51. Prajāgara

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52. Sānatsujāta

( Il libro di Sanatsujāta. V, 42-45)

                              XLII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il  saggio re Dhṛtarāṣṭra onorando le parole pronunciate da Vidura,
     	quel grand'anima in privato interrogava Sanatsujāta per ottenere la suprema sapienza.

   2 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ o Sanatsujāta io ho udito che è tua opinione che la morte non esiste,
     	ma dèi e asura, praticarono la brahmacarya per l'immortalità, quale dei due è la verità?”

   3 	Sanatsujāta disse:
     	“alcuni affermano che con l'agire si diviene immortali, altri che la morte non esiste,
     	ascolta da me o re, quanto ti dirò non aver apprensione,

   4 	entrambe queste due sono vere o kṣatriya, un errore la morte è ritenuta dai saggi,
     	un errore io dico essere la morte, e sempre l'immortalità è assenza di errore,

   5 	dall'errore sono sorti gli asura, e dall'assenza di errore sono nate le creature di Brahmā,
     	la morte come la tigre non mangia i suoi figli, il suo aspetto non si può avere,

   6 	alcuni dicono che la morte è Yama, quindi altro dicono essere l'immortale ascesi dalla morte, 
     	il dio governa il regno dei morti, benefico coi buoni, ostile coi malvagi,

   7 	dalla sua bocca esce la morte come ira, errore, e confusione degli uomini,
     	questi confusi vivono in suo potere, e quindi anche nell'aldilà decadono,

   8 	allora gli dèi lo distruggono, da qui la morte prende il nome di distruzione,
       	per il proprio karma quelli che seguono i frutti del proprio agire, vanno poi là e non evitano la morte,

   9 	chi è pieno di desideri, cade in continui cicli, per confusione, chi non ha consapevolezza,
     	costui è morto e la morte lo divora, così dice il sapiente che abbandona i desideri,

  10 	chi persegue i desideri, per il desideri perisce,
     	abbandonando i desideri, l'uomo scuote via quanto vi è di rajas,

  11 	il tamas appare essere la tenebra e l'inferno dei viventi,
     	chi ne è afferrato, è come corresse andando sopra un buco a faccia in su,

  12 	prima lo colpisce la brama afferrandolo poi col desiderio e l'ira,
     	questi tre lo conducono dalla nascita alla morte, i saggi con l'intelligenza evitano la morte,

  13 	non pensando a qualcos'altro o kṣatriya non ne è affetto come da una tigre dall'erba,
     	l'anima interna al tuo corpo è confusa da ira e brama, questa è la morte,

  14 	conoscendo come nasce la morte, fermo nel sapere non si ha timore quaggiù della morte,
     	la morte cessa per influenza di esso, come il corpo perisce per influenza della morte.”

  15 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ alcuni quaggiù non praticano il dharma, altri invece praticano il dharma,
     	il dharma è distrutto dal male, in che modo il dharma distrugge il male?”

  16 	Sanatsujāta disse:
     	“ di entrambi se ne ottiene il frutto, del dharma come dell'altro,
     	il saggio spinge il dharma col dharma, quaggiù sappi il dharma è il più forte.”

  17 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“dei mondi che dicono essere dei ri-nati, che sempre sono virtuosi, per il proprio dharma,
     	di questi e degli altri in sucessione tu non mi hai ancora raccontato o sapiente.”

  18 	Sanatsujāta disse:
     	"quelli che non hanno invidia per la forza come per i più forti,
     	questi brahmani andati nell'adilà risplendono nel paradiso,

  19 	laddove ritenga abbondante come l'erba sotto la pioggia,
     	il cibo e il bere quel brahmano non si preoccupi della sua sussistenza,

  20 	laddove uno cada in un infausto pericolo immenzionabile,
     	quasi non agendo a vuoto, questa persona è il migliore dei due, 

  21 	il cibo che non si merita di essere disprezzato,
     	o che non consuma i beni di un brahmano, questo cibo è stimato dai buoni, 

  22 	come il cane sempre mangia il suo vomito, quando è in difficoltà,
     	così essi divorano il vomito del proprio valore per sopravvivere,

  23 	'sempre sia sconosciuta la mia condotta.' così pensi il brahmano,
     	abitando in mezzo ai parenti nessuno sappia alcunchè,

