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43. Kuṇḍalāharaṇa

( L'asportazione degli orecchini. III, 284-294)

                              CCLXXXIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ le parole che prima o grande brahmano, diceva Lomaśa,
     	per ordine di Indra porgendole a Yudhiṣṭhira, figlio di Pāṇḍu:

   2 	' e l'acuta paura che tu hai e che non mi dicesti mai,
     	pure questa io ti toglierò essendo qui giunto l'ambidestro.'

   3 	quale dunque o migliore dei sapienti, questa grande paura verso Karṇa,
     	era? e perchè quell'anima pia non la rivelò a nessuno?”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	io o tigre tra i re ti racconterò questa storia,
     	che chiedi o migliore dei bhārata, ascolta le mie parole,

   5 	trascorsi i dodici anni e avvicinandosi il tredicesimo,
     	Śakra per il bene dei pāṇḍava, si presentava a Karṇa per mendicare,

   6 	sapendo dell'arrivo del grande Indra per avere i suoi orecchini,
     	il luminoso sole, o grande re, avvicinava Karṇa,

   7 	in un preziosissimo letto, coperto da preziosi tappeti, era l'eroe, 
     	a suo agio dormendo, quel sincero devoto al brahman,

   8 	e il sole chiaroraggiante lo vedeva o re dei re, mentre dormiva di notte,
     	e per amore del figlio era preso da grandissima compassione,

   9 	e Sūrya trasformatosi in un sapiente brahmano di bell'aspetto per magìa,
     	e per il suo bene diceva a Karṇa queste concilianti parole:

  10 	“ o Karṇa, figlio mio ascolta le mie parole, o migliore dei sostenitori del vero,
     	che io ora ti dico per amicizia o grandi-braccia, un supremo bene,

  11 	Śakra verrà da te per desiderio di favorire i pāṇḍava,
     	travestito da brahmano o Karṇa, per prenderti i tuoi orecchini,

  12 	lui conosce la tua condotta verso l'intero universo, 
     	come tu l'elemosina ai virtuosi doni e non chiedi mai,

  13 	tu figlio, dai sempre quanto richiesto dai brahmani,
     	quanto hai e pure dell'altro, dicono che tu non rifiuti mai,

  14 	te fatto così conoscendo, in persona l'uccisore di Pāka,
     	verrà a mendicare gli orecchini e pure la corazza,

  15 	a lui quando li richiederà non devi dare gli orecchini,
     	ma di conciliartelo piuttosto quanto meglio puoi, questo il meglio per te,

  16 	per avere gli orecchini da te, o figlio, parlando con molti argomenti,
     	e con altri beni di vario genere, tu dovrai ripetutamente rifiutare,

  17 	con gemme, con donne, e pure con vari altri beni e ricchezze,
     	molte indicandotene, il ditruggi-città, cercherà di ottenere gli orecchini,

  18 	se gli darai o Karṇa gli orecchini splendenti nati con te,
     	ne avrai la fine della vita e in potere della morte cadrai,

  19 	possedendo la corazza e gli orecchini o onorevole,
     	invincibile tu sei in battaglia per i nemici, ascolta le mie parole,

  20 	dall'amṛta sorti entrambi, sono nati questi gioielli,
     	perciò abbine cura o Karṇa, se ti è cara la vita.”

  21 	Karṇa disse:
     	“ chi sei tu che così mi parli mostrando suprema amicizia?
     	per piacere o venerabile dimmi chi sei tu sotto le spoglie di un brahmano.”

  22 	il brahmano disse:
     	“ io, o figlio, sono il mille-raggi, e a te mi mostro per amicizia,
     	segui le mie parole, questo per te è il miglior bene.”

  23 	Karṇa disse:
     	“ per me è un gradissimo bene quello del quale lo splendente signore della luce,
     	oggi mi ha parlato cercando il mio meglio, ma ascolta queste mie parole,

  24 	io ti farò contento o generoso, per affetto io così parlo,
     	se tu mi vuoi bene non allontanarmi da questo mio voto,

  25 	l'intero mondo conosce il mio voto o pieno di luce,
     	come io darei ai principali brahmani certamente anche la vita,

  26 	se Śakra verrà da me travestito da brahmano,
     	a mendicare, anche a vantaggio dei figli di Pāṇḍu, o migliore dei celesti, 

  27 	io gli darò o migliore dei luminari, gli orecchini e la suprema corazza,
     	che la mia fama celebre nei tre mondi non vada perduta,

  28 	uno come me non avrà disonore, insieme alla salvezza della vita,
     	unito alla gloria, unito alla morte è l'aspettativa del mondo,

  29 	io a Indra darò gli orecchini assieme alla corazza,
     	se l'uccisore di Vṛtra e di Bala verrà a chiedermeli,

  30 	nel chiedermi gli orecchini a vantaggio dei figli di Pāṇḍu,
     	al mondo mi darà gloria e lui ne avrà infamia,

  31 	io preferisco la gloria del mondo, alla vita o pieno di raggi,
     	chi ha gloria ottiene il paradiso, senza gloria si perisce,

  32 	la gloria al mondo sempre vivifica l'uomo come una madre,
     	l'infamia uccide la vita, anche di chi ha vivo il corpo,

  33 	questa antica strofa io da me canto, pieno di luce,
     	il creatore, il signore del mondo, come la sua fama considera la vita dell'uomo,

  34 	e persino nell'altro mondo la gloria è il supremo bene,
     	quaggiù nel mondo la virtuosa fama aumenta la vita,

  35 	io, le cose nate con me dando, otterrò eterna gloria,
     	e dando il dono correttamente, ai brahmani secondo i meriti, 

  36 	e sacrificato il corpo nella battaglia, io compirò una impresa arduissima,
     	e sconfitto o vincendo i nemici, gloria assoluta io otterrò,

  37 	dando sicurezza in battaglia agli impauriti per le loro vite, 
     	e liberando vecchi, fanciulli e ri-nati, dalla grande paura,

  38 	io otterrò la gloria suprema nel mondo, o distruttore del demone Svarbhānu,
     	più della vita da proteggere per me sappi la fama e il mio voto,

  39 	io avendo dato questa suprema offerta, al dio nuvoloso,
     	travestito da brahmano, io o dio, al mondo otterrò la suprema meta.”
     	


