(Per accedere alle note passare il mouse sul testo evidenziato)

37. Mārkaṇḍeyasamasyā

( Il soggiorno con Mārkaṇḍeya. III, 179-221)

                              CLXXIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	era il tempo della fine dell'estate, che porta sollievo a tutti i viventi,
     	e per loro che là risiedevano cominciava la stagione delle piogge,

   2 	nuvole tempestose con grande frastuono coprendo il cielo e il luogo,
     	rovesciavano acqua, giorno e notte sempre scure di aspetto,

   3 	quelle nuvole che coprivano il sole erano a centinaia e a migliaia,
     	come membrane nascondevano la luce del sole, con la pura luce dei lampi,

   4 	la terra era piena di germogli spuntati e di serpenti e furiosi insetti,
     	per quelle acque, umida, priva di fumo e di polvere rossastra,

   5 	in nessun modo si distigueva, essendo coperto dall'acqua,
     	terreno piano o irregolare, o fiumi o terra ferma,	

   6 	con le acque agitate, con grande fastuono, scorrendo come frecce,
     	i fiumi, rallegravano le foreste, alla fine della calura,

   7 	vari suoni di grida si udivano nelle zone forestali,
     	da cinghiali, uccelli e quadrupedi battuti dalle piogge,

   8 	stokaka e pavoni, assieme a schiere di cuculi maschi,
     	e superbe rane, gioiosi saltavano intorno,

   9 	quindi la stagione delle piogge varia nelle forme, rimbombante di nuvole,
     	benigna, essendo passata, per loro che vivevano nei deserti,

  10 	cominciava l'autunno pieno di schiere di oche selvatiche e aquile ,
     	con gli alberi che crescevano nelle foreste, calmatesi le acque e defluite,

  11 	l'autunno come le stelle nel puro cielo, divenne favorevole,
     	ai pāṇḍava grandi anime, pieno com'era di animali e uccelli, 

  12 	e vedendo le notti fresche per la pioggia e terse dalla polvere,
     	e splendide per la luna e le miriadi di stelle e pianeti,

  13 	e fresche e benefiche acque con loti bianchi e rossi,
     	e fiumi e stagni di loti videro ornati,

  14 	e la riva, simile al cielo, piena di piante e alberi
     	della Sarasvatī sacro tīrtha, era piacevole per chi vi stava,

  15 	quei valorosi potenti arcieri si rallegravano la Sarasvatī
     	vedendo, in piena, benefica, dalle calme acque,

  16 	purissima era la notte autunnale di lunazione, per loro
     	che abitavano là nel mese di kārttika o Janamejaya,

  17 	i pāṇḍava assieme ai virtuosi, e nobili asceti,
     	quei migliori dei bhārata, praticavano ogni supremo yoga,

  18 	e all'inizio della quindicina scura i pāṇḍava assieme a Dhaumya,
     	assieme ai sūta e ai sovrintendenti partirono per la foresta kāmyaka.
     	


                              CLXXX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	raggiunta la kāmyaka i kuntīdi con Yudhiṣṭhira in testa,
     	ospiti delle schiere di muni là risiedevano assieme a Kṛṣṇā,

   2 	quindi i figli di Pāṇḍu che là risiedevano sicuri,
     	erano circondati da molti brahmani là tutt'intorno,

   3 	quindi uno dei ri-nati, caro amico di Arjuna diceva:
     	"qui verrà il grandi-braccia, l'intelligente sovrano, il śauri Kṛṣṇa,

   4 	Hari ha saputo che voi siete arrivati qui o propagatori dei kuru,
     	sempre Hari ha desiderio di vedervi e di cercare il meglio per voi,

   5 	e Mārkaṇḍeya grande asceta vivente da molti anni,
     	intento nel proprio studio e tapas, rapidamente vi raggiungerà."

   6 	e mentre lui parlava il Lunghi-capelli apparve,
     	quel migliore dei combattetti sul carro, col carro aggiogato a sainya e sugrīva,

   7 	assieme a Satyabhāmā, come il signore delle nuvole con Paulomī,
     	si avvicinava il figlio di Devakī, desideroso di vedere i migliori dei kuru,

   8 	sceso dal carro Kṛṣṇa, secondo le regole onorava felice
     	il saggio dharmarāja, e Bhīma il migliore dei forti,

   9 	e venerato Dhaumya e rispettosamente salutato dai gemelli,
     	abbracciava il folti-capelli, e confortava Draupadī,

  10 	egli vedendo il valoroso Phalguna, raggiunto l'amico dopo molto tempo,
     	il principe dāśārha abbracciava ripetutamente quell'uccisore di nemici, 

  11 	e inoltre pure Satyabhāmā, abbracciava Draupadī,
     	la cara moglie dei pāṇḍava, lei amata regina di Kṛṣṇa,

  12 	quindi tutti i pāṇḍava con la moglie e col purohita,
     	onorarono quell'occhi di loto e lo circondarono in ogni parte,

  13 	il saggio Kṛṣṇa unitosi al pṛthāde, al Conquista-ricchezze, terrore degli asura,
        splendeva il grand'anima, come il Signore dei bhūta, il Beato in persona con Skanda,

  14 	quindi il coronato, tutti i mezzi di sostentamento nelle selve al fratello di Gada,
     	avendo riferito, secondo le regole chiedeva: " come stanno Subhadrā e Abhimanyu?"

  15 	l'uccisore di Madhu venerato secondo regola i pṛthādi e Kṛṣṇā e il purohita,
     	diceva al re Yudhiṣṭhira elogiandolo là insieme sedendo:

  16    "o pāṇḍava il dharma è superiore ad un regno, per questo lo chiamano tapas, o re,
     	agendo con sincerità e onestà nel tuo dharma, tu vincerai questo e l'altro mondo,

  17    prima tu hai studiato, mantenendo i voti, propriamente hai ottenuto l'intera scienza dell'arco,
     	acquisito richezze nel dharma kṣatriya, tutti hai compiuti i riti antichi,

  18 	non ti soddisfi coi piaceri sessuali, non indulgi in nessuna brama o re degli uomini,
        né per avidità di ricchezza trascuri il dharma, per questa tua natura sei il dharmarāja,

  19 	carità, sincerità, tapas, o re, e fede, e calma, e fermezza, e pazienza,
     	ottenuti pur regni, ricchezze e beni, questa sempre o pṛthāde è stato il tuo piacere,

  20 	quando l'intera popolazione dei kurujāṅgala, vedeva Kṛṣṇā nell'assemblea schiava,
     	chi altri che te poteva sopportare quella condotta contraria al dharma e alle leggi? 

  21 	senza dubbio compiuti tutti i tuoi desideri, in breve, rettamente governerai i viventi,
     	noi qui conquisteremo i kuru, se avremo il tuo permesso."

  22 	e a Dhaunya, a Kṛṣṇā ed a Yudhiṣṭhira, e ai gemelli e a Bhīma, il leone dei daśārha
     	diceva: " fortuna per voi che il Coronato, felicemente ha ottenuto le armi da Śiva."

  23 	e diceva a Kṛṣṇā figlia di Yajñasena, il signore dei daśārha assieme agli amici:
       	" o Kṛṣṇā i tuoi figli, di buon carattere sono, di sinceri voti e felici nello studio delle armi,
     	sempre uniti alla condotta dei buoni, agiscono i tuoi figli o figlia di Yajñasena,

  24 	per un regno e popoli furono chiamati da tuo padre o Kṛṣṇā e dai fratelli,
     	ma nelle dimore di Yajñasena e degli zii, non erano contenti i fanciulli,

  25 	proficuamente si diressero verso gli ānarta e là praticando il felice studio delle armi,
     	i tuoi figli entrati nella città dei vṛṣṇi, non erano invidiosi degli dèi, o Kṛṣṇā,

  26 	come tu sei in grado di dirigere la loro condotta e come la nobile Kuntī,
     	in loro sempre agisce con cura, così e così di nuovo Subhadrā,

  27 	come di Aniruddha, come di Abhimanyu, come di Sunītha, e come di Bhānu,
     	così dei tuoi figli è istruttore e guida o Kṛṣṇā, il figlio di Rukmiṇī,

  28    nel maneggio di mazza, spada e scudo, nello studio delle armi e nel condurre carri e cavalli,
     	loro guerrieri, rettamente istruisce l'instancabile guida, e il principe Abhimanyu,

  29 	e pure il figlio di Rukminī dirigendoli nello studio, e dando loro come un guru le armi,
     	è soddifatto del valore dei tuoi figli e di Abhimanyu,

  30 	e quando intenti nei loro sport i tuoi figli partono o figlia di Yajñasena,
     	ad uno ad uno sono seguiti là da carri veicoli ed elefanti."

  31 	così diceva Kṛṣna al dharmarāja: " i soldati daśārha e kukura e andhaka,
     	sempre osserverano i tuoi ordini si fermeranno là dove tu vuoi o re,

  32    che torni l'esercito dei madhu efficace come la forza del vento guidato da Balarāma,
     	intento ai tuoi interessi, coi suoi elefanti, carri cavalli, auriga e fanti,

  33 	sia abbattuto o pāṇḍava il figlio di Dhṛtarāṣṭra, Suyodhana il peggiore dei malvagi,
       	coi suoi parenti, con le schiere degli amici, nel modo di saubha e del signore di saubha,

  34 	e a tuo piacere resta fedele all'accordo stipulato nell'assemblea,
     	ma che la città degli elefanti col suo esercito sia guardata dai soldati dāśārha,

  35 	cessata la furia, eliminato il male, muoviti dove vuoi là a tuo piacere, 
     	e con agio raggiungerai la suprema e prosperosa citta degli elefanti, col suo regno." 

  36 	quindi il grand'anima conosciuta questa idea come era enunciata dal migliore degli uomini
     	applauditala e consideratala, il dharmarāja, a mani giunte diceva al Lunghi-capelli:

  37 	" senza dubbio o Lunghi-capelli, dei pāṇḍava tu sei la guida, i pṛthādi in te si rifugiano,
     	e quando il tempo verrà tu compirai questa azione e ancora di più non vi è dubbio,

  38 	secondo l'accordo finito il tempo dei dodici anni interi nei luoghi deserti,
     	e il vivere nascosti secondo l'accordo eseguito, i pāṇḍava verrano a te o Lunghi-capelli."

  39 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato il dharmarāja al vṛṣṇi o bhārata,
     	subito dopo il vecchio asceta vissuto per molti migliaia di anni,
     	il grande asceta, l'anima giusta Mārkaṇḍeya apparve,

  40 	quell'anziano ṛṣi di molte migliaia di anni,
     	tutti i brahmani e Kṛṣṇa assieme ai pāṇḍava venerarono,

  41 	a quel migliore dei ṛṣi, perfettamente seduto a suo agio e onorato,
     	dalla stima dei brahmani e dei pāṇḍava, il Lunghi-capelli diceva:

  42 	" bramosi di udire le tue supreme parole sono i pāṇḍava e i brahmani riuniti,
     	e Draupadī e pure Satyabhāmā, e anche io, 

  43 	le storie delle antiche e sante vicende virtuose, ed eterne 
     	dei re, delle donne e dei ṛṣi o Mārkaṇḍeya, raccontaci."

  44 	là in quei momenti, il divino ṛṣi Nārada,
     	giungeva anima perfetta, per visitare i pāṇḍava,

  45 	pure a quel grand'anima, tutti i tori fra gli uomini,
     	si prostrano ai piedi del saggio con l'acqua ospitale nel modo corretto,

  46 	Nārada, quindi il ṛṣi divino, sapendo loro impazienti,
     	il racconto che diceva Mārkaṇḍeya approvava,

  47 	diceva a lui Nārada conoscitore del tempo, quasi ridendo:
     	" o brahmarṣi racconta quanto tu vuoi dire ai pāṇḍava."

  48 	così apostrofato rispondeva Mārkaṇḍeya dal grande tapas:
     	" aspettate un momento, una lunga storia si dovrà raccontare."

  49 	così apostrofati i pāṇḍava assieme ai ri-nati aspettarono pazienti,
     	guardando quel grande muni come fosse il sole a mezzogiorno.
     	


                              CLXXXI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il re dei kuru osservando quel grande muni che desiderava parlare,
     	il pāṇḍava lo invitava a iniziare il suo racconto:

   2 	" o signore, di dèi e daitya, e di ṛṣi grand'anime,
     	e di tutti i ṛṣi regali, tu sei l'eterno conoscitore delle imprese,

   3 	e onorato e venerato e stimato da noi e a lungo desiderato
     	è questo figlio di Devakī giunto per visitarci,

   4 	sorge in me l'idea, visto che io sono rimosso dalla felicità,
     	e vedendo i figli di Dhṛtarāṣṭra dal pessimo agire in ogni cosa prosperare,

   5 	che l'uomo autore di azioni belle o brutte,
     	ne ottenga il frutto, come può esserne autore il Signore?

   6 	oppure o migliore dei sapienti del brahman, nel bene e nel male degli uomini,
     	quaggiù ne segue il risultato, o ancora in un altro corpo?

   7 	e l'essere vivente abbandonato il corpo, esaminato per il bene e il male,
     	in che modo ne è unito quaggiù o nell'aldilà o migliore dei ri-nati?

   8 	in questo mondo dunque o in quell'altro mondo?
     	dove si stabiliscono le azioni dell'uomo defunto?"

   9 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" questa questione è a te famigliare secondo le regole o migliore dei parlanti,
     	e conoscendo ciò che si deve conosscere chiedi forse per educazione?

  10 	qui questo ti esporrò, ascolta attentamente,
     	come quaggiù e nell'altro mondo, l'uomo ottiene il bene e il male,

  11 	santi e puri corpi dei dotati di corpo,
     	creava Prajāpati, il nato per primo, caratterizzati dal dharma,

  12 	di efficace forza erano le aspettative degli uomini di sincera parola e di fermi voti,
     	gli uomini antichi, creature del brahman erano puri o rampollo dei kuru,

  13 	tutti procedevano assieme agli dèi, come volevano nel firmamento,
     	e allora tutti ancora andavano muovendosi a piacere,

  14 	ed a piacere erano mortali gli uomini, e a piacere vivevano,
     	con scarso dolore, senza timori, prosperi, felici,

  15 	potendo vedere le schiere degli dèi e dei ṛṣi grandi anime,
     	scorgendo ogni dharma, disciplinati privi di ostilità,

  16 	vivevano migliaia di anni e avevano migliaia di figli,
     	quindi dopo poco tempo, in modo diverso vivevano sulla faccia della terra,

  17 	soverchiati da brame e ire, essi vivevano per frodi e magìa,
     	e soverchiati da confusione e avidità, essi allora erano abbandonati dagli dèi,

  18 	i malvagi per le cattive azioni strisciando si aggiravano nell'inferno,
     	in svariati saṃsāra tormentati ripetutatamente,

  19 	vani nei desideri, vani nelle speranze, vani nei saperi, senza cervello,
     	e timorosi di ogni cosa divenuti, e pieni di disgrazie,
     	e pure per lo più, segnati da malvage azioni,

  20 	di bassa nascita, frequentemente ammalati, malvagi, privi di energia,
     	avevano vite corte i malvagi, avendo il frutto delle azioni crudeli,
     	alla ricerca di ogni desiderio, senza fede, senza freni,

  21 	la meta dell'uomo morto è data, o kuntīde dalle sue azioni,
     	del saggio e dello sciocco, lo scrigno delle azioni dove si trova?

  22 	e dove sta quando ottiene il bene o l'altro dei due?
     	così tu chiedesti, e qual'è la concezione qui e pure la disciplina ascolta:

  23 	l'uomo col primitivo corpo dato dagli dèi, 
     	una grande quantità di azioni buone e cattive compie,

  24 	alla fine della vita, rimosso il corpo della vita distrutta,
     	rinasce, immediatamente in un grembo, non vi è esistenza intermedia,

  25 	qui il suo proprio agire sempre come un'ombra seguendolo,
     	fruttifica, quindi egli nasce meritevole di bene o di male,

  26 	legato alla legge della passata esistenza il vivente, da buone caratteristiche,
     	o da cattive o da nessuna, appare a chi cerca la sapienza,

  27 	questa è detta la meta dei senza cervello o Yudhiṣṭhira,
     	ora ascolta quell'altra meta suprema dei sapienti,

  28 	gli uomini che praticano il tapas, adepti di ogni conoscenza,
     	dai fermi voti, intenti alla sincerità felici nell'ascolto del guru,

  29 	dal buon carattere, di pura razza, pazienti, controllati, brillanti,
     	nati in un buon grembo, per lo più con buone caratteristiche,

  30 	padroni del dominio dei sensi, per la loro purezza con poche malattie,
     	per scarsa paura e tormento, essi diventano liberi da affanni,

  31 	nella morte e nella nascita e durante la gestazione, completamente
     	cogli occhi della saggezza vedono la propria anima come la suprema,
     	e raggiunta di nuovo la terra dell'agire ritornano alla dimora degli dèi,

  32 	qualcosa dal destino, qualcosa dalla necessità e qualcosa dal proprio agire,
     	gli uomini ottengono o re, non aver altra considerazione,

  33 	questa la suprema cosa, e inoltre ascolta o migliore dei parlanti,
     	quanto io penso sia la cosa migliore nel mondo degli uomini o Yudhiṣṭhira,

  34 	cosa che uno ha in questo mondo e non nell'altro, o nell'altro, ma non qui,
     	o qui e pure nell'altro uno ha, oppure né qui né nell'altro,

  35 	quelli che hanno grandi ricchezze, sempre si rallegrano adornandosi le membra,
     	intenti al bene del corpo, sempre hanno questo mondo non l'altro, o uccisore di nemici,

  36 	quanti intenti nello yoga, fermi nel tapas, devoti ai propri studi, consumano i corpi,
     	domati i sensi, intenti al bene degli esseri, di questi è l'altro non questo mondo,

  37 	quanti praticano il principale dharma, e ricchezze ottenendo nel dharma e a tempo,
     	sposatisi, con cerimonie sacrificano, di costoro è questo e l'altro mondo,

  38 	quanti non hanno studio, né tapas, né donano, e neppure questi sciocchi producono figli,
     	non ottengono felicità gli infelici, e di essi non è né questo né l'altro mondo, 

  39 	tutti voi siete di gradissimo valore, di energia divina, dotati di compattezza,
     	dall'altro mondo raggiunta la terra, sapienti negli studi, fermi nel bene degli dèi,

  40 	da guerrieri compiute grandi imprese, intenti al tapas, al controllo e alle pratiche sacre,
     	avendo soddisfatto dèi, ṛṣi, e tutti i morti, con suprema disciplina,

  41 	il supremo cielo residenza dei virtuosi, è raggiunto per gradi con le vostre azioni,
     	non aver dubbio o re dei kuru, vedendo la tua sventura, tu meriti la felicità."
     	


                              CLXXXII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse: 
     	i figli di Pāṇḍu allora dissero a al grand'anima Mārkaṇḍeya:
     	"la grandezza dei principali ri-nati, noi vogliamo udire raccontata."

   2 	così apostrofato il venerabile Mārkaṇḍeya, dal grande tapas,
     	diceva, quello splendidissimo versato in tutte le scritture:

   3 	"un re propagatore della schiatta degli haihaya, conquistatore di città nemiche,
     	principe di belle forme, nella caccia si impegnava il forte,

   4 	e battendo egli una foresta, coperta di erbe e piante,
     	vicino vedeva un muni con una nera pelle di antilope per abito,
     	costui da lui era ucciso nella foresta che lo scambiava per un'antilope,

   5 	addolorato per l'azione commessa con la mente lacerata dal dispiacere,
     	si recava alla presenza dei principali re degli haihaya,

   6 	quel giovane principe dagli occhi di loto o signore della terra,
     	e a questi com'era accaduto raccontava il fatto allora,

   7 	e dell'uccisione di quel muni che si nutriva di frutta e radici,
     	avendo udito essi, essi là si recarono a vedere con le menti depresse,

   8 	chi fosse questo, tutti ripetutamente mettendosi in cerca,
     	e in fretta raggiunsero l'āśrama di Ariṣṭanemi Tārkṣya,

   9 	essi prostratisi al muni grand'anima, dai fermi voti,
     	tutti starono in piedi, e il muni pure a loro faceva onore,

  10 	essi al grand'anima dissero: ' noi o muni, del tuo onore non
     	siamo degni, per un'azione colpevole, un brahmano fu ucciso da noi.'

  11 	a loro chiedeva il saggio ṛṣi: ' in che modo il brahmano fu da voi ucciso?
     	e dove dite che sia? insieme osservate la forza del mio tapas.'

  12 	essi l'intera storia a lui raccontata secondo verità,
     	non potevano trovare il ṛṣi morto in quel luogo sopraggiunti,
     	cercandolo pieni di vergogna, le menti rapite come in sogno.

  13 	là il muni Tārkṣya a loro diceva: ' o conquistatori di città nemiche,
     	questo può essere il brahmano che da voi fu ucciso?
     	questo è mio figlio o sovrani, dotato della potenza del tapas.'

  14 	essi vedendo quel ṛṣi, caduti in grande meraviglia,
     	' questo è un miracolo.' così dissero o signore della terra,

  15 	'morto fu visto costui, per cui come può aver riconquistato la vita?
     	quale forza di tapas è questa con la quale uno ritorna vivo?
     	questo vogliamo sapere o saggio ṛṣi, se la cosa si può sapere.'

  16 	egli a loro diceva: ' per noi non sorge la morte o sovrani,
     	il motivo legato a ciò io brevemente vi esporrò,

  17 	la verità noi conosciamo e non poniamo mente al falso,
     	il nostro dharma seguiamo, perciò per noi non vi è timore della morte,

  18 	quanto è buono per i brahmani, di questo noi solo parliamo,
     	nulla diciamo di male di loro, perciò noi non temiamo la morte,

  19 	gli ospiti con cibi e bevande, e i dipendenti con cibo abbondante,
     	e dal vivere in questo splendido luogo, noi non temiamo la morte,

  20 	questo a voi succintamente ho raccontato, privi di invidia,
     	procedete tutti insieme, e non ne avrete alcun male.'

  21 	e così sia avendo detto, tutti loro venerato il grande muni,
     	alla loro patria tornavano, felici i re o toro dei bħarata."
     


                              CLXXXIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"ma ancora intorno alla grandezza dei brahmani ascoltami,
     	quaggiù vi era un ṛṣi regale di nome Vainya, consacrato per l'aśvamedha,
     	da lui Atri desiderava recarsi in cerca di ricchezza, così abbiamo udito,

   2 	ma ancora non si decideva per considerazioni riguardo il dharma,
     	e avendo meditato lo splendido, preferiva la foresta,
     	e adunato moglie e figli a loro diceva:

   3 	' otterremo il maggior frutto e il più sicuro,
     	andando veloci nella foresta, scegliete per voi la miglior cosa.'

   4 	a lui la moglie questo rispondeva seguendo il dharma:
     	' andando dal grand'anima Vainya chiedi a lui molta ricchezza,
     	quel ṛṣi regale, mentre sacrifica, ricchezze darà a te che le chiedi, 

   5 	quindi ricevuta e presa molta ricchezza,
     	a servi e figli distribuiscila, quindi vai dove ti aggrada,
     	questo è il supremo dharma dichiarato dai sapienti del dharma.'

   6 	Atri disse:
     	' Gautama grand'anima mi raccontò o virtuosissima,
     	che Vainya è unito a dharma e artha, e dotato di sinceri voti,

   7 	ma c'è che là vivono dei ri-nati che mi odiano,
     	come mi disse Gautama, quindi io non mi decido,

   8 	là ogni parola virtuosa fondata su dharma, artha e kāma,
     	da me detta, essi la diranno contraria e vana, 

   9 	ma io andrò o grande saggia, approvo le tue parole,
     	e vacche mi darà Vainya e abbondante ricchezza.'"

  10 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato si recava il grande asceta al sacrificio di Vainya,
     	e raggiunto il luogo del sacrificio, Atri elogiava il re:

  11 	' o re Vainya, tu sei il signore sulla terra, tu sei il principale sovrano,
     	le schiere dei muni ti elogiano, non vi è altri che te, sapiente del dharma.'

  12 	a lui disse allora un ṛṣi dal grande tapas, infuriato le parole:
     	' non dire di nuovo così o Atri, tu sei privo di saggezza,
     	qui per noi la principale guida è il grande Indra, signore dei viventi.'

  13 	allora Atri pure o re dei re, rispondeva a Gautama:
     	' come Indra, signore dei viventi, costui governa i destini,
     	tu sei confuso, e per l'offuscamento hai perduto la saggezza.'

  14 	Gautama disse:
     	' io so, non sono confuso, tu per la voglia di parlare sei in errore,
     	tu elogi desiderando di ottenere ricchezze, per esibirti,

  15 	non conosci il supremo dharma, né otterrai il tuo scopo,
     	un fanciullo tu sei, uno sciocco, e anziano a quale scopo?'"

  16 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" opponendosi così i due, fermi alla presenza dei muni,
     	che partecipavano al sacrificio, costoro chiesero ai due il motivo,

  17 	chi aveva fatto entrare i due all'assemblea di Vainya,
     	e per quale motivo i due vicino questionassero così forte.

  18 	allora quel supremo spirito giusto di Kāśyapa, sapiente di ogni dharma,
     	i due disputanti avendo raggiunto, a entrambi si offriva,

  19 	allora Gautama diceva ai supremi muni presenti al sacrificio:
     	' della nostra discussione acoltate questa domanda o tori dei ri-nati,
     	Atri ha detto che Vainya è il Vidhātṛ, qui per noi vi è un grande dubbio.'

  20 	questo udito, i muni grandi anime, si recavano veloci
     	da Sanatkumāra sapiente del dharma, per risolvere quel dubbio.

  21 	e udite le loro parole, il grande asceta secondo verità
     	rispondeva dunque a loro con un discorso fondato sull'artha e sul dharma.

  22 	Sanatkumāra disse:
     	' il brahmano va assieme ad uno kṣatriya, e uno kṣatriya con un brahmano,
     	il re è il principale dharma, e signore delle genti,
     	egli è Śakra, e il puro fuoco, è il dispositore, e Bṛhaspati,

  23 	il re è Prajāpati, il supremo re è lo kṣatriya, il signore della terra, il sovrano,
     	colui che lo elogia con queste parole, chi non deve onorarlo?

  24 	il re di antica stirpe, è il vincitore in guerra, il protettore, l'origine della gioia,
     	guida per il cielo, vittorioso principe, il re è chiamato,

  25 	sincero spirito, vincitore, origine del vero dharma,
     	dall'adharma i ṛṣi spaventati, nella forza dello kṣatriya trovano rifugio,

  26 	in cielo il sole col suo splendore, tra gli dèi rimuove le tenebre,
     	in questo modo il sovrano in terra, rapidamente rimuove l'adharma,

  27 	da qui la preminenza del re, essa appare dall'autorità delle scritture,
     	la parte superiore è assegnata a chi ha menzionato il re.'"

  28 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi il re contento del vincente parere del grand'anima,
     	ad Atri diceva, benevolo, da cui era stato elogiato prima:

  29 	' per il fatto che tra tutti gli uomini mi hai detto il migliore,
     	e di tutti gli dèi uguale o saggio ṛṣi, e migliore, 
     	perciò io ti darò varia e abbondante ricchezza,

  30 	un migliaio di schiave scure di pelle, adornate con bei vestiti,
     	dieci milioni di pezzi d'oro, e dieci bhāra di oro puro,
     	questi io do a te o saggio, io penso che tu sei omnisciente.'

  31 	tutto questo Atri grand'anima propriamente avendo accettato,
     	tornava lo splendido grande asceta a casa,

  32 	e amorevole, data la ricchezza ai figli, quello spirito pio,
     	determinato a praticare il tapas, entrava dunque nella foresta."
     	


                              CLXXXIV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“e qui o vincitore di città nemiche, il canto della Sarasvatī,
     	in risposta al sagace muni Tārkṣya o valoroso ascolta.

   2 	Tārkṣya disse:
     	'cosa è meglio per l'uomo signora? agendo, in che modo non si muove dal proprio dharma?
     	a me tutto rivela o bellissima, da te istruito, non mi muoverò dal mio dharma, 

   3    e nella pūjā come devo sacrificare ad Agni? e quando e per cosa il dharma non perisce?
     	tutto questo o splendida, dimmi come io possa ottenere i puri mondi.'”

   4 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“così richiesta da quel gentile, guardando il supremo sapiente intento all'ascolto,
     	a Tārkṣya, savio e fermo nel dharma, Sarasvatī queste parole diceva:

   5 	Sarasvatī disse:
     	'chi conosce il brahman come è, sempre intento allo studio, puro, con attenzione,
     	costui poi raggiunta la citta divina otterrà la felicità assieme agli immortali,

   6 	là vi sono laghetti di loti, pieni di fiori, grandi e belli, purissimi,
     	privi di fango, pieni di pesci, con facili guadi, coperti di loti dorati,

   7 	sulle loro rive siede il virtuoso, onorato ciascuno dalle apsaras,
     	profumatissime, e adornate con gioielli d'oro, egli è grandemente felice,

   8 	il supremo mondo ottengono quanti offrono vacche, dando bufali vanno al mondo solare,
     	vesti offrendo il mondo della luna, e dando oro l'immortalità raggiunge,

   9 	una vacca da latte dando, docile, dal giusto latte, bella, che non fugge via,
     	quanti peli vi sono in essa tanti anni ottiene nel mondo celeste,

  10 	chi offre un bufalo docile, dall'infinita forza a trascinare l'aratro,
     	adatto al giogo, fortissimo, giovane, ottiene i mondi di chi offre dieci vacche,

  11 	chi per sette anni in sacrificio offre, o Tārkṣya, l'oblazione ad Agni, pio, con retto agire,
     	sette avi prossimi e sette antichi purifica con le proprie azioni.'

  12 	Tārkṣya disse:
     	' qual'è l'antica regola dell'agnihotra, dillo a me che te lo chiedo o dalle belle forme,
     	da te istruito io ora saprò qual'è l'antica regola dell'agnihotra.'

  13 	Sarasvatī disse:
     	' né l'impuro né chi ha mani impure, né chi non conosce i veda, né l'ignorante sacrifichi,
     	gli dèi che desiderano consumare, che bramano la purezza, offrono l'oblazione, non i miscredenti,

  14 	non si dia al senza-veda l'offerta divina, vanamente costui la darebbe via,
     	incompleto dicono il senza-veda, o Tārkṣya, né costui può compiere l'agnihotra,

  15 	quanti con fede sacrificano al fuoco, con sinceri voti, consumando i resti del sacrificio,
     	costoro raggiunto il profumato mondo delle vacche, vedono dio e la suprema realtà.'

  16 	Tārkṣya disse:
     	'stando nell'altro mondo meritato coll'agire, considerando la mente acutissima,
        che è lo kṣetrajña o bellissima, e la divina saggezza, io ti chiedo chi sei tu o belle forme?'

  17 	Sarasvatī disse:
     	'dall'agnihotra io sono sorta, per recidere i dubbi dei tori fra i saggi,
     	in contatto con te io ho detto il vero scopo, secondo regola, ferma nel mio essere.'

  18 	Tārkṣya disse:
     	'non pari a te qualcosa vi è, tu splendi, in misura maggiore che Śrī,
     	porti una divina forma supremamente amata, una sapienza divina o bellissima.'

  19 	Sarasvatī disse:
     	'quali tra i sacrifici i migliori si affacciano, o sapiente, o migliore dei bipedi,
     	con questi io divento prospera, gratificata e abbellita o saggio,

  20 	e quale materia sia usata di legno, di ferro o di terra,
     	per la forma e saggezza divina, di questa sappimi completa o sapiente.'

  21 	Tārkṣya disse:
     	'a questa suprema felicità pensando si sforzano i muni famosi,
     	dimmi di questa suprema liberazione priva di sofferenza, che raggiungono i saggi.'

  22 	Sarasvatī disse:
     	' il supremo raggiungono i sapienti dei veda, detto il supremo dei supremi, l'antico,
     	con lo yoga, puri voti, dono e studio, i ricchi in tapas, eliminato il dolore, liberi,

  23 	nel suo mezzo vi è il fuoco dal puro profumo, dalle mille braccia, grande splendente,
     	dalle sue radici i fiumi sgorgano, gradevoli scorrendo con dolci acque,

  24 	ciascun braccio raggiungono i grandi fiumi, simili a sabbia,
     	portando pane e grano, bracciate di carne, e cibi di riso e carne,

  25 	laddove gli dèi con Agni in testa, con Indra e le schiere dei marut,
     	sacrificarono coi migliori riti, là vi è il luogo supremo o muni.'”
     


                              CLXXXV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi il pāṇḍava di nuovo diceva a Mārkaṇḍeya:
     	“raccontami le vicende di Manu figlio di Vivasvat.”

   2 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“il figlio di Vivasvat o re, supremo ṛṣi pieno di energia,
     	era o tigre fra gli uomini, di splendore pari a Prajāpati,

   3 	per energia, vigore, fortune, e tapas specialmente,
     	sorpassava il padre e il nonno, Manu,

   4 	e con un braccio alzato, nella ampia sorgente badarī il sovrano di uomini,
     	stando su un piede solo un intenso grandissimo tapas praticava,

   5 	a testa in basso e senza sbattere gli occhi, un duro 
     	e terribile tapas praticava, per miriadi di anni,

   6 	un giorno a lui che praticava il tapas con vesti umide portando il jaṭā,
     	avvicinatosi alla riva della vīriṇī, un pesce queste parole diceva:

   7 	'o venerabile, un vile pesce io sono, e ho paura dei forti
     	pesci, quindi tu mi dovresti proteggere o virtuoso,

   8 	i più forti pesci certamente un debole pesce
     	divoreranno, come a noi fu stabilita per eterna regola,

   9 	da questo grande oceano di paura sommerso, me certamente
     	tu sei in grado di proteggere, io ricompenserò questo tua azione.'

  10 	udite le parole del pesce, sopraffatto dalla compassione, 
     	Manu, figlio di Vivasvat afferrava quel pesce con la sua mano,

  11 	e portato il pesce sulla riva, Manu, figlio di Vivasvat,
     	in un vaso d'acqua metteva quel pesce splendido come un raggio di luna,

  12 	qui cresceva o re, quel pesce, supremamente curato,
     	e come un padre si disponeva Manu verso di lui particolarmente,

  13 	quindi dopo molto tempo, il pesce divenne grandissimo,
     	e nell'acqua del vaso egli non aveva più spazio,

  14 	allora il pesce vedendo di nuovo Manu, gli diceva:
     	'o venerabile portami ora in un'altro luogo adatto.'

