
     	e bellissimi fiori dalle varie forme,

   2 	quindi un forte vento improvviso, portando pietre dalle bassure,
     	apparve, pungente, spingendo sul campo di battaglia,

   3 	cadde una grande meteora con uragani, di grande splendore,
     	e offuscato appariva il sole, dai raggi oscurati, coperto di tenebra,

   4 	e un uragano sorgeva, Bhīma stando saldo in un tremendo coraggio,
     	e pure si scuoteva la terra, e una pioggia di polvere cadeva,

   5 	color del sangue era il luogo, e aspri erano le grida di animali e uccelli,
     	tutto era coperto da tenebre, non si distingueva nulla,

   6 	quel portento vendendo il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira,
     	diceva quel migliore dei parlanti: “ chi ci vuole attaccare?

   7 	preparatevi bene voi o pāṇḍava, fieri alla battaglia,
     	da quanto io vedo è prossimo il nostro coraggio.”

   8 	così avendo parlato allora il re, si guardava tutto intorno,
     	e non vedendo Bhīma il dharmarāja Yudhiṣṭhira,

   9 	allora a Kṛṣṇā e ai gemelli lì vicino, l'uccisore dei nemici
     	chiedeva del fratello Bhīma dalle terribili imprese in battaglia:

  10 	“forse che Bhīma o pāñcālī, sta cercando di fare qualche impresa?
     	oppure ha compiuto il valoroso una temerarietà per il piacere di farla? 

  11 	queste cose giunte improvvisamente che indicano una grande battaglia,
     	sono apparse tutt'intorno creando una grande paura.”

  12 	a lui che parlava, rispondeva allora la saggia Kṛṣṇā,
     	l'amata regina dal prezioso sorriso, volendo far bene:

  13 	“ o re quel saugandhika che oggi ha portato il vento,
     	da me cara a Bhīmasena oggi è stato raccolto,

  14 	e però io dissi al valoroso, che se ne vedesse molti di più,
     	tutti questi raccogliendo, veloce tornasse,

  15 	il grandi-braccia, il pāṇḍava per amore verso di me,
     	andava verso nord-est o re per raccoglierli.”

  16 	così apostrofato da lei il re ai gemelli questo diceva:
     	“ andiamo insieme veloci dove è andato Ventre-di-lupo,

  17 	i rākṣasa trasportino i savi brahmani come i deboli e gli stanchi,
     	e tu pure o Gaṭotkaca che sembri un'immortale trasporta Kṛṣṇā,

  18 	lontano mi sembra essera andato Bhīma, questa la mia opinione,
     	un lungo tempo è passato, ed egli e pari al vento in velocità,

  19 	e rapido come il figlio di Vinatā a correre sulla terra,
     	egli può pure salire nell'aria e restarci a piacere,

  20 	con la vostra potenza dunque seguiamolo, o demoni notturni,
     	prima che egli non rechi offesa ai siddha recitanti il brahman.”

  21 	“ così sia.” avendo detto tutti, a cominciare dal figlio di Hiḍimbā,
     	conoscendo il luogo del lagetto di loti di Kubera o toro tra i bhārata,

  22 	sollevati i pāṇḍava e i savi in gran numero,
     	assieme a Lomaśa partirono a menti contente,

  23 	giunti che furono là, tutti insieme videro nella foresta,
     	un laghetto di loti bellissimo, pieno di loti e boccioli,

  24 	e Bhīma grand'anima fermo sulla sua riva,
     	videro e gli yakṣa uccisi dal grandissimo aspetto,

  25 	e lui era fermo sulle rive dell'acqua brandendo la mazza con le braccia,
     	come il distruttore col bastone in mano, al momento della distruzione degli esseri,

  26 	vedendolo il dharmarāja abbracciandolo ripetutamente,
     	diceva con dolci parole: “ o kuntīde che cosa hai fatto?

  27 	tu sia benedetto, una tale azione sconsiderata, pure sgradita agli dèi,
     	non devi fare mai più se desideri il mio bene.”

  28 	rimproverato il kuntīde e raccolti i loti,
     	in quel laghetto entrarono come degli immortali,

  29 	in quel momento afferrate armi e pietre, 
     	 apparvero i guardiani di quel giardino reale dai grandi corpi,

  30 	essi vedendo il dharmarāja e il divino ṛṣi Lomaśa,
     	e Nakula e Sahadeva e tutti gli altri tori dei brahmani,
     	inchinandosi con modestia, tutti si prostrarono o bhārata,

  31 	confortati dal dharmarāja, si calmarono quelle creature della notte,
     	e col permesso di Kubera allora quei tori fra gli uomini,
     	li risiedettero per un tempo non troppo lungo, felici quei continuatori dei kuru.