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42. Draupadīharaṇa

( Il rapimento di Draupadī. III, 248-283)

                              CCXLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	felici i grandi guerrieri, in quella bella foresta piena di animali,
     	in kānyaka, i migliori dei bhārata, trascorrevano il tempo come immortali,

   2 	osservando molti e vari bei luoghi ovunque nella foresta,
     	e grandi alberi ben fioriti e belli in ogni stagione,

   3 	i pāṇḍava alla pratica della caccia intenti, quella grande selva
     	percorrevano simili ad Indra, quegli uccisori di nemici, qualche volta,

   4 	quindi tutti essi simultaneamente partirono nelle quattro direzioni,
     	per la caccia, quelle tigri fra gli uomini, uccisori di nemici, per nutrire i brahmani,

   5 	lasciata Draupadī nell'āśrama, col permesso di Tṛṇabindu,
     	grande ṛṣi dall'acceso tapas, e del purohita Dhaumya,

   6 	allora il re dei sindhu, figlio di Vṛddhakṣatra, dal grande splendore, 
     	desiderando una sposa, verso i śālveya era partito allora,

   7 	circondato da un grande seguito adatto ad un re,
     	assieme a molti re, egli giungeva alla selva kāmyaka,

   8 	là scorgeva l'amata moglie dei pāṇḍava, la bellissima
     	Draupadī, ferma sull'ingresso dell'āśrama, nella solitaria foresta,

   9 	splendente nel corpo, di aspetto bellissima,
     	che illuminava quella radura, come un lampo le scure nuvole,

  10 	' forse un'apsaras, o una figlia di dèi, o un'illusione creata dagli dèi?'
     	così chiedendosi, tutti guardavano quella virtuosa donna,

  11 	allora il re dei sindhu Jayadratha, il figlio di Vṛddhakṣatra,
     	vedendo quella donna dalle perfette membra, stupito era quell'orgoglioso,

  12 	ed egli spinto dal desiderio diceva al re Koṭikāśya:
     	“di chi sarà quella donna dalle perfette membra, seppure non sia umana,

  13 	nessun'altra io voglio in moglie avendo visto questa bellisssima,
     	dopo averla presa, io me ne tornerò a casa,

  14 	vai a sapere di chi è quella bella come la luna, e chi è o da dove venga,
     	per quale motivo, lei dalle belle ciglia sia giunta in questa selvaggia selva,

  15 	e pure il nome di quella bellissima al mondo, dalle splendide natiche a me
     	riveli, ora quella bella dal vitino di vespa, dai bei denti e occhi allungati,

  16 	pure io sarei soddisfatto ottenuta che abbia questa straordinaria donna,
     	vai ad informarti chi è suo marito, dunque o Koṭika.”

  17 	ciò udito, Koṭikāśya coi suoi orecchini, disceso dal carro, 
     	e avvicinandosi allora come uno sciacallo ad una femmina di tigre, chiedeva:
     


                              CCXLIX


   1 	Koṭikāśya disse:
     	“chi sei tu sotto un ramo di kadamba, da sola nell'āśrama, te ne stai o bellissima,
     	come fiamma di fuoco accesa di notte, alimentata dal vento o belle ciglia,

   2 	tu sei dotata di estrema bellezza, e neppure provi alcun timore nelle foreste,
     	forse dea, o yakṣa, o dānava, o la migliore delle apsaras, o la più bella daitya

   3  	incarnata, o la figlia del re degli uraga, o donna rakṣas che si aggira nella selva,
     	forse la moglie del re Varuṇa, o di Yama o di Soma o del signore dei tesori,

   4 	o del creatore, del reggitore, o dello splendente Savitṛ, o di Śakra uscita da casa,
     	tu non ci chiedi chi noi siamo, né noi conosciamo qui il tuo signore,

   5 	noi con grande rispetto chiediamo o bella, della tua nascita e del tuo signore,
     	rivelaci i tuoi parenti, e il marito, e la famiglia, e invero cosa che fai qui,

   6 	io sono il re figlio di Suratha, che gli uomini chiamano Koṭikāśya,
     	costui che sta sul carro dalle parti d'oro, come fuoco sacrificale sulla legna,
     	è il re di trigarta, dagli occhi di loto, Kṣemaṁkara di nome fa questo eroe,

   7 	dietro di questo, vi è il grande arciere, il figlio eccellente del signore dei kuṇinda,
     	egli che sempre vive sui monti, con le sue larghe spalle ti guarda, sorridendo, 

   8 	quello che vicino allo stagno, scuro, giovane e bello si trova, 
     	è il re Ikṣvāku, figlio di Subala, egli è un uccisore di nemici o bellissima,

   9 	chi possiede questo seguito, che ha gli alfieri davanti, e poi dodici principi sauvīra,
     	tutti in carri aggiogati a rossi cavalli, splendenti come fuochi nei sacrifici,

  10 	Aṅgāraka, e Kuñjara, Guptakaś, Śatruṁjaya, e Saṁjaya, e Supravṛddha,
     	Prabhaṁkara, e Bhramara, e Ravi, Śūra, Pratāpa, Kuhara, di nome,

  11 	chi è seguito da sei mila carri, e da elefanti, cavalli e fanti,
     	ha per nome Jayadratha, se tu l'hai udito, egli è il re dei sauvīra, o bellissima,

  12 	lui ha altri fratelli tutti di grande bravura, Balāhaka, Anīka, Vidāraṇa i principali,
     	i migliori eroi sauvīra, giovani, questi forti il re seguono,

  13 	il re è in mezzo ai compagni come Indra è protetto dalle schiere dei marut,
     	fai conoscere a noi che non ti conosciamo, di chi sei moglie, e di chi sei figlia.”
     


                              CCL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora la principessa Draupadī rispose alla domanda del re dei śibi,
     	con gentile riguardo, lasciando il ramo, e lisciando la propria veste:

   2 	“ in mente ti ho o figlio di re, ma una come me non deve parlare con te,
     	ma non vi è qui un'altro uomo o anche donna che con te possa parlare,

   3 	io da sola qui davanti a te devo parlare, bene dunque ascoltami,
     	io come sola che sono nella foresta a te parlerò intenta nel mio dharma,

   4 	io ti conosco come il figlio di Suratha, che gli uomini chiamano Koṭikāśya,
     	perciò o śibi, io a te dirò dei miei parenti, ascolta,

   5 	figlia, io sono del re Drupada, e Kṛṣṇā o śibi, mi chiamano gli uomini,
     	io ho sposato cinque uomini, che abitavano in khāṇḍavaprastha, tu avrai udito,

   6 	Yudhiṣṭhira, Bhīmasena ed Arjuna, e i due figli di Mādrī valorosi tra gli uomini,
     	i pṛthādi, me qui accampata, nelle quattro direzioni divisi, a caccia sono andati,

   7 	ad est, il re, a sud Bhīmasena, as ovest Jaya, e i gemelli a nord,
     	io penso che il tempo sia ormai vicino del ritorno di questi grandi guerrieri,

   8 	onorati a vostro piacere sarete,  lasciati i  carri andate a lavarvi,
     	ospitale è il grand'anima, figlio di Dharma, felice sarà di ricevervi.”

   9 	così contenta avendo parlato la figlia di Drupada, dal viso di luna, al figlio del śibi,
     	entrava in quell'ottimo rifugio, pensando alle loro regole ospitali.
     


                              CCLI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi sedutisi tutti questi re o bhārata,
     	udite le parole di Koṭikāśya, il principe sauvīra, al śibi diceva:

   2 	“quando le parole dette da lei odo, si rallegra la mia mente,
     	per questa migliore di tutte le donne, perchè sei tornato?

   3 	lei veduta, le altre donne per me come femmine di scimmie
     	appaiono, o grandi-braccia, il vero io ti dico,

   4 	a guardarla il mio cuore violentemente da lei è rapito,
     	dimmi di lei, se ella, o śibi, sia umana.”

   5 	Koṭīkāśya disse:
     	“ ella è Kṛṣṇā, la bellissima principessa Draupadī, 
     	la moglie grandemente stimata dei cinque figli di Pāṇḍu,

   6 	molto stimata e amata è la virtuosa da tutti i pṛthādi,
     	assieme a lei o sauvīra verso i sauvīra parti.”

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato, “andiamo a vedere Draupadī.” rispondeva
     	il signore dei sindhu e dei sauvīra, il maligno Jayadratha,

   8 	egli entrato nel deserto āśrama, come un lupo nella tana di un leone,
     	con altri sei, queste parole diceva a Kṛṣṇā: 

   9 	“ salute sia a te o belle natiche, e pure i tuoi mariti siano sani,
     	e pure quelli che tu desideri in salute siano sani.”

  10 	Draupadī disse:
     	“ sano è il kuru re Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī,
     	e io e i suoi fratelli, e quanti altri di cui tu chiedi,

  11 	accetta l'acqua lustrale e questo seggio o figlio di re,
     	io ti darò per pranzo cinquanta animali, 

  12 	e nere antilopi, variegate, daini, cervi, śarabha e conigli,
     	antilopi dai piedi bianchi, e ruru, śambara, e gavaya e molti altri animali,

  13 	cinghiali, bufali, e quanti altri siano da cacciare,
     	ti darà di persona il figlio di kuntī, Yudhiṣṭhira.”

  14 	Jayadratha disse:
     	“ la salute è buona e ogni onore mi hai fatto col pranzo,
     	vieni sali sula carro e sii felice tu da sola,

  15 	tu non devi stare assieme agli sciocchi pietosi, rimossi dal regno
     	che hanno perso ogni ricchezza, a questi pṛthādi,

  16 	la donna saggia non sta insieme al marito che ha perduta la ricchezza,
     	considera che l'unione non abita dove è perduta la ricchezza,

  17 	senza prosperità e cacciati dal regno, per gli anni futuri,
     	smettila di rimanere con fede, nella sventura dei figli di Pāṇḍu,

  18 	sii mia moglie, o bel culetto, e loro lasciando sii felice,
     	e ottieni insieme a me l'intera signoria dei sindhu e dei sauvīra.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofata dal re dei sindhu, con parole che le tremavano in cuore,
     	Kṛṣṇā si allontanava da quel luogo corrucciata in viso,

  20 	disprezzando le sue parole e ritirandosi quella bella dal bel vitino,
     	“mai!” diceva Kṛṣṇā al sindhu, e “vergognati.”

  21 	quella irreprensibile bramando il ritorno dei mariti, 
     	ingannava il nemico usando molti discorsi.
     


                              CCLII


   1 	 vaiśaṁpāyana disse;
     	da rabbia e furia presa, la bella con l'ira negli occhi, aggrottando le sopraciglia,
     	col viso tremante, allora ancora la figlia di Drupada diceva al re dei sauvīra:

   2 	“perchè non ti vergogni o sciocco, ad insultare i gloriosi e velenosi grandi guerrieri,
     	simili ad Indra, soddisfatti nel proprio dharma, saldi pure contro schiere di yakṣa e rakṣas?

   3 	nessuna mala richiesta fanno gli uomini all'asceta pieno di sapienza, nella selva,
     	o che sacrifica in casa, parlano così solo i vili uomini o sauvīra,

   4 	ma io penso che non vi è nessuno in tale assemblea di kṣatriya,
     	che oggi ti salvi prendendoti per mano mentre stai cadendo nella bocca dell'inferno,

   5 	un nāga simile ad un picco montuoso, che si aggira in una valle dell'himavat,
     	con una verga vuoi separare dal branco, tu che speri di vincere il dharmarāja,

   6 	per fanciullaggine tagli la criniera dalla testa di un fortissimo leone che dorme,
     	i piedi correndo per salvarti dovrai, quando vedrai Bhīmasena furioso,

   7 	un fortissimo, terribile leone adulto, nato nelle grotte montuose,
     	con un calcio vuoi uccidere mentre la fiera dorme, tu che affronterai l'irato Jiṣṇu,

   8 	di due neri uraga velenosi, e furiosi, avanzi tu a piedi verso il capo, tu
     	che combatterai coi due più giovani pāṇḍava i migliori degli uomini,

   9 	come il bambù, il banano, o la canna, che emessi i frutti non hanno più vita,
     	così tu me protetta, da costoro concepirai come un granchio. “

  10 	Jayadratha disse:
     	“lo so Kṛṣṇā, questo io conosco, come sono questi figli di dèi e umani,
     	non da questi vanti noi ci tratterremo dal prenderti ora,

  11 	noi siamo tutti nati o Kṛṣṇā, in famiglie con le 17 qualità, non in ignobili,
     	eccellenti nelle sei qualità, noi disprezziamo gli assenti figli di Pāṇḍu, o Draupadī,

  12 	tu rapida sali su un carro o su un elefante, non da mere parole noi siamo vinti,
     	o parlando chiedi pietà o ancora il perdono del re dei sauvīra.”

  13 	Draupadī disse:
     	“ forte come sono perchè tu qui mi pensi debole o re dei sauvīra?
     	io che qui sono minacciata di rapimento dovrei chiedere pietà al re sauvīra?

  14 	io per cui i due Kṛṣṇa si metteranno sulla via, stando insieme sullo stesso carro,
     	pure Indra stesso non potrebbe rapire, come dunque un altro miserabile uomo?

  15 	quando il coronato, uccisore di eroi nemici, abbattendo le menti dei nemici,
     	sul carro per me, entrerà nel tuo esercito come fuoco acceso nelle selve d'estate,

  16 	e seguendo Janārdana gli eroi vṛṣṇi, grandi arcieri, e pure tutti i kekaya,
     	tutti questi principi, con viso lieto il mio inseguimento faranno,

  17    suonando le corde degli archi le frecce del gāṇḍīva, dal suono di tuono, potenti,
     	battendo la mano del Conquista-ricchezze, terribili manderanno tremendi suoni,

  18 	e scagliate dal gāṇḍīva grandi piogge di frecce come veloci stormi di cavallette,
     	vomitando, l'armato del gāṇḍīva col suono delle conchiglie e del copri-braccio
     	quando colpirà il tuo petto allora la tua mente come sarà?

  19 	e vedendo Bhīma mazza in mano, arrivare, e i figli di Mādrī qui giungere
     	spargendo l'indignato veleno dell'ira, a lungo nel tormento cadrai, o vile,

  20 	e come io non possa confidare nella mia mente, in mariti così valenti?
     	da questa verità tu vinto io vedrò, dai pṛthādi attaccato,

  21 	io non posso cadere nell'ansia, perchè portata via da te traditore, 
     	io sarò inseguita dai migliori dei kuru, e di nuovo tornerò nella selva kāmyaka.”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ella guardandoli con occhi dilatati per distoglierlo dal volerla rapire,
     	diceva spaventata: “ non toccatemi!” ella e invocava il purohita Dhaumya,

  23 	Jayadratha la afferrava per l'abito, ed ella lo respingeva,
     	da ella respinto quel malvagio, cadeva come un albero tagliato alla radice,

  24 	ma afferrata con grande forza, un poco soffiando la principessa,
     	Kṛṣṇā indebolita saliva sul carro, dopo aver implorato ai piedi di Dhaumya.

  25 	Dhaumya disse:
     	“tu non puoi condurla via senza aver vinto i grandi guerrieri,
     	guarda all'antico dharma kṣatriya o Jayadratha,

  26 	compiuta questa viltà certamente ne avrai solo male,
     	incontrando i valorosi pāṇḍava capitanati dal dharmarāja.”

  27 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato Dhaumya seguiva la bellissima 
     	principessa trascinata via in mezzo alle schiere dei fanti.
     


                              CCLIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi giunti in un luogo i pṛthādi, avendo uccisi cinghiali, bufali e gazzelle,
     	archi in mano quei migliori sulla terra, ciascuno arrivando insieme furono,

   2 	e in quella grande foresta piena di animali da preda, e del canto degli uccelli,
     	sentendo i versi degli animali Yudhiṣṭhira diceva ai fratelli:

   3 	“ raggiunta questo luogo acceso dal sole, animali e uccelli, infausti gridano,
     	annunciando un terribile evento, battaglia o offesa dai nemici,

   4 	rapidi tornate senza le nostre prede, il mio cuore si consuma e brucia,
     	e il dolore mi colpisce la mente, e l'anima mi abbandona il corpo,

   5 	come un lago da Garuḍa privato dei serpenti, come un re dalla ricchezza del regno, 
     	in questo modo appare la selva kāmyaka, come una brocca bevuta da assetati,

   6 	essi trasportati da velocissimi cavalli di razza sindhu, come spinti da uragani, 
     	aggiogati a robusti carri, gli eroi, allora si misero sulla strada dell'āśrama, 

   7 	vicino alla loro sinistra, mentre tornavano, una sciacallo con molto rumore 
     	gridava, quello considerando il re, diceva a Bhīma e al Conquista-ricchezze:

   8 	“da come grida questo vile sciacallo venendo verso la parte sinistra,
     	e chiaro che noi disprezzati dai malvagi kuru, siamo attaccati con la forza.”

   9 	dunque essi entrando nella selva dopo esser stati a caccia nella grande foresta,
     	scorgevano la giovane ancella, la schiava piangente, per l'amata,

  10 	ad ella Indrasena avvicinatosi, sceso dal carro, allora correva, 
     	e in apprensione o re dei re, diceva all'ancella queste parole, allora:

  11 	“ perchè piangi tu caduta a terra? perchè sei impallidita in viso?”
     	“ forse che dei malvagi traditori hanno violato la principessa Draupadī
     	ella dalle perfette forme, dai grandi occhi, che ha il nostro stesso corpo di tori dei kuru?

  12 	se pur la regina è sprofondata nella terra, o arrivata in cielo o nel mare,
     	di lei seguiranno le tracce i pṛthādi.” così si doleva il dharmarāja:

  13 	“ chi di tali invincibili uccisori di nemici capaci di sopportare dolori e fatiche,
     	l'amata come la vita, poteva voler rapire, come uno sciocco la suprema gemma,
     	non pensava che aveva marito, che qui ora era come un'altro cuore per i pāṇḍava?

  14 	di chi il corpo trafiggendo le terribili appuntite frecce entreranno nella terra?
     	non addolorarti per lei o timida, sappi che oggi stesso Kṛşṇā ritornerà,
     	uccisi tutti i nemici completamente, i pṛthādi si riuniranno alla figlia di Yajñasena.”

  15 	così allora parlava pulendosi il bel viso l'ancella all'auriga Indrasena:
     	“ da Jayadratha con violenza fu rapita, Kṛṣṇā circondata da cinque pari ad Indra,

  16 	le loro tracce sono ancora fresche, e gli alberi rotti non sono ancora spariti,
     	giratevi e inseguitela rapidamente, non è distante la principessa,

  17 	indossate voi tutti simili ad Indra le grandi e belle armature,
     	e afferrate i grandi e ricchi archi e le frecce, veloci corretele dietro,

  18 	prima che offesa e impaurita con punizioni, con mente confusa, ingiuriata con parole,
     	dia a qualcuno senza colpa il proprio corpo, come un cucchiaio pieno di burro nel fuoco,

  19 	come il burro versato in fuoco di paglia, come una ghirlanda gettata in un cimitero,
     	e come il soma nel sacrificio, è leccato da un cane, distratto che sia il prete,
     	aggirandosi a caccia nella grande foresta, uno sciacallo attraversa uno stagno di loti,

  20 	della vostra amata il bel naso, i begl'occhi, il bel viso chiaro come la luce lunare,
     	non sia toccato da un malfattore, come l'offerta rubata da un cane,
     	queste tracce veloci seguite, non lasciate che fugga veloce il tempo.”

  21 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“bella siedi in silenzio, smetti di parlare, non pronunciare offese davanti a noi,
     	se i re o i pricipi sono presi da furia, cadono negli inganni.”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ciò detto, partivano veloci seguendo quelle tracce,
     	e frequentemente soffiando come serpenti, agganciate le corde ai grandi archi,

  23 	al fine videro la polvere alzata dagli zoccoli dei cavalli dell'esercito, 
     	e Dhaumya  in mezzo ai fanti, che gridava a Bhīma di attaccare,

  24 	i principi, con  mente afflitta confortato Dhaumya dicendo:” sii felice.”
     	come acquile unite per la preda, rapidi attaccarono quell'esercito,

  25 	e per l'offesa alla figlia di Yajñasena, di quegli impetuosi, e valorosi come Indra,
     	la furia s'incendiava, e visto Jayadratha, e l'amata ferma sul suo carro,

  26 	gridarono allora al re dei sindhu, Ventre-di-lupo e il Conquista-ricchezze,
     	e i gemelli e il re, armati di grandi archi, si confusero allora le schiere dei nemici.
     


                              CCLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora un terribile suono sorgeva nella foresta,
     	da parte degl'infuriati kṣatriya vedendo Bhīmasena, e Arjuna,

   2 	gli stendardi di questi tori degli uomini scorgendo il malvagio re, in persona,
     	Jayadratha scoraggiato, diceva alla figlia di Yajñasena, ritta sul carro: 

   3 	“arrivano, io credo questi cinque tuoi mariti dai grandi carri, o Kṛṣṇā,
     	dicci tu che sai, o bei capelli, chi sia ciascuno dei pāṇḍava ritto sul carro.”

   4 	Draupadī disse:
     	“perchè non conoscendo tu o sciocco i grandi arcieri, facesti questa terribile azione mortale?
     	questi eroi sono i miei mariti uniti, non vi è alcun scampo per voi in battaglia, 

   5 	devo dire tutto a chi sta per morire io interrogata, sul dharma,
     	non ho angustia o paura di te, scorgendo il dharmarāja assieme ai suoi fratelli,

   6 	di chi nel pavese battono dolci i due bei tamburi nanda e upananda, 
     	costui sapiente del proprio dharma e dell'artha che è seguito dalle genti virtuose,

   7 	colui che è puro come il brillante oro, col grande naso, magro dai grandi occhi,
     	costui è chiamato Yudhiṣṭhira il migliore dei kuru, mio marito e figlio di Dharma,

   8 	persino al nemico in cerca di protezione, l'eroe, che pratica il dharma la vita concede,
     	corri veloce o sciocco ai suoi piedi, tu a mani giunte gettate le armi,

   9 	e pure il grandi-braccia che vedi stare sul carro, come un grande albero śāla,
     	a labbra serrate, con le sopracciglia corrugate, è mio marito di nome Ventre-di-lupo,

  10 	i forti nobili, ben controllati i fortissimi elogiano il guerriero,
     	le sue azioni sono superumane, Bhīma perciò è il suo nome sulla terra,

  11 	nessuno che l'offenda ha scampo quaggiù, nè alcuna inimicizia a lui è mai perdonata,
     	prima di compiere la fine del nemico, egli non si ritira in pace,

  12 	dolce gentile, incrollabile, glorioso, vinti i sensi, rispettoso degli anziani, eroico,
     	fratello e discepolo di Yudhiṣṭhira, è mio marito che ha nome Dhanaṁjaya, 

  13 	che né per brame, né per paura, né per avidità, abbandona il dharma, o inganni fa,
     	quel figlio di Kuntī ha splendore pari al fuoco, e può colpire ogni nemico,

  14 	egli è il saggio che sapiente di ogni dharma ed artha, toglie la paura agl'impauriti,
     	di lui cantano la suprema bellezza in terra, tutti i pāṇḍava lo difendono,

  15 	devoto per la vita al maggiore, quello è il valoroso Nakula marito mio,
     	che pugnando di spada, con rapida e pronta mano, non è secondo, al grande e saggio Sahadeva,

  16 	le cui azioni oggi vedrai o sciocco, sul campo, come del Cento-riti tra le schiere dei daitya,
     	egli è guerriero esperto, saggio e intelligente, pronto al bene del re figlio di Dharma,

  17 	lo splendido come i raggi lunari che nato ultimo è caro ai pāṇḍava,
     	di cui nessun uomo è pari per intelligenza, eloquente, sapiente tra i virtuosi,

  18 	questo guerriero sempre indignato, saggio, intelligente è il mio marito Sahadeva,
     	darebbe la vita entrerebbe nel fuoco, nulla direbbe di diverso dal dharma,
     	sempre saggio, e fermo nel dharma kṣatriya, più caro della vita è a Kuntī l'eroe,

  19 	fatto a pezzi come una nave tra le onde, col suo carico di gioielli sulla schiena di balene,
     	vedrai il tuo esercito, scosso dai figli di Pāṇḍu e uccisi tutti i guerrieri,

  20 	questa la descrizione dei figli di Pāṇḍu che tu disprezzando per follia hai offeso,
     	se tu incolume sfuggirai a loro, tu avrai ottenuto una nuova nascita da vivo.”

  21 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora i cinque pṛthādi come cinque Indra, risparmiati i fanti tremanti a mani giunte,
     	oscurarono con una pioggia di frecce l'armata dei carri, ovunque vincendo.
     


