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35. Yakṣayuddha

( La lotta cogli yakṣa. III, 155-172)

                              CLV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ucciso quel rākṣasa di nuovo all'āśrama di Nārāyaṇa,
     	dirigendosi, il re kuntīde vi fece quel potente, la sua residenza,

   2 	egli riuniti tutti i suoi fratelli queste parole diceva:
     	“ è tempo che assieme a Draupadī ci ricordiamo del fratello Jaya,

   3 	quattro anni abbiamo coabitato nella foresta di quelli che si conducono felicemente,
     	e Bībhatsu ha stabilito che vicino al quinto anno,

   4 	raggiungerebbe quel re di monti, lo śveta il migliore delle rupi,
     	e là pure è stabilito che noi desiderosi di incontrarlo, si vada,

   5 	e che ci si ricongiunga col pṛthāde dall'incomparabile splendore,
     	'cinque anni io abiterò perseguendo la sapienza.' così una volta a mi disse,

   6 	là l'armato dell'arco gāṇḍīva, l'uccisore di nemici con le armi ottenute,
     	in questo mondo vedremo di nuovo giunto dal mondo divino.”

   7 	così avendo parlato il pāṇḍava si consultava con tutti i brahmani,
     	e ascoltò le ragioni di quegli asceti,

   8 	i fieri asceti compiaciuti del pṛthāde per la pradakṣiṇa fatta,
     	questi brahmani applaudirono: “ con benevolenza e abilità,

   9 	un futuro vi è migliore, questo stato di afflizione non a lungo sarà o toro dei bhārata,
     	col dharma kṣatriya o sapiente del dharma conquistata la terra regnerai.”

  10 	quelle parole degli asceti accogliendo, il re,
     	partiva coi saggi, e coi fratelli il distruttore dei nemici,

  11 	assieme a Draupadī il glorioso, e dal figlio di Hiḍimbā
     	e dai rākṣasa seguito, e protetto da Lomaśa,

  12 	in alcuni luoghi andava a piedi, e portato dai rākṣasa in altri,
     	sempre più avanti lo splendidissimo dai ferrei voti assieme ai fratelli,

  13 	quindi Yudhiṣṭhira il re, considerando le molte angustie,
     	partiva verso la regione settentrionale piena di elefanti, leoni e tigri,

  14 	e scorgendo il monte kailāsa e il maināka,
     	e i piedi del gandhamādana, e pure l'altissimo monte meru,

  15 	e molti fiumi benefici, sempre più in alto sul monte,  
     	raggiunse il santo altipiano dell'himavat in diciassette giorni,

  16 	e videro o re, i pāṇḍava in prossimità del gandhamādana,
     	sulle pendici sante dell'himavat piene di vari alberi e rampicanti,

  17 	di grandi alberi fioriti cresciuti vicino ad acque scorrenti,
     	coperto, il santissimo āśrama di Vṛṣaparvan,

  18 	al ṛṣi reale dalla giusta anima avvicinatesi i distruttori di nemici,
     	i pāṇḍada attivamente elogiarono Vṛṣaparvan,

  19 	dava il benvenuto il ṛṣi reale come un padre ai tori dei bhārata,
     	e onorati gli uccisori di nemici abitavano là per sette notti,

  20 	e giunto l'ottavo giorno dal ṛṣi celebre al mondo,
     	da Vṛṣaparvan congedandosi, scelsero il cammino, 

  21 	ad uno ad uno faceva conoscere i savi a Vṛṣaparvan,
     	lasciandoli da lui per il giusto tempo onorati come parenti,

  22 	quindi i pāṇḍava le belle vesti e i sublimi gioielli,
     	depositarono in quell'āśrama di Vṛṣaparvan,

  23 	e sapiente del passato e del futuro, l'esperto conoscitore di ogni dharma,	
     	quel sapiente del dharma, istruiva come un padre i tori dei bhārata,

  24 	essi col permesso del grand'anima partirono verso le regioni settentrionali,
     	assieme a Kṛṣṇā i valorosi, e con i brahmani grand'anime,
     	e il sovrano Vṛṣaparvan per un tratto li seguiva mentre partivano, 

  25 	quello splendido lasciati i pāṇḍava coi savi, allora,
     	congedando i kuntīdi con benedizioni e rallegrandosi,
     	Vṛṣaparvan tornava indietro indicando loro la via

  26 	frequentata da schiere di vari animali, il kuntīde dal vero valore,
     	a piedi assieme ai fratelli partiva Yudhiṣṭhira,

  27 	e abitando sulle pendici del monte, serrate da vari alberi,	
     	entrarono sul monte śveta in quattro giorni i pāṇḍava,

  28 	simile ad un grande compatta nuvola, sublime, coperto d'acque,
     	bello di gemme e d'oro, il monte dalle varie cime,

  29 	essi per mezzo della via indicato da Vṛṣaparvan,
     	seguirono la via del nord, vedendo vari monti,

  30 	sempre più in alto, gole della montagna supremamente impraticabili,
     	e moltissime difficoltà felicemente superarono,

  31 	Dhaumya e Kṛṣṇā e i pṛthādi e Lomaśa grande ṛṣi, 
     	camminavano insieme e nessuno rimaneva indietro,

  32 	essi si avvicinarono al monte risuonante di uccelli e animali, 
     	pieno di vari uccelli, abitato da branchi di scimmie, attraente,

  33 	santo, coperto di laghi di loti, con una grande foresta e laghetti,
     	si avvicinarono i grandi eroi, al grande monte mālyavat,

  34 	quindi abitata da kiṃpuruṣa e frequentata da siddha e divini cantori, 
     	loro coi capelli ritti in testa videro la montagna gandhamādana,

  35 	dai vidyādhara percorsa e da donne kiṃnara,
     	piena di leoni ed elefanti, con miriadi di alti śarabha,

  36 	fornita di altri animali dal dolce suono,
     	nella foresta della gandhamādana eccellente per giardini e selve,

  37 	i figli di Pāṇḍu deliziati, entrarono in quell'attraente giardino,
     	entrarono gli eroi nella foresta bellissima e solitaria,

  38 	i valorosi assieme a Draupadī e ai savi grandi anime,
     	udivano suoni bellissimi, attraenti, piacevolissimi,
     	dolci agli orecchi, dolcissimi suoni emessi dalle gole degli uccelli,

  39 	e alberi ricchi di frutti tutto l'anno, e splendidi di fiori tutto l'anno,
     	e questi alberi vedendo piegati per l'abbondanza di frutti,

  40 	manghi, āmrātaka, e palme da cocco fiorite, con tinduka,
     	e ajātaka, e cumini, melograni, limoni,

  41 	alberi del pane, likuca, moca, kharjūra, manghi e vetasa,
     	e pārāvata, kṣaudra, e pure nīpa gradevolissimi,

  42 	bilva, kapittha, e melarose, kāśmarī e badarī,
     	plakṣa, udumbaravaṭa, aśvattha, e kṣīriṇa,
     	bhallātaka, āmalaka, harītaka, e vibhītaka,

  43 	iṅguda, e karavīra, e tinduka dai grandi frutti,
     	questi e altri svariati, erano sulle pendici della gandhamādana, 

  44 	e alberi pieni di frutti dolcissimi, simili all'amṛta, 
     	come campaka, e aśoka, ketaka, e bakula,

  45 	puṃnāga, saptaparṇa, karṇikāra, e ketaka,
     	pāṭala, kuṭaja, e piacevoli mandāra e indīvara,

  46 	pārijāta, kovidāra, e alberi devadāru,
     	śāla, palme, e tamāla, priyāla, e bakula,
     	śālmalī, kiṃśuka e aśoka, e  śiṃśapa tremanti,

  47 	e da cakora, e pavoni, e grandi api, e pappagalli,
     	cuculi, sparvieri, piccioni, e fagiani,

  48 	e obbedienti cātaka, e da molti altri svariati uccelli,
     	gli alberi erano abitati, e da trilli dolci e piacevoli algli orecchi,

  49 	e laghi bellissimi con acque tranquille, 
     	pieni di ninfee, e loti, e gigli d'acqua e loti blu,
     	e kahlāra, e canneti, ovunque,

  50 	e con colombi, uccelli cakra, aquile, folene d'acqua,
     	anitre, plava, oche selvatiche, baka, cormorani,
     	e pieni ovunque di altri animali acquatici,

  51 	e gioiosi, pigramente ebbri del saporito succo dei loti,
     	e colorati di giallo dal polline volatile degli steli dei loti,

  52 	e gruppi di canneti risonanti dei dolci suoni delle api,
     	da rallegrar la mente vedendo essi sulle pendici della gandhamādana,

  53 	adornate ovunque pure da moltidudini di loti,
     	assieme a cespugli tra gli archi dei rampicanti,
     	violentemente confuse dai grandi canti degli uccelli come suono di nuvole,

  54 	e addolcite dalle sinfonie dei pavoni,
     	e vari pavoni dispersi in amore pigramente gioiosi,
     	e vari pavoncelli videro danzanti che si muovevano qua e là nella foresta,

  55 	e altri ne videro assieme alle compagne felicemente contenti,
     	stando tra le pieghe dei densi rampicanti, e sulle sommità,

  56 	e pure alcuni grandi figli di avvoltoi tra i cespugli,
     	orgogliosi con le code aperte come variegati diademi,
     	gioiosi, tra gli interstizi degli alberi essi videro,

  57 	e impetuosi sindhuvāra, come lance in amore,
     	e sulle cime dei monti, pletore di uccelli dorati,

  58 	e karṇikāra disposti come supremi ornamenti,
     	videro, quindi, con fiori amaranto tra le radure della foresta,
     	che facevano agitare in preda al desiderio come le frecce di Kāma,

  59 	e inoltre alti come prodotti dai campi della foresta
     	splendenti come ornamenti essi videro dei tilaka,

  60 	e quindi piacevoli alla mente, cooperanti come le frecce del dio senza corpo,
     	videro delle grandi api ronzanti, rese splendide dai boccioli,

  61 	e dai fiori simili all'oro, e simili ai fuochi della foresta,
     	e rossi come antimonio e pure simili a gemme,

  62 	quindi alberi śāla e tamāla, e pāṭalī e bakula,
     	sospesi come ghirlande sulle cime dei monti,

  63 	così in ordine gli eroi, osservando tutt'intorno,
     	branchi di elefanti spingersi insieme e una moltitudine di tigri e leoni,

  64 	il risuonare delle grida dei śarabha, e di varie altre voci,
     	in quell'abbondare di fiori e frutti tutto l'anno sulle pendici della gandhamādana,

  65 	i prati della foresta umidi erano come di colori splendenti,
     	nessun cespuglio spinoso vi era qui, e non fiorito nessun
     	albero, tutti con foglie e fiori splendenti sulle pendici della gandhamādana, 

  66 	e laghi splendenti di cristallo, con uccelli dalle ali bianche, 
     	densi di rājahaṃsa e rumoreggianti di animali palustri,
     	laghi e corsi d'acqua, i pṛthādi vedendo sulle pendici del monte,

  67 	e boccioli di loti variegati, felici di essere nell'acqua,
     	profumati, e formanti ghirlande e frutti succosi,
     	e grandemente splendevano gli alberi e i fiori sulle pendici della montagna,

  68 	questi e molti altri alberi della foresta v'erano,
     	e rampicanti, di varie forme, con molte foglie fiori e frutti.

  69 	Yudhiṣṭhira quegli alberi vedendo o migliore degli uomini,
     	a Bhīmasena queste parole diceva con dolce voce:

  70 	“guarda tutt'intorno o Bhīma, questi bei luoghi, giardini degli dèi,
     	abbiamo raggiunto una meta non umana, o Ventre-di-lupo,

  71 	ai supremi alberi fioriti con molti rampicanti,
     	accostati o pṛthāde, risplendono sulle pendici della gandhamādana,

  72 	e dei pavoni che si muovono insieme colle femmine,
     	cantando ascolta il canto o Bhīma, sulle pendici del monte,

  73 	fagiani e picchi, e gioiosi cuculi e gracule,
     	e altri alati si annidano tra i grandi alberi fioriti,

  74 	e uccelli scarlatti, gialli e rosso-bruni stanno, o pṛthāde, sui grandi alberi,
     	e moltissimi jīvajīvaka si guardano l'un l'altro,

  75 	e ovunque abbondanti di erbe dal colore bruno, giallo, e verdastro,
     	si mostrano laghi sulle pendici del monte,

  76 	e gli uccelli lohapṛṣṭha, e anitre sulle piante di bhṛṅgarāja,
     	cantano i loro dolci trilli, deliziosi per tutti gli esseri,

  77 	elefanti bianchi con quattro zanne simili a loti, colle loro femmine,
     	con colore simile a gemme occhio di gatto, agitano il grande lago,

  78 	molte alte palme discendono dalle cime del monte,
     	e i torrenti cadono giù con varie cascate, 

  79 	e brillanti come il sole, o Bhīma, e simili ad alte e dense nubi autunnali,
     	vene d'argento fanno risplendere, la grande montagna, 

  80 	in un luogo con colori d'antimonio, in un altro somiglianti all'oro,
     	con elementi di giallo arsenico, e altrove di cinabro,

  81 	e cave di rosso arsenico, simili a masse di dense nubi del tramonto,
     	simile al colore della luna rossa, altrove vene d'oro,

  82 	e simili a nubi bianche e nere, luminosi come il sole nascente,
     	essi col loro grande splendore illuminano in molti modi la montagna,

  83 	i gandharva assieme alle loro amate, come ci disse Vṛṣaparvan,
     	si mostrano sulle cime del monte assieme ai kiṁpuruṣa,

  84 	e il suono delgi inni, delle canzoni e dei battimani,
     	che rapisce la mente di ogni essere, si ode in molti modi, o Bhīma,

  85 	osserva la grande Gaṅgā santa, sublime fiumana divina,
     	amata dalle schiere di oche selvatiche, e frequentata da ṛṣi e kiṃnara,

  86 	e fornita di minerali nei corsi d'acqua, e con kiṃnara e uccelli e animali,
     	e con gandharva, apsaras, e selve piacevoli alla mente,

  87 	e con felini, di varie forme, e con ovunque cento-teste,
     	guarda o kuntīde, questa regina delle montagne, o distruttore di nemici.”

