51. Prajāgara

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( Il libro dell'insonnia. V, 33-41)

                              XXXIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	alla guardia diceva il grande saggio, il sovrano Dhṛtarāṣṭra:
     	“ voglio vedere Vidura, conducilo qui immantinente.”

   2 	comandato da Dhṛtarāṣṭra il messaggero diceva allo kṣattṛ:
     	“ il sovrano, il grande re, o grande saggio desidera vederti.”

   3 	così apostrofato Vidura si recava alla dimora del re,
     	e diceva : “guardia, annunciami a Dhṛtarāṣṭra.”

   4 	la guardia diceva:
     	“ Vidura è qui giunto per tuo ordine o grande re,
     	egli vuole vederti ai tuoi piedi, dimmi cosa debbo fare.”

   5 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ fai entrare il grande saggio Vidura dalla larga vista,
     	sempre sono disposto a vedere Vidura.”

   6 	la guardia disse:
     	“ puoi entrare o kṣattṛ, nel palazzo del saggio grande re,
     	il re mi disse che è sempre disposto a vedere te.”

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora essendo entrato Vidura nel palazzo di Dhṛtarāṣṭra,
     	a mani giunte diceva queste parole al pensieroso sovrano:

   8 	“ io Vidura o grande saggio, giunto sono ai tuoi ordini,
     	se devo fare qualcosa per te dimmelo.”

   9 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ Saṁjaya o Vidura, è tornato e andandosene mi ha rimproverato,
     	domani riferirà nell'assemblea le parole del senza-avversari,

  10 	per ora io sono all'oscuro delle parole di quel valoroso kuru,
     	questo mi brucia le membra, questo mi spinge nell'attesa,

  11 	sveglio e bruciante, è meglio che tu qui mi veda,
     	dimmi dunque tu o caro che sei il nostro esperto nel dharma e nell'artha,

  12 	Saṁjaya andato è ritornato ora dai pāṇdava, non ho la giusta pace nel cuore,
     	tutti miei sensi sono sconvolti, cosa dirà egli?  questa è la mia ansia.”

  13 	Vidura disse:
     	“ le guardie si curano del ladro che brama rubare l'altrui,
     	e anche del debole senza mezzi che si appoggia al forte, 

  14 	io spero che tu o sovrano non sia toccato da questi mali,
     	e spero che tu non sia tormentato dalla brama delle altrui ricchezze.”

  15 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“io voglio udire da te auspicabili parole nel supremo dharma,
     	in questa discendenza di re ṛṣi tu sei il solo dotato di saggezza.”

  16 	Vidura disse:
     	“ frequentare cose auspicabili, e non frequentare le proibite,
     	essere credente ed un ricettacolo di fede, questo è il segno della sapienza,

  17 	chi non è trascinato da ira e gioia, da orgoglio e timidezza da onori e vanità
     	per le ricchezze, costui viene detto un sapiente,

  18 	colui i cui discorsi e i consigli da compiersi, siano sconosciuti agli altri,
     	e conosciuti solo gli atti compiuti, costui è detto un sapiente,

  19 	colui che non è smosso dal dovere, da sete, fame, paura o piacere,
     	da successo o insuccesso, costui è detto un sapiente,

  20 	colui la cui estesa saggezza segua entrambi dharma e artha,
     	chi segua il suo scopo senza brama, costui è detto un sapiente,

  21 	i sapienti quanto desiderano fare, come possono fanno,
     	e non disprezzano nessuna cosa i sapienti, o toro dei bhārata,

  22 	rapidamente imparano e a lungo ascoltano, e saputo vanno allo scopo senza brama,
     	non richiesto, non mirano all'altrui ricchezza, questa è la prima saggezza del sapiente,

  23 	l'impossibile non desiderano, né vogliono piangere il perduto,
     	e nelle sventure non si confondono gli uomini dalla mente sapiente,

  24 	chi risoluto procede e non si fermi a metà dell'agire,
     	senza perdere tempo, con autocontrollo, costui è detto un sapiente,

  25 	i sapienti perseguono nobili azioni, e compiono atti potenti,
     	e non disprezzano ciò che è bene, o toro dei bhārata,

  26 	chi non si rallegra per il proprio onore, e non si duole del disprezzo,
     	imperturbabile come l'acqua della Gaṅgā, costui è detto un sapiente,

  27 	chi il vero conosce di tutti gli esseri, e le connessioni di tutte le azioni, 
     	e i mezzi propri degli uomini, quest'uomo è detto un sapiente,

  28 	chi con fluente eloquio, racconta varie storie, con intelligenza,
     	e rapidamente racconta un libro, costui è detto un sapiente,

  29 	di chi la saggezza è compagna della cultura, e la cultura della saggezza,
     	senza rompere mai i limiti della nobiltà, costui acquista la fama di sapiente,

  30 	l'ignorante, e  l'arrogante, il misero, e il magnifico,
     	chi si sforza di ottenere ricchezze, sciocco è considerato dagli uomini intelligenti,

  31 	chi trascurando la propria ricchezza insegue quella altrui,
     	e chi falsamente si conduce cogli amici, costui è detto uno sciocco,

  32 	chi brama cose indesiderabili e quelle desiderabili detesta,
     	e chi odia il forte, costui dicono essere di mente confusa,

  33 	chi fa del nemico un amico, e disprezza e scaccia l'amico,
     	e chi agisce con atti malvagi, costui dicono essere di mente confusa,

  34 	chi mostra i suoi progetti, e di ogni cosa dubita,
     	chi a lungo lavora per un breve scopo, costui è uno sciocco, o toro dei bhārata,

  35 	chi entra non invitato, chi non richiesto, molto parli,
     	chi si fidi degli innaffidabili, costui è un uomo sciocco e vile,

  36 	chi spinga un'altro nel male, e chi da solo vi agisce,
     	chi si adira essendo senza potere, costui è il più sciocco degli uomini,

  37 	chi non conoscendo la propria forza abbandoni dharma e artha, 
     	volendo l'inottenibile senza far nulla, costui quaggiù è detto una mente confusa,

  38 	chi insegni a chi non può imparare, e chi omaggi un luogo vuoto,
     	e chi nutra un avaro, costui dicono essere una mente confusa,

  39 	chi ottenute grandi ricchezze, sapienza e sovranità,
     	si conduca privo di arroganza, costui è chiamato sapiente,

  40 	chi da solo eccellentemente mangi, e vesta eccellenti abiti,
     	senza condividerli coi dipendenti, chi è peggior uomo di costui?

  41 	se uno solo compie dei mali e molta gente ne ricava il frutto,
     	l'autore è sporcato dalla colpa, mentre i fruitori ne sono liberi,

  42 	la freccia scagliata dall'arciere uno solo può colpire o non colpire,
     	l'intelligenza usata dall'intelligente colpisce l'intero regno col suo re,

  43 	con uno prendere due decisioni, soggiogare i tre per mezzo di quattro,
     	i cinque conquistando e conoscendo i sei, dai sette astenendosi sii allora felice,

  44 	un veleno uccide uno solo, e dall'arma uno solo è ucciso,
     	ma un fiume di consigli uccide il re coi suoi figli e col suo regno,

  45 	da soli non si gusta il dolce cibo, da soli non si medita sugli scopi,
     	da soli non si va in viaggio, sa soli non si veglia fra addormentati,

  46 	non comprendi o re, che vi è una cosa sola senza una seconda,
     	la vera scala del paradiso è come una nave in mezzo al mare,

  47 	un solo fallo vi è in chi perdona, e non un secondo,
     	che la gente pensa un incapace chi è incline al perdono,

  48 	un solo dharma è meglio dell'altrui, e solo il perdono è la migliore pace,
     	la sapienza è la migliore vista, e la non violenza il mezzo della felicità,

  49 	due cose la terra divora come un serpente rintanato in un buco,
     	un re che non sa combattere e un brahmano che non si assenta da casa,

  50 	facendo queste due azioni l'uomo risplende in questo mondo,
     	non pronunciando aspre parole, e non perseguendo i peccati,

  51 	queste sono le due cose o tigre fra gli uomini, che ispirano fiducia agli altri,
     	le donne desiderano l'amato che il mondo onora e venera,

  52 	due sono le cose acute e pungenti che seccano il corpo,
     	il desiderio del povero, e la rabbia del debole,

  53 	due sono gli uomini o re, che salgono verso il cielo,
     	chi governa usando il perdono, e il povero che sia generoso,

  54 	due cose appaiono superare la giusta misura della sostanza
     	il dare a chi non lo merita e il rifiutare a chi merita,

  55 	tre sono i modi che si odono tra gli uomini o toro dei bhārata,
     	il minore, il medio e il superiore, così dicono i sapienti dei veda,

  56 	gli uomini sono di tre tipi o re, superiori, inferiori e mediani,
     	e sono legati rettamente ad azioni di tre tipi differenti,

  57 	in tre non possiedono ricchezze, la moglie, lo schiavo e il figlio,
     	la ricchezza che guadagnano appartiene a chi li possiede,

  58 	i sapienti dicono che il potente deve conoscere escludendo quattro tipi,
     	non segua i consigli dei poco saggi, dei lenti, degli indolenti, e delle spie,

  59 	questi quattro o caro, risiedano nella casa nel dharma, di chi possiede ricchezza, 
     	l'anziano parente, l'infelice famigliare, l'amico povero, e la sorella senza figli,

  60 	Bṛhaspati o mahārāja, elencò quattro cose quotidiane,
     	quando fu richiesto dal re degli dèi, queste dunque ascolta da me:

  61 	l'aspettativa degli dèi, l'autorità degli intelligenti,
     	l'insegnamento dei sapienti, e la distruzione delle cattive azioni,

  62 	cinque sono i fuochi venerati con costanza dall'uomo,
     	padre, madre, Agni, sé stesso e il guru o toro dei bhārata,

  63 	questi cinque venerando, solamente al mondo si aquista la gloria:
     	gli dei, i padri, gli avi, i questuanti, e gli ospiti per quinti, 

  64 	questi cinque ti seguono ovunque tu vada:
     	gli amici, i nemici, i neutrali, i dipendenti, e chi li mantiene,

  65 	dei cinque sensi umani se uno solo ha un buco,
     	allora da questo scorre via la saggezza, come l'acqua dal fondo di un otre,

  66 	sei sono le colpe che l'uomo deve abbandonare qui, volendo la prosperità:
     	sonno, ozio, paura, ira, indolenza e procastinazione,

  67 	questi sei l'uomo abbandoni come una nave a pezzi nell'oceano,
     	un maestro che non insegna, un prete ignorante,

  68 	un re che non protegge, una moglie che dice sgradevolezze,
     	un mandriano che desideri il villaggio, e un barbiere che desideri la selva,

  69 	sei sono le qualità che gli uomini non devono mai abbandonare:
     	sincerità, autocontrollo, alacrità, assenza di invidia, tranquillità e fermezza,

  70 	chi ottenga sempre in sé il dominio di questi sei
     	quest'uomo dai sensi controllati come può incorrere in dannosi mali?

