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54. Bhagavadyāna

( Il viaggio del Beato. V, 70-137)

                              LXX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito Saṁjaya, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	diceva al principe dāśārha, al toro di tutti i virtuosi:

   2 	“ è giunto il tempo dei miei amici o Janārdana,
     	io non vedo altri che te che possa traghettarci nelle sventure,

   3 	rifugiandoci in te o mādhava, non abbiamo timore del figlio di Dhṛtarāṣṭra, 
     	dalla mente confusa, e dei suoi consiglieri, e inseguiamo la nostra eredità,

   4 	come tu in tutte le avversità proteggi i vṛṣṇi o uccisore di nemici,
     	così da te son protetti i pāṇḍava, proteggici dunque dal grande pericolo.”

   5 	il Beato diceva:
     	“questo io sono, dimmi dunque o grandi-braccia cosa tu vuoi,
     	io faro tutto quanto tu mi dirai o bhārata.”

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ tu hai udito cosa cerca Dhṛtarāṣṭra assieme a suo figlio,
     	e interamente o Kṛṣṇa quanto mi disse Saṁjaya,

   7 	egli è l'anima di Dhṛtarāṣṭra, e la sua intenzione non è nascosta a lui,
     	un messaggero parla come gli fu detto, ucciso sarebbe dicendo altrimenti,

   8 	senza darci il regno egli cerca la pace con noi,
     	avido con cuore malvagio, agisce senza uguaglianza per il suo,

   9 	noi abbiamo vissuto in esilio nella selva per dodici anni
     	e un anno nascosti, per ordine di Dhṛtarāṣṭra, 

  10 	noi siamo stati fermi nell'accordo con Dhṛtarāṣṭra, o illustre,
     	non abbiamo abbandonato il patto, o Kṛṣṇa, questo lo sanno i brahmani,

  11 	l'anziano re Dhṛtarāṣṭra, non guarda al suo dharma,
     	o guardando alla brama del figlio, segue gli ordini di quel folle, 

  12 	restando dalla parte di Suyodhana il re o Janārdana, con noi
     	agisce falsamente, avido essendo, pratica solo il suo bene,

  13 	quale dolore più grande dove io, mia madre
     	non sono in grado di mantenere, avendo come amici o Janārdana,

  14 	i kāśi, i cedi, i matsya e i pāñcāla e o uccisore di madhu,
     	tu stesso come protettore, io ho scelto di avere solo cinque villaggi,

  15 	kuśasthala, vṛkasthala, āsandī, vāraṇavata, e
     	un luogo o Govinda, qualsiasi che faccia da quinto,

  16 	queste cinque città o villagi ci siano dati o caro,
     	in cui noi abitiamo insieme, i bharata non saranno distrutti da noi,

  17 	ma pure questi, quel malvagio figlio di Dhṛtarāṣṭra non vuole
     	per sé stesso volendo la sovranità, dunque cosa di più doloroso?

  18 	quando uno nato e cresciuto in nobile famiglia mira alle altrui ricchezze,
     	l'avidità distrugge la saggezza, e perduta la saggezza, elimina la vergogna,

  19    eliminata la vergogna, getta via il dharma, e colpito il dharma distrugge la prosperità,
     	finità la prosperità, uccide l'uomo, la morte è dell'uomo povero,

  20 	e dai poveri fuggono via parenti, amici e preti,
     	come o caro, fanno gli uccelli dall'albero privo di fiori e frutti,

  21 	e pure questo è la morte o caro, che da noi quasi decaduti,
     	i parenti fuggano via, come la vita da un essere morto,

  22 	Śambara disse che nessuna condizione è peggiore,
     	di quella in cui né oggi ne domani, appare esserci il cibo,

  23 	la ricchezza dicono essere il supremo dharma, nella ricchezza tutto è radicato,
     	gli uomini ricchi vivono e quelli poveri sono morti al mondo,

  24 	quelli che fidando nella propria forza scalzano un uomo dalla ricchezza,
     	distuggono l'uomo assieme al dharma, al kāma e all'artha,

  25 	caduti in questa condizione alcune persone preferiscono la morte,
     	altre si rifugiano in villaggi, altri in foreste, altri nella distruzione,

  26 	altri incorrono nella pazzia, e altri ancora cadono in mano ai nemici,
     	alcuni cadono schiavi di altri, per motivo di ricchezza,

  27 	la sventura di quest'uomo è più pesante della morte,
     	la perdita della prosperità, è causa di perdita di dharma e kāma,

  28 	una morte nel dharma è sempre un percorso seguito al mondo,
     	ovunque da tutti gli esseri, nessuno può evitarlo,

  29 	ma l'uomo povero per natura, non è così tormentato o Kṛṣṇa, 
     	come chi ben vivendo ottenuta una bella prosperità sia privato di essa,

  30 	egli caduto in una grande sventura per un suo fallo,
     	accusa gli dèi con Indra in testa, e in nessun modo sé stesso,

  31 	né in lui tutte le scritture rendono vano il dispiacere,
     	egli si irrita coi servi e si indigna cogli amici,

  32 	e la follia entra in lui allora, ed egli di nuovo si confonde,
     	caduto in preda all'errore, si applica in crudeli azioni,

  33 	e compiendo cattive azioni, lui aumenta la confusione dei varṇa,
     	la confusione dei varṇa conduce all'inferno, questo e il luogo dei male agenti,

  34 	se non se ne avvede o Kṛṣṇa, precipita nell'inferno,
     	chi di ciò è cosciente, il saggio, dalla saggia vista non perisce,

  35 	quando recupera la saggezza l'uomo si dedica alle scritture,
     	chi pratica le scritture, possiede il dharma, e il pudore è il suo supremo organo,

  36 	chi prova pudore odia il male, e la sua prosperità aumenta,
     	e quanto è prospero tanto l'uomo vive,

  37 	chi pratica il dharma, con anima tranquilla, sempre è un veicolo di yoga e doveri,
     	il senza-dharma non si applica all'intelligenza, e si aggira nei mali,

  38 	chi è senza vergogna, o chi ha mente confusa, non è né uomo né donna,
     	in lui non vi è diritto al dharma come se fosse uno śūdra,

  39 	chi ha vergogna offre agli dèi, agli avi e a sé stesso,
     	lui ottiene l'immortalità, questo è il luogo di chi bene agisce,

  40 	questo in me, tu hai visto coi tuoi occhi o uccisore di Madhu,
     	come scalzato dal regno, io risieda in questi luoghi, 

  41 	per noi basta vivere in questo modo avendo perduta la prosperità,
     	in questo ci sforziamo, se sarà la morte, pure questa è bene,

  42 	questa è il nostro principale scopo, di noi e di te o mādhava,
     	in pace insieme vivendo otterremo la prosperità,

  43 	questo è la suprema situazione favorevole evitando sanguinose azioni,
     	ma noi uccisi i kaurava, regneremo sui questi regni,

  44 	e ancora quei nemici che non fossero parenti o nobili, 
     	anche di costoro si deve evitare la morte, come dunque di quelli che sono tali? 

  45 	e i parenti principali, e i compagni e i nostri guru,
     	l'uccisione di costoro è il peggiore male, cosa dunque vi è di bello nella guerra?

  46 	crudele è il dharma kṣatriya, e noi siamo nati kṣatriya,
     	e che sia il nostro dharma o l'adharma, altra condotta ci è negata,

  47 	lo śūdra obbedisce agli ordini, i vaiśya vivono di commerci,
     	noi viviamo di uccisioni, mentre i brahmani scelgono il vaso oblatorio,

  48 	lo kṣatriya uccide lo kṣatriya, come il pesce vive del pesce,
     	il cane uccide il cane, guarda o dāśarha, il dharma come è fatto,

  49 	Kali la perdita, c'è sempre nella guerra, le vite si perdono nel combattimento,
     	la forza a misura della politica spinge vincitore e perdente,

  50 	la vita e la morte degli esseri non dipendono da essi,
     	né si può avere felicità o dolore al momento sbagliato o migliore degli yadu,

  51 	uno solo ne uccide molti, oppure in molti uccidono uno solo,
     	un codardo uccide un guerriero, un'infame uno glorioso,

  52 	di entrambi si è vista la vittoria e anche la sconfitta,
     	e si è visto il declino, nel ritirarsi vi è declino e distruzione,

  53 	sempre disastrosa è la guerra, chi colpendo non è colpito?
     	per chi è ucciso o signore-dei-sensi, è uguale vittoria o sconfitta,

  54 	e io penso che la sconfitta non sia migliore della morte,
     	ma chi abbia la vittoria o Kṛṣṇa, ha per certo una perdita,

  55 	alla fine alcuni uccidono uno caro, altri, altra gente,
     	ed è vero che in chi ha perduto le forze non vedendo più né figli né fratelli,
     	sorge interamente o kṛṣṇa l'indifferanza alla vita,

  56 	quei valorosi che sono modesti, nobili e compassionevoli,
     	in battaglia sono uccisi, e le persone più giovani si salvano,

  57 	e pure uccidendo i nemici o Janārdana, il rimpianto vi è sempre,
     	qualche malvagio seguace resta che sopravvive,

  58 	il sopravissuto raccolto l'esercito potrebbe non lasciare nessuno vivo,
     	e impegnarsi a uccidere tutti per far terminare l'inimicizia, 

  59 	la vittoria incrementa la disputa, e lo sconfitto siede nel dolore,
     	chi è in pace dorme felice abbandonando vittoria e sconfitta,

  60 	e l'uomo che produce inimicizia, dorme sempre nel dolore,
     	con la mente agitata, come avesse un serpente in casa,

  61 	chi tutto distrugge si priva della gloria,
     	e cade nell'eterna infamia di tutti i viventi,

  62 	le inimicizie perdurano anche per lungo tempo,
     	e vi sono quelli che le narrano anche a chi nasce nella stirpe,

  63 	e l'inimicizia o lunghi-capelli, neppure con l'inimicizia si estinque,
     	ma come col burro il fuoco o Kṛṣṇa, di nuovo divampa,

  64 	quindi in altro modo non vi è pace che sempre con la fine di una parte,
     	e la colpa è sempre di quelli che desiderano possedere l'altrui,

  65 	è umano il preponderante desiderio che opprime il cuore,
     	vi è pace abbandonando questo o allontanandolo dalla mente,

  66 	o uccidendo alla radice i nemici o uccisore di Madhu,
     	il frutto completo sarebbe compiuto, ma questo sarebbe la cosa più crudele,

  67 	la pace che si ottiene con la rinuncia, questa sarebbe senza uccisioni,
     	e senza dubbio, senza la distruzione nostra e dei nemici,

  68 	ma noi non vogliamo rinunciare e non vogliamo la distruzione della stirpe,
     	qui la pace che si ottiene con l'umiliazione è la più pesante,

  69 	quando per chi si sforza con ogni mezzo, volendo la pace,
     	la conciliazione è impedita, la guerra inevitabilmente sorge,

  70 	respingendo la conciliazione, sorge la violenza,
     	come i sapienti vedono nel cibo dato dai mandriani ai cani, 

  71 	scodinzolare, abbaiare e contrabbaiare, girarsi intorno,
     	mostrarsi i denti, ringhiare, e quindi inizia il combattimento,

  72 	e là è il più forte che avendo vinto mangia la carne,
     	così non vi è alcuna differenza con gli uomini,

  73 	in ogni modo questo è il comportamneto dei forti verso i più deboli,
     	il debole indifferente o ostile si prostra,

  74 	il padre, il re, l'anziano, sempre merita onore,
     	perciò Dhṛtarāṣṭra sia onorato e venerato o Janārdana,

  75 	l'amore per il figlio è forte in Dhṛtarāṣṭra o mādhava,
     	egli in preda al dominio del figlio, eviterà di sottomettersi,

  76 	dunque cosa pensi o Kṛṣṇa, che sia giunto ora il tempo?
     	in quale modo noi possiamo non trascurare né artha né dharma o mādhava?

  77 	in una tale difficoltà dell'artha, a chi altro io o uccisore di Madhu,
     	devo chiedere se non a te, o migliore degli uomini?

  78 	caro e amichevole, esperto dell'esito di tutte le azioni.
     	qual'è o Kṛṣṇa una amico pari a te che sia esperto di ogni decisione?”

  79 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato Janārdana rispondeva al dharmarāja:
     	“ per il bene di entrambi voi, io mi rechero all'assemblea dei kuru,

  80 	là io posso ottenere la pace, se senza trascurare il vostro interesse,
     	io abbia una grande e santa condotta o re, che sia foriera di frutti,

  81 	io posso liberare  kuru e sṛñjaya soverchiati dai lacci della morte, 
     	e i pāṇḍava e i figli di Dhṛtarāṣṭra e tutta questa terra.”

  82 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ non è mia intenzione o Kṛṣṇa che tu ti rechi dai kuru,
     	Suyodhana, anche se ben dette non ascolterà le tue parole,

  83 	i sovrani e gli kṣatriya là riuniti seguiranno Suyodhana,
     	non mi piace o Kṛṣṇa che tu ti metta in mezzo a loro,

  84 	né ricchezza, né felicità divina può farci piacere,
     	né la sovranità stessa degli dèi se tu o mādhava, sarai danneggiato.”

  85 	Il beato disse:
     	“ conosco o grande re, la malvagità dei figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	ma non saremo così sparlati dai sovrani di tutto il mondo, 

  86 	neppure tutti quei principi riuniti, sono sufficenti
     	ad affrontarmi furioso in battaglia come gli altri animali contro un leone, 

  87 	anche se essi mi attaccassero, che vi sarebbe di male?
     	io brucerei tutti i kuru, questo io ritengo in mente,

  88 	ma il mio viaggio là non sarebbe mai senza frutti, o pṛthāde,
     	quando che il frutto ottenuto fosse alla fine non aver rimproveri.”

  89 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quanto a te piace o Kṛṣṇa sia, fortuna sia a te, raggiungi i kaurava,
     	io ti vedrò ritornato con successo e con fortuna,

  90 	o Viṣvaksena, raggiunti i kuru, pacifica i fratelli o potente,
     	in modo che possiamo essere tutti insieme ben disposti e benevolenti,

  91 	tu sei fratello e amico di Bībhatsu, e a me sei caro,
     	tu sei un indubbio amico, fortuna sia a te, ottieni quanto di meglio,

  92 	tu conosci noi, tu conosci gli altri, conosci lo scopo e quanto dire,
     	qual'è il nostro bene o Kṛṣṇa, riferiscilo a Suyodhana,

  93 	e quanto questo bene sia unito al dharma, offrilo con parole,
     	questo tu devi dire, che sia conciliante oppure no.”
     


                              LXXI


   1 	il Beato disse:
     	“ho udito le parole di Saṁjaya e anche le tue o signore,
     	interamente io conosco i tuoi scopi e i loro,

   2 	le tue intenzioni ferme nel dharma, e le loro ferme nell'inimicizia,
     	che quanto si possa ottenere senza guerra, sarebbe tenuto in gran conto,

   3 	e questa bellissima azione non è propria di uno kṣatriya o signore di popoli,
     	che lo kṣatriya viva di carità, così dicono tutti gli anacoreti,

   4 	vincitore o ucciso in battaglia è sempre apposto dal creatore,
     	nel proprio dharma, la povertà non si addice allo kṣatriya,

   5 	la sussistenza non è possibile stando in povertà o Yudhiṣṭhira,
     	mostra il tuo valore o grandi-braccia, colpisci il nemico o uccisore di nemici,

   6 	bramosissimi, e da lungo tempo affezionati, conviventi,
     	e amici tra loro, di grande forza sono i figli di Dhṛtarāṣṭra o tormenta-nemici,

   7 	non vi è mezzo per cui possano fare giustizia verso di te o signore di popoli,
     	essi pensano alla potenza che hanno a cominciare da Bhīṣma, da Droṇa e da Kṛpa,

   8 	fin tanto che tu o re, usi gentilezza verso di loro,
     	essi ti porteranno via il tuo regno o uccisore di nemici,

   9 	non dalla gentilezza non dalla povertà o a causa del'artha e del dharma,
     	i figli di Dhṛtarāṣṭra compiranno i tuoi desideri o uccisore di nemici,

  10 	e la prova è che essi o pāṇḍava come te,
     	non hanno sofferto la povertà, per quanto abbiano compiuto una malvagità,

  11 	sotto gli occhi del patriarca, di Droṇa, e del saggio Vidura,
     	e in verità, di tutti i principali kuru, 

  12 	tu generoso, gentile, controllato, e seguace del dharma,
     	allora fosti imbrogliato con una partita truccata o re,
     	da quel malvagio è crudele uomo che non si vergognò di quell'azione,

  13 	non rivolgere affetto o re, a chi si comporta così male,
     	meritano la morte di tutto il mondo, come dunque non da te o bhārata,

  14 	con incomparabili parole ti ha colpito coi tuoi fratelli,
     	vantandosi, essendo tutto contento, assieme ai suoi fratelli diceva:

  15 	'in tal misura i pāṇḍava nulla quaggiù più possiedono
     	che persino del nome della loro stirpe non rimane più nulla,

  16 	per molto tempo loro cadranno nella rovina,
     	le persone che hanno perduto la loro potenza, finiranno nei cinque elementi.'

  17 	queste e altre aspre parole dicendo egli
     	si vantava in mezzo ai parenti, di averti esiliato nella foresta,

  18 	e quelli che là erano riuniti vedendoti senza colpe,
     	lamentandosi con voce rotta dalle lacrime sedevano allora nella sala,

  19 	quei re assieme ai brahmani non lo approvarono allora,
     	ma tutti i presenti nella sala biasimarono Duryodhana,

  20 	e il biasimo per un nobile è la morte o tormenta-nemici,
     	la morte in vero o re, è preferibile ad una vile vita di biasimo,

  21 	e allora sia ucciso o re, quando senza vergogna
     	è biasimato o grande re, da tutti i sovrani della terra,

  22 	facile a farsi è l'uccisione, di chi si comporta in tal modo,
     	come un albero senza radici appoggiato ad un sostegno,

  23 	si deve uccidere come serpente, quel vile malvagio di tutto il mondo,
     	colpiscilo o uccisore di nemici, non aver esitazione o re,

  24 	sotto ogni punto di vista questa è la tua pazienza, o senza-macchia, e mi piace
     	che tu debba rendere omaggio al padre e a Bhīṣma,

  25 	e io andando là taglierò i dubbi dell'intero mondo,
     	di chi ancora sia incerto o re, riguardo a Duryodhana,

  26 	in mezzo a quei re io là le tue qualità virili,
     	racconterò e quelli che sono i suoi crimini, 

  27 	e là le mie parole benefiche e piene di dharma e artha,
     	ascolteranno tutti i principi, e i vari signori di popoli,

  28 	e in te confideranno: ' anima pia è e sincero.'
     	e di lui capiranno come è trascinato dall'avidità,

  29 	e io lo accuserò anche davanti agli abitanti di città e campagne,
     	nell'assemblea dei quattro varṇa compresi vecchi e bambini,

  30 	se tu chiedendo là la pace non otterrai giustizia,
     	i principi accuseranno i kuru e Dhṛtarāṣṭra,

  31 	e che cosa rimarrà da fare al mondo eccetto questo,
     	che altro sia da fare che uccidere Duryodhana o re?