  88 	gli eroi con la gioia nel cuore raggiunta quella suprema meta,
     	non si saziavano alla vista di quel re dei monti, quei distruttori di nemici,

  89 	e pieno di ghirlande e di alberi colmi di frutti,
     	allora videro l'āśrama del ṛṣi reale Ārṣṭiṣeṇa,

  90 	quindi all'estremo asceta, magro emaciato,
     	istruito in ogni dharma, ad Ārṣṭiṣeṇa si avvicinarono.
     


                              CLVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Yudhiṣṭhira avvicinatosi a lui, che ogni colpa avea bruciata nel tapas,
     	reverente lo salutava contento con la testa, elogiandone il nome,

   2 	e allora Kṛṣṇā, e Bhīma e i gemelli stupendi,
     	inchinate le teste, avvicinatesi al ṛṣi regale, lo attorniarono,

   3 	quindi Dhaumya sapiente del dharma, purohita dei pāṇḍava,
     	con le giuste regole, avvicinava quel ṛṣi dai saldi voti,

   4 	quel muni sapiente del dharma, dall'occhio divino accoglieva
     	i figli di Pāṇḍu i migliori dei kuru, e: ' sedetevi.' disse,

   5 	e il grande asceta onorato il saggio toro dei kuru,
     	assieme ai fratelli, e a lui seduto comodamente chiedeva:

   6 	" non falsamente ti comporti tu, e agisci nel dharma?
     	 la tua condotta verso madre e padre mai è venuta meno?

   7 	tutti i maestri, gli anziani, i sapienti da te sono onorati?
     	mai tu sei implicato o pṛthāde, in azioni malvage?

   8 	praticare il bene e mai fare il male
     	tu sai, secondo il giusto, o migliore dei kuru, e mai te ne vanti?

   9 	secondo i meriti alcuni sono onorati da te, e i buoni se ne rallegrano?
     	pure nelle selve abitando, il dharma sempre hai praticato?

  10 	mai Dhaumya per le tue azioni o pṛthāde ha dovuto dolersi,
     	per la tua integrità, tapas, dharma, e dono, e sincerità e pazienza?

  11 	agisci o pṛthāde nella giusta condotta verso padri e avi?
     	con impegno da ṛṣi regale segui la via o pāṇḍava?

  12 	quando nasce un figlio o un nipote nella propria famiglia,
     	gli avi che stanno nel mondo dei padri, sia s'addolorano che gioiscono,

  13 	'quale cosa che dovremo sopportare avverrà dalle sue cattive azioni? 
     	e quale vantaggio avremo dalle sue buone azioni?'

  14 	padre e madre e Agni, e il guru, e per quinto sè stesso,
     	chi costoro venera, o pṛthāde costui vince entrambi i mondi,

  15 	astenendosi dal cibo, cibandosi del vento, bagnandosi, attivi,
     	nei passaggi di fase lunare, i ṛṣi abitano la migliore delle montagne,

  16 	amorosi assieme alle amate, devoti l'un l'altra,
     	appaiono i kiṃpuruṣa stando sui picchi del monte o sovrano,

  17 	indossando linde vesti di seta,
     	si mostrano le schiere dei gandharva e delle apsaras,

  18 	e vi sono le schiere dei vidhyādhara, inghirlandati, care visioni,
     	e quelle dei grandi nāga, a cominciare dagli uraga, e gli uccelli, 

  19 	nei passaggi di fase lunare, si ode sulla vetta della montagna,
     	la voce dei branchi d'animali, e quella di tamburi, cembali e conchiglie,

  20 	e quelli che stanno qui tutto devono udire o tori dei bhārata,
     	non mettevi in mente di andare colà in nessun modo,

  21 	e neppure più avanti di qui è possibile andare, o migliori dei bhārata,
     	qui vi è il giardino di piacere degli dèi, non meta degli uomini, 

  22 	l'uomo di azioni sconsiderate, quaggiù o bhārata,
     	è disprezzato da tutti gli esseri e lo puniscono i rākṣasa,

  23 	procedendo verso la cima di questa montagna o Yudhiṣṭhira,
     	appare la meta dei supremi siddha e dei ṛṣi divini,

  24 	chi quaggiù per sconsideratezza o pṛthāde, procede oltre questo luogo,
     	con arpioni di ferro viene afferrato dai rākṣasa distruttori di nemici,

  25 	circondato dalle apsaras, con piena prosperità trasportato da uomini,
     	qui al momento delle fasi lunari o caro, appare il figlio di Viśravaṇa,

  26 	sulla cima seduto, signore di tutti rakṣas,
     	tutti gli esseri lo vedono come il sole nascente,

  27 	degli dèi, dei dānava, dei siddha, e del figlio di Viśravaṇa
     	la cima del monte è il giardino, o migliore dei bhārata,

  28 	mentre Tumburu attende al liberale Kubera al momento delle fasi lunari,
     	suoni di inni e canti si odono o caro, sulla gandhamādana,

  29 	tali eccellenti cose qui o caro Yudhiṣṭhira,  
     	vedono tutti gli esseri ripetutamente al momento delle fasi lunari,

  30 	consumando tutti i cibi e i saporiti frutti,
     	qui risiedete o migliori dei pāṇḍava, fino a quando non vedrete Arjuna,

  31 	o caro, qui non devi indulgere in sconsideratezze in alcun modo,
     	risiedi qui a tuo piacere, e divertiti come credi,
     	quindi o migliore degli armati, regnerai sulla terra."
     


                              CLVII


   1 	Janamejaya disse:
     	" i figli di Pāṇḍu grandi anime, tutti di divino coraggio,
     	per quanto tempo abitarono sul monte gandhamādana?

   2 	e quali cibarie ebbero là quelle grandi anime,
     	mentre stavano là quegli eroi mondiali? questo dimmi o eccellente,

   3 	e in dettaglio, io ho curiosità del coraggio di Bhīmasena,
     	e di qualunque cosa fece il grandi-braccia, su quel monte dell'himavat,
     	non vi fu una nuova lotta tra lui e gli yakṣa o migliore dei ri-nati?

   4 	e vi fu un incontro tra il figlio di Viśravaṇa e loro?
     	là giunse Kubera? e Ārṣṭiṣena come parlava?

   5 	questo io desidero udire in dettaglio o ricco in tapas,
     	non mi sazio mai di udire le loro gesta."

   6 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udito che ebbero da quello splendido incomparabile, quel consiglio per loro,
     	sempre ne seguirono le istruzione i tori dei bhārata,

   7 	consumando i cibi del muni e i deliziosi frutti,
     	e pure le carni della sevaggina uccisa da frecce precise,

   8 	e puri e vari tipi di miele sulle pendici della montagna,
     	così i pāṇḍava, tori dei bhārata, là risiedettero,

   9 	in tal modo trascorse per loro il quinto anno,
     	ascoltando svariati racconti detti da Lomaśa, 

  10 	e dicendo: "giunto il tempo io ritonerò. " Ghaṭotkaca,
     	assieme a tutti i rākṣasa, per primo partiva o potente,

  11 	nell'āśrama di Ārṣṭiṣeṇa risiedendo le grandi anime,
     	passarono molti mesi, vedendo grandi meraviglie,

  12 	e mentre là si rallegravano passando il tempo i pāṇḍava,
     	gloriosi muni affezionati, e pure cāraṇa,

  13 	dall'anima perfetta e dai ferrei voti, vennero a vedere i pāṇḍava, 
     	e con ciascuno i tori dei bhārata fecero divini discorsi,

  14 	allora passati molti giorni, un grande nāga,
     	prosperoso, abitante un grande lago, fu con violenza ghermito da Suparṇa,

  15 	tremava il grande monte e precipitavano al suolo i grandi alberi,
     	i pāṇḍava e tutti gli esseri videro quel portento,

  16 	quindi dalla cima della montagna i marut, verso i pāṇḍava
     	portavano tutti i fiori bellissimi e profumati,

  17 	là i pāṇḍava assieme agli amici quei divini fiori 
     	videro, di cinque colori, e pure la bellissima Draupadī,

  18 	allora Kṛṣṇā in quel frangente, il discorso diceva a Bhīmasena, 
     	sulla solitaria sommità del monte, al grandi-braccia seduto comodamente:

  19 	"per la violenza del vento di Suparṇa, dal fortissimo
     	sono caduti fiori di cinque colori, o migliore dei bhārata,
     	sotto gli occhi di tutti gli esseri, verso il fiume aśvarathā,

  20 	nella foresta di khāṇḍava, per la promessa, tuo fratello o signore di uomini,
     	gandharva, uraga, rakṣas e lo stesso Vāsava teneva lontano,
     	e avendo distrutto potenti maghi ottenne l'arco gāṇḍiva,

  21 	pure tu hai grandissima energia e grande forza di braccia,
     	irresistibile, impareggiabile, simile alla forza del Cento-riti,

  22 	con l'energia della forza del tuo braccio fai tremare tutti i rākṣasa,
     	che lasciato il monte ti attacchino dalle dieci direzioni,

  23 	allora la cima del migliore dei monti, benefica, con svariati fiori sopra,
     	che possano vederla i tuoi amici liberi, passata ogni paura,

  24 	questo proponimento o Bhīma a lungo aleggia nella mia mente,
     	io voglio vedere la cima del monte protetta dalla forza del tuo braccio."

  25 	quindi come sentendosi da Draupadī rimproverato, l'uccisore di nemici,  
     	non lo sopportava il grandi-braccia, come un buon toro bastonato,

  26 	il glorioso, dalle movenze di leone e toro, nobile, splendido come l'oro,
     	il pāṇḍava intelligente, fortissimo, guerriero selvaggio, stimato,

  27 	con gli occhi rossi, le spalle larghe, coraggioso come un elefante infuriato,
     	con denti di leone, con schiena forte, largo come un albero śāla,

  28 	grand'anima, con belle membra, con collo di conchiglia, grandi-braccia,
     	afferrava l'arco intarsiato d'oro, la spada e pure le faretre, 

  29 	come un leone impazzito, come un elefante infuriato coi flussi sulla fronte,
     	il forte, libero da ogni paura risaliva la montagna,

  30 	mentre si avvicinava come il re degli animali, come un elefante infuriato,
     	armato di frecce spada e arco, lo videro tutti gli esseri,

  31 	il pāṇḍava, compiacendo Draupadī, la feroce mazza presa,
     	libero da ogni paura, penetrava quel re dei monti,

  32 	nè fatica, nè timore, nè debolezza, nè passione,
     	mai affliggeva il pṛthāde figlio del vento,

  33 	quello stretto sentiero preso, irregolare terribile a vedersi,
     	quel picco alto come molte palme, saliva il fortissimo,

  34 	kiṁnara, grandi nāga, muni, gandharva, rākṣasa,
     	eccitando, il fortissimo si avvicinava alla cima del monte,

  35 	là il toro dei bhārata scorgeva la residenza del figlio di Viśravaṇa,
     	adornata di padiglioni, fatti d'oro e di cristallo,

  36 	rallegrando tutti gli esseri nati sulla gandhamādana,
     	là il vento felicemente soffiava trasportanto ogni profumo,

  37 	là vi erano alberi che portavano infiorescenze di vario colore,
     	alberi oltre ogni pensiero, vari e supremamente belli,

  38 	incrostata di gemme e d'acque, con variegate ghirlande, gentile,
     	così il toro dei bhārata vedeva la residenza del signore dei rākṣasa,

  39 	con spada, mazza e arco in mano, pronto a rinunciare alla vita,
     	Bhīmasena il grandi-braccia, stava lì come un'immobile montagna,

  40 	quindi diede fiato alla conchiglia che faceva rizzare i capelli ai nemici,
     	e fatta risuonare la corda dell'arco e i palmi, confondeva tutti gli esseri,

  41 	allora coi peli ritti, accorsero a quel rumore,
     	yakṣa, rākṣasa e gandharva, vicino al pāṇḍava,

  42 	mazze, barre di ferro, spade, e spiedi potenti, e accette,
     	impugnate, dalle braccia di yakṣa e rākṣasa lampeggiavano,

  43 	e allora iniziava la battaglia tra lui e loro o bhārata,
     	a costoro dai grandi corpi i forti spiedi e accette che usavano
     	tagliava Bhīma, con frecce di forma appropriata terribilemente veloci,

  44 	di costoro che si muovevano nell'aria e stavano a terra urlanti,
     	di questi rākṣasa perforava i corpi con le frecce il fortissimo,

  45 	una grande pioggia rossa si rovesciava sul fortissimo,
     	sgorgata a fiumi dai corpi dei rākṣasa tutt'intorno,

  46 	coi lanci delle forti braccia di Bhīma, di quei rakṣas e yakṣa, 
     	i corpi e le teste apparivano tagliati via, 

  47 	coperto dai rakṣasa il pāṇḍava, bello a vedersi
     	appariva a tutti gli esseri, come il sole da schiere di nuvole,

  48 	egli con frecce come raggi del sole, mortali ai nemici,
     	tutti raggiungeva il forte grandi-braccia, dal sincero coraggio,

  49 	e tormentati e urlando grandi grida,
     	tutti quei rākṣasa non vedevano scampo da Bhīmasena,

  50 	essi con tutte le membra colpite dalle frecce, afflitti dalla paura di Bhīmasena,
     	fecero un terribile urlo abbandonando la grande battaglia,

  51 	essi, gettate le mazze e gli spiedi, e le impotenti accette,
     	verso sud fuggirono, impauriti dal potente arco,

  52 	là, lancia e mazza in mano, con largo torace, possenti braccia,
      	vi era un rākṣasa amico del Vaiśravaṇa, di nome Maṇimat,

  53 	e quel fortissimo mostrava capacità di comando e valore,
     	egli vedendo quelli volger le spalle quasi ridendo diceva:

  54 	" da un solo uomo, molti sono vinti in battaglia,
     	e raggiunta la dimora del Vaiśravaṇa, che direte al signore delle ricchezze?"