  71 	questi sei vivono su altri sei, il settimo non esiste,
     	i ladri vivono sui disattenti, i medici sui malati,

  72 	i dissoluti sui passionali, i sacerdoti su chi sacrifica,
     	il re sulle dispute, e sempre sugli sciocchi i sapienti,

  73 	sette sono i mali che eccitano le passioni che il re deve evitare,
     	e per le quali per lo più i principi si distruggono interamente,

  74 	le donne, i dadi, la caccia, il bere, e le mali parole per quinto
     	e la grande violenza nelle punizioni, e la violazione delle proprietà,

  75 	otto sono gli antichi mezzi per distruggere un uomo
     	per primo chi spregia i brahmani, e chi si oppone ai brahmani.

  76 	e chi ruba il proprio ai brahmani, e chi vuole uccidere i brahmani,
     	e chi si compiace nell'ingiuriarli, e non si rallegra ad elogiarli, 

  77 	e chi non li ricorda nelle cerimonie, e chi si mostra indignato alle loro richieste,
     	questi mali eviti l'uomo saggio, tenendoli in mente, 

  78 	questi sono o bhārata gli otto freschi burri della gioia,
     	che sembrano esistere, ed essi sono pure felicissimi,

  79 	la frequentazione degli amici, e l'acquisizione di grande ricchezza,
     	l'abbraccio del figlio, e l'incontro sessuale,

  80 	il parlare gentilmente in accordo, e il rispetto verso le proprie genti,
     	l'incontro con chi ci è caro, e l'esser onorati in assemblea,

  81 	questa dimora ha nove porte, tre colonne, e cinque spettatori,
     	ed è retta dal conoscitore del campo, il saggio che ciò conosca è il supremo saggio,

  82 	in dieci non conoscono il dharma, ascolta o Dhṛtarāṣṭra chi sono,
     	il furioso, il lascivo, l'intossicato, lo stanco, l'irato, l'affamato,

  83 	chi ha fretta, il timoroso, l'avaro, e l'innamorato,
     	perciò a queste nature non si associa il sapiente,

  84 	qui invero raccontano una antica storia,
     	cantata dal re degli asura, Sudhanvan per il proprio figlio,

  85 	il re che abbandoni passioni e brame, che affidi il tesoro a persona competente,
     	che sia giudizioso, istruito, e di rapida decisione, è ritenuto superiore da tutto il mondo,

  86 	chi sappia ispirare confidenza agli uomini, che punisca su prove certe,
     	che conosca la giusta misura e il perdono, acquista suprema prosperità,

  87 	chi non trascuri il più debole dei nemici, chi intenzionalmente coltivi il suo nemico,
     	a cui non piaccia la discordia coi forti, che si muova a tempo con intelligenza,

  88 	che non tremi una volta caduto in sventura, che sia instancabile e perseverante,
     	che il dolore sopporti con anima retta, che sia benvolo coi nemici vinti,

  89 	che non si allontani inutilmente da casa, che non si associ a malvagi, né insidi mogli altrui,
     	che non usi frode, furto, calunnia e bevande intossicanti, costui sarà sempre felice,

  90 	chi non si impegni con furia ai vari scopi, che richiesto dica la verità
     	a cui non piacciano dispute per piccole cose, che non onorato non si adiri ma sia calmo,

  91 	chi non si indigni e sia compassionevole, e se debole non abbia paura degli altri,
     	chi non abbia mai male parole, e perdoni le offese, un tale uomo ottiene l'elogio universale,

  92 	chi non si mostra mai arrogante, e col suo valore non umili gli altri,
     	provocato non parli mai aspramente, costui è sempre amato dalla gente,

  93 	chi non eccita mai inimicizie, chi non mostri mai orgoglio o si butti giù,
     	chi non si lamenti: 'io sono sfortunato.' costui è detto il migliore, e di nobile condotta,

  94 	chi non s'inorgoglisce per la propria felicità, né si compiace del dolore altrui,,
     	chi non si penta dopo aver donato, e non si vanti di essere virtuoso e di nobile condotta,

  95 	chi desideri conoscere il natio dharma con l'altrui costume, è sapiente dell'alto e del basso,
     	e istruito sempre in questo e in quello, diviene signore di molte genti,

  96 	il sapiente a cui dispiaccia frode, errore, egoismo, male agire, infedeltà al re, calunnia,
     	e inimicizia, e dispute con mala gente ubriaca, costui è un uomo superiore,

  97 	chi con costanza compia autocontrollo, purezza, venerazione degli dèi, preghiere,
     	espiazioni, e i vari riti del mondo, dagli dèi è tenuto in gran conto,

  98 	chi abbia nozze al suo livello e non ad uno inferiore, e con pari amici discussioni e racconti,
     	chi onori i dotati di qualità, e abbia i sapienti ben preparati come guide,

  99 	chi mangi con moderazione, dividendo con chi a lui si rifugi, moderato dorma, e agisca
     	alacremante, che doni pure richiesto dai nemici, quest'anima retta non è colpita da sventura,

 100 	chi tenga le altri persone all'oscuro di chi vuole colpire,
     	seguendo rettamente il consiglio sicuro, anche nelle minuzie non fallisce il suo scopo,

 101 	chi si impegna nella pace con tutti, sincero, dolce, generoso con pura natura,
     	grandemente si mostra tra i parenti, come una grande gemma di preziosa origine,

 102 	l'uomo che da sé prova grande vergogna, diviene un maestro di tutto il mondo,
     	di infinito splendore, di superba mente, risplende di luce propria come il sole,

 103 	i cinque figli di Pāṇḍu simili a cinque Indra, nati nella selva per la maledizione al re,
     	cresciuti e istruiti fin da fanciulli con te, essi sono ligi ai tuoi comandi o figlio di Ambikā,

 104 	concedi loro o caro il proprio regno, felice rallegrandoti coi tuoi figli,
     	allora non diverrai sospetto né a dèi né a uomini o sovrano di uomini.”
     


                              XXXIV


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“cosa pensi io debba fare mentre aspetto bruciato dall'ansia?
     	questo dimmi tu o caro, che sei il nostro puro esperto di dharma e artha,

   2 	tu mi devi istruire rettamente o Vidura, sulle totali intenzioni del senza-avversari,
     	quanto tu ritieni salutare o infinitamente buono, e la miglior cosa per i kuru dimmi,

   3 	guardando al male passato temendo un nuovo male, io ti chiedo con l'anima agitata,
     	o saggio dimmi rettamente, tutto quanto desidera il senza-avversari.”

   4 	Vidura disse:
     	“ se sia il bene o il male, se l'odio o l'amore,
     	anche se lui che non vuole la distruzione non te lo chiede,

   5 	percio io ti dirò o re, volendo la sopravvivenza dei kuru,
     	le più benefiche e giuste parole, ascolta dunque quanto ti dico,

   6 	le azioni che son fatte con mezzi illeciti devono rigettarsi, 
     	e anche quelle senza scopo, in queste non devi por mente,

   7 	ma l'agire che è stabilito dallo yoga non lo devi rigettare o sovrano,
     	se è adatto allo scopo, il saggio non abbatte la sua mente,  

   8 	ma deve guardare dunque alle conseguenze nell'agire stabilito,
     	e considerando ciò agisca, e non vi si impegni all'improvviso,

   9 	e guardando alla conseguenza e alla natura delle imprese,
     	il saggio compia il suo sforzo oppure no,

  10 	chi non conosce la misura del suo stato, delle entrate e delle perdite
     	del tesoro, della popolazione e del punire, non mantiene il suo regno,

  11 	chi consideri queste misure come detto sopra,
     	unito alla conoscenza di dharma e artha, costui guadagna un regno,

  12 	il regno ottenuto non deve essere governato impropriamente,
     	chi agisce male fa perire la prosperità come la vecchiaia la precedente bellezza,

  13 	il pesce che si aggira vicino ingoia l'amo di ferro nascosto
     	nel buon cibo, non scorgendone la conseguenza,

  14 	quanto si può ingoiare, e digerire avendo il boccone ingoiato,
     	è stabilito in conseguenza da quanto di ricchezza si voglia oggi,

  15 	chi raccolga i frutti non maturi dell'albero
     	non ottiene il loro gusto, e perde pure i loro semi,

  16 	chi invece raccolga al tempo giusto il frutto divenuto maturo, 
     	ottiene dal frutto il gusto, e dal seme un nuovo frutto, 

  17 	come l'insetto, raccoglie il miele avendo cura dei fiori, 
     	così si prenda la ricchezza dagli uomini senza violenza,

  18 	chi raccoglie ogni frutto non ne tagli le radici,
     	come il giardiniere nel giardino non come il carbonaio,

  19 	cosa dunque io devo fare? e cosa dunque io non devo fare?
     	così meditando sulle azioni l'uomo agisca oppure no,

  20 	alcuni  scopi sono impraticabili, e sempre appaiono tali,
     	pure applicando l'impegno umano, in questi non si ottiene risultato,

  21 	l'uomo saggio alcuni scopi dalla lieve radice e dai grandi frutti,
     	rapidamente si impegna a compiere e non si arresta in tali cose,

  22 	chi tutto osserva correttamente quasi bevendo cogl'occhi,
     	costui anche se seduto in silenzio viene imitato dai saggi,

  23 	con la vista, con la mente, le parole e le azioni, in questi quattro modi
     	governa il mondo chi è caro al mondo,

  24 	se tutti i viventi tremano come le prede per il cacciatore,
     	anche ottenendo la terra circondata dal mare costui perisce,

  25 	chi ottiene il regno avito col proprio valore,
     	come il vento scaccia le nuvole si libera anche se caduto nella sventura,

  26 	del re che agisce nel dharma praticato in primis dai virtuosi,
     	il regno prospera pieno di ricchezze e con grande prosperità,

  27 	e di quello che rigetta il dharma e segue l'adharma,
     	la terra si accartoccia come una pelle gettata nel fuoco,

  28 	chi si impegna nella distruzione del regno nemico,
     	costui si deve pure impegnare nel proteggere il proprio,

  29 	nel dharma si acquisti il regno e nel dharma lo si protegga,
     	ottenuta la prosperità nata dal dharma, non la perde né v'e abbandonato,

  30 	anche dal parlare di un ubriaco e dallo strisciare di un bimbo,
     	da ogni cosa prendendone la quintessenza come l'oro dalle gemme,

  31 	con intelligenza a belle e virtuose frasi continuamente,
     	pensando il saggio sieda, come un mietitore di spighe,

  32 	con l'odorato vedono le vacche, coi veda vedono i brahmani,
     	con le spie vedono i re, e cogli occhi le altre genti,

  33 	in maggior sventura cade la vacca che diviene difficile a mungersi,
     	e quella facile a mungersi o re, non la danno via,

  34 	quanto si piega a freddo neppure lo scaldano,
     	e il legno che da sé si piega neppure lo raddrizzano,

  35 	per questa comparazione il saggio si prostri al più forte,
     	ad Indra infatti si prostra chi si prostra al più forte,

  36 	le greggi hanno Indra a proteggerli, e i re hanno amici e parenti
     	i mariti sono i parenti delle mogli, e i brahmani hanno i veda come parenti,

  37 	il dharma si cura con la verità e la sapienza si cura con lo yoga,
     	colla pulizia si cura la bellezza, con la buona condotta si cura la famiglia,

  38 	con la considerazione si cura il ricco, e il metodo cura i cavalli,
     	con la continua guardia sono curate le vacche e le donne con brutte vesti,