                              CCLV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	“state insieme, combattete e rapidamente attaccate.”
     	così il re sindhu, incitava quei sovrani,

   2 	allora un tremendissimo frastuono sorgeva sul campo,
     	nei soldati, visti che ebbero Bhīma, Arjuna e i gemelli assieme a Yudhiṣṭhira,

   3 	e pure la disperazione nasceva nei sindhu, nei śibi e nei trigarta,	
     	vedendo quelle tigri fra gli uomini come tigri dall'immensa forza,

   4 	una mazza interamente fatta di ferro e damascata d'oro,
     	afferrata, Bhīma attaccava il re sindhu segnato dal fato,

   5 	fra lui frapponendosi Koṭikāśya lo attaccava,
     	circondando Ventre-di-lupo con una grande quantità di carri,

   6 	da frecce a lance potenti scagliate dal braccio di quel valoroso,
     	pur coperto da molte, non tremava Bhīma,

   7 	ma un elefante coi suoi cavalieri, e quattordici fanti
     	Bhīma uccideva con la mazza, sul fronte dell'esercito sindhu,

   8 	il pṛthāde cinquecento guerrieri montanari grandi sui carri,
     	per raggiungere il re sauvīra sul fronte dell'esercito uccideva,

   9 	il re in persona in un batter d'occhio cento dei migliori sauvīra
     	che lo attaccavano in battaglia uccideva allora,

  10 	Nakula corso giu dal carro spada in pugno, vedeva
     	là le teste dei soldati volare, come seme spargendole in breve,

  11 	col carro procedendo Sahadeva, i soldati sugli elefanti
     	abbatteva coi dardi, come fossero pavoni sugli alberi,

  12 	quindi il trigarta coll'arco, sceso dal grande carro,
     	con la mazza uccideva i quattro cavalli del re,

  13 	il re rampollo di Kuntī, a lui venendo vicino mentre era appiedato,
     	colpiva il petto con una freccia a mezzaluna, il dharmarāja,

  14 	quell'eroe col cuore trafitto vomitando sangue dalla bocca,
     	cadeva verso il pṛthāde come un albero tagliato alle radici,

  15 	il dharmarāja assieme ad Indrasena sceso dal carro,
     	coi cavalli uccisi, saliva sul grande carro di Sahadeva,

  16 	e avvicinandosi a Nakula, Kṣemaṁkara e Mahāmukha,
     	entrambi da due direzioni scagliavano piogge di fiere frecce,

  17 	i due con le frecce lo coprivano come due nuvole cariche di pioggia,
     	con una sola grande freccia li uccideva il figlio di Mādrī

  18 	il re dei trigarta Suratha postosi di fronte al suo carro,
     	il carro rovesciava con un elefante esperto nel guidarli,  

  19 	Nakula senza paura dal carro con scudo e spada in mano,
     	in un luogo elevato postosi si schierava fermo come una montagna,

  20 	Suratha quel grande elefante per uccidere Nakula
     	incitava facendo aumentare la sua furia,

  21 	Nakula di quell'elefante mentre si avvicininava,
     	la proboscide e le zanne, alla radice con la spada tagliava,

  22 	l'elefante adornato d'oro, emettendo un grande barrito, 
     	cadendo a terrea a testa in giù uccideva i cavalieri,

  23 	questa grande impresa compiuta, il guerriero figlio di Mādrī,
     	raggiunto il carro di Bhīmasena, vi ottenne rifugio il grande guerriero,

  24 	Bhīma del re Koṭikāśya che lo assaliva in battaglia,
     	all'auriga che guidava i cavalli, tagliava la testa con una freccia tagliente,

  25 	non si accorse il re che l'auriga era stato ucciso dal forte-braccio
     	e i suoi cavalli correvano qua e là sul campo senza guida,

  26 	Bhīma il migliore degli attaccanti, quello che ritornava senza auriga, 
     	uccideva con una freccia piumata, a lui avvicinatosi il pāṇḍava, 

  27 	a tutti i dodici principi sauvīra il Conquista-ricchezze,
     	le teste e gli archi tagliava con frecce mortali,

  28 	e i śibi, con Ikṣvaku in testa e i trigarta, e pure i sindhu,
     	giunti a tiro di freccia, uccideva quel grande guerriero, in battaglia,

  29 	molti apparivano distrutti dall'ambidestro,
     	con gli stendardi e gli elefanti e con le bandiere, quei grandi guerrieri,

  30 	coprendo la terra stavano sul campo di battaglia
     	i corpi, senza testa e teste senza corpi,

  31 	cani, avvoltoi, aironi, corvidi, grifoni cornacchie,
     	si pascevano là con il sangue e le carni degli eroi uccisi,

  32 	uccisi dunque questi eroi, il re dei sindhu Jayadratha,
     	liberata Kṛṣṇā, tremante di paura divenne cercando riparo,

  33 	egli sull'affollato campo di battaglia fatta scendere Draupadī,
     	per la propria vita fuggiva nella foresta da cui era giunto, quel senza onore,

  34 	il dharmarāja vista Draupadī preceduta da Dhaumya, 
     	sul carro del valoroso figlio di Mādri la faceva salire allora,

  35 	quindi fuggendo Jayadratha e disperso l'esercito,
     	ad uno ad uno mirando con le frecce li finiva Ventre-di-lupo,

  36 	e l'ambidestro vedendo fuggire Jayadratha,
     	fermava Bhīma che sterminava l'esercito sindhu.

  37 	Arjuna disse:
     	“ colui per la cui colpa noi siamo caduti in questa difficile situazione, 
     	non vedo più sul luogo della battaglia, Jayadratha,

  38 	cercalo dunque e fortuna sia a te, che vale a te uccidere i soldati?
     	perchè non pensi che sia questa un'inutile azione?”

  39 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato Bhīmasena dal saggio folti-capelli,
     	e scorgendo Yudhiṣṭhira quel ben parlante le parole diceva:

  40 	“uccisi i capi, i nemici per lo più si danno alla fuga, da qui
     	ripresa Draupadī o re allontanati da qui, 

  41 	coi gemelli o re dei re, e con Dhaumya grand'anima,
     	e raggiungi l'āśrama o re, avendo confortata Draupadī,

  42 	non mi sfuggirà vivo il folle sovrano dei sindhu,
     	neppure rifugiatosi nel sottosuolo o se Śakra fosse il suo auriga.”

  43 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ non devi uccidere o grandi-braccia, il pur malvagio sindhu,
     	ricordati di Duḥśalā e della bellissima Gāndhārī.”

  44 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	questo udendo, Draupadī coi sensi stravolti, diceva a Bhīma
     	furiosa, e piena di vergogna, la saggia, ai due mariti Bhīma e Arjuna:

  45 	“ se mi volete bene dovete uccidere quell'uomo senza onore,
     	quel malo, vergogna dei sindhu, malvagio, disgrazia della sua famiglia,

  46 	che in pace voleva rapirvi la moglie quel nemico, macchia del regno,
     	seppur implorante sul campo di battaglia egli non merita di vivere.”

  47 	così apostrofati le due tigri fra gli uomini, partirono verso dove era il sindhu,
     	e il re tornava portando Kṛṣṇā e il purohita,

  48 	egli entrando nell'āśrama coi sedili e i vasi dispersi,
     	lo vide pieno di savi con in testa Mārkaṇḍeya,

  49 	e incontrandosi coi savi che insieme si lamentavano per Draupadī
     	quel grande saggio, con la moglie e in mezzo ai due fratelli,

  50 	essi stupiti rivedendo arrivare di nuovo il sovrano,
     	avendo vinto i sindhu e ricondotta di nuovo Draupadī,

  51 	il re da quelli circondato là dunque entrava,
     	ed entrava nell'āśrama Kṛṣṇā la bella, assieme ai gemelli,

  52 	Bhīma ed Arjuna però, udendo il nemico alla distanza di un krośa,
     	i propri cavalli spingendo correvano velocissimi i due,

  53 	e questo portento compiva là quell'uomo, Arjuna,
     	che ad una distanza di un krośa uccise i cavalli dei sindhu,

  54 	egli dotato di armi divine, privo di agitazione pure nei momenti difficili,
     	compiva quella difficile impresa con frecce attivate da mantra,

  55 	quindi i due: Bhīma e il Conquista-ricchezze, rincorrevano
     	il sindhu spaventato, solengo, coi cavalli uccisi, con la mente confusa,

  56 	il sindhu pieno di spavento, visti allora uccisi i propri cavalli, 
     	e viste le valorose imprese compiute dal Conquista-ricchezze,
     	correva a cercar rifugio nella foresta da cui era giunto,

  57 	vedendo il sindhu però correre in cerca di scampo,
     	seguendolo il grandi-braccia Phalguna, le parole diceva:

  58 	“se hai questo valore perchè con la forza una donna hai rapito?
     	o figlio di re, torna indietro non hai scampo,
     	perchè i tuoi compagni abbandonando in mezzo al nemico cerchi scampo?”

  59 	così richiamato dal pṛthāde il saidhava, non tornava indietro,
     	“fermati, fermati.” così dicendo il forte Bhīma lo attaccava,
     	ma il pṛthāde pieno di pietà gli diceva: “non ucciderlo.”
     


                              CCLVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Jayadratha vedendo i due fratelli con le armi alzate,
     	fuggiva veloce deliberatamente, per la vita preoccupato,

   2 	il forte Bhīmasena sceso dal carro, lui che fuggiva
     	raggiungendo, lo afferrava furioso per i capelli,

   3 	e tenendolo con furia, lo gettava al suolo,
     	e afferratolo per la gola scuoteva quel re,

   4 	e ancora, sulla testa di quello che ancora vivo voleva alzarsi,
     	e si lamentava,  metteva il piede il grandi-braccia,

   5 	e Bhīma di ginocchio a lui dava e lo colpiva col gomito,
     	il re perdeva i sensi, colpito da quel gran colpo,

   6 	ma Phalguna tratteneva il furioso Bhīmasena:
     	"ricorda quanto il re disse in favore di Duḥśalā o kaurava."

   7 	Bhīmasena diceva:
     	"questo folle dal malvagio agire, non merita di vivere,
     	egli è il vile che ha molestato l'immeritevole Draupadī,

   8 	che ci posso fare io se il re è sempre pietoso?
     	e tu con ragione fanciullesca sempre ci trattieni."

   9 	così avendo parlato Ventre-di-lupo, tagliava i suoi cinque ciuffi di capelli,
     	con una freccia a mezzaluna, mentre lui nulla diceva,

  10 	e pensatoci allora al re diceva Ventre-di-lupo:
     	"se vuoi vivere o sciocco, ascolta il modo che io ti dico,

  11 	tra le riunite assemblee tu devi dire io sono uno schiavo,
     	in questo modo io ti darò la vita, questa è la regola dei vinti in battaglia."

  12 	"così sia." a lui il re Jayadratha in pericolo di vita 
     	rispondeva a quella tigre fra gli uomini, a Bhīma splendido in battaglia,

  13 	quindi Ventre-di-lupo, figlio di Pṛthā legatolo immobile,
     	lo metteva sul carro, esamine e coperto di fango,

  14 	quindi salito sul carro Bhīma, seguendo il pṛthāde allora,
     	raggiunto Yudhiṣṭhira in mezzo all'āśrama lo avvicinava,

  15 	Bhīma mostrava Jayadratha in quella condizione, 
     	e vedendolo sorrideva il re e diceva: " sia liberato."

  16 	e Bhīma diceva al re: "a Draupadī riferisci
     	che tu mente malvagia sei ora uno schiavo dei pāṇḍava."

  17 	a lui diceva allora il fratello maggiore queste gentili parole:
     	"libera questo malfattore se ti cale di noi."

  18 	e Draupadī diceva a Bhīma, guardando a Yudhiṣṭhira:
     	"dalla schiavitù sia libero, tu gli hai tagliato i cinque ciuffi di capelli,

  19 	egli libero vada, ascolta le parole del re Yudhiṣṭhira."
     	agitato il re rendeva omaggio allora a tutti i muni

  20 	a lui diceva il pietoso re Yudhiṣṭhira figlio di Dharma,
     	vedendo Jayadratha sostenuto dall'ambidestro:

  21 	"da uomo libero vai, io ti do la libertà, non agire così di nuovo,
     	vergogna a te che brami la donna altrui, da vile assieme ai vili,
     	chi altri che te, può compiere una tal cosa da vile uomo?"

  22 	quasi morto sapendo l'autore di quella mala azione,
     	e scorgendolo, il migliore dei bhārata, il sovrano fu preso da pietà:

  23 	"nel dharma cresca la tua mente, e non por mai mente all'adharma,
     	coi tuoi cavalli, carri e fanti vai con fortuna o Jayadratha."

  24 	così apostrofato con vergogna, in silenzio a testa bassa,
     	partiva il re addolorato, verso la città di gaṅgādvāra o bhārata,

  25 	e cercata la protezione del dio dai molti occhi, marito di Umā,
     	compiva un intenso tapas e caro fu lui al dio dal toro come insegna,

  26 	e il dio dai tre occhi in persona contento riceveva quel forte,
     	e il dio a lui concedeva una grazia, ed egli accettava, ciò ascolta:

  27 	"possa io vincere in battaglia i cinque pāṇḍava sul terreno o sui carri."
     	così diceva il re al dio, ma il dio a lui rispondeva" no,

  28 	tu respingerai loro che sono invincibiili e invulnerabili in battaglia,
     	eccetto Arjuna il grandi-braccia, pericoloso anche per gli dèi,

  29 	da quello che dicono essere l'invitto dio dal disco e mazza e conchiglia
     	da Kṛṣṇa è protetto il migliore degli esperti d'armi."

  30 	così apostrofato il sovrano si recava nella sua dimora,
     	e i pāṇḍava risiedevano allora nella foresta kāmyaka.
     
     
     


                              CCLVII


   1 	Janamejaya disse:
     	"dopo che rapita Kṛṣṇā caddero in quelle suprema difficoltà,
     	in seguito che fecero i pāṇḍava trigri fra gli uomini?"

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	"così avendo liberato Kṛṣṇā e sconfitto Jayadratha,
     	sedeva il dharmarāja Yudhiṣṭhira colle schiere dei muni,

   3 	in mezzo a quei grandi ṛṣi che ascoltando si dolevano,
     	queste parole diceva il rampollo di Pāṇḍu a Mārkaṇḍeya:

   4 	" io penso che predeterminato è il fato, e il destino
     	degli esseri debba essere, e che da questo non vi sia scampo,

   5 	come dunque a nostra moglie sapiente e praticante del dharma, 
     	possa toccare una tale situazione, come il puro è macchiato dal falso?

   6 	mai fece qualcosa di male o alcuna azione biasimevole,
     	Draupadī, che sempre nel grande dharma ha agito verso i brahmani,

   7 	il re Jayadratha, con mente confusa la rapiva con la forza,
     	per aver lei rapita, lui ha avuto i capelli rasati sulla testa,
     	ed ha subito una sconfitta in battaglia col suo seguito,

   8 	ripresa fu ella da noi, avendo ucciso l'esercito sindhu,
     	questo rapimento della moglie è giunto a noi imprevisto,

   9 	e doloroso è questo vivere nella foresta e il sostenerci di caccia,
     	e la violenza verso gli animali che sono nella foresta, come noi,
     	e esiliato che sono, per l'inganno compiuto dai parenti,

  10 	vi è dunque qualche altro uomo più sfortunato di me,
     	che tu abbia prima visto, o di cui tu abbia prima udito?"
     


                              CCLVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" cadde in un ineguagliabile dolore Rāma, o toro dei bhārata,
     	da un fortissimo rakṣas fu rapita sua moglie la figlia di Janaka,

   2 	dall'āśrama, dal potente Rāvaṇa re dei rākṣasa,
     	usando la māyā velocemente uccidendo l'avvoltoio Jaṭāyus.

   3 	la recuperava Rāma coll'aiuto dell'esercito di Sugrīva,
     	gettato un ponte sull'oceano, e distruggendo laṅkā con acute frecce."

   4 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"in quale famiglia è nato Rāma, e quale il suo valore e coraggio?
     	e Rāvaṇa di chi fu figlio? e perchè ebbe inimicizia per lui?

   5 	tutto questo o venerabile, rettamente mi devi raccontare,
     	io desidero udire le imprese di Rāma dall'infaticabile agire."

   6 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" vi era un grande re, Aja di nome, della discendenza di Ikṣvāku,
     	suo figlio era Daśaratha sempre puro e intento ai suoi studi,

   7 	costui aveva quattro figli esperti nel dharma e nell'artha,
     	Rāma, Lakṣmaṇa, Śatrughna, e il fortissimo Bharata,

   8 	la madre di Rāma era Kausalyā, e Kaikeyī quella di Bharata,
     	Lakṣmaṇa e Śatrughna erano i due figli di Sumitrā distruttori di nemici,

   9 	Janaka era il re dei videha, e Sītā sua figlia o illustre,
     	nobildonna amata da Rāma, che fu creata da Tvaṣṭṛ in persona,

  10 	questa si dice, l'origine di Rāma e di Sītā,
     	e pure l'origine di Rāvaṇa ti illustrerò o signore di genti,

  11 	il dio Prajāpati in persona è il nonno di Rāvaṇa,
     	il Nato-da-sé, è il signore e creatore di tutti i mondi,

  12 	un amato suo figlio, nato dalla mente, aveva nome Pulastya,
     	da lui nacque un potente figlio di nome Vaiśravaṇa, dal ventre di una vacca,  

  13 	il quale abbandonando il padre si recava al nonno,
     	il padre per l'ira creava da sé un altro sé stesso,

  14 	questo ri-nato di nome Viśravas, nacque dalla metà di lui,
     	pieno d'ira per vendicarsi di Vaiśravaṇa, 

  15 	il nonno amandolo, concedeva a Vaiśravaṇa
     	l'immortalità, la signoria sui tesori, e la sovramità dei mondi,

  16 	e l'amicizia di Īśāna, e un figlio di nome Nalakūbara,
     	e come residenza reale, laṅkā abitata dalle schiere dei rākṣasa."
     


                              CCLIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" il muni che per l'ira nacque da metà corpo di Pulastya.
     	di nome Viśravas, furioso guardava a Vaiśravaṇa,

   2 	si accorgeva allora il signore dei rākṣasa dell'ira del padre,
     	e Kubera o sovrano si sforzava di continuo di calmarlo,

   3 	il re dei re con suo carro tirato da uomini, viveva a laṅkā,
     	e tre serve rākṣasa mandava al padre,

   4 	queste erano state incaricate di soddisfare quel grand'anima,
     	quel ṛṣi, o tigre dei bhārata, essendo esse esperte di canti e danze,

   5 	esse erano Puṣpotkaṭā, e Rākā, e Mālinī, o signore di popoli,
     	l'un l'altra emulandosi, o re, e desiderose di dare il meglio erano quei bei vitini,

   6 	e il grand'anima, contento di loro delle grazie ad esse concedeva,
     	di ciascuna i figli, i principali lokapāla, secondo i loro desideri sarebbero stati,

   7 	con Puṣpotkaṭā generava due figli, signori dei rākṣasa,
     	Kumbhakarṇa, e Daśagrīva, di forza ineguagliabile sulla terra,

   8 	Mālinī generava un solo figlio, Vibhīṣaṇa,
     	e con Rākā generava una coppia, Khara e la Śūrpaṇakā,

   9 	Vibhīṣaṇa per bellezza era superiore a tutti, 
     	egli divenne glorioso, difensore del dharma e intento ai riti,

  10 	Daśagrīva, di tutti era il più anziano, quel toro dei rākṣasa,
     	di grande potenza, di grande valore, nobile e coraggioso,

  11 	Kumbhakarṇa per forza, di tutti era il primo,
     	sapiente nella māyā, appassionato di guerra, crudele cacciatore notturno, 

  12 	Khara, esperto nell'arco, e offensore di brahmani, mangiatore di carne,
     	ostacolo alla perfezione, e crudele era Śūrpaṇakhā,

  13 	tutti sapienti nei veda, tutti guerrieri, dai ferrei voti,
     	abitavano contenti col padre sulla montagna gandhamādana,

  14 	un giorno videro là Vaiśravaṇa col carro trainato da uomini,
     	seduto assieme al padre, dotato di suprema prosperità,

  15 	e presi da gelosia, allora essi si determinarono nel tapas,
     	e soddisfacevano Brahmā con un terribile tapas,

  16 	stava su un piede solo per mille anni,
     	Daśagrīva, nutrendosi d'aria, circondato dai cinque fuochi,

  17 	e dormendo sul suolo, Kumbhakarṇa, era moderato nel cibo e fermo nei voti,
     	Vibhīṣaṇa, solo di foglie secche si nutriva,

  18 	contento nel digiuno, sempre intento a pregare, il saggio,
     	per lungo tempo praticava un aspro tapas, con onesto pensiero, 

  19 	Khara e Śūrpaṇakhā il tapas di questi asceti,
     	servivano e proteggevano con mente contenta,

  20 	e al compimento di mille anni, una testa tagliatosi il dieci-teste,
     	la sacrificava nel fuoco l'invincibile, e con ciò soddisfaceva il signore dell'universo,

  21 	allora Brahmā in persona, raggiunti gli asceti li fermava,
     	garantendo a tutti, una grazia ciascuno.

  22 	Brahmā disse:
     	' contento io sono di voi, fermatevi e scegliete una grazia, figli miei, 
     	qualsiasi cosa desiderate avrete, eccetto solo l'immortalità,

  23 	e ciascuna testa da te offerta nel fuoco per desiderio di molto avere,
     	di nuovo nel tuo corpo apparirà secondo il tuo volere,

  24 	e tu la capacità di mutar aspetto a tuo piacimento,
     	avrai, e vincerai senza dubbio i nemici in battaglia.'

  25 	Rāvaṇa disse:
     	' da gandharva, dèi, o asura, da yakṣa o rākṣasa,
     	da serpenti, kiṁnara o spettri, che io non abbia sconfitta. '

  26 	Brahmā disse:
     	' da tutti quelli che tu hai nominato, non dovrai nulla temere,
     	eccetto che dagli uomini; che fortuna sia te, questo da me è concesso.'"

  27 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così apostrofato Daśagrīva, ne fu allora soddisfatto,
     	disprezzando gli uomini quel malvagio antropofago,

  28 	quindi a Kumbhakarṇa allora come prima, chiedeva il grande antenato,
     	ed egli scelse di dormire nella terra, la sua mente coperta dalle tenebre,

  29 	' così sia!' avendo affermato, diceva a Vibhīṣaṇa:
     	' una grazia scegli o figlio, io sono molto contento di te.'

  30 	Vibhīṣaṇa disse:
     	' anche in una suprema disgrazia la mia mente non indugi nell'adharma,
     	e o beato, mi sia data il brahmāstra senza studio.'

  31 	Brahmā disse:
     	' o distruttore di nemici, poichè, pur nato in un grembo rākṣasa, la tua
     	mente non si rallegra nell'adharma, io ti concedo l'immortalità.'"

  32 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" il rākṣasa Daśagrīva ottenuta la grazia o signore di popoli,
     	rimosse da laṅkā il signore delle ricchezze, avendolo vinto in battaglia,

  33 	e lasciata laṅkā il venerabile, entrava in gandhamādana,
     	seguito da gandharva e yakṣa, assieme a rakṣas e kiṁpuruṣa,

  34 	Rāvana il carro volante puṣpaka di quello prendeva, entrando, 
     	lo malediva però Vaiśravaṇa: 'questo non ti trasporterà,

  35 	ma chi ti ucciderà in battaglia questo carro trasporterà,
     	e avendo offeso me, tuo guru, non vivrai a lungo.'

  36 	Vibhīṣaṇa quell'anima giusta, sempre ricordando il dharma dei giusti,
     	otteneva o grande re, il possesso di una suprema prosperità,

  37 	e il beato signore delle ricchezze, contento di lui, al fratello
     	concedeva il comando degli eserciti yakṣa e rākṣasa, quel saggio,

  38 	e i rākṣasa antropofagi, e i piśāca fortissimi,
     	tutti riunendosi, consacrarono re il dieci-teste,

  39 	Daśagrīva però, con l'arroganza della propria forza, dei daitya e degli dèi
     	le ricchezze prendeva, attaccandoli, volando in cielo mutando d'aspetto,

  40 	egli faceva gridare i mondi perciò Rāvaṇa è chiamato,
     	Daśagrīva forte a volontà faceva paura agli dèi."
     


                              CCLX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora i ṛṣi brahmani, gli dèi e i ṛṣi regali,
     	con Agni in testa, veicolo dell'oblazione, cercarono rifugio in Brahmā.

   2 	Agni disse:
     	' il fortissimo Daśagrīva che è figlio di Viśravas,
     	invulnerabile fu fatto per una grazia data un tempo da te, o beato,

   3 	questo fortissimo opprime con ingiurie tutte le creature, 
     	quindi proteggici tu o beato, non vi è altri che ci possa proteggere.'

   4 	Brahmā disse:
     	' dèi e asura non sono in grado di vincerlo in battaglia, o fonte di luce,
     	già è stabilito quanto si debba fare, la sua morte è vicina,

   5 	a questo scopo è disceso nel genere umano il quattro-braccia,
     	Viṣṇu, il migliore dei combattenti, egli compirà questa impresa.'"