  15 	toltolo da quel vaso allora il venerabile muni
     	Manu, il pesce conduceva in un grande stagno,

  16 	e là lo metteva Manu, o vincitore di città nemiche,
     	quindi ancora cresceva il pesce, in molti lustri,

  17 	e pure quello stagno era lungo due yojana e largo uno,
     	e in quello, il pesce non aveva più spazio o occhi di loto blu,
     	per muoversi o kuntīde, quel pesce nello stagno, o signore di popoli,

  18 	e di nuovo vedendo Manu, il pesce gli diceva:
     	'conducimi o venerabile virtuoso alla sposa dell'oceano, o illustre,
     	alla Gaṅgā, la io vivrò o dove tu padre, preferisci.'

  19 	così apostrofato Manu, quel venerabile signore, il pesce conduceva
     	alla fiumana Gaṅgā e là lo gettava da sé quell'incrollabile,

  20 	il pesce là crebbe in qualche tempo o distruttore di nemici,
     	e quindi di nuovo vedendo Manu, il pesce queste parole diceva:

  21 	'nella Gaṅgā non sono in grado di muovermi per la mia grandezza o illustre,
     	conducimi all'oceano in fretta se ti piace o venerabile.'

  22 	sollevato dalle acque della Gaṅgā il pesce, Manu da sè
     	lo conduceva all'oceano, o pṛthāde, e là lo gettava.

  23 	ma grandissimo essendo il pesce, la mente di Manu,
     	poteva trasportarlo a piacimento, e con tocco e aroma delizioso,

  24 	quando fu posto nell'oceano da Manu, il pesce allora
     	a lui queste parole quasi ridendo diceva:

  25 	'o venerabile, tu mi hai fatto una completa protezione,
     	quale mio contraccambio farò per te ascolta,

  26 	tra non molto o venerabile, il mobile e l'immobile di questa terra,
     	intero o glorioso, troverà la fine,

  27 	il tempo della grande innondazione dei mondi è sopraggiunto,
     	perciò io ti rivelerò qual'è per te il supremo bene,

  28 	dei mobili quanto si muove, e quanto non si muove degli immobili,
     	di tutto questo è giunto il momento supremamente terribile,

  29 	un nave devi costruire, robusta, fissata con corde,
     	là coi sette ṛṣi salirai, dunque o grande muni,

  30 	e tutti i semi secondo quanto io ti dirò prima,
     	in questa nave porrai, ben conservandoli separatamente,

  31 	e stando sulla nave mi aspetterai o amato dai muni,
     	e io giungerò cornuto, e tu mi riconoscerai per il tuo tapas,

  32 	così questo tu devi fare, io ti saluto e me ne vado, 
     	ma o potente non ritenenere false le mie parole.'

  33 	'in questo modo agirò.' così lui rispondeva al pesce.
     	i due partirono per la propria strada salutandosi l'un l'altro,

  34 	allora Manu, o grande re, come gli aveva detto il pesce,
     	tutti i semi raccolti, l'oceano navigava allora,
     	dalle acque agitate o valoroso, con una nave adatta, o distruttore di nemici,

  35 	e pensava allora Manu a quel pesce o signore della terra,
     	e sapendosi pensato quel pesce, o vincitore di città nemiche,
     	avendo un corno allora veloce là giungeva o migliore dei bhārata,

  36 	e Manu o re dei re, vedendo il pesce nell'acqua del mare,
     	e con un corno come eveva detto e con una figura grande come una montagna,

  37 	una fune fatta di corda, allora alla testa del pesce
     	a quel corno, manu fissava, o tigre fra gli uomini, 

  38 	legato con quella fune il pesce, o vincitore di città nemiche,
     	con grande forza trascinava la nave, nell'acqua salata,

  39 	con quella nave egli navigava, o signore di uomini, l'oceano
     	come danzante di onde, e come rimbombante di acque,

  40 	quella nave scossa dai grandi venti, in quel grande oceano,
     	si agitava rapida come una donna furiosa, o vincitore di città nemiche,	

  41 	né la terra né i punti cardinali o quelli intermedi si scorgevano,
     	tutto intorno era acqua, aria e cielo, toro tra gli uomini,

  42 	così il mondo essendo completamente sommerso o toro dei bhārata,
     	si vedevano solamente Manu, i sette ṛṣi, e il pesce,

  43 	così per molti lustri quella nave il pesciolino,
     	trascinava instancabile, o re, in quel mucchio d'acque,

  44 	quindi la cima che è più alta dell'himavat, o toro degli uomini,
     	là trainava la nave il pesce o rampollo dei kuru, 

  45 	quindi diceva allora il pesce, ai ṛṣi sorridendo con dolcezza,
     	a questa cima dell'himavat, la nave approderà tra non molto,

  46 	 legata là velocemente dai ṛṣi o toro dei bhārata, la
     	nave, avendo udito le parole del pesce, alla cima dell'himavat,

  47 	e questa più alta cima dell'himavat, col nome di naubandhana, 
     	è chiamata, anche oggi o kuntīde, questo sappi o toro dei bhārata,

  48 	quindi disse il pesce, ai ṛṣi riuniti, allora:
     	'io sono Prajāpati, Brahmā, nessuno si trova superiore a me,
     	in forma di pesce io vi ho liberato dalla paura,

  49 	e Manu tutte le creature: dèi, asura, e uomini,
     	dovrà produrre, e tutti i mondi, e quanto è mobile e quanto è immobile,

  50 	per il suo severissimo tapas, a questo saggio sarà,
     	per mia grazie il potere di creare gli esseri, e non incorrerà in errore.'

  51 	queste parole pronunciate, il pesce, scompariva.
     	e di nuovo Manu figlio di Vivasvat, per il desiderio di creare gli esseri,
     	confuso divenne per questa creazione, e allora praticò un grande tapas,

  52 	e intento in un grande tapas, egli allora iniziava a creare
     	tutti gli esseri, Manu in persona, secondo le regole o toro dei bhārata,

  53 	così questa storia che è conosciuta col nome di purāṇa del pesciolino,
     	raccontata da me e fatta conoscere porta via ogni male.

  54 	chi ascolti sempre dall'inizio questa impresa di Manu,
     	quest'uomo felice ogni cosa ottenuta, va nel mondo celeste.”
     


                              CLXXXVI


   1 	 Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi ancora invero, all'illustre Mārkaṇḍeya,
     	domandava pieno di modestia il dharmarāja Yudhiṣṭhira:

   2 	“non di un solo yuga di mille tu hai visto la fine o grande muni,
     	e quaggiù nessuno pure si trova uguale a te per lunghezza di vita,
     	escludendo il grand'anima Brahmā l'essere supremo,

   3 	perduto il mondo intermedio, distrutti dèi e dānava,
     	tu nella dissoluzione o saggio, attendi a Brahmā,

   4 	e cessata la distruzione, risorgendo il Grande-avo,
     	tu dunque sei testimonio, quaggiù della creazione degli esseri,

   5 	dei quattro generi, o saggio ṛṣi, nel giusto modo, da parte del supremo essere,
     	creati i punti cardinali fatti di vento, e distese le acque qua e là,

   6 	il guru del mondo in persona il Grande-avo di ogni mondo, da te 
     	totalmente devoto, in contemplazione, è venerato o migliore dei ri-nati, 

   7 	perciò la morte fine di tutto, o la vecchiaia distruzione del corpo,
     	non ti colpisce, o saggio ṛṣi, per grazia del supremo essere,

   8 	quando del sole, del fuoco, del vento, della luna,
     	dell'aria, della terra, non rimane più nulla,

   9 	perito il mondo dei mobili e immobili, nel solo oceano,
     	distrutte le schiere di dèi e asura, annichiliti i grandi serpenti,

  10 	tu solo di tutti gli esseri, attendi a Brahmā,
     	l'incomparabile anima, addormentato sul loto, nel tempio di loto,

  11 	tutto quanto è un tempo accaduto davanti ai tuoi occhi o migliore dei ri-nati,
     	perciò non desideriamo udire, il racconto riguardante la causa di ogni cosa,

  12 	tu solo o migliore dei ri-nati hai veduto molte cose,
     	nulla vi è di sconosciuto per te sempre in tutti i mondi.”

  13 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ ebbene ti racconterò, dopo aver onorato il Nato-da-sé,	
     	l'antico essere, perpetuo, e indistruttibile,

  14 	Janārdana, dalle vesti gialle, che ha occhi lunghi e larghi,
     	egli è l'autore, e il trasformatore, l'origine di tutto, il creatore degli esseri,

  15 	egli il grande impensabile miracolo, e pure il supremo purificatore,
     	senza inizio né fine, l'essere eterno, indistruttibile, immutabile,

  16 	egli crea e non è creato, ed è pure causa del puruṣa,
     	che conosce il puruṣa, neppure gli dèi lo conoscono,

  17 	tutto questo miracolo ritorna o migliore dei re,
     	dall'inizio, o tigre degli uomini, alla distruzione dell'intero universo,

  18 	di quattro mila anni dicono il kṛtayuga
     	del suo stesso tempo il suo tramonto aggiunto al periodo intermedio, 

  19 	di tremila anni quaggiù dicono il tretāyuga,
     	e del suo stesso tempo il suo tramonto aggiunto al periodo intermedio,

  20 	quindi due mila anni è in lunghezza il dvāpara,
     	e di esso è di due cento il suo tramonto aggiunto al periodo intermedio,

  21 	di solo mille anni quindi è detto il kaliyuga,
     	e di questo di cento anni è il tramonto aggiunto al periodo intermedio,
     	la medesima lunghezza comprendendo sia il tramonto e periodo intermedio.

  22 	alla fine del kaliyuga sorge il kṛtayuga,
     	il totale degli yuga e conosciuto di dodicimila anni,

  23 	mille di queste durate si dice sia un giorno di Brahmā,
     	l'intero universo si trova completamente nella dimora di Brahmā,
     	i saggi o tigre fra gli uomini, conoscono la distruzione dei mondi,

  24 	poco restando alla fine di uno yuga, o toro dei bhārata,
     	alla fine di mille, tutti gli uomini per lo più, sono di false parole,

  25 	un illusione di sacrificio, o pṛthāde, e un'illusione di dono,
     	e un'illusione di voti, in quel tempo vige,

  26 	i brahmani si comportato da śūdra, e gli śūdra acquisiscono ricchezza,
     	oppure agiscono col dharma kṣatriya, alla fine dello yuga,

  27 	rinunciando ai riti e agli studi, trascurando l'offerta di piṇḍa e acqua,
     	i brahmani diverranno onnivori nel kaliyuga,

  28 	i brahmani non pregheranno e gli śūdra saranno intenti alle preghiera,
     	rovesciato il mondo, essendo distrutta la precedente forma,

  29 	molti re barbari sulla terra vi saranno o signore di uomini,
     	malvagi, infliggendo ingiuste punizioni, pieni di falsi discorsi,

  30 	sovrani āndhra, śaka, pulinda, e yavana,
     	kāmboja, aurṇika, e śūdra e ābhīra o migliore degli uomini,

  31 	allora nessun brahmano vivrà nel proprio dharma,
     	e pure gli kṣatriya e i vaiśya saranno nel vizio o sovrano di uomini,

  32 	con vite brevi, poca forza, con scarsa energia agendo,
     	con piccoli corpi e scarsa fermezza, dicendo rare verità,

  33 	monti desolate regioni, prive di abitanti, piene di animali e belve,
     	giungendo la fine dello yuga, vi saranno, e vanamente si praticherà la castità,
     	e oh! diranno gli śūdra e o nobili! diranno i brahmani.

  34 	alla fine dello yuga molti esseri viventi vi saranno, o tigre degli uomini,
     	e nessun profumo si potrà sentire o signore di popoli,
     	e i gusti o tigre fra gli uomini, non saranno piacevoli,

  35 	molte creature saranno di piccolo corpo, e persa la buona condotta,
     	le donne useranno la bocca come la vulva, o re alla fine dello yuga,

  36 	i deserti saranno mercati di cibo, e mercati dei veda i crocicchi,
     	e prostitute diverranno le donne alla fine dello yuga,

  37 	di scarso latte diverranno le vacche, o signore di genti,
     	e gli alberi pure avranno pochi fiori e frutti e con molti corvi,

  38 	e di sovrani macchiati della morte di brahmani, che accusano falsamente,
     	di questi re o protettore delle terra, accetteranno i doni i ri-nati,

  39 	piene di avidità ed errore, contrassegnate da un falso dharma,
     	le regioni saranno percorse intensamente per la questua dai ri-nati,

  40 	gli uomini stando a casa, dalla paura del peso delle tasse confusi,
     	travestiti a guisa di muni, vivranno di commerci,

  41 	falsamente porteranno unghie e capelli, gli uomini allora,
     	per brama di denaro, o tigre fra gli uomini, e dediti a una falsa castità,

  42 	negli āśrama, corrotti, dediti ai liquori, violando il letto del guru,
     	mangeranno cibi mondani godendo di carni rosse,

  43 	pieni di molti empi, che disputano per il cibo e il contorno altrui,
     	gli āśrama o tigre fra gli uomini, non esisteranno più alla fine dello yuga,

  44 	non farà piovere alla sua stagione, il beato punitore di Pāka,
     	non cresceranno allora tutti i semi rettamente o bhārata,
     	e il frutto dell'adharma allora grandemente vi sarà senza macchia,

  45 	e allora o protettore delle terra, chi fosse fermo nel dharma,
     	di breve vita sarebbe, appurato che non vi è alcun dharma,

  46 	per lo più con pesi falsi la gente venderà nei mercati,
     	e i mercanti o tigre degli uomini, saranno imbroglioni,

  47 	le genti più virtuose periranno, le più malvage saranno prospere,
     	debole sarà il dharma e forte l'adharma allora,

  48 	di breve vita saranno e poveri, gli uomini più virtuosi,
     	di lunga vita e prosperi gli empi alla fine dello yuga,

  49 	con i più empi mezzi le genti faranno i loro affari,
     	nell'abbondanza e pure nella scarsità i ricchi saranno pieni di arroganza,

  50 	e la ricchezza depositata loro in segreto, la maggior parte degli uomini
     	determinata di prendersi o re, usando la frode,

  51 	esseri mangiatori di uomini, uccelli, e altri animali,
     	nei luoghi di ritrovo, e pure nei cimiteri, dormiranno,

  52 	le donne a sette o otto anni concepiranno o sovrano,
     	e da maschi di dieci-dodici anni nascerà un figlio,

  53 	gli uomini a sedici anni avranno i capelli grigi,
     	e la morte degli uomini rapida sopraggiungerà,

  54 	alla fine dello yuga, o grande re, i giovani si comportano come vecchi,
     	e quanto è proprio dei giovani, nasce nei vecchi,

  55 	le donne allora insincere imbrogliano di nascosto i mariti,
     	tradendoli le sgualdrine con schiavi e anche con animali,

  56 	e giunta la fine di mille yuga, vi è la fine del cibo,
     	una siccità, o grande re, nasce per molti anni,

  57 	e le creature di scarsa energia, affamati
     	giungono alla morte, per lo più, sulla terra o protettore delle terra,

  58 	allora da sette soli brucianti, o signore di uomini,
     	sarà bevuta tutta l'acqua nei mari e nei fiumi,

  59 	e quanto è di legno e pure di erba, sia umido che secco, o bhārata,
     	tutto questo appare ridotto in cenere o toro dei bhārata,

  60 	allora il fuoco infernale, assieme al vento o bhārata,
     	raggiungerà il mondo, prima diseccato dai soli,

  61 	quindi, esso distrutta la terra, penetrando negl'inferi,
     	scatenerà un grande terrore a dèi, dānava e yakṣa,

  62 	bruciando il mondo dei nāga, e qualunque cosa esista qui sulla terra,
     	e sotto di essa o protettore della terra, tutto sarà rapidamente distrutto,

  63 	quindi centinaia di migliaia di ventine di yojana 
     	brucerà il periglioso vento e quel fuoco infernale,

  64 	tutto l'universo con dèi, asura e gandharva, con
     	yakṣa, uraga, e rākṣasa, allora brucerà quel brillante omnipervasivo fuoco,

  65 	allora simili a branchi di elefanti, adornate da ghirlande di lampi,
     	sorgeranno, grandi nuvole, nel cielo meravigliose a vedersi,

  66 	alcune scure come loti neri, alcune simili a loti bianchi,
     	alcune simili a filamenti, alcune imbevute di acque,

  67 	alcune, giallognole alla vista, e simili a kākāṇḍaka,
     	alcune simili a foglie di loto, alcune splendenti di vermiglio,

  68 	alcune simili a grandi città, alcune somiglianti a branchi di elefanti,
     	alcune di nero antimonio alla vista, alcune della forma di mostri marini,
     	con le membra coperte di splendide ghirlande, si alzeranno compatte,

  69 	terribili a vedersi, o grande re, risuonanti di terribili suoni,
     	allora tutte le nuvole copriranno il firmamento,

  70 	da esse l'intera terra con la sua moltitudine di foreste e montagne,
     	sarà riempita o grande re, innondata da moltitudini di acque,

  71 	quindi le terribili nuvole tonanti, o toro tra gli uomini,
     	ogni luogo innonderanno rapide spinte dall'essere supremo,

  72 	versando molte acque, riempiendo la terra, scrigno di ricchezze,
     	quel terribile, pericoloso, fiero fuoco, spegneranno,

  73 	quindi per dodici anni le nuvole innonderanno,
     	riempiendo di piogge spinte dal grand'anima,

  74 	allora il mare le sue coste supererà, o bhārata,
     	e le montagne saranno abbattute e pure la terra sarà colpita,

  75 	ogni luogo, rapide muovendosi le nuvole, il firmamento
     	coperto,  distruggeranno, spinte dalla violenza del vento,

  76 	allora quel terribile vento o sovrano di uomini, il Nato-da-sé,
     	avendo bevuto, il dio, prima sedendo sul loto, si addormenterà o bhārata,

  77 	in questo terribile unico oceano, distrutto ogni mobile e immobile,
     	perita la schiera degli dèi e asura, finiti gli yakṣa e i rākṣasa,

  78 	senza gli uomini, o protettore della terra, senza belve né piante,
     	in questo mondo senza spazio intermedio io, da solo mi aggiro attento, 

  79 	nell'acqua del terribile unico oceano aggirandomi o migliore dei principi,
     	non scorgendo alcun vivente io entrai in grande scoramento,

  80 	quindi a lungo andando navigando, o signore di uomini,
     	stanco, nessun luogo di rifugio raggiunsi, pur senza fermarmi,

  81 	allora un giorno vidi in quel'allagamento di acque,
     	un grandisssimo e vasto nyagrodha, o signore della terra,

  82 	su un largo ramo di quell'albero o sovrano di uomini,
     	in un letto coperto da un divino tappeto, o protettore della terra,

  83 	sdraiato, o grande re, con una faccia simile a luna piena,
     	un fanciullo io vidi, con occhi larghi come loti sbocciati o bhārata,

  84 	quindi, mi venne una grandissima meraviglia o protettore della terra,
     	come può questo giovane dormire essendo giunta la fine del mondo?

  85 	e anche usando il tapas, io non sapevo nulla di quel giovane,
     	pur conoscendo passato presente e futuro o signore di uomini,

  86 	coi colori del fiore di lino, marchiato dal segno śrīvatsa,
     	egli appariva a me come la residenza di Lakṣmī in persona, 

  87 	allora il giovane dagli occhi simili al loto, mi diceva, 
     	quello splendido col segno di śrīvatsa, queste parole dolcissime a sentirsi:

  88 	'io ti so affaticato, o padre, bisognoso di riposo,
     	o Mārkaṇḍeya, qui siedi tu quanto desideri, o bhṛguide,

  89 	dentro il mio corpo entra o migliore dei muni,
     	e siedi, questa la dimora stabilita per te, io ti sono favorevole.'

  90 	quindi così avendo parlato quel giovane, allora a me sorse
     	un totale disprezzo per la mia lunga vita e la mia umanità o bhārata,

  91 	allora quel giovane spalancata veloce la bocca, 
     	nella sua bocca, io senza volontà, per la spinta del fato entravo,

  92 	quindi, veloce entrato nel suo ventre o signore di uomini,
     	io vidi una intera terra piena di città e regni,

  93 	la Gaṅgā, la śatadru, e la sītā la yamunā e la kauśikī,
     	la carmavatī, la ventravatī, la candrabhāgā e la Sarasvatī,

  94 	e il sindhu, la vipāśā, e pure il fiume godāvarī,
     	la vasvokasārā, la nalinī, e la narmadā o bhārata,

  95 	e la fiumana tāmrā, e la veṇṇā, dalle sacre acque e dalla piacevole corrente,
     	la suveṇā, e la kṛṣṇaveṇā, e la irāmā, grande fiumana,
     	e la śoṇa, o tigre fre gli uomini, la viśalyā e pure la kampunā,

  96 	queste e altre fiumane che erano su quella terra, io, o migliore degli uomini,
     	scorsi, entrando nel ventre di quel grand'anima,

  97 	allora vidi l'oceano, abitato da schiere di mostri marini,
     	grande scrigno di acque, miniera di gemme, o uccisore di nemici,

  98 	quindi vidi, il cielo splendente di sole e luna,
     	intensamente illuminato di luci, dello stesso splendore di fuoco e sole, 
     	io vidi la terra o re, adornata di foreste,

  99 	sacrificavano allora i brahmani con molti riti,
     	e gli kṣatriya, si adoperavano per l'amore di tutti i varṇa,

 100 	i vaiśya l'agricoltura facevano coltivare secondo le regole, o signore di uomini,
     	e i volgari śūdra erano felici di obbedire ai ri-nati,

 101 	allora aggirandomi o re, nel ventre del grand'anima,
     	io vidi l'himavat, e la montagna hemakūṭa,

 102 	e pure la niṣadha, vidi, e la śveta piena d'argento,
     	e vidi o protettore della terra, la montagna gandhamādana,

 103 	e il mandara o tigre fra gli uomini, e pure il nīla grande monte,
     	e vidi, o grande re, il meru, il monte d'oro,

 104 	e la mahendra vidi e la vindhya, suprema montagna,
     	e pure la malaya vidi, e la montagna pāriyātra,

 105 	queste e molte altre, così grandi montagne, 
     	adornate di ogni gemme, nel suo ventre da me furono viste, 

 106 	e leoni, tigri, e cinghiali, ed elefanti, o signore di uomini,
     	e gli altri esseri che sono sulla terra o protettore della terra,
     	tutti questi vedendo io allora là mi aggiravo,

 107 	nel suo ventre entrato o tigre degli uomini, percorrendo i luoghi,
     	pure io vidi l'intera schiera degli dèi a cominciare da Śakra,

 108 	e i gandharva e le apsaras, e gli yakṣa e i ṛṣi o signore della terra,
     	e le coorti dei daitya e dei dānava, e i kāleya o signore di uomini,
     	e pure i figli di Siṁhikā e altri che sono nemici degli dèi,

 109 	e ogni cosa che da me fu vista nel mondo, di mobile e immobile,
     	io tutta la vedevo nel ventre del grand'anima,
     	attraversando allora l'intero universo nutrendomi di frutti,

 110 	dentro il suo corpo io più di cento anni fui,
     	e io non vidi in nessun luogo la fine del suo corpo,

 111 	e sempre muovendomi veloce, e meditando o signore di popoli,
     	io non raggiunsi mai o re, la fine del grand'anima,

 112 	quindi cercai secondo le regole rifugio in lui allora,
     	nel dio, supremo benefattore, con la mente e con l'azione,

 113 	all'improvviso allora o re io dalla violenza del vento, fui spinto fuori
     	dalla bocca spalancata del grand'anima, o migliore degli uomini,

 114 	e quindi sul ramo del nyagrodha, o signore di popoli,
     	giaceva o tigre degli uomini, contenenuto l'intero universo,

 115 	da quell'apparente fanciullo, io lo vidi seduto,
     	marchiato col segno śrīvatsa infinitamente splendente o tigre fra gli uomini,

 116 	allora mi disse, quasi ridendo, o valoroso, quel fanciullo, 
     	marchiato dallo śrīvatsa, brillante, vestito di giallo, di grande splendore:

 117 	'dunque ora nel mio corpo, o muni supremo,
     	tu abitando ti sei molto riposato, o Mārkaṇḍeya dimmi?'

 118 	e dopo un istante, a me apparve una nuova vista,
     	con la quale, io vedevo me stesso liberato, e acquisita la saggezza,

 119 	i suoi due piedi ben formati, dalla superfice ramata, o caro,
     	stupendi, ornati di dita morbide e rossastre,

 120 	devotamente con la mia testa toccati e onorati,
     	visto l'incommensurabile potere, di quell'infinito splendore,

 121 	con modestia messomi a mani giunte, diligentemente avvicicinatomi,
     	fu visto da me il dio dagli occhi di loto, anima degli esseri,

 122 	e a lui essendomi prostrato a mani giunte, questo dissi:
     	' te desidero conoscere o dio, e questa tua suprema māyā, 

 123 	che io per la bocca sono entranto nel tuo corpo o beato,
     	io vidi tutti i mondi stare nel tuo ventre,

 124 	stanno nel tuo corpo o dio, dèi, dānava e rākṣasa,
     	yakṣa, gandharva e apsaras, e l'universo dei mobili e degli immobili,

 125 	e per tua grazia o dio, la mia memoria non è perduta,
     	dell'aver vagato rapidamente, sempre dentro il tuo corpo,

 126 	io desidero o occhi di loto, conoscerti o irreprensibile,
     	qui sei nella forma di un fanciullo, in persona chi sei tu nell'esistenza,
     	avendo bevuto l'intero universo? questo mi devi dire,

 127 	in che modo tutto l'universo può stare nel tuo corpo o senza macchia,
     	e per quanto tempo tu starai qui o distruttore di nemici?

 128 	questo io desidero sapere, o signore degli dèi, per curiosità di brahmano,
     	da te, o occhi a foglia di loto, in dettaglio secondo verità,
     	grande e impensabile è questo che io ho visto, o potente.'

 129 	così da me apostrofato, il dio degli dèi, dal grande splendore,
     	con fare conciliante, queste parole diceva quel migliore dei parlanti.
     


                              CLXXXVII


   1 	il dio disse:
     	' neppure gli dèi o saggio, mi conoscono secondo verità,
     	per farti piacere io ti dirò come io emetto tutto questo,

   2 	devoto al padre tu sei o saggio ṛṣi, e in me hai cercato rifugio,
     	quindi tu mi vedesti in persona, grande è il tuo studio ascetico,

   3 	le acque furono chiamate nārā, questo fu il nome dato da me, 
     	da quello io sono chiamato Nārāyaṇa, quello è sempre il mio rifugio 

   4 	io di nome sono Nārāyaṇa, il creatore, eterno, indistruttibile,
     	l'autore di tutti gli esseri, e il distruttore o migliore dei ri-nati,

   5 	io sono Viṣṇu, io Brahmā, e io Śakra, sovrano degli dèi,
     	io il re figlio di Viśravaṇa, e Yama, signore dei defunti,

   6 	io Śiva e Soma, e Kaśyapa, e Prajāpati,
     	io il creatore e l'autore, io sono il sacrificio o migliore dei ri-nati,

   7 	Agni è la bocca, la terra i due piedi, e sole e luna i due occhi,
     	e il cielo, coi suoi quarti è la testa, il vento sta nella mia mente,

   8 	da me il sacrificio, con cento riti, con molte e abbondanti dakṣiṇa,
     	è celebrato, i sapienti dei veda mi sanno sul divino luogo del sacrificio,

   9 	sulla terra i re guerrieri, e i principi che desiderano ottenere il paradiso,
     	sacrificano a me e pure i vaiśya, che inseguono i mondi celesti,

  10 	circondata dai quattro mari, adornata dal meru e dal mandara,
     	io questa terra sostengo, assunta la forma del serpente Śeṣa,

  11 	assunta la forma di cinghiale, da me un tempo la terra
     	sprofondata nell'acqua o saggio, con forza fu sollevata,

  12 	diventato Agni nella bocca di un cavallo io o migliore dei ri-nati,
     	le acque agitate bevvi, e le riemisi di nuovo io,

  13 	i brahmani dalla bocca, dalle braccia gli kṣatriya, dalle gambe sono creati i vaiśya,
     	e dai piedi gli śūdra si produssero, nell'ordine per il mio potere,

  14 	il ṛgveda, il sāmaveda, e lo yajurveda, e pure quello di atharvan,
     	da me furono manifestati, ed essi a me sono dentro,

  15 	gli asceti di suprema calma, di pieno autocontrollo, che cercano la liberazione,
     	liberi da desiderio, ira e odio, privi di attaccamento, eliminate le colpe,

  16 	fermi nella verità, sempre privi di egoismo, adepti dell'adhyātman,
     	sempre questi saggi a me pensando mi venerano,

  17 	io sono la fiamma che distrugge, io il distruttore Yama,
     	io, il sole distruttore, io, il vento distruttore,

  18 	le stelle che appaiono nel firmamento,
     	queste sappi tu, essere le mie immagini o migliore dei ri-nati,

  19 	e tutti gli oceani, miniere di gemme, dei quattro luoghi,
     	residenza, e rifugio e abitazione di me sappili,

  20 	il desiderio, l'ira, la gioia, la paura e l'errore,
     	sappile tutte mie forme queste o virtuoso,

  21 	raggiungono gli uomini, quanto è fatto come buona azione,
     	sincerità, dono, tapas severo, e non-violenza, lo sono tra i viventi,

  22 	per mia disposizione, sono determinati i movimenti del corpo,
     	da me le loro coscienze soverchiate, essi non si muovono a piacere,

  23 	rettamente gli studiosi sacrificando con vari riti, i veda
     	ottengono, nella calma composti, vinta l'ira, i ri-nati,

  24 	che non possono essere ottenuti o sapiente, da uomini di cattive azioni,
     	soverchiati dall'avidità, da miserabili, da non ārya, da anime non formate,

  25 	me sappi questa meta di grande frutto, di chi ha anima formata,
     	difficile a ottenersi da brahmani confusi, questa via frequentata dagli yogin,

  26 	ogni qualvolta avviene una diminuizione del dharma, o virtuoso,
     	e l'aumento dell'adharma, allora io mi creo,

  27 	e i daitya intenti nell'imicizia, invulnerabili dai migliori dèi,
     	e pure quando i rākṣasa crudeli in questo mondo nascono,

  28 	allora io mi genero nelle case dei bene agenti,
     	entrato in un corpo umano, io tutto rendo calmo, 

  29 	creati dèi e uomini, gandharva, uraga e rākṣasa,
     	e gli immobili, col mio potere io distruggo gli esseri,

  30 	al tempo dell'azione, io di nuovo un corpo concentrandomi creo,
     	entrato nel corpo umano, per stabilire la buona condotta,

  31 	bianco il mio colore nel kṛtayuga, giallo nel tretāyuga,
     	rosso giunto il dvāpara, e nero nel kaliyuga,

  32 	tre quarti di adharma vi sono in questo periodo,
     	e raggiunto il tempo delle fine, io divenuto il tempo terribilissimo,
     	il trimundio intero distruggo da solo, coi suoi mobili e immobili, 

  33 	io, anima di tutto, dai tre passi, porto la felicità in ogni mondo,
     	io il supremo, l'omnipervadente, infinito, signore dei sensi, dai grandi passi,

  34 	la ruota del tempo io conduco da solo, o brahmano, io il senza forma,
     	sono l'estinzione di tutti gli esseri, la causa dell'agire del mondo intero,

  35 	così io da me, me stesso distribuisco o migliore dei muni,
     	in tutti gli esseri, o sovrano dei saggi, e nessuno mi conosce,

  36 	e qualunque cosa della natura del male, da te avuto dentro di me o ri-nato, 
     	per procurare il tuo bene, tutto questo sappilo, o senza macchia,

  37 	e qualunque cosa da te vista nel mondo di mobile e immobile,
     	questa è determinata interamente da me stesso o migliore dei muni,

  38 	parte del mio corpo è il mondo intero e il Grande-avo,
     	io sono Nārāyaṇa di nome, l'armato di mazza, disco, e conchiglia,

  39 	quanto lungo è il periodo di mille yuga o saggio ṛṣi,
     	tanto dormo, io anima universale, Grande-avo, mondo intero,

  40 	così per tutto il tempo io qui siedo o migliore dei muni,
     	nell'aspetto di fanciullo senza esserlo, finchè Brahmā non si sveglia,

  41 	da me in forma di Brahmā questa grazia ti fu fatta o saggio,
     	completamente essendo soddisfatto o venerato dalle schiere dei saggi ṛṣi,

  42 	tutto pervaso dall'oceano vedendo, distrutti i mobili e gli immobili,
     	agitato tu eri lo so, quindi a te ho mostravo l'universo,

  43 	quando tu sei entrato dentro il mio corpo,
     	e vedendo l'intero mondo, non fosti più sorpreso,

  44 	allora fosti da me fatto uscire velocemente dalla mia bocca, 
     	io ti esposi me stesso, difficile a conoscersi pure da dèi e da asura,

  45 	finchè il beato Brahmā dal grande tapas non si sveglia, 
     	fino allora tu qui o saggio ṛṣi, tranquillo vivi felice,

  46 	quindi al sorgere di tutto il mondo e del Grande-avo,
     	io l'unico, creerò dal mio corpo o migliore dei ri-nati,

  47 	il cielo, la terra, la luce, il vento e le acque,
     	e quanto rimane al mondo qui, di mobile e immobile.'”

  48 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“così avendo parlato scompariva o caro, quel dio meraviglioso,
     	e allora io scorgevo le varie e multiformi creature,

  49 	questo io vidi o re, quando giunse la fine dello yuga,
     	il portento, o migliore dei bhārata, o migliore dei sostenitori del dharma,

  50 	che è il dio dagli occhi simili a loto, in quel tempo io vidi,
     	egli era o tigre fra gli uomini, il tuo parente Janārdana,

  51 	la memoria della sua grazia fattami non mi abbandona,
     	seppur una lunga vita o kuntīde, distrugge la memoria,

  52 	egli è il vṛṣṇi Kṛṣṇa, il potente primevo puruṣa,
     	Hari dall'impensabile anima, siede quasi giocando il grandi-braccia,

  53 	il sātvata è il creatore e l'autore, e il distruttore,
     	sul petto il segno śrīvatsa, Govinda è il potente il signore di Prajāpati,

  54 	avendo visto la tigre dei vṛṣṇi, questo ricordo mi torna,
     	del primo dio, del non nato Viṣṇu, vestito di giallo,

  55 	di tutti i viventi è padre e madre il mādhava,
     	cercate rifugio in quel protettore o tori dei kuru.”
     


