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34. Jaṭāsuravadha

( L'uccisione di Jaṭāsura. III, 154)

                              CLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partiti i rakṣas e pure il figlio di Bhīmasena,
     	allora là i pāṇḍava al loro agio abitando,

   2 	di nascosto da Bhīmasena ad un certo momento spontaneamente,
     	un rākṣasa rapiva il dharmarāja, i gemelli e Kṛṣṇā,

   3 	un brahmano esperto in mantra, e in tutte le armi espertissimo, 
     	così dicendosi sempre sedeva intorno ai pāṇḍava,

   4 	osservando dei pṛthādi gli archi e le faretre,
     	dentro desiderando prenderli, egli di nome era chiamato Jaṭāsura,

   5 	mentre Bhīmasena distruttore di nemici era via per andare a caccia, egli 
     	un'altra forma assunta orribile e grandemente paurosa,

   6 	afferrate tutte le armi e presa Draupadī,
     	partiva il malvagio catturati che ebbe i tre pāṇḍava,

   7 	il pāṇḍava Sahadeva però, con uno sforzo fuggendo via,
     	chiamava il forte, Bhīmasena nella direzione dove era andato,

   8 	a lui diceva il dharmarāja Yudhiṣṭhira mentre era portato via:
     	“ o sciocco il tuo dharma decresce non vedi questo?

   9 	alcuni che sono tra gli uomini e pure i nati in grembo animale,
     	i gandharva gli yakṣa, i rakṣas e gli uccelli, e le bestie domestiche,
     	vivono in dipendenza degli uomini, come tu stesso vivi,

  10 	con la prosperità del mondo, il mondo vi sostiene,
     	e gli dèi si addolorano per il mondo sofferente,
     	e venerati con oblazioni, secondo le regole, prosperano,

  11 	noi siamo i custodi e difensori del regno o rākṣasa,
     	quando il regno è indifeso, da dove la prosperità e felicità?

  12 	mai un re in assenza di colpa deve essere disprezzato da un rakṣas,
     	nemmeno una piccola colpa vi è in noi o mangia-uomini,

  13 	mai deve esserci ingiuria agli amici e a chi si fida,
     	e a quelli di cui hai mangiato il cibo, e dove vi sia rifugio,

  14 	tu nel nostro rifugio, sei stato onorato e confortato,
     	e avendo mangiato il nostro cibo, o sciocco, come puoi voler rapirci?

  15 	così ingiustamnete agendo, con falsa intezione, e impropriamete cresciuto,
     	una vana morte tu meriti, e non sarai disatteso in ciò,

  16 	quindi se tu con poca intelligenza, hai rigettato tutti i dharma,
     	restituiscici le nostre armi e prendi Draupadī combattendo,

  17 	se tu allora questo disconoscendo questa azione compirai,
     	l'adharma e pure mala fama al mondo otterrai solamente,

  18 	questa donna umana prendendo o rākṣasa,
     	questo veleno tu hai bevuto mescolandolo nel vaso.”

  19 	quindi Yudhiṣṭhira aumentava il suo peso,
     	egli dal peso oberato non era così veloce,

  20 	allora Yudhiṣṭhira disse a Nakula e a Draupadī:
     	“non temete lo sciocco rākṣasa il suo intendo da me è fermato, 

  21 	non troppo distante sarà il grandi-braccia figlio del vento,
     	passati pochi istanti il rākṣasa non ci sarà più.”

  22 	Sahadeva però vedendo quel rākṣasa dalla sciocca mente,
     	diceva queste parole o re, a Yudhiṣṭhira figlio di kuntī:

  23 	“o re quale azione vi può essere di superiore per uno kṣatriya,
     	che affrontando la battaglie lasciarvi la vita o vincere il nemico?

  24 	costui noi, e noi lui combattiamo o distruttore di nemici,
     	uccidiamo o grandi-braccia a tempo e luogo costui, o sovrano,

  25 	è arrivato il tempo del dharma kṣatriya o valoroso,
     	vincitori o caduti, meriteremo di ottenere la meta dei virtuosi,

  26 	se ancora vivente il rākṣasa il sole si alzerà oggi,
     	io non voglio mai più essere detto un kṣatriya, o bhārata,

  27 	oh! oh! rākṣasa fermati io sono Sahadeva il pāṇḍava,
     	o uccidendo me loro porta via o ucciso oggi qui riposa.”