  55 	così avendo parlato a tutti loro, egli tratteneva i rākṣasa,
     	e colla potente lancia e la mazza in mano assaliva il pāṇḍava,

  56 	costui, che lo assaliva con violenza, come un elefante infuriato,
     	Bhīmasena con tre frecce a bocca di vitello al fianco colpiva,

  57 	ma Maṇimat furioso, afferrata la grande mazza,
     	quel fortissimo la girava in aria scagliandola a Bhīmasena,

  58 	nell'aria a quella grande tremenda mazza, simile ad una folgore
     	Bhīmasena scagliava molte freccie appuntite,

  59 	e tutte questi dardi colpirono la mazza dopo averla raggiunta,
     	quei rapidi dardi non sopportavano da violenza della formidabile mazza,

  60 	il valoroso pensando di iniziare una lotta di mazze,
     	col suo terribile valore lo sfidava alla lotta,

  61 	allora l'astuto rākṣasa una terribile barra di ferro,
     	potente e splendente bastone scagliava al suo cuore,

  62 	quello con terribile suono colpiva il braccio destro di Bhīma,
     	violentemente con fiamme di fuoco, e lui cadeva al suolo, 

  63 	ferito dal colpo, il grande arciere dall'incomparabile audacia,
     	afferrava la mazza il kaurava abile nel combattimento con le mazze,

  64 	afferrata quella mazza tutta coperta di ferro, Bhīma urlando,
     	velocemente assaliva il fortissimo Maṇimat,

  65 	e pure Maṇimat afferrata la splendente grande lancia,
     	la scagliava contro Bhīmasena con grande violenza urlando,

  66 	quell'esperto del combattimento di mazze, spezzata la lancia con la mazza, 
     	lo assaliva rapido come Garuḍa un serpente,

  67 	egli balzato in aria agitando all'improvviso la mazza,
     	quel grandi-braccia, urlando la lanciava sul fronte della lotta,

  68 	come il fulmine da Indra scagliato, questa, veloce come il vento, 
     	avendo colpito il rakṣas, ne provocava la fine e per il colpo cadeva,

  69 	quel rākṣasa dalla terribile forza abbattuto da Bhīmasena,
     	come un toro da un leone, e lo videro tutti gli esseri,

  70 	quello vedendo ucciso a terra, i demoni superstiti,
     	un terribile urlo emesso fuggirono verso oriente.
     


                              CLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo udito com molti suoni risuonare le caverne della montagna,
     	il kuntīde che non ha avversari, e pure entrambi i figli di Mādrī,

   2 	Dhaumya e Kṛṣṇā, e i savi e tutti gli amici, 
     	non vedendo Bhīmasena, tutti ebbero un sospetto,

   3 	e affidata Draupadī ad Ārṣṭiṣeṇa, quei grandi sul carro,
     	insieme, allora armati, i guerrieri salirono il monte,

   4 	quindi raggiunta la cima del monte, quei grandi sul carro, osservando,
     	i grandi arcieri, videro Bhīmasena uccisore di nemici,

   5 	e dei rākṣasa tremanti, dai grandi corpi, e senza vita,  
     	terribili, fortissimi, abbattuti da Bhīmasena, 

   6 	splendeva il grandi-braccia, armato di mazza, spada e arco,
     	avendoli tutti uccisi in battaglia, come Indra nuvoloso signore, i dānava,

   7 	quindi avvicinatisi e abbracciato Ventre-di-lupo,
     	là si sedettero i pṛthādi, conquistato quel luogo supremo,

   8 	da quei quattro grandi arcieri, s'illuminava la cima del monte,
     	come il cielo dai grandi e gloriosi dèi, custodi del mondo,

   9 	e vedendo la dimora di Kubera, e i rākṣasa abbattuti,
     	il fratello si rivolse al fratello seduto, a quel pāṇḍava:

  10 	"per sconsideratezza o per errore, o Bhīma, hai compiuto questo male?
     	non è questa tua azione o valoroso, come contraria alle parole del muni?

  11 	cosa che dispiaccia al re, non si deve fare, così dicono i sapienti del dharma,
     	e tu o Bhīmasena hai compiuto una cosa che dispiace ai trenta dèi,

  12 	privo di rispetto per l'artha e il dharma, è chi pone mente al male,
     	e il frutto delle cattive azioni o pṛthāde, arriva di sicuro,
     	non fare ciò un'altra volta se mi vuoi bene."

  13 	così avendo parlato quello spirito giusto, il fratello, all'incrollabile fratello,
     	Yudhiṣṭhira, figlio di Kuntī, sapiente del giusto modo di distribuire,
     	si zittiva il potentissimo, meditando su quel problema,

  14 	quindi i rākṣasa che erano sopravvissuti, all'uccisione di Bhīmasena,
     	insieme correvano verso la dimora di Kubera,

  15 	i crudelissimi velocemente raggiunta la dimora del Vaiśravaṇa,
     	un terribile urlo fecero colpiti dalla paura di Bhīmasena,

  16 	gettati dardi e armi, stanchi, coperti di sangue,
     	i capelli arruffati, o re, dicevano al signore degli yakṣa:

  17 	" combattendo con mazze, sbarre, spade, lance e dardi,
     	tutti i tuoi rākṣasa avanzati o dio, sono stati abbattuti,

  18 	il monte fu rapidamente devastato da un uomo o signore delle ricchezze,
     	da solo, in battaglia ha ucciso le schiere unite dei krodhavaśa,

  19 	i migliori dei capi rākṣasa e degli yakṣa o signore dei tesori,
     	giacciono uccisi o dio, annichiliti, privi di vita,

  20 	preso il monte noi siamo fuggiti e il tuo amico Maṇimat fu ucciso
     	da un uomo, disponi quale azione si faccia ora."

  21 	il signore di tutte le schiere degli yakṣa, questo udendo, adirato,
     	con gli occhi rossi di rabbia: "com'è possibile?" diceva,

  22 	il signore delle ricchezze, udito che Bhīma per la seconda volta l'aveva offeso,
     	s'adirava il sovrano degli yakṣa e "che sia aggiogato!" diceva,

  23 	quindi il carro alto come cima di monte e simile a densa nube
     	quel supremo carro aggiogavano a cavalli di razza gandharva,

  24 	quei suoi supremi cavalli dai larghi occhi, dotati di ogni qualità,
     	di energia, forza e velocità dotati, adornati con vari gioielli,

  25 	splendenti al carro furono aggiogati, come frecce che stanno per scagliarsi,
     	si eccitavano l'un l'altro con nitriti trionfali,

  26 	salito sul grande carro il venerabile re dei re,
     	partiva quel grande splendido, celebrato dai divini gandharva,

  27 	quel grand'anima che partiva, il sovrano di tutti gli yakṣa e dei tesori,
     	circondandolo decine di migliaya di yakṣa, dagli occhi furenti, 

  28 	dai grandi corpi, del colore dell'oro, fortissimi,
     	velocissimamente quei valorosi circondandolo si schierarono,

  29 	giungere a loro vicino, il grande signore dei tesori,
     	bello a vedersi, scorsero i pāṇḍava coi capelli ritti,

  30 	Kubera, vedendo i nobili figli di Pāṇḍu, grandi sul carro,
     	con le efficaci spade sguainate, compiaciuto divenne allora,

  31 	veloci come uccelli salendo la cima della montagna,
     	si fermarono tutti davanti ad essi con il signore delle ricchezze per primo,

  32 	quindi verso gli eccitati pāṇḍava, o bhārata,
     	guardando, yakṣa e gandharva, in ordine si schierarono,

  33 	e i pāṇḍava grand'anime si inchinarono al potente signore dei tesori,
     	Nakula e Sahadeva, e il figlio di Dharma, sapiente del dharma,

  34 	come pensandosi colpevoli i grandi guerrieri,
     	stavano tutti a mani giunte, circondando il signore delle ricchezze,

  35 	su un supremo seggio, il bellissimo puṣpaka, da Viśvakarman
     	creato, dai lati variegati, stava fermo il sovrano delle ricchezze,

  36 	attorno a lui seduto, i gicanteschi e velocissimi, dalle orecchie a punta,
     	yakṣa e rākṣasa sedettero a migliaia,

  37 	e pure centinaia di gandharva e schiere di apsaras,
     	stavano attorno a lui, come gli dèi al Cento-riti,

  38 	Bhīmasena portava sulla testa una bella ghirlanda d'oro,
     	con frecce, spada e arco in pugno, osservava il signore delle ricchezze,

  39 	né paura aveva Bhīma né spossatezza per la ferita inferta dai rākṣasa,
     	e per quella apparizione, mentre guardava Kubera,

  40 	Bhīma schierato stringendo le appuntite frecce, pronto alla battaglia,
     	vedendo, il trasportato da uomini diceva al figlio di Dharma:

  41 	"ti conobbero tutti gli esseri o pṛthāde, pronto al benessere dei viventi,
     	e senza paura abita pure sulla cima del monte coi tuoi parenti,

  42 	e non avere ira verso Bhīmasena o pāṇḍava,
     	dal fato furono uccisi, prima che a causa di tuo fratello minore,

  43 	vergogna qui non c'è, nè punizione per quanto fatto,
     	è prevista pure dagli dèi la distruzione degli yakṣa e dei rākṣasa,

  44 	io non ho ira verso Bhīmasena, io sono compiaciuto o toro dei bhārata,
     	da questa azione di Bhīma, io anche prima ero soddisfatto."

  45 	così avendo parlato al re, a Bhīmasena diceva:
     	"non mi importa o caro questo, o migliore dei kuru,
     	che questa temerarietà o Bhīma tu l'abbia fatto per compiacere Kṛṣṇā,

  46 	senza rispetto per me e per gli dèi, questa distruzione di yakṣa e rākṣasa,
     	abbia fatto, fidando nella forza del tuo braccio, perciò io sono compiaciuto di te, 
     	tu oggi o Ventre-di-lupo mi hai liberato da una terribile maledizione,

  47 	io un tempo, dal supremo ṛṣi Agastya, adirato,
     	fui maledetto per una qualche offesa e questa è stata da te portata a compimento,

  48 	vista la mia antica afflizione o gioia dei pāṇḍava,
     	non vi è qui alcuna tua offesa, o uccisore di nemici."

  49 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"perchè tu fosti maledetto o venerabile, da Agastya grand'anima?
     	io vorrei udire o dio, da te il motivo della maledizione.

  50 	è cosa straordinaria per me che dall'ira di quel saggio
     	tu non sia stato bruciato col tuo esercito e il tuo seguito."

  51 	il Vaiśravaṇa disse:
     	"un consiglio degli dèi si tenne a kuśavatī o signore di uomini,
     	e io là giunsi circondato da trecento mahāpadma
     	di yakṣa dal terribile aspetto e armati di varie armi,

  52 	sulla strada io allora vidi il supremo ṛṣi Agastya,
     	intento in un duro tapas, ritiratosi sulle rive della yamunā,
     	piene di molte schiere di uccelli, e adornate da alberi fioriti,

  53 	lui a braccia levate vedendo, fermo col viso rivolto al sole,
     	acceso di una massa di splendore come un grande fuoco che divora l'offerta,

  54 	uno dei miei capi rākṣasa, un amico di nome Maṇimat,
     	per stupida ignoranza, per arroganza e confusione, o bhārata,
     	salito in aria scaricava il ventre sul viso di quel grande ṛṣi,

  55 	egli per l'ira quasi bruciando ogni luogo, a me diceva:
     	' in quanto senza rispetto per me, questo malvagio tuo amico,

  56 	un oltraggio mi ha fatto mentre tu guardavi o signore delle ricchezze,
     	per questo, tu cadrai in distruzione con le tue schiere, da parte di un uomo,

  57 	e tu pure per queste tue schiere uccise cadrai nel dolore o sciocco,
     	e solo vedendo questo uomo tu ti libererai dalla colpa,

  58 	e la maledizione non toccherà i forti discendenti dei tuoi soldati,
     	e di te, tremenda sia invece, per te se non compirai quest'ordine.'

  59 	questa è la maledizione che una volta ho ricevuto dal supremo ṛṣi,
     	e da tuo fratello, o grande re, da Bhīma sono stato liberato."
     


                              CLIX


   1 	il Vaiśravaṇa disse:
     	" o Yudhiṣṭhira, rettitudine, pazienza, coraggio, giusto tempo e luogo,
     	queste sappi essere le cinque regole per il governo delle cose del mondo,

   2 	retti, e pazienti, in ciascuna delle loro azioni, o bhārata,
     	e sapienti delle regole del coraggio erano gli uomini nel kṛtayuga,

   3 	il retto, chi discerne tempo e luogo, il sapiente di ogni regola del dharma,
     	questo kṣatriya o migliore degli kṣatriya, governa la terra,

   4 	l'uomo che così si comporta o pṛthāde, in tutto il suo agire,
     	costui guadagna gloria in questo mondo o valoroso, e la meta dei virtuosi nell'altro,

   5 	Śakra, coraggio avendo mostrato a tempo e a luogo,
     	ottenne il regno del trimundio assieme ai vasu, l'uccisore di Vṛtra,

   6 	il malvagio che il male persegue con malvage intenzioni,
     	l'ignorante della distizione fra le azioni, quaggiù e nell'aldilà perisce,

   7 	l'ignorante del giusto tempo, lo sciocco, chi non sa distinguere tra le azioni,
     	che vanamente intraprende e agisce, quaggiù e nell'aldilà, perisce,

   8 	di chi agisce nella violenza, dei disonesti, dei cattivi soggetti,
     	di chi desidera ogni potere, il male è certo,

   9 	ignorante del dharma, orgoglioso, intollerante e fanciullesco,
     	privo di paura è Bhīmasena, perciò tu dirigilo, o toro tra gli uomini,

  10 	ritornando all'āśrama del ṛṣi regale, Ārṣṭiṣena,
     	lì risiedi senza dolore nè paura, durante la prossima quindicina scura,

  11 	alakā con i gandharva, gli yakṣa e con i rākṣasa,
     	è da me comandata, o re degli uomini, e tutti quelli che abitano la montagna,
     	ti proteggeranno o grandi-braccia, assieme agli ottimi ri-nati,

  12 	e qui sul monte essendo Ventre-di-lupo, incline alle violenze,
     	che sia da te trattenuto, o re, o migliore dei sostenitori del dharma,

  13 	da qui in avanti o re dei re, gli abitanti della foresta guarderanno,
     	e saranno sempre vicini, e ti proteggeranno in tutti i luoghi,

  14 	e inoltre molti cibi e bevande deliziose, i miei servitori,
     	stando a voi vicini porteranno, o toro fra gli uomini,

  15 	e poichè Jiṣṇu è figlio di Indra e Ventre-di-lupo, lo è di Vāyu,
     	e poichè tu di Dharma, sei o caro il figlio naturale, nato per magìa,

  16 	e poichè i due gemelli simili sono agli aśvin,
     	allora tutti voi o Yudhiṣṭhira, sarete qui da me pure protetti,

  17 	sapiente nell'artha e nella giusta distribuzione, e delle differenze di ogni dharma,
     	Phalguna, secondo nato dopo Bhīmasena, è prospero in cielo,

  18 	e queste primarie doti che nei mondi egli supremamente possiede,
     	tutte quante fin dalla nascita appartengono al Conquista-ricchezze, o caro,

  19 	autocontrollo, dono, forza, intelligenza, modestia, fermezza, energia,
     	tutte queste appartengono a quel supremo coraggioso, dall'incomparabile energia,

  20 	nemmeno per errore Jiṣṇu compie o pāṇḍava, una azione disdicevole,
     	e nessun uomo, può riferire parole false tra gli uomini del pṛthāde,

  21 	egli che accresce la gloria dei kuru, dagli dèi, dagli avi e dai gandharva
     	onorato, impara le armi sul seggio di Śakra, o bhārata,

  22 	quegli che ha conquistato tutti i sovrani della terra secondo il dharma,
     	quel Śaṃtanu dal grande splendore nonno di tuo padre, 
     	si rallegra in cielo, o pṛthāde per il figlio di Pṛthā armato dell'arco gāṇḍiva,

  23 	e rettamente quel grande valoroso, fermo come un capofamiglia,
     	avi, dèi, e pure i savi venerando quel glorioso,
     	i sette principali grandi sacrifici celebrava lungo la Yamunā,

  24 	imperatore o re, fu il tuo progenitore Śaṃtanu,
     	premiato col paradiso, stando nel mondo di Śakra, della felicità gode."