                              CLXXXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofati, i pṛthādi, e i gemelli tori fra gli uomini,
     	assieme a Kṛṣṇā Draupadī, si prostrarono a Janārdana,

   2 	egli o tigre tra gli uomini, con conciliante e bellissimo modo, li
     	confortava, quei meritevoli di onore, onorandoli secondo costume,

   3 	Yudhiṣṭhira però il kuntīde, al grande muni Mārkaṇḍeya,
     	di nuovo chiedeva della sovranità della terra: “ della futura fine dell'universo,

   4 	grandemente portentosa da te o signore noi abbiamo udito, o migliore dei parlanti,
     	o muni bhṛguide, e di quanto accade all'inizio dello yuga, quando sorge

   5 	pure il kaliyuga, io ho ancora curiosita,
     	confusi essendo i dharma, che cosa rimane?

   6 	quali uomini valorosi, là, quali cibi, quali piaceri?
     	quali vite, quali abiti e case vi saranno alla fine dello yuga?

   7 	quale limite raggiungendo sorgerà di nuovo il kṛta?
     	in dettaglio dimmi questo o muni, di varie cose tu parli.”

   8 	così apostrofato quel migliore dei muni, di nuovo allora rispondeva,
     	a quel bellissimo, alla tigre dei vṛṣni, e ai pāṇḍava, il grande muni:

   9 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“il futuro destino di ogni mondo, o toro dei bhārata,
     	raggiunto il torbido tempo, mentre lo racconto ascoltami,

  10 	nel kṛta interamente di quattro parti, privo di parvenza e di inganno, 
     	potente era fissato il dharma tra gli uomini a quel tempo,

  11 	penetrato un quarto di adharma, con tre parti è fissato
     	nel tretā, nel dvāpara, di metà del dharma si dice provvisto,

  12 	tre parti di adharma, procedendo, stanno nei mondi
     	umani, e un quarto di dharma solo rimane,

  13 	vita, valore, intelletto, forza e energia o pāṇḍava,
     	degli uomini, seguendo gli yuga diminuiscono, ascoltami bene,

  14 	i re, i brahmani, i vaiśya, e gli śūdra, o Yudhiṣṭhira,
     	con la frode praticheranno il dharma gli uomini cercando meriti,

  15 	la verità calerà nel mondo da parte degli uomini stimati sapienti,
     	per il calo di verità, la loro vita diverrà più breve,

  16 	per la brevità della vita, non saranno in grado di acquisire la sapienza, 
     	per lo scarso sapere, l'avidità soverchierà questi ignoranti.,

  17 	gli uomini, confusi, intenti all'ira e all'avidità, stretti ai desideri,
     	legati all'ostilità, diverranno desiderosi di uccidersi l'un l'altro,

  18 	i brahmani, gli kṣatriya, i vaiśya, si mescoleranno vicendevolmente,
     	uguali agli śūdra diverrano, abbandonando tapas e verità,

  19 	inferiori i medi diverranno, e i medi i peggiori,
     	tale diverrà il mondo raggiunta la fine degli yuga,

  20 	le migliori vesti quelle degli asceti, i migliori grani quelli dei poveri,
     	diverrano, e  gli uomini nemici delle mogli alla fine degli yuga,

  21 	di carne e di pesce vivendo, mungendo capre e pecore, 
     	gli uomini si sosterranno, essendo estinte le vacche, alla fine degli yuga,

  22 	e gli umani, vicendevolemente rubandosi  e colpendosi,
     	ladri senza preghiere, senza fede, saranno alla fine degli yuga,

  23 	e anche sulle rive dei fiumi taglieranno le piante con le zappe,
     	e queste pure saranno di scarsi frutti, alla fine degli yuga,

  24 	e pur credendo negli dèi, gli uomini che sempre sono di fermi voti,
     	pure essi, pieni di avidità, si divoreranno l'un l'altro,

  25 	il padre mangerà il figlio, e il figlio il padre,
     	i piaceri saranno soverchianti alla fine degli yuga,

  26 	i brahmani non manterrano i voti, rinnegando i veda,
     	non sacrificheranno, non celebreranno, attratti dalle dispute,

  27 	praticheranno l'agricoltura nelle bassure, e sopra aggiogheranno le vacche da latte,
     	gli uomini, e faranno trainare vitelli di un solo anno, 

  28 	il figlio l'uccisione del padre compiuta, il padre quella del figlio,
     	calmi vantandosene non ne avranno punizione,

  29 	tutto il mondo divenuta barbaro, privo di riti, vuoto di sacrifici,
     	diverrà privo di gioia, e anche privo di festival,

  30 	per lo più, dei miseri, e pure di quelli che hanno parenti,
     	e delle vedove, gli uomini ruberanno le ricchezze,

  31 	arroganti, di scarsa forza e valore, intenti nella brama e nell'errore,
     	contenti dei doni e delle parole dei malvagi saranno gli uomini,
     	e l'ospitalità accetteranno di ospiti male agenti,

  32 	colpendosi o kuntīde i re di malo animo,
     	l'un l'altro cercando di uccidersi, gli sciocchi stimati sapienti,
     	alla fine dello yuga gli kṣatriya diverranno nemici del mondo,

  33 	senza proteggere, avidi, orgogliosi, egoisti ed arroganti, 
     	saranno indulgendo in ingiuste punizioni, alla fine degli yuga,

  34 	ad uno ad uno le mogli e le riccheszze dei virtuosi,
     	si prenderanno, senza pietà pure per i piangenti o bhārata,

  35 	nessuno chiede in moglie una vergine, ne alcuna fanciulla è data in moglie,
     	prese con la forza saranno, giungendo la fine dello yuga, 

  36 	e pure i re mai soddisfatti, la mente confusa, le altrui ricchezze
     	prenderanno con ogni mezzo, giungendo la fine dello yuga,

  37 	tutto il mondo diverra come barbaro, o bhārata, 
     	la mano rubando alla mano, giungendo la fine dello yuga,

  38 	la verità sarà diminuita al mondo tra gli uomini stimati sapienti,
     	gli anziani, pieni di fanciullezze, e i fanciulli coi pensieri dei vecchi,

  39 	i vigliacchi tenuti per guerrieri, e i guerrieri disonorati come vigliacchi,
     	non si fideranno l'un l'altro, giungento la fine dello yuga,

  40 	l'intero universo determinato da avidità ed errore, sarà di un unico cibo,
     	l'adharma prospererà grande, e non esisterà dharma,

  41 	i brahmani, gli kṣatriya, i vaiśya più non resteranno, o signore di genti,
     	di un solo varṇa allora il mondo diverrà, alla fine degli yuga,

  42 	il padre non perdonerà al figlio, né il figlio al padre,
     	nessuna moglie obbedirà più al marito,

  43 	e le popolazioni che hanno per cibo orzo e grano
     	si diffonderanno in tutte le regioni, raggiunta la fine dello yuga,

  44 	avendo cibo a volontà, donne uomini o signore di popoli,
     	non si sopporteranno l'un l'altro, giunta la fine dello yuga,

  45 	tutto il mondo diventerà barbaro o Yudhiṣṭhira,
     	e gli uomini non venereranno gli avi con fede,

  46 	nessuno sarà allievo di nessuno, né di alcuno, maestro,
     	coperto dalle tenebre allora diverrà il mondo, o signore degli uomini,

  47 	e la vita più lunga sarà di sedici anni allora,
     	e poi perderanno la vita, giunta la fine dello yuga,

  48 	al quinto o al sesto anno le fanciulle partoriranno,
     	e i maschi genereranno a sette o otto anni, allora,

  49 	la donna verso il marito, o re, o l'uomo verso la moglie,
     	alla fine dello yuga, o tigre dei re, non troverà soddisfazione,

  50 	di scarsi mezzi, e ostili senza ragione, appariranno,
     	e nessuno di nessuno sarà garante alla fine dello yuga,

  51 	i deserti mercati di cibo, mercati dei veda i crocicchi,
     	e pure prostitute le donne diverranno alla fine dello yuga,

  52 	barbari, crudeli, omnivori, violenti in tutte le azioni,
     	saranno gli uomini, nella finale era, non vi è qui dubbio,

  53 	e in quel tempo ogni venditore e compratore, frode l'uno all'altro,
     	si faranno per brama di ricchezza o migliore dei bhārata, alla fine dello yuga,

  54 	e pure privi di conoscenze praticheranno le cerimonie,
     	e secondo i propri desideri vivranno, giunta la fine dello yuga,

  55 	per natura di crudeli azioni, e reciprocamente sospettosi,
     	diverranno tutte le genti, giunta la fine dello yuga,

  56 	e gli alberi più deliziosi, distruggeranno senza pentimento,
     	e ci sarà la distruzione nel mondo della vita di quanti hanno corpo,

  57 	quindi i soverchiati dall'avidità, percorreranno la terra,
     	e brahmani diverranno, e godranno dei beni dei brahmani,

  58 	e oh! oh! dicendo, i ri-nati saranno pieni di paura, tormentati dagli śūdra,
     	non trovando un protettore, vagheranno su questa terra,

  59 	dei violenti assassini, crudeli, distruttori dei viventi,
     	diverrano gli uomini, quando allora giungerà la fine dello yuga,

  60 	scorreranno i fiumi montagne e vallate
     	pervadendo, e i ri-nati ne saranno terrorizzati o elevatore della razza dei kuru,

  61 	dagli schiavi tormentati come corvi, o re saranno i migliori ri-nati,
     	e sempre da cattivi re saranno colpiti dal peso delle tasse,

  62 	la fermezza abbandonando, o protettore della terra, alla violenta fine dello yuga,
     	illegalità compiranno strumenti degli śūdra,

  63 	gli śūdra parleranno del dharma e i brahmani serviranno,
     	e ubbidiranno, docili nella loro dipendenza,

  64 	e contrario diverrà il mondo tra superiori e inferiori,
     	delle ossa venereranno, e disprezzeranno gli dèi,
     	gli śūdra agiranno, non i ri-nati, alla fine dello yuga,

  65 	negli āśrama del grande ṛṣi, e nelle case dei brahmani,
     	nei templi degli dèi, nei cimiteri, e nelle acque residenze dei nāga,

  66 	segnata dalle ossa la terra, non adornata dai templi degli dèi,
     	diverrà alla fine dello yuga, questo il segno del fine-yuga,

  67 	quando crudeli, abbandonato il dharma, carnivori, ubriaconi,
     	sempre saranno gli uomini, allora finirà lo yuga,

  68 	quando o re, dal fiore nascerà fiore e dal frutto frutto,
     	allora o grande re, giungerà la fine dello yuga,

  69 	fuori stagione diverrà la pioggia, giunto lo yuga,
     	e senza ordine diverrà l'agire degli uomini allora, 
     	quindi in contrasto coi brahmani cadranno i plebei,

  70 	la terra diverrà allora in fretta piena di barbari,
     	per paura del peso delle tasse, i saggi, voleranno di terra in terra,

  71 	senza differenze i popoli umani, saranno afflitti dalla mancanza di piogge,
     	e si rifugeranno negli āśrama nutrendosi di frutta e radici,

  72 	essendo così confuso il mondo, non vi saranno arbitri,
     	non seguiranno le istruzioni gli allievi, agendo offensivamente,

  73 	il deposito del maestro sarà usato immediatamente,
     	e per via di ricchezza coabiteranno amici, parenti e fratelli,
     	la distruzione di tutti gli esseri avverrà alla fine dello yuga,

  74 	tutti i luoghi saranno infiammati, e le stelle tremanti,
     	i pianeti contrari, e i venti agitati,
     	molte meteore cadranno, annunciando grandi paure,

  75 	e con gli altri sei il sole precipiterà,
     	e suoni tumultuosi si udranno, e ovunque vi saranno incendi,
     	coperto sarà allora da Rāhu il sole, dall'alba al tramonto,

  76 	e farà piovere fuori stagione il Mille-occhi,
     	e il grano non crescerà, giunta la fine dello yuga,

  77 	costantemente di aspre parole, crudeli, facili al pianto,
     	le donne non ubbidiranno alle parole dei mariti, allora,

  78 	il figlio colpirà madre e padre, alla fine dello yuga,
     	e le donne uccideranno i mariti ricorrendo ai figli,

  79 	in giorni di non congiunzione Rāhu coprirà il sole,
     	alla fine dello yuga, pure il fuoco divora-offerta, ovunque brucerà,

  80 	da bere e da mangiare i viaggiatori mendicando, 
     	non otterranno, e privi di casa giaceranno sulla via,

  81 	uccelli distruttivi, nāga, avvoltoi, assieme ad altri animali e uccelli,
     	crudeli versi rilasceranno, giunta la fine dello yuga,

  82 	e gli uomini abbandoneranno amici e parenti, allora,
     	e pure le genti e gli attendenti, giunta la fine dello yuga,

  83 	e le regioni in ogni direzione, e le antiche città,
     	una dopo l'altra si cercheranno come rifugio, giunta la fine dello yuga, 

  84 	oh! padre, oh! figlio, così allora le terribili parole
     	esclamando vicendevolmente, la gente percorrerà la terra,

  85 	allora essendoci un mucchio di tumulti alla fine dello yuga,
     	il precedente mondo dei ri-nati in ordine riapparirà,

  86 	quindi, in un'altro periodo di tempo, di nuovo per il sorgere del mondo
     	spontaneamente il destino ridiverrà favorevole,

  87 	quando la luna e il sole, e giove-bṛhaspati, e la costellazione tiṣya,
     	andranno in solo punto, allora risorgerà il kṛtayuga,

  88 	il dio della pioggia pioverà a tempo debito, e le costellazioni favorevoli
     	diverranno, e pure i pianeti favorevoli, muovendosi nel giusto ordine,
     	e vi sarà pace, abbondanza, salute e sanità,

  89 	il potente Viṣṇu col nome di Kalki spinto dal fato, un rinato 
     	rinascerà dal grande valore, dal grande intelletto e coraggio,

  90 	sorto nel villaggio di śambhala in una buona abitazione di brahmano,
     	e colla sola sua mente tutti i veicoli e armi,
     	e guerrieri, e missili e corazze appariranno,

  91 	egli il re vittorioso nel dharma, il supremo imperatore diverrà,
     	egli questo mondo confuso condurrà alla pace,

  92 	sorto quel fulgido brahmano di alta saggezza compirà la fine della distruzione,
     	egli farà cessare la povertà di tutto lo yuga,

  93 	egli circondato da brāhmani,  ovunque rifugiatesi, le vili
     	schiere dei barbari, tutte distruggerà allora quel brahmano.”
     	


                              CLXXXIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ quindi compiuta la distruzione dei ladri, ai ri-nati, questa terra
     	distribuita, secondo le regole nel grande sacrificio dell'aśvamedha,

   2 	e ristabilità la moralità, e il bene stabilitò dal Nato-da-sé,
     	egli dal santo e glorioso agire, fattosi vecchio si rifugerà nella foresta,

   3 	la sua condotta seguiranno gli uomini, che abitano il mondo,
     	e dai savi brahmani distrutti i ladri, vi sarà la pace,

   4 	e nere pelli, i poteri, tridenti, e armi
     	piazzando nelle regioni conquistate, quella tigre tra i saggi,

   5 	applaudito dai principali savi, e onorando loro,
     	Kalki, percorrerà la terra, sempre pronto ad uccidere i dasyu,

   6 	oh padre! oh figlio, così con ciascuna di queste terribili parole
     	mentre si lamentano, ad una rapida morte condurrà i dasyu,

   7 	quindi, la distruzione dell'adharma, e la prosperità del dharma, o bhārata,
     	vi sarà, giunto il kṛtayuga, e la gente compirà i riti,

   8 	e giardini di piacere e funerali, e stagni e pozzi,
     	e varie cerimonie sacre, vi saranno nel kṛtayuga,

   9 	e i virtuosi brahmani, e i muni dediti al tapas,
     	e gli āśrama pure con le persone empie, saranno creature ferme nella verità 

  10 	cresceranno tutti i semi e saranno mietuti,
     	in tutte le stagioni, o re dei re, tutti i cereali vi saranno,

  11 	gli uomini nel donare saranno contenti e nel mantenere i voti,
     	intenti a recitar preghiere, i savi, in giusti desideri uniti e felici,
     	i re proteggeranno questa terra, secondo il dharma,

  12 	intenti ai commerci, i vaiśya saranno nel kṛtayuga,
     	nei sei doveri intenti, i brahmani, gli kṣatriya intenti nel proteggere,

  13 	e nell'obbedire ai tre varṇa felici gli śūdra.
     	questo il dharma nel kṛtayuga, nel tretā e nel dvāpara,
     	e nell'ultimo yuga, e questo è quello che ti ho raccontato,

  14 	appreso hai il calcolo degli yuga e di tutto il mondo o pāṇḍava,
     	tutto quanto è il passato e il futuro io ti ho raccontato,
     	ricordato nel purāna chiamato di Vāyu e celebrato dai ṛṣi,

  15 	così da me che ho lunghissima vita, molti corsi di saṁsāra,
     	furono visti, e sperimentati e questi io ti ho raccontato,

  16 	questo altro ancora, assieme ai tuoi fratelli o incrollabile,
     	mio discorso ascolta, per chiarire ogni dubbio sul dharma,

  17 	nel dharma la tua anima è sempre unita o migliore dei sostenitori del dharma,
     	il re dall'anima nel dharma, felice gioisce quaggiù e nell'altro mondo,

  18 	e ascolta le belle parole che io ti dirò o senza macchia,
     	nessuna ingiuria mai si deve fare al brahmano,
     	il brahmano offeso, sappi, potrebbe distruggere pure i mondi.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole di Mārkaṇḍeya, il sovrano, principe dei kuru,
     	diceva queste supreme parole, quel saggio dal supremo splendore:

  20 	“ in quale dharma io mi devo tenere per proteggere le creature o muni?
     	e in che modo agendo, io non mi debba allontanare dal mio proprio dharma?”

  21 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ pietoso, generoso con tutti gli esseri, dolce, privo di invidie,
     	felice della cura delle creature come dei tuoi propri figli,
     	agisci nel dharma, rigettando l'adharma, e venera avi e dèi,

  22 	e quanto tu hai fatto per errore, rettamente vincilo coi doni,
     	liberati dall'orgoglio, e sempre servizievole sii,

  23 	conquistata tutta la terra, vivi felice e contento,
     	questo dharma passato e futuro a te ho elencato,

  24 	non vi è nulla che non conosci, sulla terra di passato e futuro,
     	perciò non tenere nel cuore o figlio, questa tua sventura,

  25 	il destino affligge pure tutti i celesti o grandi-braccia, 
     	le creature sono sorprese quando colpite dal destino, o figlio, 

  26 	non avere qui dubbi, su quanto io ti ho detto o senza macchia,
     	le parole troppo sospettate, possono distruggere il tuo dharma,

  27 	nato sei nella celebrata razza dei kuru, o toro dei bhārata,
     	agisci dunque in tutto quanto, con parole, mente e azioni.”

  28 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“le parole bellissime a udirsi che tu hai detto, o migliore dei ri-nati,
     	così io le compirò, con impegno, per tuo comando o illustre,

  29 	non vi è in me avidità o re dei savi, né paura, né egoismo,
     	io farò tutto ciò che tu mi hai detto o potente.”

  30 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo udite le parole di quel pāṇḍava grand'anima,
     	si rallegrarono i pāṇḍava assieme all'armato dell'arco śārṅga, 

  31 	udita, inoltre, la bella storia del saggio Mārkaṇḍeya,
     	meravigliati divennero, per la rivelazione degli antichi tempi.
     
     


                              CXC


   1A 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	“ancora devi raccontare della grandezza dei brahmani.” così disse il pāṇḍava a Mārkaṇḍeya,

   2A 	quindi diceva Mārkạḍeya:

   3A 	“in ayodhyā nella razza di Ikṣvāku nato, un principe di nome Parikṣit andava a caccia,

   4A 	inseguendo la preda con un solo cavallo, veniva portato lontano dall'animale,

   5A 	sulla via stanco, soverchiato da fame e sete, in un certo luogo vide uno scuro boschetto,
     	e in quello entrava,

   6A 	quindi in mezzo al boschetto vedendo un bellissimo laghetto col cavallo vi s'immergeva,

   7A   quindi ristorato, messe davanti al cavallo delle fibre di loto, sedeva sulla riva del lago,

   8A 	allora mentre si riposava udiva il dolcissimo suono di un canto,

   9A 	e udendo pensava
     	non vedo qui passaggio di umani
     	di chi sarà dunque questo suono di canto?

  10A 	allora vide una fanciulla bellissima a vedersi, che raccoglieva fiori cantando.

  11A 	allora ella camminando s'avviciniva al re,

  12A 	il re le diceva:
     	di chi sei tu o bellissima?

  13A	ella rispondeva:
     	vergine io sono.

  14A 	a lei il re diceva:
     	io ti desidero.

  15A 	allora diceva la vergine:
     	sotto una condizione tu mi puoi ottenere,
     	in nessun altro modo.

  16A 	a lei il re chiedeva della condizione.

  17A 	allora la fanciulla questo diceva:
     	l'acqua a me non devi mai far vedere.

  18A 	il re “va bene” avendo detto a lei, con lei si univa.

  19A 	nel luogo il cui era il re il suo esercito lo seguiva,
     	a piedi sulle sue tracce, e visto il re si fermava circondandolo,

  20A 	ristorato il re assieme a lei partiva con una portantina senza impedimenti,
     	raggiunta la propria città, in segreto con lei si rallegrava.
     	e nessun'altra cosa vedeva.

  21A 	allora il principale ministro, interrogava le donne che vivevano vicino a lui:
     	quale causa qui si trova?

  22A	e allora dissero le donne:
     	nuova acqua vediamo che qui non fu condotta,

  23A 	allora il ministro fatta fare una foresta senz'acqua, con alti alberi dai molti fiori e frutti in segreto 	
	avvicinato il re gli diceva:
     	questa nobile foresta è priva d'acqua,
     	rettamente qui la puoi godere.

  24A 	egli per le parole di quello, assieme alla regina entrava nella foresta, 
     	insieme a lei per un certo tempo piacevolmente vi vagava,
     	quindi preso da fame e sete, stanco, vedeva un grande padiglione libero,

  25A 	il re con l'amata, entrato in quel confortevole e ben fatto tetto vedeva una vasca piena di acqua chiara,

  26A 	e vedendola, assieme alla sua regina sulla riva di quella si fermava,

  27A 	quindi il re diceva alla regina:
     	scendi dunque nell'acqua della vasca.

  28A 	ella udite le sue parole, discesa nella vasca vi si immergeva. 
     	e non riemergeva,

  29A 	il re pur cercandola non la vedeva,

  30A	ma fatta vuotare la vasca, vedendo sulla bocca del buco un rana, irato ordinava 
     	la distruzione di ogni rana sia fatta!
     	chiunque mi desideri, si avvicini a me donando rane morti.

  31A 	mentre si svolgeva quella strage di rane i tutti i luoghi, la paura prese le rane,
     	esse impaurite, al re delle rane quanto era accaduto riportavano,

  32A 	allora il re delle rane, sotto le spoglie di un asceta, si recava dal re.

  33A 	e avvicinatolo gli diceva:
     	non farti dominare dall'ira!
     	perdona!
     	non devi fare la strage delle innocenti rane!

  34A 	e due strofe qui vi sono per te signore:
     	non mantenere la tua ira o incrollabile, desiderando uccidere le rane,
     	si esaurisce l'abbondanza di ricchezze per le genti ignoranti,

  35A 	prometti che senza toccarle tu ti libererai dall'ira.
     	desistendo dall'adharma, perchè vuoi uccidere le rane?

  36A 	a lui che così parlava rispondeva il re, l'anima presa dal dolore per l'amata:
     	questa cosa non perdono,
     	io voglio ucciderle,
     	da queste malvagie la mia amata fu divorata,
     	in ogni luogo le rane da me saranno uccise,
     	non puoi impedirmelo o saggio.

  37A 	egli udite quelle parole con mente e sensi agitati rispondeva:
     	perdona o re!
     	io sono il re delle rane di nome Āyu,
     	ella è mia figlia di nome Suśobhanā,
     	ella ha cattiva condotta
     	molti re prima furono ingannati da lei.

  38A 	a lui disse il re
     	io la desidero,
     	che ella mi sia data.

  39A 	allora il padre la concedeva al re,
     	e le diceva
     	a questo re ubbidisci,

  40A 	egli diceva alla figlia
     	poiché tu hai ingannato i re, i tuoi figli saranno irreligiosi, per la tua falsità.

  41A   il re la accoglieva col cuore a lei legato dalle sue qualità erotiche, come avesse avuta la signoria del trimundio, 	
	con parole piene di lacrime di gioia, prostratosi in venerazione diceva al re delle rane:
        io ti sono obbligato.

  42A 	e il re delle rane chiesto licenza al genero, tornava donde era venuto

  43A 	dopo qualche tempo da lei tre figli del re nascevano, Śala, Dala, e Bala,
     	quindi il padre, a tempo debito, il primogenito sul trono consacrato, quell'anima salda nella foresta si recava per il tapas,

  44A 	un giorno Śala si recava a caccia,
     	e raggiunta una preda col carro la inseguiva,

  45A 	e all'auriga disse:
     	portami veloce,

  46A 	l'auriga così apostrofato al re diceva
     	non tentare tale impresa.
      	non puo catturarsi quell'animale, seppur al carro aggiogati fossero i due cavalli di Vāma.

  47A 	allora il re disse all'auriga,
     	raccontami dei due cavalli di Vāma
     	o io ti uccido,

  48A   così apostrofato, preso da timore del re: e temendo la maledizione di Vāmadeva, al re raccontava:
     	due cavalli ha Vāmadeva veloci come il pensiero i due vāmya,

  49A 	allora a lui che così parlava diceva il re:
     	vai all'āśrama di Vāmadeva,

  50A 	raggiunto l'āśrama di Vāmadeva a quel ṛṣi diceva:
     	o venerabile un animale da me colpito è fuggito,
     	potrei raggiungerlo
     	tu mi dovresti dare i due vāmya.

  51A 	a lui disse il ṛṣi,
     	ti darò i due cavalli vāmya,
     	ma una volta fatta l'azione da te, rapidamente riportameli.

  52A   egli presi i due cavalli, chiesto licenza al ṛṣi, partiva verso la preda, aggiogati i vāmya,
     	e andando diceva all'auriga:
     	queste due gemme di cavalli non sono adatti ai brahmani,
     	non restituirli a Vāmadeva.

  53A 	così avendo parlato, raggiunta la preda, tornato alla sua città, faceva mettere i due cavalli nel palazzo.

  54A 	allora il ṛṣi pensava:
     	il giovane principe, avuto il bellissimo veicolo, si rallegrerà,
     	e non me li riporterà,
     	aihmè!

  55A 	e riflettendo nella mente dopo un mese disse ad un discepolo.
     	vai là o Ātreya,
     	e dirai al re,
     	se hai finito riporta al maestro i due vāmya,

  56A 	egli là giunto questa cosa diceva al re,

  57A 	il re a lui rispondeva:
     	dei re è questo tiro di cavalli,	
     	i brahmani non sono degni di gioielli di tal fatta,
     	che uso hanno i brahmani di cavalli?
     	giustamente torna a casa

  58A 	egli là giunto al maestro lo diceva.

  59A 	quelle male parole udite, Vāmadeva, preso dall'ira, in persona andato dal re chiedeva dei cavalli
     	ma il re non li dava,

  60 	Vāmadeva diceva:
     	dammi i miei due cavalli o principe, compiuta l'azione, impossibile con altri,
     	non ti colpirà Varuṇa coi tremendi lacci, intervenendo tra brahmani e kṣatriya,

  61 	il re disse:
     	due docili buoi bene pazienti, questo è il tiro adatta ai brahmani o Vāmadeva,
     	con questi vai dove ti aggrada o grande ṛṣi, i sacri testi conducono quelli come te,

  62 	Vāmadeva disse:
     	i sacri testi conducono quelli come me, dell'altro mondo o principe, sono i veicoli,
     	in questo mondo, però questo è il veicolo per le necessità di noi e di altri.

  63 	il re diceva:
     	quattro asini ti trasportino, oppure i migliori muli o cavalli veloci,
     	con questi vai!, questo tiro è da kṣatriya, i due vāmya sono miei non tuoi, sappilo.

  64 	Vāmadeva disse:
     	un terribile voto dicono sia del brahmano che di quello quaggiù si mantenga, 
     	terribili grandi mostri, armati di acute lance ti faranno in quattro pezzi.

  65 	il re disse:
     	le guardie che ti sanno un brahmano o Vāmadeva con parole, mente o azioni pronto
       	a uccidere, armati di acute lance ti abbatteranno qui coi tuoi discepoli, per mio ordine.

  66 	Vāmadeva disse:
     	non si possono punire i brahmani o re con parole, pensieri o azioni,
     	il saggio che vive seguendo il tapas, con questo diviene il migliore vivente.”

  67 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“così avendo detto Vāmadeva o re, sorsero i terribili rākṣasa,
     	il re colpito da loro armati di lance, forte allora pronunciave le parole:

  68 	'se gli ikṣvākuidi, o brahmano, o Dala, se i miei soggetti, o altri della razza,
     	non in questo caso saranno virtuosi, io non darò mai i vāmya a Vāmadeva.'

  69 	così parlando ucciso dai mostri, il sovrano cadeva rapido a terra,
     	quindi sapendo il sovrano abbattuto, gli ikṣvākuidi, consacrarono Dala,

  70 	là giunto, al re il saggio Vāmadeva diceva queste parole:
     	'si vede in tutti i dharma o re, che il re Dala debba donare ai brahmani,

  71 	se tu temi l'adharma o re dei re, dammi rapido ora i due vāmya.'
     	udite le parole di Vāmadeva il re, per l'ira diceva all'auriga:

  72 	'una bella freccia, colla punta avvelenata vai a prendere, 
     	con la quale colpito Vāmadeva possa cadere, malamente sbranato dai cani.'

  73 	Vāmadeva disse:
     	'so che hai un figlio di dieci anni, Śyenajit nato dalla regina o re sovrano di uomini,
     	tu colpisci il caro figlio rapido, spinto dal mio ordine con le tue terribili frecce.'”

  74 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“così apostrofato da Vāmadeva o re, nel palazzo colpiva il principe,
     	quella freccia appuntita scagliata, e Dala udita quella notizia diceva:

  75 	'o ikṣvākuidi io farò il vostro bene, ucciderò questo brahmano ora colpendolo,
     	portatemi un'altra freccia appuntita, che i re osservino ora il mio valore.'

  76 	Vāmadeva disse:
     	'la freccia terribile intinta nel veleno, che tu su di me punti,
     	non riuscirai a scagliare né potrai quella bella freccia incoccare, o re di uomini.'

  77 	il re disse: 
     	'ikṣvākuidi guardate questa freccia afferrata non sono in grado di scagliare,
     	né sono capace di ucciderlo, che viva dunque il lunga vita Vāmadeva.

  78A 	Vāmadeva disse:
     	'toccando la regina colla freccia allora ti libererai dal peccato.”

  79 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“quindi così avendo fatto il principe, allora al muni diceva la principessa:
     	'poiche io sono unita a costui o Vāmadeva, giorno per giorno coabitando lo istruii,
     	cercando le gioie dai brahman , così io posso ottenere il santo mondo di Brahmā.'

  80 	Vāmadeva disse:
       	'da te è protetta la famiglia reale o bell'occhi, scegli un dono incomparabile io lo darò,
        istruisci il tuo popolo, o principessa, e pure il grande regno degli ikṣvāku o virtuosa.'

  81 	la principessa disse:
     	'io scelgo una sola grazia o venerabile, che sia oggi libero dalla colpa mio marito,
     	e curato del benessere di figli e parenti, questa grazia io scelgo o grande ri-nato.'”

  82 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“udite le parole della principessa il muni, così sia! diceva o primo dei kuru,
     	allora il re stupefatto divenne, e i due vāmya a lui consegnava prostrandosi.”
     


                              CXCI


   1A 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	i ṛṣi e i pāṇḍava chiedevano a Mārkaṇḍeya:
     	c'è qualcuno più vecchio di te?

   2A 	egli a loro diceva:
     	vi è invero un ṛṣi regale, di nome Indradyumna, finiti i suoi meriti, espulso dal cielo
     	la tua gloria è esurita così a lui.
     	egli mi avvicinava,
     	allora mi riconosci signore?

   3A 	io a lui dicevo:
     	noi non ci impegnamo nella ricerca delle ricchezze volendo elisir, tormentando i nostri corpi, 

   4A 	vi è dunque sull'himavat un gufo di nome Prākārakarṇa,
     	forse egli ti conosce.
     	distante da qui è l'himavat
     	là egli vive.

   5A 	egli divenuto un cavallo mi trasportava dove era il gufo,

   6A 	quindi il regale ṛṣi chiedeva a lui
     	mi conosci tu o signore?

   7A 	egli un momento pensando diceva a lui
     	non ti conosco signore.

   8A 	così apostrofato il regal ṛṣi Indradyumna, di nuovo diceva al gufo:
     	vi è qualcuno più vecchio di te?

   9A 	egli così richiesto gli diceva:
     	vi è un lago di nome Indradyumna,
     	in quello vive una gru di nome Nāḍījaṅgha,
     	essa di me è più vecchia
     	a lei chiedi.

  10A 	quindi indradyumna, il gufo preso e me, al lago si recava dove quella gru di nome 	
	Nāḍījaṅgha stava.

  11A 	noi a lui chiedemmo
     	signore conosci tu il re Indradyumna?

  12A 	egli così apostrofato pensandoci un momento disse:
     	non conosco io il re Indradyumna.

  13A 	quindi noi a lui chiedemmo:
     	vi è qualcuno più vecchio di te o signore.

  14A 	lui ci disse, c'è invero qui, una tartaruga di nome Akūpāra che vive nel lago,
     	essa è più vecchia di me
     	se possa essa, in qualche modo, conoscere il re, chiederemo ad Akūpāra.

  15A 	quindi la gru alla tartaruga Akūpara annunciava:
     	noi abbiamo l'intenzione di chiederti qualcosa,
     	per questo avvicinati bene.

  16A 	udito ciò, la tartaruga, dal lago uscita, veniva sulla riva del lago, dove eravamo.

  17A 	a lui lì giunto noi chiedevamo:
     	signore conosci tu il re Indradyumna?

