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4. Pauloma

(Il libro di Pulomā I, 4-12)


                              IV

   1 	In quel sattra di dodici anni, di cui Śaunaka era a capo, nella foresta
     	di naiṣika, Ugraśravas il sūta, figlio di Lomaharṣaṇa, versato nei purāṇa,

   2 	delle antiche storie e dei purāṇa studioso, a mani giunte disse:
     	cosa dunque volete udire o signori?
     	di cosa dunque io posso parlarvi?

   3 	i ṛṣi gli dissero:
     	"supremamente eccitati ti chiederemo di raccontarci e noi ascolteremo la tua storia,
     	ma in questo momento è impegnato al focolare, il venerabile Śaunaka,

   4 	lui che conosce le divine storie narrate su dèi e asura,
     	e interamente conosce le storie umane degli uraga, e dei gandharva,

   5 	quel ri-nato è pure il sapiente kulapati di questo sacrificio o sūta,
     	esperto e fermo nei voti e intelligente è, e maestro di śastra, e negli āraṇyaka,

   6 	di parola sincera, nella pace interiore intento, egli è asceta dai ferrei voti,
     	egli da noi tutti è onorato, che in questo tempo ci protegge,

   7 	quando il guru sarà seduto qui nel più onorato dei seggi,
     	allora tu racconterai, quanto quel migliore dei ri-nati ti chiederà."

   8 	il sūta disse:
     	cosi sia dunque, quando il guru grand'anima, sarà seduto qui,
     	da lui richiesto, io racconterò le sacre storie con le loro varie connessioni.

   9 	quel toro tra i savi, compiuto ogni rito nel giusto ordine,
     	e dopo aver venerato dèi e avi, con parole e acqua, tornava

  10 	laddove quei ṛṣi brahmani, puri e dai fermi voti sedevano,
     	all'interno del luogo sacrificale assieme al figlio del sūta,

  11 	il kulapati allora tra i presenti e celebranti,
     	che erano seduti sedendo, disse allora Śaunaka:


     
                              V

   1 	Śaunaka disse:
     	“interamente o caro, un tempo i purāṇa tuo padre ha studiato,
     	pure tu, tutto questo hai studiato o figlio di Lomaharṣaṇa?

   2 	nei purāṇa le divine storie, e le origini dei saggi,
     	quelle raccontate un tempo da tuo padre noi udimmo,

   3 	ora per prima io vorrei ascoltare della discendenza di Bhṛgu,
     	racconta dunque questa storia, noi siamo pronti ad ascoltarti.”

   4 	il sūta disse,
     	quanto un tempo fu studiato rettamente dalle grandi-anime, o migliore dei ri-nati,
     	e pure dai savi con Vaiśaṃpāyana in testa, fu un tempo raccontato,

   5 	quanto fu studiato da mio padre, e rettamente poi da me,
     	tutto questo ascolta, l'eccellente discendenza dei bhṛguidi,
     	che è venerata da dèi, da Indra, e Agni, e dalle schiere dei marut, o rampollo di Bhṛgu,

   6 	questa discendenza di Bhṛgu, o brahmano, io a te o grande muni,
     	racconterò, l'antica storia che è unita all'autorità dei purāṇa,

   7 	l'amato figlio di Bhṛgu, aveva nome Cyavana quel bhṛguide,
     	l'erede di Cyavana, era di nome Pramati, fermo nel dharma,
     	e pure di Pramati vi era il figlio Ruru, nato da Ghṛtācī,

   8 	figlio di Ruru, Śunaka, seguace dei veda, nacque,
     	da Pramadvarā, quell'anima pia fu il tuo antico avo,

   9 	ed egli fu asceta, di grande splendore, istruito e sapiente del brahman,
     	pio fu, di sincere parole, e controllato avendo domato i sensi.

  10 	Śaunaka disse:
     	“o figlio di sūta come si racconta la nascita di Cyavana,
     	nella stirpe del grand'anima Bhṛgu, io ti chiedo di raccontarmi.”