  32 	e raggiunti i kuru, io senza trascurare i vostri interessi,
     	mi impegnerò a compiere la pace, e mostrerò loro la maniera,

  33 	e mostrando l'inclinazione dei principali kaurava alla guerra,
     	ritornerò con la tua vittoria o bhārata,

  34 	in tutti i modi io credo che ci sarà la guerra coi nemici,
     	davanti a me appaiono tutti i segni premonitori,

  35 	animali e uccelli urlano orribilmente, i principali elefanti e cavalli all'inizio della notte,
     	hanno terribile aspetto, e il fuoco si divide in molti colori di terribile aspetto, 
     	se questa non è la terribile fine del mondo umano, allora sarebbe la fine dei tempi,

  36 	armi, cavalli, corazze, e carri, e elefanti, e stendardi, si vedono presenti,
     	e che si esercitino tutti i soldati, addestrandosi con elefanti carri e cavalli,
     	e tutto quanto serva alla battaglia tutto questo prepara o re dei re,

  37 	Duryodhana, fintanto che vive, non ti darà mai nulla o sovrano,
     	del regno che avevi prima e che ti fu tolto completamente coi dadi o primo dei pāṇḍava.”
     


                              LXXII


   1 	Bhīmasena disse:
     	“ per quanto sia possibile la pace coi kuru o uccisore di Madhu,
     	così tu devi parlare, ma non minacciarlo con la  guerra,

   2 	intollerante, sempre intento a odiare il meglio e orgoglioso,
     	è Duryodhana, e tu non devi usare con lui aspre parole, ma calme,

   3 	per natura egli è malvagio, simile per intenti ai nemici degli dèi,
     	follemente agitato dalla brama del trono, egli si è fatto nemico dei pāṇḍava,

   4 	di corta vista, rude, offensivo, dal crudele agire,
     	di grande follia, ingovernabile, malvagio, amante dell'inganno egli è,

   5 	può pure morire, ma non dividerà, e non abbandonerà le proprie intezioni,
     	con uno così o Kṛṣṇa, la pace io credo sia difficilissima a farsi,

   6 	e pure non ascolta gli amici, trascura il dharma, e gli è cara la falsità,
     	egli agisce contro le parole e le intezioni degli amici,

   7 	egli preso dalla sua follia, sempre è intento nella sua malvagia natura,
     	per sua natura segue il male, come un uraga nascosto tra le erbe,

   8 	quale esercito Duryodhana ha, tu lo sai bene,
     	e quale condotta, e natura, e forza e quale audacia,

   9 	un tempo i kuru coi loro figli erano in pace con noi,
     	e noi eravamo felici coi nostri parenti come fratelli minori di Indra,

  10 	per la furia di Duryodhana i bhārata o uccisore di Madhu,
     	bruceranno come foreste dai fuochi alla fine dell'inverno,

  11 	sono rinomati o uccisore di Madhu, quei diciotto re,
     	che uccisero i loro famigliari e amici e parenti,

  12 	con l'energia degli asura accesi di splendore,
     	giunta la fine dei tempi e del dharma, nacque allora Bali,

  13 	Udāvarta tra gli haihaya, e Janamejaya tra i nīpa,
     	Bahula tra i tālajaṅgha, il violento Vasu tra i kṛmi,

  14 	Ajabindu tra i suvīra, e Kuśarddhika tra i surāṣṭra,
     	e Arkaja tra i balīha, e Dhautamūlaka tra i cīna,

  15 	Hayagrīva tra i videha, e Varapra tra i mahaujas,
     	Bāhu tra i sundaravega, e Purūravas tra i dīptākṣa,

  16 	e Sahaja tra i cedi e i matsya, e Bṛhadbala tra i praceta,
     	Dhāraṇa tra i candravatsa e Vigāhana tra mukuṭa,

  17 	e Śama tra i nadivega, questi per la rovina delle loro stirpi,
     	sono quei vili uomini alla fine dello yuga o Kṛṣṇa, nati in nobili famiglie, 

  18 	e pure lui è nato al momento delle fine dello yuga tra noi kuru,
     	quel malvagio uomo, Duryodhana, è vile e rovina della stirpe,

  19 	perciò piano e dolcemente parla a lui, in modo consono al dharma e all'artha,
     	e non aspramente a quel terribile ardente con molti seguaci ai suoi voleri,

  20 	tutti noi o Kṛṣṇa, pure sottomessi a Duryodhana,
     	lo seguiremo fattici inferiori, ma che i bhārata non siano distrutti,

  21 	e pure vi sia un comportamneto neutrale di noi coi kuru,
     	o Vāsudeva, così agendo la disgrazia non tocchi i kuru,

  22 	l'anziano patriarca o Kṛṣṇa, e quelli che sono presenti all'assemblea,
     	e i figli di Dhṛtarāṣṭra siano pacificati e sia amicizia tra i fratelli,

  23 	io questo ti dico e così parla il re,
     	e Arjuna non ha brama di battaglia, in Arjuna ancora vi è compassione.”
     	


                              LXXIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo ascoltato il grandi-braccia dai lunghi-capelli, quasi ridendo,
     	le parole piene di dolcezza mai sentite prima da Bhīma,

   2 	come se il monte fosse leggero, e il fuoco fosse freddo,
     	pensando a ventre-di-lupo, il fratello minore di Rāma, il Śauri, dall'arco di corno,

   3 	allora infiammandolo con le parole come i bastoncini fanno il fuoco.
     	diceva a Bhīma seduto e sommerso dalla compassione:

   4 	“ tu in altre occasioni o Bhīmasena parlavi di guerra,
     	gioioso di uccidere, desirando la morte dei crudeli figli di Dhṛtarāṣṭra,

   5 	non dormi e rimani sveglio, giacendo a disagio o tormenta-nemici,
     	e pronunci sempre parole aggressive, violente e terribili,

   6 	soffiando tormentato dalla tua fiera rabbia,
     	con mente agitata o Bhīma come un fuoco avvolto dal fumo,

   7 	in un luogo solitario giaci ruggendo, come un debole sotto un peso,
     	e alcune persone che non ti conoscono, pensano che tu sia pazzo,

   8 	come un elefante che afferra alzando tronchi senza radice, 
     	e batte la terra coi piedi, o Bhīma, tu corri ruggendo,

   9 	qui da solo dimori e non ti rallegri della gente o pāṇḍava,
     	né di altra gente di giorno e di notte mai ti rallegri,

  10 	senza motivo ridendo siedi da solo quasi ruggendo,
     	con la testa appoggiata alle ginocchia, a lungo siedi con gli occhi chiusi,

  11 	e ancora innarcando le sopracciglia e quali leccandoti le labbra,
     	continuamente o Bhīma, appari tutto preso dalla follia:

  12 	'come ad est il sole appare salire luminoso,
     	e come l'astro certamente ad occidente va a sparire,

  13 	così il vero io dico, non vi è cosa contraria a ciò,
     	io assalendo l'orgoglioso Duryodhana con la mazza lo ucciderò.'

  14 	così in mezzo ai tuoi fratelli tu giuri sulla mazza,
     	questa tua opinione oggi è rivolta alla pace o tormenta-nemici,

  15 	dunque il tempo della guerra è giunto e tu al contrario della guerra,
     	guardi come se non lo fosse, perché la paura ti ha preso o Bhīma?

  16 	ahime, o pṛthāde, tu vedi gli auspicii contrari,
     	sia da sveglio che nel sonno, e perciò vuoi la pace,

  17 	ahime, non mostri in te nessuna virilità come un eunuco,
     	sei preso dalla vigliaccheria, e con ciò il tuo cuore è mutato,

  18 	il tuo cuore trema e la tua mente è abbattuta,
     	hai le gambe paralizzate e perciò chiedi la pace,

  19 	incerto e incostante è il cuore dei mortali o pṛthāde,
     	come un germoglio di cotone spinto dalla forza del vento,

  20 	la tua mente è mutata come il muggito delle vacce divenuto umano,
     	e i cuori dei figli di Pāṇḍu sprofondano come privi di nave,

  21 	questo per me è un grande portento come il muoversi di una montagna,
     	che tu o Bhīmasena pronunci tali strane parole,

  22 	guardando alle tue imprese, e alla nobile nascita o bhārata,
     	rialzati, non cadere nell'abbattimento, sii saldo o valoroso,

  23 	non è degna di te questa tua debolezza o uccisore di nemici,
     	uno kṣatriya non possiede che quello che ottiene col suo potere.”
     


                              LXXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Vāsudeva quell'intollerante sempre furioso,
     	correva come cavallo e diceva immediatamente:

   2 	“ o incrollabile, tu in qualche modo pensi che in diverso modo io voglia agire
     	della mia natura, che è grandemente e sinceramente coraggiosa in battaglia,

   3 	tu o principe dāśārha mi conosci bene per a lungo aver soggiornato con me,
     	o può essere che non mi conosci, come uno che nuoti nell'acqua senza barca,
     	perciò con improprie parole tu mi hai attaccato,

   4 	qualcuno sapendo che io sono Bhīmasena o mādhava, come
     	può dire queste improprie parole che tu ti senti il dovere di dirmi?

   5 	perciò io ti dirò queste parole o rampollo dei vṛṣṇi,
     	la mia valentìa e forza non ha uguali in altre persone,

   6 	pur essendo sempre un'azione non nobile la lode di sé stesso,
     	mi sia perdonato il peccato, ma parlerò della mia forza,

   7 	guarda o Kṛṣṇa il cielo e la terra, in cui vivono tutte le creature,
     	essi sono inamovibili e infiniti, e sostegno e madri di tutto,

   8 	se questi due improvvisamente si scontrasseso come due rocce,
     	io potrei trattenerli con le mia braccia coi loro mobili e immobili,

   9 	guarda l'interno delle mia braccia come barre d'acciaio,
     	io non vedo un uomo che afferrato possa liberarsi, 

  10 	l'himavat, e l'oceano e lo stesso uccisore di Bala, armato della folgore,
     	nemmeno questi tre potrebbero salvare l'afferrato da me, in possesso della mia forza,

  11 	io potrei combattere contro tutti gli kṣatriya armi in pugno contro i pāṇḍava,
     	e salire col mio piede su di loro a terra,

  12 	tu non conosci la mia valentìa o incrollabile,
     	e come da me furono vinti e ridotti in soggezione i sovrani,

  13 	anche se tu non mi conosci, splendente come il sole che sorge,
     	quando sarò completamente intento a combattere, tu mi conoscerai o Janārdana,

  14 	perché mi hai offeso con mali parole, come un ago fa con un tumore o senza-colpe,
     	io parlo secondo la mia opinione, ma sappi che io sono superiore a ciò,

  15 	e lo vedrai quanto sarò impegnato a combattere il giorno in cui vi sarà la guerra,
     	io respingerò gli elefanti, e i guerrieri sui carri coi loro auriga, 

  16 	e così mi vedrai furioso uccidere gli uomini, quei tori fra gli kṣatriya,
     	tu, e pure il mondo mi vedrà fare a pezzi i migliori dei migliori,

  17 	non mi mancheranno le forze, e non tremerà il mio cuore,
     	io non temo in me neppure l'intero mondo infuriato,

  18 	comunque e per compassione la mia amicizia o uccisore di Madhu,
     	io sopporto ogni offesa, purché i bhārata non periscano.”
     


                              LXXV


   1 	il Beato disse:
     	“ volendo conoscere la tua natura io amichevolemente ho parlato,
     	non con rimprovero, non per insegnare, non con ira, né per puro parlare,

   2 	io conosco la tua grandezza, e conosco pure, quanta forza è in te,
     	e conosco le tue imprese, io non ti sdegno,

   3 	e come tu mostri in te una virtuosa condotta o pāṇḍava,
     	e io onoro in te anche migliaia di qualità,

   4 	come la tua nascita è in una nobile stirpe, onorata da tutti i re,
     	così tu sei tale, con parenti e amici o Bhīma,

   5 	quelli che desiderano conoscere un dharma dubbio o ventre-di-lupo,
     	che siano dèi o uomini, non trascurano il giusto metodo,

   6 	stabilita una causa dei successi e fortune dell'uomo,
     	quella stessa è pure della sua rovina, incerto è l'agire umano,

   7 	differentemente da quanto conoscono i saggi che vedono i peccati,
     	le cose procedono come spinte dai venti, 

   8 	pur ben pensata, e ben condotta e propriamente effettuata,
     	l'azione fatta dagli uomini è contrastata dal destino,

   9 	e pure quell'azione non prodotta dal destino, viene distrutta dall'uomo,
     	come il freddo il caldo, e la pioggia la fame e la sete o bhārata,

  10 	e quanto altro viene compiuto dall'uomo di ferma natura,
     	quando non ne è impedito lo è per pura fortuna,

  11 	non altrimenti vi è la sussistenza al mondo che con l'azione o pāṇḍava,
     	e così sia certa l'opinione che il frutto dipenda dalle due cose,

  12 	chi ha questa ferma opinione, si impegna nelle azioni,
     	e non si ferma nell'insucceso, e non si entusiasma nel successo,

  13 	questo era il senso del mio disrsorso o Bhīmasena,
     	non si deve pensare che solo il successo vi sarà nella guerra coi kuru,

  14 	e non sia troppo legato da lacci, nell'avvenuta contrarietà,
     	e non cada in depressione o nella stanchezza, per questo io ti parlo,

  15 	domani raggiunta la corte di Dhṛtarāṣṭra, o pāṇḍava,
     	mi sforzerò di fare la pace, parlando in vostro favore,

  16 	se essi faranno la pace allora infinita sarà la mia gloria,
     	e avrò compiuto i vostri desideri, e quanto è meglio per loro,

  17 	se i kuru non approveranno le mie parole e non le seguiranno,
     	una crudele guerra sarà là compiuta da loro,

  18 	di questa guerra o Bhīmasena a te il peso è assegnato,
     	e il peso sarà anche portato da Arjuna e condotto da altra gente,

  19 	io l'auriga sarò di Bībatsu, quando vi sia la guerra,
     	è il desiderio del conquista-ricchezze, e neppure io desidero di non combattere,

  20 	perciò io dubitando delle tua decisione o ventre-di-lupo,
     	e colpendoti con forti parole, voglio riaccendere la tua forza.”
     


                              LXXVI


   1 	Arjuna disse:
     	“ da Yudhiṣṭhira è stato detto quanto si deve dire, o Janārdana,
     	ma udite le tue parole, mi sembra o tormenta-nemici,

   2 	che pensi che qui non sia facile fare la pace, o potente,
     	o per l'avidità di Dhṛtarāṣṭra, o per una debolezza che lo sovrasta,

   3 	infruttuoso ritieni, pure l'ardimento dell'uomo,
     	né che nell'agire il frutto sia raggiunto dalla posseduta valentìa,

   4 	quello che hai detto può essere così e può non esserlo,
     	nulla infatti appare essere così inottenibile,

   5 	tu pensi a qualche nostra difficoltà, e per chi per primi il male 
     	compirono, che nel loro agire non sia unito il frutto,

   6 	ciascuna azione intrapresa, o potente, può avere frutto,
     	e perciò Kṛṣṇa impegnati perché vi sia gioia coi nemici,

   7 	e tu sei il migliore amico dei kuru e dei pāṇḍava,
     	come il valoroso Prajāpati lo è di dèi e asura,

   8 	impegnati per il benessere di kuru e pāṇḍava,
     	io non penso che per te sia difficile compiere il nostro bene,

   9 	così sia da te compiuto quando si deve compiere o Janārdana,
     	e andando là tu lo compirai senza dubbio, 

  10 	e se diversamente da quanto desidera quel malvagio o valoroso,
     	la cosa sarà, tutto sarà come tu desideri fare,

  11 	sicurezza vi sia tra noi e loro, o quanta tu desideri compierne,
     	sia compiuto quanto tu desideri, o Kṛṣṇa tu sei il nostro guru,

  12 	quel malvagio non merita forse la morte con figli e parenti?
     	lui che vedendo la prosperità del dharmarāja non la sopportava?

  13 	e quell'inganno che fece di nascosto al quel virtuoso o uccisore di Madhu,
     	con imbroglio e crudeltà portandogliela via in una partita a dadi truccata,

  14 	come un uomo nato tra gli kṣatriya, possessore di un arco,
     	sfidato può rifiutarsi, anche a costo di perdere la vita?

  15 	vedendoci vinti ingiustamente, ed esiliati nella foresta,
     	appariva a me o vṛṣṇi che Suyodhana dovesse essere ucciso,

  16 	non è straordinario quanto tu o Kṛṣṇa, desideri compiere per amicizia,
     	ma come puo farsi questa cosa sia con la dolcezza che no?

  17 	o se tu credi che sia meglio la loro totale uccisione,
     	che ciò sia compiuto rapidamente, senza altra discussione da parte tua,

  18 	tu conosci come Draupadī, da quell'animo malvagio,
     	fu tormentata in mezzo all'assemblea, e pure questo fu sopportato,

  19 	che proprio lui rettamente si comporti verso i pāṇḍava o mādhava,
     	io non lo credo veramente, come fosse un seme gettato in un terreno salino,

  20 	perciò quanto tu pensi sia adatto ai pāṇḍava e quanto a loro utile,
     	questo compi rapidamente, o vṛṣṇi, che noi lo faremo subito dopo.”
     


                              LXXVII


   1 	il Beato disse
     	“ questo o grandi-braccia così come tu hai detto o pāṇḍava,
     	dipende tutto o Bībhatsu, da due azioni,

   2 	un campo ben tenuto e coltivato praticando l'aratura,
     	senza pioggia o kuntīde mai puo ritornare frutti,

   3 	si dice che là dove con sforzo e valentìa sia praticata l'irrigazione,
     	anche là con certezza si manifesti la siccità compiuta dal fato,

   4 	questo è stato accertato con intelligenza anche dalle antiche grandi anime,
     	le vicende del mondo sono unite al destino e all'umano,

   5 	io farò il massimo di quanto possa fare un uomo,
     	ma io non sono in grado in alcun modo di controllare il destino, 

   6 	quel malvagio, agisce trascurando dharma e verità,
     	e non si rammarica per una impresa di tal fatta,

   7 	e pure i suoi consiglieri fanno diventare peggiore la sua disposizione,
     	Śakuni, e il figlio del sūta, e pure il fratello Duḥśāsana,

   8 	egli mai farà la pace lasciando il regno,
     	eccetto che alla morte o pṛthāde, Suyodhana coi suoi parenti,

   9 	e neppure il dharmarāja vuole abbandonarsi alla sottomissione,
     	chiedendo il regno, ma quel malvagio non lo darà,

  10 	tu ritieni che non si debba dirgli i voleri di Yudhiṣṭhira,
     	e la sua intenzione qui pronunciata dal dharmarāja o bhārata,

  11 	e quel malo kaurava tutto questo non farà,
     	e quando non lo farà, egli sara punibile con la morte davanti al mondo,

  12 	per me e per l'universo deve essere ucciso o bhārata, lui
     	da cui fin dalla fanciullezza voi tutti siete stati offesi,

  13 	rapinato con l'inganno fu il vostro regno da quel malvagio,
     	non si pacificava quel malo vedendo la prosperità di Yudhiṣṭhira.