  18A 	egli pensato un momento, con le lacrime agli occhi, scosso nel cuore, piangendo:
     	come posso non conoscerlo?
     	da costui io un tempo per migliaia di volte fui posto sui luoghi sacrificali,
     	e questo lago fu fatto dai movimenti delle sue vacche date come dakṣiṇa,
     	dove io ora sto vivendo

  19A 	appena questo discorso della tartaruga fu udito, subito apparve un carro divino dal cielo,

  20A 	e una voce si udiva rivolta a Indradyumna,
     	pronto per te è il paradiso,
     	vieni al luogo che ti aspetta,
     	glorioso sei,
     	in sicurezza vieni,

  21A 	il cielo e la terra sono toccati dal suono delle tue sante azioni,
     	quanto a lungo rimanga il ricordo tanto a lungo si dice rimane l'uomo,

  22A 	colui di chi si riporta al mondo cattiva fama, di qualunque essere,
     	cade costui negli infimi mondi, quanto a lungo l'eco ne è riportato,

  23A 	tanto all'uomo dalla santa condotta sulla terra, sia per sempre,
     	trascurando la condotta malvagia, cerchi rifugio nel dharma.

  24A 	così questo avendo udito il re disse:
     	fermati fin tanto che io ora non riporti questi due anziani alle loro sedi.

  25A 	me e il gufo Prākārakarṇa alle nostri sedi portatoci, su quel carro, il beato entrava nel luogo a lui prprio.
 

  26 	questi perciò sono i lunga vita da me visti. così diceva ai pāṇḍava Mārkaṇḍeya.

  27A	e i pāṇḍava compiaciuti dissero.
     	bene!
     	una bella azione da te fatta al re Indradyumna caduto dal mondo celeste, che gli ha fatto raggiungere di 	
	nuovo il paradiso.

  28A 	allora egli disse loro:
     	forse che il figlio di Devakī, Kṛṣṇa non ha fatto riandare in cielo il regale ṛṣi Nṛga, sprofondato 	
	nell'inferno sollevandolo da quella sventura?
     


                              CXCII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il dharmarāja Yudhiṣṭhira, o toro dei bhārata chiedeva 
     	all'asceta Mārkaṇḍeya dalla lunga vita, e senza macchie:

   2 	"tu conosci o sapiente del dharma, dèi, dānava e rākṣasa,
     	le dinastie reali, e le varie dinastie dei ṛṣi in ogni luogo,
     	nulla vi è di sconosciuto per te al mondo o migliore dei ri-nati,

   3 	come fai tu a conoscere le divine storie, le umane e dei rakṣas e uraga?
     	questo racconto io desidero udire in verità o ri-nato,

   4 	l'invincibile ikṣvākuide chiamato Kuvalāśva, 
     	perchè cambiò il suo nome diventando Dhundhumāra?

   5 	questo voglio sapere in verità o migliore dei bhṛguidi,
     	come fu che cambiò di nome il saggio Kuvalāśva."

   6 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"dunque te lo racconterò ascoltami o re Yudhiṣṭhira,
     	la virtuosa storia di Dhundhumāra ascolta,

   7 	come il re ikṣvākuide, il sovrano Kuvalāśva,
     	divenne Dhundhumāra, ascolta o signore delle terra,

   8 	vi era o figlio, un grande ṛṣi chiamato Uttaṅka o bhārata,
     	in piacevoli luoghi deserti era il suo āśrama o kaurava,

   9 	Uttaṅka o grande re, praticava un tapas molto arduo,
     	desideroso di venerare Viṣṇu per molti anni o potente,

  10 	e di lui compiaciuto il Beato in persona gli apparve,
     	e il ṛṣi vedendolo a lui prostatosi, lo celebrava con vari elogi:

  11 	' per  te o dio, tutte le creature compresi, dèi, asura e uomini,
     	e gli esseri immobili e quelli mobili esistono,
     	il brahman e i veda, e ogni conoscenza da te è creata o luminoso,

  12 	la tua testa è il firmamento o dio, i tuoi occhi il sole e la luna,
     	il tuo respiro il vento, e il fuoco è il tuo splendore o incrollabile,
     	le tue braccia tutti i punti cardinali, e il tuo ventre l'oceano,

  13 	le tue cosce le montagne o dio, il cielo il tuo ombelico o uccisore di Madhu,
     	i tuoi piedi il cielo e la terra, i tuoi peli le piante,

  14 	Indra, Soma, Agni e Varuṇa, gli dèi, gli asura, e i grandi uraga,
     	inchinati, a te stanno davanti celebrandoti con vari inni,

  15 	da te sono pervasi tutti gli esseri, o signore del mondo,
     	gli yogin dal grande valore, i grandi ṛṣi ti elogiano,

  16 	se tu sei contento il mondo è sicuro, nella tua ira v'è la grande paura,
     	tu solo rimuovi dalle paure o supremo puruṣa,

  17 	tu sei fonte di felicità per tutti gli esseri, dèi o uomini,
     	coi tuoi tre passi o dio, i tre mondi da te presi,
     	e la distruzione da te fu fatta degli asura prosperosi,

  18 	coi tuoi passi gli dèi raggiunsero il supremo nirvāṇa,
     	e i principali dei daitya la distruzione nella tua ira o luminoso,

  19 	tu sei il creatore e l'ordinatore degli esseri quaggiù interamente,
     	venerandoti gli dèi felicemente e completamente prosperano.'

  20 	così celebrato il Signore-dei-sensi, da Uttaṅka grand'anima,
     	ad Uttaṅka diceva Viṣṇu: ' compiaciuto io sono di te scegli una grazia.'

  21 	Uttaṅka disse:
     	' ottenuto io ho la mia grazia, che ho veduto Hari,
     	l'eterno puruṣa, il luminoso e divino creatore dell'universo.'

  22 	Viṣṇu disse:
     	'compiaciuto io sono di te per la tua fede priva di brame, o migliore dei ri-nati,
     	certamente tu devi accettare o brahmano, una altra grazia da me o ri-nato.'

  23 	così un'altra grazia offertogli da Hari, allora
     	Uttaṅka, a mani giunte, scelse una grazia o migliore dei bhārata:

  24 	' se di me o beato, dagli occhi simili a loti, sei compiaciuto, 
     	nel dharma, nella verità, nell'autocontrollo sia sempre la mia mente,
     	e sempre sia a te vicina con fede, o grande signore.'

  25 	Viṣṇu disse:
     	' tutto questo sarà a te per mio volere o ri-nato,
     	ti si presenterà questo yoga, unito al quale, per i celesti
     	e pure per i tre mondi compirai una grande impresa,

  26 	per distruggere i mondi un grande asura di nome Dhundhu,
     	praticherà un tremendo tapas, ascolta dunque chi lo ucciderà,

  27 	un protettore della terra, vi è chiamato Bṛhadaśva,
     	di costui v'è un figlio puro e generoso, conosciuto come Kuvalāśva,

  28 	quel migliore dei principi, fermo nella forza del mio yoga, 
     	per tuo decreto o saggio ṛṣi, diverrà l'uccisore di Dhundhu.'"

  29 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" Viṣṇu così avendo parlato a Uttaṅka scompariva."
        (...)
     


                              CXCIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" morto Ikṣvāku o re, Śaśāda questa terra
     	ottenuta, quell'anima nel dharma supremo, ad ayodhyā era re,

   2 	erede di Śaśāda fu un valoroso di nome Kakutstha,
     	e Anenas fu il figlio di Kakutstha, e Pṛthu fu figlio di Anenas,

   3 	e Viṣvagaśva fu figlio di Pṛthu, e da questo Ārdra nasceva,
     	di Ārdra il figlio fu Yuvanāśva, e da questo Śrāvasta

   4 	nacque, il re Śrāvasta da cui la città śrāvasti è chiamata,
     	di Śrāvasta l'erede fu il fortissimo Bṛhadaśva,
     	e il figlio di Bṛhadaśva è chiamato Kuvalāśva,

   5 	di Kuvalāśva i figli furono ventunmila,
     	tutti fortissimi, istruiti nelle scienze, difficili da assalire,

   6 	Kuvalāśva per qualità, era superiore al padre
     	in battaglia, allora Bṛhadaśva consacrava nel regno,
     	Kuvalāśva o grande re, guerriero dal supremo dharma,

   7 	al figlio trasferito il potere, il sovrano Bṛhadaśva, 
     	si recava quel saggio uccisore di nemici nella foresta per il tapas,

   8 	allora il migliore dei ri-nati, udiva che quel regal ṛṣi, o Yudhiṣṭhira, 
     	Bṛhadaśva, si stava recando nella foresta o re, 

   9 	Uttaṅka dal grande splendore, quel migliore degli esperti d'armi
     	tratteneva, avendo egli dall'incomparabile anima avvicinato il migliore degli uomini:

  10 	 Uttaṅka disse:
     	' tu signore devi essere il protettore, questo ti compete di fare,
     	senza ansie noi o re viviamo, per il tuo comandare,

  11 	la terra da te grand'anima, curata o re, 
     	diverrà priva di timori, non devi recarti nella foresta,

  12 	nella difesa delle creature quaggiù si mostra grande il dharma,
     	non così si mostra nella foresta, non devi prendere una tale decisione,

  13 	non paragonabile, o re dei re, il dharma si mostra in ogni luogo,
     	alla difesa delle creature che anticamente fu fatta dai ṛṣi regali,
     	il re deve proteggere le creature, tu devi dunque proteggerle,

  14 	io non posso ora praticare il tapas, senza timore o principe,
     	nelle vicinanze del mio āśrama, nelle pianure desertiche,

  15 	un mare pieno di sabbia chiamato ujjānaka
     	si estende per molti yojana e molti yojana è largo,

  16 	là un crudele re dei dānava, dal grande valore e coraggio,
     	figlio di Madhu e Kaiṭabha, crudelissimo v'è di nome Dhundhu,

  17 	rifugiato dentro la terra o re, risiede questo incomparabile coraggioso,
     	dopo aver ucciso costui o grande re, tu puoi recarti nella foresta,

  18 	egli giace intento in un terribile tapas per la distruzione del mondo,
     	e pure per la distruzione dei mondi e dei trenta dèi o principe,

  19 	egli non può essere ucciso da dèi, daitya, o da rāksasa,
     	e neppure da nāga, da yakṣa e dai gandharva, in nessun modo.
     	questa grazia ha avuto o re, dal Grande-avo di tutti i mondi,

  20 	lui avendo ucciso, fortuna a te, a null'altro poni mente,
     	otterrai la più grande gloria, eterna, indistruttibile, certa,

  21 	quando il respiro di questo malvagio addormentato sotto la sabbia,
     	alla fine di un intero anno comincia ad essere emesso,
     	allora la terra trema, assieme ai monti alle selve e foreste,

  22 	per il vento del suo respiro o re, molta polvere si alza,
     	coprendo il percorso del sole, e facendo tremare la terra per sette giorni,
     	con faville e fiamme, e fumi, tremendissimi,

  23 	perciò o re, io non sono in grado di star in piedi nel mio āśrama,
     	costui distruggi o re dei re, per voler il bene dei mondi,
     	i mondi divengano sicuri oggi con la morte di quell'asura,

  24 	tu sei adatto alla sua distruzione, questa la mia opinione,
     	con la tua energia aumenterà l'energia di Viṣṇu,

  25 	una grazia mi diede un tempo Viṣṇu allora per questa morte,
     	il sovrano che ucciderà il violento grande asura,
     	l'energia di Viṣṇu otterrà difficile da affrontare,

  26 	questa irresistibile energia ottenuta sulla terra o re dei re,
     	uccidi quel daitya malvagio, dal crudele valore,

  27 	il potentissimo Dhundhu, con una scarsa energia si può
     	distruggere, o protettore della terra, anche in cento anni.'"
     	


                              CXCIV


   1 	Mārkaṇḍeya disse: 
     	"così apostrofato l'invincibile regal ṛṣi da Uttaṅka,
     	a mani giunte o migliore dei kuru, a Uttaṅka dunque diceva:

   2 	' questa tua visita o brahmano, non sarà vana,
     	mio figlio o venerabile conosciuto col nome di Kuvalāśva,

   3 	è risoluto e abile, e primo per valore sulla terra,
     	tutto questo egli certamente, per compiacerti compirà,

   4 	circondato io sono da figli, tutti guerrieri con le braccia d'acciaio,
     	esentami o brahmano, io ho deposto le armi, al presente tempo.'

   5 	' così sia.'  fu detto dal muni dall'incomparabile splendore,
     	egli, il figlio messo a disposizione di Uttaṅka grand'anima,
     	dicendo sarà fatto, il regal ṛṣi si recava nella suprema foresta."

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" chi era o venerabile quel daitya dal grande valore o ricco in tapas?
     	e di chi era figlio o nipote? questo io voglio sapere,

   7 	di un daitya cosi forte io non ho mai udito o ricco in tapas,
     	questo vorrei sapere o venerabile, secondo verità,
     	interamente o grande saggio, diffusamente o ricco in tapas."

   8 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"ascolta o re, tutto ciò come si è svolto, o sovrano di uomini,
     	quando v'era il terribile mondo d'acqua e distrutto il mobile e l'immobile,
     	e periti tutti gli esseri, o toro dei bhārata,

   9 	l'origine di tutti gli esseri, l'eterno, immutabile puruṣa,
     	il beato Viṣṇu, giaceva da solo, sul letto d'acque,
     	sulle grandi spire del serpente Śeṣa, dall'infinito splendore,

  10 	il creatore del mondo, il glorioso, il beato, Hari l'incrollabile,
     	colle grandi spire del serpente circondando la terra,

  11 	dall'ombelico di questo dio giacente un fiore di loto splendido come il sole,
     	scaturiva,  là dove nasce il Grande-avo,
     	Brahmā in persona il guru del mondo, sul loto splendente come il sole e la luna,

  12 	egli è i quattro veda, ha quattro forme e quattro facce,
     	per il proprio splendore invincibile, grande per forza e valore,

  13 	ad un certo momento due dānava valorosissimi,
     	Madhu e Kaiṭabha, scorsero il potente Hari,

  14 	dal grande splendore, dormire nel divino giaciglio nelle spire del nāga,
     	lungo molte yojana e molte yojana largo,

  15 	egli portava la corona kaustubha, un abito di seta gialla,
     	splendente di luce o re, di energia e bellezza,
     	pari a mille soli, supremamente meraviglioso a vedersi,

  16 	grandissima meraviglia avevano allora i due, Madhu e Kaiṭabha,
     	vedendo il dio dagli occhi di loto, e il Grande-avo sul loto,

  17 	i due facevano tremare Brahmā dall'infinito splendore,
     	il glorioso Brahmā  tremando ripetutamente per quei due,
     	faceva tremare lo stelo del loto, quindi svegliava il Lunghi-capelli,

  18 	allora Govinda scorgeva i due dānava valorosissimi,
     	e vedendoli diceva il dio: ' salute a voi o fortissimi,
     	vi concedo la miglior grazia, io sono compiaciuto.'

  19 	i due valorosi grandi asura, sorridendo al Signore-dei-sensi, 
     	rispondevano o grande re, insieme i due, all'uccisore di Madhu:

  20 	'scegli tu o dio una grazia noi due te la concediamo o migliore dei celesti,  
     	quindi noi ti daremo una grazia, dicci quale senza esitare.'

  21 	il Beato diceva:
     	'io accetto la grazia, o valorosi, il dono da me desiderato,
     	voi siete pieni di valore nessun uomo è uguale a voi,

  22 	acettate di essere uccisi da me, o sinceramente valorosi,
     	questo desiderio io voglio ottenere per il bene del mondo.'

  23 	Madhu e Kaiṭabha dissero:
     	'mai da noi due fu detta falsità pure nelle piccolezze, come altrimenti?
     	nella sincerità e nel dharma devoti sappi noi due o migliore degli uomini,

  24 	per forza, bellezza, valore, e pace interiore, nessuno è pari a noi due,
     	e per dharma, per tapas, e per doni, e per sincerità, condotta e controllo, 

  25 	una grande sciagura è caduta su di noi o Lunghi-capelli,
     	quanto detto tu compi, il destino è inevitabile,

  26 	noi due desideriamo o dio, solo una cosa, che sia da te fatta, o eterno,
     	la nostra uccisione nell'aria aperta, o migliore dei principali dèi,

  27 	e che noi due diventiamo tuoi figli o dagli occhi splendidi,
     	questa la grazia o dio, che scegliamo sappi o migliore dei celesti.'

  28 	il Beato disse:
     	' sicuramente io lo farò, tutto questo dunque sarà.'"
        (...)

  29 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" e pensandoci non vedeva Govinda luogo che fosse scoperto 
     	sulla terra o in cielo, l'uccisore di Madhu,

  30 	quel primo dio vedendo le proprie due coscie scoperte,
     	l'uccisore di Madhu o re, le due teste di Madhu e Kaiṭabha,
     	col suo disco dai freddi bordi, tagliava quel gloriosissimo."
     


                              CXCV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" il figlio di questi due di nome Dhundhu, dal grande splendore,
     	dal grande valore e coraggio, praticava un grande tapas,

   2 	stava su un piede solo, magro coperto di sole vene,
     	a lui Brahmā compiaciuto dava un dono, e lui sceglieva o potente:

   3 	'da dèi, dānava, yakṣa, serpenti, gandharva e rakṣas
     	io sia invulnerabile, questo è il dono che scelgo.'

   4 	così sia, e vai, a lui diceva il Grande-avo,
     	egli così apostrofato i suoi piedi toccati con la fronte, se ne andava,

   5 	Dhundhu dal grande valore e coraggio, il dono ricevuto, 
     	ricordando la morte dei padri assaliva Viṣṇu,

   6 	l'intollerante Dhundhu, vincendo tutti gli dèi coi gandharva,
     	tormentava ripetutamente tutti gli dèi e Viṣṇu, violentemente,

   7 	vi è un mare pieno di sabbia chiamato ujjānaka,
     	quel malvagio a quel luogo avvicinatosi, o toro dei bhārata,
     	tormentava con energia il supremo āśrama di Uttaṅka, o potente,

   8 	all'interno della terra nascosto sotto la sabbia là,
     	Dhundhu il figlio di Madhu e Kaiṭabha dalle terribili imprese,

   9 	giaceva immerso in un potente tapas, per la distruzione del mondo,
     	vicino all'āśrama di Uttaṅka, esalando infuocate fiamme,

  10 	in quel tempo col seguito e il forte esercito,
     	il sovrano Kuvalāśva seguito dai soldati,

  11 	l'uccisore dei nemici con ventun mila figli,
     	partiva assieme ad Uttaṅka, verso la residenza di Dhundhu,

  12 	in lui entrava il potente Viṣṇu, quel beato con la sua energia,
     	per ordine di Uttaṅka in vista del bene dei mondi,

  13 	avanzando quell'arduo da vincere, nel cielo sorgeva una grande rumore: 
     	'questo glorioso figlio di re diverrà la morte di Dhundhu.'

  14 	e con divini fiori gli dèi tutti intorno lo sommersero,
     	e divini tamburi risuonarono da sé stessi battuti,

  15 	e un fresco vento spirava, alla partenza di quel saggio,
     	e ripulendo dalla polvere la terra, mandava la pioggia il signore dei celesti,

  16 	nel cielo vi erano i carri volanti degli dèi o Yudhiṣṭhira,
     	là dove apparve Dhundhu il grande asura,

  17 	pieni di curiosità per la battaglia tra Kuvalāśva e Dhundhu,
     	gli dèi insieme ai gandharva e ai grandi ṛṣi, guardavano,

  18 	da Nārāyaṇa o kaurava, riempito di energia allora,
     	il sovrano rapido, andava coi suoi figli in ogni direzione,

  19 	e faceva scavare quel mare, Kuvalāśva protettore della terra,
     	dai figli di Kuvalāśva in quel mare di sabbia,

  20 	scavato per sette giorni apparve il fortissimo Dhundhu,
     	aveva un terribile e grande corpo, nascosto dentro la sabbia,
     	acceso di splendore come il sole o toro dei bhārata,

  21 	quindi Dhundhu, o grande re, nascosto nella parte occidentale,
     	era addormentato o tigre dei re, splendente come il fuoco finale,

  22 	circondato in ogni parte dai figli di Kuvalāśva,
     	attaccato con frecce appuntite, e pure con mazze e bastoni,
     	con tridenti barre di ferro, giavellotti, e con spade, lucide e affilate,

  23 	il fortissimo colpito, preso dall'ira si alzava,
     	e irato inghiottiva le loro varie armi,

  24 	dalla bocca emettendo allora un fuoco, simile a quello della distruzione,
     	bruciava tutti figli del sovrano, collo splendore 

  25 	di quel fuoco nato dalla sua bocca, irato quasi facendo a pezzi i mondi,
     	in un attimo, o tigre dei re, come anticamente il potente Kapila,
     	irato, i figli di Sagara, così quel portento avvenne,

  26 	bruciati che furono dal fuoco dell'ira o toro dei bhārata,
     	quel grand'anima risvegliato quasi un secondo Kumbhakarṇa,
     	fu assalito dal potentissimo sovrano Kuvalāśva,

  27 	molta acqua nasceva dal suo corpo o grande re,
     	allora quel fuoco innondava il re, di acqua o sovrano,
     	e il fuoco quello yogin spegneva con l'aiuto dell'acqua,

  28 	allora il re con il brahmāstra quel daitya dalle crudeli imprese,
     	bruciava, o migliore dei bhārata, per liberare dalla paura tutti i mondi,

  29 	Kuvalāśva quel regal ṛṣi con quell'arma bruciato il grande asura,
     	nemico dei celesti, quasi come un altro uccisore di nemici signore del trimundio,
     	quindi Dhundhumāra fu chiamato dal nome sorto allora,

  30 	e da tutti i trenta dèi contenti, uniti ai grandi ṛṣi,
     	gli fu detto: ' scegli una grazia.' egli a mani giunte inchinatosi allora,
     	molto felice o re, queste parole diceva:

  31 	' che io dia ricchezze ai principali brahmani, e che sia invincibile dai nemici,
     	e abbia l'amicizia di Viṣṇu, e sia privo di malizia verso i viventi,
     	felice nel dharma sempre, e che possa abitare in cielo per sempre imperituro'.

  32 	così sia! gli dèi contenti dissero al principe,
     	e anche i ṛṣi assieme ai gandharva e al saggio Uttaṅka,

  33 	onorando allora quel sovrano con varie parole benedette,
     	gli dèi e i grandi ṛṣi ritornarono alle loro rispettive sedi,

  34 	tre figli rimasero a lui, o Yudhiṣṭhira,
     	Dṛḍhāśva, Kapilāśva, e Candrāśva o bhārata,
     	da questi fu fatta la successione degli ikṣvākuidi grand'anime,

  35 	così fu ucciso da Kuvalāśva o virtuoso,
     	il daitya Dhundhu, il valorosissimo figlio di Madhu e Kaiṭabha,

  36 	e così Kuvalāśva fu conosciuto come Dhundhumāra, 
     	e con quel nome egli divenne allora il principale dei dotati di qualità.

  37 	tutto quello che tu mi hai chiesto io ti ho raccontato,
     	l'episodio della morte di Dhundhu noto per la sua azione,

  38 	questa santa storia elogiatissima di Viṣṇu,
     	l'uomo virtuoso che l'ascolti, diverrà ricco di prole,

  39 	e di lunga vita e fermezza sarà udendola nei giorni delle lunazioni,
     	e nessun timore di malattie avrà privo di ogni ansia."
     


                              CXCVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Yudhiṣṭhira il re, allo splendido Mārkaṇḍeya
     	chiedeva, o migliore dei bhārata, una questione sul dharma difficile risolvere:

   2 	"io voglio udire o venerabile, della suprema virtù peculiare alle donne,
     	questo dharma secondo verità esattamente raccontato da te o saggio,

   3 	direttamente o saggio ṛṣi, si mostrano gli dèi o virtuoso,
     	il sole e la luna, il vento, la terra il fuoco,

   4 	il padre e la madre o venerabile, e le vacche o virtuoso,
     	e quant'altro pure che è distribuito al mondo o discendente di Bhṛgu,

   5 	io penso che più di tutto rispettabile sia la donna devota al solo marito,
     	l'obbedienza delle fedeli al marito, difficile a me pare a farsi,

   6 	la virtù della fedeltà al coniuge tu ci devi illustrare o potente, 
     	trattenendo la schiera dei sensi, e la mente controllando o senza macchia,
     	quelle salde sono, pensando al marito come a un dio,

   7 	o venerabile questo mi sembra difficile da farsi o potente,
     	l'obbedienza delle donne al padre e alla madre e ai mariti o ri-nato,

   8 	del terribile dharma delle donne io null'altro vedo più difficile,
     	le donne di virtuosa condotta o brahmano, quanto fanno sempre con cura,
     	è difficile a farsi quanto quello che fanno i padri e le madri,

   9 	le donne devote al solo marito, e che sempre la verità dicono,
     	e che nel ventre per dieci mesi, il figlio sostengono,
     	le donne a lungo unite, cosa vi è di più stupefacente?

  10 	affrontando un supremo pericolo e pure infinito dolore,
     	le donne partoriscono i figli con grande dolore o potente,
     	e poi li nutrono con grande amore o migliore dei ri-nati,

  11 	e i deprecabili che sono intenti in ogni crudeltà,
     	difficilmente compiono il proprio dovere, questa la mia opinione,

  12 	la vera condotta nel dharma kṣatriya illustrami o ri-nato,
     	il dharma è difficile che sia praticato da un crudele malvagio,

  13 	questa questione o venerabile, io o migliore dei sapienti, desidero 
     	sapere, o migliore della stirpe di Bhṛgu, desidero udire da te, o dai buoni voti."

  14 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" dunque di tutta questa questione difficile da illustrare io ti dirò,
     	secondo verità o migliore dei bhārata, ascolta questo da me che te lo dico,

  15 	qualcuno o figlio, pensa la madre migliore, e altri i padri,
     	la madre cresce i figli, compie un'azione difficile,

  16 	col tapas, coi sacrifici agli dèi, con la venerazione, con la pazienza,
     	e coi mezzi magici i padri ottengono i figli,

  17 	così con grande fatica ottengono un figlio difficile da ottenere,
     	pensano sempre o valorososo: ' come sarà costui?'

  18 	il padre e la madre si preoccupano per i figli o bhārata,
     	per la bellezza, la fama, e la regalità, la discendenza, e il dharma, 

  19 	la loro speranza è fruttuosa, se egli agisce conoscento il dharma,
     	il padre e la madre o re dei re, sempre sono felici di costui,
     	il quale quaggiù e nell'aldilà, avrà eterna fama e dharma,

  20 	nessun sacrificio, né fede, né astinenza, abbia la donna,
     	che è obbediente al marito, lei raggiungerà il cielo,

  21 	questo argomento o re, è stato trattato o Yudhiṣṭhira,
     	ascolta attentamente ora l'eterno dharma delle fedeli al marito."
     


                              CXCVII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"vi era uno dei migliori ri-nati, studioso dei veda, ricco in tapas,
     	e asceta dalla virtuosa condotta, di nome Kauśika, o bhārata,

   2 	quell'ottimo ri-nato studiava i veda coi vedāṅga e le upaniṣad,
     	stando ai piedi di qualche albero e recitando i veda,

   3 	e su quel l'albero una gru si nascondeva,
     	le sue feci questa emetteva sulla testa del brahmano,

   4 	vedendola allora irato, il ri-nato pensava di maledirla,
     	e la gru violentemente osservata da quel savio pieno d'ira,

   5 	e da lui mentalmente maledetta, si abbatteva al suolo,
     	vedendo quella gru caduta priva di sensi, morta,
     	da compassione sommerso, per lei si addolorava il ri-nato,

   6 	un crimine io feci, soverchiato dalla forza dell'odio,
     	così avendo parlato molte volte il sapiente, in un villagio andava per mangiare,

   7 	nel villaggio frequentando le più pure famiglie o toro dei bhārata,
     	ed entrato in una famiglia dove prima era già stato,

   8 	'dammi!' chiedeva, e 'fermati!' gli rispondeva la donna allora,
     	e mentre la madre di famiglia pulisce il recipiente dell'offerta,

   9 	all'interno o re, violentemente oppresso dalla fame, 
     	entrava improvvisamente suo marito o migliore dei bhārata,

  10 	quella virtuosa vedendo il marito, trascurando il brahmano,
     	dava al marito l'acqua per i piedi e per l'ācamana, e anche un seggio,

  11 	lei dagli occhi neri inchinandosi serviva il marito,
     	nel suo pasto con cibi e parole dolcissime,

  12 	i resti del marito mangiava ella sempre o Yudhiṣṭhira,
     	il marito pensava pari ad un dio, e a lui attendeva,

  13 	né con le azione né col pensiero ella mangiava o beveva,
     	a lui interamente dedicandosi, felice di obbedire al marito,

  14 	ben agendo, pura, abile, per il benessere dellla famiglia,
     	e in ciò che è il bene del marito, sempre ella attendeva,

  15 	sempre intenta al servizio dei suoceri e 
     	di famigli, ospiti e dèi, perennemente coi sensi domati,

  16 	ella allora dagli occhi belli, vedendo il brahmano fermo in attesa dell'offerta,
     	mentre ella era intenta al servizio del marito, se ne rammentava allora,

  17 	se ne vergognava allora la virtuosa, o migliore dei bhārata,
     	e quella bella andava a portare l'offerta al savio.

  18 	il brahmano diceva:
     	' perchè questo è successo che tu dicendomi aspetta, o belle-membra,
     	mi facesti l'offesa di non mandarmi via?'"

  19 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quel brahmano infuriato come acceso dall'impazienza,
     	la virtuosa avendo visto, o re degli uomini, queste concilianti parole gli diceva:

  20 	'tu mi devi perdonare o saggio, il marito è per me un grande dio,
     	egli pure affamato e stanco giunto, fu da me servito.'

  21 	il brahmano disse:
     	' i brahmani non hai fatto più importanti ma tuo marito,
     	agendo nel dharma famigliare, tu hai disprezzato i brahmani,

  22 	persino Indra si inchina ad essi, come allora non gli uomini sulla terra?
     	sai che è da arroganti non ascoltare gli anziani? 
     	i brahmani simili a fuochi possono bruciare la terra.'

  23 	la donna diceva:
     	' io non dispregio i brahmani, i savi simili agli dèi,
     	il mio sgarbo o saggio, tu devi perdonare o senza macchia,

  24 	io conosco la potenza dei savi e la grandezza di questi sapienti,
     	non buono da bere fu fatto l'oceano di acque salate, per l'ira, 

  25 	e pure il fuoco dell'ira dei muni dall'anima formata 
     	e dall'acceso tapas, il loro fuoco, ancor oggi non si è spento nella selva daṇḍaka,

  26 	per l'insulto ai brahmani, il malvagio Vātāpi,
     	quel crudele asura, fu digerito avendo raggiunto il ṛṣi Agastya,

  27 	e molti poteri si conoscono dei recitanti il brahman,
     	un'ira smisurata o brahmano, e pure la gentilezza appartengono alle grandi anime,

  28 	questa mia trasgressione o brahmano, tu devi perdonare o senza-macchia,
     	l'obbedienza al marito, questo è il dharma che mi illumina o ri-nato,

  29 	di tutti le divinità mio marito è la suprema divinità,
     	senza alcuna distinzione io devo compiere il suo dharma o migliore dei ri-nati,

  30 	vedi o brahmano che è tale il frutto dell'obbedienza al marito,
     	una gru fu da te bruciata per l'ira, questo io lo so,

  31 	l'ira è il nemico nascosto nel corpo degli uomini, o migliore dei ri-nati,
     	chi ira ed errore abbandona, costui gli dèi ritengono un brahmano,

  32 	chi dice parole sincere, e soddisfa il suo guru,
     	chi offeso non offende, costui gli dèi ritengono un brahmano,

  33 	chi ha vinto i sensi, fedele al dharma, puro, felice nei propri studi,
     	chi controlla ira e desideri, costui gli dèi ritengono un brahmano,

  34 	per chi il mondo è uguale a sé stesso, questo saggio sapiente del dharma,
     	felice in tutti i dharma, gli dèi lo ritengono un brahmano,

  35 	chi studi, o insegni, chi sacrifichi o partecipi ai sacrifici,
     	chi dia secondo il proprio potere, costui gli dèi ritengono un brahmano,

  36 	l'ottimo ri-nato che in castità studi i veda,
     	nei propri studi attento, costui gli dèi ritengono un brahmano,

  37 	ciò che è proprio dei brahmani egli elogi, 
     	la verità sempre pronunci, la mente non si compiaccia della menzogna,

  38 	la ricchezza del brahmano dicono essere lo studio, il controllo, la rettitudine,
     	e il perenne dominio dei sensi, o migliore dei ri-nati,
     	nella sincera rettitudine, le genti sapienti del dharma dicono il supremo dharma,

  39 	il dharma è sempre difficile da capire, esso è radicato nella verità,
     	il dharma segua l'autorità dei veda, così il precetto degli anziani,

  40 	molte volte il dharma appare sottile o migliore dei ri-nati,
     	e pure tu signore, sapiente del dharma, puro, intento nei tuoi studi,
     	non veramente o venerabile i dharma conosci, questa la mia opinione,

  41 	chi ascolti il padre e la madre, con sincera parola, vinti i sensi,
     	pur un cacciatore residente a mithilā, costui ti rivelerà i dharma,
     	colà recati, e fortuna sia a te secondo i tuoi desideri o migliore dei ri-nati,

  42 	se pure ho parlato troppo, tutto tu mi devi perdonare o virtuoso,
     	le donne non devono essere colpite da tutti quelli che conoscono il dharma.'

  43 	il brahmano diceva:
     	' compiaciuto sono di te, fortuna a te, svanita l'ira o bella,
     	il rimprovero da te detto è per me supremo insegnamento,
     	fortuna sia te, io andrò ora a perfezionarmi o bella.'"

  44 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" da lei licenziato partendo, si recava alla sua residenza,
     	rimproverando sé stesso il ri-nato Kauśika, o migliore degli uomini."
     


                              CXCVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" interamente pensando al prodigio pronunciato dalla donna, 
     	il ri-nato, rimproverando sé stesso, era come um malvivente,

   2 	e pensando al sottile sentiero del dharma, così diceva:
     	'per compiere un atto di fede io mi recherò a mithilā,

   3 	certo vi abita un cacciatore sapiente del dharma, dall'anima formata,
     	da lui, ricco in tapas, mi recherò dunque oggi a chiedere del dharma.'