                              CCLXXXV


   1 	Sūrya disse:
     	“ non compiere così o Karṇa il male tuo e degli amici,
     	e dei figli, e della moglie, e del padre e della madre,

   2 	senza nocumento al corpo dei viventi o migliore dei viventi,
     	l'uomo desidera la gloria ottenere e ferma fama nel terzo cielo,

   3 	tu che col sacrificio della vita vuoi eterna fama,
     	questa senza dubbio otterrai rinunciando alla vita,

   4 	per i viventi compie il dovuto, il padre e la madre e i figli, 
     	e quant'altri sono i parenti al mondo o toro fra gli uomini,
     	e per il tuo valore per il re, o tigre fra gli uomini, questo sappi

   5 	la fama è una virtù per l'uomo che vive, o splendido,
     	che se ne fa della fama il morto col corpo divenuto cenere?
     	il morto non conosce fama, il vivo raggiunge la fama,

   6 	la fama di chi è morto è come la ghirlanda di un mortale defunto,
     	io questo ti dico a tuo vantaggio, tu sei un mio devoto,

   7 	i miei devoti io proteggo, questo è pure un altro motivo,
     	il devoto con suprema devozione mi venera o grandi-braccia,
     	se tu hai devozione per me agisci secondo le mie parole,

   8 	e vi è qui qualcosa di supremo che ti concerne determinato dal fato,
     	perciò io ti dico, questo si deve fare senza dubbio,

   9 	il segreto divino, tu non sei in grado di conoscere o toro fra gli uomini, 
     	perciò io non ti dirò il segreto, a tempo debito tu lo conoscerai,

  10 	e ancora una cosa ti dirò, tu o figlio di Rādhā ascoltala,
     	non dare gli orecchini all'armato di folgore, in elemosina,

  11 	tu risplendi coi tuoi lucenti orecchini o splendisissimo,
     	come la chiara luna in cielo, in mezzo alle due stelle viśākha,

  12 	la fama è la virtù dell'uomo che vive, questo sappi,
     	tu dovrai rifiutare gli orecchini al distruggi-città,

  13 	con molti e vari discorsi appropriati tu devi essere capace di respingere
     	ripetutamente il desiderio degli orecchini del re degli dèi, 

  14 	facendo dolci discorsi appropriati e utili allo scopo,
     	l'intenzione del distruggi-città to o Karṇa respingi,

  15 	tu o tigre fra gli uomini sempre competi coll'ambidestro,
     	e quel guerriero, l'ambidestro con te in battaglia si scontrerà,

  16 	Arjuna non è in grado di vincerti sul campo, finchè tu hai 
     	i tuoi orecchini, seppur lo stesso Indra fosse la sua freccia,

  17 	perciò gli orecchini splendenti tu non devi dare a Śakra,
     	se in battaglia o Karṇa tu desideri sconfiggere Arjuna.”
     


                              CCLXXXVI


   1 	Karṇa disse:
     	“ io devoto sono di te come tale sappimi o signore della luce,
     	e di nessun altro dio o supremo dai raggi pungenti,

   2 	né mia moglie, né mio figlio, né io stesso e neppure l'amico
     	è desiderato con devozione quanto te o mio signore di luce,

   3 	le grandi anime senza dubbio dei loro devoti, nei sacrifici,
     	accettano il devoto rito, e tu lo sai o luminoso, 

   4 	' caro devoto è di me Karṇa e di nessun'altra divinità in cielo.'
     	così si sappia, così hai detto o signore a mio vantaggio,

   5 	e di nuovo io ti imploro inchinando ripetutamente la testa,
     	io ti dico o raggi lucenti, che tu devi aver pazienza con me,

   6 	io non ho paura della morte, così come ne ho della non-verità
     	io sempre specialmente a tutti i santi ri-nati,
     	il dono darò pure della vita, non vi è qui per me alcuna discussione,

   7 	e quanto tu mi hai detto o dio, riguardo il pāṇḍava Phalguna,
     	e o luminoso, abbandoni la tua mente il dolore nato dall'apprensione 
     	verso Arjuna e me, io sconfiggerò in battaglia Arjuna,

   8 	tu sai che io possiedo la grande potentissima arma
     	datami dal figlio di Jamadagni e pure da Droṇa grand'anima,

   9 	approva dunque o migliore dei celesti, il mio voto,
     	al dio folgorante che me lo chieda io darei anche la mia stessa vita.”

  10 	Sūrya disse:
     	“ figlio mio, se darai al dio folgorante i preziosi orecchini,
     	allora anche tu parla o fortissimo, per la tua vittoria

  11 	con una restrizione darai dunque gli orecchini al Cento-riti,
     	tu sei invulnerabile da tutti indossando gli orecchini,

  12 	la tua uccisione da parte di Arjuna il castigatore dei dānava,
     	desiderando in battaglia o figlio, perciò vuole avere i tuoi orecchini,

  13 	tu pure allora a lui venerandolo con dolci parole ripetutamente,
     	puoi chiedere al signore degli dèi, al distruggi-città, la lancia infallibile,

  14 	' l'infallibile lancia dammi distruttrice di ogni nemico,
     	e io ti darò o mille-occhi, gli orecchini e la suprema corazza.'