  14 	molte volte da lui fu tentato di separarmi da te,
     	ma io mai ho approvato il male che lui voleva fare,

  15 	tu pure o grandi-braccia conosci le sue ultime intenzioni,
     	e pure il bene che io desidero fare al dharmarāja,

  16 	conoscendo il suo intimo animo e anche il mio,
     	perché senza motivo come uno che non sa, ora parli o Arjuna?

  17 	e quanto di supremo e divino, pure questo tu conosci,
     	quanto è stabilito e ordinato, o pṛthāde come può esservi pace coi nemici?

  18 	quanto io posso fare con le parole o con l'agire o pāṇḍava,
     	io lo farò, o pṛthāde ma non spero nella pace coi nemici,

  19 	come parlò durante la razzia delle mandrie volendo una tale pace,
     	anche Bhīmasena che la chiedeva, l'anno passato sulla strada?

  20 	e allora essi furono sbaragliati da te come volevi,
     	e pure velocemente dispersi, e non ne fu contento Suyodhana,

  21 	interamente io compirò gli ordini del dharmarāja,
     	e ancora mi è evidente la malvagia azione di quel malanimo.”
     


                              LXXVIII


   1 	Nakula disse:
     	“ molte cose sono state dette dal dharmarāja o mādhava,
     	che è sapiente del dharma, e liberale, tutte piene di dharma e secondo verità,

   2 	e conosciuto il cuore del re, Bhīmasena o mādhava,
     	ha parlato di pace e della forza del suo braccio o mādhava,

   3 	e tu pure hai udito quanto detto da Phalguna, 
     	e la tua opinione o valoroso, è stata spesso da te esposta,

   4 	e udendo tutto quanto è in mente al nemico e trascurandolo, tu
     	pensi che sia giunto il momento, così agirai o migliore degli uomini,

   5 	in ciascuna occasione vi è una opinione o lunghi-capelli,
     	e al momento opportuno, l'uomo compirà il proprio dovere o uccisore di nemici, 

   6 	e di chi pensa il contrario, anche lo scopo diviene contrario, 
     	di differenti opinioni sono al mondo gli uomini o migliore degli uomini,

   7 	altre erano le opinioni quando noi vivevamo nella foresta,
     	son differenti nelle cose non accadute e differenti in quelle accadute, o Kṛṣṇa,

   8 	quando allora noi vivevamo nella foresta o vṛṣṇi,
     	l'attaccamento al regno non era così come è in questo momento,

   9 	ritornati noi dall'esilio nella foresta o valoroso hai udito che abbiamo riunito
     	sette akṣuhiṇī col tuo favore o Janārdana,

  10 	e quale uomo non tremerebbe vedendo qui armi in pugno sul campo
     	queste tigri fra gli uomini, dall'immaginabile forza e valentìa?

  11 	tu dunque in mezzo ai kuru puoi parlare con parole concilianti,
     	e con parole minacciose, in modo che il folle Suyodhana non debba tremare,

  12 	contro Yudhiṣṭhira, Bhīmasena, e contro l'invincibile Bībhatsu, 
     	e contro Sahadeva e me, e te e Rāma o lunghi-capelli,

  13 	e contro Sātyaki dal grande valore e contro Virāṭa coi suoi figli,
     	e contro Drupada coi suoi ministri, e contro Dhṛṣṭadyumna il nipote di Pṛṣata,

  14 	e contro il valoroso re dei kāśi, e Dhṛṣṭaketu il re dei cedi,
     	quale mortale di carne e sangue potrebbe combattere in battaglia?

  15 	tu recandoti là effettuerai senza dubbio 
     	meramente lo scopo desiderato o grandi-braccia, dal dharmarāja,

  16 	e Vidura e Bhīṣma e Droṇa assieme a Bāhlika,
     	e i migliori saranno capaci di capirti mentre tu parlerai o senza-macchia,

  17 	ed essi solleciteranno il sovrano Dhṛtarāṣṭra, 
     	e Suyodhana dalla malvagia condotta, coi suoi consiglieri,

  18 	e  Vidura ascoltando il discorso e tu che parlerai o Janārdana, 
     	quale argomento messo in campo, non sarà stabilito nel giusto modo?"
     


                              LXXIX


   1 	Sahadeva disse:
     	“ciò che è stato detto dal re, è il dharma eterno,
     	si deve fare la guerra così come sarà o uccisore di nemici,

   2 	se i kuru vorrando la pace coi pāṇḍava,
     	anche allora o principe dāśārha tu instaura la guerra con loro,

   3 	avendo visto la pincipessa pāñcālī tormentata davanti all'assemblea, come
     	la mia furia si può calmare senza uccidere Suyodhana?

   4 	se pure Bhīma e Arjuna o Kṛṣṇa, e il virtuoso dharmarāja,
     	abbandonano il proprio dharma io voglio combattere in battaglia con lui.”

   5 	Sātyaki disse:
     	“ il vero ha detto il grandi-braccia Sahadeva dalla grande intelligenza,
     	con la morte di Duryodhana, la mia furia troverà pace,

   6 	tu lo sai come li vedemmo nella foresta vestiti di stracci e di pelli,
     	e pure a te sorse la rabbia, scorgendo i pāṇḍava afflitti nel dolore,

   7 	perciò quanto ha detto il figlio di Mādrī, quel toro fra gli uomini,
     	è opinione e affermazione di tutti i soldati o migliore degli uomini.”

   8 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato Yuyudhāna dalla grande intelligenza,
     	un terrificante ruggito leonino, sorgeva là tra tutti i soldati,

   9 	tutti quei valorosi approvarono completamente quelle parole: 
     	“ bravo, bravo!” così desiderosi di combattere, acclamavano il nipote di Śini.
     


                              LXXX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascoltate le parole del re, appropriate e unite a dharma e artha,
     	Kṛṣṇā, sommersa dalla sofferenza, al principe dāśārha lì seduto, diceva 

   2 	quella figlia del re Drupada, dai lunghi capelli neri,
     	onorando Sahadeva e Sātyaki, grande sul carro,

   3 	e avendo visto Bhīmasena propenso alla pace era fortemente turbata,
     	e con gli occhi pieni di lacrime quella virtuosa diceva:

   4 	"tu sai o grandi-braccia, o uccisore di Madhu sapiente del dharma,
     	come con mezzi disonesti, i pāṇḍava furono privati della prosperità,

   5 	dal figlio di Dhṛtarāṣṭra, e dai suoi consiglieri o Janārdana,
     	e con quale messaggio del re Saṁjaya in privato fu istruito,

   6 	e pure tu sai o dāśārha quanto da Yudhiṣṭhira 
     	fu detto a Saṁjaya, tutto questo è stato udito da te,

   7 	'che cinque abitati siano dati a noi' così o illustrissimo,
     	' kuśasthala, vṛkasthala, āsandī, vāraṇāvata,

   8 	e una qualunque che si quinta o grandi-braccia,
     	così deve essere detto a Duryodhana e ai suoi amici o lunghi-capelli,

   9 	e anche Suyodhana non eseguisse udendole, le tue parole o Kṛṣṇa,
     	Yudhiṣṭhira pieno di modestia vorrebbe lo stesso l'accordo,

  10 	se Suyodhana o Kṛṣṇa, non volendo dare il regno, 
     	volesse un accordo, tu andando là non lo devi fare in alcun modo,

  11 	i pāṇḍava assieme agli sṛñjaya sono in grado o grandi-braccia,
     	di affrontare il tremendo e feroce esercito del figlio di Dhṛtarāṣṭra,

  12 	senza che diano i beni non è possibile che con loro vi sia alcun accordo,
     	perciò non mostrare verso di loro misericordia o uccisore di Madhu,

  13 	o ridanno i beni oppure non avranno la pace quei nemici o Kṛṣṇa,
     	ma su di loro cadrà la punizione di quelli che si vogliono salvare la vita,

  14 	perciò una grande punizione dovrai scagliare su di loro rapidamente o incrollabile,
     	tu o grandi-braccia, assieme ai pāṇḍava e agli sṛñjaya,

  15 	questa è la valentìa dei pṛthādi e sarà causa della tua gloria,
     	quando fosse effettuata o Kṛṣṇa, e sarà fonte di gioia per gli kṣatriya,

  16 	lo kṣatriya precipitato nell'avidità deve essere ucciso da uno kṣatriya,
     	che segua il proprio dharma, oppure non è uno kṣatriya,

  17 	l'eccezione verso un brahmano che sia radicato in ogni male, c'è o caro,
     	perché il brahmano è il guru di tutti i varṇa e il primo consumatore di ogni cosa,

  18 	come vi è colpa nell'uccidere uno che non lo merita, o Janārdana,
     	così vi è nel non uccidere uno che lo merita, così dicono i sapienti del dharma,

  19 	quindi agisci o Kṛṣṇa in modo che questa colpa non ti tocchi, 
     	assieme ai pāṇḍava o dāśārha e agli sṛñjaya coi loro eserciti,

  20 	e di nuovo apostrofata io dirò con fiducia o Janārdana,
     	quale donna vi è sulla terra pari a me o lunghi-capelli?

  21 	io sono la figlia del re Drupada, sorta dalla stessa vedī,
     	sorella di Dhṛṣṭadyumna e tua cara amica o Kṛṣṇa,

  22 	entrata nella stirpe dell'ājamīḍha, come nuora di Pāṇḍu grand'anima,
     	e moglie dei cinque figli di Pāṇḍu potenti come Indra stesso,

  23 	a me son nati cinque figli grandi guerrieri, dai cinque eroi,
     	e come Abhimanyu sono essi per te secondo il dharma o Kṛṣṇa,

  24 	io fui trascinata per i capelli, condotta e tormentata nell'assemblea,
     	sotto gli occhi dei figli di Pāṇḍu e tu essendo vivente o lunghi-capelli,

  25 	ed essendo vivi i kuru, i pāñcāla e anche i vṛṣṇi,
     	fui trattata da schiava là in piedi in mezzo alla sala da quei malvagi,

  26 	mentre erano immobili a sopportare guardando i figli di Pāṇḍu,
     	'salvami o govinda.' così io allora ti implorai con la mente,

  27 	allora il venerabile re mio suocero questo mi disse:
     	'scegli una grazia o pāñcālī io ritengo che tu lo meriti.'

  28 	'che i pāṇḍava siano liberi da schiavitù coi loro carri e armi.'
     	mentre io non chiedevo di essere liberata dall'esilio nella foresta o lunghi-capelli,

  29 	di tutte queste tribolazioni tu sei informato o Janārdana,
     	salvami o occhi-di-loto, con i miei mariti figli e parenti,

  30 	non sono forse io o Kṛṣṇa, di entrambi di Bhīṣma e di Dhṛtarāṣṭra, 
     	nuora? debbo diventare proprio io secondo il dharma una schiava?

  31 	onta alla forza di Bhīmasena, onta alla valentìa d'arco del pṛthāde,
     	quando Duryodhana o Kṛṣṇa vive anche solo un minuto,

  32 	se io ho il tuo favore, se tu provi compassione per me,
     	devi essere totalmente furioso verso i figli di Dhṛtarāṣṭra e ucciderli o Kṛṣṇa.”

  33 	così avendo parlato lei dagli occhi neri, i capelli bellissimi,
     	neri, morbidi e arricciati, odoranti di puro profumo,

  34 	dotati di ogni bellezza forti come lunghi serpenti,
     	al lato della testa presi, con la mano sinistra, lei dal bel culetto,

  35 	dagli occhi di loto, avvicinatasi a lui dagli occhi-di-loto con passo elefantesco,
     	Kṛṣṇā gli occhi pieni di lacrime, a Kṛṣṇa queste parole diceva:

  36 	"di questi capelli o occhi-di-loto, afferrati dalla mano di Duḥśāsana,
     	ti devi ricordare in ogni momento che voglia fare la pace coi nemici,

  37 	se Bhīma e Arjuna o Kṛṣṇa, miseri desiderano la pace,
     	il mio anziano padre coi suoi figli grandi guerrieri,

  38 	e i miei cinque figli dalla grande valentìa o uccisore di Madhu,
     	al seguito di Abhimanyu combatteranno contro i kuru,

  39 	il nero braccio di Duḥśāsana tagliato e coperto di polvere,
     	se io questo non vedrò, quale pace vi può essere nel mio cuore?

  40 	tredici anni sono trascorsi aspettando di vedere ciò,
     	fissando nel mio cuore questa rabbia, come un fuoco ardente,

  41 	e va in pezzi il mio cuore colpito dall'ingiurioso discorso di Bhīma,
     	il grandi-braccia che oggi ha deciso di seguire il dharma.”

  42 	così avendo parlato, debolmente per le lacrime in gola, ad occhi sgranati,
     	piangeva Kṛṣṇā, con suono soffocato indistinto per le lacrime,

  43 	innondando i suoi due seni, lei colle sue ampie natiche,
     	emetteva lacrime umide come fossero fuoco liquido,

  44 	a lei allora diceva il grandi-braccia, il lunghi-capelli rincuorandola:
     	"tra non molto o Kṛṣṇā vedrai piangere le donne dei bhārata,

  45 	in tal modo esse piangeranno o timida, sapendo uccisi figli e parenti,
     	uccisi gli amici, uccisi i forti contro i quali tu ti adiri o splendida,

  46 	io questo farò assieme a Bhīma ad Arjuna e i gemelli,
     	per ordine di Yudhiṣṭhira e per legge stabilita dal destino,

  47 	i figli di Dhṛtarāṣṭra destinati alla morte, non ascolteranno le mie parole,
     	giaceranno uccisi a terra divenuti cibo di cani e sciacalli,

  48 	si puo smuovere il monte himavat, la terra può andare in cento pezzi,
     	il cielo può cadere, assieme alle sue stelle, ma le mie parole non saranno vane, 

  49 	il vero io ti rivelo o Kṛṣṇā, trattieni le lacrime,
     	le donne tra non molto vedranno amici, alleati e mariti uccisi.”
     


                              LXXXI


   1 	Arjuna disse:
     	“ oggi o signore tu sei il supremo amico di tutti i kuru,
     	la pace sempre è amata da entrambe le parti,

   2 	dai pāṇḍava è stata proposta la salvezza dei figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	tu sei in grado di fare la pace con loro o lunghi-capelli,

   3 	tu in questo modo o occhi-di-loto, al furioso bhārata Suyodhana, 
     	parla del bene della pace, e di quanto altro debba dirsi o uccisore di nemici,

   4 	se la benefica salvezza da te annunciata secondo il dharma e l'artha,
     	così stabilita non accetterà quel giovane, allora cadrà in preda al destino.”

   5 	il Beato disse:
     	“ è secondo il dharma la salvezza da noi proposta ai kuru,
     	io mi metterò in viaggio per visitare il re Dhṛtarāṣṭra.”

   6 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quanto finivano le tenebre e chiaro si alzava il sole,
     	e si raggiungeva il muhūrta maitra, con sole che splendeva con dolcezza,

   7 	nel mese di kaumuda, nella costellazione revatī, a fine autunno entrando l'inverno,
     	al tempo in cui il grano è abbondante, quel potente, quel migliore dei veritieri,

   8 	ascoltando le parole amichevoli, auspicabili, dal santo suono, 
     	dei brahmani, come il Vāsava quelle dei compiaciuti ṛṣi,

   9 	compiuti i riti mattutini, lavato, purificato e adornato,
     	Janārdana venerava il fuoco e il sole,

  10 	e toccata la schiena di un toro, e salutato i brahmani onorandoli, 
     	compiuta la pradakṣiṇa attorno al fuoco, guardando davanti a cose di auspicio,  

  11 	Janārdana adempiendo alle parole del pāṇḍava,
     	si rivolgeva al nipote di Śini, a Sātyaki lì seduto:

  12 	"fai mettere sul carro la conchiglia, il disco e la mazza,
     	le faretre e la lancia, e tutte le armi,

  13 	Duryodhana è di anima malvagia, e pure Karṇa assieme al figlio di Subala,
     	e nessun nemico deve essere ignorato sia debole che più forte."

  14 	quindi conosciute le intenzioni del lunghi-capelli, gli attendenti
     	si affrettarono a portare sul carro dopo averlo aggiogato, disco, mazza, 

  15 	e quel carro splendente come il fuoco finale, come uno volante che procede a terra,
     	fornito di due ruote splendenti come sole e luna,

  16 	e adornato con lune e mezzelune, con pesci, uccelli e altri animali,
     	con vari fiori, e ovunque tempestato di gemme e perle,

  17 	splendido come il sole sorgente, grande, bello a vedersi,
     	con parti variegate d'oro e di perle, con una bandiera con bella insegna,

  18 	ben attrezzato, invincibile, coperto da una pelle di tigre,
     	capace di distruggere la gloria dei nemici, e eccitare la gioia degli yadu,

  19 	aggiogato ai cavalli di nome sainya, sugrīva, meghapuṣpa, e balāhaka,
     	lavati e adornatili, li fornirono di ogni ornamento,

  20 	ed elevando ancora la grandezza di Kṛṣṇa,
     	un grande frstuono dal re degli uccelli sull'emblema si univa al carro,

  21 	simile ad un picco del monte meru, con rumore di tamburi e di nuvole
     	saliva dunque sul carro il śauri, come un santo su un carro celeste,

  22 	quindi fatto salire Sātyaki, partiva il migliore degli uomini,
     	la terra e l'aria riempiendo col frastuono del carro,

  23 	Yama così veloce vola lasciando indietro le schiere delle nuvole,
     	e Vāyu spirava benevolo e la polvere si depositava,

  24 	e animali e uccelli felici nella stessa direzione girandogli attorno,
     	accompagnavano quel viaggio di Vāsudeva, 

  25 	e con felici suoni di piedi e ali tutt'intorno seguivano
     	l'uccisore di Madhu, gru e fagiani e oche selvatiche, 

  26 	e il fuoco nutrito con mantra rituali e grandi oblazioni, 
     	fattosi fiammeggiante con suo fumo volava sulla destra,

  27 	Vasiṣṭha e Vāmadeva, e Bhūridyumna, e Gaya e Kratha,
     	Śukra, Nārada e Valmīka, e i marut e Kuśika e Bhṛgu,

  28 	e altri ṛṣi divini e brahmani, alla destra di Kṛṣṇa fonte di gioia per gli yadu,
     	e il fratello minore del Vāsava, insieme erano radunati, 

  29 	così da queste venerabili sante schiere di grandi ṛṣi, 
     	venerato, Kṛṣṇa procedeva verso il palazzo dei kuru,

  30 	lo seguiva mentre partiva il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,
     	e Bhīmasena e Arjuna ed entrambi i pāṇḍava figli di Mādrī,

  31 	e Cekitana, e Vikrānta, e Dhṛṣṭaketu, il re dei cedi,
     	e Drupada e il re di kāśi, e Śikhaṇḍin grande sul carro,

  32 	e Dhṛṣṭadyumna e coi figli, Virāṭa assieme ai kekaya,
     	per quella impresa partirono gli kṣatriya verso un palazzo kṣatriya,

  33 	allora onorando Govinda, il dharmarāja Yudhiṣṭhira, 
     	alla presenza dei re quell'illustre diceva allora queste parole:

  34 	"lui che mai né dal desiderio, né dalla paura né dall'avidità, né da suoi vantaggi,
     	ha perseguito il male, senza brame con mente ferma, 

  35 	il lunghi-capelli saldo, sapiente del dharma, saggio fra tutti i viventi,
     	è il signore di tutti gli esseri, il potente dio degli dèi."