   4 	così pensando nell'animo, pieno di fede per le parole della donna,
     	per la prova della gru, e per le belle parole nel dharma,
     	partiva egli per la città di mithilā pieno di curiosità,

   5 	attraversando foreste e villaggi e città,
     	giunse allora a mithilā, ben governata da Janaka,

   6 	piena di giuste leggi, magnifica, piena di feste e sacrifici, 
     	dotata di guardie alle porte, ornata di case e mura,

   7 	entrato egli in quella bella città, piena di numerosi palazzi,
     	fornita di molti mercati, con grandi strade ben distribuite,

   8 	e coperta di cavalli, carri, elefanti, e molti altri veicoli,
     	piena di gente prospera e felice, sempre abbondante di festività,

   9 	il brahmano attraversandola la vedeva piena di vita,
     	ed egli chiese del virtuoso cacciatore e dei ri-nati glielo indicarono,

  10 	là giunto lo vedeva fermo in mezzo ad una macelleria,
     	quel virtuoso, che vendeva carni di bufalo e di selvaggina,
     	per la folla dei compratori, appartato se ne stava il ri-nato,

  11 	egli saputo che il ri-nato era giunto, velocemente mosso dalla fretta,
     	andava là dove il saggio era fermo su un seggio appartato.

  12 	il cacciatore disse:
     	' io ti saluto o venerabile, benvenuto a te o migliore dei ri-nati,
     	io sono il cacciatore, cosa posso fare di bene per te? dimmi,

  13 	so che da una donna devota solo al marito ti fu detto: recati a mithilā,
     	tutto questo io so e lo scopo per cui se qui giunto.'"

  14 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" udite quelle sue parole, il saggio fu molto stupito,
     	' questo è un secondo portento.' pensava il ri-nato,

  15 	'questo per te non è il luogo giusto.' così diceva il cacciatore al ri-nato,
     	'a casa andiamo noi due o venerabile, se ti piace o senza-macchia.'

  16 	'va bene!' queste parole diceva contento il saggio,
     	e posto il ri-nato davanti a sé egli andava verso casa,

  17 	ed entrato nella bella casa, con un seggio essendo onorato,
     	accettata l'acqua per i piedi e per l'ācamana, quell'ottimo ri-nato,

  18 	allora pieno di gioia, queste parole diceva al cacciatore:
     	' questo mestiere o signore che mi pare sia il tuo,
     	mi tormenta molto o figlio, questa tuo crudele mestiere.'

  19 	il cacciatore diceva:
     	'questo mestiere è proprio della mia famiglia, di mio padre e mio nonno,
     	non adirarti con me che agisco nel mio proprio dharma, o ri-nato,

  20 	il creatore ha una volta stabilito i mestieri, io mi mantengo nel mio,
     	con diligenza io ascolto il guru e l'anziano o migliore dei ri-nati,

  21 	sinceramente parlo, non mi adiro, e do come posso,
     	mi nutro dei resti dopo aver nutrito dipendenti, ospiti e dèi,

  22 	non disprezzo alcuna cosa, non invidio i più forti,
     	l'azione una volta fatta, ne segue l'autore o migliore dei ri-nati,

  23 	agricoltura, allevamento, commercio sono i modi di vivere qui nel mondo,
     	oltre all'amministrazione della giustizia e ai tre veda, da ciò sussistono i mondi,

  24 	il lavoro per lo śūdra, l'agricoltura per il vaiśya, la guerra per lo kṣatriya è stabilita,
     	la vita casta, il tapas, i mantra, e la sincerità sempre per il brahmano,

  25 	il re governi nel dharma, le creature sono felici nel proprio agire,
     	lui rimetta al loro proprio agire quelli che hanno agito male,

  26 	si deve sempre temere i re, essi sono i sovrani delle creature,
     	essi mandano a morte il malfattore, come i cacciatori la preda colle frecce,

  27 	qui nella città di Janaka, o saggio ṛṣi, non si trova malfattore,
     	soddisfatti del proprio lavoro sono i quattro varṇa, o migliore dei ri-nati,

  28 	il re Janaka in persona uno che male agisce, anche fosse suo figlio,
     	se deve essere punito, punisce, e non gli dispiace chi agisce nel dharma,

  29 	comportandosi attentamente il sovrano, tutto vede, secondo il dharma,
     	la ricchezza, il regno e il bastone sono propri degli kṣatriya o migliore dei ri-nati,

  30 	i re nel proprio dharma desiderano maggiore ricchezza,
     	e protettore di tutti i varṇa diviene dunque il re,

  31 	da altri sono uccisi cinghiali, e bufali, o brahmano, io  
     	non li uccido da me, o saggio ṛṣi, io solo li vendo,

  32 	io non mangio carne, e mi accoppio al tempo giusto,
     	io sempre digiuno e mi nutro di notte o ri-nato,

  33 	pure l'uomo che fu di cattiva condotta diviene virtuoso,
     	e pure chi uccide gli animali, può ritornare nel dharma,

  34 	per i crimini dei sovrani grandemente il dharma si confonde.
     	e se l'adharma prospera, si confondono le creature,

  35 	allora uruṇḍa, nani, gobbi, e pure macrocefali,
     	eunuchi, e ciechi, sordi, e balbuzienti nascono,
     	dai crimini dei prìncipi sempre si genera la distruzione delle creature,

  36 	il re Janaka tutto controlla secondo il dharma,
     	favorendo tutte le creature sempre intente nel proprio dharma,

  37 	e gli uomini che mi elogiano e quelli che mi rimproverano,
     	tutti questi io cerco di soddisfare con azioni appropriate,

  38 	i prìncipi che vivono nel proprio dharma e che si compiacciono,
     	che di nulla abusano, abili e zelanti,

  39 	che danno cibo in abbondanza, sempre pazienti, e fermi nel dharma,
     	che secondo il merito onorano, e sono pietosi verso tutti i viventi,
     	queste qualità dei mortali stanno solo nell'uomo che ha abbandonato il mondo,

  40 	chi abbandoni la menzogna, e compia il bene senza richiesta,
     	chi non tralasci il dharma per brama, furia o odio,

  41 	nel bene non troppo gioisca, né si disperi nel male,
     	non si confonda nelle disgrazie, e non abbandoni il dharma,

  42 	se qualche mala azione faccia, non una seconda volta la compia,
     	consideri quanto è benefico e là unisca la sua anima,

  43 	non faccia il male contro il male, ma sempre sia nel bene,
     	da sé stesso è ucciso il malvagio che vuole fare il male,

  44 	l'agire nel male è proprio dei malvagi e dei falsi:
     	'non esiste il dharma.' così pensano quelli che deridono i puri,
     	quelli che non credono nel dharma periscono senza dubbio,

  45 	il malvagio sempre è soffiato via come una borsa di pelle,
     	inefficaci sono le parole degli arroganti e dei confusi,
     	mostrano sé stesse, come il sole di giorno le forme,

  46 	non al mondo regna lo sciocco, per il mero elogio di sé stesso,
     	il perfetto sapiente pur privo di pulizia risplende,

  47 	non facendo ingiuria a nessuno, senza fare il proprio elogio,
     	nessuno appare sulla terra pur pieno di qualità splendente sulla terra,

  48 	chi ha male agito pentendosi si libera dal male,
     	'questo io non ricompirò una seconda volta.' così si libera

  49 	dal male, con questa azione quaggiù o migliore dei ri-nati,
     	così le scritture o brahmano si mostrano nel dharma,

  50 	riconoscendo i mali prima fatti, il virtuoso i precedenti e i successivi distrugge,
     	il dharma o brahmano, elimina dagli uomini il male che sia fatto qui per errore,

  51 	chi ha fatto il male pensi: 'io non sono più un uomo!'
     	e desideri di fare il bene, pieno di fede, senza invidia,

  52 	come buchi nella veste dei virtuosi, chi mostri
     	il male fatto, se quest'uomo si avvicina al bene,
     	si libera da tutti i peccati, come la luna dalle dense nuvole,

  53 	come il sole alzandosi, tutte le tenebre rimuove,
     	così accostandosi al bene, da tutti i mali si libera,

  54 	sappi che la residenza dei mali è l'avidità o migliore dei ri-nati,
     	gli uomini avidi non troppo istruiti perseguono il male,
     	i peccatori con l'apparenza delle virtù, si coprono come pozzi dall'erba,

  55 	questi hanno preghiere, autocontrollo e discorsi pieni di virtù,
     	tutto ciò appare in loro, buone virtù difficili da ottenersi.'"

  56 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quel brahmano grande saggio, chiedeva al virtuoso cacciatore:
     	' la buona condotta come posso io conoscerla o migliore degli uomini,
     	questo o onorato cacciatore, dimmi secondo verità.'

  57 	il cacciatore diceva:
     	' sacrificare, donare, tapas, i veda e la sincerità o migliore dei ri-nati,
     	sono questi i cinque purificatori sempre, in chi si conduce bene,

  58 	compiuto il dominio di ira e brama, ipocrisia, avidità, e bassezza,
     	questo è il dharma, dicono soddisfatti i saggi ritenuti sapienti,

  59 	non si trova cattiva condotta in questi virtuosi dediti ai sacrifici e ai loro studi,
     	ma solo difesa della buona condotta e per secondo il segno delle disciplina,

  60 	obbedienza al guru, sincerità, assenza d'ira, donazioni,
     	questo il quadruplice mezzo sempre presente in chi agisce nella virtù o brahmano,

  61 	nella buona condotta posta la mente, restandovi fermo in ogni circostanza,
     	si ottiene una soddisfazione, che altrimenti non è possibile,

  62 	l'essenza dei veda è la verità, l'autocontrollo è l'essenza della verità,
     	l'essenza dell'autocontrollo è l'abbandono sempre nelle buone condotte,

  63 	gli uomini che deviano dal dharma, hanno la mente confusa,
     	ed andando essi senza una direzione, pure chi li segue è colpito, 

  64 	i virtuosi che sono ben disciplinati, fedeli ai sacri testi, e alla rinuncia,
     	salgono per la via del dharma, fedeli alla verità e al dharma,

  65 	gli uomini, che seguono la buona condotta, ottengono il supremo intelletto,
     	uniti al pensiero del maestro con rettitudine, sono sapienti del dharma e dell'artha, 

  66 	i non credenti, i senza freni, i crudeli, fermi nel male e nel desiderio,
     	questi abbandona, rifugiandoti nella saggezza, e frequenta chi agisce nel dharma,

  67 	l'acqua del fiume dei cinque sensi, è piena dei mostri del desiderio e dell'avidità,
     	la nave avendo messa sulla giusta rotta, attraversa le difficoltà della vita,

  68 	gradualmente si raddensa grande, il dharma che si unisce all'intelletto,
     	il bene si trovi nella buona condotta come un colore su una bianca tela,

  69 	la non-violenza, la parola sincera, è il supremo bene di tutti gli esseri,
     	la non-violenza è il supremo dharma, ed è radicato nella verità,
     	e fatto fondamento nella verità, le condotte si elevano,

  70 	la verità è la maggiore osservanza della buona condotta,
     	la condotta è il dharma dei virtuosi, e i virtuosi si mostrano con la condotta,

  71 	ciascun uomo secondo natura segue la propria natura,
     	il malvagio, dalla povera anima, segue i difetti a cominciare da ira e desiderio,

  72 	ciò che fin dall'inizio è legato alle regole questo è chiamato il dharma,
     	l'assenza di disciplina è l'adharma, questa la regola della virtù,

  73 	i privi d'ira, i senza invidia, che non indulgono nell'egoismo,
     	gli onesti, pieni di pace, costoro sono di buona condotta,

  74 	gli anziani brahmani, puri, virtuosi, saggi,
     	obbedienti al guru, controllati, sono di buona condotta,

  75 	di questi impareggiabili buoni, dalle virtuose azioni difficili a farsi,
     	di questi virtuosi ogni asprezza è distrutta dalle proprie azioni,

  76 	sempre alla buona condotta, antico portento, eterno, immutabile,
     	al dharma guardando nel dharma, questi saggi raggiungono il cielo,

  77 	i credenti, i privi di passioni, le genti che onorano i brahmani,
     	i dotati di dottrina e virtù, questi virtuosi ottengono il cielo,

  78 	la parola dei veda è il supremo dharma, e il secondo è nei dharmaśāstra,
     	e terzo segno di dharma, è la buona condotta praticata dai sapienti virtuosi,

  79 	e pure l'acquisizione dei saperi, l'immersione nei tīrtha,
     	la calma interiore, la sincera onestà, la purezza, il mostrare buona condotta,

  80 	i compassionevoli verso tutti gli esseri, i sempre intenti nella non-violenza,
     	mai dicono offensive parole, e sempre sono devoti ai ri-nati,

  81 	dell'abbondanza di frutti, delle azioni buone e cattive,
     	la maturazione riconoscono, i virtuosi, stimati dai virtuosi,

  82 	aderenti alle leggi, pieni di qualità, intenti nel bene di tutto il mondo,
     	i buoni, vincitori del cielo, puri, si fissano al buon cammino,

  83 	quelli che donano, condividendo i beni, che soccorrono i miseri,
     	pieni di compassione per tutti gli esseri, questi sono i virtuosi stimati dai virtuosi,

  84 	gli onorati da tutti, e gli asceti, ricchi in sapere,
     	i devoti al donare, i felici mondi ottengono, e qui la prosperità,

  85 	pur colpiti dalle offese di mogli e servi,
     	con grande energia i virtuosi, fanno offerte incontrando il virtuoso,

  86 	guardando agli affari mondani, al dharma e ai propri scopi,
     	così i buoni agendo prosperano per anni eterni,

  87 	non-violenza, sincerità, benevolenza, onestà, 
     	rettitudine, non-arroganza, modestia, pazienza, autocontrollo, pace interiore,

  88 	i saggi, e i retti, che simpatizzano per tutti i viventi,
     	distaccati da desiderio e odio, questi sono i buoni, onorati nel mondo,

  89 	dicono incomparabile, la condotta dei buoni di tre parti composta, 
     	non si deve ferire, si deve donare, e sempre parlare sinceramente,

  90 	ovunque riconoscendo i miseri, pietosi i buoni 
     	percorrono soddisfatti il supremo sentiero del dharma,
     	i virtuosi grandi anime, per i quali il dharma è risolutamente fissato,

  91 	l'essere privo di invidia, tranquillo, calmo, soddisfatto, dicendo solo il bene,
     	rigettata ira e desiderio, questa è l'adesione alla buona condotta,

  92 	con l'agire nella suprema via dei buoni, legata ai sacri testi,
     	la buona condotta mantengono, nel dharma sempre senza errore,

  93 	salendo sulla torre della saggezza, grandemente confuse le persone,
     	scorgendo, e le varie condotte nel mondo, o migliore dei ri-nati,
     	quelle malvage e quelle santissime, o migliore dei ri-nati.

  94 	questo è tutto quanto ti ho detto secondo la mia saggezza e come l'udii,
     	avendo introdotto o brahmano le qualità della buona condotta o toro dei ri-nati.'"
     


                              CXCIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse: 
     	" ancora diceva al saggio il virtuoso cacciatore o Yudhiṣṭhira:
     	' l'azione che io compio è senza dubbio tremenda, 

   2 	ma il destino è forte, o brahmano, e quanto fatto prima è invincibile,
     	questo è la mala conseguenza del male prima fatto,
     	io mi sto sforzando, o brahmano, nella rimozione di questa colpa, 

   3 	essendo stabilita dal destino la prima causa, di essere un uccisore, 
     	noi diventiamo i mezzi di quell'azione o migliore dei ri-nati,

   4 	nelle carni di quegli uccisi animali che noi vendiamo o ri-nato,
     	il dharma pure esiste, perchè esse sono consumate per nutrire,
     	dèi, ospiti, e dipendenti, e per onorare gli avi,

   5 	le erbe, e pure le piante, le bestie, uccelli e quadrupedi,
     	sono i giusti cibi del mondo, così pure recitano i sacri testi,

   6 	e offrendo la sua stessa carne il re Śibi, figlio di Uśīnara,
     	pieno di pazienza, raggiunse il cielo difficile da ottenere, o migliore dei ri-nati,

   7 	nella cucina del re Rantideva, un tempo o ri-nato,
     	due migliaia di bestie furono uccise, giorno dopo giorno allora,

   8 	carneo era sempre il cibo offerto da Rantideva, 
     	e grandissima gloria ne sorse per quel sovrano, o migliore dei ri-nati,
     	nei riti ogni quattro mesi, degli animali sono sempre uccisi,

   9 	i fuochi hanno brama di carne, così recitano le scritture,
     	nei sacrifici o brahmano sempre animali sono uccisi dai brahmani,
     	e questi purificati da mantra pure raggiungono il cielo,

  10 	se prima i fuochi non avessero brama di carne o brahmano,
     	non vi sarebbe consumo di carne da parte di alcuno, o migliore dei ri-nati,

  11 	pure qui la regola dettata dai muni, del consumo di carne,
     	è che sempre mangiandola, prima avendola data agli dèi e agli antenati,
     	mangiandola dunque secondo le regole e con fede, non si commette peccato,

  12 	così diviene un non-mangiatore di carne, questo recitano le scritture,
     	il brahmano unendosi alla moglie nei giusti momenti è un brahmacārin,

  13 	meditando sul vero e sul falso, pure qui la regola si dice,
     	un tempo il re Saudāsa si nutriva di uomini, o ri-nato,
     	colpito da una potente maledizione, qui cosa te ne sembra?

  14 	il mio dharma così facendo, io non trascuro o migliore dei ri-nati,
     	e conoscendo il mio passato agire, io vivo di questo agire,

  15 	per chi abbandona il proprio lavoro, o brahmano quaggiù si mostra l'adharma,
     	di chi è fedele al proprio lavoro, il dharma è certo,

  16 	il karma stabilito da prima, non abbandona chi si è incarnato,
     	dal creatore è vista questa regola del determinare il karma, in molti modi,

  17 	chi è impegnato in un crudele agire, se è saggio, deve considerare:
     	'come posso agire bene? come posso liberarmi dalla distruzione? '
     	in molti modi può liberarsi da questa terribile azione,

  18 	nel dare, nella sincerità, e nell'obbedienza al guru,
     	e onorando i ri-nati, e nel dharma io sempre sono impegnato, 
     	io mi astengo da parole ingiuriose e dall'altezzosità o migliore dei ri-nati,

  19 	l'agricoltura pensano sia cosa buona, ma altri la considerano violenta,
     	arando coi vomeri, gli uomini uccidono molti animali nella terra,
     	e continuamente altri che vivono là, cosa te ne sembra?

  20 	i semi che dicono del grano, e principalmente del riso, o migliore dei ri-nati,
     	tutti questi sono vivi, qui cosa te ne pare?

  21 	e pure cacciandoli molti animali uccidono e li mangiano
     	gli uomini, e tagliano pure alberi, e piante o ri-nato,

  22 	e molti esseri viventi o brahmano, vi sono negli alberi e nei frutti,
     	e molti altri nell'acqua, di questo cosa te ne pare?

  23 	tutto questo è pervaso o brahmano, da vite, da esseri viventi,
     	i pesci divorano i pesci, di questo cosa te ne pare?

  24 	dei viventi i viventi vivono in molti modi o migliore dei ri-nati,
     	i viventi l'un l'altro si mangiano, di questo cosa te ne pare?

  25 	e passeggiando molti esseri nascosti nella terra,
     	uccidono coi piedi gli uomini, o saggio di questo che te ne pare?

  26 	e sedendosi e coricandosi uccidono esseri in gran numero,
     	i dotati di sapere e saggezza, di questo che te ne pare?

  27 	la terra e l'intera atmosfera è piena di viventi,
     	che per ignoranza sono uccisi, di questo che te ne pare?

  28 	la non-violenza fu anticamente stabilita da uomini confusi,
     	chi non uccide esseri viventi in questo mondo o migliore dei ri-nati?
     	pensandoci su, non vi è quaggiù nessuno che agisce senza violenza,

  29 	quelli che si sforzano di mantenersi nella non-violenza,
     	compiono violenza, e solo per l'intento essa diviene più piccola,

  30 	uomini di buona famiglia e di grandi qualità si sono visti,
     	avendo compiuto terrificanti azioni, non vergognarsene,

  31 	e gli amici da altri amici, e pure i malvagi dai malvagi,
     	e gli uomini rettamente devoti non vengono rettamente riconosciuti,

  32 	e i parenti non si rallegrano dei parenti ricchi,
     	e gli sciocchi onorati come sapienti vilipendono i loro maestri,

  33 	molto al mondo si vede di mal concepito o migliore dei ri-nati,
     	e l'adharma appare legato al dharma, di questo che te ne pare?

  34 	chi è in grado di dire molte cose dell'agire nel dharma e nell'adharma,
     	soddisfatto del proprio agire, costui ottiene una grande gloria.' "
     


                              CC


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"il virtuoso cacciatore di nuovo gentilmente o Yudhiṣṭhira,
     	quel migliore dei sostenitorei del dharma, diceva al toro dei savi: 

   2 	' in accordo alle scritture è il dharma, così dicono gli anziani,
     	sottile è il percorso del dharma, multiforme, non prossimo,

   3 	nel pericolo di vita e nel matrimonio, si può dire una menzogna,
     	e la menzogna può diventare verità e la verità menzogna,

   4 	quanto è sicuramente il bene dei viventi, questo è la verità, così si ritiene,
     	l'adharma è divenuto il contrario, osserva la sottigliezza del dharma,

   5 	o migliore dei ri-nati, quanto compia di buone azioni o cattive,
     	l'uomo necessariamente questo ottiene, non v'è qui dubbio,

   6 	e raggiunto uno stato di disgrazia, accusa violentemente gli dèi,
     	lo sciocco non riconosce le colpe del proprio karma,

   7 	il confuso, e pure il disonesto, e l'incostante o migliore dei ri-nati,
     	quando agiscono invertono dolore e felicità,
     	né saggezza, né buona condotta proteggono quell'uomo,

   8 	ciascuno otterrebbe i propri desideri come li desidera,
     	se il frutto dell'agire dell'uomo non dipendesse da altro,

   9 	e pure gli uomini intelligenti, abili e controllati,
     	appaiono senza frutti, essendo falliti in tutte le loro azioni, 

  10 	qualche altro dei viventi, sempre intento nella violenza,
     	e nell'inganno del mondo, vive felicemente,

  11 	a volte la fortuna raggiunge chi siede senza far niente,
     	qualcuno pur compiendo azioni, non raggiunge il suo scopo,

  12 	sacrificando agli dèi, praticando il tapas, agiscono i miseri che desiderano figli,
     	e questi tenuti in grembo per dieci mesi nascono a vergogna della famiglia,

  13 	altri con beni, grano, e larghe ricchezze accumulate dei padri,
     	nascono pieni di ogni cosa auspicabile,

  14 	le infermità degli uomini nascono dal karma, non vi è qui dubbio,
     	dalle sventure sono colpiti, come vili prede dai cacciatori,

  15 	e pure da abili sapienti medici e da efficaci medicine,
     	le malattie sono distrutte come le prede dai cacciatori, o ri-nato,

  16 	quelli che hanno di che mangiare, colpiti da problemi di digestione,
     	non sono in grado di mangiare, guarda ciò o migliore dei sostenitori del dharma,

  17 	molte altre persone, forti di braccia, sono afflitte dai dolori,
     	e con difficoltà ottengono di che vivere, o migliore dei ri-nati,

  18 	così senza protezione, confuso e pieno di dolore, il mondo
     	è afferrato e soggiogato, ripetutamente dalla violenza del più forte,

  19 	non tutti muoiono, invecchiano e sono con tutti i desideri esauditi,
     	se fosse secondo volontà nessuno guarderebbe al male,

  20 	ogni cosa del mondo desidera andare più in alto,
     	ma va come può, e quello non è possibile, 

  21 	molti appaiono essere della stessa favorevole costellazione,
     	e molta appare essere la differenza nelle stesse azioni,

  22 	nessuno è padrone del proprio destino, o virtuoso,
     	delle azioni originali, quaggiù appare il compimento,

  23 	secondo le scritture o brahmano, la vita è eterna,
     	il corpo solo è impermanente per tutti i viventi, quaggiù,

  24 	distrutto il corpo, solo la distruzione del corpo avviene,
     	il vivente altrove si trasferisce, legato ai legami del karma.'

  25 	il brahmano disse:
     	' in che modo, o migliore dei sostenitori del dharma, la vita è eterna?
     	questo io voglio conoscere secondo verità o migliore dei parlanti.'

  26 	il cacciatore disse:
     	'la vita ha fine colla dissoluzione del corpo, invano i confusi dicono: si muore,	
        la vita, sparito il corpo prosegue, la sua dissoluzione nei cinque elementi è la fine del corpo,

  27 	un altro non gode del karma compiuto, l'autore invero gode del bene e del male,
        qualunque azione ha compiuta ciascuno, di questa gode non v'è distruzione del karma,

  28 	le cattive condotte, divengono buone, i migliori uomini divengo dei malvagi,
     	l'uomo è seguito dalle proprie azioni, quindi nasce trasformato da esse.'

  29 	il brahmano disse:
     	' in che mondo rinasce? e perchè in un grembo buono o cattivo?
     	e in che modo ottiene un una buona o cattiva nascita o virtuoso?'

  30 	il cacciatore disse:
     	' questa azione appare essere legata alla cerimonia di concepimento, 
     	interamente, e rapidamente di questo ti dirò o migliore dei ri-nati,

  31 	come è l'accumolo dei propri meriti, di nuovo si nasce,
     	chi ha fatto bene in un grembo favorevole, chi male, in cattivi grembi,

  32 	con vari buoni mezzi, l'uomo ottiene lo stato divino,
     	con erronei e colpevoli, invece discende in cattive nascite,

  33 	sempre oppresso da dolori, da nascita, da vecchiaia, e morte,
     	nel saṃsāra è avviluppato dai peccati fatti, l'uomo,

  34 	e ottenute migliaia di cattive nascite, nell'inferno
     	i viventi cadono, legati alle proprie azioni,

  35 	il vivente, per le proprie azioni compiute, nell'aldilà è dolente,
     	per allontanare tale dolore ottiene una nascita impura,

  36 	quindi il karma li lega ancora a molte nuove nascite,
     	come dal povero è cotto e quindi mangiato del cibo inadatto,

  37 	e pur, sempre afflitto dal dolore, se ne ritiene privo, e felice,
     	quindi per il legame ad azioni mondane, e pure al sorgerne di nuove,
     	circola nel saṃsāra come una ruota, molte vite trovandone,

  38 	se intento a pure azioni, si libera pure dei karma,
     	ottiene il mondi felici, dove arrivato, non ha più sofferenze,

  39 	ma il malvagio intento nel male, non raggiunge la fine del male,
     	perciò ci si sforzi di compiere la purezza, e si rigetti il peccato, 

  40 	il non invidioso, che conosce il buon agire, e attende alle virtù,
     	quest'uomo, ottiene la felicità, il dharma, l'artha e il cielo,

  41 	del paziente, del perfettamente controllato, e moderato,
     	del saggio, la buona condotta è perenne qui nel mondo e nell'altro,

  42 	si impegni nel dharma dei buoni, pratichi i riti sacri con disciplina,
     	senza afflizione la buona condotta del mondo si sforzi di ottenere, o ri-nato,

  43 	giunti alla conoscenza sono i disciplinati, che conoscono gli śāstra,
     	l'agire nel proprio dharma, questo al mondo non crea confusione a chi agisce,

  44 	il saggio nel dharma gioisce, e vive invero di dharma,
     	a causa del suo dharma, avendo ottenute le sue ricchezze, o migliore dei ri-nati,
     	la sua radice innaffia, e ne vede le qualità dove sono,

  45 	l'anima nel dharma acquista, e così il suo cuore diviene soddisfatto,
     	egli contento di amici e di viventi è quaggiù, e gioisce nell'aldilà,

  46 	i suoni, il tatto, e le forme, e i profumi secondo i desideri, o virtuoso,
     	e il potere ottengono, questi dicono essere i frutti del virtuoso,

  47 	e ottenuti i frutti del virtuoso, non si accontenta o grande ri-nato,
     	e non soddisfatto con la visione interiore afferra l'indifferenza per il mondo,

  48 	l'uomo dall'occhio saggio, quaggiù non aderisce al male,
     	diviene indifferente come vuole, e non si stacca dal dharma,

  49 	e nell'abbandono di tutto si sforza, vedendo il mondo perituro,
     	quindi nella liberazione si impegna, non senza mezzi, intelligentemente,

  50 	così ottenuto il disgusto del mondo, abbandona ogni mala azione,
     	e virtuoso diviene, e ottiene la suprema liberazione,

  51 	il miglior tapas è la radice di questo essere, la tranquillità, l'autocontrollo,
     	lui ottiene tutti i desideri che con la mente desidera,

  52 	trattenendo i sensi, con la sincerità, e l'autocontrollo,
     	il supremo luogo di Brahmā ottiene, o migliore dei ri-nati.'

  53 	il brahmano disse:
     	' quelli che dicono i sensi, quali sono o fermo nei voti?
     	e come si può trattenerli? e di questo trattenimento qual'è il frutto?

  54 	e come si ottiene il frutto di questi o migliore dei sostenitori del dharma?
     	questo dharma io desidero conoscere secondo verità o tu dal grande dharma.' "
     


                              CCI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così richiesto dal savio, il virtuoso cacciatore o Yudhiṣṭhira,
     	come rispondeva al savio così ascolta o signore di uomini.

   2 	il cacciatore diceva:
     	' la mente degli uomini sorse un tempo per la loro conoscenza,
     	questa avuta, indulgono nei desideri e nella passione o migliore dei ri-nati,

   3 	quindi a questo scopo, si impegnano e compiono grandi sforzi,
     	e restano sempre vicini ai loro desideri belli e profumati,

   4 	quindi le passioni nascono, e l'odio di seguito,
     	allora nasce l'avidità e l'errore di seguito,

   5 	di costui, sovrastato dall'avidità, colpito da passione e odio,
     	la ragione non nasce nel dharma, e per l'inganno non compie il dharma,

   6 	con l'inganno agisce nel dharma, con l'inganno desidera l'artha,
     	con l'inganno, avendo acquisito ricchezze o migliore dei ri-nati,
     	là si compiace la mente, e quindi cerca di compiere il male,

   7 	rimproverato da amici e sapienti o migliore dei ri-nati,
     	egli dice di essere altamente coerente e unito alla śruti,

   8 	e un triplice adharma in lui cresce per colpa della passione,
     	il male pensa, e pure dice e lo compie,

   9 	la buone qualità di costui, impegnato nell'adharma vanno perdute,
     	i male agenti dividono l'amicizia con quelli di uguale condotta,

  10 	egli da ciò giunge all'infelicità, e nell'aldilà viene distrutto,
     	così è il malvagio, ma ascolta da me di chi ha raggiunto il dharma,

  11 	chi per saggezza queste colpe prima riconosce,
     	è abile nel bene e nel male, e pure onora i virtuosi,
     	per il suo comportamento virtuoso, la sua natura nasce nel dharma.'

  12 	il brahmano disse:
     	' tu parli del vero dharma, di cui non si trova un'altro espositore,
     	un grandissimo ṛṣi dal grande potere, io penso che sei.'

  13 	il cacciatore disse:
     	' i brahmani venerabili, i padri hanno sempre la precedenza nel cibo,
     	i saggi con tutta a loro anima compiono il bene,

  14 	di quanto ad essi è caro io ti parlerò o migliore dei ri-nati,
     	prostrandosi ai brahmani, ascolta da me la sapienza brahmanica,

  15 	tutto questo intero universo, pure in ogni luogo invincibile,
     	e composto dagli elementi, è il brahman, e non vi è nulla più grande di esso,

  16 	gli elementi sono lo spazio, il vento, il fuoco, l'acqua e la terra,
     	l'udito, il tatto, la forma, il gusto, l'odorato sono le loro qualità,

  17 	tutte le loro qualità sono reciprocamente unite con secondarie qualità,
     	e tutte le principali qualità gradualmente sono nei tre guṇa,

  18 	sesta è la coscienza, chiamata di nome la mente,
     	settimo, è l'intelletto, l'ahaṃkāra, e quindi l'anima universale,

  19 	e i cinque sensi, e il rajas, sattva, e il tamas,
     	questa somma fa diciassette ed è detta dei primordiali,

  20 	è accompagnata da tutti gli oggetti dei sensi visibili e invisibili,
     	questa proprietà fatta di invisibili e visibili ha ventiquattro parti.
     	tutto questo io ti ho raccontato, che cosa vuoi di nuovo ascoltare.' "
     


                              CCII


   1 	Mārkaṇḍeya, disse:
     	" così apostrofato il savio dal virtuoso cacciatore o bharata,
     	ancora parlava di quell'argomento che accresce il piacere della mente.

   2 	il brahmano disse:
     	' cinque dicono siano i grossi elementi, o migliore dei sostenitori del dharma,
     	e di ciascuno di questi cinque separatamente pure parlami.'

   3 	il cacciatore disse:
     	' la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria e l'etere
     	dei guṇa e di tutte le principali qualità di ciascuno ti parlerò.

   4 	la terra ha cinque qualità o brahmano, e l'acqua quattro,
     	tre qualità ha il fuoco, tre in totale aria ed etere,

   5 	suono, tocco, forma, gusto e profumo per quinto,
     	sono le cinque qualità della terra, di tutte le più eccellenti,

   6 	suono, tocco, forma e gusto, pure o migliore dei ri-nati,
     	sono queste le qualità del'acqua, o brahmano a te elencate o fermo nei voti,

   7 	suono, tocco, e forma sono le tre qualità del fuoco,
     	suono, e tocco ha l'aria e solo suono l'etere,

   8 	queste quindici qualità in tutti gli esseri, o brahmano,
     	si trovano, in tutti gli elementi che stanno al mondo,
     	se l'un l'altro non si soverchiano, tutto è corretto o ri-nato,

   9 	ma se vi è squilibrio, si mescolano mobili ed immobili,
     	e allora il corporato ottiene un altro corpo nel corso del tempo,

  10 	nel giusto ordine periscono, e nel giusto ordine nascono,
     	in ciascun luogo appaiono gli elementi dalle cinque qualità,
     	dai quali è avvolto l'intero universo, mobile ed immobile,

  11 	dai sensi è prodotta ciascuna cosa che è detta materiale,
     	l'immateriale è conoscibile aldilà dei sensi in forma simbolica,

  12 	quando ciascuno di essi, queste percezioni dei sensi,
     	a cominciare dal suono, il vivente usando, domini,

  13 	vede nel mondo diffuso sé stesso e il mondo in sé,
     	di conoscere passato e futuro essendo capace, vede tutti gli esistenti,

  14 	di chi vede tutti gli esistenti, in ogni condizione e tempo,
     	l'unione col brahman, non infaustamente arriva,

  15 	il mondo a chi ha superato la sofferenza che è radice di conoscenza, 
     	nata dall'errore, appare sulla via del sapere illuminata dalla ragione,

  16 	il venerabile, il saggio dice quest'essere senza inizio né fine, nato da sé,
     	sempre immutabile, incomparabile, e incorporeo,
     	questa la radice del tapas di cui tu o savio mi chiedesti,

  17 	i sensi sono tutto ciò che porta al cielo e all'inferno,
     	trattenuti, al cielo, e lasciati andare, all'inferno.