  15 	così con questa condizione tu puoi dare gli orecchini a Śakra,
     	con quello tu o Karṇa, sul campo ucciderai i nemici in battaglia,

  16 	questa lancia del re degli dèi, non ritorna in mano
     	senza aver ucciso i nemici a centinaia e a migliaia.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato il mille-raggi, rapido scompariva,
     	quindi dopo aver pregato, Karṇa del sogno il sole informava,

  18 	tutto quanto visto e pronunciato secondo verità, dai due nella notte,
     	tutto questo quel possente a lui raccontava in ordine allora,

  19 	questo avendo udito il beato dio, lo splendente uccisore di Svarbhānu,
     	Sūrya sorridendo diceva a Karṇa, così è dunque, 

  20 	quindi vero ciò conoscendo, il figlio di Rādhā uccisore di eroi nemici,
     	desiderando quella lancia attendeva il Vāsava.
     	


                              CCLXXXVII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ quale era il segreto non rivelato a Karṇa dal dio dai raggi ardenti?
     	e come erano gli orecchini e la corazza?

   2 	e dov'era la sua corazza e gli orecchini o virtuoso?
     	questo io vorrei conoscere, raccontamelo o ricco in tapas.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ti diro quello che era o re, il segreto del dio ricco di luce,
     	e di che genere erano gli orecchini e la corazza,

   4 	un brahmano una volta o re, avvicinava Kuntibhoja,
     	egli era di intensa energia, molto alto, e aveva barba, crocchia e bastone,

   5 	egli appariva di perfette sembianze quasi bruciando per splendore,
     	giallo come il miele, di dolce eloquio, adornato di tapas e studi,

   6 	quel grande asceta diceva al re Kuntibhoja:
     	“ il cibo dell'elemosina io vorrei consumare nella tua casa o privo di invidie,

   7 	un dispiacere a me non deve esser fatto da te o dai tuoi servi,
     	così io abiterò nella tua casa se ti piace o senza-macchia,

   8 	e me ne andrò avanti e indietro a mio piacere, 
     	e mentre dormo o siedo nessuno mi disturberà o re.”

   9 	a lui diceva allora Kuntibhoja, queste parole affettuose:
     	“ così sia e anche di più.” e di nuovo gli diceva:

  10 	“ mia figlia o grande brahmano, bellissima di nome Pṛthā,
     	di ottima condotta, virtuosa, controllata, e onorata,

  11 	ti servirà venerandoti e onorandoti,
     	e di lei per la sua buona condotta diverrai soddisfatto.”

  12 	così avendo parlato al savio, e avendolo onorato secondo la norma,
     	avvicinando la figlia diceva a Pṛthā dai grandi occhi:

  13 	“questo venerabile brahmano o figlia, vuole qui abitare,
     	nella mia casa, ed io gli ho risposto affermativamente,

  14 	in te figlia mia confidando per conciliarci il brahmano,
     	non devi in alcun modo rendere falsa la mia parola,

  15 	questo asceta venerabile, è un ri-nato costante nei suoi studi,
     	qualsiasi cosa egli dica tu devi farla indifferentemente,

  16 	i brahmani hanno suprema energia, i brahmani hanno supremo tapas,
     	anche il sole splende in cielo per gli omaggi dei brahmani,

  17 	e pure il grande asura Vātāpi, non rispettando quelli che meritano onore,
     	fu colpito dal bastone di Brahmā, e pure Tālajaṅgha,

  18 	questo grande peso o figlia, su te messo è a te appropriato,
     	tu sempre in controllo sai agire per conciliarti il brahmano,

  19 	io so che tu sei di rispettosa condotta, fin dalla fanciullezza figlia mia,
     	con tutti i brahmani, quaggiù e coi maestri rispettevoli,

  20 	e pure verso tutti i servi, verso gli amici, i parenti e la madre,
     	e verso di me tu secondo norma ti comporti, tutto rispettando,

  21 	non vi è persona alcuna insoddisfatta di te qui nel palazzo o nella città,
     	per la tua giusta condotta, o dalle perfette forme, neppure tra la servitù,

  22 	io credo di doverti informare che il ri-nato è propenso all'ira,
     	anche verso i fanciulli o Pṛtha, e pure se sei mia figlia,

  23 	tu sei la cara figlia di Śūra nata nel clan dei vṛṣṇi,
     	data a me dal tuo affezionato padre quando ancora eri una bimba,

  24 	e sei sorella di Vasudeva, la primogenita dei miei figli,
     	da principio mi fu da lui promessa il primogenito, e tu ora sei mia figlia,

  25 	e nata in una tale famiglia, e in questa famiglia cresciuta,
     	dal bene sei giunta in un altro bene, come venuta da un lago ad un altro,

  26 	le donne di bassa estrazione giunte in quanche luogo favorevole,
     	fin dalla fanciullezza, per la maggior parte diventano dissolute o bella,  

  27 	della nascita in una grande famiglia di re, e di bellezza meravigliosa a vedersi,
     	di ciascune di queste due tu sei dotata, e fornita o splendida,

  28 	tu trascurando orgoglio, ipocrisia, e onori o splendida,
     	conciliati il generoso savio, e al meglio ti unirai o Pṛthā,

  29 	così o nobildonna, otterrai certamente la fortuna o senza-macchia,
     	ma se si adirasse il migliore dei ri-nati, l'intera mia famiglia brucerebbe.”
     	