  36 	costui dotato di tutte le qualità, e dei segni di auspicio sul petto,
     	abbracciando, il kuntīde cominciava ad istruirlo:

  37 	“ la donna che fin dalla fanciullezza ci ha fatti crescere pur essendo debole,
     	sempre felice nella benedizione, con la sua condotta nel tapas e e nel digiuno,

  38 	felice nell'obbedienza al guru, e negli onori dovuti a dèi e ospiti,
     	amorevole coi figli, amata dai figli, e cara a noi o Janārdana,

  39 	che ci ha salvato dai pericoli di Suyodhana, o tormenta-nemici,
     	come una nave dall'oceano salva un equipaggio vicino alla morte,

  40 	lei che sempre per noi, dolori, o mādhava, 
     	ha dovuto sopportare, senza meritarlo, a lei chiedi della sua salute,

  41 	e consolala con vigore mentre è sommersa dalla sofferenza per i figli,
     	e abbracciala onorandola, e raccontale dei pāṇḍava,

  42 	fin dalle nozze, dolore da parte dei suoceri o uccisore di nemici,
     	e umiliazioni, senza meritarlo, ha dovuto vedere, ed è caduta nel dolore,

  43 	che ci sia dunque un tempo in cui sarà invertito il dolore o Kṛṣṇa,
     	in cui io possa dare felicità alla mia sofferente madre o uccisore di nemici,

  44 	ella con amore per i figli per compassione ci seguiva nell'esilio,
     	e lasciandola piangente noi entrammo nella foresta,

  45 	dunque non si muore per i dolori, se lei ancora vive o lunghi-capelli,
     	così soffrendo aspramente per l'ansia dei figli, essa è onorata dagli ānarta,

  46 	la devi salutare con onore o Kṛṣṇa, per mio desiderio o illustre,
     	e pure il kaurava Dhṛtarāṣṭra e i re che ci sono superiori per età,

  47 	e Bhīṣma e Droṇa, e Kṛpa e il grande re dei bāhlika,
     	e il figlio di Droṇa e Somadatta e tutti i bhārata singolarmente,

  48 	e Vidura quel grande saggio, consigliere dei kuru,
     	dalla profonda intelligenza, sapiente del dharma, abbraccia o uccisore di Madhu.”

  49 	così avendo parlato Yudhiṣṭhira al lunghi-capelli, davanti ai re,
     	col suo permesso ripartiva dopo aver fatto a Kṛṣṇa la pradakṣiṇa,

  50 	e ripartendo Bībhatsu, all'amico, a quel toro fra gli uomini
     	all'invincibile dāśārha, uccisore di eroi nemici diceva:

  51 	“ la condotta che da noi è stata decisa dopo consiglio,
     	che ci sia dato metà del regno o Govinda, è conosciuta da tutti i re,

  52 	se senza ostacoli ce lo darà e trattandoti con onore,
     	ne sarò compiaciuto e si libereranno dal grande pericolo,

  53 	ma se il figlio di Dhṛtarāṣṭra agirà in altro modo, da esperto di espedienti,
     	io allora compirò la distruzione degli kṣatriya o Janārdana.”

  54 	così avendo parlato il pāṇḍava si rallegrava ventre-di-lupo,
     	e quel pāṇḍava di minuto in minuto cadeva in preda all'ira,

  55 	e agitato il kuntīde, emetteva grandi urla,
     	avendo udite le parole del conquista-ricchezze, la mente presa da violenta gioia,

  56 	e udite le sua urla i guerrieri gridarono insieme,
     	e tutti i gli animali da tiro, emisero feci e urine, 

  57 	così avendo parlato al lunghi-capelli, e pronunciata la sua promessa,
     	chiesto il suo permesso per il ritorno, abbracciava Janārdana,

  58 	e tornati indietro tutti i re, Janārdana,
     	velocemente ripartiva gioioso, trasportato da sainya e da sugrīva,

  59 	quei cavalli di Vāsudeva, incitati da Dāruka,
     	quasi bevevano la strada e inghiottivano il cielo,

  60 	quindi sulla via il lunghi-capelli dalle grandi braccia scorgeva dei ṛṣi,
     	accesi della luce del brahman fermi sui due lati della via,

  61 	Janārdana facendo rapidamente fermare il carro li salutava onorevolmente,
     	e rivolgendosi a loro tutti venerava quei ṛṣi secondo le regole:

  62 	“vi è dunque del bene tra i mondi? il dharma è ben radicato?
     	i tre varṇa sono ossequiosi ai brahmani?”

  63 	e unitosi a loro l'uccisore di Mādhu pronunciava questa venerazione:
     	"dove praticate la perfezione? qual'è la vostra destinazione?

  64 	e cosa avete da compiere?  e cosa posso fare per voi?
     	in quale scopo siete voi impegnati sulla faccia della terra?"

  65 	allora avvicinatosi all'uccisore di Mādhu diceva il figlio di Jamadagni,
     	abbracciando Govinda quell'amico dei virtuosi: 

  66 	“i virtuosi ṛṣi divini, i brahmani molto eruditi,
     	e i ṛṣi regali, o dāśārha, e gli onorati asceti,

  67 	testimoni delle antiche imprese di dèi e asura, o splendido,
     	desiderano vedere i principi  kṣatriya riuniti da tutte le parti  

  68 	e i re presenti all'assemblea e tu che sei la verità o Janārdana,
     	noi andiamo a vedere questo grande spettacolo o lunghi-capelli,

  69 	vogliamo udire quei discorsi pieni di dharma e artha o mādhava,
     	che tu dirai ai kuru, in mezzo a quei re, o tormenta-nemici,

  70 	a cominciare da Bhīṣma e da Droṇa e dal grande saggio Vidura, 
     	che tu incontrerai o tigre degli yādava, in quell'assemblea,

  71 	le tue divine parole là, e le loro o mādhava,
     	sincere e sublimi, vogliamo udire noi, o Govinda, 

  72 	ti salutiamo o grandi-braccia, ci vedremo di nuovo,
     	parti indisturbato, o valoroso, ti rivedremo giunto all'assemblea.”
     


                              LXXXII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	dieci grandi guerrieri, uccisori di eroi nemici, armi in pugno,
     	seguivano il grandi-braccia il figlio di Devakī sul suo cammino,

   2 	e migliaia di fanti e cavalieri o tormenta-nemici,
     	e larghe salmerie, o re, e centinaia di altri servi.

   3 	Janamejaya, disse:
     	“ in che modo viaggiava il grand'anima, il dāśārha, l'uccisore di Madhu?
     	e quali auspici apparvero a quel potente mentre viaggiava?”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	i portenti che vi furono lungo il viaggio di quel grand'anima,
     	da me ascoltali, che furono divini, segnati dal fato e miracolosi,

   5 	senza nuvole, il rumore del tuono coi suoi lampi sorgeva,
     	e poi cadeva violenta la pioggia a cielo sereno,

   6 	i grandi fiumi a cominciare dal sindhu scorrevano verso ovest invece che a est,
     	tutte le regioni ne erano mutate e nessuna si riconosceva,

   7 	fiammeggiavano i fuochi o re, e la terra tremava,
     	pozzi e cisterne a centinaia, emettevano acque,

   8 	e totalmento avvolto dalle tenebre era l'intero universo, 
     	e nessuna direzione si scorgeva per la polvere,

   9 	si sentivano grandi voci in cielo, ma non si vedeva alcun corpo,
     	e in tutti i luoghi o re, questo portento appariva,

  10 	e un vento da est a ovest tormentava hāstinapura,
     	violento abbattendo mucchi di alberi, con terribile frastuono,

  11 	ma in ogni luogo quel vṛṣṇi aveva a passare o bhārata,
     	in ciascun luogo c'era una felice brezza, e tutto era di auspicio,

  12 	pioveva una pioggia di fiori, e loti di vario tipo,
     	agevole era la via e senza intoppi, priva di erbe e spine,

  13 	il grandi-braccia procedendo, qua e là o re, un brahmano
     	venerava, con benefiche offerte di miele e latte, quel donatore di ricchezze, 

  14 	e le donne sulla via gettavano su quel grand'anima, fiori selvatici profumatissimi,
     	avvicinandosi a quell'essere contento del bene di tutti i viventi,

  15 	egli attraversava ridenti campi coltivati, coperti di ogni genere di grano,
     	felici, supremamente consoni al dharma o toro dei bhārata,

  16 	e vedendo molte mandrie, villaggi ridenti, che allargano i cuori,
     	e antichi e vari regni attraversando, 

  17 	sempre contento e benevolente, guardando ai bhārata,
     	non era agitata dall'esercito nemico né sospettosa di inganni,

  18 	la folla, i cittadini di upaplavya, usciti dalla città,
     	sulla via aspettavano insieme, ovunque per vederlo,

  19 	tutti loro, veneravano quel bel nome come fosse il luminoso Agni acceso,
     	e lo veneravano come fosse giunto un ospite della regione,

  20 	raggiunta vṛkasthala, il lunghi-capelli, uccisore di valenti nemici,
     	calando i raggi del sole, al tramonto divenne rosso,

  21 	e sceso dal carro, rapidamente compiute le purificazioni secondo le regole,
     	ordinato di togliere i cavalli dai carri, sedeva in pausa,

  22 	Dāruka sciolti i cavalli, e agendo secondo gli ordini,
     	ne toglieva interamente le protezioni, e li lasciava liberi,

  23 	e avvenuto tutto questo, l'uccisore di Madhu diceva:
     	“per compiere gli affari di Yudhiṣṭhira qui ci fermereno la notte.”

  24 	conosciuta la sua decisione, gli uomini si accamparono,
     	e rapidamente si procurarono saporiti cibi e bevande,

  25 	in questo abitato i preminenti erano dei brahmani o sovrano, 
     	nobili, di buona stirpe, modesti, impegnati nella condotta brahmanica,

  26 	essi avvicinatesi al grand'anima, all'uccisore di nemici, al signore-dei-sensi,
     	gli porsero secondo le regole, la loro venerazione unita ad auguri e benedizioni,

  27 	essi dopo aver venerato il dāśārha, venerato da tutti i mondi,
     	offrivano al grand'anima una residenza per la notte,

  28 	e rispondendo a loro: “sia fatto”, onorandoli secondo il merito,
     	recandosi alla loro casa, ritornava ancora assieme a loro,

  29 	e avendo nutrito bellamente quei brahmani e là il lunghi-capelli,
     	egli stesso mangiando insieme a tutti loro, trascorreva felicemente la notte.
     


                              LXXXIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi da corrieri avendo saputo che stava arrivando l'uccisore di Madhu,
     	Dhṛtarāṣṭra diceva a Bhīṣma dopo aver onorato quel grandi-braccia,

   2 	e a Droṇa e a Saṁjaya e al grande saggio Vidura,
     	e a Duryodhana coi suoi consiglieri coi capelli ritti questo diceva:

   3 	“di uno straordinario portento si sente o rampollo dei kuru,
     	donne, e fanciulli e anziani ne parlano di casa in casa,

   4 	e altri ne parlano con rispetto, e altri ancora riuniti insieme,
     	e parole si sentono ai crocicchi, e nei luoghi di riunione,

   5 	il potente dāśārha sta arrivando per conto dei pāṇḍava,
     	l'uccisore di Madhu, ovunque viene da noi onorato e venerato,

   6 	in quanto ché egli è il signore degli esseri del mondo,
     	nel mādhava vi è fermezza e valore, saggezza e potenza,

   7 	egli è il migliore degli uomini onorabili, egli è il dharma eterno,
     	con felicità sia venerato e chi non lo venera sia infelice,

   8 	se il dāśārha, uccisore di nemici è soddisfatto dei nostri servizi
     	tutte le nostre aspettative interamente otterremo fra tutti i re,

   9 	appronta oggi stesso ogni cosa per venerarlo, o tormenta-nemici,
     	dei padiglioni lungo la via siano preparati forniti di ogni cosa desiderabile,

  10 	e quale piacere per lui o grandi-braccia, nasca in te,
     	con questo agisci o figlio di Gāndhārī, o come Bhīṣma creda meglio.”

  11 	allora tutti a cominciare da Bhīṣṁa al sovrano di genti a Dhṛtarāṣṭra,
     	parlano supremamente approvando le sue parole,

  12 	e conosciuta la loro approvazione, il re Duryodhana allora,
     	comincia a ordinare le fondazioni di piacevoli padiglioni,

  13 	distribuendoli allora tra i luoghi più ameni,
     	molti padiglioni costruiscono pieni di ogni pietra preziosa,

  14 	dotati di variegati giacigli di varie qualità,
     	donne profumi, ornamenti ed eleganti vestimenti,

  15 	saporiti cibi e bevande, e vari altri beni,
     	e ghirlande profumate, questo il re forniva allora,

  16 	e particolarmente il padiglione per soggiornare nell'abitato di vṛkasthala,
     	il re kaurava approntava con molti preziosi meravigliosi,

  17 	tutto questo approntato, adeguato ad un dio, più che umano, 
     	il re Duryodhana informava Dhṛtarāṣṭra allora,

  18 	il lunghi-capelli comunque a tutti quei padiglioni e alle varie gemme
     	senza aver dato uno sguardo, entrava il dāśārha nella residenza dei kuru.
     


                              LXXXIV


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ da upaplavya o kṣattṛ, è qui arrivato Janārdana,
     	sta passando la notte a vṛkasthala, e domani sarà qui,

   2 	il sovrano degli āhuka, il primo di tutti i veritieri,
     	dalla grande mente, dal grande valore, Janārdana il più grande,

   3 	fratello e protettore è il mādhava della prospera discendenza dei vṛṣṇi,
     	quel venerabile è pure il patriaraca dei tre mondi,

   4 	i vṛṣṇi e gli andhaka seguono la saggezza di lui benevolente, 
     	come gli āditya, i vasu e i rudra fanno con la saviezza di Bṛhaspati,

   5 	a lui venerazione io offrirò, al dāśārha grand'anima,
     	ascolta o sapiente del dharma, quello che dirò davanti a te,

   6 	io darò a lui sedici carri d'oro, aggiogati a quattro,
     	splendidi destrieri, nativi di bāhli, dal manto nero di unico colore,

   7 	io darò al lunghi-capelli, otto elefanti da battaglia,
     	dalle lunghe zanne, sempre furiosi, e otto guidatori uno per ciascuno,

   8 	io darò a lui cento schiave senza figli, bellissime,   
     	splendenti d'oro, e altrettanti schiavi,

   9 	io gli darò diciottomila coperte di lana,
     	meravigliose a toccarsi, portate dai montanari,

  10 	e migliaia di pelli originarie della cina
     	io gli offrirò pure secondo quanto merita il lunghi-capelli,

  11 	e una perla che di grande luce, pura, splende giorno e notte, 
     	anche questa io gli offrirò che pure il lunghi-capelli merita,

  12 	e un carro che percorre quattordici yojana al giorno,
     	aggiogato a muli io gli darò anche,

  13 	e a quanti veicoli lui ha e quanti uomini,
     	io fornirò a lui sempre cibo delle otto qualità regali,

  14 	e tutti i miei figli e nipoti, eccetto Duryodhana, 
     	 andranno incontro al dāśārha adornati con carri puliti,

  15 	e mille gentildonne ben adornate, dal bellissimo viso,
     	a piedi andranno incontro al gloriosissimo lunghi-capelli,

  16 	e quelle che usciranno dalla città per vedere Janārdana,
     	andrando a vederlo queste fanciulle e nobildonne senza girarsi,

  17 	e le genti della città, mogli, mariti e figli, 
     	guardino all'uccisore di Madhu, grande anima, come al luminare,

  18 	grandi stendardi e bandiere, siano apparecchiate in ogni luogo,
     	si ordina che spuzzate di acqua e spazzate siano le strade che lui percorre, 

  19 	la dimora di Duḥśāsana che è meglio di quella di Duryodhana,
     	sia rapidamente preparata per lui, pulendola e adornandola,

  20 	questa è dotata di terrazze di bellisima fattura,
     	e benefica e piacevole, in ogni stagione, e piena di ricchezze,

  21 	tutti imiei tesori e quelli di Duryodhana sono in questa dimora,
     	ed ogni cosa che meriti il vṛṣṇi io la fornirò senza dubbio.”
     


                              LXXXV


   1 	Vidura disse:
     	“ o re tu sei stimato e pure molto rispettato nel trimundio,
     	e onorato sei al mondo e celebrato o bhārata,

   2 	quanto tu affermi in queste circostanze, essendo tu nell'età anziana,
     	o dalle scritture o dal tuo intelletto, proviene, tu invero sei un potente anziano,

   3 	come la luce nel sole lassù in cielo, come una grande onda nell'oceano,
     	il dharma si trova grande in te o re, così affermano i viventi,

   4 	sempre il mondo è illuminato dalle tue qualità o principe,
     	dunque impegnati sempre a proteggere le tue qualità assieme ai tuoi parenti,

   5 	pratica l'onestà, non fare a pezzi per la paura,
     	il regno, i figli, i nipoti gli amici e quanti ti sono più cari,

   6 	quanto tu vuoi dare a Kṛṣṇa come ospite o re, è molto,
     	ma questo e altro il dāśārha merita, pure l'intera terra,

   7 	ma io colgo la verità in te, tu non vuoi dare a Kṛṣṇa
     	per il dharma o per rendegli un piacere,

   8 	questa è menzogna camuffata, è un inganno questo omaggio,
     	io conosco il tuo cuore o re, nascosto dietro questa esterna azione,

   9 	i cinque pāṇḍava vogliono avere cinque abitati o sovrano,
     	ma tu non vuoi darli a loro, chi dunque farà la pace?