  18 	l'intero principio dello yoga è grande come il trattenimento dei sensi,
     	questa è la radice dell'intero tapas, e dell'inferno,

  19 	con l'attaccamento ai sensi si va verso la colpa senza dubbio,
     	ma soggiogandoli, allora si ottiene la perfezione,

  20 	chi per sé raggiuge il dominio di questi sei naturali sensi,
     	dai mali non è toccato, come chi ha vinto i sensi può esserlo dalle sventure?	

  21 	il corpo dell'uomo è visto come un carro, e i sensi domati dicono i cavalli,
     	da buoni e pazienti cavalli è condotto il capace, e viaggia felice come abile auriga,

  22 	chi trattiene le redini in sé dei sei sensi naturali selvaggi,
     	costui è saggio ed è un supremo auriga,

  23 	dei sensi lasciati liberi come cavalli sulle piste,
     	il dominio si compia, coll'arte della guida, e certamente saranno vinti,

  24 	colui la cui mente segue le regole dei mobili sensi,
     	ha la ragione trascinata come una nave nell'acqua, dal vento,

  25 	essendo che i sei sensi vagano nella profusione dei frutti dell'errore,
     	in questi l'attento studioso, trova il frutto nato dalla riflessione.' "
     


                              CCIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così sottilmente istruito dal virtuoso cacciatore o bhārata,
     	il brahmano attento ancora chiedeva della sottile dottrina.

   2 	il brahmano diceva:
     	' con precisione le qualità del sattva, del rajas e	
     	del tamas, secondo verità rivela a me che te lo chiedo propriamente.'

   3 	il cacciatore disse:
     	' bene, ti esporrò quanto tu mi chiedi,
     	ciascuna delle loro qualità ascolta dalle mie parole,

   4 	fatta di ottenebrazione di questi è il tamas, e il rajas di incitamento all'azione,
     	e il sattva quaggiù è detto superiore al più grande splendore,

   5 	pieno di ignoranza, confuso, dormiglione, privo di cervello,
     	di vista erronea, soverchiato dalle tenebre, è iroso, e indolente il tamasico,

   6 	il ciarliero ed eloquente, e chi nella passione è geloso,
     	chi desidera conoscere, o saggio ṛṣi, l'ostinato, l'orgoglioso, costui è il rajasico,

   7 	il brillante, il saggio, che più non desidera sapere, il senza invidia,
     	il privo d'ira, l'uomo intelligente e paziente, costui è il sattvico,

   8 	il sattvico, però pure intelligente è afflitto dalla mondanità,
     	se intende quanto deve essere inteso, egli si guarda dalla mondana condotta,

   9 	e allora la primitiva forma di indifferenza al mondo riappare,
     	moderato diviene il suo egoismo, e si soddisfa di quanto è buono,

  10 	allora tutte le coppie di opposti si calmano reciprocamente,
     	né mai il suo autocontrollo diviene qualcosa di nominale,

  11 	chi pur nato da śūdra ha avvicinato i buoni guṇa,
     	vaiśya diviene e pure kṣatriya o brahmano,

  12 	chi nella rettitudine vive, conquista lo stato di brahmano,
     	di tutti i guṇa ti ho parlato, cosa ancora vuoi sapere?'

  13 	il brahmano disse:
     	' in che modo il fuoco unito all'elemento terra diviene corporeo?
     	qual'è la differenza dell'etere coll'aria?' "	

  14 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" posta questa domanda da parte del brahmano o Yudhiṣṭhira,
     	il cacciatore diceva al brahmano grand'anima.

  15 	il cacciatore diceva:
     	' nella testa è posto il fuoco come guida per proteggere il corpo,
     	e il prāṇa esistendo nella testa e nel fuoco immobile,
     	nel prāṇa si trova tutto, passato, presente e futuro,

  16 	noi veneriamo il migliore degli esseri, lo splendore di Brahmā,
     	questo essere, è l'eterno puruṣa, l'anima di tutti gli esseri,
     	mente, intelletto, senso dell'io, egli è la peculiare sostanza degli esseri,

  17 	così egli quaggiù ovunque è sostenuto dal prāṇa,
     	e dall'alto ognuno raggiunge la sua propria meta riccorrendo al samāna,

  18 	e nella vescica e nell'intestino il fuoco digestivo si rifugia,
     	trasportando l'urina, e pure gli escrementi, e si cambia in apāna,

  19 	il flusso che è presente da solo nei tre elememti: sforzo, azione e forza,
     	le persone sapienti e dotte la chiamano udāna,

  20 	e in ciascuna giuntura fissata quell'aria, e pure in tutti
     	i corpi degli uomini, è definita vyāna,

  21 	il fuoco diffuso negli elementi, però unito ai flussi,
     	e trasportando i gusti, gli elementi e gli umori, scorre,

  22 	e dalla conbinazione dei prāṇa, una mistura ne nasce, 
     	ed è chiamato il caldo fuoco digestivo che cuoce il cibo dei corpi,

  23 	tra l'apāna e all'udāna sono combinate insieme prāṇa e vyāna,
     	e il fuoco associato in quel luogo digerisce correttamente,

  24 	e pure a quello appartiene l'estremità dell'intestino chiamato ano, 
     	i flussi da questo nascono di tutti i prāṇa dei corpi,

  25 	il prāṇa condotto dall'energia del fuoco all'estremità dell'ano si disperde,
     	esso ritornando in alto libera il fuoco,

  26 	l'intestino è sotto l'ombelico, e sopra si trova lo stomaco, 
     	nell'ombelico tutti i prāṇa del corpo si trovano,

  27 	tutte le arterie spinte dal cuore in alto in basso, e di traverso
     	trasportano i gusti dei cibi, condotte dai dieci prāṇa,

  28 	questa la via degli yogin, con la quale raggiungono la suprema meta,
     	vinte le fatiche con le posture, i saggi pongono l'anima nella loro testa,
     	così sono diffusi prāṇa e apāna in tutti i corpi,

  29 	il sé dagli undici elementi corporei, è composto dai fluidi corporei,
     	sappi che la forma corporea sempre per natura dall'agire è soggiogata,

  30 	il fuoco che in questa si trova, sempre vi è come inserito in un vaso,
     	sappi che sempre l'anima per natura è soggiogata dallo yoga,

  31 	il divino che sta in questa è come la rugiada sul loto,
     	sappi che l'anima sapiente del campo sempre per natura è vinta dalla rinuncia,

  32 	sappi che rajas, tamas, e sattva sono i principi dei viventi,
     	la vita sappi, è la qualità dell'anima, e l'anima per natura è il supremo,

  33 	la coscienza dicono sia la qualità della vita, essa si muove e muove ogni cosa,
     	quindi questo i sapienti dicono il supremo che determina i sette mondi,

  34 	così l'anima universale in tutti gli esseri non è visibile,
     	ma si mostra ai sapienti che hanno attenzione, intelletto e sottigliezza,

  35 	con la tranquillità della mente distrugge le azioni buone e cattive,
     	fermo nella propria calma da sé restando, raggiunge l'infinita felicità,

  36 	questo il segno di chi è sereno, come il soddisfatto felicemente dorme,
     	o come la lampada brucia al riparo dal vento, bene s'illumina,

  37 	notte dopo notte la mente sempre raccolta,
     	chi moderatamente mangia, con l'anima pura, guardando il sé in sé stesso,

  38 	con una lampada vividamente accesa guarda, con la luce della mente,
     	vedendo sé stesso non separato, allora egli si libera,

  39 	da tutte le vie dell'avidità e dell'ira l'esser separato
     	questo è il fuoco dei sacrifici, il tapas, il mezzo, lo scopo,

  40 	sempre dall'ira il tapas protegga, la virtù protegga dall'egoismo,
     	il proprio sapere da passione e mancanza di rispetto, e sé stesso dall'errore,

  41 	l'assenza di crudeltà è il supremo dharma, e la suprema forza,
     	la conoscenza dell'anima la suprema conoscenza, il voto di verità il supremo voto,

  42 	la parola vera è il meglio, la conoscenza vera è salutare,
     	ma quanto è il massimo bene degli esseri, è la suprema vera opinione,

  43 	chi intraprende sempre ogni azione non legandola allo scopo,
     	chi tutto offra nella rinuncia, costui è un rinunciante, e un saggio,

  44 	neppure il guru esaminandolo può smuoverlo
     	dalla conoscenza del brahman, disgiungere dallo yoga lui che è unito allo yoga,

  45 	non rechi violenza a nessun essere, ma agisca fermo nella via dell'amicizia,
     	nessuno avvicinando questo vivente può essergli nemico,

  46 	l'esser soddisfatto, nella totale povertà, nell'assenza di desideri, senza agitazione,
     	questa la suprema sapienza, sempre la superiore conoscenza dell'anima,

  47 	ogni proprietà rigettando, resta con la ragione fermo nel voto,
     	risiederai nell'inamovibile luogo privo di sofferenza quaggiù e nell'aldilà,

  48 	dal muni sempre paziente nel tapas, dall'anima controllata, dal privo di attaccamento
        è ottenuto, non da chi desidera la vittoria,

  49 	il non attaccamento a qualità e a non qualità, l'ininterrotta stessa occupazione,
     	questa i brahmani dicono essere la condotta in una parola, felice,

  50 	l'uomo che abbandoni entrambi dolore e felicità,
     	il brahman raggiunge costui, e procede oltre la fine, senza attaccamento.

  51 	come l'ho udita tutto questo in conciso o migliore dei ri-nati.
     	a te tutto ho esposto, cosa ancora desideri sapere?' "
     


                              CCIV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così interamente avendo enunciato il dharma e la mokṣa o Yudhiṣṭhira,
     	con mente compiaciuta il savio diceva al persevarante virtuoso cacciatore:

   2 	' tutto questo pieno di logica tu mi hai enunciato,
     	nessuna ignoranza ti abita quaggiù che appaia nei dharma quaggiù.'

   3 	il cacciatore diceva:
     	' il dharma che a me appare evidente guarda o migliore dei ri-nati,
     	col quale io ho raggiunto questa perfezione o toro dei brahmani,

   4 	alzati o signore e rapidamente entrando dentro la casa,
     	potrai vedere o sapiente del dharma mio padre e mia madre.' "

   5 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così apostrofato entrando dunque vedeva una casa in muratura,
     	molto onorevole, con quattro stanze all'interno, molto affascinante,

   6 	simile ad un tempio degli dèi e dalle divinità onorata,
     	fornita di seggi e letti, piena di supremi profumi,

   7 	colà vestiti di abiti bianchi i suoi genitori erano venerati,
     	seduti sul miglior seggio, sazi e soddisfatti,
     	e il virtuoso cacciatore i due vedendo con la testa ne toccava i piedi.

   8 	i due vecchi dissero:
     	' alzati, alzati, o sapiente del dharma, che il dharma ti protegga,
     	compiaciuti noi siamo della tua rettitudine, che tu abbia lunga vita,
     	da te, che sei un virtuoso figlio o figliolo, sempre siamo venerati,

   9 	e pure tra gli dèi nessun'altra divinità esiste per te,
     	dalla purezza dei ri-nati per il tuo autocontrollo tu sei circonfuso,

  10 	i nonni del padre e tutti gli antenati,
     	compiaciuti sono sempre di te o figlio, e anche noi del tuo autocontrollo e pietà,

  11 	con mente, azioni, e parole, mai l'obbedienza fu trascurata,
     	né altra tua falsa intenzione al presente è apparsa,

  12 	come da Rāma il figlio di Jamadagni noi due vecchi siamo venerati,
     	e tutto è stato fatto da te in modo eccellente o figliolo.' "

  13 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora il virtuoso cacciatore presentava il brahmano ai due,
     	i due con buona accoglienza onoravano il savio allora,

  14 	accettando l'accoglienza il ri-nato chiedeva ai due,
     	col loro figlio, e i loro servi se tutto andava bene a loro in casa,
     	e se nel corpo avevano sempre quaggiù la salute.

  15 	i due vecchi dissero:
     	' bene nella nostra casa con tutta la servitù in ogni luogo,
     	sei qui giunto o venerabile senza difficoltà?' "

  16 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" 'si certo.' così rispondeva contento il savio ai due,
     	il virtuoso cacciatore diceva al savio le significative parole:

  17 	' il padre e la madre, o venerabile, entrambi sono per me la suprema divinità,
     	quanto si deve fare agli dèi, io per questi due faccio,

  18 	come tutti i trentatre dèi, con Śakra in testa,
     	sono venerati da tutto il mondo, così questi due vecchi da me,

  19 	come i brahmani offerenti il cibo alle divinità,
     	portano, così io a questi due porto instancabile,

  20 	questi due, padre e madre per me o brahmano, sono la suprema divinità,
     	io li soddisfo con fiori, e frutti e gioielli, costantemente o ri-nato,

  21 	questi due sono i fuochi che gli uomini dicono onorabili,
     	i sacrifici, i quattro veda, tutto sono questi due per me o ri-nato,

  22 	a loro scopo è la mia vita, la moglie, i figli, le genti amiche,
     	con moglie e figli io sempre pratico il servizio,

  23 	da me io li lavo e ne lavo i piedi,
     	il cibo io offro loro da me o migliore dei ri-nati,

  24 	belle storie racconto, evitando quelle spiacevoli,
     	anche se macchiato di adharma io compio per loro il bene,

  25 	il dharma io compio, il guru riconoscendo, o migliore dei ri-nati,
     	instancabile, sempre o savio, io compio il loro servizio,

  26 	cinque sono i maestri dell'uomo o brahmano, che vuol essere prospero,
     	il padre, la madre, il fuoco, sé stesso, e il guru o migliore dei ri-nati,

  27 	di chi con questi sempre bene agisca o migliore dei ri-nati,
     	i suoi fuochi divengono perennemente curati,
     	di chi si impegna nel tener famiglia questo è l'eterno dharma.' "
     	


                              CCV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" fatti conoscere al savio, i suoi due guru, madre e padre,
     	di nuovo il cacciatore, anima virtuosa diceva al brahmano:

   2 	'io sono nato di estesa vista, osserva la forza del mio tapas,
     	per tale motivo ti fu detto recati a mithilā da parte di quella

   3 	moglie intenta al servizio del marito, paziente e di sincera condotta,
     	un cacciatore che abita a mithilā ti esporra i dharma.'

   4 	il brahmano disse,
     	' o fermo nei voti, di quella donna fedele al marito, sincera, virtuosissima,
     	ripetendo le parole, o sapiente del dharma, tu mi sembri pieno di qualità.'

   5 	il cacciatore disse:
     	' quanto allora o migliore dei ri-nati, di me ti fu detto o potente, da lei,
     	tutto questo fu visto bene da lei intenta al solo marito, non vi è dubbio,

   6 	con l'intento di favorirti, o savio, questo da me fu esposto,
     	ascolta o caro, le parole che io dirò per il tuo bene o ri-nato,

   7 	da te furono trattati male il padre e la madre o migliore dei ri-nati,
     	senza il loro permesso te ne sei andato dalla casa o irreprensibile,
     	con lo scopo di imparare i veda, non correttamente tu agisti,

   8 	a causa della sofferenza per te i due vecchi asceti sono divenuti ciechi,
     	vai a rasserenare questi due, non vi è dharma che tu possa superare,

   9 	un asceta tu sei, grand'anima, e al dharma sempre devoto,
     	tutto questo è inutile, velocemente vai a rasserenare quei due,

  10 	abbi fede in me o brahmano null'altro tu devi fare,
     	io ti dico che ciò che è meglio per te, è il ritorno immediato.'

  11 	il brahmano disse:
     	'tutto quanto da te è stato detto senza dubbio è vero,
        contento io sono di te, o sapiente del dharma, pieno di qualità, dalla virtuosa condotta.'

  12 	il cacciatore disse:
     	'tu mi appari come un'immagine divina, tu che sei devoto al dharma,
     	antico, eterno, divino, difficile da ottenersi da chi ha anima incompiuta,

  13 	instancabile sii tu nel rapido servizio a madre e padre,
     	di questo null'altro dharma io vedo superiore.'

  14 	il brahmano disse:
     	' qui io sono giunto fortuna a me che ti ho incontrato,
     	tali uomini maestri del dharma al mondo sono difficili da trovare,

  15 	oppure un solo sapiente del dharma non si trova fra mille uomini,
     	compiaciuto sono di te in verità, fortuna a te o migliore degli uomini,

  16 	caduto all'inferno da te io ne fui risollevato,
     	io così dovevo essere, e io ti ho veduto, o senza macchia,

  17 	come il re Yayāti, caduto fu salvato dai suoi nipoti
     	virtuosi, o tigre fra gli uomini, così io da te quaggiù,

  18 	l'obbedienza a madre e padre io farò per le tue parole,
     	l'anima incompiuta non conosce la differenza tra dharma e adharma,

  19 	difficile è da conoscere l'eterno dharma da chi è nato śūdra,
     	io non penso che tu sia uno śūdra, ci deve essere qualche motivo,
     	per il quale in conseguenza del karma, tu sei nato śūdra,

  20 	questo io voglio sapere in verità, o grande saggio,
     	a tuo piacere dimmi tutta la verità, tu che hai anima virtuosa.'

  21 	il cacciatore disse:
     	' inviolabili sono i brahmani, o migliore dei ri-nati,
     	ascolta tutta la mia condotta nel corpo precedente o senza macchia,

  22 	io un brahmano un tempo ero, o figlio di ottimi ri-nati,
     	studioso dei veda, molto giusto, adepto dei vedāṅga,
     	per colpe da me commesse o brahmano, sono caduto in questa situazione,

  23 	un certo re mio amico era devoto alla scienza dell'arco,
     	e per famigliarità con l'arco io allora ero il migliore o ri-nato,

  24 	a quel tempo il sovrano era uscito a caccia,
     	assieme ai principali guerrieri e circondato dai ministri,
     	quindi là uccidendo molte prede, vicino ad un āśrama,

  25 	pure da me una terribile freccia fu scagliata o migliore dei ri-nati,
     	e colpito fu un muni da quella freccia dalla dritta asta,

  26 	a terra caduto o brahamano, diceva egli gridando:
     	' io non offesi nessuno, chi mi fece questo male?'

  27 	avendolo scambiato per un animale, io subito raggiunsi il muni,
     	e vedevo quel ṛṣi trafitto dalla freccia dalla dritta asta,
     	un savio dal duro tapas, che gridava a terra,

  28 	per l'impropria azione, la mia mente ne fu violentemente agitata,
     	'senza saperlo questa azione fu compiuta da me.' a lui dicevo,
     	tu mi devi perdonare o brahmano, così io dissi al  muni,

  29 	allora il ṛṣi preso dall'ira a me rispondeva le parole:
     	' un cacciatore crudele rinascerai in un grembo di śūdra.'
     


                              CCVI


   1 	il cacciatore disse:
     	' così dunque maledetto dal ṛṣi o migliore dei ri-nati,
     	cercavo di calmare il ṛṣi con discorsi di abili parole

   2 	senza saperlo da me fu fatta questa azione o muni,
     	tu devi perdonare tutto questo calmati o venerabile.'

   3 	il ṛṣi disse:
     	' non sarà diversa da così questa maledizione senza dubbio,
     	ma per compassione io oggi ti farò un qualche favore,

   4 	pur essendo nato śūdra diverrai sapiente nel dharma,
     	e il devoto servizio a madre e padre compirai, senza dubbio,

   5 	tu per il tuo devoto servizio otterrai una grande perfezione,
     	e il ricordo avrai delle vite passate, e raggiungerai il paradiso,
     	e cessata alla fine il dominio della maledizione, tu sarai di nuovo un ri-nato.'

   6 	il cacciatore disse:
     	'così io fui un tempo maledetto da un ṛṣi dal fiero tapas,
     	e reso tranquillo da lui io, o migliore dei bipedi,

   7 	estrassi la freccia da lui o migliore dei ri-nati, 
     	e condotto da me all'āśrama, egli abbandonava la vita,

   8 	a te ora ho raccontato tutto ciò, come un tempo mi è accaduto,
     	e pure è vicino il mio raggiungimento del paradiso o migliore dei ri-nati.'

   9 	il brahmano disse:
     	'così gli uomini, questi dolori e queste gioie 
     	ottengono, o grande intelletto, tu non devi dolerti,
     	è cosa difficile a farsi il conoscere la propria vita precedente,

  10 	il peso del karma o sapiente, compiuto nella tua vita,
     	in qualche tempo sarà lavato, e allora tornerai un ri-nato,
     	e in questo momento è mia opinione che tu sia un brahmano non vi è qui dubbio,

  11 	il brahmano che agisce nelle azioni malvage che lo fanno decadere di casta,
     	un ipocrita diviene pieno di male azioni, simile ad uno śūdra,

  12 	lo śūdra che sempre sia intento all'autocontrollo, alla verità e al dharma,
     	costui io credo un brahmano, per la sua condotta diviene un ri-nato,

  13 	per le colpe del karma si raggiunge una meta disdicevole e crudele,
     	alla fine delle tue colpe vicino, io ti ritengo o migliore degli uomini,

  14 	non ti devi dolere, gli intrepidi come te,
     	che conoscono le cose del mondo e della morte, sempre sono devoti al dharma.'

  15 	il cacciatore disse:
     	' il dolore del corpo si cura con le medicine, quello della mente con la saggezza,
     	questo è lo scopo della conoscenza, non si agisca similmente ai fanciulli,

  16 	da una cattiva unione o da una separazione dal bene,
     	gli uomini di scarso intelletto sono oppressi dai mali della mente,

  17 	dai guṇa i viventi sono uniti e pure disgiunti,
     	in tutti, non in uno solo si trova la sede della sofferenza,

  18 	vedendo chi è in preda del male allora rapidamente, si può mutare
     	quindi se lo riparano, non lo vedranno accadere di nuovo,
     	non ci si addolori di nulla, vano è l'essere addolorati,

  19 	gli uomini che abbandonano dolore e gioia, oppure entrambi,
     	questi saggi, soddisfatti della sapienza, prosperano felici,

  20 	scontenti sono i confusi, i dotti ottengono la contentezza,
     	alla scontentezza non vi è limite, e la contentezza è la suprema gioia,
     	non si addolorano i viaggiatori vedendo l'utima meta,

  21 	alla depressione non si dia spazio, la depressione è il supremo veleno,
     	fa morire chi ha saggezza non formata, come un irato uraga un fanciullo,

  22 	chi è attaccato dalla depressione, nel sorgere di una sventura,
     	dall'energia di questo misero, non sorge alcun scopo dell'esistenza umana,

  23 	di chi agisce, senza volerlo appare il frutto dell'agire,
     	nessuno che pratichi il non agire, ottiene il bene,

  24 	quindi pure la causa nei veda per liberarsi dal dolore,
     	senza dolersi agisca concentrato e diverrà libero dal male,

  25    quelli arrivati alla suprema meta dell'intelletto pensando alla morte degli esseri,
     	non si addolorano i saggi compiuti, scorgendo la suprema meta,

  26 	io non mi addoloro, o sapiente, fermo io sono nell'attesa del tempo,
     	per queste apparenze o brahmano, io non affondo, o virtuoso.'

  27 	il brahmano disse:
     	' un saggio compiuto sei, un dotto, e un grande intelletto tu hai,
     	io non mi addoloro per te, tu sei contento della conoscenza, o sapiente del dharma,

  28 	io ti saluto, fortuna sia a te, che il dharma ti protegga,
     	vigilanza si deve fare nel dharma o migliore dei sostenitori del dharma.'”

  29 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ 'così sia.' cosi il cacciatore a mani giunte diceva a lui,
     	e compiuta quindi la pradakṣiṇa, partito il migliore dei ri-nati,

  30 	il ri-nato giunto alla meta compiva l'intero devoto servizio
     	alla madre e al padre anziani, secondo giustizia quel sagace,

  31 	tutto a te è stato raccontato completamente o Yudhiṣṭhira,
     	quanto tu hai chiesto del dharma o migliore dei sostenitori del dharma,

  32 	della grandezza della moglie fedele, e del brahmano o virtuoso,
     	e della devozione a madre e padre, dal cacciatore il dharma è stato esposto.”

  33 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“meravigliosissima o brahmano, questa suprema storia di dharma,
     	o migliore dei sostenitori di ogni dharma, da te raccontata, o migliore dei ri-nati,

  34 	per il piacere di ascoltare o sapiente, quasi un istante mi è passato,
     	non ancora sazio sono o venerabile di ascoltare del supremo dharma.”
     


                              CCVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo udita questa bella storia piena di dharma, il dharmarāja,
     	di nuovo chiedeva al ṛṣi Mārkaṇḍeya, a quell'asceta:

   2 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ come fu che il fuoco andò nella foresta? e come pure fu che Aṅgiras un tempo,
     	nel fuoco non periva? il fuoco bruciava la grande offerta messa dal ṛṣi,

   3 	e quando il fuoco che è uno, nel suo agire molteplice
     	appare? tutto questo io desidero sapere o venerabile,

   4 	come nacque Kumāra? e come il figlio di Agni divenne?
     	e come fu generato da Rudra, con la dea Gaṅgā e le stelle kṛttikā,

   5 	questo io voglio udire in verità, o discendente di Bhṛgu,
     	pieno di curiosità io sono veramente o grande muni.”

   6 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ pure qui raccontano questa antica vicenda,
     	di come irato, il trasporta-offerta, Agni andò nella foresta a praticare il tapas,

   7 	e di come il beato Aṅgiras da sé divenne Agni,
     	tormentando e distruggendo le tenebre col proprio splendore,

   8 	stando nel suo āśrama il glorioso, superando il trasporta-offerta,
     	e così facendo allora l'intero universo illuminando,

   9 	e il divora-offerta praticando il tapas, infiammato dalla sua energia 
     	fortemente flebile divenne lo splendido e nulla sapeva di ciò,

  10 	così pensava allora il beato fuoco trasporta-offerta:
     	'un altro fuoco dei mondi quaggiù da Brahmā è stato creato,
     	il tapas praticandolo, ha distrutto le mie qualità di fuoco,

  11 	come io posso diventare di nuovo Agni?' così pensando,
     	egli vide il grande muni come un fuoco i mondi riscaldare,

  12 	egli si avvicinava lentamente timoroso, e a lui disse allora Aṅgiras:
     	'velocemente ritorna tu ad essere il fuoco o benefattore del mondo,
     	celebrato sei nei tre mondi dei mobili e immobili,

  13 	tu o Agni, per primo fosti creato da Brahmā per distruggere le tenebre,
     	ritorna al tuo posto velocemente o disperdi-buio.'

  14 	Agni disse:
     	' morta la fama, o signore, io sono nato al mondo come il divora-offerta,
     	e te ora non me, le genti riconoscono come il purificatore,

  15 	io ho perso la mia qualità di fuoco, tu diventa il primo fuoco,
     	e io diverrò il secondo, il fuoco prājāpatyaka.'

  16 	Aṅgiras disse:
     	'compi la sacra cremazione delle creature, sii il fuoco che disperde le tenebre,
     	e me rendi o dio, velocemente il primo figlio di Agni.'”

  17 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“queste parole udite di Aṅgiras, il fuoco che tutto possiede così faceva,
     	o re, un figlio di lui e di Aṅgiras di nome Bṛhaspati,

  18 	e sapendo che era il primo nato dal fuoco e anche il figlio di Aṅgiras,
     	gli dèi avvicinandosi chiesero quale ne fosse la causa o bhārata,

  19 	egli così richiesto allora dagli dèi, ne spiegava il motivo,
     	e accettarono gli dèi le parole di Aṅgiras allora.

  20 	qui dei fuochi di vario genere ti dirò, che di grande splendore,
     	sono enunciati nei bramana, hanno varietà per scopi diversi quaggiù.”
     


                              CCVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ lui che fu il terzo figlio di Brahmā o continuatore dei kuru,
     	lui aveva una moglie figlia di Āpava, ascolta della sua progenie,

   2 	di grande splendore, di grande fama, di grande brahman, di grande mente,
     	di grande preghiera, di grande luminosità era o re, Bṛhaspati,

   3 	di tutte le creature per bellezza era il primo,
     	una dea di nome Bhānumatī, era la prima figlia di Aṅgiras,

   4 	una figlia per la quale in tutti gli esseri sorgeva allora una passione,
     	per questa passione Rāgā di nome chiamarono la seconda figlia di Aṅgiras,

   5 	quella che dicono figlia di Śiva, per il corpo visibile e invisibile,
     	per la magrezza era Sinīvālī la terza figlia di Aṅgiras,

   6 	Arciṣmatī per lo splendore si vede, e per le oblazioni, Haviṣmatī, 
     	la pia fanciulla dicono Haviṣmatī, sesta di Aṅgiras, 

   7 	per i grandi sacrifici splendenti, vi è la figlia di aṅgiras Mahāmatī,
     	Mahāmatī è conosciuta, ed è detta la settima figlia,

   8 	e quella che vedendola beata, la gente ammira,
     	come la senza parti, questa è la figlia di Aṅgiras che chiamano Kuhū.”
     


                              CCIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“la bellissima Cāndramasī che era la moglie di Bṛhaspati,
     	sei sacri fuochi generava ella e una sola figlia,

   2 	il fuoco a cui nei riti è riservata l'oblazione di burro chiarificato,
     	questo fuoco figlio di Bṛhaspati, di nome Śaṃyu, è di grande splendore,

   3 	al quale nei riti cāturmāsya, nel sacrificio aśvamedha il primo animale è offerto,
     	questo fuoco potente, è il solo acceso di molte fiamme, 

   4 	di Śaṃyu l'incomparabile moglie è la sincera Satyā figlia di Dharma,
     	il fuoco acceso è suo figlio e pure tre figlie dai fermi voti,

   5 	il fuoco che è venerato con la prima oblazione e parte, nel rito adhvara,
     	questo fuoco è il primo figlio chiamato Bharadvāja,

   6 	in tutti gli inizi di mese, l'oblazione di burro è versata con il cucchiaio sruva, 
     	questo fuoco di nome Bharata è il secondo figlio di Śaṃyu,

   7 	tre altre figlie vi sono e di queste Bharata è il marito,
     	Bharata è suo figlio, e Bharatī la sola figlia,

   8 	il fuoco Bharata è figlio di Agni Bharata Prajāpati,
     	è il grande supremamente periglioso o migliore dei bhārata, 

   9 	la moglie di Bharadvāja è Vīrā e Vīra è il figlio,
     	i ri-nati dicono piano un inno con l'oblazione a lui come a Soma,

  10 	lui che è associato a Soma nella seconda oblazione di burro,
     	è chiamato Rathaprabhū, Rathadhvāna, Kumbharetas,

  11 	da Sarayū generava lo Siddhi, e col suo splendore copriva lo splendente sole,
     	l'oblazione di burro porta sempre, negli inviti agli dèi si dice,

  12 	il fuoco che mai perde di gloria, splendore e bellezza,
     	di nome Niścyavana inneggia alla sola terra,

  13 	senza peccato, libero da impurità, purificato, bruciando con fiamma,
     	il puro fuoco Satya è suo figlio, che è in tutte le azioni propizie,

  14 	quello che compie l'espiazione degli esseri offensivi, 
     	questo fuoco Niṣkṛti di nome, quando venerato rende splendidi,

  15 	quello per il quale qui, le genti sotto pena da sé si lamentano,
     	questo è il fuoco suo figlio di nome Svana, fonte di dolore,

  16 	quello che si ferma avvicinandosi all'intelletto dell'intero universo,
     	questo i conoscitori dell'anima del mondo, dicono essere il fuoco di nome Viśvajit,

  17 	divenuto il fuoco interno che digerisce i cibi dei corpi,
     	questo nel sacrificio in tutti i mondi ha nome Viśvabhuj o bhārata,

  18 	casto, dall'anima ferma, sempre di grandi voti è,
     	i brahmani, venerano questo fuoco nei riti domestici,

  19 	è noto che il fiume amato di nome gopati, da lui sorgeva,
     	in questo, tutte i riti sacri sono compiuti dagli agenti,

  20 	l'Agni sottomarino molto periglioso è quello che beve le acque,
     	tendendo verso l'alto, Ūrdhvabhāj di nome, il saggio è situato nel prāṇa, 

  21 	quello per cui sempre nella casa si offre l'oblazione udagdvāra,
     	che quindi diviene ben offerta di burro, è ricordato come il supremo Sviṣṭakṛt,

  22 	il fuoco che quando sono calmi i viventi, diviene furioso,
     	è l'essenza dell'ira e nacque Manyatī come sua figlia,
     	Svāhā così di nome la terribile e crudele è presente in tutti gli esseri,

  23 	quello di cui nel terzo cielo, nessuno vi è uguale per bellezza,
     	per l'ineguagliabilità dagli dèi fu sopranominato il fuoco Kāma,

  24 	dall'eccitazione preserva l'ira, armato d'arco, inghirlandato, fermo sul carro,  
     	in battaglia distruggerebbe i nemici il fuoco di nome Amogha,

  25 	Uktha di nome il glorioso, da tre inni uktha celebrato,
     	produceva la grande parola, colui che è conosciuto come il soddisfa-desideri.”
      