  25 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi la potente mazza, la spada e l'arco o toro dei bhārata,
     	gettati a terra, Ventre-di-lupo, si prostrava a Kubera,

  26 	allora diceva il Sovrintendente ai tesori, rifugio di chi cerca rifugio,
     	la divinità che distrugge l'onore dei nemici e aumenta la felicità degli amici:

  27 	"nelle vostre residenze abitate o tormentatori dei nemici,
     	e i vostri desideri esaudiranno gli yakṣa o tori dei bhārata,

  28 	e velocemente il folti-capelli, la scienza delle armi o tori fra gli uomini,
     	concesse dal nuvoloso Indra in persona otterrà il Conquista-ricchezze."

  29 	questa suprema azione così rivelata a Yudhiṣṭhira,
     	verso casa, sulla migliore montagna partiva, il sovrano dei guhyaka,

  30 	e lo seguirono con veicoli coperti di cuscini e adornati,
     	di varie gemme, a migliaia gli yakṣa e i rākṣasa,

  31 	come frastuono di uccelli verso la dimora di Kubera,
     	divenne quello dei supremi cavalli lanciati sull'arcobaleno,

  32 	partirono veloci nel cielo, gli stalloni del signore delle ricchezze,
     	quasi trascinando le nuvole e bevendo il vento,

  33 	quindi i corpi morti dei rākṣasa,
     	scomparivano, dalla cima della montagna per ordine del signore dei tesori,

  34 	di questi maturato il tempo della maledizione lanciata dal saggio Agastya,
     	perciò tutti quelli uccisi in battaglia assieme a Maṇimat.

  35 	e i pāṇḍava grandi intelletti, nelle loro dimore la notte,
     	felicemente trascorsero, confortevolmente onorati da tutti i rākṣasa.
     	


                              CLX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi al sorgere del sole, Dhaumya compiuti i riti del giorno, o uccisore di nemici,
     	assieme ad Ārṣṭiṣena avvicinava i pāṇḍava,

   2 	essi inchinatesi ai piedi di Ārṣṭiṣena e di Dhaumya,
     	allora tutti a mani giunte, onoravano i brahmani,

   3 	quindi Dhaumya, preso per la mano destra Yudhiṣṭhira,
     	guardando verso oriente il grande ṛsị questo diceva:

   4 	"questo re dei monti copre la terra estendendosi fino al confine del mare,
     	questo re dei monti o grande re, il mandara risplende,

   5 	questa regione è protetta da Indra e dal Vaiśravaṇa o pāṇḍava,
     	è adornata da monti foreste e boschi,

   6 	che questa sia la dimora del grande Indra e del Vaiśravaṇa, lo dicono
     	i saggi ṛṣi sapienti in ogni dharma, o caro,

   7 	e al sole nascente da qui, le creature attendono,
     	e pure i ṛṣi, sapienti del dharma, i siddha, i sādhya e gli dèi,

   8 	e il re Yama, spirito di giustizia, il signore di ogni vivente,
     	presiede la regione meridionale vera meta dei morti,

   9 	e questa saṃyamana, santa grandemente meravigliosa a vedersi,
     	e la dimora del re dei morti, provvista di suprema ricchezza,

  10 	la quale raggiunta o re, pure il sole vi si ferma, 
     	i saggi questa regina delle montagne chiamano asta,

  11 	questa regina delle montagne, e l'oceano dalle grandi acque,
     	abitando, il re Varuṇa protegge i viventi,

  12 	e illuminando il settentrione si stende glorioso,
     	il grande meru, prospero, benigno, meta dei sapienti del brahman,

  13 	in cui risiede la corte di Brahmā, e Prajāpati,
     	anima del mondo, creando tutto quanto v'è di mobile e immobile,

  14 	e di quelli che dicono i figli nati dalla mente di Brahmā di cui il settimo fu Dakṣa,
     	pure di questi il grande meru è la sede, benigna e priva di malattie,

  15 	qui ancora risiedono e qui sorsero,
     	i sette ṛṣi divini, o caro, a cominciare da Vasiṣṭha, perennemente,

  16 	guarda dunque questa regione priva di polvere, e la suprema cima del meru,
     	laddove, il Grande-avo risiede, assieme agli dèi soddisfatti di sè,

  17 	colui che dicono essere la certa origine dell'origine di tutti gli esseri,
     	il supremo Nārāyaṇa il potente dio senza inizio nè fine,

  18 	oltre la residenza di Brahmā la sua sede risplende,
     	e gli dèi solo con grandi sforzi la possono vedere, divina, benigna, fatta di energia,

  19 	accesa più del fuoco e del sole, questa sede di Viṣṇu grand'anima,
     	che per il suo splendore o re, e difficile a vedersi pure da parte di dèi e dānava,

  20 	la illuminano tutti i luminari come pure fanno con noi,
     	e di propria luce là risplende la forte anima,

  21 	là si recano gli asceti, devoti di Hari Nārāyaṇa,
     	uniti ad un supremo tapas, purificati da buone azioni,

  22 	i perfezionati nello yoga, grandi anime, liberi da errore e tenebre,
     	là giunti, di nuovo in questo mondo non tornano o bhārata,

  23 	questa o illustre, è certo la sede imperitura, immutabile,
     	di Īśvara, sempre a questa qui, inchinati o Yudhiṣṭhira,

  24 	attorno a questa, conducendo tutti i luminari, pure il beato,
     	figlio di Aditī, fonte di luce, compie la pradakṣiṇa,

  25 	raggiunto quindi il monte asta, passando sulla congiunzione il luminario del giorno,
     	prende il percorso settentrionale, quell'ammasso di luce,

  26 	egli attorno al meru circolando, di nuovo va o pāṇḍava, 
     	il dio Savitṛ con il viso rivolto ad est contento del bene di tutti gli esseri,

  27 	e dividendo il tempo del mese in varie fasi lunari,
     	anche il beato Soma, procede assieme ai nakṣatra,

  28 	egli girando instancabile attorno al grande meru, 
     	producendo tutti i viventi, di nuovo procede vero il mandara,

  29 	quindi il dio Distruggi-tenebre, coi suoi raggi producendo l'universo,
     	il figlio di Aditī percorre in circolo la sua ampia via,

  30 	volendo creare i mesi freddi percorre la via meridionale,
     	allora il tempo del freddo raggiunge tutti gli esseri,

  31 	e di tutti gli esseri mobili e immobili, col suo splendore,
     	le energie toglie al suo ritorno, il sole massa di luce,

  32 	quindi sudore, fatica, pigrizia, e malattia, colpiscono gli uomini,
     	e sempre un grande bisogno di dormire affligge i viventi,

  33 	così ritornando da vie sconosciute il luminario,
     	di nuovo produce le piogge, il beato, sostenendo le creature,

  34 	dai felici venti e piogge colpiti, gli esseri mobili e immobili,
     	crescendo con grande energia, di nuovo fuggono.

  35 	così muovendo infaticabile la ruota del tempo o pṛthāde,
     	Savitṛ conducendo tutti gli esseri mantiene in moto,

  36 	l'incessabile suo movimento mai si ferma o pāṇḍava,
     	prendendo l'energia dei viventi e ridandola di nuovo,

  37 	distribuendo vita e azione a tutti gli esseri, o bhārata,
     	notte e giorno ore e minuti, il luminoso sempre produce."
     


                              CLXI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	su quel re dei monti abitando quelle grandi anime, intenti a santi voti,
     	gioia e contentezza vi era in loro, che attendevano di rivedere Arjuna,

   2 	loro pieni di valore, di buonissimo carattere, energici, primi per sincerità e rettitudine,
     	erano avvicinati da molti felici grandi ṛṣi e da moltitudini di gandharva,

   3 	quella suprema montagna dei grandi guerrieri raggiunta, piena di alberi fioriti,
     	una suprema serenità dell'anima si otteneva, come raggiunto il cielo delle schiere dei marut,

   4 	il rumore e il cinguettìo di pavoni e oche selvatiche, i picchi del grande monte
     	e i fianchi della montagna, pieni di fiori vedendo, avendone suprema gioia si fermavano,

   5 	i fianchi e le cime su quella suprema montagna coperti da laghetti pieni di loti,
     	fatti da Kubera in persona, pieni di oche, anatre e uccelli palustri, vedevano,

   6 	e giardini di giochi di perfette forme, pieni di varie e bellissime ghirlande,
     	e eccellenti perle da rapir la mente persino al re Kubera datore di ricchezza,

   7 	e la cima piena di moltissimi e vari grandi alberi profumati e di file di nubi,
     	loro intenti al tapas sempre, alla cima del monte non potevano pensare,

   8 	e per lo splendore del supremo monte e per il potere delle piante medicinali,
     	non vi era alcuna differenza di stato tra il giorno e la notte o migliore deli uomini,

   9 	là passando il sole dall'incomparabile splendore nutriva i mobili e gli immobili,
     	e quei valorosi leoni tra gli uomini, là stando, di lui vedevano albe e tramonti,

  10 	gli eroi, il venire e l'andare delle tenebre e del sole le albe e tramonti,
     	da vicino vedendo i luoghi e le direzioni, con le acque soffuse dei raggi del sole,

  11 	immersi nei loro studi e sempre celebrando, intenti al dharma, e con voti puri,
     	nella sincerità fermi, aspettando l'arrivo del grande guerriero dai voti sinceri,

  12 	'gioia sia ai convenuti qui, e rapida l'acquisizione delle armi da parte del Conquista-ricchezze.'
     	così parlando i molto benedetti pṛthādi intenti nello yoga e nel tapas, erano,

  13 	e vedendo varie foreste sul monte, continuamente pensavano al Coronato,
     	e il giorno e la notte in quell'anno per loro avevano lo stesso aspetto,

  14 	da quando col permesso di Dhaumya, il grand'anima, Jiṣṇu, fatta la crocchia era partito,
     	da allora non vi era gioia in loro, e come dunque la felicità in loro dalle menti rivolte a lui?

  15 	per ordine del fratello Yudhiṣṭhira, egli come un elefante furioso dalla foresta,
     	kāmyaka era partito Jiṣṇu, e da allora essi erano afflitti dal dolore,

  16 	allora per loro che pensavano al bianchi-cavalli, andato da Indra per avere le armi,
     	un mese passava nel dolore per quei bhārata, su quel monte o bhārata,

  17 	quindi un giorno, a stalloni aggiogato improvviso giungeva il carro del grande Indra,
     	e vedendo il luminoso, la gioia prese i grandi guerrieri che pensavano ad Arjuna,

  18 	questo, splendente illuminando il cielo, condotto da Mātali, 
     	divenne come una meteora, dentro le dense nubi, come le fiamme di Agni senza fumo,

  19 	sopra di esso apparve il Coronato portando eccellenti ornamenti e ghirlande,
     	il Conquista-ricchezze, simile all'armato di folgore in bellezza giungeva veloce sul monte,

  20 	egli raggiunta la roccia, coronato di ghirlande, scendeva dal carro di Indra allora,
     	inchinatosi per primo ai piedi di Dhaumya, e poi di seguito al senza-nemici,

  21 	omaggiava poi i piedi di Ventre-di-lupo, e s'inchinava ai figli di Mādrī,
     	e raggiunta Kṛṣṇā la consolava, e umile divenne al fianco del fratello.

  22 	una suprema gioia li sommerse raggiunti da quell'incommensurabile,
     	e pure il coronato di ghirlande, vedendoli si rallegrava elogiando il re,

  23 	stando su quel carro l'uccisore di Namuci, uccise sette falangi di figli di Diti,
     	avvicinatisi al carro di Indra i pṛthādi, incomparabilmente buoni fecero la pradakṣiṇa,

  24 	e felici, grande onore fecero a Mātali come allo stesso re degli dèi,
     	i figli del re dei kuru, gli chiesero propriatamente degli dèi, 

  25 	e di loro Mātali si rallegrava, come un padre che alleva i figli,
     	e di nuovo partiva sullo splendido carro, verso la presenza del signore dei tre cieli,

  26 	e partito quel divino carro, il figlio di Śakra, ditruttore di ogni nemico, 
     	i doni dati da Śakra quel grand'anima offriva, grandi e bellissime ricchezze,
     	ornamenti simili al sole, da amato all'amata, alla madre di Sutasoma,

  27 	quindi in mezzo a quei tori dei kuru, e ai tori dei savi brahmani, simili
     	per splendore al sole e al fuoco sedendo, ogni cosa come avvenuta raccontava:

  28 	" così le istruzioni delle armi a me furono date da Śakra, dal vento, e da Śiva in persona, 
     	e per la mia condotta e concentrazione, tutti gli dèi uniti a Indra erano soddisfatti." 

  29 	e totalmente le vicende passate ad essi raccontando, del soggiorno in cielo,
     	il Coronato assieme ai due figli di Mādrī dormiva, soddisfatto del giaciglio notturno.
     