  39 	non è grande la famiglia del senza condotta, questa è la mia opinione,
     	anche nei nati in quelle inferiori si distingue la buona condotta,

  40 	di chi è geloso dell'altrui ricchezza, bellezza, valore, o buona nascita, 
     	dell'altrui felicità o benessere e virtù, di costui la sofferenza è senza fine,

  41 	chi teme di compiere cose improprie e di smettere i propri doveri
     	e di infrangere i buoni propositi, di questo non ci si ubriachi e non ci si nutri,

  42 	l'orgoglio della sapienza, della ricchezza, e per terzo della discendenza, 
     	questi devono essere sotto controllo da parte dei virtuosi sporcati dall'orgoglio,

  43 	i senza virtù invitati dai virtuosi a compiere qualche dovere qualche volta,
     	pensano sé stessi dei virtuosi ma con la fama di senza virtù,

  44 	la meta delle anime controllate è santa e santa la meta dei virtuosi
     	ma la meta dei senza virtù non è santa e non è mala quella dei virtuosi,

  45 	conquistata è l'assemblea dal ben vestito, e ogni desiderio ottiene il ricco,
     	il viaggio è facile per chi ha un carro, tutto è vinto da chi ha buona condotta,

  46 	la condotta è la cosa più importante nell'uomo per chi questa svanisce,
     	null'altro senso ha egli nella vita nemmeno la ricchezza né i parenti,

  47 	la miglior carne è dei ricchi, il miglior latte è della classe media,
     	il miglior cibo gustoso è dei poveri o toro tra i bhārata,

  48 	il più saporito cibo mangiano sempre i poveri,
     	la fame produce il miglior sapore, ed essa nei ricchi è difficile,

  49 	per l'abbondanza nei ricchi non vi è più la capacità di gustare,
     	ma i poveri digeriscono anche un pezzo di legno,

  50 	gli inferiori hanno paura della cattiva condotta, i medi della morte,
     	e i superiori hanno la suprema paura di offendere i morti,

  51 	i peggiori bramano la sovranità, i viziosi per primo amano bere,
     	ma chi è folle per il desiderio di sovranità si accorge di non poterla ottenere,

  52 	quando i sensi non controllati agiscono sugli oggetti dei sensi,
     	da questi il mondo è tormentato come le costellazioni dai pianeti,

  53 	di chi è vinto dalla forza naturale di questi cinque, che lo rovinano,
     	la sventura cresce in lui come la luna nella quindicina chiara,

  54 	chi non ha vinto sé stesso desidera vincere i compagni,
     	o non vincendo i nemici, l'amico separato viene perduto,

  55 	chi nel giusto modo vinca sé stesso per primo,
     	allora amici e nemici non desidera vincere invano,

  56 	la fortuna arride a chi ha domati i sensi, conquistato gli amici, puniti i malvagi,
     	al saggio supremo che ha provati esecutori,

  57 	il corpo dell'uomo o re è un carro, l'anima l'auriga, e i sensi domati i cavalli,
     	l'esperto cha ha cura dei cavalli domati, come un saggio auriga viaggia felice,

  58 	questi non trattenere è sufficente per mandarlo in rovina,
     	come fanno sulla via i cavalli non domati e mal usati col cattivo auriga,

  59 	guardando sensatamente alla insenzatezza e insensatamente al senso,
     	il fanciullo trascinato dai sensi, crede felicità l'infelicità,

  60 	chi trascurando dharma e artha sia dominato dai sensi,
     	rapidamente egli è abbandonato da prosperità, ricchezza, moglie e vita,

  61 	chi è signore delle proprie ricchezze ma non signoreggia sui suoi sensi,
     	per la non padronanza dei sensi, egli decade dalla sua signoria,

  62 	chi cerchi sé stesso in sé controllando sensi, mente e intelletto,
     	di sé egli stesso diviene amico, come era prima nemico di sé.

  63 	come dalla maglie larghe di una rete due pesci non sono catturati,
     	così desiderio e rabbia, rovinano la saggezza,

  64 	chi quaggiù guardando a dharma e artha ogni preparativo compie,
     	costui fornito di ogni mezzo sempre prospera felice,

  65 	chi non avendo sottomesso i suoi cinque nemici interiori, distruttori della ragione,
     	cerca di vincere gli altri nemici, dai nemici è soggiogato,

  66 	il malvagi re appaiono distrutti dalla proprie azioni,
     	per la non padronanza dei sensi, per le brame di regni   

  67 	per non abbandonare i malvagi per questa unione la punizione tocca pure ai non malvagi, 
     	quando sono insieme, brucia sia l'umido che il secco, perciò non associarti ai malvagi,

  68 	chi per confusione mentale non trattenga i suoi cinque nemici 
     	interiori, rivolti a cinque scopi diversi, viene preso dalla sventura,

  69 	assenza di invidia, onestà, purezza, contentezza, gentile eloquio,
     	autocontrollo, sincerità, facilità non appartengono ai malvagi,

  70 	autoconoscenza, facilità, perdono, continuità nel dharma,
     	parola salvitica, e carità, queste cose non si trovano negli inferiori o bhārata,

  71 	di mali parole e rimproveri gli stupidi, accusano i saggi,
     	ma chi sparla di uno ne assume il male, e chi li pendona se ne libera,

  72 	la violenza e la forza è propria dei cattivi re, è la potente legge del bastone,
     	l'obbedienza è la forza delle donne, la pace interiore è la forza dei dotati,

  73 	il controllo delle parole, o sovrano, è la più difficile delle azioni della mente,
     	non è facile parlare a lungo di cose piacevoli  e utili,

  74 	le belle parole ben pronunciate raggiungono lo scopo,
     	quelle mal dette o re, conducono all'insuccesso,

  75 	ricresce una foresta colpita dalle frecce o abbattuta dal'ascia,
     	ma l'ingiuria orrenda fatta con le parole non si può ritirare,

  76 	frecce dardi e giavellotti si estraggono dal corpo,
     	ma i dardi delle parole, non è possibile estrarli dal cuore,

  77 	le frecce delle parole escono dalla bocca, e chi ne è colpito soffre giorno e notte,
     	esse non cadono in parti non vitali del colpito, il sapiente non le scaglia agli altri,

  78 	all'uomo a cui gli dèi mandano la distruzione,
     	portano via la ragione ed egli vede all'inverso,

  79 	essendo la ragione divenuta incerta, egli cade nella rovina,
     	la sventura che sembra buona condotta non si stacca dal suo cuore,

  80 	l'intelletto dei tuoi figli o bhārata è svanito,
     	per l'ostilità verso i pāṇḍava e di questo tu non ti accorgi,

  81 	il re è dotato di qualità, da poterlo essere dell'intero trimundio,
     	egli è tuo discepolo, lascia o Dhṛtarāṣṭra che Yudhiṣṭhira, sia sovrano,

  82 	una grande parte data prima a tutti i tuoi figli,
     	il sincero sapiente di dharma e artha è dotato di energia e saggezza,

  83 	lui che è il migliore dei sostenitori del dharma, per gentilezza e compassione, 
     	per la tua venerabilità o re dei re, egli ha sofferto molte sventure.”
     
     


                              XXXV


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“dimmi ancora o grande saggio, questi discorsi tesi all'artha e al dharma,
     	non sono mai sazio di ascoltarti, parlami dunque con bei discorsi.”

   2 	Vidura disse:
     	“  i lavacri in tutti i tīrtha e la rettitudine verso tutti gli esseri,
     	entrambi questi due sono pari, ma la rettitudine è superiore,

   3 	restaura la rettitudine per sempre nei tuoi figli o illustre,
     	ottenuta quaggiù suprema gloria nell'aldilà raggiungerai il paradiso,

   4 	quanto è santa la gloria dell'uomo che viene cantata nei mondi,
     	tanto egli o tigre fra gli uomini gioisce nel mondo celeste,

   5 	qui raccontano questa antichissima storia
     	una conversazione tra Virocana e Sudhanvan per avere Keśinī:

   6 	Keśinī disse:
     	' sono migliori i brahmani o Virocana o il figli di Diti?
     	e per quale motivo Sudhanvan non è salito sul sofà?'

   7 	Virocana disse:
     	' nati da Prajāpati noi siamo i migliori e i superiori o Keśinī,
     	e nostri sono invero questi mondi, chi sono gli dèi? chi i ri-nati? '

   8 	Keśinī disse:
     	' qui siedi o Virocana noi aspettiamo dunque nel padiglione,
     	Sudhanvan domani verrà e io potrò vedervi insieme.'

   9 	Virocana disse:
     	' o bellissima, io farò quanto tu mi dici o timida,
     	domani tu vedrai Sudhanvan insieme a me.'

  10 	Sudhanvan disse:
     	' o figlio di Prahrāda io tocco il tuo seggio fatto d'oro,
     	ma come se fossimo una cosa sola io posso sedere assieme a te.'

  11 	Virocana disse:
     	' ti forniscano dunque un sofà o un cuscino, o anche un fascio d'erba,
     	o Sudhanvan tu non sei degno di sederti assieme a me.'

  12 	Sudhanvan disse:
     	' anche tuo padre sedeva in un seggio sotto il mio,
     	tu sei un fanciullo viziato nella tua casa e non intendi nulla.'

  13 	Virocana disse:
     	' oro, vacche e cavalli, questa è la nostra ricchezza tra gli asura,
     	o Sudhanvan chiediamo dunque nel bazar a quanti lo sanno.'

  14 	Sudhanvan disse:
     	' oro, vacche e cavalli siano pure a te o Virocana,
     	fatta una scommessa sulle nostre due vite, chiediamo a quanti lo sanno.'

  15 	Virocana disse:
     	' a fare mercato delle nostre due vita dove andremo?
     	io non voglio stare tra gli dèi e nemmeno tra gli uomini.'

  16 	Sudhanvan disse:
     	' andremo da tuo padre a fare il paragone delle nostre vite,
     	e neppure a beneficio del figlio Prahrāda parlerà falsamente.'

  17 	Prahrāda disse:
     	' guardate questi due che si comportano l'un l'altro,
     	come due velenosi serpenti furiosi, e se ne vengono qui per la stessa strada,

  18 	com'è che ora andate insieme quando prima non lo facevate?
     	o Virocana questo ti chiedo, cos'è questa tua amicizia con Sudhanvan? '

  19 	Virocana disse:
     	' io non nutro amicizia con Sudhanvan noi due abbiamo scommesso le nostre vite,
     	o Prahrāda io ti chiedo, non dare una risposta falsa.'

  20 	Prahrāda disse:
     	' acqua e l'offerta ospitale siano date a Sudhanvan,
     	o brahmano, che tu sia onorato con una bianca e grassa vacca.' 

  21 	Sudhanvan disse:
     	' l'acqua  e l'offerta ospitale io le ho avute sulla via,
     	o Prahrāda tu alla domanda da noi due richiesto rispondi.'

  22 	Prahrāda disse:
     	'  tu in persona o brahmano come un altro figlio mi stai davanti,
     	alla richiesta di voi due disputanti come uno come noi può rispondere?

  23 	chi non dice nulla non dice né il falso né il vero,
     	questo Sudhanvan ti chiedo, chi dice il falso perché vive?'

