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44. Āraṇeya

( Il libro dei legnetti accenti-fuoco. III, 295-299)

                              CCXCV


   1 	Janamejaya disse:
     	" cosi rapita Kṛṣṇā e caduti in grandissima sventura
     	dopo aver recuperata Kṛṣṇā, che fecero i pāṇḍava?"

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	cosi rapita Kṛṣṇā e caduti in grandissima sventura,
     	lasciata la selva kāmyaka, il re incrollabile, assieme ai fratelli, 

   3 	Yudhiṣṭhira, di nuovo andava alla piacevole selva dvaitavana,
     	verso l'āśrama di Mārkaṇḍeya piacevole per dolci frutti e radici,

   4 	a proteggere tutti i raccoglitori di frutta dalla sobria dieta,
     	risiedevano i pāṇḍava là assieme a Kṛṣṇā o bhārata,

   5 	abitando in dvaitavana il re Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī,
     	Bhīmasena, Arjuna e i due pāṇḍava figli di Mādrī,

   6 	quelle anime giuste dai fermi voti, per un brahmano si mossero,
     	e caddero in una grande difficoltà, carica di sofferenza quei tormenta-nemici,

   7 	dal senza-nemici seduto nella foresta assieme ai fratelli,
     	giunse un brahmano grandemente oppresso e questo diceva:

   8 	" i miei due bastoncini da fuoco, appesi ad un albero,
     	si attaccarono alle corna di una bestia mentre gli si sfregava addosso,

   9 	questi presi o re, la grande velocissima bestia partiva
     	rapida dall'āśrama, rapidamente sparendo con grande velocità,

  10 	sulle tracce di quella grande bestia messi, e velocemente raggiuntola
     	allora o pāṇḍava riportateli che l'agnihotra non sia rovinato. "

  11 	udite le parole del brahmano, Yudhiṣṭhira commosso,
     	preso l'arco, il kuntīde assieme ai fratelli correva via,

  12 	allacciati gli archi tutti i tori tra gli uomini correvano via,
     	e adoperandosi per il brahmano, rapidamente inseguivano la bestia,

  13 	scagliando frecce di ferro piumate, quei grandi guerrieri,
     	i pāṇḍava non la colpirono là, pur vedendo da vicino la preda,

  14 	la grande bestia infatti a loro attivi, divenne invisibile,
     	e non vedendo più la bestia, stanchi, quegli uomini intelligenti caddero nel dolore,

  15 	e raggiunta la fresca ombra di un banano nella fitta foresta 
     	con membra afflitte da fame e sete i pāṇḍava si sedettero,

  16 	quando furono seduti, Nakula sofferente allora
     	diceva al fratello maggiore, con passione o migliore dei kuru:

  17    " mai nella nostra famiglia fu infranto il dharma, né per debolezza fu interrotto uno scopo,
        né fummo sordi ad ogni vivente, perchè dunque noi siamo caduti in questa difficoltà?"
     


                              CCXCVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" non vi è limite alle sventure, né motivo né causa,
     	Dharma distribuisce quaggiù sia il bene che il male."

   2 	Bhīma disse:
     	"quel messaggero condusse Kṛṣṇā nel padiglione come una schiava allora,
     	e non fu da me ucciso colà, per questo abbiamo questa sventura."

   3 	Arjuna disse:
     	"quelle crudeli parole, che trafiggono le ossa pronunciate dal figlio dell'auriga,
     	crudelissime, da me furono sopportate, per questo abbiamo questa sventura."

   4 	Sahadeva disse:
     	" Śakuni quando ti vinse alla partita a dadi o bhārata,
     	da me là non fu ucciso, per questo abbiamo questa sventura."

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il re Yudhiṣṭhira le parole diceva a Nakula:
     	sali sull'abero o mādrīde, e guarda nelle dieci direzioni,

   6 	vedi se vicino all'albero c'è da bere oppure dei recipienti di acqua,
     	i tuoi fratelli o caro, sono stanchi e assetati.