  24 	quale brahmano può uccidere la sua interiore anima?
     	perciò o kṣatriya egli vive nel brahman e lo vede,

  25 	instancabile sia egli nel non accettare, stimato, libero da ansie,
     	disciplinato, e non comandato, sia il brahmano saggio e sapiente dei veda,

  26 	i brahmani che sono poveri di ricchezze umane, ma ricchi nei veda,
     	questi sono inconquistabili, né agitabili, si sappia che sono il corpo del brahman,

  27 	chi quaggiù conosca i giusti sacrifici per tutti gli dèi,
     	non è uguale ad un brahmano in cui questo procede da sé,

  28 	chi è onorato dagli dèi senza dover agire costui ha onore,
     	non si ritenga onorato, non si dolga di non esserlo,

  29 	l'onorato pensi, 'quaggiù i sapienti mi onorano.
     	gli sciocchi, esperti dell'adharma, e nelle cose del mondo,
     	non mi recano onore.' così pensi chi non è onorato,

  30 	onore e l'ascesi non vanno mai uniti insieme,
     	questo mondo è dell'orgoglio, e l'altro dell'onore, così dicono,

  31 	la prosperità quaggiù convive col felice, ma essa ne è pure nemica,
     	la ricchezza divina è difficile ad ottenersi, senza la saggezza o kaṣtriya,

  32 	le sue porte, dicono i virtuosi, siano di molti tipi e difficili da attraversare,
     	sincerità, onestà, modestia, controllo, purezza, e sapienza, queste sei liberano da orgoglio ed errore.” 
     


                              XLIII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“il brahmanao che studi il ṛg, e lo yajurveda e che studia il sāmaveda,
     	praticando il male si libera dal peccato o non si libera?”

   2 	Sanatsujāta disse:
     	“il sāmaveda, il ṛgveda, o anche lo yajurveda o virtuoso,
     	non liberano dal male dell'agire, io non ti dico il falso,

   3 	i sacri testi non liberano dal peccato il mago che pratica la magìa,
     	ma come gli uccelli altai il nido, alla fine lo abbandonano.”

   4 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ se i veda non sono in grado di salvare il sapiente dei veda o virtuoso,
     	perché allora il discorso incoerente dei brahamani sulla loro eternità?

   5 	Sanatsujāta disse:
     	“in questo mondo il tapas è praticato, e nell'altro se ne vede il frutto,
     	questo sono i mondi dei brahmani che sono uniti a ricco tapas.”

   6 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ come un abbondante tapas ottiene successo o insuccesso?
     	o Sanatsujāta dicci questo in modo che possiamo conoscerlo.”

   7 	Sanatsujāta disse:
     	“dodici a cominciare dall'ira sono le sue colpe e altre sei a cominciare dalla falsità o re,
     	e dodici sono a cominciare dal dharma le estese qualità che sono sapute dai ri-nati nei testi,

   8 	ira, eros, brama ed errore, curiosità, spregio della pietà, orgoglio e sofferenza, e avarizia,
     	invidia, disgusto, sono le dodici umane colpe sempre da evitare da parte dell'uomo,

   9 	ciascuna di queste o re dei re, può distruggere gli uomini,
     	attaccandosi dietro a loro come un cacciatore alle prede,

  10 	il savio che si vanti o sia bramoso, chi agita l'ira, l'incostante, che non si cura, 
     	questi sei soverchiano gli uomini ingiusti, i virtuosi non li praticano nelle difficoltà,

  11  	chi si compiace nella lussuria, chi prospera nell'inimicizia, chi si duole di dare, il misero, il debole, 
     	chi elogia sé stesso, chi detesta le mogli fedeli, questi sette hanno falso dharma,

  12 	dharma, sincerità, controllo, e tapas, disinteresse, modestia, pazienza e assenza di invidia,
     	sacrificio, dono, fermezza, studio, sono i dodici grandi voti del brahmano,

  13 	chi in questi dodici soggiorna, può governare tutta questa terra,
     	chi possiede tre, o due o una solo di questi, si deve ritenere che non abbia ricchezza,

  14 	autocontrollo, liberalità, vigilanza, in questi è deposta l'immortalità,
     	questi dicono essere le porte della verità i brahmani che sono saggi,

  15 	l'autocontrollo sia sulle diciotto colpe, inimicizia, compiuta e no,
     	falsità, e invidia, eros e ricchezza, e brame,