  24 	Sudhanvan disse:
     	' come una donna di notte lasciata dal marito, come uno che ha perso a dadi,
     	come uno con le membra tormentate da un peso, così vive chi dice il falso,

  25 	come chi è chiuso dentro una città e desidera uscire dalla porta,
     	vedendo ancora i nemici, così vive chi dice il falso,

  26 	cinque avi uccide chi mente su una bestia e dieci ne uccide mentendo su una vacca,
     	cento ne uccide mentendo su un cavallo, e mille mentendo su un uomo,

  27 	e chi dice il falso riguardo all'oro, uccide i nati e quelli che verranno,
     	mentendo riguardo alla terra tutto uccide chi mente riguardo alla terra.'

  28 	Prahrāda disse:
     	' Aṅgiras è migliore di me e Sudhanvan è migliore di te o Virocana,
     	sua madre è meglio di tua madre perciò tu sei vinto da lui,

  29 	o Virocana, Sudhanvan è il signore della tua vita,
     	Sudhanvan ancora io ti chiedo che tu la conceda a Virocana.'

  30 	Sudhanvan disse:
     	' in quanto hai scelto il dharma e non hai detto il falso per brama,
     	io ti rendo perciò tuo figlio difficile ad ottenersi o Prahrāda,

  31 	questo tuo figlio Virocana da me ti è stato dato,
     	egli deve però farmi il lavacro dei piedi davanti alla fanciulla.' “

  32 	Vidura disse:
     	“ perciò o re dei re, non devi dire il falso per aver terre,
     	non cadere nel male assieme a figli e ministri per andar dietro ai figli,

  33 	gli dèi non proteggono prendendo un bastone come i mandriani,
     	a colui che vogliono proteggere forniscono l'intelligenza,

  34 	quanto l'uomo impegna il cuore in cose benefiche,
     	tanto ogni suo scopo ottiene il successo, non vi è qui dubbio,

  35 	le brame non liberano dal male il mago impegnato nelle sue magìe,
     	come i volanti uccelli il loro nido così egli abbandona le brame al momento della morte,

  36 	bevande intossicanti, frode, inimicizia a tutti, dissapori tra moglie e marito,
     	odio per il re, litigi fra donne e uomini, e i sentieri dei corrotti si dice devonsi abbandore,

  37 	chiromanti, mercanti che prima eran ladri, uccellatori, medici,
     	nemici e amici, e attori, questi sette non hanno titolo nelle testimonianze,

  38 	quando fatti per orgoglio, l'agnihotra, il silenzio, lo studio, e il sacrificio,
     	queste quattro cose di per sé salutari, rese inefficaci conducono al pericolo,

  39 	l'incendiario, l'avvelenatore, il mezzano, il venditore di soma,
     	il falso sacrificatore, la spia, chi viola i patti, l'adultero,

  40 	l'abortista, chi viola il talamo del guru, e il ri-nato dedito al bere,
     	l'offensore, l'insolente, l'ateo, il censore dei veda,

  41 	l'approfittatore, il fuori casta, l'avaro, e pure il ricco,
     	e chi uccida uno in cerca di protezione, tutti sono pari agli uccisori di brahmani, 

  42 	l'oro si riconosce alla fiamma, la fortuna nel tempo, il virtuoso dal comportamento,
     	il guerriero nei pericoli, il saggio nelle sventure, gli amici e i nemici nei momenti difficili, 

  43 	la vecchiaia rapisce la bellezza, le brame la ragione, la morte la vita, l'invidia il retto agire,
     	l'ira la prosperità, il contatto coi vili la buona condotta, l'eros il pudore, l'orgoglio ogni cosa,

  44 	la prosperità sorge dalla fortuna, e si accresce dalla risolutezza,
     	si radica per la propria abilità, e si consolida con l'autocontrollo,

  45 	otto qualità illuminano l'uomo: saggezza, nobile nascita, controllo e sapienza,
     	coraggio, e parlar poco, donare quanto possibile, e la gratitudine,

  46 	queste qualità o caro sono molto utili, ma una sola qualità le unisce conquistandole,
     	quando il re rende onore ad un uomo, questa qualità illumina tutte le altre,

  47 	questi otto o sovrano nel mondo umano sono indicati come propri del mondo celeste,
     	quattro di questi, sono raccomandati dai virtuosi, e quattro di essi li raccomandano i buoni, 

  48 	sacrificio, dono, studio dei veda e tapas, questi quattro sono raccomandati dai buoni,
     	autocontrollo, sincerità, onestà, assenza di crudeltà, questi quattro li raccomandano i virtuosi, 

  49 	non c'è un'assemblea dove non vi sono anziani, non vi sono anziani che non dicano il retto,
     	non vi è dharma dove non v'è sincerità, e non vi è sincerità ove vi sia ferita dal dardo,

  50 	verità, bellezza studio, sapienza, nascita nobile, condotta, forza e ricchezza
     	valore, e bel eloquio, questi sono i dieci sentieri dell'unione sociale,

  51 	compiendo il male si ottiene solo mala fama e il frutto del male,
     	santamente agendo, si ottiene la pura gloria e il frutto della purezza,

  52 	il male distrugge la saggezza agendo ripetutamente,
     	distrutta la saggezza l'uomo sempre si impegna nel male,

  53 	la purezza aumenta la saggezza agendo ripetutamente,
     	accresciuta la sagezza l'uomo sempre si impegna nella purezza,

  54 	l'uomo invidioso, maligno, crudele, litigioso,
     	in breve tempo cade in una grande sventura praticando il male,

  55 	chi è privo di malignità, chi ha ferma saggezza, praticando sempre atti buoni,
     	libero da affanni raggiunge la felicità e ovunque risplende,

  56 	chi raggiunge la saggezza è un sapiente tra i saggi
     	il saggio ottenuto dharma e artha, può prosperare felice,

  57 	agendo così di giorno, di notte vive felice,
     	agendo così per otto mesi, tutto l'anno vive felice,

  58 	agendo così da giovane, anche da vecchio vivrà felice,
     	agendo così da vivo anche nell'aldilà risiederà felice,

  59 	il cibo digeribile viene celebrato e  pure la moglie giunta giovane,
     	il guerriero morto in battaglia, e l'asceta più compiuto,

  60 	quale peccato venga nascosto dalla ricchezza da chi pratica l'adharma,
     	questo diviene palese, e quindi un altro ne sorge,

  61 	il guru è il correttore dei controllati, il re il correttore dei malvagi,
     	quindi Yama figlio di Visvavat è il correttore dei malvagi nascosti,

  62 	l'origine dei ṛṣi, dei fiuni, delle stirpi, e degli uomini di grande anima,
     	e della mala condotta delle donne non si può accertare,

  63 	lo kṣatriya generoso, che è felice di venerare i brahmani, e tratta bene i parenti,
     	costui o re, merita il paradiso, e a lungo governa la terra,

  64 	tre uomini raccolgono i frutti dorati della terra,
     	il coraggioso, chi ha compiuta saggezza, e chi sa curare gli altri,

  65 	le azioni migliori sono dell'intelletto, mediane quelle delle braccia o bhārata,
     	e ultime quelle delle coscie e del portar pesi,

  66 	avendo Duryodhana e pure Śakuni, e il folle Duḥśāsana,
     	e Karṇa preso la sovranità, in che modo tu vuoi aver potere? 

  67 	i pāṇḍava dotati di tutte le qualità o toro dei bhārata,
     	ti trattano come un padre, trattali dunque come figli.”
     


                              XXXVI


   1 	Vidura disse:
     	“qui invero racontano un storia antichissima,
     	della conversazione di un Ātreya coi sādhya, così l'abbiamo udita,

   2 	un giorno i divini sādhya chiedevano a quel grande saggio,
     	al grande ṛṣi dal fermi voti che si aggirava sotto l'aspetto di un asceta,

   3 	' noi siamo i divini sādhya, o grande ṛṣi, vedendoti non siamo in grado di capire chi sei,
     	noi crediamo che tu sia saggio, intelligente, e istruito, tu devi dirci sagge e grandi parole.' 

   4 	l'asceta disse:
     	'mi fu detto o immortali, che compiendo fermezza, tranquillità, e seguendo dharma e verità,
     	si tolgono tutti i nodi del cuore e bene o male, da sé stessi si dominano,

   5 	chi è offeso non offenda anche se adirato, chi sopporta,
     	incendia l'offensore, e ne riceve il suo favore,

   6 	non offendere, non disprezzare l'altro, non tradire l'amico non accompagnarti ai vili,
     	non essere orgoglioso, né di bassa condotta, evita parole dure e oltraggiose,

   7 	le parole crudeli incendiano l'uomo in cuore, ossa, giunture e vita stessa,
     	perciò chi ama il dharma sempre eviti parole oltraggiose e rudi nella forma,

   8 	il violento che ferisce, usa mali parole che colpisce gli uomini colle spine delle offese,
     	sia considerato il peggiore dei viventi, colui che conduce la sventura usando la bocca,

   9 	se un altro violentemente lo trafiggesse con  frecce appuntite e accese di fiamme infuocate,
     	e lui pure dolorante sopportasse, si ritenga costui un saggio, 'il suo merito mi dà. '

  10 	se uno frequenta un buono o un malvagio, se un asceta o un ladro,
     	rapidamente egli cade nel loro stesso carattere, e così diviene in loro potere,

  11 	chi non si impegna in discussioni non ne riceve, chi non colpisce non si fa colpire, 
     	chi non desidera il male pure di chi lo vuole uccidere, dagli dèi è attesa la sua venuta,

  12 	il silenzio, dicono, è meglio del parlare, si dica la verità parlando in seconda misura,
     	in terza si parli gradevolmente, in quarta si dicano parole nel dharma,

  13 	come quelli con cui conversa, come quelli che onora,
     	o come vuole essere, così diviene l'uomo,

  14 	da qualsiasi cosa si astenga da questa si libera,
     	e astenendosi da ogni cosa non si conosce neppure un piccolo dolore,

  15 	non è mai vinto e non vuole vincere gli altri, non ferisce e non si oppone,
     	rimane uguale in riproveri ed elogi, non si duole e non si esalta mai costui,

  16 	chi vuole il bene di tutti, e non pone mai mente al danno di nessuno,
     	chi è sincero, dolce, paziente, questo è un uomo superiore,

  17 	chi non consola senza efficacia, e promettendo poi dà,
     	chi conosce successo e insuccesso, costui è un uomo mediano,

  18 	ma chi non ha controllo, è pericoloso, non istruisce, non si astiene dalla furia, è sgradevole,
     	non è amico di nessuno, ed è malvagio, questi sono i vizi dell'uomo vile,

  19 	chi non crede nella nobiltà degli altri, e sospetta pure di sé stesso,
     	chi ripudia gli amici, costui è il più vile degli uomini,

  20 	i superiori si frequentino, e al giusto tempo i mediani,
     	ma non frequenti i vili chi vuole il meglio per sé.

  21 	pure il debole guadagna ricchezze, con lo sforzo continuo, con saggezza e coraggio,
     	ma non raggiuge mai la gloria, né la condotta ottiene di quelli di nobile stirpe.' ”

  22 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“gli dei vanno pazzi per le nobili stirpi, e anche i sapienti e gli esperti di dharma e artha,
     	io ti chiedo questa questione o Vidura, quali sono le nobili stirpi?