   7 	Nakula di sì dicendo, veloce salito sull'albero,
     	diceva al fratello maggiore, guardando dappertutto:

   8 	"io vedo o re, molti alberi che crescono vicino all'acqua,
     	e il risuonare di uccelli palustri quindi sicuramente c'è acqua là."

   9 	cosi allora diceva il sincero Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī:
     	" vai dunque o eccellente, veloce, e rapidamente porta da bere."

  10 	Nakula di sì dicendo, all'ordine del fratello maggiore,
     	correva veloce dove era l'acqua e la raggiunse,

  11 	egli vedendo un largo lago pieno di uccelli lacustri,
     	bramoso di bere, allora una voce invisibile udiva:

  12 	"non precipitari o figlio, questo appartiene prima a me,
     	ad una domanda avendo risposto o figlio di Mādrī allora bevi e porta via."

  13 	senza riguardo a quella voce Nakula pieno di sete,
     	beveva la fresca acqua, e bevutala cadeva al suolo,

  14 	ritardando Nakula, Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī, 
     	diceva al fratello al valoroso Sahadeva distruttore di nemici:

  15 	" il tuo fratello più anziano ritarda, caro Sahadeva, 
     	riconduci il fratello, e portaci l'acqua."

  16 	Sahadeva di sì avendo detto, in quella direzione si precipitava,
     	e vide allora il fratello Nakula ucciso a terra, 

  17 	colpito dal dolore per il fratello e oppresso dalla sete,
     	correva verso l'acqua, e allora la voce diceva:

  18 	" non precipitari o figlio, questo appartiene prima a me, 
     	rispondi ad una domanda e a tuo piacere poi bevi e porta via."

  19 	senza riguardo per quelle parole Sahadeva assetato,
     	beveva la fresca acqua e bevutala cadeva a terra,

  20 	allora diceva Yudhiṣṭhira il figlio di Kuntī all'invincibile:
     	"i tuoi due fratelli sono in ritardo o Bībhatsu, tormentatore di nemici,
     	vai a prenderli, fortuna sia a te, e portaci da bere."

  21 	così apostrofato il Folti-capelli, afferrato arco e frecce,
     	indossata la spada quel saggio verso il lago correva,

  22 	dove erano andati le due tigri fra gli uomini a prendere l'acqua,
     	là i due fratelli vedeva abbattuti a terra lui dai bianchi destrieri,

  23 	come addormentati vedendoli, quel leone degli uomini pieno di dolore,
     	alzato l'arco il kuntīde esaminava quella foresta,

  24 	ma egli nessun essere vedeva in quella grande foresta,
     	l'ambidestro allora stanco, correva verso l'acqua,

  25 	e mentre correva allora una voce dall'aria egli udiva:
     	" che cosa fai vicino all'acqua? tu non sei in grado di prendere questa con la forza.

  26 	o kuntīde se alle domande da me poste risponderai,
     	allora berrai l'acqua e la porterai via o bhārata."

  27 	ma vicino all'acqua il pṛthāde disse: " da visibile proibiscimilo 
     	e quando sarai trafitto dalle frecce di nuovo non così più parlerai."

  28 	così avendo parlato allora il pṛthāde con le frecce attivate da mantra,
     	innondava l'intero luogo, mirando ai suoni che udiva,

  29 	le frecce di ferro piumate scagliando o migliore dei bhārata,
     	con molte mortali frecce innondava l'aria.

  30 	lo yakṣa disse:
     	"quale fallimento hai avuto o pṛthāde? rispondendo alle domande poi bevi,
     	senza rispondere alle domande non riuscirai a bere."

  31 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	egli scagliate le infallibili frecce, oppresso dalla sete,
     	ignorando le domande e bevendo cadde a terra.

  32 	allora disse a Bhīmasena Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī:
     	"Nakula, Sahadeva, e il Bībhatsu invincibile,

  33 	da molto sono andati per acqua, e non sono tornati o bhārata,
     	vai a prenderli, fortuna sia a te, e porta l'acqua. "

  34 	Bhīmasena di sì dicendo si precipitava in quella disrezione,
     	dove i suoi fratelli, quelle tigri umane, erano andati,

  35 	Bhīma, quelli vedendo, addolorato e oppresso dalla sete,
     	credeva il grandi-braccia che fosse impresa di yakṣa o rakṣas,
     	egli allora pensava: " sicuramente io ora devo combattere,

  36 	e io vedo tanta acqua." così il pṛthāde Ventre-di-lupo,
     	allora assetato correva verso l'acqua quel toro fra gli uomini.