                              CLXII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	in quel momento il suono di tutti gli strumenti musicali,
     	divenne un rumore tumultuoso, nel cielo dei celesti,

   2 	e il rumore delle ruote dei carri e il suono di campane o bhārata,
     	e di ciascuna fiera e bestia e degli uccelli, tutt'intorno v'era,

   3 	da ogni luogo gandharva e apsaras seguivano allora
     	il re degli dèi, distruttore di nemici, su carri volanti simili al sole,

   4 	quindi egli sul carro aggiogato a fulvi stalloni, e adornato dell'oro del fiume jambū,
     	sul carro rombante salito, fiammeggiante di suprema bellezza,

   5 	il re degli dèi, il Distruggi-città, s'avvicinava rapido ai pṛthādi,
     	e giunto il Cento-riti scendeva dal carro,

   6 	il dharmarāja Yudhiṣṭhira, vedendo il grand'anima,
     	assieme ai fratelli il glorioso si avvicinava al re degli dèi,

   7 	e quindi quel datore di molte dakṣiṇa, venerava, secondo le regole, 
     	e secondo il merito l'incomparabile anima, con le azioni prescritte,

   8 	e lo splendido Conquista-ricchezze, inchinatosi al Distruggi-città,
     	e come un servo piegato restava, vicino al re degli dèi,

   9 	si compiaceva lo splendidissimo figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,
     	vedendo il Conquista-ricchezze, stare modesto vicino

  10 	al re degli dèi, coi capelli raccolti immerso nel tapas, puro,
     	da grande gioia fu penetrato, alla vista di Phalguna,

  11 	al re così eccitato nel cuore, pieno di gioia,
     	il re degli dèi, Distruggi-città queste parole diceva:

  12 	"tu questa terra o re, governerai o pāṇḍava,
     	fortuna sia a te o kuntīde, di nuovo rifugiato alla selva kāmyaka,

  13 	e ottenute tutte le armi dal pāṇḍava da me concesse o re,
     	compiaciuto io sono dal Conquista-ricchezze, e nessuno può vincerlo nei tre mondi."

  14 	così avendo parlato il Mille-occhi, al figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,
     	partiva gioioso verso il terzo cielo celebrato dai grandi ṛṣi,

  15 	e l'incontro dei pāṇḍava che abitavano la casa del signore delle ricchezze,
     	con Śakra, il saggio che studi completamente,

  16 	per un anno praticando la castità con fermi voti,
     	costui certamente vivrà cent'anni felice.
     


                              CLXIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito Śakra donde era venuto, riunitosi ai fratelli,
     	e a Kṛṣṇā, Bībhatsu omaggiava il figlio di Dharma,

   2 	e baciando sulla testa il pāṇḍava da lui salutato cerimoniosamente,
     	e con la voce resa incerta dalla gioia felice disse ad Arjuna:

   3 	"come hai trascorso questo tempo in paradiso o Arjuna?
     	e in che modo le armi hai ottenuto e soddifatto il re degli dèi?

   4 	o rettamente le armi furono da te acquisite o bhārata?
     	e il signore dei celesti e Rudra felici furono di darti le armi?

   5 	e in che modo fu visto da te il beato Śakra o l'Armato del tridente?
     	e in che modo furono acquisite le armi da te e come ti sei propiziato loro?

   6 	e in che modo ti disse il beato Cento-riti, o distruttore di nemici:
     	' io ti sono propizio, farò quanto ti è caro?'
     	questo io desidero udire, in dettaglio, o splendido,

   7 	come furono da te soddisfatti il Mahādeva e il re degli dèi, o senza macchia,
     	e pure quale servizio tu hai fatto per l'armato di folgore o distruttore di nemici,
     	tutto questo raccontami interamente o Conquista-ricchezze."

   8 	Arjuna disse:
     	"ascolta dunque o grande re, con quale discipina io vidi
     	il Cento-riti, e il venerabile dio Śaṃkara,

   9 	e come ho imparata la scienza o re, di cui tu mi dicesti o uccisore di nemici,
     	comandato da te, io mi impegnai nel tapas nella selva,

  10 	e raggiunto il bhṛgutuṅga, dalla selva kāmyaka, praticai il tapas,
     	e risiedendo lì una sola notte io vidi un certo brahmano sulla via,

  11 	egli mi chiese: ' o kuntīde dimmi dove andrai.'
     	a costui io dissi tutta la verità o rampollo dei kuru,

  12 	il brahmano da me udita la verità o migliore dei re,
     	mi onorava o re, e compiaciuto mi parlava,

  13 	allora mi disse: ' felice fermo nel tapas resta o bhārata,
     	da asceta tra non molto tu vedrai il sovrano degli dèi.'

  14 	allora io per suo comando salito sul monte śaiśira, 
     	praticai il tapas, o grande re, per un mese nutrendomi di frutta e radici,

  15 	e per il secondo mese nutrendomi di sola acqua,
     	e digiunando quindi il terzo mese o gioia dei pāṇḍava,

  16 	con le braccia alzate io rimasi fermo il quarto mese allora,
     	e io non persi la mia vita questo fu quasi un portento,

  17 	e passato il quarto, nel primo giorno successivo,
     	in forma di cinghiale a me si avvicinava uno spirito,

  18 	che colpiva la terra col grugno, e la grattava coi piedi,
     	spazzando la terra col ventre e rivoltandola ad ogni istante,

  19 	e dopo di lui un altro grande essere in forma di montanaro,
     	con arco, frecce e daga, apparve seguito da una corte di donne,

  20 	allora io imbracciato l'arco, e le due inesauribili faretre,
     	colpivo con una freccia quell'essere orribile,

  21 	e simultaneamente il forte montanaro, impugnato l'arco,
     	lo colpiva velocemente facendo quasi tremare la mia mente,

  22 	egli mi disse o re: ' io per primo l'ho preso,
     	contro  le regole della caccia perchè tu l'hai colpito?

  23 	con queste frecce appuntite colpirò la tua audacia, resta fermo!'
     	quel corpo gicantesco allora mi attaccava,

  24 	quindi come nuvole un monte, egli mi copriva di frecce,
     	e io pure con una grande pioggia di frecce lo coprivo,

  25 	allora con piumate frecce dalla punta infuocata con mantra,
     	io lo colpivo come con le folgori la cima di un monte,

  26 	il suo corpo si moltiplicava cento volte, mille volte,
     	e ciascuno dei suoi corpi io colpivo con le frecce,

  27 	e di nuovo i suoi corpi divenuti uno solo, o bhārata,
     	apparvero, e io grande re, lo colpivo di nuovo,

  28 	e piccolo fattosi con una grande testa, e di nuovo grande con una piccola testa,
     	in un solo corpo egli allora o re, mi attaccava in battaglia,

  29 	e io non ero in grado di soverchiarlo con le frecce sul campo,
     	allora io alzai l'arma di Vāyu o toro dei bhārata,

  30 	ma non fui capace di colpirlo, e questo era cosa portentosa,
     	e avendo fermato la freccia io fui preso da grande meraviglia,

  31 	e ancora o grande re, particolarmente io allora,
     	con una grande moltitudine di frecce in battaglia coprivo quell'essere,

  32 	quindi una pioggia di frecce sthūṇākarṇa, śarolbaṇa, ayojāla,
     	śailastra e aśmavarṣa afferrate gliele lanciavo,
     	lui ridendo afferrava tutte le mie frecce o senza-macchia,

  33 	rese inefficaci tutte queste, io mi armai del brahmāstra,
     	quindi egli era ovunque coperto di frecce fiammeggianti,
     	e coperto di frecce da me cresceva per le grandi frecce,

  34 	quindi era colpito il mondo per l'energia scatenata da me,
     	e in un momento, il luogo e il cielo ovunque si incendiava,

  35 	ma anche quell'arma, quel potentissimo, in un attimo divorava,
     	e morto il brahmāstra, o re una grande paura mi prese,

  36 	allora preso l'arco e le due faretre inesauribili,
     	con migliaia di frecce colpii l'assere, ma anche quelle lui divorava,

  37 	inefficaci tutte le frecce e le armi divorate,
     	io cominciai con quell'essere una lotta di braccia,

  38 	sforzandoci coi palmi delle mani ci colpivamo,
     	e quell'essere, mi faceva cadere immobile a terra

  39 	quindi ridendo quell'essere, da là spariva,
     	assieme alle donne o grande re, davanti a me che lo guardavo pieno di stupore,

  40 	così quel venerabile assunta un'altra forma di sè,
     	vestendo o grande re, un divino abito meraviglioso,

  41 	smessa la forma di montanaro, il beato Signore dei trenta,
     	stando nella propria divina forma là davanti a me stava il grande signore,

  42 	quindi in persona appariva il Beato dal toro come emblema,
     	il compagno di Umā, dagli occhi rossi, dalle molte forme, l'armato di tridente,

  43 	egli avvicinatosi a me che ero fermo sul campo guardandolo,
     	col tridente in mano, allora disse: ' soddisfatto io sono di te o tormenta-nemici.'

  44 	quindi l'arco raccolto e le due faretre insauribili,
     	me li diede il beato dicendomi: ' prendili,

  45 	soddisfatto io sono di te, o kuntīde, dimmi cosa posso fare per te,
     	dimmi ciò che hai in mente o valoroso, io te lo darò,
     	eccetto l'immortalità, dimmi ciò che hai in mente.'

  46 	allora io a mani giunte, avendo mente alle armi,
     	inchinata la testa, a Śarva allora cominciai a parlare:

  47 	' il beato mi perdoni se io desidero questa grazia,
     	io desidero imparare alcune armi che sono tra gli dèi,
     	concedimele.' il beato dai tre occhi mi disse:

  48 	' la mia fiera arma sarà al tuo servizio o pāṇḍava.'
     	e il potente compiaciuto mi diede l'arma detta pāśupata,

  49 	e disse il Mahādeva, avendomi data l'arma eterna,
     	in nessun modo quest'arma sia scagliata tra gli uomini

  50 	per colpire, questo potente tuo missile o Conquista-ricchezze,
     	e nella perdita di ogni altra arma la devi scagliare.'

  51 	questa irresisitibile divina distruttrice di ogni altra arma,
     	in solido sta al mio fianco per grazia del dio dal toro per emblema,

  52 	questa distruttrice di nemici, annichilatrice di eserciti nemici,
     	pericolosa, e mal risibile anche per dèi, dānava e rākṣasa,

  53 	io acquistai da lui e là mi accampai,
     	e il dio mentre io lo guardavo da là scompariva."
     	
     


                              CLXIV


   1 	Arjuna disse:
     	“ quindi contento io risiedevo là quella notte, o bhārata,
     	per il favore del dio degli dèi dai tre occhi, grand'anima,

   2 	e passata quella notte io, compiuti i riti del mattino,
     	rividi quel migliore dei ri-nati che già prima vidi,

   3 	e a lui io come era accaduto, tutto feci conoscere:
     	'io ho incontrato il beato Mahādeva.' così io o bhārata,

   4 	quell'ottimo ri-nato, o re dei de, mi diceva compiaciuto:
     	'tu come nessun altro, hai veduto il Mahādeva,

   5 	e incontrando tutti i custodi del mondo a cominciare dal figlio di Vivasvat,
     	vedrai o senza macchia, il re degli dèi, ed egli ti darà le armi.'

   6 	così avendomi parlato o re, e abbracciatomi ripetutamente,
     	quel brahmano splendido come il sole partiva verso dove voleva,

   7 	quindi nel pomeriggio di quel giorno, spirava un puro vento,
     	quasi l'uccisore di nemici facesse un nuovo mondo,

   8 	e delle divine ghirlande profumatissime, e fresche,
     	vicino ai piedi del monte śaiśira apparvero,

   9 	e suoni di strumenti divini, tutt'intorno,
     	assieme a celebrazioni di Indra da rapir la mente, si udivano 

  10 	e schiere di apsaras, là e pure di gandharva,
     	davanti al dio degli dèi intonavano canti ovunque,

  11 	e le schiere dei marut, là si avvicinavano coi veicoli divini, 
     	e seguivano il grande Indra quelli che abitano le residenze divine,

  12 	allora il possessore dei venti, con carri ornati e aggiogati a fulvi stalloni,
     	il compagno di Śacī là giungeva con tutti gli immortali,

  13 	in quel momento Kubera col carro trainato da uomini,
     	si mostrava a me o re, pieno di suprema ricchezza,

  14 	e nella regione meridionale io scorgevo fermo Yama,
     	e Varuṇa il re degli dèi, fermo come assiso in assemblea,

  15 	ed essi mi dissero o grande re, quei tori degli dèi confortandomi:
     	'o ambidestro ammira i custodi del mondo schierati,

  16 	per compiere il volere degli dèi tu hai visto Śaṃkara,
     	e pure da noi accetta completamente le armi.'

  17 	quindi io pronto divenuto, inchinadomi ai tori degli dèi,
     	acquisii allora le grandi armi secondo le regole, o potente,

  18 	di prendere le armi io ebbi il permesso dagli dèi o bhārata,
     	quindi tutti gli dèi se ne tornarono donde erano venuti o distruttore di nemici,

  19 	ma il nuvoloso signore degli dèi, salito sul bellissimo carro,
     	il beato uccisore dei nemici degli dèi, disse sorridendo queste parole:

  20 	' prima del nostro arrivo io ti conoscevo o Conquista-ricchezze,
     	da qui in avanti io a te mi mostrerò o toro dei bhārata,

  21 	tu un tempo nei tīrtha ti sei ripetutamente bagnato,
     	ed avendo allora praticato il tapas, il paradiso otterrai o pāṇḍava,

  22 	e ancora tu devi praticare un tapas supremamente duro.'
     	diceva il beato: 'tutto si ottiene attraverso il tapas,

  23 	Mātali per mio ordine ti condurrà nel terzo cielo,
     	tu sei conosciuto dagli dèi e dai ṛṣi grandi anime.'

  24 	allora io dicevo a Śakra: ' sii favolevole a me o beato,
     	io come maestro ti scelgo per le armi o signore dei trenta.'

  25 	Indra disse:
     	' terribili imprese tu compirai, acquisite le armi o tormenta-nemici,
     	per questo tu desideri le armi, e il tuo desiderio sarà esudito o pāṇḍava.'”