  11 	il sūta disse:
     	Pulomā è celebrata come l'amatissima moglie di Bhṛgu, 
     	da lei nacque un figlio di Bhṛgu, di soverchio valore,

  12 	mentre nel grembo di Pulomā cresceva il figlio di Bhṛgu,
     	un giorno che la moglie di quello splendido, era in questo stato,

  13 	per le sue abluzioni, usciva Bhṛgu il migliore dei sostenitori del dharma,
     	e un rakṣas si avvicinava a Pulomā all'interno dell'āśrama,

  14 	entrato nell'āśrama e veduta la virtuosa moglie di Bhṛgu,
     	da passione preso, persa la ragione si avvicinava,

  15 	e giunto quel rakṣas, Pulomā bellissima visione, 
     	gli offriva radici e frutti selvatici,

  16 	il rakṣas allora o brahmano fu preso dalla passione per lei,
     	e avendo vista quella virtuosa, eccitato divenne e bramoso di averla,

  17 	qui vedeva nel recesso del fuoco la fiamma del fuoco che tutto possiede,, 
     	e a quel fuoco acceso chiedeva allora il rakṣas:

  18 	'rispondi sinceramente alla mia domanda o Agni, di chi è moglie costei?
     	sincero tu sei, una sincera parola dimmi o fuoco, a me che te lo chiedo,

  19 	io invero questa bellissima per primo scelsi in moglie,
     	dopo però il padre la diede a Bhṛgu che agiva ingiustamente,

  20 	se questa moglie di Bhṛgu dalle belle natiche è qui da sola,
     	questo in verità rivelami che io voglio rapirla dall'āśrama,

  21 	una passione ora si trova nel mio cuore che quasi mi brucia,
     	prima fu mia, questa moglie dal bel vitino che Bhṛgu ottenne.'

  22 	quel rakṣas così pensando, chiedeva alla fiamma che tutto possiede,
     	ripetutamente, con ansia la moglie di Bhṛgu:

  23 	'tu o Agni, sempre compi la fine di tutti gli esseri,
     	da testimone tra i puri e i malvagi, sincere parole dimmi ti prego,

  24 	Bhṛgu agendo scorrettamente ottenne la moglie che prima era mia,
     	il vero tu mi devi dire, se ella dunque è mia?

  25 	udita la verità io rapirò dall'āśrama la moglie di Bhṛgu,
     	tu che tutto possiedi e vedi, dimmi sincere parole.'

  26 	il suo discorso udito, il settefiamme ne era violentemente afflitto,
     	'io temo il falso, e la maledizione di Bhṛgu.' così gentilmente egli disse.


     
                              VI

   1 	il sūta disse:
     	le parole di Agni udite il rakṣas la portava via,
     	o brahmano, in forma di cinghiale, veloce come il vento e il pensiero,

   2 	quindi il bimbo che abitava nel suo grembo o discendente di Bhṛgu,
     	per l'ira usciva dal ventre della madre e perciò fu chiamato Cyavana,

   3 	vedendo uscita dal ventre della madre una luce pari a quella del sole,
     	il rakṣas cadeva incenerito e quella liberava,

   4 	Pulomā dalle belle natiche, fuggiva dopo aver afferrato il figlio di Bhṛgu,
     	il bhṛguide Cyavana, ed era o brahmano, soverchiata dal dolore,

   5 	Brahmā il grande avo di tutti i mondi, spontaneamente vide,
     	la virtuosa moglie di Bhṛgu che piangeva con gli occhi pieni di lacrime,
     	e il Beato Brahmā il Grande avo, confortava la nuora,

   6 	le sue lacrime giù sgorgando formavano un grande fiume,
     	che seguiva il percorso della sposa del glorioso Bhṛgu,

   7 	vedendo dunque un fiume che seguiva il suo percorso,
     	il Grande Avo del mondo il nome diede allora a quel fiume,
     	di Vadhūsara, così il Beato, verso l'āśrama di Cyavana. 

   8 	così dunque nacque Cyavana, il potente figlio di Bhṛgu,
     	e il padre là scorgeva Cyavana e la splendida donna,

   9 	e Bhṛgu irritato, chiedeva allora alla moglie Pulomā:
     	'chi ha parlato di te a quel rakṣas che voleva rapirti?
     	non ti sapeva dunque quel rakṣas la moglie mia dal dolce sorriso?

  10 	questo dunque dimmi, io ora per l'ira voglio maledirlo.
     	chi dunque non teme le mie maledizioni? chi ha tale disprezzo?'