  37 	lo yakṣa disse:
     	" non aver fretta o caro, io da prima la possiedo,
     	dopo aver risposta alle domande o kuntīde allora bevi e portala via."

  38 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato allora Bhīma dal potentissimo yakṣa,
     	ignorando le domande avendo bevuto cadde a terra.

  39 	allora il re figlio di kuntī, toro tra gli uomini, avendo pensato,
     	alzatosi il grandi-braccia, con cuore bruciante,

  40 	entrava nella grande foresta silenziosa e priva di gente,
     	abitata da cinghiali, e uccelli e da antilopi ruru,

  41 	e adornata da alberi di scuri e cupi colori,
     	e risuonate dei ronzii delle api celebrata per gli uccelli,

  42 	egli andando in quella foresta, adornato da una siepe d'oro
     	un lago vedeva, come se fosse fatto da Viśvakarman, quel glorioso,

  43 	attorniato da stagni di loti, e da tralci di vite e canneti,
     	circondatto da oleandri, e da alberi pippala e ketaka,
     	stanchissimo avvicinatosi al lago, e guardandosi intorno sorpreso.
     


                              CCXCVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	egli vedeva i fratelli abbattuti a terra come rimossi lokapāla,
     	per importanza simili a Śakra, al giungere della fine di uno yuga, 

   2 	vedendo disperse a terra frecce ed arco, e abbattuto Arjuna,
     	e Bhīmasena ed entrambi i gemelli immobili privi di vita,

   3 	largamente e acutamente sospirando, pieno di lacrime e di sofferenza,
     	nella mente pensava da chi gli eroi fossero stati uccisi:

   4 	" su loro non v'è ferita di arma, né qui, alcuna traccia di piedi,
     	un spirito grande, io penso che abbia ucciso i miei fratelli,
     	per primo penserò a bere e andrò all'acqua,

   5 	può essere un'azione ordinata segretamente da Duryodhana,
     	ideata dal re gāndhāra, sempre di mente tortuosa,

   6 	per il quale la retta azione o la malvagia sono la stessa cosa,
     	quale uomo valoroso può credere in quel malvagio, dall'anima criminale?

   7 	oppure uomini in segreto, in combutta con quel malvagio
     	possono esservi." così molte volte pensava  il grandi-braccia,

   8 	"quest'acqua non pare essera stata avvelenata,
     	il colore del viso dei miei fratelli è bello" così egli pensava,

   9 	"e ciascuno di questi ottimi uomini sono di strenua forza,
     	chi altri può al loro resistere a parte Yama distruttore del tempo?"

  10 	e mentre lui tentava di bagnarsi in quell'acqua,
     	ed entrato nell'acqua dall'aria egli udiva:

  11 	lo yakṣa disse:
     	" io sono una gru che vive di alghe e pesci, io ho spinto i tuoi fratelli alla dimora dei morti,
     	e tu sarai il quinto principe, se non risponderai alle domande che porrò,

  12 	non aver fretta o figlio, questo luogo appartiene prima a me,
     	dopo aver risposto alle domande o kuntīde, allora bevi e porta via l'acqua."

  13 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" il principale dei rudra, o dei vasu, o dei marut sei?
     	io ti chiedo quale dio sei, questa non è impresa di uccello, 

  14 	l'himavat, il monte pāriyātra, e il vindhya e il malaya,
     	questa quattro montagne da quale forza furono abbattute a terra?