                              CCX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ il figlio di Kaśyapa, quello di Vasiṣṭha, e Prāṇa, il figliolo di Prāṇa,
     	Agni, il figlio di Aṅgiras, e Cyavana Trisuvarcaka,

   2 	praticarono un severo tapas, per molte stagioni a scopo di figliolanza,
     	' un figlio otterremo, fermo nel dharma, simile a Brahmā per splendore,

   3 	meditante coi cinque mahāvyāhṛti.' allora
     	nacque fatto di energia, pieno di luce, mostrando cinque colori,

   4 	un fuoco acceso era la sua testa, le braccia simili a soli,
     	la pelle e gli occhi simili ad oro, nere le anche o bhārata,

   5 	di cinque colori fatto per il tapas compiuto dalle cinque persone,
     	conosciuto come pāñcajanya nel veda, egli è il progenitore dei cinque popoli,

   6 	per diecimila anni praticato il tapas, il grande asceta,
     	generava il terribile fuoco degli avi defunti, egli producendo progenie,

   7 	Bṛhat e Rathaṃtara dalla testa e dalla bocca rapidamente offerti,
     	crea Śiva dall'ombelico, dalla sua forza Indra, dai respiri Vāyu e Agni,

   8 	e dalle braccia i due accenti, e tutti gli esseri,
     	questi avendo creato, allora i cinque figli degli avi creava,

   9 	Praṇidhi, figlio di Bṛhadratha, Bṛhattara figlio di Kaśyapa,
     	Bhānu di Aṅgiras l'eroico figlio, e di Varcas Saubhara,

  10 	e di Prāṇa Anudātta, questi sono nominati i cinque nati,
     	creando altri quindici dèi, ladri di riti,  

  11 	Abhīma, Atibhīma e Bhīma, Bhīmabala, Abala,
     	questi i cinque dèi, ladri di riti, che Tapas creava,

  12 	Sumitra, Mitravat, Mitrajña, Mitravardhana,
     	Mitradharmāṇa, questi dèi li creava Tapas,

  13 	Surapravīra, Vīra, e Sukeśa, e Suvarcas,
     	e pure Surahantṛ questi altri cinque li creava Tapas,

  14 	in tre serie sono divisi questi a cinque a cinque,
     	qui stando rubano essi il sacrificio celebrato dai celesti,

  15 	di questi rubano il sacrificio e molto lo colpiscono sulla terra,
     	per invidia dei fuochi che recano l'offerta essi rubano e distruggono,

  16 	l'oblazione di burro asportata dalla vedī, dagli esperti, è portata
     	là dove essi non possono andare, e dove vi sia posto il fuoco,

  17 	il fuoco impilato trasporta il sacrificio, e con le ali li respinge,
     	propiziati con mantra essi non rubano l'offerta dei devoti,

  18 	Bṛhaduktha, figlio di Tapas, è rifugiato nella terra,
     	celebrando l'agnihotra, la terra dai virtuosi è venerata,

  19 	Rathaṁtara è menzionato come fuoco figlio di Tapas,
     	l'oblazione per lui va a Mitravinda, dicono gli officianti,
     	il glorioso assieme ai figli si compiace supremamente lieto.”
     


                              CCXI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ ai guru controllati unito è il fuoco Bharata di nome,
     	il fuoco Puṣṭimati di nome, felice fornisce la prosperità,
     	sostiene tutte le creature quindi è chiamato Bharata,

   2 	il fuoco che è Śiva di nome è adepto della venerazione di Śakti,
     	Śiva sempre compie la liberazione di tutti gli afflitti da dolore,

   3 	vedendo il frutto cresciuto dall'ascesi, e grande tapas,
     	per esserne erede, nacque il sagace figlio Puraṃdara,

   4 	il fuoco Ūṣman dal vapore nasce, egli appare in tutte le cose,
     	e pure vi è il fuoco di nome Manu, egli fece compiere il prājāpatya,

   5 	i brahmani esperti dei veda dicono un fuoco Śambhu,
     	i ri-nati dicono Āvasathya il fuoco acceso dalla grande luce,

   6 	cinque figli veicoli di oblazione, splendenti come l'oro,
     	fonti di forza, il fuoco Tapas generava quaggiù,

   7 	nell'estinguersi, stanco, il glorioso fuoco Gavāmpati,
     	gli asura generava crudeli, mortali, di molte varietà, 

   8 	Aṅgiras creava Manu il figlio di Tapas, e pure Bhānu,
     	il forte, Bhānu lo chiamano i brahmani esperti dei veda,

   9 	di Bhānu Suprajā è la moglie, e Bṛhadbhāsā figlia di Soma,
     	le due generarono sei figli, ascolta il loro modo di generare,

  10 	il fuoco che ristora il corpo degli esseri deboli,
     	questo fuoco chiamano Balada primo figlio di Bhānu,

  11 	quello che negli esseri tranquilli è la passione violenta,
     	questo fuoco, Manyumat di nome è il secondo figlio di Bhānu,

  12 	quello per cui nella luna nuova e in quella piena quaggiù vi è l'oblazione, si chiama
     	Viṣṇu di nome, questo fuoco che pure di nome è Dhṛtimat e Aṅgiras,

  13 	quello per cui è prescritta come oblazione la prima spremuta assieme ad Indra,
     	questo fuoco, Āgrayaṇa di nome è un discendente di Bhānu,

  14 	quello che accetta tutte le oblazioni nei riti quadrimestrali,
     	assieme ai quattro figli di Bhānu è della sua progenie,

  15 	la figlia Niśā e i due Agni e Soma, generava 
     	la moglie di Manu, ella partoriva cinque fuochi,

  16 	il fuoco celebrato nei riti quadrimestrali con la principale oblazione,
     	assieme al dio piovoso, questo è lo splendido fuoco Vaiśvānara,

  17 	quello che è nominato come il signore di tutto il mondo,
     	questo fuoco, di nome Viśvapati, è il secondo figlio di Manu,
     	dato che l'oblazione diviene ottima, è ritenuto il supremo agente del buon rito,

  18 	una fanciulla di nome Rohiṇī figlia di Hiraṇyakaśipu,
     	per il suo karma divenne sua moglie, egli è il fuoco, egli è Prajāpati,

  19 	quello che sito nei respiri, crea il corpo dei corporati,
     	a questo di nome Saṃnita, appartiene la causa della forma del suono, 

  20 	il dio dal percorso chiaro e scuro, che supporta il fuoco divora-offerta,
     	pur senza macchia, egli quando è pieno d'ira è l'agente dei peccati,

  21 	quello che è chiamato Kapila il supremo ṛṣi, sempre dagli asceti,
     	questo fuoco Kapila di nome è il fondatore del sāṃkhya-yoga,

  22 	il fuoco che si offre agli spiriti, col quale gli spiriti sempre
     	in tutti i cari riti lo sono, questo si chiama il fuoco Agraṇi,

  23 	questi altri fuochi creava celebrati sulla terra,
     	in forma di placente per espiare l'agnihotra non conforme,

  24 	quando i fuochi si tocchino l'un l'altro per il vento,
     	l'espiazione si ottiene con l'aṣṭākapala al fuoco Śuci,

  25 	quando il fuoco meridionale, si mescoli agli altri due,
     	l'espiazione si ottiene con l'aṣṭākapala al fuoco Vīti,

  26 	quando i fuochi domestici siano toccati da dal fuoco Davāgni, 
     	l'espiazione si ottiene con l'aṣṭākapala al fuoco Śuci,

  27 	se una donna coperta di polvere tocchi il fuoco dell'agnihotra.,
     	l'espiazione si ottiene con l'aṣṭākapala al fuoco Dasyumat,

  28 	di un morto chi oda che era vivo, come pure degli animali muoiano,
     	l'espiazione si ottiene con l'aṣṭākapala al fuoco Abhimat,

  29 	quando il brahmano afflitto non sacrifichi al fuoco per tre notti,
     	l'espiazione sia ottenuta con l'aṣṭākapala al fuoco settentrionale,

  30 	chi si trovi addetto i riti di luna nuova e piena,
     	l'espiazione si deve ottenere con l'aṣṭākapala al fuoco Pathikṛt,

  31 	e se il fuoco per una nascita, tocchi il fuoco dell'agnihotra, 
     	ammenda si faccia con l'offerta aṣṭākapala al fuoco Agnimat.”
     	


                              CCXII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ Muditā è la moglie Āpa, supremamente cara a Saha,
     	questo signore della terra e del cielo, generava il supremo purificatore,

   2 	quello, che dicono il fuoco signore di tutti gli esseri,
     	anima e signore della terra è nell'opinione dei ri-nati,

   3 	quello che quaggiù è il signore di tutti i grandi esseri,
     	questo fuoco venerabile, con grande splendore sempre agisce,

   4 	il fuoco Gṛhapati di nome sempre nei sacrifici è venerato,
     	il fuoco che trasporta l'oblazione di burro di questo mondo, 

   5 	il grembo delle acque è il glorioso figlio di Saha, il grande Adbhuta,
     	signore della terra e dell'aria, signore della grandezza è detto,

   6 	da lui, bruciando tutti gli esseri morti, nasceva il fuoco Bharata,
     	e nell'agniṣṭoma è Niyata, il migliore dei sostenitori del rito,

   7 	vedendo avvicinirsi Niyata per il timore entrava nell'oceano,
     	gli dèi cercandolo non lo trovarono in nessun luogo,

   8 	e il fuoco vedendo Atharvan, allora le parole disse:
     	trasporta tu l'oblazione degli dèi, io o valoroso sono debolissimo,
     	o Atharvan, vai nello stato di occhi di miele, questo favore fai per me.' 

   9 	e Agni impiegato Atharvan allora si recava in un altro luogo,
     	i pesci lo rivelarono, e Agni irato disse a loro:

  10 	'voi sarete il cibo dei corpi di svariate creature.'
     	e quindi pure ad Atharvan il veicola-oblazione diceva un discorso,

  11 	pur supplicato grandemente da costui per ordine degli dèi, egli 
     	non volle veicolare l'offerta e rinunciava all'intero corpo,

  12 	egli abbandonato il corpo entrava allora nella terra,
     	e la terra toccando creava ogni elementare materia,

  13 	dalla bocca, la fragrante essenza, dalle ossa l'albero devadāru,
     	il cristallo dalla sua flegna, e dalla bile lo smeraldo,

  14 	il suo fegato è il ferro crudo, e queste tre sostanze risplendono,
     	le sue unghie la moltitudine delle nuvole, le vene i coralli,
     	dal suo corpo varie altre sostanze nascevano o sovrano,

  15 	così abbandonato il corpo, fermo in un supremo tapas,
     	dal tapas di Bhṛgu e Aṅgiras e altri ravvivato, allora, 

  16 	energicamente bruciava, lo splendente, per il tapas cresceva fiammeggiante,
     	e vedendo i ṛṣi per il timore entrava nel grande oceano,

  17 	essendo lui estinto, l'universo impaurito, si rifugiava in Atharvan,
     	e gli dèi e i ṛṣi veneravano così Atharvan,

  18 	Atharvan creava da sé i mondi, e avendo visto il fuoco,
     	davanti a tutti gli esseri, agitava il grande oceano,

  19 	così il fuoco prima sparito, dal venerabile Atharvan, 
     	richiamato, per sempre veicolava l'oblazione di tutti gli esseri,

  20 	e così generava i molti saggi altari stabiliti dai veda,
     	muovendosi nelle varie regioni, e là vagando,

  21 	con l'eccezione del sindhu, i cinque fiumi e devikā, la Sarasvatī,
     	e la Gaṅgā e la Śatakumbhā, la Śarayū, la Gaṇḍasāhvayā

  22 	la carmaṇvatī, e la mahī, la medhyā e la medhātithi,
     	e i tre fiumi, tāmrāvatī, vetravatī, e kauśikī,

  23 	la tamasā e la narmadā e la fiumana godāvarī,
     	la veṇṇā, la praveṇī, e la bhīmā, la medrathā, o bhārata,

  24 	la bhāratī, e la suprayogā, la kāverī, e la murmurā,
     	e la kṛṣṇā, e la kṛṣṇaveṇṇā, la kapilā e la śoṇa,
     	queste fiumane sono le madri dei fuochi che sono ricordate,

  25 	moglie di Adbhuta è Priyā, il di lei figlio è Viḍūratha,
     	quanti sono enumerati i fuochi tanti sono i soma, 

  26 	e pure vi sono nella discendenza di Atri e le creature nate dalla mente di Brahmā,
     	Atri per desiderio di aver figli, questi da sé stesso produceva,
     	alle mani di Brahmā i divora-offerta portano l'oblazione,

  27 	così i fuochi grandi anime, da me ti sono stati descritti,
     	come questi dispersori di tenebre, siano sorti immisurabili, gloriosi, 

  28 	la grandezza di Adbhuta come è menzionata nei veda, 
     	tale sappi che egli quel divora-offerta, è l'uno di tutti,

  29 	egli solo il venerabile, si deve conoscere come il primo Aṅgiras,
     	dal corpo sono sorti molti altri, mentre si compie il rito jyotiṣṭoma,

  30 	così questa la grandissima successione dei fuochi da me hai udito,
     	purificato da vari mantra l'oblazione dei corporati veicola.”
     


                              CCXIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ la successione dei vari fuochi ti ho raccontata o senza-macchia,
     	ascolta ora della nascita dell'intelligente Kārttikeya,

   2 	ti parlerò del meraviglioso figlio di Adbhuta dall'incomparabile splendore,
     	del Brahmaṇya nato dalle mogli dèi sette ṛṣi, gloriosissimo,

   3 	un tempo dèi e asura erano intenti ad uccidersi l'un l'altro,
     	allora sempre i dānava dal terribile aspetto vincevano gli dèi,

   4 	le proprie forze da loro colpite molte volte vedendo il distruttore di fortezze,
     	intensamente pensava allora ad un comandante per il proprio esercito:

   5 	' un fortissimo che vedendo dai dānava rotto l'esercito degli dèi,
     	quest'uomo io devo trovare che lo difenda affidandosi al proprio valore.'

   6 	egli recatosi al monte mānasa meditando intensamente a questo scopo,
     	udiva un terribile grido di dolore, lanciato allora da una donna:

   7 	' accorra a me un qualche uomo a soccorrermi,
     	e mi assegni un marito, o egli stesso mi sia sposo.'

   8 	il distruttore di fortezze a lei disse: ' non temere, non aver paura.'
     	così avendo parlato vedeva davanti l'asura Keśin fermo

   9 	con una corona, una mazza in mano, immobile come una roccia di metallo,
     	per la mano afferrata la fanciulla il Vāsava a lui diceva:

  10 	' perchè tu dall'ignobile agire vuoi prendere questa fanciulla?
     	sappi che io sono l'armato di folgore, cessa di tormentare costei!'

  11 	Keśin disse:
     	' lasciala tu o Śakra, io la voglio avere,
     	tu puoi ritornare vivo alla tua città, o uccisore di Pāka.'”

  12 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ così avendo parlato Keśin lanciava la sua mazza per colpire Indra,
     	il Vāsava, tagliava a metà con la folgore quella mentre era in volo,

  13 	quindi Keśin irato scagliava a lui un picco roccioso,
     	quel picco roccioso in volo vedendo il Cento-riti,
     	lo tagliava con la folgore, e a terra questo cadeva,

  14 	da quel picco caduto allora Keśin colpito,
     	tralasciata la bellissima fanciulla, violentemente ferito fuggiva,

  15 	fuggito quell'asura, il Vāsava diceva alla fanciulla:
     	' chi se? e di chi sei? che cosa fai tu qui o begl'occhi?'

  16 	la fanciulla disse:
     	' io sono la figlia di Prajāpati conosciuta come Devasenā
     	mia sorella Daityasenā fu qui una volta rapita da Keśin,

  17 	insieme noi due sorelle assieme alle amiche, al mānasa
     	veniamo per giocare, col permesso di Prajāpati,

  18 	e sempre il grande asura Keśin noi due voleva rapire,
     	Daityasenā lo desidera, ma io no, o uccisore di Pāka,

  19 	ella fu rapita da lui, o beato, ma io fui liberata dalla tua forza,
     	da te io desidero mi sia dato un marito invincibile.'

  20 	Indra disse:
     	' tu sei mia cugina materna, mia madre è Dākṣāyaṇī,
     	ma io desidero che racconti qual'è la tua propria forza. '

  21 	la fanciulla disse:
     	' debole io sono, o grandi-braccia, ma il mio sposo sarà valente,
     	per la grazia concessa dal padre lui sarà onorato da dèi e asura.'

  22 	Indra disse:
     	' di che genere di forza sarà il tuo sposo o divina?
     	questo io desidero udire dalla tua parola o irreprensibile.'

  23 	la fanciulla disse:
     	' di dèi, dānava, yakṣa, kiṃnara, uraga, e rakṣas,
     	di questi nemici sara visto vincitore egli, valorosissimo e fortissimo,

  24 	quello che tutti gli esseri assieme a te vincerà,
     	costui diverrà mio marito, acrescendo la gloria di Brahmā.'”

  25 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ Indra udite le sue parole, meditava fortemente addolorato:
     	' non c'è un marito per questa dea, tale come lei dice.'

  26 	quindi quel dio splendenrte come il sole vedeva al sorgere il sole, 
     	e l'illustre luna, che entrava nel luminario sole,

  27 	iniziando la luna nuova, e in quel momento infausto,
     	egli vedeva una battaglia di dèi e asura sul monte orientale,

  28 	il Cento-riti la prima alba, piena di nuvole rosse
     	vedeva, quel beato e rossa pure l'acqua della dimora di Varuṇa,

  29 	e l'offerta dei discendenti di Bhṛgu e di Aṅgiras coi vari mantra,
     	il fuoco quell'oblazione afferrare ed entrare nel sole,

  30 	e i ventiquattro parvan allora essere vicini al sole,
     	così perduto il dharma, e l'infausta luna giunta al sole,

  31 	e considerando la congiunzione della luna col sole,
     	e questa unione vedendo infausta Śakra pensava:

  32 	' questa infausta congiunzione è grandemente piena di energia,
     	portentosa è la congiunzione di sole luna e fuoco,
     	se Soma generasse un figlio, costui potrebbe essere il marito di questa dea,

  33 	e Agni è pieno di tutte le qualità ed Agni è un dio,
     	se egli generasse un figlio costui potrebbe essere il marito di questa dea.'

  34 	così meditando, il beato, andava allora al mondo di Brahmā,
     	e preso con sé Devasenā egli venerava il Grande-avo,
     	e diceva: ' a questa dea o ottimo, concedi un potente marito.'

  35 	Brahmā disse:
     	' come hai pensato si debba fare o uccisore di dānava,
     	così sarà questo figlio, pieno di forza e di valore,

  36 	egli sarà comandante dell'esercito assieme a te o Cento-riti,
     	e sposo di questa dea, questo valoroso diverrà.'”

  37 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ egli ciò avendo udito inchinatosi a lui, assieme alla fanciulla,
     	là si recava il re degli dèi, dove stavano i divini ṛṣi,
     	i principali primi savi dai grandissimi voti, a cominciare da Vasiṣṭha,

  38 	per la loro parte di soma nel rito di spremitura, col tapas guadagnata,
     	con desiderio di berla, andarono gli dèi messo in testa il Cento-riti,

  39 	preparato il sacrificio secondo le regole, ben acceso il fuoco divora-offerta,
     	le grandi anime sacrificarono l'oblazione, a tutti i celesti,

  40 	e invitato fu Adbhuta il fuoco veicola-oblazione, dal cerchio del sole,
     	e uscendo il potente fuoco, silenzioso giungeva secondo regola,
     	e giunto, fu da loro consacrato con l'oblazione accompagnata da mantra,

  41 	quel divora-offerta, accettato varie oblazioni
     	dai ṛṣi, o migliore dei bhārata, le porgeva ai celesti,

  42 	e avvicinatosi scorgeva egli le mogli di queste grandi anime,
     	sedute nei loro āśrama, e riposando a loro agio,

  43 	simili a vedī d'oro, come spicchi di luna immacolati,
     	tutte di splendore uguale al fuoco, meravigliose come stelle,

  44 	egli con la mente intenta a ciò divenne coi sensi agitati,
     	vedendo le mogli dei primi ri-nati, il fuoco cadde in dominio del desiderio, 

  45 	egli ancora pensava: ' non è bene che io sia agitato,
     	io bramo le virtuose mogli di questi primi ri-nati, che non devono esser bramate,

  46 	io non posso guardarle o neppure toccarle impunemente,
     	nel fuoco domestico entrando, perciò io le vedrò perpetuamente.'

  47 	quasi toccate erano tutte loro dalle fiamme simili ad oro,
     	e guardandole si rallegrava, egli nascosto nel fuoco domestico,

  48 	e là risiedendo così, il fuoco a lungo aveva casa,
     	e pieno di desiderio fissata la mente su quelle, eccellenti per fattezze,

  49 	col cuore acceso di desiderio, fermo nel proposito di abbandonare il corpo,
     	per non poter avere le mogli dei brahmani, il fuoco si recava nella foresta,

  50 	qualche tempo prima Svāhā la figlia di Dakṣa si innamorava di lui,
     	questa splendida da molto tempo stava spiando un fallo di lui, 
     	di quel dio così vigilante, e non ne aveva visto alcuno quella irreprensibile,

  51 	ella allora saputo che propriamente il fuoco era andato nella foresta,
     	veramente arso dal desiderio, pensava allora la splendida:

  52 	' io assunta la forma delle mogli dèi sette ṛṣi, il fuoco
     	amerò pieno di passione e poi abbandonerò il loro aspetto,
     	così facendo avverà il suo piacere, e la soddisfazione dell'amore per me.'”
     


                              CCXIV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" Śivā, la moglie di Aṅgiras, era dotata di condotta, bellezza e qualità,
     	di lei, la dea per prima assunto l'aspetto, o signore di genti,
     	si recava vicino al fuoco e a lui diceva, la dea dalle splendide membra:

   2 	' tu o Agni devi amare me che sono accesa di passione,
     	se non lo farai allora considerami già morta,

   3 	io sono la moglie di Aṅgiras, Śivā di nome o divora-offerte,
     	qui giunta dopo aver preso la decisione con le amiche.'

   4 	Agni disse:
     	' come fai a sapermi pieno di desiderio? e come pure le altre 
     	donne amate, dei sette ṛṣi di cui tutte tu racconti?'

   5 	Śivā disse:
     	' da noi sempre tu fosti amato, ma timore abbiamo di te,
     	il tuo cuore dai tuoi palpiti è conosciuto, io fui mandata ad avvicinarti,

   6 	per accoppiarmi con te, esaudisci rapidamente il mio desiderio,
     	le madri mi attendono ed io andrò o divora-offerte.'"

   7 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora Agni, preso dalla passione dell'amore, si accoppiava con lei,
     	e la dea piena di piacere prendeva in mano lo splendente sperma,

   8 	pensando:' quelli che mi vedranno così nella foresta,
     	parleranno falsamente del peccato delle brahmane col fuoco,

   9 	perciò per salvaguardarle io assumerò la forma di un uccello garuḍa
     	e uscita dalla foresta io sarò felice.'

  10 	una suparṇī allora diventata usciva dalla grande foresta,
     	e scorgeva una bianca montagna circondata da boschetti di canne,

  11 	protetta da meravigliosi serpenti con sette teste e lo sguardo velenoso,
     	e da rakṣas e piśāca, e di schiere di esseri selvaggi,
     	e da femmine rakṣas piena e di molti uccelli e animali,

  12 	ella là rapidamente giunta, sulla più alta cima difficile da raggiungere,
     	gettava svelta lo sperma in un vaso d'oro quella virtuosa,

  13 	e la dea, delle restanti mogli dèi sette ṛṣi grand'anime,
     	assunto l'aspetto si faceva amare dal fuoco,

  14 	ma il divino aspetto di Arundhatī ella non riusciva ad assumere,
     	per lo splendore del suo tapas e per la devozione al marito,

  15 	sei volte aveva gettato lo sperma di Agni o migliore dei kuru,
     	in quel vaso, al primo giorno di luna, l'innamorata Svāhā,

  16 	questo accumulato là gettato per la sua energia generave un figlio,
     	e dai ṛṣi venerato come l'emesso, fu condotto al nome di Skanda,

  17 	con sei teste doppi orecchi, dodici occhi, braccia e piedi,
     	un solo collo, un solo corpo, al fanciullo cresceva

  18 	nel secondo giorno, e appariva nel terzo come un bimbo,
     	e crescendo nelle membra nel quarto era già il dio Guha,

  19 	e avvolto da una grande rossa nube, mista a splendore,
     	in quella grandissima nube rossa splendeva come il sole nascente,

  20 	ed egli afferrato il grande arco terrificante, 
     	usato per distruggere tripura, e fare a pezzi i nemici degli dèi,

  21 	questo migliore degli archi afferrato, lo suonava allora quel fortissimo,
     	confondeva il trimundio coi suoi mobili e immobili,

  22 	il suo frastuono udendo, come il rombo di molte grandi nuvole,
     	cadevano a terra i due grandi nāga Citra e Airāvata,

  23 	quei due caduti vedendo egli con lo splendore di un nuovo sole,
     	afferrandoli con due braccia, e con un'altra mano un dardo,
     	quel figlio di Agni con un altro braccio preso un gallo, 

  24 	al grande corpo accostato il gallo fortissimo, 
     	stringendolo, urlava terribilmente e vi giocava quel fortissimo,

  25 	quel potente con due mani afferrata la suprema conchiglia,
     	vi soffiava terrificando i viventi pure se forti,

  26 	con due braccia ripetutamente l'aria colpiva egli,
     	giocando, Mahāsena appariva come stesse bevendo con le sue bocche il trimundio, 
        sulla cima del monte, quell'anima incomparabile, era come un raggiante sole nascente,

  27 	lui dal portentoso coraggio seduto sulla cima del monte,
     	quell'infinita anima guardava la terra con le sue varie facce,
     	egli vedendo svariati esseri, ancora emetteva un urlo,

  28 	quel suo urlo udendo molte genti cadevano a terra,
     	impaurite e con gli animi scossi cercarono in lui rifugio,

  29 	le genti che si rifugiarono in quel dio, erano di vari varṇa,
     	e i brahmani dicono che fossero fortissimi uomini di assemblea,

  30 	il grandi-braccia però alzatosi, tranquillizava quelle genti,
     	e teso l'arco, delle frecce scagliava alla bianca grande montagna,

  31 	e con le frecce tagliava via il picco krauñca figlio dell'himavat,
     	e da quello oche selvatiche e avvoltoi volarono sul monte meru,

  32 	il picco spezzato cadeva violentemente, grida di dolore lanciando,
     	e questo essendo caduto, altri monti violentemente gridarono di paura,

  33 	quel migliore dei forti, però, le grida di quei potentissimi udite, 
     	non si turbava quell'anima infinita, e alzando l'arma gridava,

  34 	allora quella grande arma lanciata dal grand'anima,
     	veloce spezzava la terribile cima del monte śveta,

  35 	da lui colpito il misero monte śveta, con tutti i suoi picchi,
     	cadeva a terra, arrendendosi impaurito al grand'anima,

  36 	allora la terra depressa, in ogni luogo distrutta,
     	sofferente, a motivo di Skanda di nuovo appariva forte,

  37 	e le montagne inchinandosi a lui fino a terra,
     	quindi il mondo venerava Skanda nel quinto giorno della luna chiara."
     	


                              CCXV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" i ṛṣi vedendo terribili fenomeni di vario genere,	
     	il rito di espiazione compirono, agitati per il bene dei mondi,

   2 	e le genti che abitavano nella foresta di Citraratha,
     	dicendo: ' questo grande male a noi è capitato a causa del fuoco,
     	che si è unito alle virtuose mogli dèi sette ṛṣi.'

   3 	altri dicevano che per la garuḍī, a causa di lei questo male era venuto,
     	quelli che la dea in quell'aspetto avevano visto andare,
     	nessuna persona sapeva che quell'azione era stata compiuta da Svāhā,

   4 	ma la suparṇī udute queste voci, questo figlio è mio pensando,
     	avvicinandosi gentilmente a Skanda, diceva:' io sono tua madre.'

   5 	allora i sette ṛṣi avendo udito che era nato un figlio di grande potenza,
     	lasciarono le loro sei mogli escludendo la divina Arundhatī,

   6 	da quelle sei gli abitanti della foresta dicevano che era nato quello,
     	ma Svāhā disse ai sette ṛṣi: 'mio è questo figlio,
     	io lo generai nessun'altro.'  così o re, ripetutamente diceva.

   7 	Viśvāmitra, però compiuto il sacrificio dei sette ṛṣi, il grande muni,
     	non visto andava dietro il fuoco che era acceso di passione,
     	e da lui tutta l'intera faccenda così com'era, seppe,

   8 	Viśvāmitra andava a rifugiarsi per primo da quel principe, 
     	e pure compiva il divino elogio di Mahāsena,

   9 	e tutti le tredici cerimonie dovute alla fanciullezza,
     	compiva il grande muni a cominciare dal rito di nascita,

  10 	e la maestà del sei teste, e incantamenti per il gallo,
     	incantamenti per la divina arma, e anche per i suoi seguaci,

  11 	Viśvāmitra compiva queste azioni per il bene del mondo, 
     	perciò il ṛṣi Viśvāmitra diveniva caro a Kumāra,

  12 	sapeva il grande muni del cambio di aspetto di Svāhā,
     	e diceva a tutti i ṛṣi di non lasciare le loro donne,
     	ma pur la verità udendo tutti lasciarono comunque le loro mogli,

  13 	avendo allora udito di Skanda, gli dèi riuniti, al Vāsava dissero:
     	'colpisci o Śakra rapidamente Skanda dalla forza intollerabile,

  14 	se non lo ucciderai ora, lui diverrà il sovrano,
     	appropriandosi quel fortissimo, del trimundio, di noi e di te, o Śakra.'

  15 	e lui a loro diceva: ' pericoloso è questo fanciullo dalla grandissima forza,
     	attaccando in battaglia potrebbe distruggere pure il creatore dei mondi,

  16 	che tutte le madri del mondo vadano da Skanda,
     	colla forza del desiderio lo colpiscano.'  'va bene.' avendo detto, esse andarono,

  17 	quelle con visi compiti, avendolo visto dall'infinita forza,
     	e pensando che fosse invincibile, in lui cercarono rifugio,

  18 	e gli dissero, tu sei nostro figlio, noi nutriamo l'universo,
     	gradisci tutte noi piene di affetto per te e con le mammelle stillanti latte,

  19 	quelle avendo onorate, Mahāsena, nell'esaudire i loro desideri,
     	vedeva venire il padre fuoco quel forte dei forti,

  20 	egli onorato da lui, e dalla schiera delle madri,
     	abbracciando il forte Mahāsena, si fermava a proteggerlo,

  21 	e quella donna che di tutte le madri era nata dal dio Krodha,
     	come una madre il proprio figlio, con un tridente in mano proteggeva Skanda,

  22 	e la crudele figlia dell'oceano di acque, vorace di sangue,
     	preso in braccio Mahāsena, lo proteggeva come il proprio figlio,

  23 	Agni mutatosi in un Naigameya dalla faccia di capra e con molti figli,
     	rallegrava il fanciullo sulla montagna come fossero giocattoli."
     


                              CCXVI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"i pianeti coi loro demoni upagraha, i ṛṣi e le madri,
     	e le schiere accese dei seguaci a cominciare dal divora-offerte,

   2 	questi e molti altri sublimi abitanti dei cieli,
     	circondando Mahāsena, stavano in piedi assieme alle schiere delle madri,

   3 	giudicando dubbia la vittoria, il signore degli dèi volendo vincere,
     	salito su Airāvata si recava da Skanda assieme agli dèi,
     	volendo distruggere Mahāsena, Indra più velocemente andava,

   4 	al terribile e potentissimo esercito divino dal grande splendore,
     	con variegate bandiere e corazze, con svariati carri e archi,
     	vestito di eccelenti vesti, fornito e decorato di bellezza,

   5 	a Śakra che allora giungeva volendolo uccidere, Kumāra si avvicinava,
     	facendo risuonare la strada veloce procedeva il fortissimo Śakra,
     	eccitando l'esercito divino volendo uccidere il figlio del fuoco,

   6 	venerato dai trenta dèi, e pure dai supremi ṛṣi,
     	il Vāsava, si avvicinava in prossimità di Kārttikeya,

   7 	un ruggito di leone fece allora il signore degli dèi assieme ai celesti,
     	ma Guha udito questo urlo, rumoreggiava come l'oceano,

   8 	per quel grande frastuono simile all'oceano in tempesta,
     	si disperdeva qua e là privo di senno l'esercito degli dèi,

   9 	il figlio del fuoco vedendo avvicinarsi l'esercito degli dèi per ucciderlo,
     	emetteva irato dalla bocca potenti lingue di fuoco,
     	queste bruciarono le armate divine spingendole a terra,

  10 	essi con le teste e corpi brucianti, con le armi e i carri brucianti,
     	ritirandosi veloci, sembravano schiere di stelle sparse,

  11 	accesi di fiamme, chiedono la protezione del figlio del fuoco,
     	gli dèi, abbandonando l'armato di folgore, allora chiedono pace,

  12 	abbandonato dagli dèi, allora Śakra lancia la sua folgore su Skanda,
     	questa scagliata rapida colpisce il fianco destro di Skanda,
     	e taglia o grande re, il fianco di quel grand'anima,

  13 	dal colpo della folgore su Skanda, nasce un altro uomo,
     	giovane, con un'armatura d'oro, armato di spiedo, e con divini orecchini,
     	e in quanto nato dalla ferita della folgore, egli diviene ad essa invulnerabile,

  14 	vedendo nascere un altro essere della stessa luce del fuoco finale,
     	per la paura Indra allora, cerca rifugio in Skanda a mani giunte,

  15 	a lui rifugio diede Skanda, assieme al suo esercito o virtuoso,
     	allora felici i trenta dèi, canti e musiche cantarono."
     


                              CCXVII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" ascolta ora dei seguaci terribili, meravigiosi a vedersi di Skanda,
     	dalla ferita di Skanda fatta dalla folgore, nacquero dei giovanetti,
     	crudelissimi esseri che rapiscono i bimbi appena nati o ancora nel grembo materno, 

   2 	e dal colpo di folgore nacquero da lui, fanciulle di grande forza,
     	questi fanciulli cercarono Viśārkha come padre,

   3 	quel beato divenuto dalla faccia di capra in battaglia proteggendo,
     	circondato da tutte le schiere di fanciulle e dai suoi appropriati figli,

   4 	e l'abile Bhadraśākha guardato dalle madri,
     	allora le genti sulla terra chiamavano Skanda il padre dei fanciulli,

   5 	e a Rudra, Agni, Umā e alla potente Svāhā, in tutti i luoghi
     	le genti sacrificano per avere figli e sempre li hanno,

   6 	alle fanciulle che il fuoco chiamato Tapas aveva generato, 
     	giunte da Skanda, egli diceva: 'cosa posso fare per voi?'

   7 	le madri dissero:
     	'vorremmo essere noi le suprema madri di tutto il mondo,
     	della tua grazia onoraci, compi il nostro bene.'"

   8 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"egli disse: 'così sia, così voi diverrete divise, 
     	 in benigne e maligne.' ripeteva quel saggio.