  23 	Vidura disse:
     	“tapas, controllo, conoscenza dei veda, fuochi sacrificali, purezza, matrimonio, dono di cibo,
     	quelle in cui vi sono queste sette qualità sono certamente grandi stirpi,

  24 	quelle che non mancano di condotta e nascita, che perseguono il dharma con buona pace,
     	che desiderano che entri la gloria in famiglia, rigettando la falsità queste son grandi stirpi,

  25 	con impuri matrimoni, con l'abbandono dei veda,
     	con la trasgressione del dharma, le stirpi decadono in basso, 

  26 	con la distruzione della sostanza divina e la confisca dei brahmani,
     	e col trascurare i brahmani, le stirpi decadono in basso, 

  27 	con l'umiliare e offendere i brahmani o bhārata,
     	e appropriandosi di quanto hanno in deposito, le stirpi decadono in basso, 

  28 	le famiglie che pur possiedono vacche, uomini, e cavalli,
     	non sono ritenute rispettabili se sono carenti di buona condotta,

  29 	le stirpi invece che non prive di buona condotta hanno poche ricchezze,
     	raggiungono la rispettabilità e ottengono grande gloria,

  30 	che non vi sia mai alcuna inimicizia nella nostra famiglia, e nessun ministro ladro,
     	o traditore dei patti, o falso, o disonesto, o che mangi prima di dèi, avi e ospiti,

  31 	chi di noi colpisca un brahmano e chi di noi odi un brahmano,
     	chi di noi pratichi l'agricoltura non abbia con noi più comunione,

  32 	erbe, terra, acqua, e gentili parole per quarta cosa,
     	queste cose non siano mai mancanti nelle case dei virtuosi,

  33 	con fede agli altri siano presentate con buon trattamento,
     	esse sono compiute o grande saggio, dai giusti che agiscono santamente,

  34 	come un carro anche minuto può trasportare il carico senza altri cavalli,
     	così le grandi stirpi sono dotate e potenti senza altri uomini,

  35 	non sia amico di chi ne teme l'ira, o di chi si tratta con apprensione,
     	si consoli nell'amico come un padre, questo è un amico, gli altri sono alleati,

  36 	seppur non un parente chi si comporta con natura di amico,
     	costui è un amico e un parente, un rifugio e una meta,

  37 	per gli uomini di cuore instabile, che non rispettano gli anziani,
     	sempre è incerta la frequentazione dell'amico di mente mutevole,

  38 	il successo fugge via come le oche selvatiche da un lago secco,
     	dall'uomo di cuore incerto, in preda ai propri sensi,

  39 	senza ragione si adirano, senza fondamento si tranqullizzano,
     	questa la condotta dei non virtuosi, che si muove qua e là come una nuvola,

  40 	quelli che non onorano né sono utili agli amici,
     	come sgradidi non vengono nemmeno mangiati dai carnivori,

  41 	sia chi vive da giusto, o da ricco frequenti gli amici,
     	senza cercarli non si conosce il bene e il male degli amici,

  42 	per la sofferenza si perde la bellezza, per la sofferenza si perde la forza,
     	per la sofferenza si perde la conoscenza, per la sofferenza si cade nella malattia,

  43 	l'insuccesso affligge il corpo di sofferenza,
     	e il nemico si rallegra, non porre mai mente alla sofferenza,

  44 	di continuo l'uomo muore e rinasce, di continuo l'uomo cresce e diminuisce,
     	di continuo l'uomo chiede ed è richiesto, di continuo l'uomo soffre e fa soffrire,

  45 	gioia e dolore, miseria e ricchezza, acquisto e perdita, morte e vita,
     	toccano in successione ad ogni cosa, perciò il saggio non gioisce né si duole,

  46 	mutevoli sono i sei sensi, e ciascuno di essi che al momento predomina,
     	fa scorrere la sua peculiarità, come da un vaso bucato sempre scorre l'acqua.”

  47 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ il re sia in basso sia in alto sia al sommo, da me trattato falsamente,
     	compirà la fine in battaglia dei miei folli figli,

  48 	sempre sono agitato da tutto ciò, sempre ne ho la mente agitata,
     	dimmi o grande intelletto, quanto possa rendere il mio stato privo di agitazione.”

  49 	Vidura disse:
     	“in nient'altro che in sapienza e tapas, in nient'altro che nel controllo dei sensi,
     	in nient'altro che nell'abbandono dell'avidità, io vedo la tua pace o senza-macchia,

  50 	con la ragione si scaccia la paura, col tapas si trova la grandezza,
     	con l'ascolto del guru si trova la sapienza, e colla rinuncia la pace,

  51 	chi non ha i meriti nel puro donare, chi non ha i meriti dei veda,
     	e si vuole liberare deve agire quaggiù libero da passione e odio,

  52 	alla fine dello studio, di un bel combattimento, di un'azione onorevole,
     	di un tapas ben fatto, la felicità aumenta,

  53 	chi è in inimicizia pur dotato di ampi giacigli, non trova mai il sonno,
     	non ottiene piacere nelle donne, non è celebrato dai bardi, né dai cantori,

  54 	chi è in inimicizia non pratica mai il dharma, non ottiene quaggiù la felicità,
     	chi è in inimicizia non onora il guru, e non trova la pace interiore,

  55 	i consigli salutari non lo rallegrano, in lui non ha effetto la prosperità,
     	di chi ha inimicizia o re, di questi uomini, non si trova nessun'altro fine che la distruzione,

  56 	il latte saporito è elogiato nelle vacche, nei brahmani il tapas è elogiato,
     	nelle donne la mobilità è menzionata, e nei viventi è menzionata la paura,

  57 	anche delle discenenze estese, molte discendenze di uguale capacità sempre
     	sono in grado di fare molti lavori per la loro quantità, così i migliori dei buoni,

  58 	separati i parenti fumano, e si infiammano uniti
     	o Dhṛtarāṣṭra, così come i carboni o toro dei bhārata,

  59 	quelli che sono strapotenti verso brahmani, donne, parenti e vacche,
     	cadono come un frutto maturo dal ramo o Dhṛtarāṣṭra,

  60 	un singolo albero pur grande, forte e ben piantato,
     	può essere dal vento vinto e spezzato nei rami e nel tronco,

  61 	ma gli alberi che sono uniti insieme e ben piantati,
     	sopportano i più impetuosi venti, difendendosi vicendevolmente,

  62 	così un solo uomo anche dotato di ogni qualità,
     	i nemici lo ritengono battibile, come il vento l'albero isolato,

  63 	supportandosi vicendevolmente, e l'un l'altro aiutandosi,
     	i parenti, prosperano come i fiori di loto in uno stagno,

  64 	inviolabili sono brahmani, vacche, donne, bimbi e parenti,
     	quelli di cui si mangi il cibo e quelli che chiedono rifugio,

  65 	nessun'altra qualità e più grande nell'uomo, anche tra i ricchi,
     	della salute, fortuna sia a te, i malati finiscono morti,

  66 	l'ira è un atroce mal di testa nato dall'insanità, un male crudele atroce e pungente,
     	o grande re, bevi dunque la medicina dei buoni che i malvagi non bevono: perdona,

  67 	gli ammalati non si curano dei frutti, né cercano l'essenza dei sensi,
     	gli ammalati sempre presi dal dolore, non intendono la felicità né i doni della ricchezza,

  68 	allora tu non ascoltasti le mie parole, durante la partita, vedendo vinta Draupadī o re,
     	'ferma Duryodhana' così ti dissi nella partita, 'i sapienti rigettano la frode nel gioco',

  69 	la forza non è opposta alla dolcezza, il dharma come misura deve essere seguito,
     	la fortuna nata dalla crudeltà è passeggera, nata dalla dolcezza raggiunge figli e nipoti,

  70 	i figli di Dhṛtarāṣṭra proteggano i pāṇḍava, i figli di Pāṇḍu proteggano i tuoi figli,
     	i kuru vivano con uguali nemici e amici, e un solo consiglio, o re invecchiando felici,

  71 	tu oggi sei il polo centrale dei kuru, a te è soggetta la stirpe dei kuru, o ājamīḍha,
     	proteggi i figli di Pṛthā tornati dall'esilio nella foresta, proteggendo la tua fama o caro, 

  72 	unisci i kaurava ai figli di Pāṇḍu, che i tuoi nemici non ti assalgano dall'interno,
     	che tutti quanti rimangano fermi nell verità o sovrano, e tu rafferma Duryodhana o re.”
     


                              XXXVII


   1 	Vidura disse:
     	“di questi diciasette tipi o re dei re, Manu figlio del Nato-da-sè parlava
     	come di uomini o figlio di Vicitravīrya che afferrano l'aria coi pugni,

   2 	parlò di questi che vogliono tendere l'arco di Indra impossibile a farsi,
     	e che vogliono piegare gli impiegabili raggi del sole,

   3 	colui che insegna a chi non può imparare, e chi si adira, e chi troppo dà al nemico,
     	e chi non custodisce le donne, fortuna sia a te, e chi chiede a chi non deve, e chi si vanta,

   4 	e chi ben-nato fa cosa da non fare, e chi debole, è sempre nemico del forte,
     	e chi parla ad uno che non gli crede, e chi desidera l'indesiderabile o re dei re,

   5 	il suocero che scherzi con la nuora, e chi abitando con la nuora la desideri,
     	e chi semina nel campo altrui, e chi troppo parla male della sua donna, 

   6 	e chi dica di non ricordarsi di quanto avuto, e chi avendo dato ad una richiesta se ne vanti,
     	e chi renda onore ad uno immeritevole, questi inseguono il vento con dei lacci,

   7 	nel modo in cui vive l'uomo, così deve seguire il dharma,
     	come io agisco così si agisce verso di me, chi agisce bene, è contraccambiato dal bene.”

   8 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ se un uomo centenario non ottiene ogni conoscenza
     	allora a quale scopo è tutta questa sua vita?”