  15 	di gran lunga una grande azione tu hai compiuto o migliore dei forti,
     	che né dei, né gandharva, né asura, e neppure rākṣasa,
     	sarebbero capaci di fare questo tuo grande portento in una grande battaglia,

  16 	non so cosa tu debba fare e non conosco i tuoi desideri,
     	una grande curiosità mi è nata, e mi è arrivata una costernazione,

  17 	per la quale io ho il cuore scosso, e una febbre ho nella testa, 
     	io ti chiedo o venerabile perciò, chi sei tu che stai qui?"

  18 	lo yakṣa disse:
     	" io sono uno yakṣa, fortuna sia a te, non sono un uccello palustre,
     	da me furono uccisi tutti i tuoi fratelli dalla grande potenza."

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite allora queste infauste e aspre parole,
     	pronunciate dallo yakṣa o re, avvicinatosi allora si fermava,

  20 	una yakṣa gigantesco dagli occhi multicolori, alto come una palma,
     	infiammato di raggi come il sole, invincibile, simile ad un monte,

  21 	sulla riva schierato, fu visto da quel toro dei bhārata,
     	fortissimo era e spaventoso, con una voce profonda come tuono.

  22 	lo yakṣa disse:
     	" questi tuoi fratelli furono da me ripetutamente avvertiti,
     	con la forza volevano prendere l'acqua, e da me furono uccisi,

  23 	quanti vogliono vivere o re, non devono bere quest'acqua,
     	o pṛthāde non precipitarti, questa da prima mi appartiene,
     	dopo aver risposto alle domande o kuntīde, allora bevi e portane via."

  24 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" io non voglio o yakṣa, quanto a te prima appartiene,
     	sempre gli uomini virtuosi non approvano un simile desiderio,

  25 	quando l'uomo trattenga sé stesso da sé, o potente,
     	secondo il mio sapere, risponderò alla tue domende, chiedimi."

  26 	lo yakṣa disse:
     	" che cosa dunque fa salire il sole? e chi sono quelli che si muovono vicino?
     	e chi lo fa tramontare? e su cosa egli è sta?"

  27 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" Brahmā fa alzare il sole, gli dèi si muovono a lui vicino,
     	Dharma lo fa tramontare, e sulla verità egli sta. "

  28 	lo yakṣa disse:
     	" tramite cosa si diviene istruiti? tramite cosa si ottiene il grande bene? 
     	tramite cosa si diviene compagni o re? e tramite cosa si diviene intelligenti?"

  29 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" con lo studio si diviene istruiti, tramite il tapas di raggiunge il grande bene,
     	con la rettitudine si diviene compagni, e sapienti frequentando gli anziani."

  30 	lo yakṣa disse:
     	" qual'è la divinità dei brahmani? e quale il dharma che li fa virtuosi?
     	e quale la loro natura umana? e cosa di loro li fa empi?"

  31 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" lo studio è la loro divinità, il tapas li fa virtuosi,
     	la morte è la loro natura umana, e la maldicenza li fa empi."

  32 	lo yakṣa disse:
     	" qual'e la divinità degli kṣatriya? e quale dharma li fa virtuosi?
     	qual'è la loro natura umana? e cosa li fa empi?"

  33 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" frecce e armi, la loro divinità, il sacrificio li fa virtuosi,
     	la paura è la loro natura umana, e la negligenza li fa empi."

  34 	lo yakṣa disse:
     	" cos'è il solo sāman nel sacrificio? cosa il solo yajus nel sacrificio?
     	e quale la sola cosa che abbatte il sacrificio? e cosa il sacrificio non può trascurare? "

  35 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la vita è il sāman nel sacrificio, la mente è lo yajus nel sacrificio,
     	solo la parola abbatte il sacrificio, e solo quella il sacrificio non può trascurare."

  36 	lo yakṣa disse:
     	" qual'è è la migliore delle cose che volano giù? e qual'è la migliore di quelle che cadono?
     	e qual'è la migliore delle cose che si muovono? e qual'è di quelle che parlano? "

  37 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"la pioggia è la migliore delle cose che volano giù, il seme di quelle che cadono,
     	le vacche la migliore delle cose che si muovono, e il figlio di quelle che parlano."