  10 	tu vuoi portar via con arte il grandi-braccia, il vṛṣṇi,
     	ai pāṇḍava e con questo mezzo vuoi distruggerli,

  11 	ma non è possibile con le ricchezze, nè con altri mezzi, né con la calunnia,
     	separarlo dal conquista-ricchezze, io ti dico la verità,

  12 	io conosco la grandezza di Kṛṣṇa, e conosco la sua ferma fede,
     	io conosco l'attaccamento che ha per lui il conquista-ricchezze pari alla vita stessa,

  13 	null'altro che l'acqua dal vaso ospitale, per lavarsi i piedi,
     	null'altro che la domanda sulla salute accetterà Janārdana,

  14 	quanto di caro e ospitale onore merita il grand'anima,
     	tanto a lui sia offerto o re, merita onore Janārdana,

  15 	aspettandosi sicurezza il lunghi-capelli viene presso i kuru,
     	e con ogni mezzo che noi abbiamo, prepara la cosa,

  16 	il dāśārha vuole la pace tra te, e tra Duryodhana,
     	e i pāṇḍava o re dei re, e dunque accogli le sue parole,

  17 	padre tu sei e anziano, e loro figli tuoi e giovani, 
     	agisci da padre verso di loro, e loro vivano come figli.”
     


                              LXXXVI


   1 	Duryodhana disse:
     	“quanto ha detto Vidura di Kṛṣṇa si sa che è tutto vero,
     	attaccato è Janārdana e non si può dividerlo dal pṛthāde,

   2 	quanto io possa dare a Janārdana di ricchezze associate ad onori,
     	e di vario genere o re dei re, io non la darò in alcun modo,

   3 	non lo merita il lunghi-capelli, non in questo tempo e luogo,
     	Adhokṣaja, penserà o re, che per paura io lo onori,

   4 	e laddove egli sia trascurato dagli kṣatriya, o signore di popoli, 
     	questo il saggio non lo deve fare, questa è la mia ferma opinione,

   5 	Kṛṣṇa dagli occhi-di-loto, è il dio più venerato,
     	dei tre mondi, questo sempre è risaputo da me,

   6 	io non gli darò quanto sia inopportuno o illustre,
     	sorta la frattura, egli non si contenterà della neutralità.”

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Bhīṣma il patriarcadei kuru, avendo udite quelle sue parole, 
     	al re figlio di Vicitravīrya queste parole diceva:

   8 	" onorato o anche non onorato, non si infurierà Janārdana,
     	nessuno può offenderlo, o anche essere offeso, dal lunghi-capelli,

   9 	quanto tu hai intenzione di fare o grandi- braccia, sia fatto al suo arrivo,
     	con nessun mezzo è possibile che qualcuno agisca altrimenti,

  10 	quanto il grandi-braccia dirà, questo sia compiuto senza esitazione,
     	attraverso la mediazione di Vāsudeva si faccia velocemente pace coi pāṇḍava,

  11 	secondo il dharma e l'artha, quell'anima giusta di Janārdana certamente parlerà,
     	a lui bisogna dire dolci parole, da parte tua e dei tuoi parenti.”

  12 	Duryodhana disse:
     	“ non vi è mezzo alcuno o re, per cui io la mia esclusiva ricchezza
     	con loro possa dividere, vivendo tra i viventi o patriarca,

  13 	questa grande cosa io farò, ascolta quanto ho pensato, 
     	ultimo rifugio dei pāṇḍava io imprigionerò Janārdana,

  14 	lui imprigionato lo saranno anche i vṛṣṇi sulla terra,
     	e i pāṇḍava e i vidheya, e domani egli verrà da me,

  15 	e in modo che qui non si accorga rettamente dell'inganno Janārdana,
     	e non ci venga nessun danno, tu mi devi dire come.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	sentite queste terribili parole riguardanti Kṛṣṇa,
     	Dhṛtarāṣṭra, coi suoi consiglieri, divenne agitato ed abbattuto,

  17 	e allora queste parole diceva Dhṛtarāṣṭra a Duryodhana:
     	“non parlare così o signore dei viventi, questo non è il dharma eterno,

  18 	messaggero è il signore-dei-sensi, e parente caro a noi,
     	mai fece del male ai kuru, come può meritare la prigionia?”

  19 	Bhīṣma disse:
     	“perverso è questo tuo figlio dai folli pensieri o Dhṛtarāṣṭra,
     	sceglie il contrario del bene, e non il bene che gli chiedono le schiere degli amici,

  20 	e tu pure lo segui, rigettando le parole degli amici,
     	questo malvagio, inoltrato su una cattiva strada inseguendo il male,

  21 	attaccando Kṛṣṇa dall'instancabile agire, questo sciocco folle
     	di tuo figlio, coi suoi accoliti, per molto tempo non vivrà,

  22 	di questo insano ingannatore e malvagio, che ha abbandonato il dharma,
     	io non posso sentire alcun discorso così pieno di assurdità.”

  23 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così con grande ardore avendo parlato l'anziano, il migliore dei bhārata,
     	con ciò, alzandosi Bhīṣma, dal sincero coraggio ne ne andava.
     


                              LXXXVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il giorno dopo alzatosi Kṛṣṇa compiva tutti i riti mattutini,
     	e col permesso dei brahmani partiva verso la città,

   2 	e preso congedo da quel grandi-braccia che stava per partire, allora o sovrano, 
     	tutti i cittadini di vṛkasthala, ritornarono indietro,

   3 	intanto i figli di Dhṛtarāṣṭra adornati gli andavano incontro sul cammino,
     	tutti a cominciare da Bhīṣma, da Droṇa e da Kṛpa, ma senza Duryodhana, 

   4 	e moltissimo cittadini o re, che volevano vedere il signore-dei-sensi,
     	alcuni con veicoli di vario genere, e altri a piedi,

   5 	egli raggiunto sulla via da Bhīṣma dall'infaticabile agire,
     	e da Droṇa e dai figli di Dhṛtarāṣṭra, da loro accompagnato andava in città,

   6 	e la città era adornata in onore di Kṛṣṇa,
     	le strade erano state spazzate, e ricoperte di varie gemme,

   7 	e nessuno o re, era rimasto nelle case allora o toro dei bhārata,
     	né donna né vecchio né fanciullo, tutti per vedere Vāsudeva,

   8 	e gli uomini non si assembravano sulla via lungo la strada della reggia,  
     	ed erano moltissimi o re, mentre entrava il signore-dei-sensi,

   9 	e le grandi case che erano piene delle donne più in vista,
     	quasi tremanti per il peso, apparivano sul terreno,

  10 	e i cavalli di Vāsudeva nel loro moto,
     	perdevano il passo, sulla via della reggia piena di gente,

  11 	quel tormenta nemici, dagli occhi di loto alla fine entrava
     	nel bianco palazzo di Dhṛtarāṣṭra, adornato di terrazze, 

  12 	le tre recinzioni del palazzo reale, attraversando il lunghi-capelli, 
     	quell'uccisore di nemici incontrava il re figlio di Vicitravīrya,

  13 	e il sovrano che ha la saggezza per vista, andava incontro al dāśārha,
     	assieme a Droṇa e a Bhīṣma, alzandosi quel glorioso,

  14 	e Kṛpa e Somadatta, e il grande re dei bāhlika,
     	tutti si mossero dai seggi per venerare Janārdana,

  15 	quindi avendo raggiunto il re gloriosissimo Dhṛtarāṣṭra,
     	il vṛṣṇi rendeva onore a Bhīṣma, con gentili parole,

  16 	e accompagnandosi a loro secondo il giusto ordine l'uccisore di Madhu,
     	là il mādhava, si incontrava coi re secondo la loro età,

  17 	quindi incontrava Droṇa col figlio, e il glorioso re dei bāhlika,
     	e Kṛpa e Somadatta, ancora incontrava Janārdana,

  18 	colà vi era un prezioso e bello, grande seggio d'oro,
     	e per ordine di Dhṛtarāṣṭra là sedeva l'incrollabile,

  19 	e una vacca e miele e latte, e l'acqua lustrale a Janārdana
     	portarono secondo le giuste regole, i capellani di Dhṛtarāṣṭra,

  20 	e Govinda avuta l'ospitalità ridendo con tutti i kuru,
     	sedeva con intimità circondato dai kuru,

  21 	quel glorioso venerato e onorato da Dhṛtarāṣṭra,
     	l'uccisore di nemici, chiedeva al re il permesso di ritirarsi,

  22 	e incontratosi secondo el regole coi kuru nella loro assemblea,
     	il mādhava si fermava nella piacevola dimora di Vidura,

  23 	e Vidura avvicinando Janārdana con ogni rispetto,
     	venerava il dāśārha seduto con tutti i conforti,

  24 	e Vidura esperto di ogni dharma, compiuta l'ospitalità a Govinda,
     	chiedeva all'uccisore di Madhu della salute dei pāṇḍava,

  25 	e sapendo amorevole e amichevole, e saggio, quel migliore dei savi,
     	e sempre intento al dharma, e intelligente e senza peccati,

  26 	il dāśārha tutto quanto stavano preparando i pāṇḍava, diffusamente
     	raccontava allo kṣattṛ, sapendo egli vedere ogni cosa davanti agli occhi.
     


                              LXXXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi avendo incontrato Vidura, janārdana nel pomeriggio
     	dalla sorella del padre si recava Govinda, uccisore di nemici,

   2 	ella vedendo arrivare Kṛṣṇa bello e splendente come il sole,
     	al collo abbracciandolo, Pṛthā lanciava un grido pensando ai pṛthādi suoi figli,

   3 	avendo visto Govinda agire in mezzo e assieme a loro nella loro vita,
     	a lungo il vṛṣṇi, Pṛthā lasciava cadere qualche lacrima,

   4 	ella diceva a Kṛṣṇa seduto al signore di eserciti, compiuti i riti ospitali,
     	col viso innondato e segnato dalle lacrime: 

   5 	“quelli che fin dalla fanciullezza furono intenti all'obbedienza al guru,
     	amici vicendevoli, di uguali intenti e pensieri,

   6 	con la frode scacciati dal regno, senza meritarlo, esiliati nei boschi,
     	sempre privi di ira o gioia, pii, di sincera parola,

   7 	i pṛthādi trancurando piaceri e felicità, mi lasciarono piangente, 
     	e andando nella foresta portarono via il mio cuore dalla radice,

   8 	i pāṇḍava, grandi anime, non meritandolo, o lunghi-capelli,
     	come vissero nella grande foresta, piena di tigri leoni ed elefanti?

   9 	abbandonati dal padre in fanciullezza, essi da me furono sempre allevati,
     	non essendo presente il loro padre, come vissero nella grande foresta?

  10 	con suoni di conchiglie e tamburi, e pure con strumenti di canne,
     	i pāṇḍava si istruirono fino dalla fanciullezza o lunghi-capelli,

  11 	loro che coi versi delle scimmie, e coi nitriti dei cavalli,
     	e col suono delle ruote dei carri, sempre si svegliavano in casa,

  12 	e col suono di tamburelli e conchiglie, e di flauti e di liuti,
     	e con dolci e auspicabili parole erano onorati dai ri-nati,

  13 	i ri-nati onorati con ornamenti, gioielli e vesti,
     	e con parole di benedizione dai brahmani grandi anime,

  14 	e loro cantati, da cantori, veneratori, e da omaggiatori,
     	che si svegliavano giacendo su letti di legno sulle alte piattaforme, 

  15 	ora forse udendo il rumore dei passi di cani nella grande foresta,
     	non possono prendere sonno, senza meritarlo o Janārdana,

  16 	con suoni di tamburelli e flauti, di conchiglie e liuti,
     	con dolci canti e voci di donne o uccisore di Madhu,

  17 	dagli elogi di bardi, di menestrelli e di aedi, erano svegliati, come
     	nella grande foresta furono svegliati, dal suono dei passi dei cani?

  18 	modesto, fermo nel vero, controllato, compassionevole verso i viventi,
     	dominati desiderio e odio, egli segue la via dei virtuosi,

  19 	di Ambarīṣa, di Māndhātṛ, di Yayāti, di Nahuṣa, 
     	e di Bharata, di Dilīpa, di Śibi, figlio di Uśīnara,

  20 	e degli altri antichi ṛṣi regali, porta il peso difficile da portare,
     	egli è esperto del dharma, dotato di ottima condotta, sincero in combattimento,

  21 	il re dotato di tutte le qualità, può esserlo anche del trimundio,
     	il senza-avversari, anima giusta, è pari all'oro fino, 

  22 	è il migliore tra tutti i kuru, per dharma, e sacra erudizione,
     	bello a vedersi, dalle lunghe braccia, come è Yudhiṣṭhira o Kṛṣṇa?

  23 	e ventre-di-lupo che è veloce come il vento, forte come mille elefanti,
     	sempre furioso è il pāṇḍava caro al fratello e pieno d'amore per lui,

  24 	e colui che uccise Kīcaka coi suoi parenti, o uccisore di Madhu,
     	il guerriero che uccise Hiḍimba e Baka, pur furiosi,

  25 	per coraggio è pari a Śakra, e in velocità e pari al violento Vāyu,
     	ed è pari ai grandi arcieri per furia, Bhīma, il migliore dei combattenti,

  26 	quel tormenta-nemici che trattenendo ira, forza e furore,
     	vincendo sé stesso il pāṇḍava, pur pieno di furore, sta agli ordini del fratello,

  27 	massa di splendore, grand'anima, di immensa forza, e di infinita energia, 
     	è anche terribile a vedersi Bhīmasena o Janārdana,
     	di lui raccontami o vṛṣṇi, come sta ora ventre-di-lupo?

  28 	e il mediano pāṇḍava dalle due braccia di ferro o incrollabile, vive?
     	Arjuna che con l'Arjuna dalle mille braccia o Kṛṣṇa, 
     	con le sue due braccia, sempre compete in superiorità o lunghi-capelli,

  29 	che scaglia con la stessa forza cinquecento frecce,
     	il pāṇḍava che nell'arco è pari al re figlio di Kṛtavīrya, 

  30 	simile al sole per splendore, uguale ad un grande ṛṣi per controllo,
     	pari alla terra per pazienza, e della stessa valentìa del grande Indra,

  31 	una grande e accesa sovranità si sa o uccisore di Madhu, 
     	che da lui fu acquisita con suo valore, tra tutti i re dei kuru,

  32 	la tremenda forza del suo braccio, tutti i kaurava rispettano,
     	il pandava dal sincero coraggio è il migliore dei combattenti sul carro,

  33 	lui che è il sostegno dei pāṇḍava come il Vāsava lo è per gli dèi,
     	è tuo amico e fratello, come sta ora il conquista-ricchezze?

  34 	misericordioso verso tutti i viventi, pieno di modestia, esperto di ogni arma,
     	dolce, e gentilissimo, sempre nel dharma, e a me caro,

  35 	Sahadeva quel guerriero grande arciere, brillante in battaglia,
     	fedele ai fratelli, o Kṛṣṇa, giovane ma esperto di dharma e artha,

  36 	sempre o uccisore di Madhu i fratelli venerano
     	la condotta di Sahadeva, grand'anima, dal virtuoso agire,

  37 	dimmi o vṛṣṇi, di Sahadeva, comandante di eserciti, del valoroso
     	che onora i più anziani e dà ascolto a me, dimmi del figlio di Mādrī,

  38 	e il giovane pāṇḍava gentile, guerriero bellissimo,
     	caro a tutti i fratelli o Kṛṣṇa, come fosse un'altra vita,

  39 	di varie armi esperto grande arciere, il fortissimo Nakula, 
     	sta bene o Kṛṣṇa, mio figlio che bene fu allevato?

  40 	felice, senza afflizioni o dolori, io potrò mai vedere ancora, 
     	o grandi-braccia Nakula quel gentile grande guerriero?

  41 	anche per un solo istante abbandonata da Nakula,
     	non posso essere felice, e pure vivo, gardami o valoroso,

  42 	ma di tutti i figli mi è più cara Draupadī,
     	nobile, di virtuosa condotta, ella è dotata di ogni qualità,

  43 	ella di parole sincere ha preferito i mondi dei mariti a quelli dei figli, 
     	e trascurati gli amati figli, ha seguito i pāṇḍava,

  44 	di nobilissima discendenza, adorata in ogni desiderio,
     	la regina di ogni servitore, come sta ora Draupadī o incrollabile?

  45 	Draupadī attorniata dai cinque mariti, guerrieri
     	e combattenti simili a fuochi, grandi arcieri, quali dolori le toccò,

  46 	da quattordici anni io non vedo o uccisore di nemici,
     	la misera Draupadī dalle sincere parole, assieme ai miei figli, 

  47 	certo che l'uomo non può trovare la felicità con le sante azioni,
     	se Draupadī così virtuosa, non ottiene l'eterna felicità,

  48 	non mi è così caro come Kṛṣṇā, né Bībhatsu, né Yudhiṣṭhira,
     	o Bhīmasena e neppure i gemelli, quando la vidi trascinata nella sala,

  49 	nulla per me fu più doloroso, di quanto prima mi accadde,
     	quando Draupadī che stava al sicuro, davanti a i suoceri,

  50 	fu condotta da quel vile pieno di rabbia e di avidità,
     	e tutti i kuru la vedevano nella sala vestita di un unica veste,

  51 	e là il grande re Dhṛtarāṣṭra e Bāhlika,
     	e Kṛpa e Somadatta, e tutti i kuru erano turbati,

  52 	in tutta quell'assemblea io onoro solo lo kṣattṛ, 
     	nobile uno è per condotta, non per ricchezze o sapienza,

  53 	di quel grande saggio o Kṛṣṇa, di quel grand'anima dalla profonda voce,
     	la condotta e l'ornamento dello kṣttṛ, egli vive per stabilizzare i mondi.”

  54 	ella piena di sofferenza, ma felice vedendo giunto Govinda,
     	gli raccontava di tutti suoi vari e molteplici dolori:

  55 	“ quanto compiuto dai cattivi re del passato o uccisore di nemici,
     	il gioco dei dadi e la caccia, come può essere per loro fonte di felicità?

  56 	questo mi brucia che Kṛṣṇā nella sala dell'assemblea dei kuru,
     	dai figli di Dhṛtarāṣṭra fu tormentata, senza ragione,

  57 	e vi fu l'esilio e l'abbandono della città, o tormenta-nemici, 
     	un pozzo io sono o Janārdana di vari e molteplici dolori,
     	quei ragazzi hanno dovuto agire nascosti e in segreto o lunghi-capelli, 

  58 	non vi è nulla  di più doloroso per me che dai miei figli o tormenta-nemici,
     	essere separata da parte di Duryodhana per quattordici anni,

  59 	se dal dolore ne nasce un bene, frutto del ben agire,
     	io mai feci distinzione tra i figli di Dhṛtarāṣṭra e i pāṇḍava,

  60 	per questa verità io ti vedrò o Kṛṣṇa, uccisi i nemici, pieno di prosperità,
     	salvo da questa guerra, assieme ai pāṇḍava io ti vedrò,
     	essi non possono essere sconfitti, la verità essendo in loro di tal fatta,

  61 	io non accuso me stessa né Suyodhana, ma mio padre,
     	che mi diede con furbizia come una ricchezza a Kuntibhoja,

  62 	tuo nonno, me  ancora bambina che giocava con una palla in mano,
     	mi diede a Kuntibhoja da amico per grande amicizia,

  63 	quindi io e dal padre e dai suoceri fui abbandonata o tormenta-nemici,
     	e grandemente addolorata, o Kṛṣṇa che scopo ha la mia vita?