  16 	ira, e afflizione, avidità, impazienza, e calunnia,
     	egoismo, curiosità, rimorso, lussuria,

  17 	dimenticanza, rimprovero, e orgoglio di sé,
     	il controllo che libera da questi vizi si dice sia dei virtuosi,

  18 	la migliore rinuncia è di sei tipi, ottenuto il bene non si rallegri,
     	colpito dal male, non cada mai nell'agitazione,

  19 	non solleciti mai mogli, figli o altro che sia amato,
     	dia a chi lo richieda, questa sia la parola,
     	anche non richiesto parli questo è detta la terza qualità

  20 	chi abbia abbandonate le sostanze e non abbia più desideri,
     	e non sia senza agire, come un uomo nella natura di un discepolo,
     	dotato di tutte le qualità, e anche chi sia ricco,  

  21 	chi sia vigilante verso gli otto peccati e che questi allontani,
     	e con la mente e coi cinque sensi, o bhārata,
     	libero da passato e futuro, di questo sia felice,

  22 	il tapas libero da questi vizi, e dotato di buone qualità,
     	solamente questo ampio tapas diviene effettivo,
     	questo quanto tu mi hai chiesto o re dei re, che cosa vuoi ancora udire?”

  23 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ le leggende come quinto veda la gente dice che è la cosa migliore,
     	altri, i quattro veda e altri ancora i triveda,

  24 	e altri ancora due soli veda e un solo veda e altri solo il ṛg,
     	quale di questi sia meglio che io conosca come brahman?"

  25 	Sanatsujāta disse.
     	" per ignoranza dell'unico veda i veda sembrano molti,
     	nella verità di un unica verità qualcuno si radica,
     	e così fa grande la sua saggezza non distruggendo la sapienza,

  26 	dono, studio, sacrificio, procedono dal desiderio,
     	le aspettative di quelli che si allontanano dalla verità divengono vane,

  27 	allora il sacrificio abbia effetto dall'affermazione della verità.
     	di uno attraverso la mente di un altro attraverso parola e azione,
     	l'uomo che ottiene le aspettative, governa le sue aspettative,

  28 	senza aiuto di alcuno pratichi il voto di iniziazione,
     	il nome viene dalla radice 'satya' la suprema verita dei virtuosi,
     	il nome sapienza è evidente, ma tapas nasce sconosciuto,

  29 	il molto erudito si sappia essere il brahmano che ha molto recitato,
     	perciò o kṣatriya non considerare un brahmano dai suoi discorsi,
     	chi non si allontana dalla verità sia ritenuto da te un brahmano,

  30 	'chandas' di nome sono quelli che cantò un tempo l'atharvan alla schiera dei ṛṣi,
     	i sapienti di chandas che li hanno studiati e non sanno il senso dei veda, il vero dei veda, non sanno,

  31 	quancuno non è sapiente dei veda, e qualcuno pure conosce i veda o re,
     	chi conosce i veda, e non ne conosce il senso, nel vero è chi conosce la sapienza,

  32 	io riconosco il savio brahmano che sa raccontare,
     	che essendo un taglia dubbi, scorge ogni dubbio,

  33 	in cerca di lui si vada, in avanti non a destra,
     	e non ostilmente, o i nessun'altro modo obliquo,

  34 	divenuto silensioso, si sieda, non si agiti neppure con la mente,
     	si rivolga alla condizione di brahman dentro di sé,

  35 	dal silenzio uno è un muni, e non dal risiedere in una foresta,
     	ma chi conosce l'imperituro, questo è considerato il miglior muni,

  36 	dal distinguere ogni regola uno è considerato un grammatico,
     	l'uomo che scorge ogni cosa visibile al mondo è un sapiente universale, 

  37 	stando nella verità il brahmano vede il brahman,
     	e pure seguendo i veda passo a passo, questo io ti dico a saggio.”
     


                              XLIV


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ o Sanatsujāta, questo discorso supremo e vario, che tu dici, è inerente il brahman,
     	un altro racconto difficile a farsi inerente ai desideri dimmi o principe.”

   2 	Sanatsujāta disse:
     	“il brahman non si ottiene con la fretta, quanto a me chiedi grandemente ti da gioia,
     	l'antica segreta conoscenza ti dirò, intesa e praticata da loro attraverso la disciplina.” 