  26 	Arjuna disse:
     	“quindi io dissi: ' queste divine armi o uccisore di nemici, io non
     	scatenerò tra gli uomini, eccetto quando siano inutili le altre armi,

  27 	concedimi queste divine armi o signore dei celesti,
     	che io possa dopo ottenere i mondi che si vincono con le armi, o toro degli dèi.'

  28 	Indra disse:
     	'per metterti alla prova quelle parole ho pronunciato o Conquista-ricchezze,
     	a mio figlio sono adeguate queste tue parole,

  29 	sii mio allievo arrivati a casa, o bhārata e tutte le armi,
     	da Vāyu, da Agni e dai Vasu, e da Varuṇa con le schiere dei marut

  30 	dai sādhya dal Grande-avo, e da gandharva, uraga, e rakṣasa,
     	e le armi di Viṣṇu e di Nirṛti dio della morte, 
     	e tutte le armi che io ho, o propagatore dei kuru.'”

  31 	Arjuna disse:
     	“così avendo parlato a me Śakra, da là scompariva,
     	e quindi io vidi fermo  il carro di Indra aggiogato a fulvi stalloni,
     	santo, divino, fatto di māyā, condotto da Mātali, o sovrano,

  32 	e partiti i custodi del mondo, Mātali mi disse:
     	' il re degli dèi, Śakra desidera vederti o splendidissimo,

  33 	ristorato tu o grandi-braccia compi un'impresa suprema,
     	guarda i mondi dei virtuosi, col tuo corpo entra in cielo.'

  34 	così apostrofato io da Mātali, salutata la montagna śaiśira,
     	e compiuta la pradakṣiṇa, salivo sul supremo carro,

  35 	e spingeva i cavalli veloci come il vento e il pensiero,
     	il generoso Mātali, sapiente dell'arte dei cavalli, secondo le regole,

  36 	e guardava il mio viso mentre stavo là l'auriga,
     	quindi mosso il carro o re, perplesso questo disse:

  37 	'una grande e strana meraviglia ora mi colpisce,
     	che tu in piedi fermo sul carro divino non tremi o signore,

  38 	pure il re degli dèi sempre da me fu visto qui,
     	muoversi per il supremo volo dei cavalli o toro dei bhārata,

  39 	tu però stai fermo sul carro in movimento o continuatore dei kuru,
     	la tua fermezza maggiore di Śakra mi colpisce.'

  40 	così avendo parlato Mātali entrando nella residenza degli dèi,
     	mi mostrava o re i loro carri, o bhārata,

  41 	e a cominciare dal giardino di Indra, i numerosi boschetti degli dèi
     	mi mostrava con piacere Mātali, l'auriga di Śakra,

  42 	quindi io vidi la dimora immortale di Śakra,
     	adornata da gemme, e da alberi con divini frutti a volontà,

  43 	non la illuminava il sole, non v'era né caldo né freddo, né fatica,
     	né polvere né sporco, né tenebra v'era là o vecchiaia, o sovrano,

  44 	né sofferenza o afflizione, o diversità là si scorge,
     	per gli abitanti del cielo o grande re, non esiste fatica, o distruttore di nemici,

  45 	ira e cupidigia là non vi erano, né sventura o signore di popoli,
     	ma sempre contenti e gioiosi, sono i viventi nella dimora degli dèi,

  46 	sempre fiori e frutti hanno là gli alberi e verdi foglie,
     	vari laghetti pieni di loti profumatissimi,

  47 	e un fresco vento là spira profumato, vivificante, puro,
     	brillante di molte gemme è la terra splendente di fiori,

  48 	e molti animali e uccelli, gradevoli, dai dolci suoni,
     	e molti immortali là si vedono viaggiare in carri volanti,

  49 	quindi io vidi i vasu, i rudra, i sādhya, assieme alle schiere dei marut,
     	e gli āditya e due aśvin e tutti io veneravo,

  50 	essi a me, valore, gloria, energia, e forza,
     	e pure le armi garantirono e vittoria in battaglia,

  51 	entrato in quella bellissima città, abitata da dèi e gandharva,
     	mi presentai davanti al re degli dèi dai mille occhi, a mani giunte,

  52 	e compiaciuto Śakra mi offrì metà del suo seggio, quel migliore dei generosi,
     	e per grande onore il Vāsava mi toccava le membra,

  53 	là io assieme a dèi e gandharva o donatore di dakṣiṇa,
     	risiedetti per aver le armi in cielo, l'uso delle armi imparando, o bhārata,

  54 	e Citrasena, il figlio di Viśvāvasu, divenne mio amico,
     	egli l'intera arte dei gandharva mi conferiva o sovrano,

  55 	quindi io abitavo o re, ottenute le armi molto onorato,
     	e felicemente nella dimora di Śakra, con tutti i desideri esuditi,

  56 	ascoltando il magnifico suono dei canti e degli strumenti, 
     	e guardando le migliori delle apsaras, danzare o tormenta-nemici,

  57 	tutto questo invero per onore, e conoscenza o bhārata,
     	ottenuto grande successo, esercitandomi nelle armi, 

  58 	allora si rallegrava il potente Mille-occhi per quel mio desiderio,
     	e così il tempo in cielo passava o re, per me che vi risiedevo.”
     


                              CLXV


   1 	Arjuna disse:
     	“ mi incoraggiava dopo che avevo acquisito le armi il dio dai fulvi cavalli,
     	e toccandomi il viso con le mani queste parole mi disse:

   2 	'ora tu nemmeno dalle schiere degli dèi puoi essere vinto con le armi,
     	come dunque nel mondo umano da uomini dall'anima non formata?
     	invincibile, grandissimo, e senza avversari in battaglia sei.'

   3 	quindi di nuovo disse il dio con i capelli ritti sulla testa:
     	' in una lotta di armi nessuno, o valoroso, sarà pari a te,

   4 	attento sempre e abile, sincero, con sensi dominati,
     	religioso sei, e guerriero esperto delle armi sei o continuatore dei kuru,

   5 	tu hai ottenuto quindici armi,
     	con le cinque regole, o pṛthāde, nessuno è uguale a te,

   6 	il modo di scagliare e richiamare e di ripetere o Conquista-ricchezze,
     	e quello di espiare tu conosci, e di parare da ogni parte,

   7 	è giunto per te il tempo di pagare il prezzo al maestro, o tormenta-nemici,
     	prometti di fare quanto io in futuro saprò dirti. '

   8 	allora io dissi o re, al re degli dèi, queste parole:
     	'se io sono in grado di compierlo dimmi cosa devo fare.'

   9 	allora mi disse o re, quasi ridendo, l'uccisore di Bala e Vṛtra:
     	'nulla ora vi è che tu non sia in grado di fare nei tre mondi,

  10 	dei dānava miei nemici chiamati nivātakavaca,
     	rifugiandosi in una cavità del mare, in luogo inaccessibile risiedono,

  11 	tre decine di milioni sono calcolati uguali per forma, forza e splendore,
     	costoro là uccidi o kuntīde, e avrai compiuto il prezzo al maestro.'

  12 	quindi da Mātali aggiogato a destrieri con criniere simili a pavoni,
     	quel carro divino di grande splendore raggiunto, mi offriva,

  13 	e legava sulla mia testa una suprema corona,
     	e ornamenti per le membra simili ai suoi propri,

  14 	e un'imperforabile corazza, suprema piacevole al tocco,
     	e una nuova corda pure egli legava al gāṇḍīva,

  15 	quindi io partivo con quel veicolo splendente,
     	con il quale un tempo il signore degli dèi, sconfiggeva Bali, figlio di Virocana,

  16 	allora tutti gli dèi, sentendo quel rumore,
     	pensando fossi il re degli dèi, a me s'avvicinarono o signore di popoli,
     	e vedendomi, mi chiesero: ' che stai compiendo o Phalguna?'

  17 	a loro io risposi, in accordo coi fatti, che io sarei andato in guerra:
     	' me partito per uccidere i nivātakavaca, sappiate
     	o illustri, e benignamente pregate per me o senza macchia.'

  18 	mi elogiarono favorevoli come fossi il dio distruggi-città:
     	'con questo carro il signore delle nuvole vinse in battaglia Śambara
     	 e Namuci, e Bala e Vṛtra, e pure Prahlāda e Naraka,

  19 	e molte migliaia di milioni e di decine di milioni
     	di daitya, con questo carro il signore delle nuvole vinceva in battaglia,

  20 	e tu pure o kuntīde in battaglia i nivātakavaca,
     	potrai vincere, attaccando come un tempo il reggitore delle nuvole,

  21 	e questa suprema conchiglia con la quale tu vincerai i dānava,
     	con questa, da Śakra grand'anima furono conquistati i mondi.'

  22 	e devadatta, nata dal mare, datami dagli dèi,
     	io accettai, per la vittoria, e quindi elogiato dagl'immortali,

  23 	con la conchiglia, la corazza e le frecce, afferrato l'arco,
     	verso il fiero nascondiglio dei dānava, io partiva desideroso di battaglia.”
     


                              CLXVI


   1 	Arjuna disse:
     	“ quindi io elogiato qua e là dai grandi ṛṣi,
     	scorgevo quel terribile ricettacolo d'acque, l'immutabile oceano,

   2 	e alte e potenti muovendosi piene di schiuma,
     	apparvero le onde qui, come mobili montagne,
     	e là vi erano ovunque navi a migliaia piene di gemme,

   3 	e timiṁgila e tartarughe, e timitimiṁgila,
     	e makara qui apparvero, come rocce immerse nell'acqua,

   4 	e migliaia di conchiglie, ovunque immerse nell'acqua,
     	si mostravano come stelle di notte coperte dalle nuvole,

   5 	inoltre a migliaia, mucchi di gemme là fluttuavano,
     	e un vento terribile li agitava, e questo appariva un portento,

   6 	passato  questo supremo ricettacolo di tutte le acque dalla grande energia,
     	io vidi da vicino la città dei daitya, piena di dānava,

   7 	e là Mātali, rapido atterrato sulla faccia della terra,
     	facendola risuonare col rumore del carro si avvicinava alla città,

   8 	e udito il frastuono del carro come di tuono nel cielo,
     	credendomi il re degli dèi, agitati divennero i dānava,

   9 	tutti con le menti confuse, con arco e frecce in pugno si schierarono,
     	quindi con lance, spade, asce, mazze e bastoni in mano,

  10 	allora le porte chiusero i dānava, con menti tremanti,
     	apprestandosi alla difesa, e nella città nessuno si scorgeva,

  11 	quindi afferrata la conchiglia devadatta dal potente suono,
     	vicino alla città degli asura, soffiai io tranquillamente,

  12 	e quel suono raggiungendo il cielo, ne nasceva una eco,
     	e tremavano e si nascondevano gli esseri, pure se giganteschi,

  13 	quindi i nivātakavaca, tutti in ogni luogo,
     	armati con varie protezioni, con varie armi in pugno,

  14 	con grande barre di ferro, e con mazze, e bastoni,
     	con tridenti e scimitarre, e anche con ruote di carri, o bhārata,

  15 	e con missili, e bhuśuṇḍi, e con spade dai variegati ornamenti,
     	armati, i figli di diti, apparivano a migliaia,

  16 	quindi deliberato su varie strade per il carro, i cavalli
     	Mātali spingeva in un luogo piano o toro dei bhārata,

  17 	e per la velocità di quei rapidi destrieri, da lui incitati,
     	io non riuscivo a scorgere alcunchè, e questo mi appariva un portento,

  18 	allora i dānava là in gran numero, le truppe da guerra,
     	tutte di orribile forma e suoni, incitarono violentemente,

  19 	da questo grande frastuono, nel mare, simili a montagne 
     	i pesci a centinaia di migliaia, sprofondavano perduti i sensi,

  20 	quindi, con grande violenza i dānava mi attaccarono,
     	scagliando acute frecce a centinaia di migliaia,

  21 	una tumultuosa battaglia tra loro e me, o bhārata,
     	sorgeva crudelissima, procurando la morte dei nivātakavaca,

  22 	allora i ṛṣi divini, e le schiere dei ṛṣi dei dānava,
     	e i brahmarṣi e i siddha, sopraggiunsero alla grande battaglia,

  23 	ed essi desiderosi di vittoria con appropriate e dolci parole,
     	mi elogiarono i muni, come con Indra alla guerra per Tārakā.”
     


                              CLXVII


   1 	Arjuna disse:
     	“ quindi tutti i nivātakavaca, con violenza o bhārata,
     	con le armi in pugno, insieme mi assalirono sul campo, 

   2 	chiudendo la via al carro, quei grandi guerrieri urlanti,
     	circondandomi completamente, con piogge di frecce mi coprirono,

   3 	allora altri valorosi, con lance e tridenti in pugno,
     	le lance e i bhuśuṇḍi mi scagliarono i dānava,

   4 	questa grande pioggia di lance, assieme alla potenza delle mazze,
     	incessantemente da loro prodotta cadeva sopra il mio carro,

   5 	altri nivātakavaca, in battaglia mi assalivano,
     	armati di taglienti armi, feroci, mortali, combattendo,

   6 	io essi con svariate e potenti e precise frecce, 
     	scagliate dal gāṇḍiva li abbattevo ciascuno con decine di frecce sul campo,
     	tutti loro eran costretti a ritirarsi per le acute frecce da me scagliate,

   7 	allora i cavalli velocemente spinti da Mātali,
     	dalla via del carro molti ne attaccarono là veloci come il vento,
     	ben guidati da Mātali, assalirono i figli di diti,

   8 	a centinaia i cavalli erano aggiogati al grande carro,
     	allora spinti da Mātali correvano come fossero pochi,

   9 	dal volo dei loro piedi e dal frastuono del carro,
     	e dalle mie frecce a centinaia furono uccisi gli asura,

  10 	e altri inoltre armati di arco e frecce, morivano,
     	uccisi i loro auriga fatti a pezzi dai cavalli,

  11 	tutti luoghi e le direzioni, coprivano i guerrieri,
     	attaccandomi con varie armi, e la mia mente era scossa,

  12 	allora io vidi il valore di Mātali, supremamente meraviglioso,
     	che senza sforzo guidava quei cavalli pieni di energia,

  13 	quindi io con varie rapide frecce gli asura in battaglia,
     	armati distruggevo o re, a centinaia e a migliaia,

  14 	e di me che così agivo là con ogni sforzo, o uccisore di nemici,
     	compiaciuto diveniva il valoroso Mātali, auriga di Śakra,

  15 	colpiti quelli dai cavalli e dal carro,
     	andavano alla morte alcuni, e altri si ritiravano,

  16 	competendo quasi con noi, i nivātakavaca, sul campo,
     	con enormi piogge di frecce, mi coprivano da ogni parte,

  17 	allora io con varie e veloci, brahmāstra rese efficaci da mantra,
     	li colpivo con questi missili rapidamente a centinaia di migliaia,

  18 	quindi, colpiti, si adirarono i grandi asura,
     	e mi pressarono tutti insieme con piogge di frecce, lance, e spade,

  19 	allora io usavo la suprema arma, dalla punta affilata,
     	amata dal re degli dèi, chiamata mādhava o bhārata,

  20 	quindi, le spade, i tridenti, e le lance a migliaia,
     	da loro scagliate, con la forza delle frecce, io abbattevo,

  21 	e spezzate le loro armi, pure loro quindi ovunque,
     	trafiggevo io per l'ira, ciascuno con decine di frecce,

  22 	e dal gāṇḍīva allora, simili a sciami di grandi api, sul campo
     	cadevano dunque le frecce, e questo rispettava Mātali,

  23 	ma le loro frecce in quantità come locuste,
     	mi coprivano, e allora io li colpivo con forza con le frecce,

  24 	quindi essi colpiti, ancora questi nivātakavaca,
     	con grandi piogge di frecce da ogni parte mi ricoprirono,

  25 	io, la forza delle frecce distrutta con dardi rompi-frecce,
     	con rapide e supreme frecce infiammate li colpivo a migliaia,

  26 	le loro membra trafitte perdevano sangue,
     	come i picchi delle montagne durante la stagione delle grandi piogge,

  27 	precise ed energiche frecce con lo stesso impatto delle folgori di Indra,
     	dalle mie frecce trafitti, si agitarono i dānava,

  28 	a centinaia avevano le viscere del corpo tagliate, e distrutta la forza delle armi,
     	allora i nivātakavaca mi combatterono usando la māyā.”
     