   9 	Vidura disse:
     	“ il troppo dire, il troppo orgoglio, il troppo peccare o sovrano di uomini,
     	e l'ira, e il troppo bramare, e la rottura dei patti, queste sei cose,

  10 	sono le taglienti spade che accorciano le vite dei corpi,
     	queste cose uccidono gli uomini non la morte, fortuna sia a te,

  11 	chi va con la moglie di chi si fida, e pure chi viola il letto del guru,
     	e il ri-nato che sposi una śūdra, e chi si ubriachi o bhārata,

  12 	e l'uccisore del rifugiato, tutti questi sono pari agli uccisori di brahmani,
     	il contatto con costoro richiede un'espiazione, così si insegna,

  13 	il capofamiglia liberale, di parole gentili, che si nutre dei resti, che non è violento,
     	che non agisce invano, lontano dai dadi, istruito, sincero, gentile, e saggio raggiunge il cielo,

  14 	facilmente si trovano uomini sempre di parole piacevoli,
     	chi parla di cosa sgradevole ma salutare, difficilmente trova chi l'ascolta,

  15 	chi rifugiandosi nel dharma trascurando il bene e il male del signore,
     	parla di cose spiacevoli ma salutari, è un vero amico del re,

  16 	si sacrifica il singolo per la stirpe, si sacrifica la stirpe per il villaggio,
     	si sacrifica il villaggio per la nazione, e la terra per la propria anima,

  17 	in vista delle sventure si protegga la ricchezza, e la moglie con le ricchezze,
     	e sempre sé stesso si protegga con mogli e ricchezze,

  18 	io dissi durante la partita o re, che questo non era giusto o discendente di Pratīpa,
     	ma come un malato la medicina salutare tu non ascoltasti o figlio di Vicitravīrya,

  19 	dai corvi sono vinti i variegati pavoni come i pāṇḍava dai figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	abbandonando il leoni tu hai dato rifugio agli sciacalli, a tempo debito te ne dorrai o re,

  20 	chi o caro, non si infuria ogni momento, verso il servo fedele e devoto,
     	questo padrone ispira fiducia ai servi, e non è da loro abbandonato nelle sventure, 

  21 	rifiutando di pagare i servi, egli deve prendere gente esterna e nuova,
     	e viene lasciato dai fedeli scacciati, anche i consiglieri affezionati hanno bisogno di beni,

  22 	colcolate tutte le cose fatte prime, entrate e uscite, utilità e condotta,
     	prenda i compagni più adatti, le cose più ardue sono compiute da questi,

  23 	colui che conoscendo lo scopo del signore, ogni cosa compia instancabile,
     	parlando per il suo bene, devoto, nobile, conoscendo il proprio potere, è come lui stesso,

  24 	chi non ubbidisca alle parole ordinate, e pure chi risponda agli ordini,
     	pensando di essere saggio, dica il contrario, un tale servo si deve licenziare in fretta,

  25 	modesto, non vile, pronto, gentile, onesto, incorruttibile da altri,
     	nato da stirpe sana, di nobili parole, il servo dicono debba evere queste otto qualità,

  26 	non vada mai con confidenza in una casa altrui al tramonto, l'uomo ragionevole,
     	non stia nascosto di notte ai crocicchi, non desideri un donna regale,

  27 	non vada mai contro chi va ad un sattra, a chi dà un consiglio, a chi ha cattive compagnie,
     	non dica mai: 'io non credo in te.' ma con un pretesto lo faccia agire,

  28 	il re pietoso, una cortigiana, il servo di un re, il figlio, il fratello, una vedova con un bimbo, 
     	un soldato, e uno molto devoto, costoro siano empre esclusi dagli affari,

  29 	queste dieci qualità sono di chi fa il bagno rituale, forza, bellezza, buon varṇa, purezza
     	piacevolezza, buon odore, assenza di vizi, fortuna, tenerezza, ed eccellenti donne,

  30 	queste sei qualità sono di chi mangia con moderazione, salute, lunga vita, e forza,
     	e pura diviene la sua prole, e nessuno di lui dice un ghiottone,

  31 	l'accidioso, chi mangia troppo, l'inviso al mondo, l'imbroglione, il crudele,
     	l'ignorante di tempo e luogo, il malvestito, questi non entrino nella tua casa, 

  32 	l'avaro, chi offende, l'ignorante, il mal nato, il senza onore,
     	il rude, chi è nemico, l'ingrato, a questi anche se potenti non si deve mai chiedere,

  33 	chi agisce malamente, chi parla troppo, chi è sempre falso, e chi ha fede mutevole,
     	chi ha estreme passioni, e pure chi ha molto orgoglio, questi sei vili uomini non si onori,

  34 	gli scopi prefissi dipendono dal potere, e il potere dipende dagli scopi,
     	questi due sono legati vicendevolmente, e non si realizzano senza la vicendevolezza,

  35 	fatti i figli, e fatti liberi da debiti, e assegnata qualche ricchezza a loro,
     	tutte le ragazze sposate in buona posizione, uno può divenire un muni ritirato nella selva,

  36 	abbandonato da sé ogni cosa che è piacevole per tutti i viventi,
     	questo faccia il signore, questa è la radice del raggiungimento di dharma e artha,

  37 	intelletto, maestà e splendore, sincera natura, perseveranza,
     	e strenuo sforzo, chi ciò possiede come può temere per il mantenimento?

  38 	quarda i dolori della rottura coi pāṇḍava, per cui tremerebbero anche gli dèi con Śakra, 
     	sempre sei agitato per l'inimicizia dei tuoi figli, la perdida della gloria e la gioia dei nemici,

  39 	l'ira di Bhīṣma verso di te o simile a Indra, di Droṇa e del re Yudhiṣṭhira,
     	può consumare l'intero mondo, come un grande bianco pianeta che cade di traverso al cielo,

  40 	i tuoi cento figli e Karṇa e i cinque pāṇḍava,
     	potrebbero governare la terra intera circondata dal mare,

  41 	i Dhārtarāṣṭra sono un foresta e i figli di Pāṇḍu sono le tigri, io penso,
     	non tagliare un foresta con le tigri, e non scacciare le tigri dalla foresta,

  42 	la foresta non sia priva di tigri, e le tigri non siano prive della foresta,
     	la foresta è protetta dalle tigri, e la foresta protegge le tigri,

  43 	gli avversari non vogliono conoscere le qualità degli altri,
     	come i malvagi non vogliono conoscere i propri difetti, 

  44 	chi vuole il supremo successo nei suoi scopi per primo pratichi il dharma,
     	l'artha non si allontana dal dharma come l'amṛta dal mondo celeste,

  45 	colui la cui anima si astiene dal male ed è intenta nel bene,
     	ogni cosa ha capito che sia naturale e artificiale,

  46 	chi pratica dharma, artha e kāma al giusto tempo,
     	ottiene qui e nell'altro mondo l'unione di dharma, artha e kāma,

  47 	chi trattiene l'agitazione sorta da ira e gioia,
     	è un recipiente di prosperità o re, che non si confonde nelle avversità,

  48 	la forza negli uomini è sempre di cinque tipi, ascoltali da me,
     	quanto vi è di forza nelle braccia è chiamata la forza più giovane,

  49 	l'acquisizione di un buon consigliere e detta la seconda forza,
     	l'acquisizione della ricchezza, gli ambiziosi dicono essere la terza forza,

  50 	e quanto di essa è innata o re,  la forza avita,
     	la forza avuta alla nascita è conosciuta come la quarta forza,

  51 	quella per cui tutte queste sono comprese o bhārata,
     	quella che è la miglior forza delle forza è detta la forza della saggezza,

  52 	l'uomo che provochi un altro uomo di grande potere offensivo,
     	scatenando la sua inimicizia, non si rincuora dicendo: 'sto lontano da lui.'

  53 	quale saggio può far fede in una lunga vita, nei beni,
     	nelle donne, nei re, nei serpenti, nel proprio studio, nel rispetto del nemico,

  54 	non vi sono medici o medicine per un vivente colpito dalle frecce della saggezza,
     	non mantra sacrificali, né buoni auspici, né sacerdoti, né rimedio efficace,

  55 	serpente, fuoco, leone, membri della stirpe, o bhārata,
     	devono essere disprezzati dall'uomo, tutti questi sono arcipotenti,

  56 	il fuoco ha grande splendore al mondo sta nascosto nella legna,
     	e il legno non lo usa finché non è acceso da altri,

  57 	esso solo quando i legni si sfregano si accende,
     	e brucia pure l'intera foresta rapidamente con suo splendore,

  58 	così i nati da buona famiglia per splendore sono come il fuoco,
     	quando sono calmi non si mostrano, come il fuoco che dorme nel legno,

  59 	tu con i tuoi figli hai la qualità dei rampicanti, i figli di Pāṇḍu di un albero śāla,
     	così si pensa, e le liane non crescono mai se non attaccate ad un grande albero,

  60 	tu coi tuoi figli o figlio di Ambikā, sappi, sei come una selva e i pāṇḍava i leoni nella selva,
     	una foresta abbandonata dai leoni perisce, i leoni, perirebbero senza la foresta.”
     


                              XXXVIII


   1 	Vidura disse:
     	“ i sentimenti di un giovane vanno in alto quando viene un anziano,
     	alzandosi e salutandoli con reverenza li accolgono,

   2 	dato da bere al savio arrivato, offerta l'acqua e lavati i piedi, 
     	e chiesto della salute e informato di sé, allora il saggio servendolo gli offra del cibo, 

   3 	nella casa di chi, un sapiente di mantra non accetta acqua, miele e vacche,
     	per avarizia o paura, o gioia nelle ricchezze, i nobili dicono che costui vive invano,

   4 	il medico, il fabbricante di frecce, il lussurioso, il ladro, il crudele, il bevitore, l'infanticida,
     	il soldato, chi vende i veda, quando è ospite pur non meritandolo, sia molto caro,

   5 	non si devono vendere, sale, cibi cotti, yogurt, latte, miele, olio di sesamo e burro,
     	semi di sesamo, carne, radici e frutti, vegetali, vesti, ogni profumo e zucchero,

   6 	chi non si adira, che ha uguale terra e oro, senza lamenti, che è oltre unioni e divisioni,
     	indifferente a elogio e biasimo, e vivendo bene o male, sia come un asceta mendico,

   7 	si mantenga con radici, erbe, riso selvatico, controllato, da sé alimenti i fuochi rituali,
     	abitando nella foresta, attento agli ospiti, aiutando gli altri, bene agendo, nell'ascesi,

   8 	avendo offeso dei saggi, non si rincuori dicendo:' io sono lontano da loro.'
     	lunghe le braccia del saggio, con le quali può rispondere all'offesa,

   9 	non si confidi in chi non si fida, e in chi si fida non si confidi troppo,
     	il pericolo sorto dalla fiducia distrugge pure le radici,

  10 	senza gelosie protegga la moglie, divida con altri, parli amorevolmente
     	sia gentile, con dolci parole verso le donne, e non venga in potere di esse,

  11 	le donne onorevoli, eminenti, pure e virtuose,
     	le donne belle, dette di casa, perciò pericolarmente devono essere custodite,

  12 	dia in custodia al padre il gineceo, alla madre dia la cucina,
     	ad uno a lui simile dia le mandrie, ma pratichi da sé l'agricoltura,
     	attraverso i servi si pratichi coi mercanti, e coi figli si onori i brahmani,

  13 	il fuoco sorge dalle acque, lo kṣatriya dal brahmano, il ferro dalla pietra,
     	di costoro il potere riempie ogni cosa, ma si spegne nelle loro origini,

  14 	sempre i virtuosi nati nobili, hanno lo stesso splendore del fuoco,
     	pazientemente senza apparire giacciono come il fuoco nella legna,

  15 	il re di cui fuori o dentro non si conoscano i pensieri,
     	questo re, che vede ogni cosa, rapidamente acquista la sovranità,

  16 	non riveli quanto farà, non mostri quanto ha fatto,
     	e non rompa la decisione riguardo all'agire nel dharma, nell'artha e nel kāma,

  17 	salita la cima del monte, o nascosto nel suo palazzo,
     	o in una solitaria foresta, là stabilisca il suo consiglio,

  18 	nessuno che non sia amico deve conoscere il suo supremo disegno,
     	e neppure un amico non sapiente, e neppure un sapiente senza autocontrollo,
     	ottenga il ruolo di ministro, e di confidente,