  64 	una voce mi disse, la notte della nascita dell'ambidestro:
     	' tuo figlio conquisterà l'intera terra, e la sua gloria toccherà il cielo,

  65 	il conquista-ricchezze, uccisi i kuru in quantità e recuperato il regno,
     	assieme ai fratelli il kuntīde celebrerà tre grandi sacrifici.'

  66 	di quella io non dubitai, io mi inchino al creatore Dharma,
     	sempre Dharma ha portato creature al grande Kṛṣṇa,

  67 	se c'è il dharma o vṛṣṇi, allora ci sarà la verità,
     	e tu pure o Kṛṣṇa otterrai ogni cosa,

  68 	non la vedovanza, non la perdida delle ricchezze e l'inimicizia, mi
     	diede una tale sofferenza come la separazione dai figli,

  69 	io, che il possessore del gāṇḍiva, il migliore di tutti gli armati,
     	il conquista-ricchezze non posso vedere, quale pace può avere il mio cuore,

  70 	è da quattordici anni che io non vedo Yudhiṣṭhira,
     	e il conquista-ricchezze e i gemelli o Govinda e ventre-di-lupo,

  71 	gli uomini compiono i riti funebri dei viventi che sono scomparsi,
     	in questo modo loro sono morti per me io per loro o Janārdana,

  72 	ruferisci o mādhava, al re anima giusta a Yudhiṣṭhira,
     	'ancora diminuisce il tuo dharma o figlio non agire invano.'

  73 	io che vivo per merito di altri sia a me vegogna,
     	per la pietà di altri ho sostentamento, senza mezzi da potente che ero,

  74 	quindi dì al conquista-ricchezze, e al sempre pronto ventre-di-lupo,
     	che è giunto il tempo essendo nati da una kṣatriya,

  75 	e poiché questo tempo è giunto, se il tempo lasciate passare,
     	virtuosi come siete nati al mondo, compirete cose infami,

  76 	e io vi abbandonerò per gli anni a venire quando siate uniti alla falsità,
     	è giunto il tempo di trascurare anche la vita stessa,

  77 	i due figli di Mādrī, parlano solo di essere intenti al dharma kṣatriya,
     	e preferiscono i beni guadagnati col valore pure alla vita stessa,

  78 	le ricchezze ottenute col coraggio, vivendo nel dharma kṣatriya,
     	sempre gratificano il cuore dell'uomo o migliore degli uomini,

  79 	e dopo averlo raggiunto devi dire o grandi-braccia, al migliore di tutti gli armati,
     	al valoroso pāṇḍava Arjuna: 'sii guida a Draupadī.'

  80 	tu sai molto bene, che Bhīma e Arjuna, irati come due fuochi finali,
     	questi due possono portare la distruzione anche agli dèi,

  81 	grande offesa ai due fu che Kṛṣṇā fosse condotta nella sala,
     	Duḥśāsana e Karṇa le rivolsero male parole,

  82 	Duryodhana attaccava il saggio Bhīmasena,
     	davanti ai principali kuru, e di questo ne vedrà il frutto,

  83 	non cadeva nell'inimicizia, ma restava calmo ventre-di-lupo,
     	ma dopo molto tempo non si calmerà più l'inimicizia di Bhīma,
     	alla fine, quel furioso nemico, non perdona i nemici,

  84 	non il dolore del furto del regno, non la sconfitta ai dadi,
     	non l'esilio dei figli mi procurò dolore quanto

  85 	che, la nobile bruna, con una sola veste sia stata condotta nella sala,
     	ed abbia avuto male parole, cosa c'è di più doloroso di ciò?

  86 	quella donna virtuosa, dalle splendide natiche, intenta sempre nel dharma kṣatriya,
     	Kṛṣṇā la virtuosa moglie come non avesse marito,

  87 	e avendo io coi miei figli te come protettore o uccisore di Madhu,
     	e Rāma il migliore dei forti, e Pradyumna grande guerriero,

  88 	io posso oggi vincere questo dolore di tal fatta o migliore degli uomini,
     	avendo entrambi viventi Bhīma e il Vijaya, e non in fuga?”

  89 	quindi consolava l'ansia per i figli che la sommergeva,
     	il śauri amico del pṛthāde, di Prthā sorella del padre che si lamentava,

  90 	“quale donna o sorella di mio padre vi è pari a te nei mondi?
     	sei la figlia del re Śūra, e andata sposa nella stirpe di Ājamīḍha,

  91 	tu sei di una grande famiglia, da un lago ad un altro lago giunta,
     	una regina con ogni fortuna, supremamente venerata dal marito,

  92 	madre di eroi, moglie di un eroe, dotata di tutte le qualità,
     	una come te o grande saggia deve dominare dolore e gioia,

  93 	sonno e stanchezza, ira e gioia, fame e sete, freddo e caldo,
     	tutti questi sempre dominando, i valorosi pṛthādi sono intenti nel bene,

  94 	trascurati i piaceri cittadini, i pṛthādi sempre hanno caro i piaceri del valore,
     	essi potenti e fortissimi, non si accontentano di qualcosa di meno,

  95 	al di là i saggi vivono, e chi ha caro i piaceri cittadini, in mezzo
     	alle supreme disgrazie e ai beni propri dell'uomo,

  96 	i saggi si rallegrando al di là, non si rallegrano in mezzo,
     	oltre i confini dicono la felicità e il dolore è tra i due confini,

  97 	ti salutano riverenti i pāṇḍava assieme a Kṛṣṇā,
     	e ti informano che stanno bene, e in salute,

  98 	sani e avendo compiuto ogni loro scopo presto vedrai i pāṇḍava,
     	signori di tutto il mondo, uccisi i nemici, baciati dalla fortuna.”

  99 	così consolata Kuntī rispondeva a Janārdana,
     	afflitta dall'ansia per i figli, ma disperso l'ottenebramento del cuore:

 100 	" qualunque o grandi-braccia, sia il loro cammino o uccisore di Madhu,
     	nel modo io cui tu credi meglio, così agisci o Kṛṣṇa,

 101 	senza infrangere e senza diminuire il dharma, o tormenta-nemici,
     	io conosco la tua grandezza, o Kṛṣṇa, della tua sincerità e nobiltà,

 102 	nel prendere decisioni negli amici, in coraggio e intelligenza,
     	tu sei il dharma della nostra famiglia, tu la verità, tu il grande tapas,

 103 	tu il salvatore, tu il grande brahman, in te tutto e radicato,
     	al modo in cui tu parli, così è tutto, in te si trova la verità.”

 104 	Govinda avendola salutata, e compiuta la pradakṣiṇa attorno a lei,
     	partiva il grandi-braccia, verso la casa di Duryodhana.
     


                              LXXXIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Govinda avendo salutato Pṛthā e compiuta la pradakṣiṇa,
     	il Śauri, uccisore di nemici si recava, alla casa di Duryodhana,

   2 	dotata di suprema bellezza, simile alla casa del distruggi-fortezze,
     	attraversata la sua recinzione, passando da tre cancelli,

   3 	allora quel glorioso saliva sulla terrazza splendente di ricchezze,
     	elevata come la sommità di un monte e simile ad una massa di nuvole,

   4 	e là vide seduto su un seggio il figlio di Dhṛtarāṣṭra, grandi-braccia,
     	attorniato dai kuru e da migliaia di re,

   5 	e vide pure Duḥśāsana e Karṇa e Śakuni, il figlio di Subala,
     	tutti seduti vicino a Duryodhana, li vide,

   6 	il figlio di Dhṛtarāṣṭra glorioso andava incontro al dāśārha,
     	alzatondosi coi suoi consiglieri, per onorare l'uccisore di Madhu,

   7 	e il lunghi-capelli avendo incontrato il figlio di Dhṛtarāṣṭra coi suoi consiglieri,
     	il vṛṣṇi, là si avvicinava ai re secondo la loro età,

   8 	e là l'incrollabile, si sedeva su un divano di bella fattura, 
     	fatto d'oro fino, e coperto di varie stoffe,

   9 	una vacca e miele e latte offrendo a Janārdana,
     	il kaurava gli offriva allora le case e il regno,

  10 	e là a Govinda seduto, splendido come il sole,
     	tutti i kuru assieme ai re gli porsero venerazione,

  11 	allora Duryodhana al vṛṣṇi a quel migliore dei vincitori,
     	lo invitava a servirsi del cibo, ma il lunghi-capelli non accettava,

  12 	allora Duryodhana diceva a Kṛṣṇa alla presenza dei re,
     	con gentilezza, ma rivolgendo un cenno di intesa a Karṇa, il kaurava:

  13 	“perché cibi e bevande, vestiti e divani,
     	preparati per te non accetti tu o Janārdana,

  14 	tu hai offerto assistenza ad entrami le parti, intento nel bene di entrambi,
     	parente amato sei, di Dhṛtarāṣṭra o mādhava,

  15 	tu Govinda, conosci artha e dharma, completamente secondo verità,
     	e qui io desidero udire ogni ragione o possessore di disco e mazza.”

  16 	così apostrofato Govinda, grand'anima rispondeva 
     	immediatamente con voce di nuvole tonanti, alzando il lungo braccio,

  17 	con chiara e articolata pronuncia, lentamente, senza violenza,
     	quegl'occhi-di-loto, al re rispondeva parole supremamente benefiche:

  18 	“i messaggeri che hanno ottenuto lo scopo accettano l'onore e mangiano,
     	e tu mi onorerai assieme ai tuoi consiglieri quando avrò avuto successo o bhārata.”

  19 	così apostrofato rispondeva il figlio di Dhṛtarāṣṭra a Janārdana:
     	“tu in un momento sbagliato non sei capitato tra noi,

  20 	che abbia o meno sussesso, noi o uccisore di Madhu, 
     	ci sforziamo di onorarti, o Govinda, ma senza poterlo fare,

  21 	e non sappiamo il motivo per cui tu o uccisore di Madhu la nostra
     	venerazione fatta con ogni affetto, tu non accetti o migliore degli uomini,

  22 	non vi è inimicizia tra te e noi o Govinda, né discordia,
     	per cui tu guardando a tutto ciò non devi parlare in tal modo.”

  23 	così apostrofato Janārdana rispondeva al figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	il dāśārha quasi sorridendo guardandolo assieme ai suoi consiglieri:

  24 	“ io, né per desiderio, né per orgoglio, né per odio, né a motivo di ricchezze,
     	né per disputa o brama, mai trascuro il dharma,

  25 	cibi saporiti e gustosi, e anche gustose bevande
     	non mi soddisfano o re, e neppure che voi cadiate nella sventura,

  26 	senza motivo tu detesti o re, fin dalla nascita i pāṇḍava,
     	i fratelli che perseguono l'amore e sono dotati di tutte le qualità,

  27 	non ha senso che i pṛthādi siano così odiati,
     	i pāṇḍava sono fermi nel dharma, chi dunque può dir loro qualcosa?

  28 	chi loro odia, odia me stesso, chi è vicino a loro è vicino a me,
     	sappi che in me vi è piena unione coi pāṇḍava fedeli al dharma,

  29 	chi segue rabbia e desiderio si allontana dalla liberazione,
     	chi odia uno pieno di qualità, è detto essere un uomo ignobile,

  30 	chi vuole odiare per confusa avidità i parenti di nobili qualità 
     	costui non vincendo l'ira, né sé stesso non a lungo rimane nella prosperità,

  31 	e chi pur non amandoli in cuore questi virtuosi,
     	con piacere riduce in suo potere, a lungo resta nella gloria,

  32 	io non devo consumare tutto questo cibo, presentato impuro,
     	solo quello dello kṣttaṛ io posso consumare, questo io credo nella mente.”

  33 	così avendo parlato il grandi-braccia, all'insofferente Duryodhana,
     	usciva allora dalla bellissima dimora del figlio di Dhṛtarāṣṭra,

  34 	e se ne andava il grandi-braccia Vāsudeva, grand'anima,
     	e andava ad abitare nel palazzo di Vidura grand'anima,

  35 	là lo incontravano Droṇa, e Kṛpa, Bhīṣma e Bāhlika,
     	questi kuru, mentre il grandi-braccia si trovava nella casa di Vidura,

  36 	i kuru salutandolo dicevano là all'uccisore di Madhu: 
     	“ noi ti offriamo o vṛṣṇi le nostre dimore con ogni ricchezza.”

  37 	ai kaurava diceva lo splendido uccisore di Madhu:
     	“ tutti voi potete andare, ogni onore mi è stato fatto.”

  38 	andati via i kuru, lo kṣattṛ riveriva l'invincibile dāśārha,
     	allora servendolo di ogni cosa desiderata, 

  39 	quindi lo kṣattṛ, puri cibi e bevande saporite, 
     	in grande quantità offriva al lunghi-capelli grand'anima,

  40 	con quelli soddisfatto per primi i brahmani, l'uccisore di Madhu,
     	donava quindi Kṛṣṇa a quei sapienti dei veda grandi ricchezze,

  41 	quindi assieme al suo seguito, come il Vāsava assieme ai marut,
     	consumava i cibi di Vidura, puri e saporiti.
     


                              XC


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	a lui che aveva mangiato e si era rifocillato, nella notte Vidura diceva:
     	“non si è ben risolta o lunghi-capelli la tua venuta,

   2 	quel folle impegnato a trasgredire dharma e artha o Janārdana,
     	questo distruggi-onori, bramoso di onore, trasgredisce gli ordini degli anziani,

   3 	lui folle spregiatore di dharma e scritture, è malvagio e ostinato,
     	è incorreggibile dai migliori quel malvagio figlio di Dhṛtarāṣṭra o Janārdana,

   4 	pieno di brame, e credendosi saggio, imbroglia gli amici, sospettoso di tutti,
     	senza attività, e ignorante, trascura il dharma, con falso amore,

   5 	egli è pieno di questi e di molti altri vizi,
     	anche se tu gli parli del suo bene, non arrestrerà la sua furia,

   6 	vedendo questa assemblea di eserciti e di principi o uccisore di Madhu,
     	come un fanciullo che non discerne, pensa sé stesso compiuto,

   7 	' da solo Karṇa è in grado di vincere i nemici.' così ritiene,
     	quel malvagio figlio di Dhṛtarāṣṭra, egli non farà la pace,

   8 	in Bhīṣma, in Droṇa, in Kṛpa, in Karṇa, nel figlio di Droṇa, e in Jayadratha
     	affida il maggior compito, egli non pone mente alla pace,

   9 	l'opinione dei figli di Dhṛtarāṣṭra e di Karṇa o Janārdana,
     	è che i pṛthādi non sono in grado di sconfiggere Bhīṣma, Droṇa e Kṛpa,

  10 	ed è l'opinione di tutti i figli di Dhṛtarāṣṭra o lunghi-capelli,
     	che tu tenti di fare la pace per desiderio di buona fratellanza,

  11 	' io non darò ai pāṇḍava quanto ci chiedono.'
     	e così essendo loro determinati, ogni discorso sarà del tutto inutile,

  12 	sia pure ben detto e mal detto sarebbe la stessa cosa, o uccisore di Madhu,
     	invano là parlerebbe il saggio, come un oratore tra i sordi,

  13 	essendo sciocchi e ignoranti e malvagi, o mādhava,
     	le tue parole non avranno effetto, come un ri-nato tra fuori-casta,

  14 	quello sciocco fidando nella forza non seguirà le tue parole,
     	in lui i tuoi discorsi pronunciati cadranno senza effetto,

  15 	essendo loro tutti di mente malvagia, là ben seduti,
     	il tuo scendere là in mezzo, non mi piace affatto o Kṛṣṇa,

  16 	essendo loro di mali pensieri, molti e di cattive intenzioni, e maleducati,
     	che tu dica discorsi contrari in mezzo a loro non mi piace o Kṛṣna,

  17 	per il suo disprezzo dell'anzianità, orgoglioso per confusione della sua ricchezza,
     	per giovinezza, fierezza, e insofferenza egli non accogliera la cosa migliore,

  18 	e se tu col tuo esercito parlerai del suo esercito o mādhava,
     	egli avendo grande sospetto per te, non farà quanto dici,

  19 	' neppure Indra cogl'immortali può oggi combattere con questo esercito.'
     	così tutti i figli di Dhṛtarāṣṭra sono convinti o Janārdana,

  20 	ed essendo loro così convinti, e in preda a brama e rabbia,
     	anche i tuoi discorsi più efficaci, saranno del tutto inutili,

  21 	quello sciocco stando in mezzo ad un esercito di elefanti uniti a carri e cavalli, il folle
     	Duryodhana, si pensa libero da ansie: ' io vinco l'intera terra.' così

  22 	spera il figlio di Dhṛtarāṣṭra, un grande regno sulla terra senza rivali,
     	da lui la mera pace non si può ottenere, lui pensa che quanto ha ottenuto sia immutabile,

  23 	il tempo è maturo per l'abbattimento della terra e dei pāṇḍava che vogliono combattere,
     	sono giunti tutti i guerrieri della terra, e i re ai sovrani riuniti,

  24 	e tutti questi, nemici da lungo tempo, da te sono stati predati questi re o Kṛṣṇa,
     	per paura di te si sono affidati ai figli di Dhṛtarāṣṭra, questi valorosi e uniti con Karṇa, 

  25 	pronti alla vita assieme a Duryodhana, risoluti a combattere i pāṇḍava con ogni mezzo,
     	se tu entrerai in mezzo a loro, questo non mi piace o eroico dāśārha,

  26 	essendo in molti dall'animo falso là seduti,
     	come tu puoi entrare là in mezzo ai nemici, o punisci-nemici?

  27 	tu sei interamente irresistibile persino da parte degli dèi,
     	io conosco la tua intelligenza, valentìa e il tuo fulgore o uccisore di nemici,

  28 	l'amore che io ho per i pāṇḍava l'ho uguale anche per te o mādhava,
     	per amore, stima e amicizia io ti parlo.”
     