  38 	lo yakṣa disse:
     	" chi è che seguendo gli oggetti dei sensi con intelligenza, è onorato dal mondo,
     	approvato da tutti gli esseri, e pur respirando non vive?"

  39 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" chi agli dèi, agli ospiti, ai dipendenti agli antenati, e a sé stesso,
     	a questi cinque non offre e distribuisce, pur respirando egli non vive."

  40 	lo yakṣa disse:
     	" cosa è più pesante della terra? cosa più alto del cielo?
     	cos'è più veloce del vento? cosa più numeroso degli uomini?"

  41 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la madre è più pesante della terra, il padre più alto del cielo,
     	la mente più veloce del vento, i pensieri più numerosi degli uomini."

  42 	lo yakṣa disse:
     	" chi dormendo non chiude gli occhi? chi dopo esser nato non si muove?
     	" chi non ha il cuore? chi con violenza cresce?"

  43 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" il pesce quando dorme non chiude gli occhi, l'uovo quando nasce non si muove,
     	la pietra non ha il cuore, il fiume cresce con violenza."

  44 	lo yakṣa disse:
     	" chi è l'amico dell'esiliato? e chi l'amico di chi sta a casa?
     	di chi soffre chi è l'amico? e chi è l'amico di chi sta per morire?"

  45 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la ricchezza è l'amico dell'esiliato, la moglie, l'amico di chi ha casa,
     	la cura è l'amico del sofferente, e il donare è l'amico del moribondo."

  46 	lo yakṣa disse:
     	" chi è il solo che si alza appena nato? e chi di nuovo rinasce?
     	qual'è il rimedio per il freddo? e quale il più grande recipiente?"

  47 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" il sole da solo si muove, la luna di nuovo rinasce,
     	il fuoco è il rimedio per il freddo, la terra il più grande recipiente."

  48 	lo yakṣa disse:
     	" cos'è interamente giusto? e cosa interamente splendido?
     	cosa conduce da solo al cielo? e cosa è interamente felicità?"

  49 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" l'abilità è interamente giusta, il dono interamente splendido,
     	la verità da sola conduce al cielo, la buona condotta è interamente felicità."

  50 	lo yakṣa disse:
     	" qual'è il sé stesso dell'uomo? qual'è l'amico datogli dal destino?
     	cos'è ciò che lo sostiene? e quale la sua panacea?"

  51 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" il figlio è il sé stesso dell'uomo, la moglie l'amico datogli dal destino,
     	la pioggia lo sostiene, e il donare è la sua panacea."

  52 	lo yakṣa disse:
     	" chi è il migliore dei ricchi? qual'è la suprema ricchezza?
     	qual'è il supremo ottenimento? e qual'è la suprema felicità?"

  53 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" l'industrioso è il migliore dei ricchi, la sapienza la migliore ricchezza,
     	la sanità il miglior ottenimento, il contentarsi la miglior felicità."

  54 	lo yakṣa disse:
     	" qual'è il supremo dharma al mondo? e quale il dharma sempre fruttuoso?
     	cosa controllando non se ne ha dolore? con chi, un'associazione mai non perisce? "

  55 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" l'assenza di crudeltà è il supremo dharma, il dharma dei veda da sempre frutti,
     	trattenendo la mente non se ne ha dolore, l'associazione coi buoni mai perisce."

  56 	lo yakṣa disse:
     	" uccidendo che cosa il bene sorge? uccidendo che cosa non se ne ha dolore?
     	 uccidendo che cosa si diviene ricchi? uccidendo che cosa si diviene felici?"

  57 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la furia uccidendo sorge il bene, l'ira uccidendo non se ne ha dolore,
     	la brama uccidendo si diviene ricchi, l'avidità uccidendo si diviene felici."

  58 	lo yakṣa disse:
     	" quando un uomo può morire? quando un regno può morire?
     	quando il rito agli avi può morire? quando il sacrificio può morire?"

  59 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" è morto l'uomo nel bisogno, è morto il regno senza il re,
     	morto il rito agli avi fatto con ignoranza, morto è il sacrificio senza dakṣiṇa."