   3 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	"la segreta sapienza eterna che tu dici ottenibile attraverso la diciplina,
     	distaccata abita quaggiù o nobile, come allora si ottiene l'immortalità del brahman?”

   4 	Sanatsujāta disse:
     	“quelli che in questo mondo vincono i desideri, desiderando lo stato di brahman,
     	estraggono l'anima dal corpo come una freccia da una canna, fermi nella verità, 

   5 	il corpo lo fanno madre padre o bhārata,
     	la ri-nascita che è data dal maestro, è invece immortale e senza deperimento,

   6 	quelli che entrati nel grembo del maestro divengono embrione, praticano la bramacarya,
     	essi quaggiù sono dei sapienti e abbandonato il corpo raggiungono la suprema unione, 

   7 	chi chiude le orecchie al falso, praticando la verità, offrendo dell'amṛta, 
     	questo sia ritenuto padre e madre, e lui non sia ostile, a lui deve la nascita,

   8 	il discepolo sempre onori il guru, pratichi i suoi studi puro, e attento,
     	non sia orgoglioso, non cada nell'ira, questo il primo passo della brahmacarya,

   9 	compia il bene del maestro, anche con la vita e con le ricchezze,
     	con l'azione, con la mente e con la parola, questo è detto il secondo passo,

  10 	come si comporta verso il guru così sia anche con la moglie del guru,
     	faccia quanto gli si dice con gentilezza, questo è detto il terzo passo,

  11 	compiendo il bene del maestro mai ne faccia menzione il saggio: ' io faccio questo.'
     	così non pensi e non dica, questo è il quarto passo del brahmacarya,

  12 	quale ricchezza venga ad avere là risiedendo, al maestro la deve consegnare, 
     	il sostentamento dei buoni così diviene ricco, e la stessa condotta abbia col figlio del guru,

  13 	così vivendo completamente prospera quaggiù e molti figli ottiene, e un rifugio, 
     	e su di lui piove da ogni direzione, e molte genti abitano in quella brahmacarya,

  14 	con questa brahmacarya gli dèi hanno ottenuta lo stato divino,
     	e i ṛṣi potenti e saggi, il mondo di Brahmā,

  15 	da questa sorse la bellezza di gandharva e apsaras,
     	da questa brahmacarya il sole fa nascere il giorno,

  16 	chi nutra e pure rompa il suo corpo praticando il tapas, 
     	con ciò quel saggio supera la fanciullezza, ed allontana la morte all'ultimo momento,

  17 	gli uomini o kṣatriya, con il puro agire conquistano i mondi impermanenti,
     	il saggio con questa ottiene l'intero brahman, non si trova altra via per viaggiare.”

  18 	Dhṛtarāṣṭra disse: 
     	“ appare chiaro, o rosso, o bruno oppure nero o giallo il brahman
     	il sapiente che lo scorge di che colore è la sede immortale e imperitura?”

  19 	Sanatsujāta disse:
     	“ non appare chiaro, o rosso, o bruno o metallico e del colore della luce,
     	non sta sulla terra, né nell'aria, non lo trasporta l'acqua nell'oceano,

  20 	non lo sanno nascosto tra le stelle, non tra le nuvole si vede la sua forma,
     	e neppure nel vento né tra gli dèi, né sulla luna o sul sole appare essere,

  21 	né tra gli inni, né tra gli yajus, né tra gli atharva o tra i puri sāman si vede,
     	e o re, certamente esso non si vede tra i sāman rathaṁtara, bārhata o mahāvrata,

  22 	senza fine aldilà della tenebra, pure il distruttore a lui va al tempo della dissoluzione,
     	più sottile di una lama di rasoio, e più grande delle montagne è esso,

  23 	esso è il fondamento immortale, esso è i mondi, esso è il brahman e la gloria,
     	gli esseri da lui nascono, e a lui vanno nella distruzione,

  24 	libero dai mali, grande, elevato, glorioso, lo chiamano i saggi con mutevoli parole,
     	in esso l'intero universo è fondato, chi lo conosce diviene immortale.”
     