                              CLXVIII


   1 	Arjuna disse:
     	“ quindi una grande pioggia di pietre apparve tutt'intorno,
     	con terribili pietre grandi come monti, questa mi scuoteva completamente,

   2 	io con frecce pari alle folgori, ai missili lanciati da Indra,
     	con la loro forza li riducevo in polvere sul campo ciascuno in cento pezzi,

   3 	e sbriciolata la pioggia di pietre, un fuoco sorgeva,
     	là dove cadeva la polvere delle pietre come mucchi di fiamme,

   4 	allora distrutta la pioggia di pietre, una grandissima pioggia d'acqua
     	con flussi di grande misura, apparve vicino a me,

   5 	nuvole precipitando a fiumi di grande energia, a migliaia,
     	coprivano ovunque il cielo, e ogni direzione,

   6 	e per la caduta degli acquazzoni, e il frastuono del vento,
     	e per l'urlare dei daitya, io non intendevo alcunchè,

   7 	le piogge riempiendo il cielo e la terra ovunque,
     	mi confondevano là, cadendo incessantemente sulla terra,

   8 	là una divina arma disseccante fornitami da Indra,
     	terribilmente accesa scagliavo, e con quella asciugavo l'acqua,

   9 	distrutta da me la pioggia di pietre, e asciugata l'acqua,
     	liberavano i dānava un fuoco e un vento magico, o onorevole,

  10 	quindi io il fuoco colpivo interamente con un arma d'acqua,
     	e con una grande arma di roccia fermavo la forza del vento,

  11 	distrutte queste però, i dānava, invasati di battaglia,
     	fecero varie altre magìe, simultaneamente o bhārata,

  12 	allora apparve una grandissima pioggia da far rizzare i capelli,
     	di armi, dal terribile aspetto, di fuoco, di vento e pietre,

  13 	quella pioggia fatta di illusione mi opprimeva in battaglia,
     	quindi una terribile tenebra, violenta apparve in ogni luogo,

  14 	coperto il mondo dalla terribile e densa tenebra, 
     	i cavalli si girarono, e pure Mātali vacillava,

  15 	e dalla mano la frusta fatta d'oro gli cadde a terra,
     	e ripetutamente mi diceva impaurito: 'dove sei o toro dei bhārata?'

  16 	e una violenta paura mi prese, vedendolo con mente confusa,
     	ed egli quasi privo di coscienza mi diceva tremante:

  17 	' una grande battaglia vi fu tra asura e dèi,
     	per l'amṛta, un tempo o pṛthāde, e io la vidi o senza macchia,

  18 	e pure per la morte di Śambara sorse una grandiosa battaglia,
     	ed io guidavo il carro del re degli dèi pure allora,

  19 	e nell'uccisione di Vṛtra io trattenevo i cavalli,
     	e io vidi pure la terribile battaglia del figlio di Virocana,

  20 	a questi conflitti terribili, io ero presente,
     	e mai privo di sensi io fui prima o pāṇḍava,

  21 	certamente il Grande-avo ha deciso la ditruzione delle creature,
     	non altrimenti che dalla distruzione dell'universo fu operata questa battaglia.'

  22 	udite le sue parole, io da me stesso ristabilitomi,
     	mi liberai dalla forza della magìa dei dānava,

  23 	e dicevo all'impaurito Mātali: 'guarda la forza del mio braccio,
     	e l'efficacia delle frecce del mio arco gāṇḍīva,

  24 	ora con le armi della magìa, io questa loro spaventosa māyā,
     	e la terribile tenebra distruggerò, non temere, o auriga sii saldo.' 

  25 	così avendo parlato io, scagliai l'arma magica, o sovrano di uomini,
     	per gettare confusione tra tutti i nemici dei celesti,

  26 	e distrutte le loro magìe i signori degli asura,
     	dall'incomparabile energia, ancora compirono molteplici magìe,

  27 	di nuovo apparve la luce, e di nuovo fu inghiottita dalla tenebra,
     	invisibile divenne, e il mondo di nuovo sommerso dalle acque,

  28 	Mātali, dominado i cavalli tornata la luce,
     	si muoveva alla massima velocità in quella battaglia da far rizzare i capelli,

  29 	allora i crudeli nivātakavaca, mi attaccarono,
     	e io vedendo un varco, li spedii alla dimora di Yama,

  30 	e procedendo così la lotta per la morte dei nivātakavaca,
     	io improvvisamente non vidi più tutti i dānava nascosti dalla magìa.”
     


                              CLXIX


   1 	Arjuna disse:
     	“ essendo invisibili i daitya, combattevano con la māyā,
     	e io con l'energia delle frecce allora loro invisibili combattevo,	

   2 	le frecce scagliate dal gāṇḍīva ben dirette,
     	tagliavano le loro parti superiori, in ciascun luogo dove essi erano,

   3 	allora i nivātakavaca, da me colpiti in battaglia,
     	smessa la māyā all'improvviso entrarono nella loro città,

   4 	ritiratisi i daitya e ritornata la vista,
     	io vidi, là i dānava, uccisi a centinaia di migliaia,

   5 	spezzate là erano le loro armi, e ornamenti,
     	a mucchi si vedevano le membra e le corazze,

   6 	sotto i cavalli non vi era alcun spazio tra piede e piede
     	e subitaneamente, alzatisi, essi si schieravano in cielo,

   7 	quindi i nivātakavaca oscuranto completamente il cielo,
     	invisibili divennero, scagliando mucchi di rocce,

   8 	e altri entrati nei recessi della terra, i piedi dei cavalli 
     	afferravano i feroci dānava e le ruote del carro o bhārata,

   9 	e trattenendo i fulvi cavalli e il mio carro i combattenti,
     	ovunque mi facevano ostruzione al carro, con montagne,

  10 	e accumolando monti e altri abbattendone,
     	quel luogo dove eravamo diventava quasi un antro,

  11 	e dalle montagne io oppresso e impediti i cavalli,
     	entravo in suprema ambascia, e Mātali lo vide,

  12 	e scorgendomi impaurito, queste parole mi disse:
     	' Arjuna, Arjuna, non temere, usa la folgore come arma.'

  13 	allora io udite le sue parole, usai la folgore,
     	concessami dal re degli dèi, la folgore come arma o sovrano di uomini,

  14 	fermatomi su un monte, e recitando mantra al gāṇḍīva,
     	scagliai appuntite frecce di ferro dall'impatto di folgore,

  15 	e quindi tutte le loro magìe e pure i nivātakavaca,
     	trapassavano quelle frecce, veloci fulmini, diventate folgori, 

  16 	dalla violenza delle folgori abbattuti i dānava, simili a montagne,
     	mutualmente abbracciandosi cadevano sulla faccia della terra,

  17 	e i dānava che dall'interno della terra trattenevano i cavalli e il carro,
     	inseguendo con le frecce io spedivo alla dimora di Yama,

  18 	e dagli uccisi e distrutti, nivātakavaca grandi come monti, 
     	il luogo era coperto, come da sparse montagne,

  19 	e nessun danno ai cavalli, al carro o a Mātali,
     	o a me appariva, e allora la cosa mi sembrava un portento,

  20 	quindi sorridendo Mātali o re, a me diceva:
     	' neppure tra gli dèi o Arjuna io vidi il valore che tu hai.'

  21 	uccise le schiere degli asura, le loro mogli ovunque,
     	piangevano nella città come anitre in autunno,

  22 	allora assieme a Mātali io mi avvicinai a quella città,
     	tremavano per il frastuono del carro le donne nivātakavaca,

  23 	vedendo quei destrieri dal mantello di pavone a decine di migliaia,
     	e il carro splendente come il sole, fuggivano le donne a mucchi,

  24 	e il suono tintinnante dei loro ornamenti che sbattevano,
     	era allora come quello di massi rotolanti sui monti,

  25 	spaventate le donne daitya, entravano nelle proprie case,
     	ornate di molte e varie gemme e costruite d'oro,

  26 	quella meravigliosa e suprema città vedendo io, 
     	superiore alla città degli dèi io allora chiedevo a Mātali:

  27 	'perchè in una città di tal fatta gli dèi non entrano?
     	io la vedo migliore della città del Distruggi-città.'

  28 	Mātali disse:
     	'questa città un tempo o pṛthāde era nostra e del re degli dèi,
     	e poi gli dèi furono espulsi dai nivātakavaca,

  29 	e praticato un grande e ferreo tapas e propiziandosi il Grande-avo,
     	e ottenuto da lui la residenza qui e nessun pericolo dagli dèi in battaglia,

  30 	allora Śakra si rivolgeva al beato Nato-da-sé:
     	'o beato agisci qui col desiderio di compiere il nostro bene.'

  31 	allora diceva il beato: 'sia qui stabilito che tu Vāsava,
     	sarai l'uccisore di costoro in un altro corpo o uccisore di nemici,

  32 	quindi per la loro distruzione Śakra ti diede le armi,
     	non potevano gli dèi uccidere quelli che tu hai distrutto,

  33 	in conseguenza del fato tu dunque sei qui o bhārata,
     	di costoro è giunta il momento della distruzione e questo tu così l'hai fatto, 

  34 	per la distruzione dei dānava l'enorme potenza delle grandi armi,
     	hai ottenuto dal grande Indra o sovrano di uomini, questa cosa suprema.'”

  35 	Arjuna disse:
     	“ quindi penetrato nella città dei dānava e avendoli uccisi,
     	di nuovo assieme a Mātali tornai alla residenza divina.”
     


                              CLXX


   1 	Arjuna disse:
     	“ sulla via del ritorno, avendo visto allora una grande, insuperabile,
     	divina citta che si muove a piacimento, dello stesso splendore dei raggi del sole,

   2 	con varie piante fatte di gemme, e con foglie splendenti,
     	abitata da pauloma giganteschi sempre lieti,

   3 	fornita di ingressi e sentinelle, con quattro porte difficili da passare,
     	questa città divina fatta tutta di gemme, supremanente meravigliosa a vedersi,
     	coperta di alberi pieni di frutti e fiori e fatti di divine gemme,

   4 	e piena di divini uccelli da rapir la mente,
     	e di asura sempre lieti, e armati di lance spade e bastoni,
     	inghirlandati e con arco e mazze, piena in ogni luogo,

   5 	e avendo scorto quella città dei daitya, meravigliosa e vedersi,
     	chiedevo a Mātali o re: ' che cos'è questa visione dunque?'

   6 	Mātali disse:
     	' una daitya di nome Pulomā e una grande asura di nome Kālakā,
     	per mille anni divini praticarono un supremo tapas,
     	e alla fine del tapas, allora il Nato-da-sé concedeva una grazia alle due,

   7 	e il dono ottennero che i loro figli avessero poco dolore,
     	e non avessero ferite da parte di dèi, rākṣasa e serpenti,

   8 	e questa città di perfetto splendore volante nel cielo, e bellissima,
     	ornata di tutte le gemme, inviolabile pure dagli immortali,
     	e dalle schiere degli yakṣa, e dei gandharva, e da serpenti, asura e rākṣasa,

   9 	fornita di tutte le qualità desiderabili, priva di sofferenza, e salubre,
     	da Brahmā fu fatta, o migliore dei bhārata, per i figli di Kālakā

  10 	e questa è quella divina città volante vuota di immortali,
     	abitata dai figli di Pulomā o valoroso, e dai dānava figli di Kālakā,

  11 	la città d'oro così è chiamata questa grande città,
     	protetta dai kālakādi, e dai pulomādi grandi asura,

  12 	essi sempre lieti e inviolabili da tutti gli dèi,
     	risiedono qui, o re dei re, senza paura, e tranquilli,
     	a quel tempo da Brahmā fu stabilito che un uomo sarebbe stato la loro morte.'”

  13 	Arjuna disse:
     	“ che inviolabili da dèi e asura loro avendo saputi, o illustre,
     	dicevo felice a Mātali:' vai veloce a questa città,

  14 	con i dardi quanti siano i nemici del signore dei trenta io porterò alla morte,
     	nessuno dunque dei malvagi che sono nemici degli dèi sarà da me risparmiato.'