  60 	lo yakṣa disse:
     	"qual'è la giusta via? cosa è detto essere acqua? cosa cibo? e cosa veleno?
     	dimmi il giusto tempo del rito agli avi, e poi bevi e portane via."

  61 	Yudhiṣṭhira disse:
     	"la via giusta è quella del buono, lo spazio l'acqua, la vacca il cibo, le brame il veleno,
     	il brahmano è il giusto tempo del rito agli avi, o tu che ne pensi o yakṣa?"

  62 	lo yakṣa disse:
     	" hai risposto secondo verità alle mie domande o tormenta-nemici,
     	dimmi ora chi è l'uomo, e chi l'uomo che possiede ogni ricchezza."

  63 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la fama di ogni pura azione tocca il cielo e la terra,
     	fintanto che esiste questa fama, esiste l'uomo, si dice,

  64 	colui per cui è uguale il male e il bene, la gioia e il dolore,
     	il passato e futuro, questo uomo è ricco di ogni cosa."

  65 	lo yakṣa disse:
     	" hai detto chi è l'uomo o re, e chi è l'uomo che ha ogni ricchezza.
     	perciò uno dei fratelli quale tu vuoi vivrà."

  66 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" colui che ha scura pelle, occhi rossi, che è alto come un albero,
     	Nakula il grandi-braccia, dall'ampio torace quello viva o yakṣa."

  67 	lo yakṣa disse.
     	"caro è a te Bhīmasena, Arjuna è il vostro rifugio,
     	perchè dunque o re, vuoi che viva Nakula tuo fratellastro?

  68 	colui che ha la forza pari a diecimilla elefanti,
     	Bhīma trascurando, tu vuoi che viva Nakula, 

  69 	e si che gli uomini dicono che tu abbia caro Bhīmasena,
     	dunque per quale motivo tu vuoi che viva il tuo fratellastro?

  70 	colui nella cui forza del braccio tutti i pāṇḍava fanno affidamento, 
     	Arjuna trascurando, tu vuoi che viva Nakula."

  71 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" la compassione è il supremo dharma, e per me, superiore alla ricchezza,
     	per compassione io desidero che Nakula viva o yakṣa,

  72 	il re sempre agisce nel dharma, così di me sanno gli uomini,
     	io non abbandono il mio dharma, che Nakula viva o yakṣa,

  73 	come è Kuntī, così è Mādrī,  per me non vi è differenza tra le due,
     	la stessa cosa io voglio per le due madri, che Nakula viva o yakṣa."

  74 	lo yakṣa disse:
     	"poiché tu ritieni che la compassione sia superiore all'artha e al kāma,
     	per questo tutti i tuoi fratelli vivranno o toro dei bhārata."
     


                              CCXCVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora i pāṇḍava all'ordine dello yakṣa si rialzarono,
     	e in un istante di tutti loro, sete e stanchezza svanivano.

   2 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" a te che te ne stai invincibile nel lago su un piede solo,
     	io chiedo: quale dio sei? io non ti credo uno yakṣa o signore,

   3 	uno dei vasu, o dei rudra tu sei o signore,
     	oppure il migliore dei marut, o l'armato di folgore, il signore dei trenta dèi, 

   4 	questi miei fratelli sono come centomila guerrieri,
     	io non scorgo un modo col quale essi possano essere abbattuti,

   5 	io vedo i loro sensi freschi come appena risvegliati,
     	sei tu dunque un nostro amico o anche il nostro padre?"

   6 	lo yakṣa disse:
     	" io sono Dharma, tuo padre o figlio mio dalle gentili imprese,
     	per vederti sappilo, sono qui giunto o toro dei bhārata,

   7 	splendore, sincerità, autocontrollo, purezza, onestà, modestia, calma,
     	carità, tapas, castità; queste sono le mie manifestazioni,

   8 	non-violenza, equaminità, pace interiore, tapas, purezza, disinteresse,
     	queste sappi, sono le mie porte, tu sempre mi sei caro, 

   9 	per fortuna tu sei attivo nei cinque, per fortuna tu hai vinto i sei stadi della vita,
     	dei sei due appaiono prima, due nel mezzo, e due alla fine sulla soglia della morte,

  10 	io sono Dharma, che tu sia benedetto, qui giunto per conoscerti,
     	della tua compassione sono soddisfatto, e ti darò un dono o senza-macchia,

  11 	scegli una grazia, o re dei re, e io te la darò o senza-macchia,
     	per gli uomini che sono miei devoti non vi è cattiva meta."