  19 	di colui gli attendenti conoscono tutti gli atti quando sono stati compiuti,
     	di questo sovrano dai segreti disegni senza dubbio v'è il successo,

  20 	chi per confusione segue azioni inferiori,
     	perde pure la vita per l'insuccesso di queste,

  21 	il seguire le azioni auspicabili, conduce alla felicità,
     	il non seguirle, ad un grande rammarico,

  22 	da chi conosce la situazione di crescita e perdita, da chi ha le sei qualità,
     	da chi ha condotta stimabile, l'intera terra è controllata o sovrano,

  23 	chi ha gioia ed ira non invano, chi controlla da sé quanto si debba fare,
     	chi ha il tesoro sotto controllo, tiene ricchezze e terra,

  24 	il sovrano si accontenti del mero nome, e del suo parasole,
     	divida le ricchezze coi suoi attendenti, e non tenga tutto per sé solo,

  25 	il brahmano conosce il brahmano, il marito conosce la moglie,
     	il sovrano conosce il ministro, e il re gli altri re,

  26 	un nemico caduto in prigionia non si deve liberare, ma mandarlo a morte,
     	non uccidendolo, da lui sorgerebbe in breve tempo un pericolo,

  27 	con sforzo dall'ira verso gli dèi, re, e brahmani
     	e verso anziani, fanciulli e malati, sempre ci si deve trattenere,

  28 	il saggio si astenga dall'inutile violenza, seguita dagli sciocchi,
     	e otterrà fama nel mondo, e non si unirà a cosa inutile,

  29 	anche di chi ha la calma l'ira è inutile e senza frutti,
     	le donne non vogliono un signore che sia un marito impotente,

  30 	l'intelligenza non è per acquisire ricchezze, e la stupidità non arreca insuccesso,
     	solo il saggio e non altri, conosce il risultato e il girare del mondo,

  31 	lo sciocco sempre disprezza gli uomini di intelletto o bhārata,
     	che hanno coltivata sapienza, condotta ed energia, 

  32 	gli insuccessi rapidamente raggiungono l'iroso, che non pratica il dharma,
     	che ha ignobile condotta, scarsa saggezza, invidioso, e di male parole,

  33 	il generoso che mantiene le promesse che non rompe i patti,
     	e che ha ferme parole, sempre è elogiato dai viventi,

  34 	l'abile che mantiene la parola, che è sapiente intelligente e onesto,
     	anche col tesoro vuoto, ottiene un seguito, 

  35 	fermezza, calma, autocontrollo, purezza, gentilezza, parole non aspre,
     	e il non tradire gli amici, queste sette cose sono le fiamme della prosperità,

  36 	chi non divide con altri, il malvagio, l'ingrato, il senza pudore,
     	un tale cattivo soggetto, al mondo deve essere evitato o sovrano di uomini,

  37 	di notte non dorme tranquillo come avendo un serpente in casa,
     	il colpevole che provoca una persona intima, innocente,

  38 	quale che sia il fallo di acquistare beni, verso questi vili,
     	sempre si deve perdonare come agendo verso gli dèi,

  39 	i mezzi che dipendono dalle donne, e da quelli che si alzano per primi,
     	e tutti quelli che sono affetti da ignobiltà hanno dubbio esito, 

  40 	dove una donna, dove un giocatore, dove un fanciullo governa,
     	sprofondano i luoghi indipendenti, come una barca di pietra in un fiume,

  41 	coloro che sono abili in attività non particolari o bhārata,
     	io li ritengo sapienti, essi sono adatti anche a cose particolari, 

  42 	chi è stimato dai giocatori, chi è stimato dalle spie,
     	chi è stimato dalle cortigiane, è un uomo che non vive,

  43 	abbandonando questi supremi guerrieri, i pāṇḍava dall'infinita energia,
     	avendo tu posto o bhārata, l'intera sovranità in Duryodhana,

  44 	la caduta tu ne vedrai perciò tra non molto,
     	dalla sovranità, come lo sciocco e folle Bali dal trimundio.”
     


                              XXXIX


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“l'uomo non è signore del vivere e del morire, è come un bambola di legno appesa ai fili,
     	dal creatore è posto in preda destino, perciò dimmi come è, io sono pronto ad imparare.” 

   2 	Vidura disse:
     	“pure Bṛhaspati dicendo un discorso a tempo non opportuno,
     	trascurando la ragione, cadde nel disonore o bhārata,

   3 	uno è caro nel donare, un altro nelle dolci parole,
     	un altro nella forza delle erbe e dei mantra, ma chi è caro è caro di per sé,

   4 	non è detestato il virtuoso, né il saggio, né il sapiente,
     	care sono le azioni buone, e detestate quelle cattive o bhārata,

   5 	non è una perdita o grande re, la perdida che procura un guadagno,
     	ma una perdita qui si deve ritenere quella che avuto molto, faccia perdere,

   6 	alcuni sono dotati di tutte le qualità altri delle ricchezze,
     	si devono evitare o Dhṛtarāṣṭra, quelli ricchi in beni, ma privi di qualità.”

   7 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“tutto quanto tu dici è fruttuoso per il futuro, e dotato di saggezza,
     	ma io non posso abbandonare il figlio, dove c'è il dharma là c'è la vittoria.”

   8 	Vidura disse:
     	“ chi possiede le qualità naturali ed è dotato di buona condotta,
     	mai si condurrà a ingiuriare neppure il più piccolo degli esseri,

   9 	chi si compiace di ingiuriare gli altri, procurando loro conseguente dolore,
     	è sempre intento a sforzarsi nella reciproca divisione,

  10 	coabitare con quelli che mostrano i loro peccati è un grandissimo pericolo,
     	un grande peccato è accettare i loro doni e il donare loro, un grande pericolo,

  11 	quelli che sono riconosciuti come malvagi viverci insieme è censurabile,
     	e si devono evitare gli uomini che sono presi da altri grandi colpe,

  12 	nell'evitare l'amicizia il piacere diminuisce di poco, 
     	e vi è invece felicità che sorge dalla cessazione di quell'amicizia,

  13 	chi si impegna in male parole, e fa lo sforzo di arrecar danno,
     	anche se piccolo, confuso da quel piccolo atto, non ottiene pace,

  14 	l'unione con questi vili, fraudolenti dall'anima confusa,
     	abbandoni completamente il sapiente, meditando a lungo con la ragione,

  15 	chi accoglie un parente povero afflitto e sofferente,
     	acquista l'eterno potere di incrementare figli e mandrie,

  16 	i parenti sono prosperi di quelli che vogliono il proprio bene,
     	percio o re dei re, bene comportati per la prosperità della stirpe,

  17 	sarai pieno di prosperità, o re, agendo bene verso i parenti,
     	e pure i parenti privi di qualità devono essere curati, o toro dei bhārata,

  18 	come dunque non quelli che possiedono qualità, che desiderano esser gentili con te? 
     	agisci con serenità, verso i poveri pāṇḍava o signore di popoli,

  19 	siano dati alcuni villaggi a loro per il loro sostentamenteo o signore,
     	così al mondo acquisterai gloria o sovrano di uomini,

  20 	per la tua anzianità tu devi compiere la cura dei figli o caro, 
     	e pure il mio utile consiglio, sappi che io desidero il tuo bene,

  21 	chi vuole il proprio bene non faccia discordia coi parenti,
     	ma condivida i migliori beni coi parenti o toro dei bhārata,

  22 	mangiare insieme, insieme discorrere, il reciproco affetto,
     	coi parenti si deve compiere, mai l'ostilità,

  23 	i parenti salvano in questo mondo, e i parenti rovinano,
     	i virtuosi salvano e i malvagi rovinano,

  24 	sii dunque virtuoso o re dei re, verso i pāṇḍava o onorevole,
     	non sarai mai offeso dai nemici, tu circondato da loro,

  25 	se un parente perisce avendo vicino un parente prospero,
     	come una preda di fronte al cacciatore, costui prende il male di quello,

  26 	dopo o migliore degli uomini ne avrai un dolore,
     	udendo della morte dei tuoi figli, pensaci,

  27 	ci si duole dell'azione per cui si è finiti a giacere nel letto,
     	essendo instabile la vita non faccia questo fin dal principio,

  28 	nessun altro uomo che non sia diverso dal bhṛguide si puo condurre,
     	ma chi resta, deve stare tra i saggi, 

  29 	se da Duryodhana un male a loro fu fatto prima,
     	tu devi restaurare la prosperità della stirpe o signore di uomini,

  30 	ristabilendoli al loro posto tu al mondo libero da colpe,
     	sarai o migliore degli uomini, e riverito dai saggi,

  31 	chi meditando le belle massime appropriate dei saggi,
     	compie le azioni dovute, lunga gloria acquista,

  32 	l'educazione distrugge la cattiva condotta, e il coraggio supera l'insuccesso,
     	la calma distrugge sempre l'ira, e la buona condotta distrugge la sfortuna,

  33 	dalle ricchezze, dalla terra, dai palazzi, dalla cura,
     	una stirpe è determinata o re, e dai cibi e vestimenti,

  34 	l'intelligenza silenziosa o con l'intelligenza o con il silenzio
     	si unisce e la saggezza con la saggezza, l'amicizia di questi due non invecchia mai,

  35 	lo stupido che ha scarza saggezza è nascosto come un pozzo dall'erba,
     	il saggio lo eviti e non abbia amicizia con lui,

  36 	l'intelligente non contragga mai amicizia con chi rifugge dal dharma,
     	cogli arroganti, cogli stupidi, e coi crudeli e violenti,

  37 	il sapiente, il sincero nel dharma, il nobile, dalla ferma fede,
     	coi sensi domati, saldo, che agisce con buona condotta è desiderato come amico,

  38 	il non abbandonare i sensi, equivale alla morte,
     	e ancora l'eccessivo abbandono distruggebbe pure gli dèi,

  39 	la gentilezza verso tutti i viventi, la calma, la fermezza, l'assenza di invidia,
     	e il rispetto degli amici dicono i saggi essere mezzi di lunga vita,

  40 	chi vuole condurre uno scopo contradditorio con buona guida,
     	restando fermo nell'intenzione, costui è uomo valoroso e fidato,

  41 	chi conosce i rimedi futuri, ed è di ferma opinione per il presente,
     	l'uomo che conosce ogni affare rimasto del passato, dalla prosperità non è lasciato,

  42 	quanto costantemente attende con mente, parole e azioni,
     	lo porta a compimento, e perciò agisce felicemente, 

  43 	ottenimento dell'auspicabile, yoga, sapienza dei veda, suprema onestà
     	e la costante vista dei virtuosi, queste cose fanno la prosperità,  

  44 	la fiducia in sé è la radice della prosperità, e della felicità, distruggendo il dolore, 
     	grande diviene il sicuro di sé e ottiene suprema felicità,

  45 	null'altro vi è di più prospero e di più salutare
     	per un signore quanto o caro, la calma ovunque e comunque,

  46 	l'incapace deve perdonare chiunque, il forte lo fa per aderenza al dharma,
     	e colui per cui uguale è il guadagno e la perdita sempre è intento nel perdono,

  47 	e pure chi ricerca il bene, non è abbandonato da dharma e artha,
     	persegue il kāma, e non pratica folli voti,