                              XLV


   1 	Sanatsujāta disse:
     	“ esso che è brillante, di grande luce, acceso di grande gloria,
     	e riverito dagli dèi, da lui la luce risplende,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   2 	dalla luce sorge il brahman, con la luce il brahman cresce,
     	esso è in mezzo alla luce dei luminosi, non riscaldato riscalda il sole,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   3 	esso è l'acqua e dalle acque e in mezzo all'acqua riplendono in cielo i due astri,  
     	esso guida, esso è ogni direzione, entrambi cielo e terra indossa come vesti,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   4 	esso sostiene, il cielo e la terra , le direzioni e la pura acqua,
     	da lui le direzioni e i fiumi scorrono, da lui i mari sono stabiliti grandi,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   5 	fermo nella ruota del carro delle certe ed eterne azioni,
     	brillante lo trasportano i cavalli, divino immutabile nel cielo,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   6 	non ha paragoni la sua forma, e nessuno lo può scorgere cogli occhi,
     	chi lo conosce col pensiero, con la mente e col cuore, diviene immortale,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   7 	il fiume dai dodici rami cutodito dagli dèi 
     	terribile, lo percorrono allora i signori dei madhu, 
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   8 	questo a metà mese beve pensando all'ape verso miele,
     	il signore di tutti gli esseri, ha preparato come un oblazione,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

   9 	senza ali volando sull'aśvattha dalle foglie d'oro,
     	là diventati alati, volano via dove vogliono,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  10 	dalla sua pienezza piene le cose emergono, dalla sua pienezza piene si fecero, 
     	dalla sua pienezza le cose prendono pienezza, ed esso rimane pieno,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  11 	da lui il vento proviene e in lui si dispone sempre,
     	da lui Agni e Soma, e in lui la vita è fissata,

  12 	tutto ciò sia dunque conosciuto, di lui non siamo in grado di parlare,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  13 	il prāṇa ingoia l'apāna, la luna ingoia il prāṇa,
     	il sole ingoia la luna, il supremo ingoia il sole,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  14 	non emette una gamba l'oca selvatica alzandosi dall'acqua,
     	e lui eterno sacrificatore, non può divenire morte o immortalità,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  15 	così il dio grand'anima, il puruṣa ingoiando il purificatore,
     	l'anima di chi conosce questo puruṣa, non si distrugge,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  16 	chi estendendo le ali a migliaia di migliaia voli,
     	anche fosse veloce come il pensiero ritornerà al centro dei centri,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  17 	non ha un forma visibile, lo vedono solo i purificati nella verità,
     	solo il saggio ben disposto con la mente lo vede, chi si rifugia in lui diviene immortale,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  18 	come i serpenti si nascondono nei buchi, col proprio studio e con la condotta lo fanno i mortali,
     	in questi si confondono le genti sciocche, e dove vanno si confondono per il timore,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  19 	sempre di chi agisce sempre male sia la morte, da dove l'immortalità?
     	nella giusta famiglia nasce il virtuoso e in quella sbagliata, il malvagio,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  20 	non simile ad un buono o ad un malvagio, esso appare tra gli uomini,
     	uno lo sappia simile all'amṛta, e in tale maniera otterrà la dolcezza,
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  21 	esso non soffre in cuore per le offese, non è ignorante, non è privo di offerta agnihotra,
     	la mente dispone la leggerezza del brahman, i saggi ottengono la saggezza in suo nome, 
     	gli yogin lo riconoscono venerabile ed eterno,

  22 	chi così in tutti gli esseri scorge sé stesso,
     	in qualsiasi luogo essi siano per cosa dunque può soffrire ancora?

  23 	come in grande pozzo interamente riempito d'acqua,
     	così in tutti i veda, il brahmano ha conoscenza,

  24 	il puruṣa grande un pollice non si vede entrato nel suo cuore,
        non-nato, si muove instancabile giorno e notte, il saggio a lui pensando, siede in pace,

  25 	io di voi sono madre e padre, e io pure sono il figlio,
     	io sono l'anima di tutto, ciò che esiste e non esiste,

  26 	l'avo io sono, l'anziano, il padre e il figlio o bhārata, 
     	nel mio spirito voi siete, ma voi non siete miei e io non sono vostro, 

  27 	l'ātman è la sede della mia nascita, io sono l'ātman immutabile rivelato dai veda,

  28 	più sottile del minuscolo, benevolente io ho cura di tutti i viventi
     	mi conoscono come il padre di tutti gli esseri, che giace sul loto.”