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" per colui a cui la bestia ha preso i bastoncini da fuoco, andandosene,
     	non vi sia interruzione di fuochi, questa è la mia prima scelta."

  13 	Dharma disse:
     	"io ho preso i bastoncini da fuoco di quel brahmano,
     	nell'apparenza di bestia, o kuntīde, per desiderio di conoscerti o potente."

  14 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	"te li darò." così dunque il beato dopo rispondeva,
     	ma scegli un altro dono, che tu sia benedetto o simile agli immortali."

  15 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" dodici anni siamo stati nella foresta, arrivato il tredicesimo,
     	allora nessun uomo ci riconosca mentre in quel tempo dimoriamo."

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	"lo darò." così il beato quindi rispondeva,
     	e di nuovo confortava il kuntīde, dal sincero coraggio:

  17 	" se pure nel proprio aspetto percorrerete la terra,
     	nessuno nei tre mondi vi riconoscerà o bhārata,

  18 	e per mio volere questo tredicesimo anno, voi rampolli dei kuru,
     	nella città di Virāṭa nascosti e non riconosciuti vivrete,

  19 	e quale aspetto voi vogliate con la mente, quale che sia,
     	tutti voi, ciascuno a piacere porterete,

  20 	questi legnetti da fuoco riportate al brahmano,
     	per provarti da me in forma di animale, furono presi,

  21 	ma accetta un terzo dono o figlio, incomparabilmente grande,
     	tu sei la mia prole o re, e Vidura di me è una parte."

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	" il dio degli dèi io ho visto o signore, l'eterno in persona,
     	quale dono mi darai, io contento lo accetterò, o padre,

  23 	che io sempre possa vincere errore e brama, e ira, o splendente,
     	che la mia mente sia sempre ferma nel donare, nella sincerità e nel tapas."

  24 	dharma disse:
     	dotato sei di tutte le qualità per tua natura o pāṇḍava,
     	e avrai pure il dharma nel modo che tu hai chiesto."

  25 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato il beato Dharma, benefattore del mondo scompariva,
     	e riunitisci i saggi pāṇḍava dopo aver ben dormito,

  26 	tornati all'āśrama quei valorosi, tutti liberati dalla stanchezza,
     	i legnetti da fuoco diedero all'ascetico brahmano,

  27 	questo appare essere il grande incontro tra padre e figlio che garantisce fama,
     	l'uomo che da controllato e vinti i sensi lo legga con figli e nipoti sarà centenario,

  28 	e la sua mente mai nell'adharma, né nella rottura cogli amici, né nel furto di altri,
     	né nella miseria, si rallegrerà, dagli uomini questo racconto sia sempre conosciuto.
     
     


                              CCXCIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	col favore di Dharma, i pāṇḍava, dal sincero coraggio,
     	si preparavano a risiedere nascosti per il tredicesimo anno in un luogo incognito,
     	si sedettero insieme quei saggi dai decisi voti,

   2 	e gli asceti che per devozione a loro, abitavano nella foresta,
     	quelli rimasti di quelle grandi anime, a loro dissero allora a mani giunte:
     	" col vostro permesso noi lasceremo questa residenza o fermi nei voti,

   3 	voi interamente sapete, come dai figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	siamo stati privati del regno con frode, e impoveriti in molti modi,

   4 	e avendo abitato nella foresta, nella sventura per dodici anni,
     	ci rimane ora il patto di vivere in incognito il tredicesimo anno,
     	allora noi vivremo nascosti, questo ci dovete permettere,

   5 	Suyodhana il malvagio, e Karṇa assieme al figlio di Subala,
     	acerrimi nemici, scoprendoci ci farebbero del male, 
     	e pure ai nostri dipendenti e a quelli della nostra gente di città, 

   6 	possa essere per noi che assieme ai brahmani di nuovo staremo,
     	che possiamo stare nei nostri domini, e ristabiliti nel regno."