  15 	mi conduceva allora rapido vicino alla città d'oro,
     	Mātali, con quel divino carro aggiogato a fulvi destrieri,

  16 	i daiteya, con varie vesti ed ornamenti, scorgendomi,
     	sopraggiungero con grande violenza schierati sui carri,

  17 	quindi con lance e frecce, dardi potenti, spade, e giavellotti,
     	mi colpirono i re dei dānava dal fiero coraggio, infuriati,

  18 	io con una grande pioggia di frecce bloccavo,
     	la grande pioggia di dardi, o re, ricorrendo alla forza della magìa,

  19 	e confondevo tutti loro, percorrendo il campo di battaglia sul carro,
     	i dānava uno sull'altro cadevano completamente confusi,

  20 	di costoro che confusi correvano uno sull'altro,
     	io le teste tagliavo a centinaia con frecce infuocate,

  21 	e colpiti i daitya tornando di nuovo alla città,
     	in cielo salirono, con la loro città usando la māyā dei dānava,

  22 	allora io con una grande pioggia di frecce, li bloccavo,
     	e coprendo la via, impedivo il cammino di quei daitya, 

  23 	e quella divina città volante che si muove a piacere soffusa di divina luce,
     	era condotta dai daitya, dove volevano secondo la grazia ricevuta,

  24 	sottoterra discesa, e di nuovo in alto procedeva,
     	e ancora di traverso procedeva, e rapida si immergeva nell'acqua,

  25 	quella città che volava a piacere simile alla città degl'immortali,
     	io con frecce di varie fogge, la guadagnai o signore di uomini,

  26 	quindi io con una moltitudine di frecce, e il lancio di divine armi,
     	prendevo la città assieme ai daitya o toro dei bhārata,

  27 	e colpita con ben dirette frecce di ferro da me scagliate,
     	a terra si abbatteva ridotta in pezzi o re, la citta degli asura,

  28 	essi trafitti dalle mie ferree frecce, dall'energia del fulmine,
     	quegli asura oppressi dal destino, o re, si aggiravano,

  29 	quindi anche Mātali, rapido, quasi volando avanti,
     	a terra discendeva veloce, col carro luminoso come il sole,

  30 	allora sessantamila carri di questi intolleranti,
     	combattenti assieme al mio si muovevano o bhārata,

  31 	io li trafiggevo con  appuntite frecce dalle piume di avvoltoio,
     	essi alla lotta ritornavano come le onde del mare,

  32 	essi pensando che non potevano lottare con un uomo,
     	allora io in successione tutte le armi afferrai,

  33 	e quindi le loro migliaia di carri e i vari guerrieri,
     	erano colpiti dai miei divini strali, in successione,

  34 	e vari percorsi coi carri percorrendo quei grandi guerrieri,
     	apparivano essere in battaglia a centinaia di migliaia,

  35 	e con varie corone e ghirlande, e con varie bandiere e corazze,
     	e vari ornamenti, essi deliziavano la mia mente,

  36 	ma io con piogge di frecce e armi scagliate in battaglia, loro
     	non ero in grado di colpire ed essi mi pressavano tutt'intorno,

  37 	da quella moltitudine pressato, da quei ben preparati guerrieri, in battaglia,
     	disturbato ero nella grande lotta, e mi venne una grande paura,

  38 	allora io inchinandomi sul campo a Rudra il dio degli dèi,
     	' fortuna sia a tutti gli esseri.' avendo detto afferravo la grande arma,
     	che è chiamata di Rudra, distruttrice di tutti i nemici,

  39 	e allora vedevo una persona con tre teste nove occhi,
     	 tre facce, e sei braccia, con la capigliatura fiammeggiante come sole o fuoco,
     	col cranio fatto da grandi nāga dalle lingue sibilanti, o uccisore di nemici,

  40 	e vedendolo, libero da timore allora quell'arma tremenda, l'eterna raudra,
     	la collocavo sull'arco gāṇḍiva o toro dei bhārata,

  41 	e inchinandomi al Tre-occhi, al dio arciere di incomparabile splendore,
     	scagliavo per l'umiliazione dei re dei dānava, o bhārata,

  42 	e scagliata che fu, allora vi erano migliaia di forme,
     	di animali selvaggi, e di leoni, e tigri o signore di popoli,
     	e di orsi possenti, e di serpenti e di buoi,

  43 	di elefanti e di bovidi, e di cammelli in ogni luogo,
     	e di bufali e cinghiali, e gatti selvatici,
     	e di sciacalli, e di spiriti defunti, e di bhuruṇḍa ovunque,

  44 	e di avvoltoi divoratori, e di coccodrilli,
     	e di piśāca, assieme a yakṣa e di nemici degli dèi,

  45 	e di guhyaka, sul campo di battaglia e di demoni figli di Nirṛti,
     	e di mostri marini dalla faccia di elefante, di gufi,

  46 	di mucchi di pesci e tartarughe, con varie armi e spade in mano,
     	e da demoni armati di mazze e martelli,

  47 	e da molti altri esseri di varie forme,
     	l'universo era tutto coperto, scagliata avendo quell'arma,

  48 	e da esseri con tre teste, quattro zanne, quattro bocche e braccia,
     	dotati di molti  aspetti, mangiatori di carni, ossa e grasso,
     	continuamente erano colpiti i dānava che sopraggiungevano,

  49 	con frecce splendenti come sole e fuoco, e brillanti come i fulmini,
     	e con altre fatte di ferro distruttrici di nemici,
     	io uccidevo tutti i dānava in un momento o bhārata,

  50 	e vedendoli morti, e per le armi lanciate dal gāṇḍīva cadere dal cielo,
     	io di nuovo mi prostrai al creatore distruttore di tripura,

  51 	allora osservando quelli, adornati di divini ornamenti, abbattuti dal'arma di Rudra,
     	da una suprema gioia fu preso il divino auriga

  52 	e questa mia impresa insuperabile e difficile a farsi pure dagli dèi,
     	vedendo, Mātali l'auriga di Śakra mi onorava,

  53 	e a mani giunte con mente allegra mi diceva queste parole:
     	' da dèi e asura è insuperabile questa impresa che tu hai compiuto,
     	e neppure il signore dei celesti è in grado di fare ciò in battaglia,

  54 	da dèi e asura era inviolabile questa grande città volante,
     	e da te è stata distrutta o valoroso, con la forza delle armi, del tuo valore e tapas.'

  55 	distrutta dunque la città e uccisi i dānava,
     	gridando tutte le donne correvano fuori dalla città,

  56 	coi capelli sciolti, agitate, come aquile addolorate,
     	correvano piene di sofferenza verso figli, padri, fratelli, al suolo,

  57 	piangendo con le gole roche, si lamentavano esse, uccisi i loro mariti,
     	e afferrando le loro coscie con le mani, gettati ornamenti e ghirlande,

  58 	e piena di dolore, sventurata, colpita dal dolore e dall'afflizione,
     	la città dei dānava, perso lo splendore uccisi i signori, non era più

  59 	simile ad una città dei gandharva, era come un lago senza elefanti,	
     	come una foresta dagli alberi secchi, la città era ora inguardabile,

  60 	Mātali però rapido conduceva me con la gioia nella mente, 
     	alla dimora del re degli dèi, dalla battaglia ormai compiuta,

  61 	distrutta la città d'oro, e uccisi i grandi asura,
     	e i nivātakavaca, io ritornavo da Śakra,

  62 	Mātali la mia impresa in dettaglio a re degli dèi, tutt'intera
     	raccontava, come accaduta o illustrissimo,

  63 	della distruzione della città d'oro, e dell'opposizione alla magìe,
     	e della morte dei potentissimi nivātakavaca, in battaglia,

  64 	questo avendo udito, il beato Mille-occhi, il Distruggi-città, felice,
     	assieme ai marut, il prosperoso:' bene! bene!' cosi diceva.

  65 	quindi il re degli dèi, congratulandosi con me ripetutamente,
     	disse assieme agli dèi splendenti, queste dolcissime parole:

  66 	' superiore all'agire di dèi e asura è la tua impresa in battaglia,
     	come onorario al maestro, o pṛthāde, tu hai ucciso i miei nemici,

  67 	in questo modo sia sempre a te la fermezza sul campo, o Conquista-ricchezze,
     	e senza alcuna confusione, sia la padronanza delle armi,

  68 	tu sei irresistibile in battaglia contro dèi, dānava e rākṣasa,
     	e contro yakṣa, asura e gandharva, e contro le schiere di uccelli e serpenti,

  69 	e pure l'intera terra o kuntīde dalla forza del tuo braccio conquistata,
     	governerà quell'anima giusta, il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira.'”
     


                              CLXXI


   1 	Arjuna disse:
     	“quindi a me che ero baldanzoso coperto di ferite di frecce,
     	il re degli dèi, ricevendomi per tempo, queste parole diceva:

   2 	' tu possiedi tutte le armi divine o bhārata,
     	nessun uomo sulla terra è in grado di vincerti,

   3 	Bhīṣma, Droṇa, Kṛpa, Karṇa, Śakuni con tutti i re,
     	non valgono la sedicesima parte di te schierato in battaglia o figlio.'

   4 	e mi conferiva questa corazza il potente signore delle nuvole,
     	una divina corazza imperforabile, e una ghirlanda fatta d'oro,

   5 	e la preziosissima conchiglia devadatta, mi diede il dio, 
     	e questo divino diadema, Indra in persona mi cinse,

   6 	quindi divine vesti e divini ornamenti,
     	Śakra mi diede, splendidi e preziosi, 

   7 	e così onorato là, io felicemente risiedevo o sovrano,
     	nella sacra residenza di Indra, assieme ai figli dei gandharva,

   8 	quindi Śakra contento assieme agl'immortali mi diceva:
     	'il momento è giunto o Arjuna di andare, i tuoi fratelli ti hanno in mente.'

   9 	così nella dimora di Indra io cinque anni o bhārata,
     	trascorsi o re, ricordando la sconfitta alla partita a dadi,

  10 	e allora io ti vidi o signore circondato dai fratelli,
     	raggiunta la gandhamādana sulla sommità di quella montagna.”

  11 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“fortuna o Conquista-ricchezze che tu hai ottenuto le armi o bhārata,
     	e fortuna che è propizio il re degli dèi, il potente signore,

  12 	e fortuna che il beato Śiva, Sthāṇu, con la dea o tormenta-nemici,
     	in persona da te fu visto, e fu soddisfatto della tua lotta o senza macchia,

  13 	e fortuna che tu o toro dei bhārata, hai incontrato i custodi del mondo,
     	e fortuna che noi tutti prosperiamo, e fortuna che tu sei ritornato,

  14 	oggi è come se l'intera divina terra inghirlandata di città fosse vinta,
     	io penso, e soggiogati pure i figli di Dhṛtarāṣṭra,

  15 	io desidero vedere le tue divine armi o bhārata,
     	con cui tu hai ucciso i valorosi nivātakavaca.”

  16 	Arjuna disse:
     	“ domani all'alba o signore, vedrai interamente le armi divine,
     	con cui da me furono abbattuti i fieri nivātakavaca.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così la sua venuta avendo raccontato là, il Conquista-ricchezze,
     	assieme a tutti i fratelli trascorreva la notte.
     


                              CLXXII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	passata quella notte, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	alzatosi compiva i riti necessari, assieme ai fratelli,

   2 	quindi, egli  esortava Arjuna, gioia dei fratelli:
     	“ mostraci le armi o kuntīde, con cui vincesti i dānava.

   3 	allora il Conquista-ricchezze, o re, il pāṇḍava, le armi dagli dèi
     	ottenute, quella armi divine mostrava o bhārata,

   4 	secondo il giusto quello splendidissimo, fermo nella suprema purezza,
     	un tronco d'albero per asse, delle canne per bandiere
     	stando sulla terra come un carro, risplendeva il Conquista-ricchezze,

   5 	allora ben armato con quella splendente corazza,
     	preso l'arco gāṇḍīva, e la conchiglia devadatta, nata nel mare,

   6 	lampeggiava il kuntīde e il grandi-braccia in sucessione,
     	quelle divine armi cominciava a mostrare,

   7 	allora mentre quelle armi divine erano maneggiate da lui,
     	la terra colpita dai suoi piedi tremava assieme agli alberi,

   8 	si agitavano i fiumi, e il grande oceano,
     	e si spezzavano le rocce, e non soffiava il vento,

   9 	non brillava il sole dai mille raggi, e non bruciava il fuoco,
     	e non splendevano in alcun modo i veda dei ri-nati,

  10 	e gli esseri viventi che erano sottoterra, o Janamejaya,
     	oppressi uscendo circondavano il pāṇḍava,

  11 	lamentandosi tutti a mani giunte e nascondendo il viso,
     	imploravano il Conquista-ricchezze, bruciate da quelle armi,

  12 	allora i brahmarṣi e i siddha, e i ṛṣi divini,
     	e tutti gli esseri mobili stavano là,

  13 	e i principali ṛṣi regali, e pure gli abitanti del cielo,
     	gli yakṣa, i rākṣasa, i gandharva, e gli uccelli,

  14 	e allora il Grande-avo, e tutti i custodi del mondo,
     	e il beato Mahādeva, col suo seguito sopraggiunsero,

  15 	e quindi Vāyu, o grande re, con divine e profumate ghirlande,
     	di vario tipo, si dirigeva ovunque vicino ai pāṇḍava,

  16 	e cantavano varie canzoni i gandharva, su comando degli dèi,
     	e danzavano insieme o re, le schiere delle apsaras,

  17 	e in quel momento rumoroso, Nārada per ordine degli dèi,
     	giungendo, diceva al pṛthade queste parole che si devono ascoltare o re:

  18 	“ Arjuna, Arjuna, non usare le armi divine o bhārata,
     	queste non si devono usare mai senza controllo,

  19 	e anche nel controllo, mai si devono usare invano,
     	nel lancio delle armi vi è una grandissima colpa o figlio dei kuru,

  20 	e queste maneggiate con cura o Conquista-ricchezze, in modo giusto,
     	queste potenti armi saranno senza dubbio meritevoli di felicità,

  21 	ma senza averne cura o pāṇḍava, queste pure del trimundio,
     	saranno la distruzione, non fare mai più questa cosa,

  22 	il senza-nemici, le vedrà sul campo di battaglia,
     	compiere la distruzione dei nemici da parte del pṛthāde.”

  23 	fermato quindi allora il pṛthāde, tutti gli dèi donde erano venuti
     	se ne andarono e pure gli altri che qui erano giunti, o toro dei re,

  24 	ed essendo partiti tutti questi, i pāṇḍava, o kauravya, 
     	in quella foresta felici dimorarono assieme a Kṛṣṇā.