  11 	Pulomā disse:
     	' da Agni fu raccontato a quel rakṣas di me,
     	quindi il rakṣas mi rapiva mentre gridavo come un'aquila,

  12 	ed io fui liberata dallo splendore di questo tuo figlio,
     	ridotto in cenere fu il rakṣas, e liberatami cadde a terra.'

  13 	il sūta diceva:
     	ciò udito da Pulomā, Bhṛgu preso da suprema furia,
     	adirato malediva Agni: tu diverrai divoratore di ogni cosa.


     
                              VII

   1 	il sūta diceva,
     	il fuoco maledetto da Bhṛgu irato allora diceva:
     	'perchè o brahmano hai compiuto ora questa violenza 

   2 	contro chi è impegnato nel dharma e ugualmente parla sinceramente?
     	richiesto io ho detto il vero, che peccato ho mai commesso?

   3 	il testimone che il vero conosce e altrimenti parli,
     	costui avi e progenie distruggerebbe per sette generazioni,

   4 	e chi l'oggetto della questione in verità conoscendo, non parli,
     	costui pure dal male sarebbe lordato, non vi è qui dubbio,

   5 	e pur essendo in grado di maledirti, rispetto i brahmani io,
     	e se pure tu lo sai, io apertamente te lo racconterò, ascoltami:

   6 	per il mio yoga trasformato in molti aspetti io mi pongo,
     	nei riti dell'agnihotra, e nelle celebrazioni e nelle feste,

   7 	dall'esperto dei veda o dal povero quale oblazione in me si versi,
     	con questa sono saziati gli dèi e gli antenati,

   8 	acque sono le schiere degli dèi e acque tutte le schiere degli avi,
     	il novilunio e il plenilunio appartengono agli dèi e agli avi,

   9 	gli dèi cogli avi, e pure gli avi cogli dèi,
     	una cosa sola divenuti, sono venerati separatamente nelle fasi lunari,

  10 	dèi e antenati sempre si nutrono di quanto è in me,
     	ed io sono conosciuto come la bocca di dèi e avi,

  11 	nel novilinio gli avi, e nel plenilunio gli dèi
     	attraverso la mia bocca hanno il sacrificio, e consumano il burro versato,
     	come posso essere il consumatore di tutto, io che sono la bocca di costoro?'

  12 	allora così avendo pensato il fuoco si ritirava,
     	dagli agnihotra dei ri-nati, dai sacrifici, dai riti, dalle cerimonie sacre,

  13 	via dalla pronuncia di oṃ e vaṣaṭ, abbandonando libagioni e oblazioni,
     	prive di Agni, tutte le creature divennero allora molto addolorate,

  14 	allora i ṛṣi agitati, raggiunti gli dèi queste parole dicevano:
     	'con la scomparsa di Agni, col declino dei riti, tremano i tremondi o immacolati,
     	comandate qui cosa si debba fare, che non sia che il tempo finisca.'

  15 	allora i ṛṣi e gli dèi, recatisi da Brahmā,
     	gli comunicavano della maledizione ad Agni e del suo ritiro:

  16 	'da Bhṛgu o glorioso, Agni è stato maledetto per qualche motivo,
     	egli essendo la bocca degli dèi e il primo ad aver la sua parte del rito, come
     	il divora-offerte può dunque diventare in tutti i mondi il consumatore di tutto?'

  17 	il creatore dell'universo udite queste loro parole invitava Agni,
     	e diceva dolci parole per l'eterno benessere di tutti gli esseri:

  18 	' di tutti i mondi tu sei l'origine e la fine,
     	tu sostieni i tre mondi, originando i riti sacri,
     	dunque così agisci o signore del mondo, che i riti non vengano distrutti,

  19 	perchè dunque così da sciocco agisci, tu che sei il signore, il divora-offerta?
     	quando tu purificatore nel mondo, sei dentro ogni essere?

  20 	tu non diverrai con tutto il tuo corpo divoratore di ogni cosa,
     	le fiamme che servono per alimentarsi, tutto bruceranno o fiammeggiante,

  21 	e come tutto quanto toccato dai raggi solari, puro risplende,
     	così tutto quanto arso dalle tue fiamme diverra puro,

  22 	tu o Agni, sei il grande splendore uscito dalla tua stessa natura,
     	col tuo splendore rendi vera la maledizione del ṛṣi o splendente,
     	e la tua parte e quella degli dèi accoglila tu versata nella tua bocca.'