                              CCLXXXVIII


   1 	Kuntī disse:
     	“ il bramano o re, con impegno io servirò e con venerazione,
     	e come promesso, o re dei re, non dirò nulla di sbagliato,

   2 	è nella mia natura di venerare i brahmani,
     	il tuo bene perciò farò, e il meglio inoltre per me,

   3 	se lui verrà di sera o se all'alba o di notte,
     	se pure a mezzanotte, il venerabile con me non di adirerà,

   4 	da me sempre avrà o re dei re, la venerazione che io porto ai ri-nati,
     	ferma nelle tue istruzioni, il compito io farò o migliore degli uomini,

   5 	abbi fiducia o re dei re, nessuna offesa il migliore dei ri-nati
     	avrà abitando nella tua casa, io ti dico la verità,

   6 	in quanto è caro al quel ri-nato, è pure nel tuo vantaggio o senza-macchia,
     	io mi impegnerò, quindi o re, allontana l'apprensione dalla mente, 

   7 	i brahmani, gloriosi se venerati o protettore della terra,
     	sono fonti di salvezza, e contrariamente di distruzione,

   8 	io questo sapendo, renderò soddisfatto il migliore dei ri-nati,
     	nessun danno per mia colpa tu avrai dal migliore dei ri-nati,

   9 	per l'offesa dei re, o re dei re, i ri-nati in danno
     	agiscono, come Cyavana un tempo pe l'agire di Sukanyā,

  10 	con supremo controllo io servirò il migliore dei ri-nati,
     	come tu mi hai detto o re dei re, riguardo al brahmano.”

  11 	il re disse:
     	“ così questo o bella, tu devi fare senza esitazione,
     	per il mio bene, per quello della famiglia, e per il tuo stesso bene o figlia.”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato alla fanciulla il glorioso Kuntibhoja,
     	assegnava la figlia Pṛthā al ri-nato quell'affezionato padre,

  13 	“ questa o brahmano, è mia figlia, fanciulla e allevata nell'agio,
     	se ella sbagliasse in qualche cosa non prendertela a cuore,

  14 	i ri-nati di grande merito, verso gli anziani, i fanciulli e gli asceti,
     	non si adirano per lo più, anche se sempre sbagliano,

  15 	anche davanti ad un grande errore pazienza devono avere i ri-nati,
     	secondo il mio potere e possibilità accetta la mia venerazione o migliore dei ri-nati.”

  16 	“così sia!” avendo risposto il brahmano, il re molto contento,
     	gli mostrava una abitazione splendida come i raggi lunari,

  17 	là nel luogo del fuoco sacro vi era il suo splendido seggio fatto apposta per lui,
     	e a cominciare dal cibo tutto quanto in tal modo gli offriva,

  18 	la figlia del re, abbandonata ogni indolenza e orgoglio,
     	si impegnava con supremo intento a conciliarsi il brahmano,

  19 	quindi la virtuosa Pṛthā devota alla purezza, raggiunto il brahmano,
     	rettamente comportandosi, l'onorevole come un dio soddisfaceva.
     	


                              CCLXXXIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	 la fanciulla o grande re, quel brahmano dai fermi voti,
     	soddisfaceva, con mente pura e con saldi voti,

   2 	“domani all'alba vieni.”, così dicendole una volta il migliore dei ri-nati,
     	a lui allora andava o re dei re, di sera di notte continuamente,

   3 	e in ogni momento fornendogli cibi e beni, e lo
     	onorava quella fanciulla in ogni momento con piatti serviti,

   4 	l'offerta del cibo, per primo, e di seggi e letti che lei compiva, 
     	di giorno in giorno per lui diventava maggiore e non diminuiva,

   5 	e nelle parole di rimprovero e pure nei discorsi spiacevoli, 
     	del brahmano, Pṛthā o re, non faceva nulla di male,

   6 	e molte volte andava e non ritornava il ri-nato,
     	e pure quando era difficile ad ottenersi, egli diceva: “ porta il cibo.”

   7 	e “ tutto è pronto.” a lui Pṛthā annunciava,
     	ben controllata come un discepolo, come una figlia, o come una sorella,

   8 	secondo il desiderio o re dei re, di quell'eccellente ri-nato, quella
     	fanciulla irreprensibile con impegno operava,

   9 	e della sua buona condotta fu soddisfatto il migliore dei ri-nati,
     	e attenzione faceva ancora al suo supremo impegno,

  10 	e una sera appariva a lei il padre e le chiedeva o bhārata:
     	“ dunque il brahmano è soddisfatto del tuo servizio, figlia mia?”

  11 	“nel miglior modo.” così rispondeva quella bellissima,
     	quindi un grande piacere ne ebbe l'intelligente Kuntibhoja,

  12 	quindi passato un intero anno, in cui quel migliore degli oranti,
     	non vide alcuna cosa malfatta da Pṛthā, era contento dell'affezione,

  13 	quindi il brahmano fattosi benevolente a lei diceva:
     	“ supremamente contento io sono o bella, della tua condotta o virtuosa,

  14 	una grazia scegli o madamigella, difficile da ottenere quaggiù dagli umani,
     	che tu o donna per splendore di tutte sei superiore.”

  15 	Kuntī disse:
     	“ per tutte le cose che io ho compiuto o sapientissimo dei veda,
     	tu e pure mio padre siete stati contenti, e questo per me o savio sono i doni.”

  16 	il brahmano disse:
     	“ se tu non desideri o bella un dono da me, o bel sorriso,
     	questo mantra accetta tu per evocare gli dèi celesti,

  17 	qualsiasi dio tu con questo mantra evocherai,
     	quello diverrà fermo alla tua volontà o bella,

  18 	volente o nolente non si libererà dal tuo potere,
     	quel potente reso docile dal mantra ai tuoi ordini obbedirà come un servo.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	non era capace quell'irreprensibile di porre un rifiuto due volte,
     	per la paura della maledizione a quel migliore dei ri-nati,

  20 	quindi il ri-nato conferiva a lei dalle membra perfette,
     	un mucchio di mantra o re, estratti dall'atharvaśikhā,

  21 	quello avendo dato o re dei re, egli diceva a Kuntibhoja:
     	" felicemente sono risieduto o re, servito dalla fanciulla,

  22 	nella tua casa, riccamente provvisto sempre e grandemente venerato,
     	ora me ne andrò.” così avendo parlato scompariva

  23 	ma il re avendo visto il ri-nato, davanti a lui scomparso,
     	divenne pieno di meraviglia e molto lodava Pṛthā.
     