   6 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"il Grande-avo quindi verso di loro queste parole disse:
     	' insieme a tutte le schiere degli dèi rinascete sulla terra,

   7 	compagni di Viṣṇu ovunque tra orsi e scimmie,
     	rinascete, figli valorosi, dotati di forza e di aspetto a piacere.'

   8 	quindi in varia misura, dèi, gandharva e dānava,
     	tutti rapidamente si conciliarono di discendere sulla terra,

   9 	in loro presenza ad una gandharva di nome Dundubhī,
     	il grazioso dio ordinava di compiere quest'azione divina,

  10 	udite le parole del Grande-avo, la gandharva Dundubhī allora,
     	nasceva nel mondo umano nella forma della gobba Mantharā,

  11 	e tutti i migliori dei celesti, con Śakra in testa,
     	nascevano come figli di femmine di scimmie e di orsi,
     	ed essi tutti assomigliavano ai loro padri per forza e splendore,

  12 	battendo i picchi dei monti, grandi come alberi, e armati di pietre,
     	tutti solidi come folgori, e tutti di straordinaria forza,

  13 	e tutti avendo valore a volontà, erano esperti di guerra,
     	e con la forza di molti elefanti, simili al forte vento per velocità,
     	dove volevano vivevano, ed alcuni qui nella foresta,

  14 	in questo modo tutto avendo stabilito, il beato benefattore del mondo,
     	a Mantharā faceva sapere ciascuna cosa che doveva fare,

  15 	ella veloce come il pensiero conosciuti i suoi voleri, in tal modo li compiva,
     	da lì in poi, si applicava nel fomentare il fuoco dell'inimicizia."
     


                              CCLXI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" hai raccontato o venerabile le nascite di ciascuno a cominciare da Rāma,
     	io vorrei sentire raccontata la causa della sua partenza o brahmano,

   2 	perchè i due valorosi fratelli, figli di Daśaratha, Rāma e Lakṣmaṇa,
     	furono inviati nella foresta, o brahmano, e pure la bellissima principessa di mithilā?"

   3 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" Daśaratha avuta prole, felicissimo era il sovrano,
     	felice nei riti, fermo nel dharma, sempre al servizio degli anziani,

   4 	e col tempo i suoi figli crescevano di grande energia,
     	studiosi dei veda, e dei testi mistici, e della scienza dell'arco,

   5 	essi praticarono la castità e poi si sposarono o principe,
     	quando ciò avvenne Daśaratha, felice e contento divenne, 

   6 	il primogenito tra essi era Rāma, deliziava tutte le creature,
     	per fascino quel saggio, soddisfazione del cuore del padre,

   7 	quindi il savio re pensando che aveva superata la maturità,
     	si consultava coi ministri sapienti nel dharma e coi purohita,

   8 	per consacrare Rāma nell'eredità del regno o bhārata,
     	e tutti quei migliori consiglieri pensarono che era giunto il tempo,

   9 	quel grandi-braccia, cogli occhi rossi, dal passo di furioso elefante,
     	dalle lunghe braccia, ampio torace, con neri e mossi capelli,

  10 	splendente di bellezza, valoroso, non inferiore a Śakra in battaglia,
     	esperto in ogni dharma, come Bṛhaspati per pensiero,

  11 	amato da tutti per natura, sapiente in ogni conoscenza,
     	coi sensi domati, affascinante a vedersi pure per i nemici,

  12 	punitore dei malvagi, difensore dei virtuosi nel dharma, 
     	pieno di fermezza, non assaltabile, conquistatore invincibile, 

  13 	il re Daśaratha questo figlio nato da Kausalyā, cresciuto
     	vedendo, in una suprema gioia cadeva o rampollo dei kuru,

  14 	e quel valoroso dal grande splendore pensando alle qualità di Rāma, 
     	deliziato diceva al purohita: ' che tu sia benedetto,

  15 	oggi è il mese puṣya, nella notte o brahmano, si entrerà in una favorevole congiunzione, 
     	i materiali occorrenti si preparino, e il mio Rāma sia consacrato.'

  16 	così avendo ascoltate le parole del re allora Mantharā,
     	avvicinata Kaikeyī in quel momento, queste parole le diceva:

  17 	' oggi o Kaikeyī una grande sventura per te il re ha annunciato,
     	un serpente velenoso, irato e crudele ti morde o infelice,

  18 	fortunata è ora Kausalyā il cui figlio sarà consacrato,
     	dove sarà la tua fortuna quando tuo figlio non avrà il regno?'

  19 	essa udite queste parole, adornata di ogni gioiello,
     	col vitino sottile come una vedī, mostrando una suprema bellezza,

  20 	in intimità avvicinato il marito, quasi ridendo lei dal bel sorriso,
     	affetto manifestando, diceva queste dolci parole:

  21 	' tu dalle sincere promesse, mi concedesti un tempo un desiderio,
     	compilo ora o re e con ciò liberati dalla difficoltà.'

  22 	il re disse:
     	' una grazia ti concedo dunque, prendi quanto desideri,
     	quale innocente oggi sarà ucciso, o quale colpevole liberato?

  23 	a chi oggi darò ricchezza o a chi la toglierò?
     	eccetto quella dei brahmani ogni altra ricchezza mi appartiene.'"

  24 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" ella quelle parole udite, circuendo il sovrano,
     	consapevole del proprio potere, allora diceva a lui:

  25 	' quanto tu hai preparato per Rāma riguardo alla consacrazione,
     	questo sia dato a Bharata, e nella foresta sia mandato il rāghava.'

  26 	al re ciò udito, un violento dispiacere sorgeva in lui
     	addolorato o migliore dei bhārata, che in nessun modo riusciva a scacciare,

  27 	quindi Rāma quanto detto dal padre saputo, il valoroso,
     	nella foresta si recava quell'anima giusta, dicendo: ' sia vero il detto del re.'

  28 	e Lakṣkaṇa arciere di buona fortuna lo seguiva allora,
     	e pure la moglie Sītā la vaidehī figlia di Janaka, che tu sia benedetto,

  29 	quindi andato nella foresta Rāma, il re Daśaratha allora
     	era colpito dal giusto tempo della conclusione del corpo,

  30 	e saputo della partenza di Rāma, e della morte del re,
     	avvicinatasi a Bharata la regina Kaikeyī il discorso diceva:

  31 	' andato in cielo è Daśaratha, e Rāma e Lakṣmaṇa sono nella foresta,
     	prendi il regno grande e prosperoso e privo di ogni spina.'

  32 	a lei diceva quell'anima giusta: ' ahime! una viltà tu hai fatto,
     	uccidendo il marito e distruggendo la famiglia, per brama di ricchezze,

  33 	mala fama avendo gettato sulla mia testa tu, o disgrazia della famiglia,
     	abbi dunque amore per me.'  così avendo parlato piangeva,

  34 	egli mostrando buona condotta in ogni aspetto del carattere,
     	si recava dal fratello Rāma, desideroso del suo ritorno,

  35 	e molto addolorato, Kausalyā, Sumitrā e Kaikeyī,
     	davanti poste, su dei carri, assieme a Śatrughna, partiva,

  36 	con Vasiṣṭha e Vāmadeva e con altri brahmani a migliaia,
     	e assieme ai cittadini, per desiderio di ricondurre Rāma,

  37 	egli scorgeva Rāma assieme a Lakṣmaṇa mentre stava a citrakūṭa,
     	portando gli ornamenti degli asceti, e con l'arco in mano,

  38 	egli fu mandato via da Rāma, per compiere i voleri del padre,
     	e a Nandigrāma governava mettendo davanti le scarpe del fratello,

  39 	e Rāma di nuovo sospettando l'arrivo dei cittadini,
     	entrava nella grande foresta verso l'āśrama di Śarabhaṅga,

  40 	egli onorato che ebbe Śarabhaṅga, si rifugiava nella foresta daṇḍaka,
     	e raggiunto il piacevole fiume godāvarī, là risiedeva,

  41 	verso Rāma che là abitava, allora a causa di Śūrpaṇakhā fu fatta
     	una grande inimicizia con Khara, che abitava a janasthāna, così sorgeva:

  42 	il rāghava, per amore del dharma, per proteggere gli asceti,
     	aveva ucciso quattordicimila rākṣasa sulla terra,

  43 	e uccisi Khara e Dūṣaṇa entrambi fortissimi,
     	quel saggio rāghava aveva di nuovo reso sicura quella santa foresta,

  44 	e dopo che furono uccisi quei rakṣas allora di nuovo Śūrpaṇakhā,
     	col naso e le labbra tagliate, partiva verso laṅkā, residenza del fratello,

  45 	quindi avvicinatasi a Rāvaṇa la rākṣasa, agitata dal dolore,
     	cadeva ai piedi del fratello, pallida cogli occhi rossi,

  46 	Rāvaṇa vedendola così sfigurata, preso dall'ira,
     	si alzava dal seggio furioso, serrando i denti coi denti,

  47 	e allontanati i propri ministri, da solo a lei diceva:
     	' chi ti ha fatto ciò o bella, senza a me pensare disprezzandomi?

  48 	chi è che presa una lancia appuntita l'ha posta in tutte le sue membra?
     	chi è che postosi un fuoco sulla testa felice dorme senza paura?

  49 	chi è che posa le mani ai piedi di un terribile serpente velenoso?
     	chi è che se ne sta tra i denti toccando un leone dalla lunga criniera?'

  50 	mentre così parlava dalle sue aperture lucenti fiamme
     	uscivano, come dalle aperture di un albero che brucia  al buio,

  51 	a lui tutto raccontava la splendida, del coraggio di Rāma,
     	e della distruzione dei rākṣasa assieme a Khara e Dūṣaṇa,

  52 	egli dunque deciso cosa dovesse fare, e tranquillizata la sorella,
     	partiva il re verso nord, dopo aver stabilito l'ordine nella città,

  53 	e passati i monti trikūṭa e kāla dunque
     	scorgeva il grande oceano dalle acque profonde, sede di mostri, 

  54 	e quello superando, il dieci-teste giungeva a gokarṇa,
     	amata e sicura sede del grand'anima del dio armato col tridente,

  55 	là, il dieci-teste raggiungeva Mārīca suo antico ministro,
     	intento ora nella pratica ascetica per aver avuto paura di Rāma."
     


                              CCLXII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" Mārīca dunque si era molto agitato vedendo arrivare Rāvaṇa,
     	e lo venerava con mille onori, a cominciare da frutti e radici,

   2 	il rākṣasa, sedendosi vicino a lui comodamente seduto,
     	quel sapiente nell'eloquio, queste gentili parole diceva a quell'esperto di discorsi:

   3 	' non hai tu il tuo naturale colore quale avevi abitando nella tua città,
     	forse che tutte le doti naturali che avevi prima si sono consumate?

   4 	e pure, perchè qui sei giunto e cosa posso fare per te o re dei rākṣasa?
     	io questo compirò, sappi, anche se fosse difficile a farsi.'

   5 	Rāvaṇa a lui raccontava tutto quello che aveva fatto Rāma,
     	Mārīca succintamente avendo udito diceva a Rāvaṇa:

   6 	' non devi tu assalire Rāma, io conosco il suo valore,
     	vi è forse qualcuno in grado di sostenere la forza delle frecce di quel grand'anima?

   7 	quel toro fra gli uomini è la causa del mio essere un asceta,
     	chi è quel malvagio che ti ha raccontato di questa fonte di morte?'

   8 	allora Rāvaṇa irato diceva con tono minaccioso:
     	' se non compirai i nostri ordini, la morte per te sarebbe certa.'

   9 	Mārīca pensava: ' la morte per mano di uno superiore è meglio,
     	invitabilmente io avrò la morte, perciò farò quanto lui crede.'

  10 	quindi Mārīca rispondeva al signore dei rākṣasa:
     	' qualsiasi aiuto io posso fare, la farò anche se controvoglia.'

  11 	a lui diceva Daśagrīva: ' va a prendere Sītā,
     	trasformato in un cervo con le corna ingioiellate e varie gemme tra i peli,

  12 	certamente Sītā scorgendoti, inciterà Rāma a prenderti,
     	e andato via il discendente di Kakutstha, Sītā cadrà in mio potere,

  13 	afferratala io la porterò via, e allora egli più non vivrà,
     	quello sciocco privo della moglie, dai a me questo aiuto.'

  14 	così dunque apostrofato Mārīca, purificatosi coll'acqua,
     	pieno di dolore seguiva Rāvaṇa che procedeva avanti,

  15 	quindi raggiunto l'āśrama di Rāma dalle instancabili imprese,
     	compiva tutto quello che prima i due avevano convenuto,

  16 	Rāvaṇa divenuto un asceta calvo con il vaso, in controllo di parola, pensiero e atti,
     	e Mārīca divenuto un cervo, a quel luogo s'avvicinarono,

  17 	Mārīca nell'aspetto di cervo, si mostrava alla principessa videha,
     	ella allora dietro il cervo incitava Rāma, spinta dall'inganno,

  18 	e Rāma lo faceva per amore di lei, preso l'arco il migliore dei giusti,
     	lasciato Lakṣmaṇa di guardia, partiva a caccia del cervo,

  19 	egli coll'arco allacciata la faretra, con spada, parabraccio e paradito,
     	rincorreva il cervo Rāma, come Rudra quello delle stelle,

  20 	il rākṣasa procedendo spariva e di nuovo a lui si mostrava, 
     	e lo portava a grande distanza, allora Rāma capiva chi era,

  21 	e riconosciutolo un demone, il rāghava con la sua intelligenza,
     	presa una efficace freccia lo uccideva nella forma di cervo,

  22 	egli colpito dalla freccia di Rāma allora emetteva la voce di Rāma:
     	' oh Sītā oh Lakṣmaṇa.' così urlava con voce infelice.

  23 	udiva dunque la videha quel suo pietoso grido,
     	ella correva verso il grido, e allora a lei diceva Lakṣmaṇa:

  24 	' smettila con l'apprensione o timida, chi può vincere Rāma?
     	in un momento vedrai Rāma tornare o bel-sorriso.'

  25 	così lui avendo parlato ella lamentevole dubitava del cognato,
     	pur adornato di buona condotta, colpita dalla natura propria delle donne,

  26 	ella cominciava a dire male parole, la virtuosa fedele al marito:
     	' quanto tu desideri nel cuore o sciocco, mai non sarà,

  27 	ma io mi ucciderò da me presa un'arma,
     	o mi precipiterò dalla rupe di un monte, o mi getterò nel fuoco,

  28 	avendo abbandonato tuo fratello Rāma, io in nessun modo
     	starò con te vile, come una femmina di tigre con uno sciacallo.'

  29 	tali parole udite, Lakṣmaṇa, affezionato al rāghava,
     	e di virtuoso agire, chiusosi gli orecchi, partiva verso dove era andato il rāghava,
     	arco in mano egli procedeva, seguendo le tracce di Rāma,

  30 	da lì vicino il raksas Rāvaṇa questo scorgeva,
     	brutto diventato bello, come un fuoco coperto dalla cenere,
     	travestito da asceta, per voler rapire quella irreprensibile,

  31 	la virtuosa figlia di Janaka, vedendo lui arrivare,
     	lo invitava a mangiare avendo frutti e radici,

  32 	e trascurando il proprio aspetto ed entrato,
     	il toro dei rākṣasa cercava di conciliarsi la videha:

  33 	' o Sītā io sono il re dei rākṣas il mio nome è Rāvaṇa,
     	io ho una città bella, laṅkā di nome, aldilà del mare,

  34 	là tu tra le belle donne splenderai insieme a me,
     	sii mia moglie o belle natiche, e abbandona l'ascetico rāghava.'

  35 	queste tali parole udite, Sītā la figlia di Janaka, allora 
     	tappandosi le orecchie la belle-natiche, queste parole diceva:

  36 	' può cadere il cielo con le stelle, può la terra andare in pezzi,
     	può il fuoco divenire freddo, ma io non abbandonerò il rampollo di Raghu,

  37 	ad un elefante con le fessure sulle tempie, che pascola nella foresta,
     	un elefantessa essendo vicino come può toccare un cane selvatico?

  38 	come avendo bevuto la dolce bevanda, e avendo bevuto la madhumādhavī,
     	una donna può desiderarne una acida? cosi io penso.'

  39 	ella a lui così avendo parlato, di nuovo entrava nell'āśrama,
     	rincorrendo la belle-natiche, Rāvaṇa glielo proibiva,

  40 	e minacciandola con una grido crudele, da farla svenire, 
     	per i capelli l'afferrava e nel cielo in volo partiva, 

  41 	allora l'avvoltoio Jaṭayu, che si aggirava per la montagna, vide
     	quell'ascetica donna che trascinata via, gridava: 'Rāma! Rāma!'"
     


                              CCLXIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" Jaṭāyu figlio di Aruṇa era amico di Daśaratha,
     	era un re degli avvoltoi, dal grande valore, e Saṁpāti era suo fratello,

   2 	egli vide allora Sītā la nuora( dell'amico) sulle anche di Rāvaṇa,
     	e con furia, l'uccello attaccava Rāvaṇa il signore dei rākṣasa,

   3 	e a lui diceva l'avvoltoio: ' liberala! libera la maithilī!
     	finchè vivo come puoi rapirla o demone?
     	non ti libererai di me vivo, se non lascerai la nuora.'

   4 	così avendo parlato al re dei rākṣasa, cogli artigli lo tagliava violentemente,
     	e con colpi di ali e becco lo faceva in molti pezzi,
     	e il sangue scorreva sulla terra come da fonti montane,

   5 	egli ferito dall'avvoltoio, che voleva salvare l'amata di Rāma,
     	presa la spada tagliava le ali di quell'alato,

   6 	e colpito il re degli avvoltoi, come una nuvola squarciata su un monte,
     	in alto procedeva il rākṣasa tenendo sulle anche Sītā,

   7 	e in ogni luogo in cui la videha vedeva il segno di un āśrama,
     	o un lago, oppure un fiume, là lanciava un ornamento, 

   8 	ella vide sulla vetta di un monte cinque eroi vānara, 
     	e là lasciava andare una grande e divina veste, quella piena di ingegno,

   9 	in mezzo a quei re dei vānara cadeva, portata dal vento,
     	in mezzo ai cinque, gialla come luce dentro una nuvola,

  10 	in tal modo rapita la videha, Rāma avendo ucciso il grande cervo,
     	giratosi quel saggio vide allora, il fratello Lakṣmaṇa. 

  11 	' perchè hai lasciato la videha nella foresta abitata da rākṣasa
     	e sei qui giunto?' così vedendo il fratello lo rimproverava,

  12 	egli, allontanato da un rākṣasa in forma di grande cervo,
     	pensando all'arrivo del fratello si tormentava,

  13 	e rimproverandolo Rāma veloce gli andava incontro:
     	' è ancora viva la videha? non così mi sembra, o Lakṣmaṇa.'

  14 	a lui Lakṣmaṇa tutte riferiva le parole di Sītā,
     	le parole improprie che la videha aveva poco prima dette,

  15 	con cuore che bruciava, Rāma si precipitava verso l'āśrama,
     	egli allora scorgeva l'avvoltoio simile a una montagna, colpito,

  16 	sospettando fosse un rākṣasa, teso il potente arco,
     	il discendente di Kākutstha lo avvicinava assieme a Lakṣmaṇa,

  17 	la spledida creatura diceva a quei due, a Rāma e Lakṣmaṇa:
     	' io sono il re degli avvoltoi, fortuna a voi, e amico di Daśaratha.'

  18 	i due udite le sue parole allentati i due stupendi archi,
     	dicevano i due: ' chi è che dice il nome di nostro padre?'

  19 	quindi i due videro allora, un uccello con le ali tagliate,
     	ai due, l'avvoltoio raccontava del colpo infertogli da Rāvaṇa per rapire Sītā,

  20 	il rāghava chiedeva all'avvoltoio: ' Rāvaṇa in che direzione è andato?'
     	a lui l'avvoltoio, col movimento della testa lo indicava e moriva,

  21 	a sud avendo inteso il kākutsthade dal suo gesto,
     	compiva la cerimonia funebre onorando l'amico del padre,

  22 	quindi vedendo il luogo dell'āśrama con i seggi e i vasi dispersi,
     	rotte le brocche, vuoto, abitato da branchi di sciacalli,

  23 	riempiendosi di dolore e sofferenza i due, afflitti per il rapimento della videha,
     	quei due uccisori di nemici partirono nella foresta, daṇḍaka verso sud,

  24 	in quella grande foresta Rāma, assieme al figlio di Sumitrā,
     	vedeva branchi di animali fuggire in ogni dove,
     	e tremende grida degli esseri viventi, come sorte da una foresta incendiata,

  25 	e in un attimo videro un demone tutto ventre, terribile a vedersi,
     	simile ad una nuvola su una montagna, con grandi braccia come tronchi d'albero,
     	con due larghi occhi sul petto, e una grande bocca sul grande ventre,

  26 	per caso, quel rakṣas afferrava con una mano Lakṣmaṇa,
     	si disperava allora sul momento il Sumitrāde o bhārata,

  27 	egli guardando Rāma per essere da lui liberato da quel mostro,
     	disperato diceva a Rāma: ' guarda la condizione in cui io sono, 

  28 	e il rapimento della videha e questa mia sventura,
     	e l'esilio dal tuo regno, e pure la morte del padre, 

  29 	io non ti vedrò assieme alla videha tornato nel regno dei kosala,
     	di nuovo installato nell'avita sovranità della terra,

  30 	i più fortunati vedranno coi legnetti da fuoco, il riso e l'erba kuśa, il tuo
     	viso come la luna squarciate le nubi, mentre sarai consacrato.'

  31 	così in vario modo, il saggio Lakṣmaṇa si lamentava,
     	a lui diceva allora il kākutsthade, calmo pure nella difficoltà: 

  32 	' non disperare o tigre fra gli uomini, nulla è ciò, standoti io vicino,
     	taglia il suo braccio destro, io taglierò a lui il sinistro.'

  33 	e mentre così parlava Rāma colpiva il suo braccio
     	con la spada, molto affilata, e lo tagliava come fosse uno stelo di sesamo,

  34 	allora il suo braccio destro con la spada colpiva il forte
     	Sumitrāde, pure guardando il fratello, il rāghava in piedi,

  35 	e di nuovo Lakṣmaṇa violentemente colpiva i fianchi del rakṣas, 
     	morto cadeva a terra il grande mostro allora,

  36 	e dal suo corpo uscito un uomo, divino a vedersi,
     	costui guardava il cielo immobile come il sole fiammeggiante nel cielo,

  37 	Rāma con belle parole, chiedeva a lui: ' chi sei tu? rispondi alla mia domanda,
     	per piacere, perchè questa cosa mi appare un portento.'

  38 	a lui rispondeva: ' io sono il gandharva Viśvāvasu o sovrano,
     	per la maledizione di un brahmano sono caduto in una nascita rākṣasa,

  39 	Sīta è stata rapita da Rāvaṇa il re che abita a laṅkā,
     	recati da Sugrīva ed egli ti darà aiuto,

  40 	vi è una lago dalle benefiche acque pieno di oche selvatiche e anitre,
     	esso è il taṭākinī vicino al monte ṛśyamūkha,

  41 	Sugrīva abita là, assieme a quattro compagni,
     	egli è il fratello del re dei vānara, Vālin dalla ghirlanda d'oro,

  42 	questo è tutto noi possiamo dire, tu rivedrai la figlia di Janaka,
     	certamente è conosciuta la dimora di Rāvaṇa dal re dei vānara.'

  43 	così avendo parlato scompariva quell'uomo divino, dalla grande saggezza,
     	e in grande meraviglia, caddero entrambi gli eroi Rāma e Lakṣmaṇa."
     


                              CCLXIV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi nelle vicinanze del lago pieno di loti, di tipo kamala e utpala,
     	Rāma si approssimava addolorato per il rapimento di Sītā,

   2 	da una fresca e piacevole brezza divinamente profumata
     	rinfrescato, egli procedeva nella foresta con la mente all'amata,

   3 	e si lamentava il re dei re, là ricordando l'amato bene,
     	tormentato dalle frecce dell'amore, allora il Sumitrāde a lui diceva:

   4 	'un tale stato di afflizione non ti deve toccare o degno di onore,
     	come la malattia che tocca un uomo maturo dall'animo controllato,

   5 	notizie hai ottenuto della videha e di Rāvaṇa,
     	tu con l'attività virile e con l'intelligenza la raggiungerai,

   6 	recati da Sugrīva, che abita la montagna quel toro tra le scimmie,
     	e con me come seguace, supporto e aiuto, riprendi coraggio.'