                              XCI


   1 	il Beato disse:
     	“ come parla un grande saggio, come parla uno che sa vedere,
     	come parla uno come te, da amico, ad un amico come io sono,

   2 	e come in te risiede la verità densa di dharma e artha,
     	così tu mi hai parlato come parla un padre e una madre,

   3 	quanto tu mi hai detto è vero, e certamente adeguato,
     	ora ascolta il motivo della mia venuta, stai attendo o Vidura,

   4 	della malvagità del figlio di Dhṛtarāṣṭra e dell'ostilità degli kṣatriya,
     	di tutto ciò essendo a conoscenza, o kṣattṛ io oggi incontro i kaurava,

   5 	coll'intera terra abbattuta coi suoi cavalli, carri ed elefanti,
     	liberi dai lacci della morte, si otterrà il supremo dharma,

   6 	se un uomo sforzandosi quanto può di compiere il dharma non vi riesce,
     	dotato diviene di quel merito, in me non vi è alcun dubbio,

   7 	pensando il male con la mente ma non seguirlo con l'azione,
     	non si acquista la colpa di quello, così dicono gli esperti del dharma,

   8 	io mi sforzerò di fare la pace senza inganno o kṣattṛ,
     	tra i kuru e gli sṛñjaya che stanno per essere uccisi in battaglia,

   9 	questa grande e terribile sventura è sorta tra i kuru,
     	compiuta da Karṇa e da Duryodhana, e tutti costoro li seguono,

  10 	chi l'amico tormentato dalle passioni non avvicini,
     	per conciliarlo come può, costui è detto uno crudele dai saggi,

  11 	e prendendolo per i capelli trattenere l'amico da una cattiva azione,
     	costui che si sforza quanto può, non è oggetto di biasimo,

  12 	queste parole efficaci e belle, utili e unite a dharma e artha,
     	il figlio di Dhṛtarāṣṭra coi suoi accoliti, deve accettare o Vidura,

  13 	il bene dei figli di Dhṛtarāṣṭra e dei pāṇḍava,
     	e di tutti gli kṣatriya della terra io mi sforzerò di fare senza inganni,

  14 	se Duryodhana sopettasse di me che mi sforzo per il bene,
     	allora l'amore che ho nel cuore pagherebbe ogni debito, 

  15 	nella frattura reciproca dei parenti chi non avvicini l'amico,
     	con ogni sforzo, facendo da mediatore non è ritenuto una amico dai saggi,

  16 	se non mi parlassero quegli sciocchi, intenti nell'adharma da nemici,
     	Kṛṣṇa non sarà capace di trattenere dalla furia i kuru e i pāṇḍava,

  17 	per compiere il bene di entrambi io sono giunto, questo è quanto,
     	e là compiuto ogni tentativo, me ne andrò senza il biasimo degli uomini,

  18 	e udite le mie parole unite a dharma e artha, e sincere,
     	se non le accetterà quello sciocco infantile cadrà in preda alla sventura,

  19 	senza propriamente trascurare il bene dei pāṇḍava, se io farò la pace coi kuru, 
     	la mia condotta sarà santa ed efficace, e libererò i kuru dai lacci della morte,

  20 	ma se le parole da me pronunciate con saggezza, liete nel dharma, fruttuose, e innocenti,
     	ed efficaci seguiranno i figli di Dhṛtarāṣṭra i kuru mi celebreranno come efficace,

  21 	altrimenti neppure tutti i principi riuniti basteranno
     	a stare di fronte a me mentre sono infuriato, come gazzelle contro un leone.”

  22 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	queste parole avendo pronunciate quel toro dei vṛṣṇi allora,
     	su un letto piacevole a toccarsi giaceva quella fonte di felicità degli yadu.
     


                              XCII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi di quei due grandi saggi che discorrevano allora
     	trascorsa la notte benigna e piena di stelle,

   2 	udendo quelle varie parole intorno a dharma, artha e kāma,
     	e di vari altri argomenti, e di imperiture forme, il grand'anima Vidura,

   3 	e con quei discorsi adatti allo scopo, di Kṛṣṇa dall'infinito splendore,
     	quasi malvolentieri per Kṛṣṇa la notte passava,

   4 	quindi molti menestrelli e cantori dotati di strumenti,
     	con suoni di conchiglie, e di tamburelli svegliavano il lunghi-capelli,

   5 	allora alzatosi il dāśārha, toro fra tutti sātvata,
     	compiva tutti i riti necessari, da fare al mattino Janārdana,

   6 	compiute le abluzioni e le preghiere, versata l'oblazione nel fuoco, ben adornato,
     	attendeva allora il Mādava al sorgere del sole,

   7 	quindi Duryodhana e pure Śakuni il figlio di Subala, raggiungevano
     	Kṛṣṇa mentre attendeva ai riti mattutini, quell'invincibile dāśārha,

   8 	e comunicavano a Kṛṣṇa che Dhṛtarāṣṭra si trovava nella sala,
     	e pure i kuru a cominciare da Bhīṣma e tutti i re e i principi,

   9 	“essi bramano di vederti o Govinda come in cielo gli immortali bramano Śakra.”
     	ai due rispondeva Govinda con calma e suprema gentilezza,

  10 	quindi splendendo il sole, ai brahmani Janārdana,
     	dava ricchezze in oro, vacche e cavalli, quel tormenta-nemici,

  11 	e mentre l'invincibile dāśārha, distribuiva gemme,
     	stando fermo in piedi, avvicinandosi l'auriga lo elogiava,

  12 	e quel grande saggio vedendolo fermo sul divino carro,
     	dal frastuono di grandi nuvole, adornato di ogni gemma,

  13 	compiuta la pradakṣiṇa attorno al fuoco e ai brahmani, Janārdana,
     	indossato il gioiello kaustubha, splendente di suprema bellezza,

  14 	circondato dai kuru, e protetto dai vṛṣṇi, Kṛṣṇa, 
     	saliva sul carro il śauri, gioia di tutti gli yādava,

  15 	e Vidura sapiente di ogni dharma seguiva il dāśārha,
     	quel migliore dei viventi, il migliore dei sostenitori del dharma,

  16 	allora Duryodhana e Śakuni, figlio di Subala, seguivano
     	Kṛṣṇa quel tormenta-nemici, su un secondo carro,

  17 	e Sātyaki e Kṛtavarman e i grandi guerrieri dei vṛṣṇi,
     	da dientro seguivano Kṛṣṇa con carri, cavalli ed elefanti,

  18 	i loro carri aggiogati a supremi destrieri, e intarsiati d'oro,
     	mentre andavano, splendevano bellamente, con vari rumori,

  19 	la polvere sollevata e mossa, aleggiava sulla grande via,
     	al modo di un ṛṣi regale l'intelligente Kṛṣṇa splendendo di bellezza,

  20 	e mentre passava il dāśārha, si battevano i singoli tamburi,
     	e conchiglie venivano soffiate, e altri strumenti suonavano,

  21 	gli anziani di tutto il mondo, e i giovani, dall'ardore di leoni,
     	circondando il carro del śauri, avanzavano questi tormenta-nemici,

  22 	e molti altri a migliaia vestiti di meravigliose vesti,
     	e davanti a Kṛṣṇa vi erano degli uomini armati di spade lance e altri armi,

  23 	e più di cento elefanti, e i migliori cavalli a migliaia,
     	seguivano quel valoroso mentre procedeva, l'invincibile dāśārha,

  24 	la città dei kuru era affollata di gente per vedere Janārdana,
     	vecchi e bambini e donne per vedere l'uccisore di nemici passare sul carro,

  25 	e le terrazze frequentate da moltissimi frequentatori,
     	quasi cedevano per il peso, delle donne che c'erano,

  26 	onorato dai kuru, ascoltando varie storie,
     	secondo il merito ritornando gli onori, e osservando attentamente procedeva,

  27 	quindi raggiunta la sala, il seguito del lunghi-capelli,
     	con suoni di conchiglie e musiche di flauti facevano risuonare ogni luogo,

  28 	quindi tutta quell'assemblea di quei re dall'incomparabile splendore,
     	si agitava per l'eccitazione del desiderio di vedere l'arrivo di Kṛṣṇa,

  29 	quindi giunto in prossimità Kṛṣṇa, si rallegrarono quei sovrani di uomini,
     	udendo il rumore del suo carro, simile al tuono della pioggia,

  30 	e quel toro di tutti i sātvata raggiunta la porta della sala,
     	sceso dal carro simile ad un picco del monte kailāsa, il śauri, 

  31 	in quella corte splendente di fulgore simile a nuvole su un monte,
     	entrava in quella sala pari alla dimora del grande Indra,

  32 	e quel glorioso, afferrati con le mani Vidura e Sātyaki,
     	innondando di bellezza i kuru o re, come avesse i raggi del sole, 

  33 	davanti a Vāsudeva vi erano entrambi Karṇa e Duryodhana, 
     	e dietro a Kṛṣṇa vi erano i vṛṣṇi  e Kṛtavarman,

  34 	e messo avanti Dhṛtarāṣṭra, per primi Bhīṣma e Droṇa allora
     	tutti alzandosi dai seggi, onoravano Janārdana,

  35 	avvicinandosi il dāśārha, il grande saggio che ha la saggezza per vista, 
     	assieme a Bhīṣma e Droṇa, si alzava quel glorioso,

  36 	e alzatosi il grande re, Dhṛtarāṣṭra, signore di genti,
     	quelle migliaia di re si alzarono tutti insieme,

  37 	e un seggio bello in ogni parte, incrostato di oro fino,
     	fu là preparato per Kṛṣṇa per ordine di Dhṛtarāṣṭra,

  38 	il mādhava sorridendo al re e a Bhīṣma e Droṇa,
     	si rivolgeva quell'anima giusta al re e agli altri secondo l'età,

  39 	là tutti i re e i principi rettamente onoravano il lunghi-capelli,
     	entrato nella sala, e anche tutti i kuru onorarono Janārdana,

  40 	là in mezzo ai re stando il dāśārha quel tormenta-nemici,
     	quel conquistatore di città nemiche, scorgeva fermi nell'aria dei ṛṣi,

  41 	quindi vedendo quei ṛṣi preceduti da Nārada,
     	il dāśārha diceva con dolcezza a Bhīṣma figlio di Śaṁtanu:

  42 	“dei ṛṣi sono giunti a vedere questa assemblea di principi o sovrano,
     	che siano invitati a sedersi, con onore e privilegio,

  43 	se loro non sono seduti, nessuno può sedersi,
     	rapida sia celebrata una venerazione a questi muni, dall'anima compiuta.”

  44 	il figlio di Śaṁtanu vedendo i ṛṣi fermi sulla porta della corte,
     	rapidamente ordinava ai servitori dei seggi,

  45 	e allora grandi e larghi seggi ben puliti,
     	variegati d'oro e di perle, portarono in ogni luogo,

  46 	e seduttisi là in quelli, dopo aver accettato le offerte ospitali, o bhārata,
     	sedeva sul suo seggio Kṛṣṇa e pure i re sui loro,

  47 	Duḥśāsana dava a Sātyaki un magnifico seggio,
     	e Viviṁśati dava a Kṛtavarman una seggio d'oro,

  48 	e vicino a Kṛṣṇa i due, Karṇa e Duryodhana
     	sedevano su un unico seggio, quei due insofferenti grandi anime,

  49 	e il re dei gāndhāra Śakuni protetto dai gāndhāra,
     	su un seggio sedeva il re con suo figlio o signore di popoli,

  50 	e Vidura su un seggio di gemme ricoperto di una bianca e preziosa pelle,
     	sedeva quel grande saggio, toccando il seggio del śauri,

  51 	e dopo molto tempo vedendo il dāśārha, tutti i re e i principi,
     	non si saziavano di guardare Janārdana come fosse dell'amṛta,

  52 	vestito di giallo Janārdana appariva come un fiore di lino,
     	e splendeva in mezzo alla sala, come una perla incastonata d'oro,

  53 	quindi un perfetto silenzio vi era nel cuore di Govinda,
     	e nessun uomo là, nulla diceva in alcun modo.
     


                              XCIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	seduti su quei seggi divenuti tutti silenziosi i re,
     	Kṛṣṇa dai bei denti con voce tonante, prendeva la parola,

   2 	come una nuvola alla fine dell'estate, faceva risuonare l'intera sala,
     	e il mādhava parlava guardando Dhṛtarāṣṭra:

   3 	“ ci sia pace tra i kuru e i pāṇḍava, o bhārata,
     	senza che i valorosi combattano, io per tentare ciò sono giunto,

   4 	o re, nessun'altra parola si deve dire a te che sia migliore,
     	tu conosci già tutto quanto si debba conoscere o uccisore di nemici,

   5 	oggi questa stirpe è la migliore fra tutti i re o principe,
     	dotata di condotta e sapienza e piena di tutte le qualità,

   6 	pietà compassione, misericordia, e non violenza o bhārata,
     	e onestà, pazienza, sincerità, in ciò si distinguono i kuru,

   7 	e stando in una tale e grande famiglia o re,
     	non vi sia causa specialmente da te, che essa cada nell'errore, 

   8 	tu sei il migliore trattenitore dei kuru, o ottimo kaurava,
     	quando stiano agendo falsamente, all'esterno e all'interno,

   9 	i tuoi figli o kaurava, a cominciare da Duryodhana,
     	avendo negletto dharma e artha, si conducono falsamente,

  10 	senza freni, superati i limiti, con i cuori rapiti dall'avidità,
     	verso i propri stessi principali parenti, questo sappi o toro dei bhārata,

  11 	una grande e terribile sventura è sorta tra i kuru,
     	trascurandola o kaurava la terra ne verrà distrutta,

  12 	tu se vuoi, sei in grado di ridurla in pace, o bhārata,
     	non è difficile qui fare la pace, questa è la mia opinione o toro dei bhārata,

  13 	in te è posta la pace o re, e pure in me o signore di popoli,
     	trattieni i tuoi figli o kaurava, e io fermerò gli altri,

  14 	tu sai o re dei re, come devono agire i tuoi figli coi loro seguaci,
     	anche il loro bene sarà approntato se tu li correggi,

  15 	e pure il tuo bene o re, e il bene dei pāṇḍava,
     	e quello di quelli che attendono la correzione, mentre io sono intento alla pace, 

  16 	avendo da solo interamente valutato, agisci o signore di popoli,
     	uniti siano i bhārata, a te o signore di genti,

  17 	raffermati nel dharma e nell'artha o re, protetto dai pāṇḍava,
     	nessuno sarà tale da esser capace, pure con grande sforzo o sovrano

  18 	di vincerti, se sarai protetto dai pāṇḍava grandi anime,
     	neppure Indra unito agli dèi ti vincerebbe, come dunque solo dei re?

  19 	dove vi è Bhīṣma e Droṇa e Kṛpa e Karṇa e Viviṁśati,
     	Aśvatthāman, e Vikarṇa, e Somadatta, e Bāhlika,

  20 	e i sindhu, i kaliṅga, e gli abili kāmboja,
     	e vi è Yudhiṣṭhira, Bhīmasena, l'ambidestro, e i gemelli,

  21 	e il glorioso Sātyaki, e il grande guerriero Yuyutsu,
     	quale anima perversa affronterebbe costoro, o toro dei bhārata,

  22 	contro questi nemici la sovranità del mondo non si può conquistare,
     	ma tu l'otterrai o uccisore di nemici, se saranno uniti kuru e pāṇḍava,

  23 	in questo i principi della terra a te uguali, sovrano della terra,
     	e i re più grandi si troveranno uniti o tormenta-nemici,

  24 	se tu sarai protetto da figli, nipoti, fratelli, padri,
     	e tutt'intorno dagli amici, felicemente potrai vivere,

  25 	ponendo avanti questi e onorandoli come un tempo,
     	di tutta l'intera terra godrai o signore della terra,

  26 	con tutti questi uniti insieme i pāṇḍava e i tuoi o bhārata,
     	gli altri nemici vincerai, questo è l'intero tuo personale vantaggio,

  27 	acquistata da loro tu godrai della terra o tormenta-nemici,
     	se tu coi tuoi figli e i loro consiglieri o sovrano, attaccherai

  28 	battaglia o grande re, dovrai vedere la più grande distruzione,
     	nella distruzione di entranbi le parti o re, quale dharma dovrai considerare?

  29 	coi pāṇḍava uccisi in battaglia o coi tuoi fortissimi figli,
     	quale felicità otterrai o re? questo dimmi o toro fra i bhārata,

  30 	tutti questi sono guerrieri esperti, bramosi di battaglie,
     	i pāṇḍava e i tuoi, proteggili dunque dal grande pericolo,

  31 	non vogliamo vedere, tutti i kuru e i pāṇḍava in battaglia,
     	distrutti i guerrieri da entrambe le parti, sui carri uccisi dai combattenti sui carri,

  32 	si sono riuniti i re della terra o migliore dei re,
     	e pieni di insofferenza distruggeranno queste popolazioni,

  33 	salva o re, questo mondo, non vadano distrutte le popolazioni,
     	avendo tu questa disposizione, che sopravvivano o gioia dei kuru,

  34 	questi splendidi, nobili liberali, modesti, nati di puro lignaggio,
     	siano vicendevoli compagni o re, proteggili dal grande pericolo,

  35 	questi protettori della terra, con benevolenza incontrandosi reciprocamente,
     	e insieme avendo bevuto e mangiato, ritornino alle loro case, 

  36 	con belle vesti, e indossando ghirlande, onorandosi o toro dei bhārata,
     	e abbandonando le intolleranze e le inimicizie o tormenta-nemici,

  37 	e l'amore che avevi per i pāṇḍava, avendo raggiunto la fine della vita,
     	sia in te ora rigenerato perpetuamente o toro dei bhārata,

  38 	essi da fanciulli perduto il padre, da te furono allevati,
     	cura questi figli secondo le regole o toro dei bhārata,

  39 	da te essi siano protetti, particolarmente nelle difficoltà,
     	non distruggere il dharma e l'artha o toro dei bhārata,

  40 	a te dicono i pāṇḍava salutandoti e compiacendoti:
     	'per tuo ordine siamo cadudi nel dolore col nostro seguito,

  41 	e dodici anni abbiamo speso nella foresta,
     	e nel tredicesimo intero anno con la nostra gente siamo stati nascosti,

  42 	determinati a star fermi in quell'accordo o padre,
     	non abbiamo trascurato l'accordo, o padre, e questo di noi lo sanno i brahmani,

  43 	resta fedele all'accordo a cui noi siamo stati fedeli o toro dei bhārata,
     	a lungo abbiamo sofferto o re, e lascia che otteniamo la nostra metà del regno,

  44 	tu che stai praticando dharma e artha devi rettamente salvarci, 
     	confidando nella tua anzianità molte sventure abbiamo sopportato,

  45 	tu dunque o signore comportati verso di noi come padre e madre,
     	più importante è la condotta del guru rispetto a quella del discepolo o bhārata,

  46 	dal padre dobbiamo essere fermati se percorriamo una cattiva strada,
     	perciò raffermaci sulla buona via, e resta tu stesso o re, sul tuo sentiero.'