   9 	così esaudite le schiere delle madri stabilita la figliolanza di Skanda,
     	esse erano Kākī, e Halimā, Rudrātha, e Bṛhalī,
     	Āryā, Palālā, e Mitrā, queste le sette madri di Śiśu,

  10 	di queste il valorosiossimo Śiśu di nome terrificante,
     	era il figlio della grazia di Skanda, dagli occhi rossi, spaventevole,

  11 	egli detto: ' quello fatto di otto eroi', nacque dalla schiera delle madri di Skanda,
     	e assieme a faccia di capra, quel giovane è celebrato,

  12 	sei facce di ariete, sappi sono a Skanda,
     	in mezzo alle sei teste, o re, e sempre onorate dalle madri,

  13 	la prima delle sue sei teste, quaggiù è conosciuta
     	quella con cui Bhadraśākta creava la sua arma divina,

  14 	queste varie vicende furono nel quinto giorno della luna chiara,
     	e nel sesto giorno una grande e terribile battaglia vi fu."
     


                              CCXVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"mentre allora Skanda seduto con ghirlande e corazza d'oro,
     	con una corona d'oro in testa, gli occhi dorati, dal grande splendore,

   2 	vestito di abiti rossi, con acute zanne, attraente,
     	dotato di tutte le qualità, e amato dal trimundio,

   3 	allora quel guerriero generoso, giovane, dai lucenti orecchini,
     	fu onorato dalla dea Śrī, dalla bellezza di loto, nel suo proprio corpo,

   4 	pieno di bellezza, il celebrato, ottimo Kumāra allora
     	seduto, appariva agli esseri, come la luna quando è piena,

   5 	i brahmani, grandi anime veneravano quel fortissimo,
     	e allora là dissero a Skanda quei grandi ṛṣi:

   6 	'o Color-dell'oro, fortuna sia a te, sii tu il benefattore dei mondi,
     	da te nato da sei notti, tutti i mondi sono conquistati,

   7 	sicurezza tu hai dato a loro o migliore dei celesti,
     	perciò diventa tu il sovrano del trimundio che da sicurezza.'

   8 	Skanda disse:
     	'cosa fa il sovrano di tutti i mondi o ricchi in tapas?
     	e in che modo sempre il sovrano dei celesti protegge le schiere degli dèi?'

   9 	i ṛṣi dissero:
     	' Indra garantisce ai viventi forza, energia discendenza e felicità,
     	felice il signore dei celesti offre dunque tutti questi doni,

  10 	le cattive condotte punisce, le buone condotte premia,
     	e governa gli esseri nelle leggi l'uccisore di Bala,

  11 	in assenza del sole il sole diventa, e in assenza di luna la luna,
     	egli diviene Agni e Vāyu e la terra e le acque, secondo i casi,

  12 	questo da Indra deve essere fatto, o sovrano con grande forza,
     	tu o valoroso, migliore dei forti, perciò diventa il nostro Indra.'

  13 	Śakra disse:
     	'diventa il nostro Indra o grandi-braccia, di tutti noi sei la fonte di felicità,
     	che tu sia consacrato ora, tu ne sei degno o virtuoso.'

  14 	Skanda disse:
     	' governa tu o Śakra il trimundio, indisturbato e unito alla vittoria,
     	io di te sono il servo o Śakra, io non bramo la sovranità.'

  15 	Śakra disse:
     	' meravigiosamente tu sei forte o valoroso, colpisci tu i nemici degli dèi,
     	mi riconosceranno i mondi, stupiti del tuo valore,

  16 	pure chi ha la sovranità o valoroso, senza forza è sconfitto,
     	e se noi due siamo separati, instancabili tenteranno,

  17 	separato da te il mondo o splendido, in due parti cadrà,
     	e i mondi e gli esseri saranno divisi in due parti seguendo noi due,
     	compi la ricongiunzione degli esseri divisi o grandi-braccia,

  18 	tu allora, me in battaglia o figlio, secondo fede vincerai,
     	perciò Indra divieni ora, non tentennare.'

  19 	Skanda disse:
     	'tu sei il re, fortuna sia a te, del trimundio e di me,
     	dimmi quale ordine io debba eseguire o Śakra.'

  20 	Śakra disse:
     	' se veramente e con convizione tu dici queste parole,
     	se i miei ordini o Skanda vuoi eseguire, ascoltami:

  21 	che tu sia consacrato comandante dell'esercito divino o fortissimo,
     	io sarò il re per tuo volere o fortissimo.'

  22 	Skanda disse:
     	' per la distruzione dei dānava e la prosperità degli dèi,
     	per la protezione di vacche e brahmani, consacrami comandante dell'esercito.'"

  23 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" egli consacrato dal dio delle nuvole, assieme a tutti gli dèi,
     	grandemente risplendeva colà venerato dai grandi ṛṣi,

  24 	il parasole d'oro sostenuto su di lui brillava,
     	come il cerchio di un fuoco bene acceso,

  25 	la sua divina ghirlanda d'oro fabbricata da Viśvakarman,
     	era stata affissa dal celebrato distruttore di tripura in persona,

  26 	giungendo quella tigre degli uomini, assieme alla sua dea, o distruttore di nemici,
     	contento lo venerava quel beato dio dal toro nel pavese,

  27 	i ri-nati chiamano Agni, Rudra, e lui dunque è il figlio di Rudra,
     	essendo nato dallo sperma di Rudra, la montagna śveta vi era,
     	nato egli sulla montagna śveta dalle sei stelle e dallo sperma del fuoco,

  28 	venerato da Rudra avendolo visto tutti i celesti,
     	allora Guha chiamarono il figlio di Rudra, quel migliore dei dotati,

  29 	e nel fuoco essendo entrato Rudra, nacque allora Śiśu,
     	quindi così nato Skanda figlio di Rudra allora divenne.

  30 	da Rudra, dal fuoco, da Svāhā e dallo splendore delle sei donne, 
     	nacque Skanda, il migliore dei celesti, allora divenne il figlio di Rudra.

  31 	indossando una linda veste rossa, il figlio del fuoco,	
     	splendeva col corpo acceso, bellissimo, come il sole tra rosse nubi,

  32 	e il pavone datogli da Agni era di lui simbolo e ornamento,
     	salito sul carro splendeva come il rosso fuoco finale,

  33 	e il suo corpo indossava la corazza nata con lui,
     	il dio combattente, e questa sempre appariva manifesta,

  34 	potenza, protezione, forza, energia, amore, sincerità, assenza di errore,
     	rispetto per i brahmani, non confusione di mente, protezione dei devoti, 

  35 	distruzione dei nemici e protezione dei mondi,
     	tutte queste erano innate in Skanda o signore di genti,

  36 	così egli consacrato da tutte le schiere degli dèi, e superbamente adornato,
     	rispettato e benevolente, splendeva simile alla luna piena, 

  37 	con sacrifici e recitazione dei veda, con canti e musiche divine,
     	cantate da dèi e gandharva, e dalle schiere di tutte le apsaras,

  38 	da questi e da altri vari esseri adornati, contenti e soddisfatti,
     	quasi giocando, allora dagli dèi fu consacrato il figlio del fuoco,

  39 	gli abitanti del cielo videro il consacrato Mahāsena
     	disperdere le tenebre come quaggiù fosse sorto il sole,

  40 	quindi da lui si recarono a migliaia gli eserciti degli dèi:
     	' di noi tu sei il comandante.' così gridavano in ogni luogo.

  41 	avvicinatosi a loro il venerabile circondato dalle schiere di tutti gli esseri,
     	e onorato e celebrato, gentilemente li confortava,

  42 	il Cento-riti, avendo consacrato Skanda comandante dell'esercito,
     	si ricordava di Devasenā che da lui era stata liberata,

  43 	'questo è di lei il marito dunque, stabilito da Brahmā?'
     	così egli pensava tra sé, a Devasenā superbamente adornata,

  44 	e a Skanda disse l'uccisore di Bala: ' questa fanciulla o migliore dei celesti,
     	quando tu non eri nato, dichiarava che sarebbe diventata tua moglie,

  45 	perciò tu sii suo marito, secondo le regole, avendo prima recitato i mantra,
     	prendi con la mano, la destra della dea splendida come un loto.'

  46 	così apostrofato secondo la legge prese la mano di lei,
     	Bṛhaspati recitava la formula magica, e sacrificava,

  47 	così i saggi conobbero di Skanda la nobile donna Devasenā, 
     	che i brahmani chiamano Śaṣṭhī, Lakṣmī, Āśā e Sukhapradā,
     	Sinīvālī, Kuhū, e Sadvṛtti e Aparājitā,

  48 	quando Skanda fu unito per sempre a Devasenā,
     	allora la dea Lakṣmī in persona lo proteggeva,

  49 	gloria ottenendo nel quinto giorno Skanda, allora esso è detto il quinto favorevole,
     	poiché nel sesto ha ottenuto il suo scopo, allora il sesto è detto il grande giorno."
     


                              CCXIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" amato da Śrī essendo fatto Mahāsena, signore dell'esercito divino,
     	le sei divine mogli dèi sette ṛṣi, alla sua presenza allora si recarono,

   2 	abbandonate dai ṛṣi, esse fedeli al dharma, ferme nei voti,
     	veloci giungendo dicevano al potente marito di Devasenā:

   3 	' noi o figlio siamo state lasciate dai mariti simili agli dèi,
     	senza motivo, con ira o caro figlio, siamo decadute dalla purezza,

   4 	da noi tu nato, così da qualcuno è detto,
     	questa falsità avendo udita, allora tu ci devi proteggere,

   5 	fa per tuo ordine, che noi possiamo avere l'indistruttibile paradiso o potente
     	noi desideriamo che tu sia nostro figlio, fatto questo sii libero da ogni debito.'

   6 	Skanda disse:
     	' voi siete le mie madri e io sono il vostro figlio o irreprensibili,
     	tutto quanto voi desiderate voi otterrete dunque.'"

   7 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così apostrofato, allora diceva a Śakra: ' cosa posso fare per te?'
     	e richiesto di ordini da Skanda, il Vāsava diceva allora:

   8 	' Abhijit la sorella più giovane volendo competere con Rohiṇī,
     	e desiderando la primogenitura, la dea si recò nella foresta a praticare il tapas,

   9 	io sono perplesso, gloria a te, che la costellazione si sia mossa dal cielo,
     	un'altra stella consultandoti con Brahmā poni o Skanda,

  10 	le stelle con Dhaniṣṭha in testa furono allora create da Brahmā,
     	e con Rohiṇī in testa erano un tempo, e così il conteggio era completo.'

  11 	così apostrofate da Śakra, le pleiadi andate in cielo,
     	la costellazione che forma il carro, splendeva avendo Agni come dio,

  12 	e Vinatā diceva a Skanda: ' tu sei il mio figlio del rito funebre,
     	io voglio sempre con te stare o figlio.'

  13 	Skanda disse:
     	' così sia, omaggio sia te, per lamore del figlio comandami,
     	dalla nuora venerata o dea, perennemente qui abiterai.'"

  14 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora l'intera schiera delle madri queste parole diceva a Skanda:
     	' noi siamo di tutto il mondo le madri celebrate dai poeti,
     	noi vogliamo essere anche le tue madri, onoraci come tali.'

  15 	Skanda disse:
     	' le mie madri siate, io sarò il vostro figlio,
     	come da me affermato sarà compiuto il vostro desiderio.'

  16 	le madri dissero:
     	' le madri che prima erano assegnate a questo mondo,
     	di esse questo non più sia, e noi avremo il loro posto,

  17 	noi saremo venerate dal mondo non loro, o toro dei celesti,
     	la figliolanza da loro a noi presa per tuo mezzo, questa concedi a noi.'

  18 	Skanda disse:
     	'la figliolanza data a loro io non posso a voi assegnare,
     	altra a voi io darò, qual'è che avete in mente?'

  19 	le madri dissero:
     	' noi vogliamo delle cretaure di quelle madri godere, concedicele,
     	quelle che sono separate da te di queste che siamo dunque padrone.'

  20 	Skanda disse:
     	' progenie io a voi darò, difficile è quanto voi volete,
     	proteggete, fortuna sia a voi, giustamente le creature, io vi saluto.'

  21 	le madri dissero:
     	'proteggeremo le creature come tu vuoi o Skanda, fortuna sia te,
     	a noi piacerebbe o Skanda a lungo vivere assieme a te o potente.'

  22 	Skanda disse: 
     	' fintanto che non avranno sedici anni, i giovani figli
     	degli uomini, pressateli con le vostre varie forme di malattie,

  23 	io a voi concederò questo mio crudele dono perpetuamente,
     	e di questo dotate, viviate dunque felicemente venerate.'"

  24 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora dal corpo di Skanda un uomo dello splendore dell'oro,
     	fortissimo, a divorare le creature dei mortali, usciva,

  25 	e cadeva allora a terra privo di sensi pieno di fame,
     	egli col permesso di Skanda, divenne Graha dal crudele aspetto,
     	e l'eclissi di Skanda dicono sia Graha, i migliori dei ri-nati,

  26 	Vinatā la crudelissima è chiamata Śakunigraha,
     	la demonessa Pūtanā la dicono quindi è conosciuta come il pianeta pūtanā,

  27 	malvagia, per terribile aspetto, di orribile forma, una demonessa,
     	una piśāca dal terribile agire, è detta Śītapūtanā,
     	ella terribile a vedersi rapisce i bimbi degli uomini,

  28 	Aditi, Ravatī la chiamano, e il suo demone è raivata,
     	questo grande e terribile demone tormenta i fanciulli piccoli, 

  29 	e Diti che è la madre dei daitya, è chiamata Mukhamaṇḍikā,
     	pericolosa, grandemente attratta dalla carne dei bimbi, 

  30 	questi fanciulli e fanciulle che si dice siano nati da Skanda,
     	sono tutti dei mangia-bimbi, o kaurava, grandissimi demoni,

  31 	e pure i mariti di queste femmine sono famigerati,
     	senza esser visti, crudelmente agendo, agguantano i piccini,

  32 	e quella che i saggi celesti chiamano la madre dei bovidi, o sovrano,
     	Śakuni salito su di lei, con lei divora i bimbi sulla terra,

  33 	e la dea madre dei cani che di nome fa Saramā o signore di genti,
     	ella pure porta via sempre i bimbi degli uomini,

  34 	e quella che è la madre degli alberi, vive in un albero karañja,
     	e nel karañja perciò la omaggiano gli uomini per desiderio di figli,

  35 	questi e altri diciotto demoni, voraci di carni dolci,
     	per dieci notti rimangono sempre nella stanza del parto,

  36 	Kadrū fattasi di piccolo corpo, se penetra nella partoriemte,
     	ella divora là il bimbo, ella invero partorisce un nāga,

  37 	quella che è la madre dei gandharva, afferrato il pargolo se ne parte,
     	allora ella sembra sulla terra una donna che ha abortito,

  38 	quella che è la madre delle apsaras, continua a tenere il pargolo,
     	attaccato allora il feto dicono i saggi,

  39 	la figlia del mar rosso, è conosciuta come nutrice di Skanda,
     	come Lohitāyani, è dunque venerata nell'albero kadamba,

  40 	come Rudra è tra gli uomini così pure Āryā tra le donne,
     	Āryā madre di Kumāra, da ciascuno per il proprio desiderio è venerata,

  41 	così queste furono da me riferite le grandi demonesse dei fanciulli,
     	finchè non hanno sedici anni sono venefiche poi diventono benefiche,

  42 	quelle che sono dette le schiere delle madri, e i maschi che sono demoni,
     	tutti sono sempre conosciuti come i demoni di Skanda, da parte dei corporati,

  43 	di questi si deve fare la pacificazione con bagni, unzioni e aromi,
     	con offerte e tributi a Skanda sacrificando senza dubbio,

  44 	così venerati tutti quanti donano il bene agli uomini,
     	lunga vita, e valore, o re dei re, se rettamente venerati, 

  45 	quelli che sono i demoni degli uomini, dopo il sedicesimo anno,
     	questi io ti esporrò, prostrandomi prima al grande signore,

  46 	l'uomo che vede gli dèi o da sveglio o anche dormendo,
     	velocemente impazzisce e lo dicono un devagraha,

  47 	l'uomo che sedendo o dormendo vede gli antenati,
     	velocemente impazzisce e ed egli è conosciuto come un pitṛgraha,

  48 	quello che disprezza i siddha, ed è maledetto da questi irati,
     	velocemente impazzisce, ed è conosciuto egli come un siddhagraha,

  49 	e chi assaggia gusti e profumi, di vario genere,
     	questo velocemente impazzisce ed è conosciuto come il rākṣasa Graha,

  50 	e se i gandarva divini toccano un uomo sulla terra,
     	egli impazzisce velocemente e un graha dei gandharva è detto,

  51 	quell'uomo che è posseduto dagli yakṣa nel corso del tempo,
     	velocemente impazzisce, ed è conosciuto come uno yakṣagraha,

  52 	quando un uomo è posseduto sempre dai piśāca,
     	velocemente impazzisce, e lo dicono un graha dei piśāca,

  53 	il vivente che agitato dalle colpe ne ha la mente confusa,
     	velocemente impazzisce costui, e secondo gli śāstra ne sconta il fio,

  54 	per debolezza mentale, per paura o anche per la vista di orrori,
     	impazzisce velocemente costui e secondo verità ne sconta il fio,

  55 	uno ha voglia di gioco, un'altro è goloso,
     	e un altro ancora è lussurioso, questi i tre tipi di graha,

  56 	fintanto che non hanno settant'anni questi sono i graha degli uomini,
     	da qui in poi, la malattia diviene simile ai graha degli uomini,

  57 	chi non ha i sensi agitati, il controllato, il puro sempre instancabile,
     	il credente con salda fede, è sempre evitato dai graha,

  58 	questa sia a te la spiegazione dei graha, conosciuta dagli uomini,
     	i graha non toccano i gli uomini devoti al dio Maheśvara."
     


                              CCXX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quando Skanda compiva quel dono alle madri,
     	allora Svāhā gli disse: 'tu sei mio figlio da me generato,

   2 	io desidero da te che un dono mi sia donato, il più difficile da ottenersi.'
     	a lei diceva allora Skanda: 'quale genere di grazia tu desideri?'

   3 	Svāhā disse:
     	' io sono la cara figlia di Dakṣa di nome Svāhā o grandi-braccia,
     	fin dalla fanciullezza io sempre fui innamorata del divora-offerte,

   4 	ma mai rettamente il fuoco mi conosceva o figlio come una sua innamorata,
     	io o figlio, desidero per sempre abitare insieme ad Agni.'

   5 	Skanda disse:
     	' qualunque offerta fatta saggiamente, i rinati preceduta da mantra,
     	offrono nel fuoco sempre, o divina, sarà detta offerta a Svāhā,

   6 	da oggi in poi, quanto offrirannno coloro dai ferrei voti, fermi sul sentiero dei buoni,
     	così Agni sempre assieme a te abiterà o splendida.'"

   7 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così apostrofata allora Svāhā soddisfatta e onorata da Skanda,
     	congiunta al marito fuoco, venerava Skanda,

   8 	allora Brahmā, Prajāpati, così diceva a Mahāsena:
     	' vai da tuo padre Mahādeva, il distruttore di tripura,

   9 	in Agni è entrato Rudra e in Svāhā è entrata Umā,
     	per il bene di tutti i mondi tu sei nato invincibile,

  10 	e nel grembo di Umā da Rudra grand'anima il seme versato, 
     	cadde restando sul monte, e da questo sono nati Miñjikā e Miñjika,

  11 	una parte del seme sorto cadde nel mar rosso,
     	e un'altra nei raggi del sole, e un'altra cadde a terra,
     	un' altra aderendo agli alberi cadde così divisa in cinque parti,

  12 	queste sono le varie schiere degli esseri conosciute dagli uomini,
     	come tuoi seguaci, che terribili sono mangiatori di carne.'

  13 	così sia avendo detto, Mahāsena, il Maheśvara
     	venerava come padre, quell'incomparabile anima, piena di affetto figliale,

  14 	queste cinque schiere veneri con fiori sacri, chi desidera ricchezze,
     	e per guarire le malattie si renda loro venerazione,

  15 	e alla coppia Miñjikā e Miñjika, da Rudra nata,
     	onore sempre sia reso, quaggiù da quelli che desiderano bambini,

  16 	le femmine che mangiano carne umana, sono dette vṛddhikā di nome,
     	nate negli alberi, questi esseri divini, sono omaggiate da chi desidera prole,

  17 	e così le schiere dei piśāca sono dette incalcolabili,
     	e ora l'origine della campana e dello stendardo ascolta da me o sovrano,

  18 	due campane e due bandiere sono ricordate in possesso di Airāvata,
     	a Guha furono date e fatte portare da parte del saggio Śakra in persona,

  19 	una campana fu data a Viśākha, e l'altra a Skanda,
     	lo stendardo di Kārttikeya e quello di Viśākha, rosso,

  20 	quei giocattoli che gli furono dati dagli dèi,
     	il dio Mahāsena dalla grande forza, molto apprezzava,

  21 	egli circondato dalle schiere degli dèi e dei piśāca,
     	sulla montagna d'oro, splendeva acceso e avvolto di bellezza,

  22 	e per quel valoroso splendeva pure la montagna dalle belle foreste,
     	come il monte mandara pieno di belle grotte illuminato dal sole,

  23 	con fiorite selve di saṃtānaka e di oleandri,
     	e con foreste di alberi corallo, e di mormoranti aśoka,

  24 	e con boschetti di kadamba e pure con branchi di divini animali,
     	e con stormi di divini uccelli splendeva la montagna śveta,

  25 	là vi erano tutte le schiere degli dèi e dei grandi ṛṣi,
     	e suoni di musica e delle nuvole, e suoni simile all'agitarsi del mare,

  26 	là, i divini gandharva e le apsaras danzavano,
     	e là si udiva il grande suono di esseri gioiosi,

  27 	così l'intero universo assieme ad Indra stando sulla bianca montagna,
     	gioioso osservava Skanda e e non si stancava di guardarlo."
     


                              CCXXI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quando il beato figlio del fuoco, fu consacrato comandante dell'esercito,
     	allora il glorioso Hara felice, si recava a bhadravaṭa,
     	su un carro del colore del sole assieme a Pārvatī il potente,

   2 	migliaia di leoni erano aggiogati a quel suo carro supremo,
     	e lui volava nel bellissimo cielo, spinto dal tempo,

   3 	essi quasi bevevano lo spazio afferrando mobili e immobili,
     	i leoni dalle belle criniere, nell'aria procedevano ruggendo,

   4 	il Paśupati ritto su quel carro, splendeva assieme a Umā,
     	come il sole pieno di splendore tra nuvole a arcobaleni,

   5 	davanti a lui il beato signore di ricchezze, assieme ai suoi guhyaka,
     	stando sul suo bel carro puṣpaka trainato da uomini,

   6 	e Śakra montando Airāvata e pure assieme ai celesti,
     	da dietro seguiva il dio generoso che ha un toro per bandiera, mentre andava,

   7 	adornato da ghirlande con jambhaka, yakṣa e rakṣas,
     	procedeva il grande yakṣa Amogha, schierato all'ala destra, 

   8 	alla sua destra gli dèi marut, con varie armi,
     	provedevano assieme ai vasu, e uniti ai rudra,

   9 	e Yama assieme alla morte, ovunque seguito
     	di centinaia di terribili malattie, procedeva allora nel suo terribile corpo,

  10 	e dietro a Yama, l'acuto e terribile tridente
     	di Rudra, di nome Vijaya, andava quell'adornato tridente,

  11 	il beato Varuṇa signore delle acque, dai terribili lacci, quello
     	seguendo lentamente andava, circondato da vari mostri marini,

  12 	e dietro a Vijaya pure procedeva il paṭṭiśa di Rudra,
     	circondata da ottime armi a cominciare da mazze, bastoni e spade,

  13 	seguiva il paṭṭiśa o re, lo splendido parasole di Rudra,
     	e pure il vaso kamaṇḍalu, era dietro di esso assieme alle schiere dei grandi ṛṣi,

  14 	alla sua destra splendeva andando, lo scettro pieno di splendore,
     	e venerato dagli dèi e pure da Bhṛgu e Aṅgiras,

  15 	e dietro a questi, Rudra stando fermo sul lucido carro,
     	procedeva quel dio, gioiosi rendendo col suo splendore tutti i celesti,

  16 	ṛṣi e dèi e gandharva, e serpenti,	
     	fiumane, e fiumi, e alberi, e inoltre le shiere delle apsaras,

  17 	le costellazioni, i pianeti, e i figli che sono degli dèi,
     	le donne, di vario aspetto procedevano dietro a Rudra,
     	gettando piogge di fiori, quelle belle di aspetto, dalle splendide membra,

  18 	e il dio della pioggia seguiva l'armato di tridente a lui inchinandosi,
     	e Soma sosteneva sulla sua testa il bianco parasole,
     	e ai lati coi ventagli in mano stavano Vāyu e Agni,

  19 	e Śakra dietro di lui andava o re, pieno di splendore,
     	assieme a tutti i ṛṣi regali, che celebravano il dio dal toro per emblema,

  20 	Gaurī, Vidyā, Gāndhārī, Keśinī, e Mitrasāhvayā,
     	assieme a Sāvitrī, tutte loro seguivano dietro a Pārvatī, 

  21 	e tutte le schiere delle scienze che furono create dai sapienti,
     	obbedivano ai suoi ordini, gli dèi assieme a Indra davanti all'armata,

  22 	il rākṣasa Graha, afferrata la bandiera procedeva davanti,
     	e quell'amico di Rudra che sempre si aggira nei crematorii,
     	di nome Piṅgala re degli yakṣa, che compie la felicità del mondo,

  23 	a questi unito là procedeva il dio secondo il suo piacere,
     	e davanti e dietro di lui la marcia era sicura,

  24 	i mortali veneravano qui il dio Rudra con virtuose azioni,
     	il signore Rudra armato di tridente che dicono il benefico Śiva,
     	in varie maniere veneravano il grande signore.

  25 	il generale dell'esercito divino, ciscondato dalle truppe divine,
     	il figlio delle pleiadi, devotamente seguiva il signore degli dèi, 

  26 	quindi il Mahādeva diceva con chiare parole al Mahāsena:
     	'proteggi sempre instancabile, la settima schiera dei māruta.'

  27 	Skanda disse:
     	' io la settima armata dei māruta proteggerò o potente,
     	e quanto altro io debba fare o dio, dimmi senza indugio.'

  28 	Rudra disse:
     	'ai giusti compiti tu mi dovrai vedere sempre o figlio,
     	e dal guardarmi con fede, tu il miglior fine otterrai.'”

  29 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ così avendo parlato, il grande signore, abbracciandolo, lo licenziava,
     	licenza avuta Skanda, avvenne allora un grande portento,
     	che improvviso o grande re, tutti gli dèi stupiva,

  30 	bruciava il cielo, assieme alle stelle, violentemente era confusa la terra,
     	e si muoveva e rumoreggiava la terra e l'universo si ottenebrava o potente,

  31 	quindi questo orrore vedendo, agitato ne era il Śaṃkara allora,
     	e Umā gloriosissima, e gli dèi assieme ai grandi ṛṣi,

  32 	quindi, loro essendo così confusi, simile a nuvolosa montagna
     	apparve un grande terribile esercito armato di varie armi,

  33 	questo era terribile e incalcolabile, risuonante di varie urla,
     	e attaccava in battaglia gli dèi e il beato Śaṃkara,

  34 	da questi sulle armate furono scagliate piogge di frecce innumerevoli,
     	e montagne e śataghnī e dardi, e mazze e barre di ferro,

  35 	da questi terribili grandi guerrieri essendo scagliate sull'esercito divino,
     	e in breve esso si disperdeva e interamente appariva confuso,

  36 	rotte le file di guerrieri, elefanti, e cavalli, divisi i guerrieri dai carri,
     	dai dānava pressato l'esercito degli dèi divenne confuso,

  37 	dagli asura colpito come una foresta dai fuochi,
     	cadeva per la maggior parte colpito come una foresta di grandi alberi,

  38 	gli abitanti del cielo con le testa tagliate dal corpo cadevano,
     	non scorgevano protettore, i colpiti nella grande battaglia,

  39 	allora disperso l'esercito vedendo il dio Distruggi-fortezze,
     	rincuorando diceva a quell'esercito oppresso dai dānava:

  40 	'rigettate la paura, fortuna sia a voi o guerrieri, afferrate le armi,
     	ponete mente alla battaglia, non abbiate alcuna agitazione,

  41 	sconfiggete questi malvagi dānava orribili a vedersi,
     	assalite, fortuna a voi, assieme a me i grandi asura.'

  42 	le parole di Śakra udendo, si rincuorarono i celesti,
     	e i dānava contrattaccarono, obbedendo a Śakra

  43 	allora tutti i trenta dèi, e i fortissimi marut,
     	contrattaccarono con grande energia e pure i sādhya assieme ai vasu,

  44 	da questi irati, scagliate le frecce contro le forze nemiche in battaglia,
     	e le frecce bevvero il sangue sgorgante dai corpi dei daitya,

  45 	tagliando i loro corpi allora quelle affilate frecce,
     	cadevano e apparivano come serpenti conficcati su monti,

  46 	i corpi dei daitya perforati dalle frecce,
     	cadevano sul terreno, o re, ovunque come nuvole lacerate,

  47 	quindi l'esercito dei dānava da tutte le schiere degli dèi, in battaglia
     	impaurito e dalla varie frecce fu fatto girar le schiene,

  48 	allora forte si urlava da parte di tutti gli dèi gioiosi, alzando le armi,
     	accompagnati da tutti gli innumerevoli strumenti musicali, 

  49 	così era la terribilissima lotta del reciproco scontro,
     	degli dèi coi dānava, piena di fango, sangue e carni,

  50 	una sventura all'improvviso apparve al mondo degli dèi,
     	allora i terribile dānava, colpirono i celesti,

  51 	quindi grande frastuono di tamburi e suoni di trombe,
     	sorsero, e orribili ruggiti di leone da parte dei principali dānava,

  52 	quindi dalla terribile schiera dei daitya ne usciva un fortissimo
     	dānava di nome Mahiṣa, afferrando una grande roccia,

  53 	quello essi vedendo come il sole circondato dalle nuvole,
     	con la roccia alzata o re, fuggirono i celesti,

  54 	allora attaccandoli Mahiṣa, sugli dèi scagliava quella montagna,
     	e da quelle roccia cadente o principe, una miriade
     	dei soldati divini colpiti da quella terribile cosa cadeva a terra,

  55 	allora Mahiṣa assieme ai dānava, terrorizzando gli dèi,
     	li attaccava precipitosamente in battaglia, come un leone le vili prede,

  56 	vedendo Mahiṣa che attaccava, i celesti assieme a Indra,
     	fuggirono spaventati sul campo gettando armi e insegne,

  57 	allora il furioso Mahiṣa si avvicinava rapido al carro di Rudra,
     	e correndo afferrava il timone del carro di Rudra,

  58 	quando il furioso Mahiṣa raggiunse rapido il carro di Rudra,
     	forte gridarono cielo e terra, e vennero meno i grandi ṛṣi,

  59 	e gridarono i giganteschi daitya simili a nuvole:
     	'sicura è la nostra vittoria su di loro!'

  60 	in quella situazione dello scontro il Beato non colpiva Mahiṣa,
     	ricordava egli che Skanda era la morte di quel malvagio,

  61 	ma Mahiṣa vedendo il carro di Rudra selvaggiamente urlava,
     	facendo tremare gli dèi, e recando gioia ai daitya,

  62 	allora sorgendo una terribile paura agli dèi,
     	giungeva Mahāsena come un sole acceso di furore,

  63 	vestito di rossi abiti, ornato da rosse ghirlande,
     	rosso in viso, il grandi-braccia, con una corazza d'oro il potente,

  64 	fermo sul carro splendente d'oro, e brillante come il sole,
     	vedendolo, l'esercito dei daitya fuggiva rapidamente dalla battaglia,

  65 	egli pure la splendente lancia per distruggere Mahiṣa,
     	scagliava o re dei re, il fortissimo Mahāsena,

  66 	la śakti lanciata tagliava la grande testa di Mahiṣa,
     	e Mahiṣa con la testa tagliata e abbandonando la vita cadeva,

  67 	e lanciata e recuperata la śakti uccidendo i nemici a migliaia,
     	ritornata nella mano di Skanda, appariva a dèi e dānava,

  68 	per la maggior parte dalle frecce colpite, dal saggio Mahāsena,
     	le rimanenti schiere dei daitya impaurite, tremando per i pericoli,
     	dai seguaci di Skanda uccisi, furono e divorati a centinaia,

  69 	questi divorando i dānava e bevendo il loro sangue,
     	istantaneamente con grande goia ogni luogo rendevano libero dai dānava,

  70 	come il sole le tenebre, come il fuoco volando i grandi alberi,
     	così Skanda il glorioso, vinceva i nemici, col proprio valore,

  71 	venerato dai trenta dèi, egli prostrandosi al grande signore,
     	splendeva il figlio delle pleiadi come il sole pieno di raggi,

  72 	quando Skanda uccisore di nemici, giunse dal grande signore,
     	così gli diceva abbracciando Mahāsena il Distruggi-città:

  73 	'quel Mahiṣa ucciso da te o Skanda, aveva avuto una grazia da Brahmā,
     	che gli dèi erano divenuti come erbe per lui o migliore dei conquistatori,
     	e ora quella spina nel fianco degli dèi da te fu uccisa o grandi-braccia,

  74 	e cento altri dānava pari a Mahiṣa da te in battaglia
     	sono stati uccisi, nemici degli dèi, dai quali noi prima eravamo stati tormentati,

  75 	e altri dānava a centinaia sono stati divorati dai tuoi,
     	invincibile tu sei in battaglia come il potente marito di Umā,

  76 	questa tua azione o divino, sarà chiamata la più grande,
     	 e gloria eterna nei tre mondi tu avrai,
     	e a te sottoposti diverranno gli dèi o figlio di dèi.'

  77 	e a Mahāsena così avendo parlato, si ritirava assieme agli dèi,
     	col permesso del beato dai tre occhi, il marito di Śacī,

  78 	e tornando Rudra a bhadravaṭa e ritiratesi i celesti,
     	agli dèi Rudra diceva: ' Skanda osservate come fossi io stesso,

  79 	egli avendo ucciso le schiere dei dānava, venerato dai grandi ṛṣi,
     	in un solo giorno conquistava l'intero trimundio quel figlio del fuoco.'

  80 	chi reciti la storia della nascita di Skanda con grande attenzione,
     	costui il merito del rito puṣṭi ottenuto, andrà nel mondo di Skanda.”