   7 	così dalle varie parole di Lakṣmaṇa il rāghava
     	apostrofato, mutava la mente, e immediatamente si impegnava nell'attività,

   8 	ed arrivati all'acqua del lago, a venerare gli antenati
     	procedettero i due valorosi fratelli, Rāma e Lakṣmaṇa,

   9 	i due raggiunto il monte ṛśyamūkha, ricco di frutta e radici,
     	sulla cima della montagna, i due eroi videro cinque vānara,

  10 	Sugrīva, un assistente vānara mandava a invitare i due,
     	costui era l'intelligente Hanūmat saldo come il monte himavat,

  11 	con lui prima parlando, i due raggiunsero Sugrīva,
     	e amicizia stringeva Rāma col re dei vānara, o sovrano,

  12 	e informato del suo scopo, mostrava a lui quella veste
     	che Sītā trascinata via, aveva lasciato cadere tra i vānara,

  13 	la sincera amicizia ottenuta da Sugrīva, re delle scimmie,
     	di persona Rāma lo faceva consacrare sovrano delle scimmie sulla terra,

  14 	il kākutsthade prometteva di uccidere in battaglia Vālin,
     	e Sugrīva di ricondurre la videha, o sovrano,

  15 	cosi avendo dichiarato, fatto il patto, e fidandosi reciprocamente,
     	e raggiunta la città di kiṣkindhā si schierarono, desiderosi di battaglia,

  16 	Sugrīva raggiunta kiṣkindhā, gridava con un urlo simile a un torrente,
     	Vālin non tollerava quel suo grido, ma la moglie Tārā lo fermava:

  17 	' dal modo in cui urla quel fortissimo vānara Sugrīva,
     	io penso che abbia ottenuto aiuto, tu non devi uscire.'

  18 	allora Vālin con la ghirlanda d'oro, a Tārā dal viso di luna,
     	rispondeva a lei, il marito, il sovrano dei vānara dal bel eloquio:

  19 	' tu che sai i versi di ogni essere, vai a vedere usando la tua intelligenza,
     	da chi ha ottenuto aiuto quel mio fratello solo di nome.'

  20 	ma pensando un momento, Tārā, splendente come la luna,
     	così diceva al marito la saggia: ' tutto ciò ascolta o re delle scimmie,

  21 	rapita la moglie, il nobile Rāma figlio di Daśaratha, 
     	uguale coi nemici e cogli amici, armato di arco, è giunto con Sugrīva,

  22 	e suo fratello, il grandi-braccia, l'invincibile Sumitrāde, 
     	Lakṣmaṇa di nome, sapiente è schierato a raggiungere il suo scopo,

  23 	e Mainda, e Dvivida, e Hanūmat, figlio del vento,
     	e Jāmbavat il re degli orsi, sono i compagni di Sugrīva schierati,

  24 	tutti questi, grandi anime, intelligenti e fortissimi,
     	e con l'aiuto del valoroso Rāma sono pronti alla tua distruzione.'

  25 	rifiutando le parole da lei dette per il suo bene, il re delle scimmie,
     	geloso, sospettava che lei ponesse l'animo verso Sugrīva,

  26 	e a Tārā dicendo male parole, egli usciva dalla grotta,
     	e con la sua ghirlanda, egli diceva a Sugrīva schierato davanti a lui: 

  27 	' di frequente tu sciocco che hai cara la vita da me fosti vinto,
     	e come parente fosti liberato, lo sai, quale fretta hai di andare alla morte?'

  28 	così apostrofato Sugrīva diceva al fratello le sue ragioni,
     	quell'uccisore di nemici, come per far intendere a Rāma il momento propizio,

  29 	' da te o re mi è stata presa la moglie e preso il regno,
     	che cosa conta per me la vita? sappi che è giunta l'ora.'

  30 	così avendo parlato in vari modi, allora i due si gettarono
     	alla lotta, Vālin e Sugrīva, armati di alberi e pietre,

  31 	entrambi si colpivano l'un l'altro, entrambi cadevano a terra,
     	entrambi saltavano in vario modo, e si colpivano coi pugni,

  32 	entrambi sporchi di sangue, feriti da denti e artigli,
     	apparivano i due valorosi, come due alberi kiṁśuka pieni di fiori,

  33 	non appariva nessuna differenza nella lotta dei due, 
     	e Hanūmat gettava una ghirlanda sul collo di Sugrīva,

  34 	e il valoroso, con quella ghirlanda appesa al collo splendeva
     	come il grande splendido monte malaya, inghirlandato di nubi,

  35 	Rāma dal grande arco, vedendo Sugrīva fargli segno, 
     	tendeva il potente arco, e verso Vālin mirava,

  36 	vi fu allora la violenta vibrazione della corda di quell'arco,
     	tremava allora Vālin trafitto dalla freccia al cuore,

  37 	colpito e trafitto ad un organo vitale, emettendo sangue dalla bocca,
     	vedeva stare lì distante Rāma assieme al Sumitrāde,

  38 	e dopo aver biasimato il kākutsthade, cadeva a terra privo di vita,
     	e Tārā lo vide a terra come una luna caduta,

  39 	ucciso Vālin, Sugrīva a kiṣkindhā si precipitava,
     	e prendeva Tārā dal viso di luna, e la perduta sovranità,

  40 	Rāma per quattro mesi, sulla bella sommità del monte mālyavat,
     	poneva la sua residenza il saggio, onorato da Sugrīva,

  41 	Rāvaṇa pure raggiunta la sua città di laṅkā, tiranneggiandola a suo piacere,
     	alloggiava Sītā in un palazzo dotato di un divino giardino,
     	vicino ad un boschetto di aśoka, simile ad un āśrama di asceti,

  42 	avendo in mente la figura del marito, apparendo come un'asceta,
     	digiunando come nel tapas, lei dai grandi occhi,
     	dimorava, abitata dal dolore, nutrendosi di frutta e radici,

  43 	il sovrano dei rākṣasa a guardia metteva colà delle rākṣasa,
     	armate di dardi, spade, lance asce, clave, e tizzoni ardenti,

  44 	Dvyakṣī, Tryakṣī, Lalāṭākṣī, Dīrghajihvā, Ajihvikā,
     	 Tristanī, ed Ekapādā, Trijaṭā, Ekalocanā,

  45 	queste ed altre dagli occhi di fiamma, e con lunghe corna sulla testa,
     	si occupavano di Sītā, giorno e notte instancabili,

  46 	e alcune piśāca, dalle terribili urla, quegl'occhi di mandorla
     	sempre maltrattavano quelle crudeli, con suoni e allusioni offensive:

  47 	' divoriamola, sbraniamola, facciamola a pezzi, 
     	questa che vive disprezzando il nostro signore.'

  48 	così la minacciavano facendola tremare continuamente,
     	e lei piena di dolore per il marito, sospirando a loro diceva:

  49 	' o nobildonne, mangiatemi in fretta, io non ho brama di vivere,
     	senza di lui dagli occhi di loto, dalla nera e morbida capigliatura,

  50 	oppure io digiunerò a morte, privata di lui, più caro della vita,
     	io prosciugherò le mie membra come un serpente sotto una palma,

  51 	io non sarò di nessun'altro uomo fuorchè del rāghava,
     	così il vero sapete, e fate di me quanto più vi aggrada.'

  52 	le sue parole udite, quelle rākṣasa dalle orribili voci,
     	subito si recarono a riferire tutto al re dei rākṣasa,

  53 	e andate via tutte loro, una rākṣasa di nome Trijaṭā,
     	sapiente nel dharma, consolava la videha con amabili parole:

  54 	' ti dirò o Sītā, qualcosa in confidenza, sii dunque mia amica,
     	caccia da te la paura o bella, ascolta queste mie parole,

  55 	vi è un toro dei rākṣasa, anziano e saggio, di nome Avindhya,
     	egli, ha sempre in mente il bene di Rāma, e in tuo favore egli mi disse,

  56 	a Sītā rifendo le mie parole, lei conforta e calma,
     	tuo marito il virtuoso Rāma, quel forte seguito da Lakṣmaṇa,

  57 	col re dei vānara, dall'energia comparabile a Śakra, amicizia
     	ha fatto il rāghava glorioso, al tuo bene intento,

  58 	non aver timore o timida, di Rāvaṇa, vergogna del mondo,
     	dalla maledizione di Nalakūbara sei protetta o irreprensibile,

  59 	maledetto fu un tempo quel malvagio mentre violava sua nuora Rambhā,
     	egli dai sensi non domati non può prendere una donna che lei non voglia,

  60 	rapidamente arriverà tuo marito, protetto da Sugrīva,
     	assieme al saggio Sumitrāde, e allora ti libererà,

  61 	un terribilissimo sogno io vidi, cattivo presagio a vedersi,
     	indicante la morte del malvagio distruttore della famiglia di Pulastya,

  62 	crudele è quel malevolo demone, dalle vili azioni, 
     	col colpevole comportamento della sua natura accresce la paura di tutti,

  63 	con la mente colpita dal fato, lui che compete con tutti gli dèi,
     	fu da me visto in sogno con le membra distrutte,

  64 	il dieci-teste lucido di olio di sesamo, sprofondando nel fango,
     	a lungo quasi danzare fermo su un carro tirato da muli,

  65 	Kumbhakarṇa e gli altri nudi e senza capelli, vidi
     	coi corpi unti e rosse ghirlande fuggire verso sud,

  66 	e con un bianco parasole, col turbante, e ornato con una bianca ghirlanda,
     	da solo Vibhīṣaṇa salire il monte śveta,

  67 	e quattro suoi compagni, con bianche ghirlande e con unguenti,
     	saliti sul monte śveta, liberarci dalla grande paura,

  68 	la terra intera riempita dalle frecce di Rāma, assieme al mare,
     	col suo potere tuo marito coprirà l'intera terra,

  69 	sul mucchio d'ossa salito, nutrendosi di cibi dolcissimi,
     	Lakṣmaṇa da me fu visto guardare in ogni direzione

  70 	e piangente, con le membra fresche di sangue, protetta da quella tigre,
     	io, molte volte ti vidi, partire verso il nord,

  71 	la gioia incontrerai o videha, rapidamente riunita al marito,
     	col rāghava e con suo fratello tu tra non molto sarai o Sītā.'

  72 	così lei dagli occhi di gazzella avendo udite le parole di Trijaṭā,
     	la fanciulla ridivenne piena di speranza di incontrare il marito,

  73 	e quando tornarono le crudeli e orribili piśāca,
     	la videro assieme a Trijaṭā seduta dove era prima."
     


                              CCLXV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ allora lei piena di dolore per il marito, magra con le vesti stracciate,
     	adornata di un solo gioiello, piangente, devota al marito,

   2 	in compagnia delle rākṣasa, seduta sulla nuda terra,
     	fu visitata ed avvicinata da Rāvaṇa colpito dalle frecce del desiderio,

   3 	da dèi, dānava, gandharva, yakṣa, e da kiṁpuruṣa in battaglia
     	invincibile, procedeva egli nel boschetto di aśoka, preso dalla lussuria,

   4 	indossando divini abiti, bello, con lucenti e ingioiellati orecchini,
     	con diadema e varie ghirlande, come la primavera incarnata,

   5 	egli pareva l'albero dei desideri, ma pure adornato con ogni sforzo,
     	era come il sacro albero funebre, e pure adornato faceva paura,

   6 	quel demone notturno, vicino a lei dalla vita sottile,
     	appariva come il pianeta saturno vicino alla costellazione rohiṇī,	

   7 	egli colpito dalle frecce di eros, invitando lei dalle belle natiche
     	questo diceva alla fanciulla, che tremava come una debole gazzella:

   8 	' Sītā, a sufficenza tu sei stata fedele a tuo marito,
     	sii graziosa, o dalle membra snelle, adòrnati di nuove vesti,

   9 	prendi me o bel culetto, preziosamente adornata e vestita,
     	sii mia o migliore di tutte le donne, o bellissima,

  10 	io ho figlie di dèi, e di ṛṣi regali, bellissime,
     	ho figlie di dānava e pure femmine di daitya, 

  11 	quattordici miriadi di femmine piśāca stanno ai miei ordini,
     	e il doppio di queste ho femmine rakṣas mangiatrici di uomini, dal terribile agire,

  12 	e quindi il triplo di yakṣa che lavorano ai miei ordini,
     	e alcuni che vivono assieme a mio fratello il signore delle ricchezze,

  13 	gandharva e apsaras, o bella, sempre ai miei banchetti
     	vi sono, o belle coscie, tanti quanti come con mio fratello,

  14 	io sono il figlio del savio ṛṣi, del muni Viśravas in persona,
     	io sono conosciuto come il quinto dei guardiani del mondo,

  15 	divini cibi da mangiare, e svariate bevande,
     	quante ne ha il signore dei trenta dèi, io possiedo o bellissima,

  16 	smettila con questa difficile vita da abitante della foresta,
     	sii mia moglie o bel culetto, così come lo è Mandodarī.'

  17 	così da lui apostrofata, la vaidehī girando il bel viso,
     	dentro di sé disprezzandolo, diceva a quel demone,

  18 	con aspre parole la belle coscie, lacrime piangendo
     	la fanciulla, e innondando i ritti seni uniti,
     	diceva queste rudi parole la vaidehī devota al marito:

  19 	'continuamente tu parli con tali parole o signore dei rākṣasa,
     	con disappunto io sfortunata ti ho ascoltato,

  20 	grande gioia e fortuna sia te, allontana la tua mente da me,
     	moglie di un altro io sono, e inottenibile perchè sempre devota al marito,

  21 	né di te è giusta moglie una misera umana,
     	e violando una che desidera la morte quale bene ne otterrai?

  22 	simile a Prajāpati, è un savio nato brahmano il padre tuo,
     	perchè dunque non proteggi il dharma come un custode del mondo?

  23 	menzionando tuo fratello, potente amico del grande signore
     	e signore delle ricchezze, perchè qui non ti vergogni?'

  24 	così avendo parlato, piangeva Sītā scuotendo le mammelle,
     	e il collo, lei dalle snelle membra, nascondendo il viso colla veste,

  25 	la lunga treccia ben composta di quella bellissima che piangeva,
     	nera e folta appariva come un nero serpente sul viso.

  26 	queste durissime parole udite, pronunciate da Sītā, Rāvaṇa, 
     	pure rifiutandole quello sciocco di nuovo questo diceva:

  27 	' Varuṇa dal coccodrillo come emblema, bruci le mie membra a suo piacere, Sītā,
     	io non ti prenderò se tu non vuoi o dolce sorriso dal bel culetto,

  28 	come posso fare questo ora che tu di un uomo,
     	che è il nostro cibo, di questo Rāma sei innamorata?'

  29 	così avendo parlato a lei dalle perfette forme, il re dei rākṣasa, 
     	da là scomparso, se ne andava al luogo desiderato,

  30 	dalle rakṣasa circondata, la vaidehī tormentata dalla sofferenza,
     	e servita da Trijaṭa, là dunque risiedeva allora.”
     


                              CCLXVI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ il rāghava assieme al Sumitrāde, sotto la protezione di Sugrīva,
     	risiedendo sulla cima del monte mālyavat, guardava il chiaro cielo,

   2 	l'uccisore di nemici vide nel cielo limpido, la luminosa luna col suo viso di lepre,
     	seguita dai pianeti, dalle stelle e dalle costellazioni, 

   3 	il profumo dei loti blu e rossi portato dal vento,
     	percepiva mentre se ne stava sul monte, colto da improvviso gelo,

   4 	appariva depresso e parlava al valoroso Lakṣmaṇa
     	quell'anima pia, ricordando Sītā prigioniera nella dimora del rakṣas:

   5 	' va Lakṣmaṇa a vedere il signore delle scimmie a kiṣkindhā,
     	quell'ingrato, dimentico del passato, esperto del suo, intento negli affari di casa,

   6 	quello sciocco, vergogna delle famiglia che da me fu rimesso sul trono,
     	che è servito da tutte le scimmie, quadrumani e orsi,

   7 	per il cui bene, Vālin fu ucciso da me, o propagatore della famiglia di Raghu,
     	insieme con te o grandi-braccia, nel boschetto di kiṣkindhā

   8 	è dimentico del passato io credo, quel decaduto vānara, sulla terra,
     	quel tale sciocco che ora non mi riconosce, o Lakṣmaṇa,

   9 	io penso che lui non riconosca il patto prima stipulato, 
     	forse disprezza con poco cervello, l'aiuto che io gli ho dato, 

  10 	se è così pronto egli a immergersi nei piaceri del desiderio,
     	lo devi mandare attraverso la strada presa da Vālin, meta di tutti i viventi,

  11 	ma se quel toro dei vānara, fosse impegnato nel nostro scopo,
     	tu, affrettati a portarlo qui senza indugio.'

  12 	così apostrofato Lakṣmaṇa dal fratello, felice di obbedire alle parole del guru,
     	partiva afferrando il bellissimo arco allacciate le frecce, 
     	raggiunta la porta di kiṣkindhā, vi entrava senza opposizione,

  13 	pensandolo irato il re delle scimmie gli andava incontro,
     	con la moglie e con modesto atteggiamento, Sugrīva, signore dei quadrumani,
     	con venerazione lo accoglieva secondo il merito, con animo felice,

  14 	a lui il sumitrāde senza paura, riportava le parole di Rāma, 
     	egli tutto interamente avendo ascoltato, si inchinava a mani giunte,

  15 	Sugrīva coi ministri e la moglie, o re dei re, il signore dei vānara,
     	questa parole diceva, felice, a Lakṣmaṇa elefante tra gli uomini:

  16 	' io non sono un ingrato o Lakṣmaṇa, non rinnego il passato,
     	ascolta quali sforzi io ho fatto alla ricerca di Sītā,  

  17 	le migliori scimmie sono state da me spedite in tutte le direzioni,
     	e a tutti fu fatto di tornare di nuovo in capo ad un mese,

  18 	da questi l'intera terra con le foreste, i monti e le città,
     	la terra intera è ricercata o valoroso, piena di città e villaggi,

  19 	il mese fra cinque notti deve essere concluso,
     	allora udrai assieme a Rāma un fatto grandemente felice.'

  20 	così apostrofato Lakṣmaṇa da quel saggio re dei vānara,
     	abbandonata la furia, con animo sollevato, di contro onorava Sugrīva,

  21 	egli assieme a Sugrīva, Rāma che stava sulla vetta del monte mālyavat,
     	raggiunto, gli annunciava la conclusione di quell'impresa,

  22 	così dunque mille guerrieri vānara ritornarono,
     	da tre direzioni giungendo, ma non quelli che erano andati a sud, 

  23 	e dicevano essi a Rāma: 'tutta la terra circondata dal mare
     	è stata cercata, ma non si è vista la videha né Rāvaṇa.'

  24 	ma quei tori dei vārana, che erano andati a sud, 
     	in questi sperava il kākutsthade e pur oppresso continuava a vivere,

  25 	passato il tempo alla fine di due mesi, i quadrumani allora
     	giunti rapidamente da Sugrīva queste parole dicevano:

  26 	'la grande e densa foresta madhuvana, che prima era governata da Vālin
     	ed ora da te o migliore dei quadrumani, è usata dal figlio del vento,

  27 	e da Aṅgada, figlio di Vālin e dagli altri tori dei vānara 
     	mandati da te o re a cercare la zona meridionale.'

  28 	di questi udita la condotta, egli pensava che di chi aveva avuto successo,
     	di operatori che avevano raggiunto lo scopo, questa era la condotta,

  29 	quel saggio toro dei quadrumani questo raccontava a Rāma,
     	e pure Rāma, approvando pensava che la mithilā fosse stata vista,

  30 	e riposatisi quei saltatori, con Hanūmat in testa,
     	giunsero dal re delle scimmie, che aveva vicini Rāma e Lakṣmaṇa,

  31 	e Rāma visto l'arrivo e l'aspetto del viso di Hanūmat
     	si convinceva che Sītā fosse stata di nuovo vista o bhārata.

  32 	quei vānara con Hanūmat in testa, con animo felice,
     	secondo le regole si inchinarono a Rāma, a Sugrīva e a Lakṣmaṇa,

  33 	a loro così giunti diceva Rāma prendendo l'arco e le frecce:
     	' mi fate dunque rivivere? avete dunque, avuto successo?

  34 	dunque io di nuovo condurrò il regno in ayodhyā,
     	uccidendo i nemici in battaglia e recuperando la figlia di Janaka?

  35 	senza aver liberato la videha, e senza aver ucciso i nemici sul campo,
     	io con la moglie rapita e disonorato non posso vivere.'

  36 	il figlio del vento rispondeva a Rāma che così parlava:
     	' la tua amata, la figlia di Janaka, o Rāma io ho veduto,

  37 	cercandola nella direzione a sud, in tutte le montagne e foreste,
     	stanchi, finito il tempo, noi vedemmo una grande grotta,

  38 	noi entrammo in quella che era grande molti yojana,
     	era scura, piena d'alberi, impenetrabile e abitata da vermi,

  39 	e attraverso una grande strada avendo raggiunta la luce del sole,
     	noi là vedemmo, alla fine un divino palazzo,

  40 	questo era invero il palazzo del daitya Maya, o rāghava,
     	là un'asceta di nome Prabhāvatī, praticava il tapas,

  41 	lei ci diede svariati cibi e bevande,
     	e avendo mangiato e recuperate le forze, quella virtuosa ci indicava la via,

  42 	usciti perciò da quel luogo, vedemmo il mare salato,
     	e vicine le catene del sahya e del malaya, e la grande montagna dardura,

  43 	quindi saliti sulla malaya, vedemmo l'oceano dimora di Varuṇa,
     	abbattuti, doloranti, stanchi, e aspramente disperando di vivere,  

  44 	pensando che si estendesse per molti centinaia di yojana, quell'oceano
     	abitato da squali, coccodrilli e altri grandi pesci, eravamo molto addolorati,

  45 	noi dunque là seduti avevamo deciso di digiunare fino alla morte,
     	quindi alla fine del nostro parlare, si raccontò la storia dell'avvoltoio Jaṭāyu,

  46 	e allora grande come la cima di un monte, di terribile aspetto, pauroso,
     	un uccello noi vedemmo simile al figlio di Vinatā 

  47 	egli cosiderandoci buon cibo avvicinatosi, le parole disse:
     	' ahime! chi è che racconta la storia di mio fratello Jaṭāyu?

  48 	il sono suo fratello maggiore, di nome Saṃpāti, signore degli avvoltoi,
     	in gara per superarci l'un l'altro noi due ci avvicinammo al sole,

  49 	allora le mie due ali furono bruciate, ma non quelle di Jaṭāyu,
     	da allora non vedo il mio caro fratello signore degli avvoltoi, 
     	e con le ali bruciate io sono caduto su questo grande monte.

  50 	a lui che così parlava noi gli facemmo sapere che il fratello era morto,
     	e della tua sventura in breve lo informammo,

  51 	allora Saṃpāti o re, udite queste dolorose parole,
     	con mente agitata, di nuovo chiedeva a noi o uccisore di nemici:

  52 	' chi è Rāma, e com'è Sītā, e come è morto Jaṭāyu?
     	tutto questo io desidero sapere o migliori dei quadrumani.'

  53 	allora io tutta la sventura a te sopraggiunta
     	gli raccontai e anche diffusamente, il nostro proposito di digiunare alla morte,

  54 	il re degli uccelli, ci faceva alzare con queste parole:
     	' io conosco Rāvaṇa e la sua grande città, laṅkā,

  55 	io la vidi aldilà del mare a valle del monte trikūṭa,
     	là sarà la vaidehī, non vi è qui alcun dubbio.'

  56 	udite le sue parole, noi velocemente alzandoci,
     	ci consultammo sul piano per attraversare il mare o distruttore di nemici,

  57 	e non si trovava in nessun modo come attraversare il mare,
     	allora ricorrendo a mio padre io attraversai il grande mare,
     	largo cento yojana, dopo aver ucciso Jalarākṣasī,

  58 	là io vidi Sītā, quella virtuosa nel palazzo di Rāvaṇa,
     	intenta nel tapas e nel digiuno, bramando di rivedere il marito,
     	coi capelli raccolti da asceta, imbrattate le membra, magra, depressa,

  59 	io avendo riconosciuta Sītā attraverso vari mezzi,
     	e avvicinatala mentre era sola io dicevo alla nobildonna:

  60 	' io sono o Sītā, il vānara figlio del vento, inviato di Rāma, 
     	per venire a vederti qui sono giunto attraverso il cielo,

  61 	i due virtuosi principi, i due fratelli Rāma e Lakṣmaṇa,
     	sono aiutati da Sugrīva re di tutti i quadrumani,

  62 	Rāma si informa di come stai, o Sītā, assieme al Sumitrāde,
     	e pure Sugrīva, per l'amicizia fatta, chiede come stai,

  63 	presto arriverà tuo marito, assieme a tutti i quadrumani,
     	credimi o divina, io sono un vānara, non un rākṣasa.'