                              CCXC


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito quel migliore dei ri-nati, ad un certo momento
     	la fanciulla pensava all'efficacia o meno del mantra:

   2 	"come sarà il mantra datomi dal grand'anima?
     	io conoscerò presto la forza di questo mantra."

   3 	così meditando ella percepiva l'arrivo involontario del suo estro,
     	si vergognava la fanciulla di essere eccitata ancora vergine,

   4 	quindi Pṛthā vide lo splendente sole dai mille raggi, in alto levato,
     	e non si saziava ella, della bellezza dell'astro al venire dell'alba,

   5 	ella ebbe allora una vista divina, e vedeva quella visione divina,
     	il dio vestito di armatura e adornato con gli orecchini, 

   6 	e a lei sorse la curiosità di usare quel mantra o sovrano di uomini,
     	e compiva l'evocazione quella splendida di quel dio,

   7 	e preso fiato allora evocava il creatore del giorno,
     	e veniva allora o re rapidissimo il creatore del giorno,

   8 	giallo-miele, il grandi braccia, con tre linee sul collo, quasi ridendo,
     	con un braccialetto e una corona, illuminando come il luogo,

   9 	e per magìa divisosi in due venne, e riscaldava
     	e illuminava Kuntī, con la sua suprema bellezza:

  10 	" io sono giunto in tuo potere o bella, trascinato dalla forza del mantra,
     	che cosa posso fare? io sono in tuo potere o regina, dimmi cosa fare."

  11 	Kuntī disse:
     	"vai pure o signore là da dove sei giunto qui,
     	per curiosità ti ho chiamato, perdonami o beato."

  12 	Sūrya disse:
     	" io andrò come tu mi hai detto o bel vitino,
     	ma non è appropriato invitare un dio a venire invano,

  13 	la tua unione con Sūrya o bellissima, produrrà un figlio,
     	inimitabile per valore al mondo, con corazza e orecchini,

  14 	offri dunque il dono di te stessa o dal passo elefantino,
     	sorgerà tuo figlio secondo le aspettative o belle membra,

  15 	quindi io vengo ad unirmi con te o bella dal bel sorriso,
     	ma se irato io ti maledirò assieme al padre e al brahmano,

  16 	per tua colpa io li brucerò tutti senza alcun dubbio,
     	e pure al tuo sciocco padre che non conosce la tua cattiva condotta,

  17 	e ora a quel brahmano che ti diede il mantra, 
     	non conoscendo la tua condotta, io infliggerò la suprema punizione,

  18 	tutti i saggi nel cielo a cominciare dal Distruggi-città, 
     	mi scorgono preso in giro da te e ne ridono o splendida,

  19 	guarda le schiere divine, a te una vista divina,
     	prima da me fu data, e con quella mi puoi vedere."

  20 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora la principessa vedeva tutte le schiere dei trenta dèi in cielo sui loro altari,
     	come vedeva splendere il sole pieno di raggi e di grande luce,

  21 	quella fanciulla quelli vedendo con vergogna la divina, impaurita le parole diceva a Sūrya:
     	"o vai tu o signore della luce, sul tuo carro, per la mia verginità la tua condotta è dolorosa,

  22 	il padre e la madre e quant'altri sono i guru, nella casa, gestiscono il matrimonio,
      	io non violerò al mondo il dharma, la virtù delle donne a custodire il loro corpo è onorata,

  23 	per conoscere la forza del mantra io ti ho evocato o ricco di luce,
       	per fanciullezza, considerato che io sono una bimba tu mi devi perdonare o splendido."

  24 	Sūrya disse:
     	"perchè sei una bimba io sono conciliante con te, nessuna conciliazione altrimenti
     	offrimi te stessa o vergine dei kunti, e tu ne avrai pace o timida,

  25 	la mia venuta non può essere stata vana,
     	io ne avrò o dalle perfette forme, la derisione nel mondo,
     	e da tutti i potenti dèi, io sarò rimproverato o bella,

  26 	unisciti a me, otterrai un figlio simile a me,
     	e particolare sarai in tutti mondi o splendida."
     


                              CCXCI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	la fanciulla in molti modi parlava con parole di miele,
     	ma quella donna sensata non riusci a distogliere il mille-raggi,

   2 	quando poi non poteva la fanciulla rifiutarsi al disperdi-buio,
     	impaurita dalla maledizione, o re, a lungo pensava dentro di sé:

   3 	" questa maledizione su mio padre innocente e sul brahmano,
     	da me causata, per l'ira del ricco di luce, come si può evitare?

   4 	da una fanciulla virtuosa, per suo errore anche se velati,
     	non si devono ignorare le energie e le forze del tapas, 

   5 	io oggi sono fortemente impaurita, e stretta violentemente nella sua mano,
     	come posso fare questa mala azione di darmi da me stessa?"

   6 	così ella terrorizzata dalla maledizione molte volte pensando,
     	con ogni membra presa da confusione arrossendo continuamente,

   7 	impaurita per i parenti diceva a quel dio o migliore dei re,
     	con parole rotte dalla vergogna impaurita dalla maledizione o signore di popoli:

   8 	Kuntī disse:
     	" vive ancora mio padre e mia madre e gli altri parenti,
     	questi essendo viventi questa trasgressione non può aver luogo,

   9 	se io mi unisco con te o dio, abbandonando la retta via,
     	per mia colpa la fama di questa famiglia ne sarebbe distrutta,

  10 	dunque tu o migliore dei riscaldanti, pensi che sia giusto
     	che io compia il tuo desiderio senza essere stata data dai parenti?

  11 	dandomi da me stessa o invincibile, io sono virtuosa?
     	in te è posto il dharma, l'onore, la gloria e la vita dei viventi."