   7 	così avendo parlato, pieno di dolore, il puro figlio di Dharma,
     	il re Yudhiṣṭhira, con la gola piena di lacrime divenne privo di sensi,

   8 	quindi tutti i brahmani assieme ai fratelli lo confortarono,
     	e allora Dhaumya disse queste appropriate parole al sovrano:

   9 	" o re, tu sei saggio, controllato, sincero, coi sensi domati,
     	gli uomini così saggi non si abbattono in nessuna sventura, 

  10 	pure gli dèi sono caduti nelle sventure, e varie volte in incognito
     	qua e là, quelle grandi anime, per sconfiggere i loro nemici,

  11 	Indra un tempo raggiunti i niṣadha, nell'āśrama sull'altopiano,
     	in incognito agiva per sconfiggere i suoi nemici,

  12 	a lungo Viṣṇu assunta la forma a testa di cavallo risiedendo ancora
     	nel grembo di Aditī, per uccidere di nascosto i daitya,

  13 	e assunta la forma di un nano, nascosto sotto l'aspetto di un brahmano
     	come egli abbia preso il regno di Bali coi suoi tre passi tu hai appreso,

  14 	e di come il brahamarṣi Aurva è restato nascosto nella coscia,  
     	e quanto avvenuto nei mondi o caro, tutto questo hai udito,

  15 	e pure si nascose o sapiente del dharma, Hari per distruggere Vṛtra,
     	entrando nella folgore di Śakra, come tu certo hai udito,

  16 	e che Agni il divora-offerte, entrato a nascondersi nell'acqua vi stava,
     	queste imprese compiute dai saggi dèi, interamente tu hai udite, 

  17 	e così Vivasvat o caro, nascondendo il suo supremo splendore,
     	bruciava tutti i suoi nemici, ovunque nascosti sulla terra,

  18 	e pure Viṣṇu risiedendo nella casa di Daśaratha, 
     	uccise in incognito il Daśagrīva, in battaglia con terribile azione, 

  19 	così queste grandi anime in incognito, qua e là,
     	sconfissero in battaglia i loro nemici, allo stesso modo tu li vincerai."

  20 	quindi appagato dalle parole di Dhaumya, quel sapiente del dharma,
     	Yudhiṣṭhira, con la ragione delle scritture e con la propria, più non si turbava,

  21 	quindi il grandi-braccia Bhīmasena, fortissimo, diceva
     	al re quel migliore dei forti, rallegrandolo con le parole:

  22 	" tu o grande re, avendo visto che chi ha l'arco gāṇḍiva,  
     	sempre seguendo il dharma e con intelligenza nulla mai fece di precipitoso,

  23 	e che Sahadeva e Nakula sempre da me furono trattenuti,
     	dall'uccidere quelli, questi due potenti uccisori di nemici, dal terribile ardore,

  24 	noi non ci allontaneremo da quanto tu ci dirai, o signore,
     	tu disponi tutto e noi rapidamente vinceremo i nemici. "

  25 	parlato che ebbe Bhīmasena, i brahmani, supreme benedizioni
        impartendo, e congedatisi dai bhārata, partirono ciascuno verso la propria casa,

  26 	tutti i sapienti dei veda a cominciare dagli asceti e dai muni, 
     	pronunciate benedizioni secondo le regole, di nuovo si rivolsero al meridione.

  27 	i cinque saggi pāṇḍava assieme a Dhaumya, 
     	alzatisi partirono quegli eroi, portando con sé Kṛṣṇā o bhārata,

  28 	e percorsa la distanza di un krośa, misurata da quel luogo,
     	l'indomani quelle tigri fra gli uomini, iniziarono a pensare al loro nascondiglio,

  29 	tutti erano sapienti nella propria scienza, tutti esperti di mantra,
     	e conoscendo il tempo della pace e quello della guerra, si sedettero a consiglio.