  64 	avendo pensato un momento, Sītā a me rispondeva:
     	' io so che tu sei Hanūmat per le parole di Avindhya,

  65 	Avindhya il grandi-braccia, è uno stimato anziano dei rākṣasa, 
     	da lui mi fu detto che Sugrīva circondato da ministri come te,

  66 	sarebbe venuto.'  e così avendomi detto Sītā, mi diede questo gioiello,
     	attraverso il quale la virtuosa videha ha sopportato questo destino,

  67 	la figlia di Janaka, mi diceva quest'altra prova,
     	che tu lanciasti uno stelo a freccia ad un corvo sul grande monte citrakūṭa
     	questo o tigre fra gli uomini, riconosci come prova,

  68 	e udito questo allora, e bruciata la città, 
     	sono qui giunto.' Rāma riconosceva le parole dell'amata."
     


                              CCLXVII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora là dunque dove era seduto Rāma con loro,
     	si radunarono le migliori scimmie, per ordine di Sugrīva

   2 	circondato da migliaia di truppe di fortissimi vānara, 
     	Suṣena glorioso suocero di Vālin raggiunse Rāma, 

   3 	e circondati da cento miriadi, Gaya e Gavaya
     	due principi dei vānara, dal grande valore, separatamente apparvero,

   4 	guidando sessanta mila soldati, appariva
     	Gavākṣa, nera scimmia o grande re, terribile a vedersi,

   5 	e il celebrato Gandhamādana, abitante il monte omonimo,
     	conduceva mille eserciti di violenti scimmie, 

   6 	il saggio vānara di nome Panasa, fortissimo
     	conduceva cinquantesette miriadi,

   7 	il glorioso, anziano delle scimmie, di nome Dadhimukha, valoroso,
     	conduceva un grande esercito di scimmie, dalla terribile energia,

   8 	a con un esercito di centomila neri orsi dal terribile agire,
     	marchiati in fronte, Jāmbavat apparve,

   9 	questi e molti altri capi-branchi di scimmie,
     	incalcolabili o grande re, si riunirono in aiuto di Rāma,	

  10 	e di questi simili ad alberi, che ruggivano come leoni,
     	mentre correvano qua e là, il tumultuoso suono si udiva, 

  11 	alcuni come cime di montagna, altri simili a bufali,
     	simili a nuvole autunnali, con le faccie dipinte di vermiglio

  12 	s'arrampicavano e ricadevano con grandi salti i vānara,
     	altri alzando polveri, si riunivano in ogni luogo,

  13 	quella grande popolazione di vānara, era simile all'oceano in piena,
     	e là prese residenza col permesso di Sugrīva,

  14 	quindi quando quei re delle scimmie si riunirono da ogni luogo,
     	in un giorno favorevole, approvato il momento e la costellazione,

  15 	con quell'esercito ordinato, come per rivoltare i mondi,
     	partiva il glorioso rāghava assieme a Sugrīva allora,

  16 	alla testa dell'esercito vi era Hanūmat, il figlio del vento,
     	e il Sumitrāde privo di ogni timore, difendeva la retroguardia,

  17 	allacciate le protezioni di braccia e dita, i due rāghava là erano gioiosi,
     	circondati dai grandi capi delle scimmie, come luna e sole dai pianeti,

  18 	splendeva quell'esercito di scimme armate di pietre e di tronchi d'alberi,
     	come un grande campo di riso al sorgere del sole,

  19 	e protetto da Nala, Nīla, Aṅgada, Krātha, Mainda, e Dvivida,
     	quella grandissima armata partiva per compiere la missione del rāghava,

  20 	secondo la pratica, dove vi erano moltissimi ottimi frutti e radici,
     	e numerose carni, e miele, e abbondanti e salutari acque

  21 	accampandosi, in sicurezza sulle cime dei monti,
     	avanzava quell'esercito delle scimmie verso il mare dalle acque salate,

  22 	simile ad un secondo oceano, quell'armata dalle molte bandiere,
     	raggiunta una foresta sul mare si accampava allora,

  23 	quindi il glorioso figlio di Daśaratha, diceva a Sugrīva,
     	in mezzo ai principali vānara, giunto il momento, queste parole:

  24 	' con quale mezzo voi pensate possa attraversare l'oceano,
     	questa gigantesca armata? l'oceano è difficile da passare.'

  25 	là risposero altri vānara dall'acuta intelligenza,
     	non vi sono vānara in grado di scavalcare con un salto l'intero sindhu,

  26 	alcuni si proposero con le navi, e altri con zattere varie,
     	no, Rāma a tutti loro rispondeva con gentilezza,

  27 	una distanza di cento yojana tutti i vānara non sono in grado
     	di attraversare, o valorosi, questa non è la vostra migliore idea,

  28 	non vi sono tante navi che possano trasportare l'intero esercito,
     	e come uno come noi può agire danneggiando i mercanti,

  29 	il nemico potrebbe colpire il nostro esercito e grandissimo, tra i varchi,
     	il passaggio con una flotta di zattere, qui non mi soddisfa,

  30 	io mi propizierò questo mare con qualche espediente,
     	giacerò digiunando, e allora lui si mostrerà,

  31 	e se non ci mostrerà la via, io allora lo brucerò,
     	con grandi frecce indistruttibili, luminose più del fuoco purificatore.'

  32 	così avendo parlato il rāghava, toccando l'acqua assieme al Sumitrāde, 
     	giaceva su un cuscino di erba kuśa lungo l'oceano.

  33 	l'oceano allora in sogno appariva al rāghava,
     	il dio signore di femmine e maschi, glorioso circondato da branchi di pesci:

  34 	'o figlio di Kausalyā.', così parlandogli con gentili parole,
     	questo diceva egli circondato da centinaia di miniere di gemme:

  35 	' dimmi quale aiuto ti posso dare, o toro fra gli uomini?
     	io sono un tuo parente discendente di Ikṣvāku.' a lui Rāma diceva:

  36 	' dammi una via per l'esercito o signore di maschi e femmine,
     	attraverso cui io possa uccidere il dieci-teste, malvagio figlio di Pulastya,

  37 	se a me che te lo chiedo non indicherai la via o signore, 
     	con le mie frecce divine attivate da mantra, io ti disseccherò.'

  38 	così avendo udito il discorso di Rāma, l'oceano sede di Varuṇa,
     	diceva impaurito, queste parole, fermo a mani giunte:

  39 	' non voglio resistere, io non sarò un ostacolo per te, 
     	ascolta queste parole o Rāma, e uditele compi quanto devi fare,

  40 	se io ti darò una via, sapendo del passaggio dell'esercito,
     	anche altri arcieri mi comanderanno con la forza,

  41 	vi è qui un vānara di nome Nala celebrato artefice,
     	discendente del dio Tvaṣṭṛ, artefice di ogni cosa, quel forte,

  42 	egli getti in me terra, legna e pietra, in modo che 
     	tutto questo io trattenga, quello per te sarà un ponte.'

  43 	così avendo parlato spariva, e Rāma a Nala diceva:
     	' getta un ponte sul mare, io credo che tu ne sia capace.'

  44 	attraverso quel mezzo, il kākutsthade faceva fare un ponte a diga,
     	largo dieci yojana e lungo cento yojana,

  45 	il ponte di Nala è chiamato e ancora oggi è noto sulla terra,
     	ed eseguito l'ordine di Rāma, si fermava quello simile ad un monte.

  46 	a lui che là stava venne ad unirsi l'anima giusta Vibhīṣaṇa,
     	fratello del signore dei rākṣasa, assieme a quattro compagni,

  47 	Rāma grand'anima, lo accoglieva con un benvenuto, 
     	Sugrīva aveva timore che egli fosse una spia,

  48 	ma il rāghava quando dai suoi modi e retti atti,
     	fu convinto della verità, allora lo onorava,

  49 	e lo consacrava nella sovranità di tutti i rākṣasa,
     	e lo faceva consigliere e amico di Lakṣmaṇa,

  50 	e col consiglio di Vibhīṣaṇa, egli attraversava il grande mare,
     	col suo esercito su quel ponte, in un mese, o sovrano di uomini,

  51 	là giunto, raggiunti molti giardini di laṅka, 
     	molti dei più grandi, li faceva tagliare dalle scimmie,

  52 	Vibhīṣaṇa catturava i due ministri di Rāvaṇa, Śuka e Sāraṇa
     	che là stando, si aggiravano in forma di vānara,

  53 	qundi riacquistarono l'aspetto di rākṣasa quei due demoni notturni,
     	dopo aver loro mostrato l'esercito Rāma li liberava,

  54 	e condotto l'esercito nella foresta, il valoroso mandava
     	il saggio vānara Aṅgada come messaggero a Rāvaṇa."
     	


                              CCLXVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" in quella foresta ricca di cibo e acqua, con molti frutti e radici,
     	accampato l'esercito, il kākutsthade lo proteggeva secondo le regole,

   2 	e Rāvaṇa diede ordine di munire laṅkā di armi,
     	rendendola difficile da attaccare, con forti mura e porte,

   3 	sette fossati di profonde acque, pieni di pesci e coccodrilli,
     	vi erano con intrecci di pali di legno khādira difficili da passare,

   4 	e alte torri con macchine da guerra e speroni, insuperabili vi erano, 
     	con soldati armati con giare di veleno di serpente, e bastoni,

   5 	con mazze, braci, dardi, lance, spade e asce,
     	e forniti di proiettili śataghnī, e di martelli coperti di cera,

   6 	e guardie a tutte le porte, stazionarie e cambiabili,
     	vi erano, e numerosi fanti, forniti di elefanti e cavalli.

   7 	Aṅgada quindi raggiunta un'entrata di laṅkā, 
     	col permesso del re dei rākṣasa, entrava senza paura,

   8 	quel fortissimo, in mezzo a molte miriadi di rākṣasa, 
     	splendeva come il sole circondato da ghirlande di nubi,

   9 	egli avvicinatosi al figlio di Pulastya circondato dai ministri,
     	rammentando il messaggio di Rāma, eloquentemente cominciava a parlare:

  10 	' il goriosissimo rāghava signore dei kosala, a te parlava o re, 
     	e al momento giusto queste parole accetta e agisci di conseguenza:

  11 	'avendo un re dall'anima immatura felice di agire nel male,
     	periscono le regioni e le città piene di cattive azioni,

  12 	da te la mia Sītā da sola fu offesa e rapita con la forza,
     	tu sarai causa di morte per altri innocenti,

  13 	gli abitanti della foresta che da te pieno di arrogante forza,  
     	sono stati prima uccisi, questi ṛṣi e gli dèi da te diprezzati,

  14 	e i ṛṣi regali, che furono uccisi, e rapite le loro donne piangenti,
     	è giunto il momento del frutto della tua cattiva condotta,

  15 	io ti ucciderò, coi tuoi amici, sii uomo e combatti,
     	guarda la potenza del mio arco di uomo, o demone notturno,

  16 	libera Sītā, la figlia di Janaka, quando tu non la libererai,
     	libererò questo mondo dai rākṣasa con le mie appuntite frecce.' '

  17 	le dure parole del messaggero che così parlava,
     	avendo udite, non le sopportava il re Rāvaṇa preso dall'ira,

  18 	intuendo le intenzioni del signore quattro demoni notturni,
     	afferrarono le quattro membra come corvi una tigre,

  19 	Aṅgada quei demoni attaccati alle sue membra
     	afferrando saltava in aria e saliva sul tetto del palazzo,

  20 	con violenza spinti da lui i demoni notturni cadevano 
     	a terra, col cuore distrutto, sfracellati da quella caduta,

  21 	egli liberatosi, di nuovo scendeva da là,
     	e attraversata la città di laṅkā si ricongiungeva al suo esercito,

  22 	e Aṅgada avvicinatosi al re dei kosala, tutto riferitogli,
     	andava a ristorarsi quel potente col permesso del rāghava,

  23 	quindi con un attacco di tutte le scimmie veloci come il vento,
     	il discendente di Raghu, distruggeva le mura di laṅkā,

  24 	quindi Lakṣmaṇa e Vibhīṣaṇa, con in testa il signore degli orsi,
     	abbatterono la porta meridionale della città difficile da assaltare,

  25 	allora con centomila miriadi di scimmie esperte di guerra,
     	con le membra rossicce come cammelli, attaccava laṅkā,

  26 	con quei vānara che saltavano giù e su e attaccavano,
     	non si vedeva più il sole, soffocata la luce dalla polvere,

  27 	e dai vānara numerosi come steli di grano, splendenti come fiori di acacia,
     	simili a soli nascenti, rossi come canne,

  28 	rese rosse le mura ovunque, così le videro 
     	gli stupiti rākṣasa o re, con le loro mogli e anziani, ovunque,

  29 	essi distrussero, le colonne di cristallo, e le sommità delle alte torri,
     	e abbatterono le potenti macchine da guerra fatte per distruggere,

  30 	e prendendo le armi śataghnī con i dischi e gli arieti e le pietre,
     	quei forti le gettavano con la forza delle braccia, in mezzo a laṅkā,

  31 	e allora alcune schiere di demoni notturni che stavano sulle mura,
     	fuggirono a centinaia respinti dalle scimmie, 

  32 	quindi i camaleontici rākṣasa per ordine del re,
     	con orrende figure a centinaia di migliaia in schiere, uscirono,

  33 	innondandoli di piogge di frecce attaccavano gli abitanti delle foreste,
     	le mura liberando schierati con supremo coraggio,

  34 	quelle mure coperte dai demoni della notte simili a a mucchi di fiori,
     	terribili a vedersi, divennero di nuovo libere dai vānara,

  35 	molti tori dei vānara caddero con le membra trafitte dalle lance,
     	e con braccia e colli fratturati cadevano là anche i notturni demoni,

  36 	testa a testa era la lotta dei rakṣas coi vānara,
     	con le unghie e coi denti, di quei valorosi che si divoravano l'un l'altro,

  37 	ovunque urlando là, vānara e rākṣasa,
     	e pur uccisi, e caduti a terra non si lasciavano l'un l'altro.

  38 	Rāma però, innondava di piogge di frecce come una nuvola,
     	e queste raggiungendo laṅkā uccidevano i demoni notturni,

  39 	e pure il sumitrāde, con frecce di ferro, con fermo arco, senza aver fatica,
     	mirando a ciascun rakṣas in difficoltà lo abbatteva,

  40 	quindi si fermavano gli eserciti per ordine del rāghava, 
     	nella grande distruzione di laṅkā appariva il segno di un suprema vittoria."
     


                              CCLXIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora seguendo Rāvaṇa alcune schiere di piśāca e di vili rakṣas,
     	attaccarono i soldati che riprendevano fiato,

   2 	vi erano Parvaṇa, Pūtana, Jambha, Khara, Krodavasa, Hari,
     	e Praruja, e Aruja, e Praghasa e altri,

   3 	allora Vibhīṣaṇa, vedendo quelli attaccare da invisibili,
     	distrusse la loro invisibilità sapendolo fare,

   4 	questi furono allora visti dalle forti scimmie che combattevano da lontano,
     	e ovunque colpiti o re, a terra cadevano uccisi,

   5 	infuriato Rāvaṇa col suo esercito usciva allora, 
     	ordinato l'esercito al modo di Uśanas spingeva via tutte le scimmie,

   6 	il rāghava però, marciando contro l'esercito del dieci-teste,
     	fatto lo schieramente di Bṛhaspati, respingeva il demone notturno,

   7 	scontrandosi combatteva allora Rāvaṇa con Rāma,
     	e combatteva Lakṣmaṇa allora con Indrajit figlio del re,

   8 	e Sugrīva con Virūpākṣa, e Nikharvaṭa con Tāra,
     	e Nala con Tuṇḍa, e là Paṭuśa con Panasa,

   9 	e ciascuno pensando che incontratolo lo avrebbe vinto,
     	combatteva, su quel mare in battaglia, confidando nella forza del proprio braccio,

  10 	e infuriava la battaglia da eccrescere la paura dei vili, 
     	da far rizzare i capelli, terribile come anticamente quella di dèi e asura,

  11 	Rāvaṇa assaliva Rāma con piogge di spade, lance, e spiedi,
     	e il rāghava assaliva Rāvaṇa con acute e appuntite frecce di ferro,

  12 	Lakṣmaṇa con frecce mortali impegnava Indrajit,
     	e Indrajit colpiva il Sumitrāde con molte frecce,

  13 	e Vibhīṣaṇa su Prahasta e Prahasta su Vibhīṣaṇa, 
     	con acute frecce alate, si innondavano senza paura,

  14 	un tale scontro di questi fortissimi guerrieri, vi era, 
     	per il quale, gli interi tre mondi coi mobili e immobili erano agitati."
     


                              CCLXX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:	
     	" quindi Prahasta, improvvisamente avvicinandosi a Vibhīṣaṇa,
     	con una mazza lo colpiva urlando un fiero urlo di battaglia,

   2 	quel saggio pur colpito dalla mazza, con terribile energia,
     	non tremava il grandi-braccia, saldo come il monte himavat,

   3 	quindi Vibhīṣaṇa afferrato un lungo spiedo,
     	attivata con un mantra la grande lancia la scagliava sulla sua testa,

   4 	dalla forza di quella che cadeva con rumore di tuono, il rākṣasa
     	apparve con la testa tagliata, come un albero rotto dal vento,

   5 	vedendo il notturno demone Prahasta ucciso in battaglia,
     	Dhūmrākṣa attaccava con grande violenza le scimmie,

   6 	e vedendo il suo esercito simile ad una nuvola, terribile a vedersi attaccare, 
     	il tori dei vānara con impeto fuggivano dalla battaglia,

   7 	e visti i tori dei vānara fuggiti improvvisamente dalla battaglia,
     	li fermava Hanūmat quella tigre fra le scimmie confortandoli,

   8 	le scimmie vedendo il figlio del vento schierato in battaglia,
     	con grande violenza o re, tornarono a combattere ovunque,

   9 	allora il grande frastuono divenne un tumulto da far rizzare i capelli,
     	gli eserciti di Rāma e di Rāvaṇa si assalivano vicendevolmente,

  10 	e sorta quella terribile battaglia piena di polvere e di sangue,
     	Dhūmrākṣa assaliva con le sue frecce l'esercito delle scimmie,

  11 	Hanūmat, il vincitore di nemici, il figlio del vento, 
     	arrestava quel gigantesco rakṣas che sopraggiungeva,

  12 	e una terribile lotta sorse tra i due eroi delle scimmie e dei rākṣasa,
     	desiderosi di vincersi l'un l'altro in battaglia, come Indra e Prahlāda,

  13 	con le mazze, e con  barre di ferro, il rākṣasa colpiva la scimmia,
     	e la scimmia colpiva il rakṣas con rami e tronchi d'albero,

  14 	allora Hanūmat, il saggio figlio del vento col suo corpo ingigantito,
     	distruggeva Dhūmrākṣa con carro, cavalli e auriga,

  15 	quindi avendo visto ucciso Dhūmrākṣa, quel migliore dei rākṣasa,
     	i quadrumani, confidando nel fratello, corsero ad assalite i nemici,

  16 	investiti dalle forti scimmie che apparivano vincere,	
     	i rākṣasa, perdute le speranze, per la paura si rifugiavano in laṅkā,

  17 	i sopravissuti dei demoni notturni in rotta, raggiunta la città,
     	tutto quanto era accaduto annunciavano al re Rāvaṇa,

  18 	e Rāvaṇa da quelli udito che Prahasta era stato ucciso in battaglia,
     	dai tori dei vānara, e pure il grande guerriero Dhūmrākṣa col suo esercito,

  19 	a lungo avendo sospirato alzandosi dal suo ricco seggio,
     	diceva: ' è giunto il tempo che venga ad agire Kumbhakarṇa.'

  20 	così avendo parlato con vari strumenti musicali dal grande suono
     	faceva svegliare Kumbhakarṇa, profondamente addormentato,

  21 	e pieno di terrore, il sovrano dei rākṣasa, con grande sforzo, 
     	avendolo svegliato mentre indisturbato se ne stava nel suo letto, 
     	così parlava il dieci-teste al fortissimo Kumbhakarṇa:

  22 	' fortunato sei tu o Kumbhakarṇa, che hai un tale sonno,
     	che non ti accorgi di questo terribile momento di grande paura,

  23 	Rāma attraversato il mare su un ponte, assieme alle scimmie,
     	noi tutti disprezzando, sta compiendo una grande distruzione,

  24 	io gli rapii sua moglie di nome Sītā, figlia di Janaka,
     	sforzandosi di liberarla ha costruito un ponte sul mare,

  25 	da lui furono uccisi i nostri più grandi parenti con Prahasta in testa,
     	nessun'altro eccetto te vi è che possa ucciderlo distruttore di nemici,

  26 	armatoti, mettiti in marcia tu ora o migliore dei forti,
     	e in battaglia colpisci tutti i nemici con Rāma in testa o uccisore di nemici,

  27 	i due fratelli minori di Dūṣaṇa, Vajravega e Pramāthin,
     	questi due con un grande esercito, ti seguiranno.'

  28 	così avendo parlato, il signore dei rākṣasa, al fortissimo Kumbhakarṇa,
      	gli ordini impartiva a Vajravega e a Pramāthin, secondo le necessità.

  29 	di si, avendo detto i due valorosi fratelli minori di Dūṣaṇa a Rāvaṇa,
     	posto avanti Kumbhakarṇa, rapidamente uscirono dalla città."
     


                              CCLXXI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi uscito dalla città Kumbhakarṇa con suo seguito,
     	scorgeva l'esercito delle scimmie schierato di fronte come vincitore,

   2 	le scimmie avvicinatolo e circondatolo da ogni parte,
     	lo colpivano con molti grandi tronchi d'albero,
     	e altri, gettata la grande paura, lo ferivano con le unghie,

   3 	in vari modi combattendo con ogni condotta di battaglia i quadrumani,
     	con molti attacchi colpivano quel terribile Indra dei rākṣasa,

   4 	egli così colpito, ridendo divorava quei vānara,
     	presisamente Panasa, Gavākṣa e il vānara Vajrabāhu,

   5 	questa crudele impresa vedendo, del rakṣas Kumbhakarṇa,
     	spaventati iniziarono ad urlare a cominciare dal generale Tāra,

   6 	e udito il grido di Tāra e di altri comandanti delle scimmie,
     	Sugrīva senza paura, assaliva Kumbhakarṇa,

   7 	allora il grand'anima investito con violenza Kumbhakarṇa,
     	con un albero lo colpiva sulla testa, violentemente il re delle scimmie,

   8 	il grand'anima Sugrīva, quel fortissimo, sulla testa di Kumbhakarṇa
     	spezzava l'albero ma il quadrumane non lo smuoveva, 

   9 	allora gridando e ridendo quasi svegliato dal colpo d'albero,
     	aferrato con le braccia Sugrīva, Kumbhakarṇa con forza lo tirava,

  10 	vedendo Sugrīva trascinato dal rakṣas Kumbhakarṇa,
     	il valoroso Sumitrāde, gioia degli amici avanzava,

  11 	Lakṣmaṇa, uccisore di eroi nemici scagliata una grande freccia, 
     	dalle piume d'oro, potentissima, la dirigeva su Kumbhakarṇa,

  12 	il dardo trafitta la sua armatura, e il suo corpo
     	usciva conficcandosi a terra, innondato di sangue,

  13 	ed egli allora con cuore trafitto rilasciava il re delle scimmie,
     	quel grande guerriero, Kumbhakarṇa e presa una pietra come arma,
     	assaltava il Sumitrāde, alzando quella grandissima pietra,

  14 	a lui che avanzava velocemente le due braccia alzate, con due frecce a rasoio, 
     	dalle punte affilate, tagliava, ma quello assumeva quattro braccia,

  15 	e tutte quelle braccia che impugnavano pietre come armi,
     	con delle affilate frecce tagliava vedendolo velocemente armato,

  16 	egli assunse una gigantesca forma con molti piedi, teste e braccia,
     	il Sumitrāde con il brahmāstra, lui che pareva una massa di nubi bruciava,

  17 	quel grande eroe colpito dalla divina arma sul campo cadeva,
     	come un albero pieno di rami bruciato da un grande fulmine,

  18 	vedendo il valente Kumbhakarṇa simile a Vṛtra,
     	caduto morto a terra, i rākṣasa per la paura fuggirono,

  19 	e allora vedendo i soldati fuggire i due fratelli di Dūṣaṇa,
     	avanzando allora furiosi, assalivano il Sumitrāde,

  20 	quei due, Vajravega e Pramāthin, che furiosi lo assalivano,
     	il Sumitrāde arrestava, trafiggendoli entrambi con le frecce,

  21 	quindi una tumultuosa battaglia sorgeva da far rizzare i capelli, 
     	tra i due fratelli di Dūṣaṇa e il saggio Lakṣmaṇa,

  22 	egli con una grandissima pioggia di frecce innondava i due rakṣas,
     	e pure quei due furiosi, entrambi scagliavano piogge di frecce,

  23 	e in un momento la battaglia tra Vajravega e Pramāthin
     	e il Sumitrāde dalle grandi braccia, divenne terribile,

  24 	quindi la cima di una montagna avendo afferrata, Hanūmat il figlio del vento,
     	assalendolo prese la vita del rakṣas Vajravega,

  25 	e quella nera scimmia con una grande pietra, quel fratello di Dūṣaṇa,
     	Pramāthin assalendo, il fortissimo lo distruggeva,

  26 	quindi di nuovo divenuta distruttiva la battaglia,
     	tra gli eserciti di Rāma e di Rāvaṇa che si assalivano vicendevolmente,

  27 	gli abitanti della selva uccidevano a centinaia i demoni, e così i demoni loro,
     	i rakṣas erano uccisi per la maggior parte, non così però i vānara."
     