  23 	'così sia.' al Grande avo questo rispondeva il fuoco,
     	e andava ad obbedire all'ordine del primo degli dèi,

  24 	e gli dèi e i ṛṣi, felici allora tornavano donde erano giunti,
     	e i ṛṣi come prima tutte le cerimonie sacre compivano,

  25 	e in cielo gli dèi si rallegrarono e pure le schiere degli spiriti e i mortali,
     	e il fuoco che distrugge ogni colpa ottenne una suprema goia.

  26 	questa l'antica vicenda della storia nata dalla maledizione ad Agni,
     	e della distruzione del rakṣas Puloman e della nascita di Cyavana.


     
                              VIII

   1 	il sūta disse:
     	e pure Cyavana figlio di Bhṛgu, o brahmano, generava un figlio,
     	da Sukanyā, Pramati grand'anima, dall'acceso splendore,

   2 	e Pramati, da Ghṛtācī generava un figlio di nome Ruru,
     	e Ruru da Pramadvarā, generava Śunaka,

   3 	l'intera vicenda di Ruru dal grande splendore,
     	io in dettaglio racconterò, ascoltala interamente,

   4 	un grande ṛṣi vi era un tempo dotato di tapas e di sapienza,
     	Sthūlakeśa era chiamato, dedito al benessere di tutti gli esseri,

   5 	in quel tempo con Menakā generava un bimbo
     	il re dei gandharva Viśvavasu, così si racconta o savio ṛṣi,

   6 	quindi l'apsaras Menakā, o discendente di Bhṛgu, quel bimbo
     	partoriva a tempo debito, vicino all'āśrama di Sthūlakeśa,

   7 	e abbandonato il bebè sulla riva del fiume, se ne andava,
      	una bambina era, accesa di bellezza come una bimba divina,

   8 	la scorse abbandonata sulla riva del fiume, il grande ṛṣi, 
     	il potente Sthūlakeśa, in quel luogo deserto lasciata dai parenti,

   9 	Sthūlakeśa, quel migliore dei ri-nati, vista quella bambina,
     	la prendeva quel migliore dei muni, e pieno di compassione, l'allevava,
     	bellissima crebbe lei dalle belle natiche, nel suo āśrama, 

  10 	ella era la migliore delle fanciulle, ornata di ogni belleza e qualità,
     	quindi il grande ṛṣi, la chiamava col nome di Pramadvarā,

  11 	Ruru vedendo Pramadvarā all'interno dell'āśrama,
     	quell'anima pia, divenne preso da violenta passione,

  12 	e quel bhṛguide lo faceva dire al padre attraverso degli amici,
     	udito ciò Pramati si recava dal glorioso Sthūlakeśa,

  13 	e quindi il padre diede la fanciulla Pramadvarā a Ruru,
     	il matrimonio essendo stabilito nel nakṣatra detto bhagadaivata.

  14 	quindi pochi giorni prima della data del matrimonio,
     	la bellissima fanciulla giocando con le amiche,

  15 	non scorgeva un serpente mezzo addormentato che andava di traverso,
     	e metteva il piede su di esso spinta dal fato quasi a voler morire,

  16 	egli spinto dalla legge del destino, nelle membra di lei,
     	che non se ne avvide, con violenza immergeva i denti avvelenati,

  17 	ella morsa improvvisamente cadeva a terra priva di vita,
     	e pur morta non lo sembrava, apparendo bellissima,

  18 	e come addormentata sulla terra, pur avvelenata dal serpente,
     	e ancora affascinante appariva quel bel vitino,

  19 	il padre la vide dunque e anche gli altri asceti,
     	caduta a terra priva di vita, splendida come loto,

  20 	allora tutti i migliori ri-nati giunsero pieni di compassione,
     	Svastyātreya, Mahājānu, Kuśika, Śaṅkhamekhala,

  21 	Bhāradvāja, Kauṇakutsa, Ārṣṭiṣena, e Gautama,
     	e Pramati assieme al figlio, e altri abitanti della foresta,

  22 	e vedendo morta quella fanciulla, uccisa dal veleno del serpente,
     	pieni di compassione piangevano, Ruru però si allontanava.