  28 	mentre così lui stava parlando, Bhīmasena per caso,
     	si mostrava il grandi-braccia, come il Vāsava colla folgore,

  29 	egli vedendo i due fratelli e la splendida Draupadī là
     	e al suolo Sahadeva, che allora insultava il rākṣasa, 

  30 	e lo sciocco rākṣasa con la ragione rapita dal fato, sulla strada
     	aggirandosi qua e là trascinato dal fato,

  31 	i fratelli e Draupadī trascinati via vedendo il fortissimo,
     	una furia manifestava Bhīma e questo diceva al rākṣasa:

  32 	"visto fosti da me in passato, struggerti nel controllare le armi, 
     	non mi curai di te, per questo non fosti ucciso allora,
     	travestito da brahmano non dicesti nulla di male verso di noi,

  33 	tu che piacevolmente agivi e non facevi nulla di male,
     	eri un ospite dall'aspetto di brahmano, perchè ucciderti innocente?
     	chi pur sapendoti un rākṣasa ti avesse ucciso andrebbe all'inferno,

  34 	ed essendo il tempo immaturo non vi fu la tua uccisione,
     	certo oggi sei diventato maturo con tale tua intenzione,
     	mostrando di rapire Kṛṣṇā, per la meravigliosa azione del fato,

  35 	l'amo da te è stato addentato, pendente dal filo del destino,
     	come un pesce nell'acqua dalla bocca penetrata, come oggi mi sfuggirai?

  36 	verso dove tu sei partito e con la mente prima andato,
     	tu non andrai, andrai sulla via di Baka e Hiḍimba.”

  37 	cosi apostrofato da Bhīma il rākṣasa preso dal fato,
     	impaurito lasciando tutti loro si praparava alla battaglia,

  38 	e con la labbra tremanti per la rabbia disse di nuovo a Bhīma:
     	“ io non ho la mia meta chiusa, o malvagio, e per te non sono appeso all'amo,

  39 	io ho sentito dei rākṣasa uccisi da te in combattimento,
     	di questi ora io compirò il rito funebre con il tuo sangue.”

  40 	così apostrofato allora Bhīma leccandosi le labbra, 
     	quasi sorridendo, per l'ira simile al Distruttore finale in persona,
     	volendo afferrarlo con le braccia assaliva il rākṣasa,

  41 	il rākṣasa pure, Bhīma schierato, pronto al combattimento,
     	assaliva fortissimo afferrandolo come fosse l'armato di folgore,

  42 	compiendosi ferocemente la lotta di braccia tra i due,
     	i due figli di Mādrī accorsero entrambi adirati,

  43 	ma li rimandava indietro entrambi ridendo il figlio di Kuntī Ventre-di-lupo,
     	“abbastanza io sono per questo rākṣasa guardate.” così disse:

  44 	“per me, per i fratelli, per il dharma, e le buone azioni,
     	e per i riti compiuti, lo giuro o re io ucciderò il rākṣasa.”

  45 	così avendo parlato i due valorosi rivaleggiando l'un l'altro,
     	con le braccia si afferravano entrambi il rākṣasa e Ventre-di-lupo,

  46 	la lotta tra i due, Bhīma e il rakṣas furibonda era,
     	come nella battaglia tra un deva e un dānava senza perdono,

  47 	abbattendo i due, gli alberi, l'un l'altro si colpivano,
     	come due nuvole all'inizio della stagione delle piogge rumoreggiavano i fortissimi,

  48 	rompevano grandi alberi con le cosce quei due fortissimi,
     	afferrandosi l'un l'altro con le braccia, entrambi cercando la vittoria,

  49 	quella lotta di alberi era una rovina per le piante,
     	come un tempo quella dei due fratelli Vālin e Sugrīva leoni tra le scimmie,

  50 	lanciando ciascuno dei due vicendevolmente degli alberi per un po',
     	si colpivano entrambi urlando ad ogni momento,

  51 	quando in quel luogo tutti gli alberi furono abbattuti,
     	e raccolti sempre dai due che tentavano di uccidersi l'un l'altro,

  52 	allora pietre lanciandosi per un po' o bhārata,
     	come grandi montagne nuvolose combattevano i due fortissimi,

  53 	con possenti rocce dall'aspetto spaventevole, vicendevolmente,
     	come fossero folgori con grade violenza si colpivano senza perdono,

  54 	e colpitesi ancora l'un l'altro i due pieni di forza,
     	con le braccia afferrandosi allora si spingevano come due elefanti,

  55 	e coi pugni crudelissimi l'un l'altro si colpivano,
     	e un frastuono di colpi sorgeva dai due grand'anime,

  56 	quindi chiuso il pugno come un serpente dalle cinque teste,
     	con violenza Bhīma colpiva il collo del rākṣasa,

  57 	allora esausto era il rakṣas dal colpo del braccio di Bhīmasena,
     	scorgendolo molto esaurito, Bhīmasena si avvicinava,

  58 	quindi il grandi-braccia simile a un dio, con le due braccia
     	sollevandolo, con forza Bhīma lo sbatteva a terra,

  59 	tutte le sue membra maciullava il pāṇḍava,
     	e col gomito colpendolo staccava la testa dal corpo,

  60 	con le labbra serrate gli occhi spalancati era come un frutto staccato dal suo stelo,
     	la testa di Jaṭāsura presa dalla forza di Bhīmasena,
     	cadeva insanguinata coi denti e labbra serrate,

  61 	lui avendo ucciso, il grande guerriero si presentava a Yudhiṣṭhira,
     	applaudito dai migliori ri-nati come il Vāsava dai marut.