                              CCLXXII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" allora avendo saputo che Kumbhakarṇa col suo seguito era stato ucciso in battaglia,
     	e pure Prahasta, grande guerriero e lo splendidissimo Dhūmrākṣa,

   2 	Rāvaṇa si rivolgeva al figlio, il guerriero Indrajit:
     	' uccidi Rāma o uccisore di nemici, Sugrīva, e Lakṣmaṇa,

   3 	la mia accesa gloria da te o buon figlio, fu conquistata,
     	vincendo in battaglia l'armato di folgore, il Mille-occhi signore di Śacī,

   4 	da visibile o invisibile, con le divine frecce avute in dono,
     	o uccisore di avversari, uccidi i miei nemici o migliore degli armati,

   5 	Rāma, Sugrīva, e Lakṣmaṇa l'impatto delle tue frecce o senza-macchia,
     	non sono in grado di reggere, come dunque i loro sottoposti?

   6 	l'onore di Khara che da Prahasta e da Kumbhakarṇa o senza-macchia,
     	non fu vendicato in battaglia, questo tu vai a fare o grandi-braccia,

   7 	tu oggi con acute frecce avendo ucciso i nemici con le loro armate,
     	mi renderai felice o figlio, come quando catturasti il Vāsava.'

   8 	così apostrofato, di si rispondendo, salito sul carro con l'armatura,
     	Indrajit partiva o re, veloce verso la battaglia,

   9 	là rivelando apertamente il proprio nome il toro dei rākṣasa,
     	chiamava a battaglia Lakṣmaṇa, dalle auspicabili qualità,

  10 	e pure Lakṣmaṇa quello affrontava, afferrato l'arco e le frecce,
     	incutendo terrore col suono dell'arco, come un leone, alle vili prede,

  11 	sorse una grandissima lotta tra quei due desiderosi di vittoria,
     	esperti di armi divine, che violentemente rivaleggiavano l'un contro l'altro,

  12 	ma quando il figlio di Rāvaṇa non riusciva a superare con le frecce l'altro,
     	allora compiva un sforzo maggiore quel migliore dei forti,

  13 	allora lo tormentava con potentissime lance,
     	e quelle mentre arrivavano il Sumitrāde le tagliava con taglienti frecce, 
     	e queste spezzate dalle affilate frecce, cadevano a terra,

  14 	Aṅgada, il glorioso figlio di Vālin, alzato un albero, 
     	con vehemenza avvicinatosi lo colpiva sulla testa,

  15 	da questo per nulla agitato, il valente Indrajit con una freccia nel petto,
     	voleva colpirlo, ma la sua freccia fu distrutta da Lakṣmaṇa,

  16 	il figlio di Rāvaṇa quel valoroso Aṅgada che gli era vicino
     	con la mazza colpiva al fianco sinistro quell toro dei vānara,

  17 	non curandosi del colpo, il forte figlio di Vālin,
     	vincitore di nemici con ira scagliava ad Indrajit un tronco d'albero,

  18 	quell'albero scagliato con furia da Aṅgada, per la morte di Indrajit,
     	colpiva o pṛthāde, il carro di Indrajit coi cavalli e l'auriga,

  19 	quindi per la morte dei cavalli cadeva dal carro il morto auriga,
     	e da là spariva o re per magia il figlio di Rāvaṇa,

  20 	vedendo scomparso quel rākṣasa dalle molte magìe,
     	Rāma giunto sul posto, l'esercito proteggeva, 

  21 	egli puntando su Rāma allora le sue frecce, doni divini, 
     	colpiva il grande guerriero Lakṣmaṇa in tutto il corpo,

  22 	i due guerrieri allora, quello invisibile, svanito per magìa, con le frecce 
     	combattevano, entrambi Rāma e Lakṣmaṇa il figlio di Rāvaṇa,

  23 	egli con furia in tutto il corpo di quei due leoni fra gli uomini,
     	scagliava di nuovo delle frecce a centinaia e a migliaia,

  24 	accorgendosi che lui invisibile scagliava innumerevoli frecce,
     	le scimmie saltarono in aria afferrando grandi pietre,

  25 	quelli e pure i due, invisibile il rākṣasa, con le frecce trafiggeva,
     	con violenza colpendo, quel valoroso figlio di Rāvaṇa protetto dalla magìa,

  26 	i due eroici fratelli, Rāma e Lakṣmaṇa coperti di frecce,
     	caddero come luna e sole dal cielo sulla terra."
     


                              CCLXXIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" i due fratelli dall'infinito splendore vedendo caduti,
     	il figlio di Rāvaṇa ancora con le frecce, doni divini, li ingabbiava

   2 	quei due eroi ingabbiati dalla pioggia di frecce di Indrajit sul campo,
     	apparivano quelle due tigri fra gli uomini, come uccelli in gabbia,

   3 	i due vedendo caduti a terra coperti da centinaia di frecce,
     	Sugrīva, assieme alle scimmie, circondandoli se ne stava

   4 	con Suṣeṇa, Mainda e Dvivida, e con Kumuda e Aṅgada,
     	con Hanūmat e Nīla e Tāra, e con Nala era il signore delle scimmie,

   5 	quindi in quel luogo giungendo Vibhīṣaṇa evendo compiute le sue imprese,
     	risvegliava i due eroi con l'arma detta prajñā, rivegliati i due,

   6 	Sugrīva pure, entrambi liberava dalle frecce,
     	e con l'erba viśalya, efficacissima medicina, attivata da divini mantra,

   7 	i due migliori degli uomini, recuperati i sensi, liberati dalle frecce si rialzarono,
     	privi di ogni debolezza e stanchezza erano in breve, i due guerrieri, 

   8 	quindi Vibhīṣaṇa o pṛthāde, a Rāma discendente di Ikṣvaku
     	diceva,  vedendolo risanato, queste parole a mani giunte:

   9 	' quest'acqua portando per ordine del re dei re,
     	un guhyaka, è giunto dal monte śveta, alla tua presenza o uccisore di nemici,

  10 	quest'acqua manda a te il grande re Kubera, 
     	perchè tu possa vedere o tormenta-nemici, gli esseri invisibili,

  11 	spruzzandoti gli occhi con questa, gli esseri invisibili,
     	o signore, vedrai e pure tutti quelli a cui tu la darai.'

  12 	dicendo di si, Rāma accettando quell'acqua benefica,
     	si purificava gli occhi, e pure Lakṣmaṇa dall'acuta mente,

  13 	e Sugrīva e Jāmbavat, e Hanūmat e pure Aṅgada,
     	e Mainda, Dvivida, e Nīla, e i capi e i migliori dei quadrumani, 

  14 	quindi avvenne quanto aveva detto Vibhīṣaṇa,
     	all'istante i loro occhi divennero sopranaturali o Yudhiṣṭhira,

  15 	Indrajit compiuta l'impresa, al padre in persona il fatto
     	fatto conoscere, tornava velocemente verso il fronte della battaglia,

  16 	lui che accorreva di nuovo furioso per il desiderio di combattere,
     	veniva attaccato dal Sumitrāde sotto la guida di Vibhīṣaṇa,

  17 	lui che come un vincitore non aveva compiuto i riti diurni, da Lakṣmaṇa
     	che voleva ucciderlo irato, dato il segnale fu colpito con le frecce,

  18 	sorgeva una lotta tra i due, che l'un l'altro volevano vincersi,
     	etremamente agitata, e portentosa come quella tra Śakra e Prahlāda,

  19 	Indrajit trafiggeva il Sumitrāde con acute e dolorose frecce,
     	e il Sumitrāde cogl'occhi lavati trafiggeva con le frecce il figlio di Rāvaṇa,

  20 	per le ferite delle frecce del Sumitrāde il figlio di Rāvaṇa reso furioso,
     	scagliava a Lakṣmaṇa otto frecce velenose come serpenti,

  21 	come il Sumitrāde con tre frecce fiammeggianti la vita a lui
     	toglieva quel valoroso, da me attentamente ascolta,

  22 	con una tagliava dal suo corpo, il braccio che teneva l'arco, 
     	con la seconda il braccio con le frecce abbatteva a terra,

  23 	e con la terza freccia splendente dai larghi bordi,
     	tagliava la sua testa dal bel naso, e dagli splendidi orecchini,

  24 	e privo di braccia e testa, era il tronco terribile a vedersi,
     	lui ucciso, il migliore dei forti pure il suo auriga con le frecce uccideva, 

  25 	i destrieri allora conducevano il carro a laṅkā,
     	Rāvaṇa vedeva quel carro privo del figlio,

  26 	il figlio ucciso sapendo, per l'orrore spalancando gli occhi,
     	Rāvaṇa pieno di doloroso affanno, pensava di uccidere la videha,

  27 	verso di lei che bramosa di vedere Rāma stava nel boschetto di aśoka,
     	correva quel malvagio rapidamente con la spada alzata,

  28 	Avindhya vedendo di quel ribaldo la malvagia intenzione,
     	cercava di ammansire la sua furia, ascolta con quale mezzo:

  29 	' stando tu sul trono di uno splendido regno non devi uccidere una donna,
     	se una donna che è prigioniera nella tua casa viene uccisa,

  30 	non sia ella uccisa colpendole il corpo, questo io penso,
     	uccidi suo marito, ucciso lui lei pure morta sarà,

  31 	per valore non è uguale a te neppure il Cento-riti in persona,
     	ripetutamente tu hai spaventato i trenta, assieme ad Indra.'

  32 	così, con vari discorsi Avindhya allora, Rāvaṇa
     	furioso ammansiva, ed egli ascoltava le sue parole,

  33 	e presa la decisione di uscire, allacciata la spada il demone notturno
     	ordinava allora: ' si prepari il mio carro.'"
     	


                              CCLXXIV


   1 	mārkaṇḍeya disse;
     	" quindi Daśagrīva furioso per la morte del caro figlio,
     	salito sul carro adornato di gemme e oro, usciva 

   2 	circondato da orrendi rākṣasa armati di varie armi,
     	egli correva verso Rāma, travolgendo il capi-branco delle scimmie,

   3 	Mainda, Nīla, Nala, e Aṅgada, lui che arrivava furioso,
     	circondarono, assieme a Hanūmat, e a Jāmbavat col suo esercito, 

   4 	i capi-branco degli orsi e dei vānara, l'esercito di Daśagrīva
     	facevano a pezzi con degli alberi, sotto gli occhi di Daśagrīva,

   5 	allora vedendo il proprio esercito distrutto dai nemici,
     	Rāvaṇa quel sapiente di māyā, ricorse alla māyā il signore dei rākṣasa,

   6 	dal suo corpo mentre uscivano a centinaia e a migliaia,
     	dei rākṣasa apparvero armati di lance, spiedi e dardi,

   7 	ma Rāma tutti quei rākṣasa uccideva con un'arma divina,
     	quindi ancora ricorse alla māyā il signore dei rākṣasa,

   8 	facendone alcuni dell'aspetto di Rāma e di Lakṣmaṇa o bhārata
     	e il dieci-teste assaliva Rāma e Lakṣmaṇa,

   9 	allora i demoni notturni muovendo verso Rāma e Lakṣmaṇa,
     	li assalivano allora o re, afferrati dei grandi archi,

  10 	ma il discendente di Ikṣvaku vedendo quella magia del re dei rākṣasa,
     	diceva il Sumitrāde a Rāma senza tremare queste chiare parole:

  11 	' uccidi quei malvagi rākṣasa che hanno assunto il nostro aspetto.'
     	e Rāma quelli uccideva e altri che avevano assunto il loro aspetto

  12 	quindi su un carro trainato da fulvi destrieri, splendido come il sole,
     	Mātali, l'auriga di Śakra si avvicinava sul campo a Rāma.

  13 	Mātali disse:
     	' questo è lo splendido carro vittorioso, trainato da fulvi destrieri, del dio munifico,
     	con questo Śakra, o kākutsthade, in battaglia daitya e dānava
     	a centinaia, o tigre tra gli uomini, uccideva con questo grande carro,

  14 	con questo stesso che io ho condotto in battaglia,
     	con questo carro, uccidi rapidamente Rāvaṇa, non perdere tempo.'

  15 	così apostrofato il rāghava, dubitava delle verità delle parole di Mātali,
     	pensando alla magia del rākṣasa, ma a lui diceva Vibhīṣaṇa:

  16 	' non è questa o tigre degli uomini, la magìa del malvagio Rāvaṇa,
     	sali su questo veloce carro, appartenente a Indra, o splendido.'

  17 	quindi felice il kākutsthade dicendo di si a Vibhīṣaṇa,
     	rapido col carro, pieno di furia assaliva Daśagrīva,

  18 	e mentre Rāvaṇa contrattaccava, i viventi gridavano hā! hā!
     	e le creature divine in cielo facevano risuonare tamburi e ruggiti di leone,

  19 	il demone notturno scaricava su Rāma un terribilissima
     	lancia, simile alla folgore di Indra e come l'alto bastone di Brahmā,

  20 	ma Rāma a metà quella lancia tagliava con affilate frecce,
     	vedendo questa impresa difficile a farsi, la paura entrava in Rāvaṇa, 

  21 	quindi furioso, Daśagrīva scagliava veloce taglienti frecce,
     	e a migliaia di miriadi altri dardi di vario genere a Rāma,

  22 	quindi delle bhuśuṇḍi e lance, e mazze e asce,
     	e giavellotti di vario genere, e śataghnī e acute frecce,

  23 	vedendo quella magìa compiuta dal rakṣas Daśagrīva,
     	per la paura fuggirono tutti i vānara, in ogni luogo,

  24 	quindi una freccia appuntita, con le piume d'oro, straordinario dardo,
     	dalla faretra prendendo, la legava al brahmāstra,

  25 	e quella meravigliosa freccia, da Rāma attivata con mantra come brahmāstra, 
     	vedendo, dèi e gandharva con Śakra in testa gioirono,

  26 	e pensavano che pochissima vita allora era rimasta al rakṣas,
     	gli dèi, i gandharva e i kiṃnara per l'impatto del brahmāstra sul nemico,

  27 	allora Rāma quella freccia scagliava, dalla potenza impareggiabile,
     	mortale per Rāvaṇa, terribile, come il bastone alzato di Brahmā,

  28 	quel migliore dei rākṣasa con suo carro, coi cavalli e l'auriga da questa,
     	veniva bruciato, da un fuoco di grandi fiamme ricoperto,

  29 	allora felici furono i trenta dèi, coi gandharva, e i cāraṇa,
     	vedendo ucciso Rāvaṇa da Rāma dalle instancabili imprese,

  30 	i cinque elementi si dissociarono dal potente Rāvaṇa,
     	disperdendosi in tutti i mondi, per l'energia del brahmāstra,

  31 	gli elementi del suo corpo e la carne e il sangue,
     	perirono, bruciati dal brahmāstra, e neppure la cenere si vedeva."
     


                              CCLXXV


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" ucciso dunque il crudele Rāvaṇa, il re dei rākṣasa inviso agli dèi,
     	felice divenne Rāma cogli amici e con il Sumitrāde,

   2 	quindi morto Daśagrīva, gli dèi coi ṛṣi in testa,
     	con benedizioni di vittoria venerarono quel grandi-braccia,

   3 	Rāma celebravano dagli occhi di loto, tutte le divinità
     	e i gandharva, con piogge di fiori, ed inni, dalle dimore degli dèi,

   4 	e avendo così onorato Rāma se ne andarono com'erano giunti,
     	e il cielo appariva come un grande festival o incrollabile,

   5 	quindi ucciso Daśagrīva, il gloriosissimo Rāma, laṅkā
     	concedeva a Vibhīṣaṇa, quel potente vincitore di nemici,

   6 	quindi messa avanti Sītā, onorata da Vibhīṣaṇa,
     	usciva allora quell'anziano e saggio ministro di nome Avindhya, 

   7 	e diceva al grand'anima kākutsthade che stava in pena:
     	' accogli o grand'anima la virtuosa regina figlia di Janaka.'

   8 	queste parole avendo udite, scendendo da quello splendido carro,
     	il rampollo di Ikṣvaku, guardava Sītā coperta di lacrime,

   9 	e vedendo quella bellissima sulla via, oppressa dalla sofferenza,
     	con ogni membra coperta di polvere, coi capelli intrecciati, vestita di nero,

  10 	Rāma sospettando un disonore, diceva alla videha: 
     	' vai libera tu o videha, questa è l'azione da fare per me, 

  11 	me avendo come marito, o bella, tu non puoi divenir vecchia
     	nella dimora del rākṣasa, così da me fu ucciso quel demone notturno,

  12 	ma uno come noi, conoscendo le leggi del dharma come può mai,
     	anche solo per un momento tenere una donna che è stata in mano altrui?

  13 	che tu sia stata virtuosa o no, io ora o Maithilā
     	non posso di te godere, come di offerta rituale leccata dai cani.'

  14 	quindi la fanciulla immediatamente avendo udite le dure parole,
     	cadeva la divina agitata, come un albero di banano tagliato,

  15 	i colori del suo viso che si erano accesi per la gioia,
     	subito di nuovo sparirono come alito su uno specchio,

  16 	allora le scimmie tutte udendo quel discorso di Rāma,
     	immobili divennero come morti, assieme a Lakṣmaṇa,

  17 	allora il dio dal perfetto spirito, e dalle quattro teste su un carro volante,
     	il Grande-avo, creatore dell'universo, si mostrava al rāghava,

  18 	e Śakra e Agni, e Vāyu, e Yama e Varuṇa,
     	e il beato signore degli yakṣa, e i puri sette ṛṣi,

  19 	e il re Daśaratha, nel suo luminoso aspetto divino,
     	su un preziosissimo e splendido carro volante trainato da oche selvatiche, 

  20 	allora il cielo che era tutto pieno di dèi e gandharva, 
     	splendeva variegato di stelle, come il firmamento autunnale,

  21 	quindi rialzatasi la videhā in mezzo a loro la splendida
     	nobildonna diceva a Rāma dall'ampio torace:

  22 	' principe, non ti faccio nessuna colpa io conosco,
     	la via delle donne e degli uomini, ma ascolta queste mie parole,

  23 	il vento sempre in moto compie la fine di tutti gli esseri,
     	egli mi liberi dalla vita se io ho fatto qualcosa di male,

  24 	il fuoco, l'acqua, l'etere, la terra, e l'aria, 
     	mi liberino della vita se io ho fatto qualcosa di male.'

  25 	allora nell'aria una voce giunse che risuonava in tutti i luoghi,
     	santa, che fece rizzare i peli dei vānara grand'anime.

  26 	Vāyu disse:
     	' oh! oh! o rāghava il sono il vero Vāyu sempre in moto,
     	priva di ogni male e la maithilī o re, unisciti con tua moglie.'

  27 	Agni disse:
     	' io son colui che sta dentro il corpo dei viventi o rampollo di Raghu,
     	neppure minimamente o kākutsthade, la maithilī portò offesa.'

  28 	Varuṇa disse:
     	' l'acqua da me nata è in tutti i corpi o rāghava,
     	e io ti proclamo che tu debba prendere la maithilī.'

  29 	Brahmā disse:
     	' figlio, questo non è una meraviglia in te che possiedi il dharma di un ṛṣi regale,
     	che fermamente stai sul sentiero della virtù, ascolta queste mie parole,

  30 	nemico costui era o eroe, di dèi, gandharva e serpenti,
     	di yakṣa e dānava e dei grandi ṛṣi, e tu l'hai ucciso,

  31 	invulnerabile per mia antica grazia egli era da tutti gli esseri,
     	per questa causa il malvagio a lungo da me fu guardato,

  32 	per la propria morte quel malvagio ha rapito Sītā,
     	e per la maledizione di Nalakūbara, ella fu protetta da me,

  33 	'se un'altra donna senza che lei voglia tu prenderai, con certezza
     	il tuo corpo in cento pezzi cadrà.' così gli fu detto un tempo,

  34 	non qui tu devi aver timore, prendila o splendidissimo,
     	da te è stata fatta una grande impresa per gli dèi o simile agl'immortali.'

  35 	Daśaratha disse:
     	' felice io sono o figlio, fortuna a te, io son tuo padre Daśaratha,
     	io ti garantisco il regno, governalo o migliore degli uomini.'

  36 	Rāma disse:
     	' io ti obbedisco o re dei re, se tu sei mio padre,
     	mi recherò alla bella città di ayodhyā, per tuo ordine.'"

  37 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" a lui diceva ancora il padre contento o signore di uomini:
     	' vai ad ayodhyā e governala o Rāma, tu che hai gli angoli degli occhi infiammati.'

  38 	quindi inchinandosi agli dèi applaudido dagli amici,
     	come il grande Indra alla figlia di Puloman, egli si univa alla moglie,

  39 	quindi il tormentatore di nemici dava in dono ad Avindhya,
     	e alla rākṣasa Trijaṭā ricchezze e onori,

  40 	a lui allora diceva Brahmā circondato dagli dèi con Śakra in testa:
     	' o figlio di Kausalyā, io ti darò le grazie che tu chiedi.'

  41 	e Rāma scelse la fermezza nel dharma e l'invincibilità dai nemici,
     	e che i vānara uccisi dai rākṣasa risorgessero,

  42 	e quando allora a questo Brahmā disse di si, 
     	risorsero o grande re, i vānara riacquistando la vita,

  43 	e pure Sītā bellissima diede un dono ad Hanūmat:
     	'come la fama di Rāma la tua vita sarà lunga o figlio mio,

  44 	e divini beni sempre fatti per mia grazia,
     	tu potrai avere o Hanūmat, dagli occhi fulvi.'

  45 	quindi sotto gli occhi di quelli dalle infaticabili imprese
     	svanirono gli dèi tutti a cominciare da Śakra.

  46 	e vedendo Rāma riunito alla figlia di Janaka, l'auriga di Indra 
     	diceva arcicontento, queste parole in mezzo agli amici:

  47 	' di dèi, gandharva e yakṣa, di uomini, asura e serpenti,
     	questo dolore tu hai eliminato o sinceramente coraggioso,

  48 	dèi, asura, gandharva, yakṣa, rākṣasa e serpenti
     	racconteranno di te nei mondi finchè la terra li sosterrà.'

  49 	così avendo parlato chiedendo licenza a Rāma il migliore degli armati,
     	e avendolo onorato partiva su quel carro splendido come il sole,

  50 	allora Rāma posta avanti Sītā, assieme al Sumitrāde,
     	e assieme a tutti i vānara con Sugrīva in testa,

  51 	posto per primo Vibhīṣaṇa a protezione di laṅkā,
     	attraversava di nuovo, su quel ponte, la dimora dei pesci,

  52 	sullo splendente carro volante di nome puṣpaka,
     	che può andare dove vuole, il signore circondato dai principali consiglieri,

  53 	e raggiunta la riva del mare dove si era riposato, il principe
     	là risiedeva quell'anima giusta, assieme a tutti i vānara,

  54 	quindi il rāghava a tempo debito, quelli riuniti e onorati,
     	distribuiva loro allora delle gemme, soddisfacendoli universalmente.

  55 	e partiti i capi dei vānara, e le scimmie e gli orsi,
     	Rāma assieme a Sugrīva, a kiṣkindhā di nuovo tornava,

  56 	e seguito da Vibhīṣaṇa e assieme a Sugrīva allora,
     	sul carro volante puṣpaka, e mostrando la foresta alla videha 

  57 	raggiunta kiṣkindhā, Rāma il migliore degli assalitori,
     	consacrava nella reggenza ereditaria Aṅgada con successo,

  58 	quindi assieme a quelli, Rāma con il Sumitrāde,
     	per la via da cui era giunto partiva verso la propria città,

  59 	e raggiunta la città di ayodhyā come signore del regno allora,
     	a Bharata mandava Hanūmat come messaggero,

  60 	e mostradogli le sue intenzioni, tutto faceva conoscere al caro fratello,
     	e il figlio di Vāyu di nuovo tornato, partiva verso il villagio di nandigrāma,

  61 	egli là vedeva Bharata, col corpo coperto di polvere, vestito di corteccia,
     	seduto in un seggio davanti ai suoi sandali,

  62 	e riunitosi con Bharata e con Śatrughna, il valoroso
     	rāghava, assieme al Sumitrāde, era pieno di gioia o toro dei bhārata,

  63 	quindi Bharata e Śatrughna riunitisi al maggiore allora
     	entrambi vedendo la videha, si riempirono di gioia,

  64 	a lui Bharata il regno mantenuto con onore restituendo,
     	usciva dall'incarico pieno di suprema gioia,

  65 	quindi nel giorno desiderato dell'asterismo śravana presidiato da Viṣṇu, 
     	Vasiṣṭha e Vāmadeva insieme lo consacravano,

  66 	egli consacrato, il migliore delle scimmie, Sugrīva con le sue amichevoli genti
     	e il pulastyade Vibhīṣaṇa congedava verso casa,

  67 	e onorando con varie gemme, quei due pieni di amore e di gioia,
     	e fornendoli del necessario, con dolore li congedava,

  68 	e il rāghava a quel carro divino il puṣpaka inchinatosi,
     	il rampollo di Raghu lo donava con amore al Vaiśravaṇa,

  69 	quindi assieme al ṛṣi divino lungo la fiumana gomatī
     	dieci aśvamedha celebrava, coi tre tipi di offerte, senza alcun impedimento."
     