  12 	Sūrya disse:
     	"né tuo padre né tua madre né i maestri o bel-sorriso,
     	su di te prevalgono, fortuna sia te o bel-culetto, ascolta le mie parole,

  13 	dal fatto che tutti fa desiderare, viene la radice verbale di vergine, o splendida,
     	per questo la fanciulla quaggiù o belle-natiche, è libera di agire o bellissima,

  14 	nulla di contrario al dharma da te sarà fatto o splendida,
     	come io posso compiere l'adharma, coll'amore per il mondo che ho,

  15 	senza vincoli sono  tutte le donne e gli uomini o bel-colorito,
     	questa la vera natura dei mondi, il contrario è sbagliato, così si dice,

  16 	tu accoppiatati com me e di nuovo sarai vergine,
     	e tuo figlio sarà gloriosissimo e un grandi-braccia."

  17 	Kuntī disse:
     	"se vi sarà un mio figlio da te o distruttore di ogni tenebra,
     	con gli orecchini e la corazza, sarà guerriero fortissimo e un grandi-braccia."

  18 	Sūrya disse:
     	" egli sarà un grandi-braccia, con gli orecchini, e con una divina corazza,
     	entrambe saranno fatte di amṛta le due cose."

  19 	Kuntī disse:
     	" se dall'amṛta queste sono nate, gli orecchini e la suprema corazza,
     	di mio figlio, che tu con me genererai,

  20 	allora ci sia o dio, questa unione come tu hai detto o beato,
     	e lui sia fermo nel dharma e simile a te per bellezza, energia e valore."

  21 	Sūrya disse:
     	" da Aditī mi furono dati gli orecchini o appassionata,
     	a lui li darò o timida, e pure questa suprema corazza."

  22 	Pṛthā disse:
     	" allora si, o beato dio io mi unirò con te,
     	se il figlio sarà come tu dici o signore della luce."

  23 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così sia, avendo detto, l'astro celeste si congiungeva con Kuntī,
     	il nemico di Svarbhānu, usando lo yoga le toccava l'ombelico,

  24 	allora quella fanciulla fu agitata per lo splendore del sole,
     	e cadde dunque quella divina a giacere con la mente confusa.

  25 	Sūrya disse:
     	" io me ne vado o belle-natiche, e tu un figlio genererai,
     	che sarà il migliore degli armati, e tu vervine ritornerai."

  26 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora vergognosa la fanciulla diceva a Sūrya
     	dall'enorme splendore che stava partendo, o re dei re: "così sia."

  27 	così si dice che la figlia dei re dei kunti, pressata dal sole, vergognandosi,
     	in quel puro letto cadeva priva di sensi come una liana strappata, 

  28   	stupendola colla sua luce il caldo-raggio, la penetrava con lo yoga e uno simile a sé faceva,
     	e il sole non la feriva, di nuovo la fanciulla recuperava la coscienza.
     


                              CCXCII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi un figlio nasceva in grembo a Pṛthā o signore della terra,
     	nel decimo giorno delle quindicina chiara, come il re delle stelle in cielo	

   2 	la fanciulla per paura dei parenti, di nascosto il concepimento,
     	portava avanti la belle-natiche, e la gente non si accorgeva di lei,

   3 	nessun'altra donna eccetto la sua balia, sapeva di lei,
     	fanciulla che era nel gineceo attenta nel salvaguardare,

   4 	quindi a tempo debito, la bellissima fanciulla partoriva un bimbo,
     	simile ad un immortale, per grazia del dio,

   5 	esso aveva allacciata una corazza e orecchini lucenti d'oro,
     	con occhi gialli, con spalle taurine, come era suo padre,

   6 	e alla nascita del figlio consultatasi colla balia, la damigella,
     	in una cesta ampia, in ogni lato, lo pose,

   7 	spalmata di cera d'api, e confortevole, e piangendo,
     	quella morbida cesta chiudendo lo scaricava in un fiume,

   8 	e sapendo che un fanciulla non deve avere un figlio,
     	per amore del figlio o re dei re, miseramente si lamentava,

   9 	e liberando la cesta nelle acque del fiume aśva,
     	piangendo diceva Kuntī, ascolta quali parole:

  10 	" fortuna sia a te, dagli abitanti del cielo intermedio e della terra, o figlio mio,
     	e del cielo, e dagli esseri che si muovono nelle acque,

  11 	favorevoli siano le sue strade, e senza ostruzioni,
     	e quelli che ti avvicinano o figlio, non siano traditori,

  12 	ti protegga nell'acqua Varuṇa il re, il signore delle acque, 
     	nell'aria il vento che nell'aria sta, tutto pervadendo,

  13 	e tuo padre ti protegga ovunque dal calore, il migliore dei riscaldanti,
     	che ti ha dato a me, o figlio, per legge divina,

  14 	e gli āditya, i vasu, i rudra, i sādhya e i viśvedeva,
     	e i marut assieme a Indra, e i punti cardinali coi loro guardiani,

  15 	tutti gli dèi ti proteggano, nel bene e nel male,
     	io saprò di te anche all'estero per via della tua corazza,

  16 	ricchezza sia a te o figlio, tuo padre è il dio splendente, signore della luce,
     	che ti guarderà in mezzo agli eserciti, con suo occhio divino, 

  17 	e ricca sia la donna che ti considererà come figlio,
     	al seno della quale tu assetato, o figlio, berrai o figlio di un dio, 

  18 	e quale sogno sarà a colei che vedrà splendido come il sole, 
     	ricoperto da una divina corazza, e adornato da divini orecchini,

  19 	con larghi e ampi occhi di loto, e splendente come le foglie del rosso loto,
     	con la bella fronte, e i bei capelli ti adotterà,

  20 	i fortunati ti vedranno o figlio, trascinarti per terra,
     	pronunciare gli indistinguibili dolci discorsi, coperto di polvere,

  21 	i fortunati ti vedranno o figlio, ancora all'inizio della pubertà,
     	come un leone dalla lunga criniera, nato nelle selve dell'himavat." 