     
                              IX

   1 	il sūta disse:
     	e mentre là tutt'intorno sedevano i brahmani,
     	Ruru soverchiato dal dolore, raggiunta una solitaria foresta, piangeva,

   2 	oppresso dalla sofferenza, egli lamentandosi, molte pietose
     	parole diceva, dolendosi pensando all'amata Pramadvarā:

   3 	'a terra giace la delicata scatenando il mio dolore,
     	e quale altro dolore per tutti i parenti sarebbe maggiore?

   4 	se un tapas compiuto da me o dal mio guru si possa dare
     	e lei ne sia rettamente dotata, con quello torni viva il mio amore,

   5 	poiché fin dalla nascita io ho impegnato me stesso con fermi voti,
     	la splendidi Pramadvarā allora risorga ora.'

   6 	un messaggero degli dèi disse:
     	'vane sono le parole che dici nel dolore o Ruru,
     	non vi è più vita per il mortale o anima pia, che è andato alla morte,

   7 	è morta la misera figlia del gandharva e dell'apsaras,
     	perciò non por mente al dolore in alcun modo, o caro,

   8 	qui un mezzo un tempo stabilirono gli dèi grandi anime,
     	se tu desideri compierlo, tu riotterrai Pramadvarā.'

   9 	Ruru disse:
     	'dimmi in verità quale mezzo hanno stabilito gli dèi o essere volante,
     	e uditolo io lo compirò, tu mi devi salvare o signore.'

  10 	il messaggero degli dèi disse:
     	'metà della tua vita dona alla fanciulla, discendente di Bhṛgu,
     	e così risorgerà o Ruru, la tua sposa Pramadvarā.'

  11 	Ruru disse:
     	'metà della mia vita io offro alla fanciulla o migliore dei volanti,
     	la mia amata ornata di bellezza e amore risorga.'

  12 	il sūta disse:
     	allora il re dei gandharva e il messaggero celeste, quei due virtuosi,
     	avvicinatesi al re Dharma, dissero queste parole:

  13 	'o re Dharma, metà della vita di Ruru, ha la sua sposa Pramadvarā,
     	che risorga dunque se tu credi la nobildonna morta.'

  14 	il re Dharma disse:
     	'se Pramadvarā la sposa di Ruru vuoi o messagero celeste,
     	che ella risorga dotata della metà della vita di Ruru.'

  15 	il sūta disse:
     	così avendo detto, allora Pramadvarā quella fanciulla risorgeva,
     	dotata di metà della vita di Ruru, quella bellissima,

  16 	questo vedendo nel futuro che metà della vita piuttosto grande
     	di Ruru dal supremo splendore, fu consumata in favore della sposa,

  17 	quindi in un giorno favorevole i due padri felici, fecero
     	il matrimonio, e i due furono felici ciascuno del bene dell'altro,

  18 	egli riottenuta con difficoltà la sposa, splendida come un fiore di loto, 
     	quel fermo nei voti il giuramento fece di distruggere i serpenti,

  19 	egli vedendo ogni serpente soverchiato da violenta ira,
     	sempre preso un bastone l'uccideva appena avvicinatosi,

  20 	un giorno il savio Ruru, percorreva una grande foresta,
     	e là vedeva un serpente ḍuṇḍubha ancora giovane che dormiva,

  21 	allora alzato il bastone simile al martello del fato, il 
     	savio lo colpiva irato; a lui allora diceva il ḍuṇḍubha:

  22 	'in nessun modo io ti offendo oggi, o ricco in tapas,
     	perchè dunque con violenza mi colpisci furioso?'
     


                              X

   1 	Ruru disse:
     	'la mia sposa, cara come la vita fu morsa da un serpente,
     	e là io stesso facevo questa tremenda promessa o uraga,

   2 	che sempre avrei ucciso ogni serpente che vedessi,
     	quindi io ti ucciderò e tu sarai liberato della vita.'

   3 	il ḍuṇḍubha disse:
     	'altri sono i serpenti che mordono gli uomini o savio,
     	per l'arroganza dei serpenti tu non devi uccidere i ḍuṇḍubha,

   4 	che hanno gli stessi mali ma differenti gioie, stessi svantaggi ma altri vantaggi,
     	tu che sei un sapiente del dharma non devi uccidere i ḍuṇḍubha.'