                              CCLXXVI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così fu questa, o grandi-braccia, da Rāma dall'infinita energia
     	avuta, quella terribile avversità che una volta egli ebbe abitando nella foresta,

   2 	non dolerti o tigre fra gli uomini, tu sei uno kṣatriya o tormenta-nemici,
     	rifugiandoti nel valore del tuo braccio, tu devi agire sulla via della sventura,

   3 	in te non si mostra nessun vizio seppur piccolo,
     	in una tale via cadono pure i celesti, Indra compreso, e gli asura, 

   4 	in uno scontro fu ucciso Vṛtra dall'armato di folgore assieme ai marut,
     	e pure l'invincibile Namuci, e la rākṣasa Dīrghajihvā,

   5 	chi ha assistenza quaggiù interamente ottiene i propri scopi,
     	cosa vi è di invincibile in battaglia per chi ha come fratello il Conquista-ricchezze?

   6 	e quel migliore dei forti, Bhīma dal terribile coraggio,
     	e i due giovani grandi arcieri, i gemelli figli di Mādrī?
     	con tali aiuti, perchè dunque ti disperi o tormenta-nemici?

   7 	questi che vincerebbero l'esercito delle schiere dei marut e dell'armato di folgore, 
     	e tu pure con questi grandi arcieri, questi alleati dall'aspetto divino,
     	vincerai in battaglia tutti i nemici, o toro dei bhārata,

   8 	guarda dunque come lei dopo che fu rapita dal malvagio
     	e forte, ebbro del suo valore il sindhu, fu da queste grandi anime 

   9 	ricondotta Kṛṣṇā Draupadī, compiendo un'arduissima impresa,
     	vincendo il re Jayadratha e facendolo prigioniero,

  10 	senza aiuto; Rāma recuperava di nuovo la videha, 
     	uccidendo in battaglia il rākṣasa Daśagrīva dal terribile valore,

  11 	lui che aveva come amici quadrumani e orsi dalle facce nere,
     	che erano di specie diversa o re, con la ragione a ciò pensa,

  12 	perciò o tigre dei kuru, tu non dolerti o toro dei bhārata,
     	grandi anime come tu sei non si lamentano o tormenta-nemici."

  13 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così rincuorato il re dal saggio Mārkaṇḍeya,
     	abbandonato il dolore, con anima lieta di nuovo questo diceva.
     
     


                              CCLXXVII


   1 	 Yudhiṣṭhira disse:
     	" per me non mi dolgo, né per questi miei fratelli o grande muni,
     	ma per la perdita del regno, come pure per la figlia di Drupada,

   2 	nella partita in difficoltà noi siamo stati salvati da Kṛṣṇā, 
     	e lei fu ancora rapita dalla foresta con la forza da Jayadratha,

   3 	vi è qualche altra donna che tu hai prima visto o di cui hai udito,
     	fedele al marito, gloriosa come questa figlia di Drupada?"

   4 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" ascolta o re la grande fortuna delle donne di buona famiglia, o Yudhiṣṭhira,
     	come tutto questo è capitato a Sāvitrī figlia di re,

   5 	dei madra vi era un re dall'animo giusto, che agiva nel supremo dharma,
     	pio, e dedito alla protezione e alla sincerità coi sensi domati,

   6 	sacrificatore, generoso, intelligente, amato dai cittadini e dal contado, 
     	il principe, Aśvapati di nome, era felice del benessere di tutti gli esseri,

   7 	paziente, e sincero, pur coi sensi domati, era senza figli,
     	con grandissima energia si impegnava nella penitenza,

   8 	per avere della figliolanza, egli in un ferreo controllo era dedito,
     	a lungo misurato nel cibo, in castità coi sensi domati,

   9 	sacrificando a Sāvitrī con centinaia e migliaia di riti o migliore dei re,
     	solamente ad ogni sesta ora egli mangiava scarso cibo,

  10 	in quel controllo egli restava diciotto anni,
     	e finito il diciottesimo anno Sāvitrī soddisfatta di lui venne,
     	nel proprio aspetto o re, si mostrava al sovrano,

  11 	dall'agnihotra sorgendo piena di grandissima gioia,
     	diceva al principe concedendo una grazia queste parole:

  12 	' con la castità, la giustizia, l'autocontrollo, e col frenarti,
     	con tutta l'anima a me devoto fosti, io sono soddisfatta di te o principe,

  13 	scegli una grazia o Aśvapati re dei madra, quale tu desideri,
     	nessuna negligenza mai tu facesti negli atti del dharma.'

  14 	Aśvapati disse:
     	' per aver figliolanza io mi sono impegnato, volendo solo il dharma,
     	molti figli a me siano o dea, continuatori della famiglia,

  15 	se tu sei soddisfatta di me o dea, io questo desiderio scelgo,
     	la perpetuazione della famiglia è il primo dharma, così mi dissero i ri-nati. '

  16 	Sāvitrī disse:
     	' prima già io conoscendo o re, questa tua intenzione,  
     	parlai di questo tuo scopo al Grande-avo,  

  17 	e per ordine e disposizione del Nato-da-sé, sulla terra a te,
     	una fanciulla splendida, o gentile signore, rapidamente nascerà,

  18 	nessun altro discorso tu devi pronunciare,
     	della grazia del Grande-avo, io sono felice, questo ti dico.'"

  19 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" di si, avendo detto accettava il sovrano le parole di Sāvitrī,
     	e ubbidiva di nuovo subito: 'così dunque sia!'

  20 	scomparsa Sāvitrī, il sovrano tornava alla sua casa,
     	e nel suo regno risiedeva, proteggendo nel dharma le creature,

  21 	e passato un certo tempo, il re dai fermi voti,
     	un figlio pose in grembo alla regina più anziana che viveva nel dharma,

  22 	e quel bimbo nella principessa Mālavya o toro dei bhārata,
     	crebbe come la luna nel suo cerchio nella quindicina chiara,

  23 	e giunto il tempo partoriva una fanciulla dagli occhi di loto,
     	e le cerimonie per lei, allora felice compiva il sovrano,

  24 	e per amore di Sāvitrī avutala e per le offerte a Sāvitrī,
     	i savi e il padre le diedero il nome di Sāvitrī,

  25 	la figlia del re cresceva di bellissimo aspetto come Śrī, 
     	e nel tempo entrava la fanciulla nell'adolescenza,

  26 	dal bel vitino, dagli ampi fianchi e simile all'oro 
     	vedendola, le genti pensavano: ' abbiamo ottenuto una fanciulla divina.'

  27 	ma ella dagli occhi a foglia di loto, fiammeggiante quasi per splendore,
     	nessuno chiedeva in moglie, allontanati dal suo splendore,

  28 	allora digiunando con la testa lavata, ella si avvicinava alle divinità,
     	e invitava i savi a versare nel fuoco l'offerta secondo le regole, in un giorno lunare,

  29 	quindi accettando i fiori rimasti quelle grandi anime benevolenti,
     	la divina fanciulla bella come Śrī andava alla presenza del padre, 

  30 	ella prostandosi ai piedi del padre, i fiori interamente offrendogli,
     	la belle-natiche, a mani giunte stava a fianco del sovrano,

  31 	vedendo sua figlia nell'adolescenza, dalla bellezza divina,
     	non chiesta in sposa, il sovrano divenne dolente.

  32 	il re diceva:
     	' figlia, giunto il tempo di darti in sposa, ma nessuno me lo ha chiesto,
     	da te scegli un marito, con qualità pari alle tue,

  33 	e l'uomo che tu desideri a me fai sapere,
     	saputolo io a quello che ti piace ti darò in sposa,

  34 	le parole nel dharmaśāstra recitate dai ri-nati, che io udii,
     	anche tu o virtuosa ascolta da me che te le dico,

  35 	il padre che non dà la figlia è censurabile, e censurabile il marito che non vi giace,
     	e morto il marito, è censurabile il figlio che non protegge la madre,

  36 	udite queste mie parole vai alla ricerca del marito,
     	fai dunque che io non sia censurabile dagli dèi.'"

  37 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato alla figlia, agli anziani e ai ministri,
     	ordinava: 'andate come suo seguito.' così li incitava.

  38 	prostratasi ai piedi del padre quella saggia, quasi in imbarazzo,
     	obbedendo alle parole del padre, partiva senza indugio,

  39 	ella salita su un carro d'oro, circondata da venerabili consiglieri,
     	partiva verso le ascetiche foreste dei ṛṣi regali,

  40 	e là fatto omaggio ai piedi di quegl'anziani onorati,
     	ella o caro figlio, percorreva di seguito tutte le foreste,

  41 	e così in tutti i tīrtha, la figlia del sovrano, dono di ricchezze
     	facendo ai principali ri-nati, percorreva ogni luogo."
     


                              CCLXXVIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" mentre il re signore dei madra era riunito con Nārada,
     	seduto in mezzo all'assemblea, conversando, o bhārata,

   2 	allora avendo toccato tutti i tīrtha e gli āśrama, 
     	Sāvitrī assieme ai consiglieri, giungeva alla casa del padre,

   3 	e vedendo il padre seduto con Nārada, la bella
     	ad entrambi con la testa onorava i piedi.

   4 	Nārada disse:
     	' quando era partita tua figlia e da dove ora arriva o sovrano?
     	e per quale motivo lei ormai pubere non concedi ad un marito?'

   5 	Aśvapati disse:
     	'per questo motivo invero fu mandata ed ora ritornata,
     	da lei ascolta o divino ṛṣi qual'è il marito che ha scelto.'"

   6 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" 'ogni cosa dicci.' così dal padre richiesta, la bella,
     	obbedendo come ad un ordine divino questo diceva:

   7 	' vi era tra i śālva un principe kṣatriya dall'animo giusto,
     	chiamato Dyumatsena, dopo che egli divenne cieco,

   8 	a quel saggio con un figlio piccolo, che aveva perduta la vista, 
     	un vicino, novello nemico per la sua infermità, gli prese il regno,

   9 	egli colla moglie col figlio fanciullo, partiva per la foresta, 
     	e nella grande foresta con fermi voti praticava il tapas,

  10 	e suo figlio nato nella città, cresciuto nella foresta ascetica,
     	di nome Satyavat, io ho scelto come sposo adatto a me.'

  11 	Nārada disse:
     	' oh dunque, un grande male ha compiuto Sāvitrī o sovrano,
     	non conoscendo le sue qualità da lei fu scelto Satyavat,

  12 	la verita sempre dice suo padre e il vero la madre sempre pronuncia, 
     	per questo a lui i brahmani il nome imposero di Satyavat,

  13 	al fanciullo son cari i cavalli, e lui fabbrica cavalli di argilla,
     	e nella pittura egli disegna cavalli, ed è detto Citrāśva.'

  14 	il re disse:
     	' ma dunque è splendente o intelligente, il figlio del re?
     	o anche paziente? è un guerriero Satyavat rampollo di suo padre?'

  15 	Nārada disse:
     	' come Vivasvat è splendente e per intelligenza pari a Bṛhaspati,
     	un guerriero è come il grande Indra, e pieno di pazienza come la terra.'

  16 	Aśvapati disse:
     	' è generoso il figlio del re? o anche pio coi brahmani Satyavat?
     	e pure di bell'aspetto? o nobile e amabile a vedersi? '

  17 	Nārada disse:
     	' in liberalità secondo il suo potere e uguale a Rantideva figlio di Saṃkṛiti,
     	egli è pio coi brahmani e sincero, come Śibi figlio di Uśīnara,

  18 	generoso come Yayāti, piacevole a vedersi come la luna,
     	per bellezza pari solo agli aśvin, il forte figlio di Dyumatsena,

  19 	egli è paziente e dolce come guerriero, e sincero coi sensi domati, 
     	egli è amichevole, privo di invidia, ed egli è modesto e pieno di fermezza,

  20 	sempre la rettidune si trova in lui e la fermezza,
     	questo si afferma in breve, da parte dei grandi asceti dal virtuoso agire.'

  21 	Aśvapati disse:
     	' tu mi dici che lui è dotato di tutte le buone qualità,
     	i vizi dimmi anche, se lui ne ha alcuno.'

  22 	Nārada disse:
     	' nessun altro fallo che uno solo ora Satyavat possiede,
     	che in un anno la sua vita finirà e abbandonerà il corpo.'

  23 	il re disse:
     	' oh! Sāvitrī, vai e scegli un'altro o splendida,
     	questo vizio è grande e da solo supera le qualità,

  24 	come mi dice il venerabile Nārada onorato dagli dèi,
     	egli è di breve vita entro un anno lascerà il proprio corpo.'

  25 	Sāvitrī disse:
     	' una scommessa una sola volta cade, una fanciulla una sola volta è data,
     	e una sola volta uno dice: 'io darò.' ciascuna di queste tre è unica,

  26 	di lunga o breve vita, con qualità o con nessuna qualità,
     	una volta che l'ho scelto come marito, non sceglierò una seconda volta,

  27 	nel cuore presa la decisione, allora con la parola sia dato,
     	prima che sia fatta l'azione il mio cuore è d'accordo.'

  28 	Nārada disse:
     	' di ferma decisione o migliore dei re, è tua figlia Sāvitrī,
     	ella non si può smuovere da questo dharma in alcun modo,

  29 	in nessun'altro uomo si trovano le qualità che ha Satyavat,
     	e decisa da questo a me sembra tua figlia.'

  30 	il re disse:
     	' non si può discutere la parola pronunciata dal venerabile,
     	io farò così come mi dice il mio venerabile guru.'

  31 	Nārada disse:
     	' non vi sia ostacolo al matrimonio di tua figlia Sāvitrī,
     	in questo modo lo compiremo, fortuna sia a tutti voi.'"

  32 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato nall'aria salendo, Nārada andava al terzo cielo,
     	e il re compiva per la figlia tutti i riti matrimoniali."
     


                              CCLXXIX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi pensando dunque allo scopo di far sposare la fanciulla,
     	il sovrano, preparava tutto quanto l'occorrente per il matrimonio,

   2 	quindi tutti gli anziani, i ri-nati, i sacerdoti, e i capellani
     	invitati, in un giorno favorevole partiva assieme alla fanciulla,

   3 	e raggiunto l'āśrama di Dyumatsena in mezzo alla foresta, il sovrano,
     	toccava assieme ai ri-nati i piedi di quel ṛṣi regale,

   4 	là vedevano quel glorioso rifugiato sotto un albero di śāla,
     	quel re senza vista seduto su un cuscino di erba kuśa, 

   5 	il re compiuto l'omaggio a quel ṛṣi regale secondo il merito,
     	fattosi con umili parole, presentava sé stesso,

   6 	quello, sapiente del dharma, a lui offrendo un seggio, l'acqua lustrale e una vacca,
     	il re chiese a quel re: ' perchè sei venuto?'

   7 	l'intero suo scopo e quanto doveva essere fatto
     	comunicando, a Satyavat tutto gli faceva sapere.

   8 	Aśvapati disse:
     	' questa mia bellisima figlia di nome Sāvitrī o ṛṣi regale,
     	secondo il dharma o sapiente del dharma per nuora prendi da me.'

   9 	Dyumatsena disse:
     	'rimossi dal regno, rifugiati nella foresta, viviamo nel dharma da controllati asceti,
        come tua figlia senza meritarlo, sopporterà il doloroso stare in un āśrama nella selva?' 

  10 	Aśvapati disse:
     	' mia figlia sa che per natura, gioia e dolore vanno e vengono, ed io pure,
     	non tali parole si addicono a uno come me, deciso io sono giunto a te o sovrano,

  11 	la mia speranza non devi distruggere, per amicizia e affetto,
     	a me che sono giunto con gentilezza tu non devi rifiutare,

  12 	degno tu sei di allearti com me e io pure con te,
     	come nuora prendi la fanciulla mia figlia come moglie di Satyavat.'

  13 	Dyumatsena disse:
     	' un tempo io desideravo di essere alleato con te,
     	ma una volta privato del regno questo allora non fu più certo,

  14 	questa intenzione che da me fu un tempo desiderata,
     	avvenga ora dunque, tu sei per me un ospite desiderato.'"

  15 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi riuniti tutti i ri-nati che abitavano l'āśrama,
     	secondo le regole i due re compirono il matrimonio,

  16 	avendo dato la figlia e il suo adatto corredo,
     	partiva verso la propria dimora pieno di suprema gioia,

  17 	e pure Satyavat avuta la moglie, dotata di ogni qualità,
     	si rallegrava, e anche lei avendo avuto il marito che in cuore voleva.

  18 	partito il padre, ella abbandonando tutti i suoi ornamenti,
     	indossava vesti di corteccia e la veste bruna,

  19 	e col suo servizio e qualità, colla modestia e l'autocontrollo,
     	e col soddisfare ogni desiderio, faceva ognuno soddisfatto.

  20 	la suocera con tutte le cure del corpo a cominciare dalle vesti,
     	e il suocero con cure divine, e controllando le parole,

  21 	quindi con parole affettuose, con abilità e pazienza,
     	e con rapida reverenza il marito soddisfaceva.

  22 	così là in quell'āśrama di quei virtuosi abitanti,
     	intenti nel tapas, qualche tempo passava o bhārata,

  23 	ma nella mente di Sāvitrī che giaceva là, giorno e notte,
     	si agitavano le parole dette da Nārada."
     


                              CCLXXX


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi passarono molti giorni e un giorno,
     	giunse il momento in cui Satyavat, doveva morire o sovrano.

   2 	mentre Sāvitrī contava giorno per giorno quelli trascorsi,
     	sempre nel suo cuore si agitavano le parole dette da Nārada,

   3 	e la bellissima, pensando che al quarto giorno sarebbe morto,
     	compiuto il voto delle tre notti, giorno e notte stava ritta in piedi,

   4 	di quel doloroso voto della nuora avendo udito, addolorato il sovrano
     	alzatosi queste parole diceva a Sāvitrī per confortarla:

   5 	' troppo fiera questa tua decisione, da te iniziata, o figlia di re,
     	lo stare in piedi per tre notti è supremamente difficile.'

   6 	Sāvitrī disse:
     	' padre questa azione non è dolorosa, io manterrò il voto,
     	presa la decisione, allora la decisione si deve compiere.'

   7 	Dyumatsena disse:
     	' di rompere il voto io non posso dirti in alcun modo,
     	mantieni la tua parola, questo può solo dire uno come me.'"

   8 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato Dyumatsena, quel saggio rimase zitto,
     	e Sāvitrī stando ritta sembrava un essere di legno,

   9 	accadendo il giorno dopo, la morte del marito di Sāvitrī o toro dei bhārata, 
     	ella passava la notte ritta in piedi in preda al dolore,

  10 	oggi è quel giorno, pensando, versava l'oblazione nel fuoco acceso,
     	e quando il sole era alto a misura di un giogo, compiuti i riti del mattino,

  11 	allora tutti i ri-nati, gli anziani, la suocera e il suocero,
     	rettamente avendo salutato in piedi a mani giunte, composta,

  12 	e quei virtuosi intenti al bene di Sāvitrī per lei la speranza di non vedovanza,
     	pronunciarono gli asceti tutti, abitanti in quella pia foresta,

  13 	'così sia!' pensò Sāvitrī intenta nello yoga della meditazione,
     	ed ella con la mente accoglieva tutte le parole degli asceti,

  14 	la figlia del re aspettando il tempo e l'istante,
     	come detto dalle parole di Nārada, ricordandole addolorata,  

  15 	allora il suocero e la suocera, dissero a quella figlia di re,
     	che stava appartata queste care parole o migliore dei bhārata:

  16 	i suoceri dissero:
     	' il voto come pronunciato in modo proprio tu hai mantenuto
     	è giunto il momento che prenda del cibo, fallo subito.' 

  17 	Sāvitrī disse:
     	' al tramonto del sole io mangerò avendo compiuto il mio voto,
     	questo il proposito nel mio animo, e la decisione che io ho preso.'"

  18 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato Sāvitrī riguardo al cibo,
     	Satyavat presa l'ascia sulle spalle partiva nella foresta,

  19 	e Sāvitrī diceva la marito: ' non devi andare da solo,
     	con te io verrò io non posso star lontano da te.'

  20 	Satyavat disse:
     	' prima mai sei andata nella foresta, il sentiero è difficile, o splendida,
     	stanca per il voto di digiuno, come verrai a piedi?'

  21 	Sāvitrī disse:
     	' per il digiuno io non ho alcuna debolezza, e neppure stanchezza,
     	di venire io sono in grado, non devi proibirmelo.'

  22 	Satyavat disse:
     	' se tu sei in grado di venire io compirò il tuo piacere,
     	chiedi il permesso agli anziani, che qualche fallo non mi tocchi.'"

  23 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" avvicinatasi, diceva alla suocera e al suocero quella ferma nei voti:
     	' mio marito va nella grande foresta in cerca di frutti,

  24 	io vorrei avere il permesso dal nobile suocero,
     	di uscire con lui, non sopporto la separazione,

  25 	per la legna per l'agnihotra di voi anziani, esce tuo figlio,
     	non ne sia impedito, per altre cose gli sia proibito di andare nella foresta,

  26 	per quasi un anno io non sono mai uscita dall'āśrama,
     	ho grande curiosità di vedere la foresta fiorita.'

  27 	Dyumatsena disse:
     	' fin da quando Sāvitrī dal padre mi fu data come nuora,
     	io non ricordo sia stata mai detta una richiesta di cattiva condotta,

  28 	sia concesso a te questa voglia come desideri o nuora,
     	con attenzione o figlia segui la via di Satyavat.'"

  29 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"col permesso di entrambi, quella bellissima andava,
     	assieme al marito, sorridendo ma agitata nel cuore,

  30 	ella ovunque gradevoli e variegati boschetti,
     	pieni dei suoni dei pavoni, vedeva ad occhi spalancati,

  31 	e rivi dai puri corsi, e supremi monti fioriti,
     	e Satyavat diceva a Sāvitrī, con dolci parole: ' guarda!'

  32 	ma la irreprensibile guardando il marito in tutto il suo aspetto,
     	morto lo pensava allora ricordando le parole del muni.

  33 	e seguendo il marito andava con passo leggero,
     	col cuore spezzato in due, aspettando il momento giungere."
     	


                              CCLXXXI


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" quindi quel valoroso assieme alla moglie raccogliendo i frutti,
     	riempiva il recipiente e quindi tagliava la legna,

   2 	mentre tagliava la legna cominciava a sudare,
     	e per lo sforzo gli nacque un dolore in testa,

   3 	egli avvicinando la cara moglie diceva oppresso dalla stanchezza:
     	' per questo mio sforzo mi è nato un dolore in testa,

   4 	e le membra o Sāvitrī, e il cuore come mi brucia,
     	e mi pare di essere malato o misurata nel parlare,

   5 	mi sembra di avere la testa trafitta da lance,
     	io voglio dormire o virtuosa, non riesco a stare in piedi.'

   6 	avvicinatasi allora al marito, Sāvitrī e abbracciatolo,
     	e posta la sua testa in grembo, lo coricava sul terreno,

   7 	quindi l'ascetica donna ripensando alle parole di Nārada,
     	calcolava il giorno l'ora e il minuto,

   8 	e in un istante lei vedeva un uomo vestito di giallo,
     	con un diadema, con un corpo dello splendore del sole,	

   9 	di scura apparenza, cogli occhi rossi, con un laccio in mano, pauroso,
     	stava a fianco di Satyavat, e lo osservava,

  10 	vedendolo rapida si alzava abbandonando dolcemente la testa del marito,
     	e a mani giunte afflitta, col cuore tremante diceva:

  11 	' come una divinità io ti riconosco, il tuo corpo non è umano,
     	per piacere dimmi o dio chi sei, e cosa cerchi di fare?'

  12 	Yama disse:
     	' fedele al marito sei o Sāvitrī, e pure ricca di tapas,
     	per cui io parlo con te, sappi che io sono Yama o bella,

  13 	questo tuo marito, figlio di re, Satyavat ha finito la sua vita, 
     	io lo condurrò via dopo averlo legato, questo sappi è quanto voglio fare.'"

  14 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"così avendo dichiarato la sua intenzione, il beato re dei morti, 
     	rettamente tutto quanto aveva detto, iniziava a fare a suo piacere:

  15 	' costui è di bell'aspetto, unito al dharma, un oceano di qualità,
     	non merira di esser condotto dai miei servi, quindi sono venuto di persona.'