  22 	così in molti altri modi o re, miseramente lamentandosi, Pṛthā,
     	abbandonava la cesta nelle acque dell'aśvanadī,

  23 	piangendo, piena di dolore per il figlio, Pṛthā dagli occhi di loto,
     	assieme alla balia o re, bramosa della vista del figlio,

  24 	e abbandonata la cesta per la paura che lo sapesse il padre,
     	entrava di nuovo nella reggia oppressa dalla sofferenza.

  25 	la cesta dall'aśvanadī si immetteva nel fiume carmaṇvatī,
     	dal carmaṇvati nella yamunā e quindi giungeva nella gaṅgā,

  26 	e sulla Gaṅgā raggiunse la città di campā e venne in possesso dell'auriga,
     	il bimbo dentro la cesta trasportato dalle correnti,

  27 	quella corazza divina sorta dall'amṛta e i due orecchini,
     	e la norma stabilita dal destino preservò il bimbo.
     


                              CCXCIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	"in quel tempo un amico di Dhṛtarāṣṭra, 
     	il sūta Adhiratha, con la moglie si recava alla Gaṅgā figlia di Jahnu,

   2 	sua moglie o re, era di insuperabile bellezza sulla terra,
     	Rādhā di nome, quell'illustre non aveva figli,
     	e particolarmente per aver prole, compiva supremi sforzi, 

   3 	ella vide la cesta trasportata a caso,
     	protetta da nastri e amuleti, e fornita di maniglie,
     	trasportata vicino a lei dalle onde della jāhnavī,

   4 	quella splendida, per curiosità si avvicinava e la faceva prendere,
     	e quindi la mostrava al sūta Adhiratha,

   5 	egli tirata su la cesta, estrattala dall'acqua,
     	e fattala aprire con degli strumenti, vedeva là il bimbo,

   6 	simile al sole per splendore, rivestito della corazza d'oro,
     	con i due lucenti orecchini, e il viso splendente,

   7 	il sūta, assieme alla moglie, spalancando gli occhi.
     	sul fianco alzato il fanciullo le parole diceva alla moglie:

   8 	" questo o timida, è il più grande portento da quando sono nato o splendida,
     	che io abbia visto, io credo che sia un figlio divino questo a noi giunto,

   9 	certemente un figlio dagli dèi fu dato a me che ne ero privo."
     	così avendo parlato diede il bimbo a Rādhā o signore delle terra,

  10 	Rādhā accolse secondo le regole quel bimbo di aspetto divino,
     	simile a bocciolo di loto, quel bimbo divino coperto di splendore,

  11 	e lo nutriva secondo la norma, ed egli crebbe valoroso,
     	da lì in poi nacquero pure altri figli legittimi,

  12 	e vedendo quel bimbo portare una ricca corazza e orecchini d'oro,
     	i brahmani allora lo chiamarano col nome di Vasuṣena,

  13 	così lui dall'impareggiabile coraggio, divenne figlio del sūta,
     	chiamato Vasuṣena e pure Vṛṣa quel potente,

  14 	che egli valoroso cresceva come primogenito di un sūta tra gli aṅga,
     	tramite spie, veniva a sapere Pṛthā, giacchè portava una corazza divina,

  15 	quindi il sūta Adhiratha al tempo in cui il figlio era cresciuto, 
     	vedendolo lo mandava alla città che ha nome dagli elefanti,

  16 	e là giunto si esercitave con Droṇa nelle arti delle armi e dell'arco,
     	e il valoroso entrava in amicizia con Duryodhana,

  17 	da Droṇa da Kṛpa e da Rāma egli le differenti armi dei quattro generi,
     	acquisiva e divenne al mondo noto, come entrato tra i supremi arcieri,

  18 	alleatosi col figlio di Dhṛtarāṣṭra, era fermamente contro i pṛthādi,
     	e desiderava sempre un combattimento con Phalguna grand'anima,

  19 	e sempre lui era rivale verso Arjuna o signore di popoli,
     	e Arjuna verso Karṇa fin da quando si videro,

  20 	ma vedendolo con gli orecchini e ricoperto dall'armatura,
     	Yudhiṣṭhira pensando che fosse invincibile in battaglia si preoccupava,

  21 	quando Karṇa o re dei re, l'astro del giorno splendente
     	pregava fermo a mani giunte a mezzogiorno, uscito dal bagno,

  22 	lo raggiungevano là dei brahmani in cerca di ricchezze,
     	nulla vi era in quel tempo per lui che non fosse da dare ai ri-nati,

  23 	Indra trasformatosi in un brahmano, a lui avvicinadosi: " dammi l'offerta."
     	e "benvenuto!" rispondeva allora a lui il figlio di Rādhā.
     


                              CCXCIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Vṛṣa, vedendo il re degli dèi giunto travestito da brahmano,
     	"benvenuto." gli disse, non accorgendosi di lui,

   2 	"una collana d'oro, una ragazza, o villaggi molto popolosi,
     	cosa vuoi che ti dia?" così diceva al savio il figlio di Adhiratha.

   3 	il brahmano disse:
     	" una collana d'oro, una donna e quant'altro sia piacevole,
     	io non voglio mi sia qui dato, dalli a chi te li chiede,

   4 	la corazza che hai dalla nascita e i tuoi orecchini o senza macchia,
     	questi tagliando via dammi, se tu sei di sinceri voti,

   5 	questo vorrei che mi fosse dato in fretta da te o tormenta-nemici,
     	io ritengo che questo acquisto sia per me il supremo di tutti gli acquisti."

   6 	Karṇa disse:
     	" terra, donne e vacche, un dono bastevole per molti anni,
     	ti daro o savio ma non la corazza e gli orecchini."