   5 	il sūta disse:
     	udite che ebbe le parole del serpente, Ruru allora
     	non lo copliva, preso da timore pensando che il ḍuṇḍubha fosse un ṛṣi,

   6 	il venerabile Ruru gli disse quasi confortandolo:
     	'per favore o serpente dimmi chi sei e come sei caduto in questa trasformazione.'

   7 	il ḍuṇḍubha disse:
     	'io un tempo o Ruru, fui un ṛṣi di nome Sahasrapad,
     	per la maledizione di un savio sono divenuto un serpente.'

   8 	Ruru disse:
     	'per quale motivo, un ri-nato irato ti maledì o migliore dei serpenti?
     	e in quanto tempo tu recupererai il tuo corpo?'
     


                              XI

   1 	il ḍuṇḍubha disse:
     	'un tempo per amico io avevo un brahamano di nome Khagama,
     	egli era violento e di aspre parole o caro, e dotato della forza del tapas,

   2 	nella fanciullezza egli con una serpe fatta d'erba fu da me
     	spaventato mentre era intento all'agnihotra e cadde svenuto,

   3 	recuperata la coscienza, mi diceva quel ricco in tapas,
     	ardente quasi d'ira, quel sincero dagli aspri voti:

   4 	'di quale vigore fu la serpe che tu hai usato per spaventarmi,
     	un serpente di uguale vigore tu per la mia ira diverrai.'

   5 	io conoscendo il valore del suo tapas, o ricco in tapas,
     	violentemente afflitto in cuore, dicevo a quell'abitante della foresta,

   6 	scosso dall'agitazione, inchinandomi a lui stando a mani giunte: 
     	'amico, questo io feci ridendo per gioco,

   7 	tu mi devi perdonare o brahmano, ritira questa maledizione.'
     	egli vedendomi violentemente scosso nelle mente, mi diceva allora,

   8 	sospirando un momento, quel ricco in tapas, molto agitato:
     	'in nessun modo quanto da me pronunciato può non avverarsi,

   9 	ma le parole che ti dirò ascolta o fermo nei voti,
     	e ascoltatele, tieni in cuore queste parole o ricco in tapas,

  10 	passerà da te un puro di nome Ruru, figlio di Pramati,
     	e appena lo vedrai diverrai libero dalla maledizione.

  11 	tu sei chiamato Ruru, e sei il puro figlio di Pramati,
     	e recuperato il mio aspetto ora parlerò a tuo beneficio,

  12 	la non violenza è il supremo dharma di tutti i viventi, così è scritto,
     	perciò il brahmano mai arrechi violenza ad alcuna creatura,

  13 	il brahmano per essere gentile nasce, questa la suprema tradizione,
     	e per essere sapiente dei veda e vedāṅga e per dare sicurezza a tutti gli esseri,

  14 	la non-violenza, la parola sincera, e la pazienza certamente,
     	questo il dharma del brahmano superiore anche al sostegno dei veda,

  15 	quello che è il dharma dello kṣatriya tu non devi seguire,
     	il portare il bastone, la durezza, e la protezione delle creature,

  16 	questo è l'agire dello kṣatriya, ascoltami o Ruru,
     	un tempo o anima pia, il desiderio di uccidere i serpenti sorse in Janamejaya,

  17 	e i serpenti spaventati furono salvati da un bramano,
     	dotato della forza e del valore del tapas, e adepto dei veda e dei vedāṅga,
     	da Āstīka ottimo ri-nato nel sacrificio dei serpenti o migliore dei ri-nati.'
     


                              XII

   1 	Ruru disse:
     	'perchè voleva uccidere i serpenti lo kṣatriya Janamejaya?
     	oppure perchè i serpenti o caro, dovevano essere uccisi o migliore dei ri-nati?

   2 	e dimmi in che modo furono liberati i serpenti da
     	Āstīka questo dimmi, che io voglio saperlo interamente.'

   3 	il ṛṣi disse:
     	'tu udrai o Ruru l'intera grande vicenda di Āstīka,
     	raccontata dai brahmani.' così avendo parlato, scompariva.

   4 	il sūta disse:
     	Ruru però l'intera foresta percorreva in ogni luogo,
     	cercando di trovare quel ṛṣi, ed esausto si accasciava al suolo,

   5 	e ripreso conoscenza Ruru, si recava a chiederlo allora al padre,
     	e suo padre, richiesto di questa storia, di tutto lo informava.