  16 	quindi dal corpo di Satyavat, legandolo col suo laccio,
     	un omino lungo un pollice estraeva con forza Yama,

  17 	quindi portata via la vita, finito il respiro, uccisa la luce,
     	privo di moto, il corpo divenne spiacevole a vedersi,

  18 	Yama però, quello avendo legato partiva verso sud,
     	e pure Sāvitrī piena di dolore, Yama dunque seguiva,
     	intenta in ferrei voti la gloriosa devota al marito.

  19 	Yama disse:
     	' torna indietro, vai o Sāvitrī, compi per lui i riti funebri,
     	da te fu compiuto ogni dovere per il marito, dacchè sei andata da lui.'

  20 	Sāvitrī disse:
     	' dove mi conduce il marito, o dove egli vada da sé,
     	là io pure devo andare, questo è l'eterno dharma,

  21 	per il tapas, la condotta verso il guru, per la devozione e l'amore per il marito,
     	e per il tuo favore, non mi sia proibito l'andare,

  22 	i saggi che vedono il vero, dicono che con sette passi vi è un amico,
     	e messa avanti l'amicizia, ascolta ora quanto io dirò:

  23 	le anime senza controllo non praticano nella foresta il dharma, il viverne e lo sforzo,
     	i sapienti sostengono il dharma, perciò i virtuosi dicono il dharma il miglior bene,

  24 	per la giusta opinione di un solo virtuoso, tutti seguono poi la sua strada,
     	non voglio una seconda o una terza via, perciò i virtuosi dicono il dharma il bene supremo.'

  25 	Yama disse:
     	' ritorna, contento sono per questo tuo discorso, pieno di senso e ben pronunciato,
     	scegli una grazia, eccetto la sua vita io ti darò ogni dono o virtuosa.'

  26 	Sāvitrī disse:
     	' rimosso dal regno, rifugiato nella foresta, perduta la vista, mio suocero nell'āśrama vive,
     	che quel forte sovrano splendente come fiamma di fuoco, ottenga la vista, per tuo favore. '

  27 	Yama disse:
     	' io ti concedo tutto questo dono, come tu hai detto sarà dunque,
     	nel tuo andare mi sembri stanca, ritorna, vai non affaticarti.'

  28 	Sāvitrī disse:
     	' come posso aver stanchezza vicino al marito, dove va mio marito, questa è certo la via,
     	dove conduci mio marito questo il mio cammino, o signore dei celesti, ascoltami di nuovo:

  29 	anche un solo incontro coi buoni è un supremo bene, e suprema l'amicizia si dice,
     	non senza frutti è l'incontro con il virtuoso, quindi si deve vivere assieme ai virtuosi.'

  30 	Yama disse:
     	'piacevole alla mente il discorso udito da te, pieno di senso, saggio e sensato,
     	eccetto ancora la vita di Satyavat scegli una seconda grazia o splendida.'

  31 	sāvitri disse:
     	' preso fu un tempo a mio suocero il regno, che il sovrano lo riacquisti,
     	e mai si allontani dal proprio dharma il mio guru, questo il secondo tuo dono che scelgo.'

  32 	Yama disse:
     	' presto al suo regno ritornerà e non si smuoverà il re dal suo dharma,
     	avuto il mio favore o figlia di re, ritorna, vai prima di diventare stanca.'

  33 	Sāvitrī disse:
     	'le creature con i tuoi decreti sono controllate, e per decreto non per volontà tu le porti via,
     	da ciò tu o dio, sei conosciuto come Yama, e ascolta dunque il discorso che io dico:

  34 	l'esser privo di malizia verso tutte le creature, con l'azione, colla mente e le parole,
     	la benevolenza, il dare, questo è l'eterno dharma dei buoni,

  35 	in un mondo di tal fatta gli uomini esperti nel potere,
     	sono buoni, e pure incontrando i nemici praticano la compassione.'

  36 	Yama disse:
     	' com'è la bevanda per l'assetato, così le parole da te pronunciate,
     	di nuovo eccetto la vita di Satyavat scegli la grazia che vuoi o bellissima.' 

  37 	Sāvitrī disse:
     	' mio padre è un sovrano privo di figli, che abbia cento figli legittimi mio padre,
     	che compiano la continuazione del famiglia, questo terzo dono io da te scelgo.'

  38 	Yama disse:
     	' per la continuazione della famiglia cento figli splendidi abbia tuo padre o bella,
     	e compiuto il desiderio o figlia di re, ritorna, lontana è la via in cui tu vieni.'

  39 	Sāvitrī disse:
     	' non è lontana per me vicina al marito, il mio cuore corre più lontano,
     	così andando questo discorso per viatico da me pronunciato ancora ascolta:

  40 	di Vivasvat tu sei il figlio potente, quindi i saggi ti chiamano il vaivasvata,
        da pace e dharma sono illuminate le creature, quindi tu hai o signore, la sovranità del dharma,

  41 	ma chi non ha in sé stesso quanto si trova nei virtuosi,
     	per questo vuole senza riserve, credere nei buoni,

  42 	e dal suo cuore nasce la fiducia in tutti gli esseri, 
     	perciò nei virtuosi senza riserve la gente pone fiducia.'

  43 	Yama disse:
     	' le parole da te dette o donna, a parte da te, io tali non le udii mai,
     	da ciò io sono contento, eccetto la sua vita scegli una quarta grazia e vai.'

  44 	Sāvitrī disse:
     	' nati da me e prole di Satyavat qui siano di entrambi propagatori della famiglia,
     	cento figli, pieni di valore e forza, questo per quarto tuo dono io scelgo.'

  45 	Yama disse:
     	' cento figli pieni di forza e valore nasceranno per il tuo amore o debole donna,
     	non ti stancare o figlia di re, ritorna lunga e strada su cui tu vieni.'

  46 	Sāvitrī disse:
     	' sempre costante la pia condotta dei buoni, i buoni non si disperano né tremano,
        l'unione dei buoni coi buoni non è senza frutto, i buoni non obbediscono per paura dei buoni,

  47 	i buoni con la sincerità conducono il sole, i buoni la terra col tapas sostengono,
     	la via della virtù è in tutti gli esseri o re, in mezzo ai buoni non periscono i buoni,

  48 	questa la giusta condotta dei nobili, riconoscendola eterna,
     	i buoni il supremo bene facendo, non guardano alla ricompensa,

  49 	e la pace non è confusa tra gli uomini buoni, e neppure l'artha perisce e neppure l'onore,
     	quanta temperanza sempre vi è nei buoni, tanto maggior protettori i buoni sono.'

  50 	Yama disse.
     	'ciascuna cosa tu dici è unita al dharma, allieta la mente, è sensata e buona parola,
     	e ciascuna mi fa di te più devoto, scegli o dai fermi voti, la grazia incomparabile.'

  51 	Sāvitrī disse: 
     	' non per tuo favore la morte fu esclusa, così come negli altri doni o onorevole,
     	io la grazia scelgo che viva Satyavat, come morta io sono senza mio marito,

  52 	io non desidero la felicità privata del marito, non desidero il cielo privata del marito,
     	non desidero ricchezza privata del marito, non sopporto di vivere senza marito,

  53 	mi hai garantito cento figli, e questo dandomi mi rapisci il marito,
     	io scelgo questa grazia, viva Satyavat, e la tua parola diverrà veritiera.'"

  54 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" 'così sia.' dicendo Yama figlio di Vivasvat sciogliendo i suoi lacci,
     	il re dharma, con mente lieta a Sāvitrī questo diceva:

  55 	'questo è tuo marito o virtuosa, da me liberato o delizia della tua famiglia,
     	in buona salute da te condotto egli sarà prospero,

  56 	e otterrà assieme a te, una vita di quattrocento anni,
     	e celebrando sacrifici, e col suo dharma fama al mondo otterrà,

  57 	con te Satyavat genererà cento figli,
     	e pure tutti questi saranno re e guerrieri, con figli e nipoti,
     	e famosi sempre saranno quaggiù per la tua nomea,

  58 	tuo padre avrà cento figli da tua madre Mālavī 
     	e perennemente di nome i mālava saranno figli e nipoti,
     	i tuoi fratelli diverranno guerrieri pari ai trenta dèi.'

  59 	così a lei avendo data questa grazia, il potente re Dharma, 
     	avendo lasciato Sāvitrī partiva per la sua dimora, 

  60 	e Sāvitrī andatosene Yama, e riottenuto il marito,
     	andava là dove era il corpo cadavere del marito, 

  61 	ella vedendo a terra il marito e alzandolo e abbracciandolo,
     	in grembo mettendosi la sua testa a terra sedeva,

  62 	e Satyavat riacquistata conoscenza a Sāvitrī diceva,
     	con amore, come uno, stato a lungo lontano guardandola a lungo.

  63 	Satyavat disse:
     	' a lungo dunque ho dormito, perchè non mi hai svegliato?
     	e dov'è quel l'uomo scuro che mi portava via?'

  64 	Sāvitri disse:
     	'a lungo invero hai dormito sul mio grembo o toro fra gli uomini,
     	è andato via il beato dio Yama, soppressore delle creature,

  65 	riposato ti sei o glorioso, e ora svegliato o principe,
     	se puoi alzati, guarda com'è avanzata la notte.' "

  66 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" riacquistata coscienza come uno alzatosi da un un buon sonno,
     	tutti i luoghi guardando della foresta diceva Satyavat:

  67 	' uscito ero per raccogliere frutti con te o bel vitino,
     	quando tagliando legna, mi sorse un dolore in testa,

  68 	colpito dal mal di testa più non ero in grado di stare in piedi,
     	e mi addormentai sul tuo grembo, tutto questo io ricordo o bellissima,

  69 	e addormentatomi tra le tue braccia la mia mente fu portata via,
     	allora vidi un'oscuro terribile uomo dal grande splendore,

  70 	se tu sai chi fosse dimmelo o splendidissima,
     	se un sogno fu o se io vidi il vero.'

  71 	a lui diceva allora Sāvitrī mentre cominciava la notte,
     	' domani tutto quanto accaduto ti racconterò o principe,

  72 	alzati, alzati, che tu sia benedetto, guarda ai genitori o fermo nei voti,
     	profonda è la notte e tramontato è il sole che illumina il giorno,

  73 	e le creature notturne si aggirano eccitate, parlando di sangue,
     	si odono i suoni degli uccelli, e degli animali che vagano nella foresta,

  74 	questi suoni benevoli e terribili, dalla regione di sud-ovest
     	proveniendo, risuonano feroci facendo tremare il mio cuore.'

  75 	Satyavat disse:
     	' la foresta è coperta da una densa tenebra,
     	non riconoscerai il sentiero, e non sarai in grado di andare.'

  76 	Sāvitrī disse:
     	' in questo giorno bruciando la foresta, vi sono fiamme negli alberi secchi,
     	dal vento portato, il fuoco si vede qua e là,

  77 	quindi quel fuoco portando qui, io illuminerò ogni luogo,
     	molta legna vi è qui, allontana il tuo dolore,

  78 	se non sei in grado di andare che tu mi sembri sofferente,
     	e non riconosci il sentiero essendo la selva coperta dalle tenebre,

  79 	domani illuminata e visibile la selva, noi adremo col tuo permesso,
     	staremo qui questa notte, se ti va bene o senza macchia.'

  80 	Satyavat disse:
     	' il dolore alla testa mi è passato, e mi sento sane le membra,
     	io vorrei tornare dalla madre e dal padre col tuo permesso,

  81 	mai prima in tarda notte io tornai all'āśrama,
     	di non mancare ai riti delle sera mia madre mi ingiunge,

  82 	e pure di giorno mancando io, si addolorerebbero i miei due anziani,
     	il padre mi cercherà cogli abitanti dell'āśrama,

  83 	la madre e il padre, che io una volta grandemente addolorai,
     	mi riproverarono a lungo: ' non ritornare tardi.'

  84 	quale sarà il loro stato d'animo oggi per me? così io penso,
     	ai due, senza vedermi sorgerà un grande dolore, 

  85 	un tempo mi dissero di notte i due, pieni di lacrime,
     	molto addolorati i due vecchi ripetutamente pieni di affetto:

  86 	' senza di te noi due non viviamo anche solo per poco o figlio,
     	finchè tu ci sostieni o figlio noi due certamente vivremo,

  87 	in te è posto il sostentamento di due vecchi ciechi e la continuazione della famiglia,
     	in te il rito funebre, la fama e la continuazione di noi due.'

  88 	la madre è anziana e il padre è anziano, dei due io dunque sono il sostentamento.
     	di notte non vedendomi i due, in quale stato cadranno?

  89 	io mi indigno per il sonno e mio padre pure per la madre
     	innocente che è oppressa dal dubbio per me,

  90 	e io oppresso dal dubbio, caduto in grave difficoltà
     	senza madre e padre io non sono in grado di vivere,

  91 	oppresso da mente agitata, mio padre senza la vista,
     	a ciascuno degli abitanti dell'āśrama in ogni luogo chiederà di me,

  92 	io non mi addoloro per me stesso, quanto per mio padre o bellissima,
     	e per la debolissima madre che seguirà il marito, 

  93 	per me i due ora cadranno in una suprema ambascia,
     	loro due viventi anch'io vivo per sostenerli,
     	il bene di loro io devo fare e così pure io, vivo.' "

  94 	Mārkaṇḍeya disse:
     	" così avendo parlato quell'anima pia, devoto agli anziani, con amore per essi,
     	alzando le braccia addolorato, forte si lamentava,

  95 	allora vedendo il marito oppresso dal dolore a lui diceva 
     	Sāvitrī di pia condotta, asciugandogli le lacrime dagli occhi:

  96 	' se in me vi è del tapas praticato, se donazioni, se offerte sacrificali,
     	alla suocera al suocero e al marito sia pura questa notte,

  97 	non ricordo di aver pronunciato mai parole non vere anche nelle piccole cose,
     	per questa mia sincerità siano oggi sostenuti i miei due suoceri.'

  98 	Satyavat disse:
     	' io desidero vedere i genitori, vai in fretta Sāvitrī,
     	se prima non vedo che stanno bene il padre e la madre,
     	io non vivrò o belle-natiche, io invero mi ucciderò,

  99 	se è nel dharma il tuo pensiero, se vuoi che io viva,
     	o mi vuoi fare del bene vai verso l'āśrama.'

 100 	 Mārkaṇḍeya disse:
     	" Sāvitrī allora alzatasi, raccoltisi i capelli la splendida,
     	rialzava il marito circondandolo con le braccia,

 101 	e alzatosi Satyavat e con le mani pulitosi le membra,
     	guardando in ogni direzione, pose gli occhi al suo cesto,

 102 	Sāvitrī gli disse allora domani raccoglierai qui i frutti,
     	e per sicurezza io porterò la scure. '

 103 	e appeso il pesante cesto ad un ramo d'albero,
     	afferrata la scure di nuovo verso il marito tornava, 

 104 	e sulla spalla sinistra il braccio posto del marito quella bella di coscie,
     	con il destro abbracciandolo, partiva con dolce passo.

 105 	Satyavat disse:
     	' per esser venuto molte volte, o timida, io conosco il sentiero,
     	per il chiaro di luna visibile tra gli alberi, io pure lo vedo,

 106 	questo è il sentiero dal quale siamo venuti, per raccogliere i frutti,
     	da dove siamo venuti, o bella segui il sentiero non allontanarti,

 107 	a questo boschetto di alberi palāśa, il sentiero si divide in due,
     	la via che è a nord prendi e in quella affrettati,
     	in me mi sento, e forte sono per il desiderio di  vedere i genitori.' "

 108 	Mārkaṇḍeya disse:
     	"e così parlando, in fretta egli andava verso l'āśrama."
        (...)
     


                              CCLXXXII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ in quel momento Dyumatsena nella grande foresta
     	riottenuta la vista, con anima lieta per la vista, tutto guardava,

   2 	ed egli assieme alla moglie Śaibyā raggiunti tutti gli āśrama,
     	per il figlio in grande apprensione cadeva quel toro fra gli uomini,

   3 	gli āśrama, i fiumi, le selve, e i laghi,
     	e tutte le direzioni cercando i due coniugi si aggiravano,

   4 	e udito un suono, i due pensandolo la conchiglia del figlio:
     	' Satyavat assieme a Sāvitrī si avvicina!' e correvano i due,

   5 	coi piedi tagliati e doloranti e con la carne viva, e pieni di sangue,
     	con le membra trafitte da spine ed erbe, furiosamente correvano i due,

   6 	allora raggiunti da tutti i savi che abitavano negli āśrama,
     	circondati e consolati i due furono condotti al proprio āśrama,

   7 	là egli con la moglie circondato dagli anziani ricchi in tapas, 
     	riconfortato in vari modi, e con l'aiuto di storie degli antichi re,

   8 	allora i due vecchi riconfortati, per il desiderio di vedere il figlio,
     	ricordando i giochi del figlio nella fanciullezza erano molto addolorati,

   9 	e di nuovo pronunciando miserevoli parole i due pieni di sofferenza:
     	' oh! figlio, oh! nuora, dove sei? dove sei?' si lamentavano i due. 

  10 	Suvarcas diceva:
     	' in quanto Sāvitrī, sua moglie, di tapas e di autocontrollo,
     	e di buona condotta è dotata, per questo Satyavat è vivo.'

  11 	Gautama disse:
     	' i veda con le sue parti io ho studiato, un grande tapas io ho accumulato,
     	nella gioventù con la castità e col fuoco io ho soddisfatto i maestri,

  12 	con concentrazione, tutte le pratiche e i voti furono da me mantenuti,
     	vivendo di sola aria e a causa di questi miei meriti,

  13 	per questo tapas io conosco tutto quanto si intenda fare,
     	la verità dunque ascolta, Satyavat è in vita.'

  14 	il discepolo disse:
     	' dalla bocca del mio maestro le parole uscite
     	mai possono essere false, perciò Satyavat è vivo.'

  15 	i ṛṣi dissero:
     	' in quanto sua moglie Sāvitrī di tutti quei segni
     	che non hanno le vedove, è dotata, perciò Satyavat è vivo.'

  16 	Bhāradvāja disse:
     	' poiché sua moglie Sāvitrī di tapas, autocontrollo,
     	 e di buona condotta è dotata, allora Satyavat è vivo.'

  17 	Dālbhya disse:
     	' poiché la vista a te è tornata, e poiché Sāvitrī il voto 
     	ha compiuto di non prendere cibo, allora Satyavat è vivo.'

  18 	Māṇḍavya disse:
     	' poiché uccelli e animali vociferano tranquilli nella regione,
     	e tu hai ancora attività sulla terra, allora Satyavat è vivo.'

  19 	Dhaumya disse:
     	' poiché di tutte le qualità è dotato tuo figlio caro alle genti,
     	e dotato pure del segno di lunga vita, allora Satyavat è vivo.'”

  20 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ così confortato dalle sincere parole degli asceti, 
     	tutte quelle motivazioni considerando, divenne quasi convinto,

  21 	quindi in breve Sāvitrī assieme al marito
     	giungeva all'āśrama di notte e gioiosa vi entrava.

  22 	i brahmani dissero:
     	' tuo figlio essendo qui giunto ora e vedendoti con la vista recuperata,
     	tutti noi prevediamo prosperità per te o signore della terra,

  23 	dal ritorno di tuo figlio e dall'aspetto di Sāvitrī,
     	e dall'aver tu riacquistata la vista, da queste tre cose fortuna nascerà,

  24 	questo è quanto detto da tutti noi, non vi è qui alcun dubbio, che allora
     	di nuovo ancora tu rapidamente avrai la prosperità.'”

  25 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ quindi là tutti quei ri-nati accendendo un fuoco, 
     	fecero omaggio o pṛthāde, a Dyumatsena signore della terra,

  26 	e là, Śaibyā e Satyavat e pure Sāvitrī stando a parte
     	da tutti quelli invitati, sedettero a loro agio,

  27 	allora tutti seduti assieme al re, gli abitanti della foresta,
     	essendo molto curiosi o pṛthāde, chiedevano al figlio del re:

  28 	' perchè prima non sei tornato assieme alla moglie o illustre?
     	perchè di notte sei giunto, chi ti ha trattenuto?

  29 	afflitti noi tutti, e il padre e la madre o figlio di re,
     	e il perchè non sappiamo, tutto questo ci devi dire.'

  30 	Satyavat disse:
     	' col permesso del padre io con Sāvitrī sono andato,
     	quindi a me venne un mal di testa nella foresta mentre tagliavo la legna,

  31 	e addormentato io mi fui per il dolore, così mi sembra,
     	e in tale modo io allora mi fui addormentato, prima

  32 	che mi venisse la preoccupazione di voi tutti,
     	per questo di notte tornammo, non vi è altra ragione.'

  33 	Gautama disse:
     	' per quale causa la vista ha riacquistato tuo padre Dyumatsena?
     	se tu il motivo non conosci deve dirlo Sāvitrī,

  34 	io desidero saperlo o Sāvitrī, tu conosci il prima e il dopo,
     	io ti riconosco o Sāvitrī come la dea Sāvitri per splendore,

  35 	tu qui conosci la causa, perciò il vero sia dichiarato,
     	se per te questo non è un segreto qui raccontalo a noi.'

  36 	Sāvitrī disse:
     	' così come l'ho conosciuto io intendo dirvelo, non in altro modo, 
     	non vi è nessun segreto per me ascolate dunque la verità,

  37 	che mio marito sarebbe morto mi fu detto da Nārada grand'anima,
     	quel giorno giunse oggi, per cui in non l'ho lasciato solo,

  38 	a lui addormentato Yama in persona si avvicinava coi suoi servi,
     	ed egli legatotolo lo stava portando alla regione abitata dai morti,

  39 	io resi soddisfatto con sincere parole quel potente dio,
     	e da lui mi furono dati cinque doni, ascolta quali furono,

  40 	la vista e il suo regno furono due doni per il suocero,
     	che mio padre abbia cento figli, e cento figli per me stessa,

  41 	e che mio marito Satyavat abbia una vita lunga quattrocento anni,
     	per la sopravvivenza di mio marito io ho praticato ferrei voti,

  42 	questa da me a voi raccontata è la verità dell'intera causa,
     	per cui il mio grande dolore si è mutato in una conseguente gioia.'

  43 	i ṛṣi dissero:
     	' la famiglia di questo Indra dei re, colpita nelle difficoltà sprofondata in un mare di tenebre,
        da te è stata, o nobile di buona condotta, pura per fermezza del dharma, rialzata o virtuosa.'”

  44 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“quindi congratulata e onorata quell'ottima donna i ṛṣi si riunirono,
        e chiesta licenza al re e a suo figlio rapidamente partirono verso casa, serenamente felici.”
     


                              CCLXXXIII


   1 	Mārkaṇḍeya disse:
     	“ passata quella notte, sorto il globo solare,
     	tutti i ricchi in tapas compiuti i riti mattutini si riunirono,

   2 	e i grandi ṛṣi tutta la grande impresa di Sāvitrī,
     	a Dyumatsena raccontando ripetutamente non ne erano soddisfatti,

   3 	allora tutti i principali cittadini giunsero da śālva o re,
     	e raccontarono che il sovrano era stato ucciso dai suoi ministri,

   4 	udendo che egli era stato ucciso, con amici e parenti, dai ministri,
     	riportavano che in verità fuggito era l'esercito nemico,

   5 	e all'unanimità tutto il popolo allora pensava al re:
     	' con la vista o senza vista egli sia il nostro re,

   6 	con questa decisione noi siamo partiti o sovrano,
     	presi questi veicoli e il tuo esercito dalle quattro divisioni,

   7 	parti ora o re, fortuna a te, la tua vittoria è stata proclamata in città,
     	governa a lungo l'avito regno paterno.'

   8 	e vedendo il re in possesso della vista, e in piena salute,
     	con la testa tutti caddero a terra cogli occhi spalancati,

   9 	quindi omaggiati gli anziani ri-nati che abitavano l'āśrama,
     	e da tutti loro onorato, partiva verso la città.

  10 	e con Śaibyā e Sāvitrī su uno splendido e ben coperto
     	veicolo portato da uomini, partiva circondato dall'esercito,

  11 	quindi i purohita, con amore consacravano Dyumatsena
     	e consacravano pure suo figlio grand'anima, come principe ereditario,

  12 	quindi per molto tempo la fama di Sāvitrī crescendo,
     	ella generava cento figli, tutti coraggiosi guerrieri,

  13 	e nacquero anche cento suoi fratelli uterini,
     	fortissimi figli di Aśvapati re di madras, da Mālavī,

  14 	e così sé stessa, il padre e la madre, il suocero e la suocera,
     	e la famiglia del marito tutta, dalla sventura fu risollevata da Sāvitrī,

  15 	e in questo modo pure la nobile Draupadī, stimata per la sua virtù,
     	come Sāvitrī voi tutti salverà questa nobile donna.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così il pāṇḍava a causa di quell'istruito grand'anima,
     	senza dolore, e senz'ansia o re, abitava nella foresta kāmyaka.