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così con varie parole chiedendo il brahmano,
     	non accettava da Karṇa o migliore dei bhārata, atro dono,

   8 	e pure era conciliato quanto poteva e riverito secondo le regole,
     	ma il migliore dei ri-nati, nessun altro dono desiderava,

   9 	quando allora il migliore dei ri-nati, nessun altro dono sceglieva,
     	ancora il figlio di Rādhā sorridendo gli diceva:

  10 	"la corazza nata con me o savio, e gli orecchini nati dall'amṛta,
     	coi quali io sono invulnerabile nei mondi, io non ti darò,

  11 	un ampio regno sulla terra sicuro, privo di ostacoli,
     	accetta da me tu o virtuoso toro tra i brahmani,

  12 	privato degli orecchini e della innata corazza,
     	preda io diverrò dei nemici o migliore dei ri-nati."

  13 	e quando nessun altro dono sceglieva il beato uccisore di Pāka,
     	allora ridendo Karṇa a lui di nuovo le parole diceva:

  14 	" già da prima o signore degli dèi, io sapevo chi eri o potente,
     	ma non è giusto che ti dia il dono o Śakra senza un cambio,

  15 	tu pure che sei il signore degli dèi in persona mi devi dare un dono,
     	tu sei il signore di tutti gli altri viventi, il creatore,

  16 	se io ti darò o dio, gli orecchini e la corazza,
     	alla morte io andrò e tu Śakra alla derisione,

  17 	perciò  fatto uno scambio, con gli orecchini e la suprema corazza,
     	dammi o Śakra, ciò che desidero, altrimenti non li darei."

  18 	Śakra disse:
     	" io so che il sole, prima è giunto vicino a te,
     	e che da lui tutto ti fu raccontato, in questo non vi è dubbio,

  19 	sia allora a te ciò che desideri o figlio, come tu vuoi o Karṇa,
     	eccettuata la mia folgore scegli ciò che vuoi."

  20 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora Karṇa con piacere avvicinava il Vāsava,
     	e avvicinatosi com mente contenta scelse la lancia infallibile.

  21 	Karṇa disse:
     	"per la corazza e gli orecchini, dammi la lancia o Vāsava,
     	infallibile, distruttrice delle schiere dei nemici, in ordine di battaglia."

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi meditato un po' nella mente il Vāsava,
     	intorno alla lancia, o protettore delle terra, allora le parole diceva a Karṇa:

  23 	" dammi i due orecchini e la corazza nata dal tuo corpo,
     	e prendi o Karṇa, la lancia, con questo mio accordo,

  24 	infallibile lanciata dalla mia mano uccide i nemici a centinaia,
     	e ancora nella mia mano ritorna quando uccido i daitya,

  25 	questa l'avrai in tua mano, e avendo ucciso un solo potente nemico,
     	rumoreggiante e splendente, ritornerà a me o figlio del sūta."

  26 	Karṇa disse:
     	" io un solo nemico voglio uccidere in una grande battaglia,
     	rumoreggiante e splendente, di cui io abbia paura."

  27 	Indra disse:
     	" un solo nemico ucciderai in battaglia urlante e fortissimo,
     	ma quel solo che tu desideri è protetto da un grand'anima,

  28 	che chiamano l'invincibile cinghiale Hari, sapiente dei veda,
     	e Nārāyaṇa oltre ogni pensiero, da lui, da Kṛṣṇa è protetto."

  29 	Karṇa disse:
     	" così sia, dunque o beato, a me con una sola uccisione di eroe,
     	l'infallibile grande lancia, con cui io possa uccidere quel potente,

  30 	e tagliandoli ti darò orecchini e corazza,
     	ma nelle mie membra tagliate non vi sia ripugnanza."

  31 	Indra disse:
     	" in te non vi sarà nessuna ripugnanza o Karṇa,
     	e neppure ferita nelle tue membra che tu non voglia,

  32 	come a tuo padre ha colorito e splendore, o migliore dei parlanti,
     	quello stesso colorito tu o Karṇa avrai di nuovo,

  33 	e se tu avendo ancora altre armi l'infallibile lancia, senza dubbio,
     	da furioso lancerai, essa pure a te tornerà a colpirti."

  34 	Karṇa disse:
     	" caduto in un supremo pericolo io scaglierò quest'arma del Vāsava,
     	come tu mi hai detto o Śakra, io ti dico il vero."

  35 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi avuta quella lancia splendente o signore di popoli,
     	afferrata una spada affilata, tutte le membra tagliava,

  36 	quindi dèi, uomini, e dānava, vedendo Karṇa che si tagliava,
     	e tutte le schiere dei siddha, gridarono, e in lui non vi era né dolore ne mutamento,

  37 	quindi divini tamburi risuonaroro forte, e cadeva una divina pioggia di fiori,
     	vedendo Karṇa con la spada tagliarsi le membra, e sorridendo un po' quell'eroe,

  38 	quindi tagliata la corazza divina dal corpo, ancora umida la dava al Vāsava,
     	quindi tagliati gli orecchini li offriva con questa azione Karṇa figlio del sole.

  39 	così Śakra avendo defraudato Karṇa, e avendolo messo nella gloria del mondo,
     	pensava di aver compiuta l'azione dei pāṇḍava quindi poi, saliva al cielo.

  40 	i figli di Dhṛtarāṣṭra, saputo della frode a Karṇa tutti erano tristi e come umiliati,
     	e di quel fatto accaduto al figlio del sūta udendo i pṛthādi, nella foresta si rallegravano.

  41 	Janamejaya disse:
     	"dove si trovavano i valorosi pāṇḍava e da chi udirono questo fatto benefico?
     	e cosa fecero passati i dodici anni? tutto ciò o venerabile raccontami."

  42 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	recuperata Kṛṣṇā ricorrendo il sindhu, assieme ai savi, essi dal rifugio in kāmyaka,
     	ascoltate da Mārkaṇḍeya le antiche storie, e le imprese dei ṛṣi divini, in dettaglio,

  43 	partirono coi carri e il seguito, e assieme a tutti i cuochi e i sovrintendenti,
     	quindi quegli eroi, tornarono alla fiera e santa foresta di dvaitavana per risiedervi tutti.