  48 	tra i sofferenti, tra gli ubriachi, tra gli atei, tra gli indolenti,
     	e tra i non controllati che non hanno potere, non abita la prosperità, 

  49 	gli sciocchi isolentiscono l'uomo pieno di onestà, pensandolo
     	modesto per la sua onestà e incapace,

  50 	la prosperità per paura si tiene lontano dal troppo nobile,
     	dal troppo generoso, dal troppo potente, dal troppo rigido, 

  51 	i veda hanno per frutto gli agnihotra, l'istruzione ha per frutto la buona condotta,
     	le mogli hanno per frutto i piaceri e i figli, e la ricchezza il dare e il godere,

  52 	chi cerca di ottenere la vita dopo la morte con mezzi contrari al dharma,
     	non ne godrà il frutto nell'altro mondo, a causa dell'improprio mezzo,

  53 	aggirandosi in fitte foreste, nelle difficoltà, nelle sventure
     	tra le armi alzate, non vi è pericolo per i sopravissuti,

  54 	concentrazione, suprema abilità, vigilanza, fermezza, memoria,
     	e il compiere dopo considerazione, sappi che sono le radici della prosperità,

  55 	il tapas è la forza degli asceti, il brahman la forza dei sapienti del brahman,
     	la violenza è la forza dei malvagi, il perdono è la forza dei dotati,

  56 	otto sono le cose che non distruggono i voti: acqua, radici, frutta, succhi,
     	burro, i desideri dei brahmani, la parola del guru, e l'erba medicinale,

  57 	non si deve dare ad un altro quanto è avverso a sé stessi,
     	questo sia dunque interamente il dharma, altra cosa procede dal desiderio,

  58 	l'ira si vince con la calma, e il male si vince con la virtù,
     	l'avarizia si vince col donare, e la falsità con la sincerità,

  59 	con chi inganna le donne, con l'indolente, il vile, il crudele, il presuntuoso,
     	col ladro, l'ingrato e con l'ateo, non si faccia amicizia,

  60 	sempre in chi si comporta con rispetto, in chi onora gli anziani,
     	crescono queste quattro cose: fama, lunga vita, onore e forza,

  61 	i mezzi che conducano in gravi angustie, e nella violazione del dharma,
     	o nel cadere in preda al nemico, non devono mai esser presi in considerazione,

  62 	l'uomo ignorante è miserevole, miserevole è la coppia senza figli,
     	miserevoli le creature senza cibo, e miserevole un regno senza re,

  63 	il viaggiare è la distruzione dei corpi, l'acqua è la distruzione delle montagne,
     	l'eros è la distruzione delle donne, e le mali parole distruggono i cuori,

  64 	l'impurità nei veda e il non studiarli, per un brahmano è rompere il voto, 
     	la donna virtuosa ha come impurità la curiosità, le donne il dormire fuori,

  65 	l'impurità dell'oro è l'argento, e quella dell'argento lo stagno,
     	quella dello stagno e risaputa essere il piombo, e del piombo la scoria,

  66 	il sonno non si vince giacendo, la donna non si vince col desiderio,
     	con combustubile non si vince il fuoco, bevendo non si vince l'alcol,

  67 	chi ha un amico vinto coi doni, i nemici vinti in battaglia,
     	la moglie vinta da cibo e bevande, costui ha una vita fruttuosa,

  68 	a migliaia pure vivono, e pure a centinaia vivono,
     	libera Dhṛtarāṣṭra dai desideri, in nessun modo così si vive,

  69 	quanto grano e riso, e oro, mandrie e donne vi sono sulla terra,
     	non bastano per una sola persona, tutto ciò vedendo l'uomo si libera dall'errore,

  70 	o re, di nuovo io ti dico, agisci come verso i tuoi figli,
     	se uguali ai tuoi sono per te i figli di Pāṇḍu.”
     


                              XL


   1 	Vidura disse:
     	"chi invitato dai virtuosi, senza esitazione, agisce, senza otrepassare i propri limiti,
     	rapidamente acquisisce onorevole gloria, i buoni infatti favoriscono la felicità,

   2 	chi spontaneamente abbandona un grande scopo perché non conforme al dharma,
     	felicemente riposa abbandonando i dolori, come un serpente che abbandona la vecchia pelle,

   3 	la menzognera elevazione, e la calunnia davanti al re, 
     	e l'ostinata menzogna al guru, sono uguali all'uccisione di un brahmano,

   4 	un singola parola d'invidia, la morte, la parola offensiva distrugge la prosperità,
     	la disobbedienza, la fretta, il vanto, sono i tre nemici della sapienza,

   5 	come può avere sapienza chi cerca la felicità? non vi è felicità in chi cerca la sapienza,
     	chi cerca la felicità abbandona la sapienza e chi cerca la sapienza abbandona la felicità,

   6 	il fuoco non si sazia di legna, né l'oceano di acque,
     	né la morte di tutti gli esseri, né la bella donna di uomini,

   7 	la brama uccide la fermezza, la morte la crescita, l'ira la ricchezza,e l'avarizia l'onore,
     	la trascuratezza uccide le mandrie, e o re, un solo brahmano irato distrugge un regno,

   8 	una guida, una coppa, un carro, un devoto, del miele, un uccello, il gioco, e un erudito,  
     	e un anziano parente, un coetaneo povero, sempre costoro siano in una casa,

   9 	una capra, un bue, il sandalo, la vīṇā, uno specchio, miele e burro,
     	dell'acqua, rame, una conchiglia, dell'oro, e un bel ombelico,

  10 	manu dice che sono i beni che devono essere in una casa,
     	per venerare gli dèi, i brahmanai e gli ospiti o bhārata,

  11 	questa santa cosa io ti dico, superiore a tutto, o caro ed eccellentissima,
     	mai per desiderio, per paura o brama o anche per la propria vita si abbandoni il dharma,

  12 	perenne è il dharma, dolore e piacere sono fugaci, perenne la vita e fugaci i suoi elementi,
     	abbandonando il fugace mantieniti nel perenne, con gioia, la contentezza è la suprema cosa,

  13 	guarda come i più potenti e consigliati re, governando terre piene di ricchezze e grano,
     	abbandonando i vasti regni e i beni, questi sovrani sono finiti nelle mani della morte,

  14 	gli uomini abbandonando il peggior dolore, portano via dalla casa il figlio morto,
     	miseramente piangendolo coi capelli sciolti, lo gettano come legna sulla pira,

  15 	un altro gode dei beni del morto, e gli uccelli e il fuoco godono degli elementi del corpo,
     	dai meriti e dalle colpe avvolti, con entrambe queste due cose si va nell'aldilà,

  16 	abbandonandolo se ne tornano i parenti, gli amici, e i figli,
     	solo il proprio agire segue l'uomo dato al fuoco, 

  17 	sopra questo mondo e anche sotto di esso, una grande tenebra oscura c'è, 
     	questa sappi, confonde i sensi, che tu mai la raggiunga o re,

  18 	se tu sarai in grado, osservando le mie parole di compiere tutto ciò rettamente,
     	otterrai una grande gloria nel mondo dei viventi, non avrai alcun timore nell'aldilà,

  19    il sè è fiume o bhārata, i meriti i tīrtha, la verità acqua, la fermezza le sponde e il controllo la velocità,
     	in esso il bagno purifica, chi agisce bene, ha anima pura, e la sua acqua è acqua celeste,

  20 	questo fiume che ha i cinque sensi per acqua e desiderio e ira per coccodrilli,
     	attraversa dunque le difficoltà della nascita, fatta una nave della tua fermezza,

  21 	chi, un parente di provata saggezza, di provato dharma, di provata sapienza, e pure
     	di provato vigore, onorando, e ingraziandosi nell'agire e nel non agire lo consulti, non erra, 

  22 	colla fermezza curi stomaco e sesso, e con la vista mani e piedi,
     	vista e udito con la mente, e mente e parola con l'azione,

  23 	chi sempre ha acqua, sacrifica indossando il cordone, sempre studia, e scarta il cibo impuro, 
        dicendo il vero e compiendo gli obblighi al guru, questo brahmano non è escluso dal mondo di Brahmā,

  24 	studiando i veda, accendendo i fuochi, celebrando i riti, e proteggendo le creature,
        purificata l'anima e le armi in favore di vacche e brahmani, ucciso sul campo, lo kṣatriya va in cielo,

  25    il vaiśya studiando, dividendo le ricchezze a tempo debito con brahmani e kṣatriya meritevoli,
     	inalando il sacro fumo dei tre fuochi, i divini piaceri in cielo gode nell'aldilà,

  26 	lo śūdra onorando rettamente nel giusto ordine, brahmani, kṣatriya e vaiśya, 
     	senza esitazione, bruciando i mali avendoli soddisfatti, lasciato il corpo, gode dei beni celesti,

  27 	il dharma dei quattro varṇa è stato da te udito, ascolta ora il senso del mio dire,
     	il figlio di Pāṇḍu è fuori dal dharma kṣatriya, rimettilo dunque o re nel dharma reale.”

  28 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“questo che tu mi ordini sempre di fare,
     	è anche la mia opinione o virtuoso, e così come tu hai detto sarà,

  29 	e pure essendo la mia intenzione verso i pāṇḍava sempre così,
     	incontrando Duryodhana, io di nuovo torno indietro,

  30 	nessuno che sia mortale può andar contro al destino,
     	il destino io lo credo stabilito, e l'uomo impotente.”
     


                              XLI


   1 	 Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“se qualche parola ancora devi dire o Vidura,
     	dimmela io ho desiderio di udirla, tu dici cose bellissime.”

   2 	Vidura disse:
     	“ o Dhṛtarāṣṭra l'essere che è antico ed eterno,
     	Sanatsujāta ha affermato che la morte non esiste o bhārata,

   3 	tutti questi dubbi manifesti e nascosti dentro il tuo cuore, 
     	lui il migliore di tutti i saggi ti rivelerà o grande re,”

   4 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ tu non conosci dunque quanto ancora l'eterno mi deve dire?
     	tu dunque parla o Vidura se ancora ti rimane della saggezza.”

   5 	Vidura disse:
     	“ io sono nato śūdra, dunque non posso dire null'altro,
     	il sapere di quell'essere io so che è eterno,

   6 	egli che è nato in un grembo brahmano, può dire anche grandi misteri,
     	senza incorrere perciò nel rimprovero degli dèi, questo io ti dico.”

   7 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ dimmi tu o Vidura come con l'antico eterno,
     	io quaggiù con mio corpo possa incontrarmi.” 

   8 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	poneva mente  allora a quel ṛṣi dal fermi voti,
     	ed egli sapendo di essere pensato si mostrava allora, o bhārata,

   9 	lo accoglieva allora con le azioni appropriate, 
     	Vidura, e a lui diceva una volta riposato e a suo agio:

  10 	"o venerabile, i dubbi che sono nel cuore a Dhṛtarāṣṭra,
     	di cui io non posso parlare, tu a lui devi risolvere,
     	e il sovrano avendoti udito diverrà aldilà del bene e del male,

  11 	e allora, avere e non avere, amore e odio, morte e vecchiaia
     	furia e paura, fame e sete, orgoglio e nascita non lo soggiogheranno,
     	e neppure ansia e stanchezza, ira e brama, nascita e morte.”