  47 	i tuoi figli parlano in questa assemblea o toro dei bhārata,
     	e i partecipanti essendo sapienti del dharma non qui cadranno nell'ingiustizia,

  48 	dove il dharma dall'adharma, e dove la verita dalla falsità
     	è distrutta, si devono uccidere i partecipanti che lo tollerano,

  49 	laddove in un'assemblea il dharma trafitto dall'adharma decade,
     	e non vi e punizione per questo i partecipanti colpiti, vanno distrutti,
     	e il dharma li distrugge come un fiume gli alberi sulle sponde,

  50 	quelli che seguendo il dharma siedono in silenzio meditando,
     	parlano del sincero corretto dharma o toro dei bhārata,

  51 	che altro puoi dire a loro, se non che darai o signore di genti?
     	o lo dicano i sovrani che siedono in questa assemblea,
     	pensando al dharma e all'artha, si io ti dico il vero,

  52 	libera dai lacci della morte questi guerrieri o toro degli kṣatriya,
     	fai la pace o toro dei bhārata, non cadere in preda all'ira,

  53 	la metà paterna concedi ai pāṇḍava secondo l'accordo,
     	quindi ottenuto il tuo bene coi tuoi figli goditi le ricchezze o tormenta-nemici,

  54 	tu sai che il senza-avversari è sempre fedele al dharma dei buoni,
     	con i tuoi figli o sovrano di uomini, la condotta che lui percorre sia in te,

  55 	egli colpito ed esiliato confida ancora in te,
     	lascia che risieda ad indraprastha coi suoi figli,

  56 	egli là risiedendo, tutti i sovrani ha sottomessi,
     	a cominciare dai tuoi o re, ma non ha toccato te,

  57 	e comportandosi così il figlio di Subala, per desiderio di derubarlo,
     	dei regni delle ricchezze e granai, usando frodi supreme,

  58 	Yudhiṣṭhira vedendo Kṛṣṇā condotta nella sala in quella maniera acconciata,
     	lui dall'incommensurabile anima non si è mosso dal dharma kṣatriya,

  59 	io voglio o bhārata il meglio per te e per loro,
     	non voler allontanare i viventi dal dharma dall'artha e dalla felicità,

  60 	loro che pensano che il loro bene sia male, e il male, bene,
     	i tuoi figli rapiti dall'avidità trattieni o signore di popoli,

  61 	fedeli all'obbedianza sono i pṛthādi, e fermi nella lotta, quegli uccisori di nemici,
     	in quella che è la tua migliore strada fermati o tormenta-nemici.”

  62 	questo discorso tutti i principi approvavano nei cuori,
     	e nessuno osò pronunciar parola davanti a tutti.
     	
     	


                              XCIV


   1 	vaiśaṁpāyana disse:
     	queste parole essendo pronunciate dal lunghi-capelli grand'anima,
     	gioiosi e coi capelli ritti erano tutti i partecipanti all'assemblea,

   2 	“quale uomo puo parlare così supremamente come lui?”
     	così tutti i principi pensavano nelle loro menti,

   3 	quindi essendo diventati tutti silenziosi i re,
     	i figlio di Jamadagni diceva questo discorso nell'assemblea dei kuru:

   4 	“questo solo paragone ascolta o re senza timori,
     	e uditolo scegli il meglio se tu ci pensi bene,

   5 	un tempo vi era un re, Dambhodbhava di nome, conosciuto in tutta la terra,
     	e che godeva di tutta l'intera terra, cosi abbiamo udito,

   6 	quel valoroso sempre alzandosi all'alba al finire della notte,
     	sedeva quel grande guerriero chiedendo a brahmani e a kṣatriya:

   7 	'vi è qualcuno pari a me in battaglia o anche superiore,
     	sia che sia śūdra, vaiśya o kṣatriya o anche un brahmano dotato di armi?'

   8 	così chiedendo il re percorreva tutta la terra,
     	folle del suo grande orgoglio, senza pensare a null'altro,

   9 	e tutti i brahmani non miseri, eruditi nei veda, senza paura,
     	negavano questo ripetutamente al re elogiandolo,

  10 	e pure quando loro negavano, spesso egli lo chiedeva ancora ai ri-nati,
     	folle per l'orgoglio della sua gloria, un giorno dei brahmani gli dissero,

  11 	erano asceti, grandi anime, intenti nei veda e nei voti,
     	questi ri-nati accesi d'ira dissero al re onorato:

  12 	' ci sono due leoni tra gli uomini fra cui vi è eterna amicizia,
     	di questi due tu non sei pari o re, né lo sarai mai.'

  13 	così apostrofato il re ancora chiedeva ai ri-nati:
     	' dove dono questi due valorosi, quali le loro imprese, e chi sono i due?

  14 	i brahmani dissero:
     	' Nara e Nārāyaṇa essi sono, due asceti, così abbiamo udito,
     	venuti nel mondo umano, con loro combatti o principe,

  15 	abbiamo udito che questi due grandi anime Nara e Nārāyaṇa,
     	un tremendo e incomparabile tapas stanno praticando sul monte gandhamādana,'”

  16 	Rāma diceva:
     	“ il re preparato un grande esercito formato dalle sei parti,
     	insofferente si recava là dove erano quei due invincibili,

  17 	egli raggiunta l'impervia e terribile montagna gandhamādana,
     	si metteva alla ricerca dei due invincibili asceti,

  18 	vedendo i due magri, afflitti da fame e sete, e con le vene come corde,
     	essendo quei due ottimi uomini tormentati da venti freddi e caldi,
     	avvicinatosi ne abbracciava i piedi, e si informava della loro salute,

  19 	e dopo averlo onorato con radici e frutti, con un seggio e con l'acqua lustrale,
     	chiedevano al re: 'cosa possimo fare per te?'

  20 	Dambhodbhava diceva:
     	' col mio braccio io ho vinto e ucciso tutti i nemici sulla terra,
     	per desiderio di scontrarmi in battaglia con voi sono giunto a questa montagna,
     	mi sia offerta questo dono ospitale che io desidero da molto tempo.' 

  21 	Nara e Nārāyaṇa dissero:
     	' questo āśrama e libero da ogni furia e brama, o migliore dei re,
     	in questo āśrama non vi è lotta, come può esserci spada o crudeltà?
     	vai a cercare un'altra lotta molti sono gli kṣatriya sulla terra.' ”

  22 	Rāma disse:
     	“ pur così apostrofato ancora egli controbatteva
     	ripetutamente con calma e conciliante o bhārata,
     	Dambhodbhava volendo la lotta sfidava i due asceti,

  23 	allora Nara, un pugno d'erbe afferrato o kaurava,
     	gli diceva ' va e combatti o kṣatriya bramoso di guerra,

  24 	e fornendolo di ogni arma prepara l'esercito,
     	io disperderò la tua brama di guerra da ora in poi.'

  25 	Dambhodbhava disse:
     	' se tu pensi che quest'arma sia giusta contro di noi o asceta,
     	pure con quella ti combatterò io sono giunto pronto alla lotta.' ”

  26 	Rāma disse:
     	“ così avendo parlato, ovunque scagliava piogge di frecce,
     	Dambhodbhava col suo esercito per colpire l'asceta,

  27 	quelle terribili frecce che lui scagliava per tagliare il corpo del nemico,
     	il muni rendeva inutili, rimuovendole con gli steli d'erba,

  28 	allora quell'invincibile gli scagliava contro un terribile dardo,
     	ma l'arma come per miracolo divenne irresistibile

  29 	a loro per magìa, occhi, orecchie e nasi,
     	il muni colpendo il bersaglio tagliava via con gli steli, 

  30 	egli vedendo il chiaro cielo riempito dagli steli d'erba.
     	ai suoi piedi cadeva il re e diceva: ' per me vi sia salvezza.'

  31 	Nara allora gli diceva o re: ' la protezione appartiene a chi la chiede,
     	sii religioso, e di virtuosa anima, e non fare di nuovo una tale azione,

  32 	e soverchiato dall'orgoglio non offendere mai più nessuno,
     	sia inferiore o superiore, questo o re è, il tuo supremo bene,

  33 	acquisita la saggezza, eliminata l'avidità, senza egoismo, controllato,
     	composto, paziente, dolce, dando sicurezza, governa i popoli o principe,

  34 	col mio permesso vai in pace e non agire di nuovo in questo modo,
     	e per nostro comando chiedi il forte consiglio dei brahmani.'

  35 	allora il re ai loro piedi cadendo di quei due, grandi anime,
     	ritornava alla sua città, e accumulava un grande dharma,

  36 	grandissima fu questa impresa fatta un tempo da Nara,
     	quindi Nārāyaṇa divenne superiore per le sue moltissime qualità,

  37 	perciò finchè un'arma non è incoccata dal gāṇḍiva, dal migliore degli archi,
     	tu abbandonato l'orgoglio, recati o re dal conquista-ricchezze,

  38 	la kākudīka, la śuka, la nāka, l'akṣisaṁtarjana,
     	la saṁtāna, la nartana,  la ghora, e l'āsyamodaka per ottava,

  39 	da queste colpiti tutti gli uomini incontrano la morte,
     	i folli agiscono, e i senza cervello, e i privi di saggezza,

  40 	gli uomini, dormono, si lavano, ed evacuano,
     	orinano, e sempre gridano e ridono,

  41 	innumerevoli sono le qualità nel pṛthāde, e Janārdana a lui è superiore,
     	e tu sai chi è il figlio di Kuntī, il conquista-ricchezze,

  42 	Nara e Nārāyaṇa non sono altri che Arjuna e il lunghi-capelli,
     	riconoscili o grande re, questi due eroi, questi due tori fra gli uomini,

  43 	se questo tu sai e non sospetti di me.
     	in una nobile decisione arrestandoti, fai la pace coi pāṇḍava,

  44 	se tu ritieni che sia meglio non aver una divisione,
     	fai la pace o migliore dei bhārata, non porre mente alla guerra,

  45 	la tua stirpe o migliore dei kuru è onorata sulla terra,
     	lascia questo sia ancora, fortuna a te, e così seguirai il tuo interesse.”
     


                              XCV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole del figlio di Jamadagni, anche il venerabile ṛṣi Kaṇva,
     	in mezzo all'assemblea dei kuru questo discorso diceva a Duryodhana:

   2 	“ Brahmā il patriarca del mondo è eterno e indistruttibile,
     	e così sono quei due beati, i due ṛṣi Nara e Nārāyaṇa,

   3 	di tutti gli āditya solo Viṣṇu è eterno,
     	e non-nato, e incorruttibile, perenne egli è il potente signore,

   4 	gli altri hanno natura mortale, la terra, l'acqua e il sole e la luna,
     	Vāyu, e Agni, e lo spazio, e i pianeti e le schiere delle stelle,

   5 	questi sempre periscono alla fine dell'universo, e del trimundio,
     	tutti vanno distrutti e rinascono continuamente,

   6 	e gli uomini, gli animali e gli uccelli e altri muoiono in breve tempo,
     	e gli altri viventi al mondo che sono nati da grembi animali, così sono conosciuti,

   7 	e i re godendo della più grande prosperità, alla fine della vita,
     	incontrano la morte, godendo delle buone e cattive azioni,

   8 	e anche tu quaggiù devi fare la pace col figlio di Dharma,
     	e i pāṇḍava e i kaurava insieme proteggano la terra, scrigno di ricchezze,

   9 	'io sono fortissimo.' così non devi pensare o Suyodhana,
     	si presentano dei più forti dei forti o toro tra gli uomini,

  10 	la forza in mezzo ai forti non è forza o kaurava,
     	fortissimi sono tutti i pāṇḍava, e di coraggio divino,

  11 	e qui pure si racconta una antichissima storia,
     	di Mātali che desideroso di dare la figlia ne cercava un marito,

  12 	l'auriga di nome Mātali era molto amato dal re del trimundio,
     	e nella sua famiglia c'era una fanciulla conosciuta al mondo per la sua bellezza,

  13 	conosciuta col nome di Guṇakeśī, ella era di forme divine,
     	per bellezza del corpo non vi era altra donna che la superasse,

  14 	di darla sposa aveva convenuto Mātali con sua moglie,
     	e presa questa decisione o re, stava pensando a questo scopo,

  15 	' sfortuna certamente nella famiglia di uomini gloriosi e di alto lignaggio, 
     	e di non misera condotta, prosperi e sinceri, è una fanciulla che nasce, 

  16 	la famiglia della madre quella del padre e dove viene data,
     	queste tre famiglie di virtuosi, la fanciulla deve accertare

  17 	e i due  mondi l'umano e il divino, con la mente e cogl'occhi,
     	esplorando, ma nei due guardando non mi è piaciuto nessuno da scegliere,

  18 	non tra gli dèi, né tra i ri-nati, tra gandharva o uomini,
     	ho trovato lo sposo, e nemmeno tra i molti ṛṣi.'

  19 	egli consultandosi di notte col la moglie, Sudharmā,
     	Mātali, pose mente ad andare nel modo dei nāga:

  20 	' non appare esserci tra dèi e uomini, un marito pari a Guṇakeśī,
     	per bellezza, certamente ce ne sarà qualcuno tra i nāga.'

  21 	così consultatosi con Sudharmā, compiuta la pradakṣiṇa,
     	dopo aver baciato la testa della figlia entrava nel sottosuolo.”
     


                              XCVI


   1 	Kaṇva disse:
     	“ Mātali viaggiava sulla strata col grande ṛṣi Nārada,
     	che stava andando a trovare Varuṇa, e per caso l'aveva incontrato,

   2 	Nārada allora gli diceva: 'dove stai andando signore?
     	 per qualche tuo affare o auriga, o per ordine del cento-riti?' 

   3 	Mātali a questa domanda di Nārada che percorreva la sua strada,
     	rettamente tutto raccontava del suo affare nei confroti di Varuṇa,

   4 	e a lui disse allora il muni: 'viaggiamo dunque insieme,
     	anch'io ho lascito il cielo per andare a vedere il signore delle acque,

   5 	e io ti rivelerò ogni cosa vedendo la superfice della terra,
     	guardando là noi due troveremo un qualche marito.'

   6 	e penetrati dentro la terra entrambi Mātali e Nārada,
     	quelle due grandi anime videro, il lokapala signore delle acque,

   7 	e là una venerazione da ṛṣi divino ne ebbe Nārada,
     	e Mātali ne ottenne una pari al grande Indra,

   8 	i due rallegrati nei cuori, rivelavano i loro affari,
     	e col permesso di Varuṇa entrarono nel mondo dei nāga,

   9 	Nārada conoscendo tutti gli esseri che abitano il sottosuolo,
     	da guida ne fece un racconto di ogni cosa completamente.

  10 	Nārada disse:
     	' tu hai visto Varuṇa circondato da figli e nipoti,
     	guarda ora il regno del signore delle acque, prosperoso e ovunque bello,

  11 	il figlio di grande saggezza di Varuṇa, signore del mare,
     	è superiore a lui per virtuosa condotta e purezza, 

  12 	questo suo amato figlio Puṣkara, dagli occhi di loto,
     	di belle forme, bellissimo, fu scelto come marito dalla figlia di Soma,

  13 	Jyotsnākālī, che dicono seconda per bellezza solo a Śrī,
     	e il figlio maggiore del sole splendente fu fatto suo figlio, si dice,

  14 	guarda ora il palazzo tutto d'oro, e pieno della bevanda vāruṇya,
     	la quale avendo attenuto gli dèi, divennero dèi o amico del re degli dèi,

  15 	tutte queste armi che appaiono splendenti o Mātali,
     	appartengono ai daiteya privati dei loro regni,

  16 	esse sono tutte indistruttibili e ritornano o Mātali,
     	agendo come se coscienti, e dagli dèi furono vinte,

  17 	qui molte razze di rākṣasa e stirpi di demoni o Mātali,
     	e armi divine vi erano, che un tempo avevano fatte gli dèi,

  18 	qui Agni splende con grandi fiamme nel lago di Varuṇa,
     	e il disco di Viṣṇu che gira con grande fuoco senza fumo,

  19 	quell'arco fatto di corno, che è pronto per la distruzione del mondo,
     	e che è sempre protetto e controllato dagli dèi, è l'arco gāṇḍīva,

  20 	esso al momento dell'azione, porta la forza,
     	piena di centomila archi insieme, questo sempre con certezza,

  21 	punisce anche i non punibili tra i re simili a rakṣas,
     	quest'arma per prima nata fu creata da Brahmā recitando i veda,

  22 	quel grande parasole di sovrani, il più grande è detto di Śakra,
     	i figli del re degli oceani lo portano felicemente,

  23 	questo parasole, del re degli oceani, che è situato nel suo luogo,
     	ovunque versa acqua fresca come una nuvola,

  24 	l'acqua cadendo dall'ombrello pura come soma,
     	cade avvolta dalle tenebre per cui si muove invisibile,

  25 	molte cose di aspetto meraviglioso dovresti qui vedere o Mātali,
     	ma ne fa impedimento il tuo scopo, perciò andiamo con sveltezza.'
     


                              XCVII


   1 	Nārada disse:
     	'questa città situata al centro del mondo dei nāga, 
     	è chiamata pātāka, ed è frequentata da daitya e da dānava,

   2 	alcuni che catturati dalle acque vengono trasportati,
     	entrando nel mondo dei nāga urlano pieni di paura,

   3 	qui l'Agni asura sempre fiammeggia alimentato dall'acqua,
     	concepisce sé stesso fermo e legato al suo compito,

   4 	qui bevuta l'amṛta dopo aver uccisi i nemici, la depositarono,
     	da qui si manifesta la diminuzione e la crescita della luna,

   5 	qui Viṣṇu dalla testa di cavallo ad ogni divisione di tempo,
     	alza la gemme suvarṇābha riempiendo di acque il divino universo,

   6 	in quanto cadono qui interamente tutti i flussi d'acqua,
     	per questo questa suprema città è chiamata pātāla,

   7 	Airāvata da questo mondo prese le acque e fattele scorrere
     	le immette fresche nelle nuvole, da cui il grande Indra le fa piovere,

   8 	qui i pesci di varie genere di forme, e di molte specie,
     	nelle acque bevendo la luce della luna vivono nuotando nell'acqua,

   9 	qui trafitti dai raggi del sole quelli che si rifugiano nella città di pātāla,
     	muoiono di giorno o auriga e rivivono di nuovo la notte,

  10 	qui sorgendo sempre la luna coperta dai suo raggi,
     	toccando l'amṛta, e da quel tocco risorgono i corpi,

  11 	qui i devoti all'adharma, sono confinati e da molto tempo afflitti,
     	i daiteya qui vivono rapita la loro prosperità dal Vāsava,

  12 	qui il grande signore di tutti gli esseri di nome Bhūtapati,
     	per la salute di tutti gli esseri pratica un supremo tapas,

  13 	qui i savi, frugali come vacche, intenti nei loro studi sacri,
     	finita la vita e avendo meritato il cielo, questi grandi ṛṣi qui vivono,

  14 	chi dorme in qualunque luogo, nutrito da qualsiasi persona,
     	rivestito da qualsiasi persona, costui è detto frugale come una vacca,

  15 	Airāvata il re degli elefanti, Vāmana, Kumuda e Añjana
     	questi supremi elefanti sono nati nella stirpe di Supratīka

  16 	guarda qui se trovi qualche sposo di qualità,
     	noi lo troveremo andando là ricorrendo al nostro zelo o Mātali,

  17 	quell'uovo piazzato nell'acqua, e come splendente di bellezza,
     	dalla creazione delle creature, non si è rotto né si e mosso,

  18 	io non ho udito raccontare di una sua nascita e creazione,
     	e neppure qualcuno conosce chi sono suo padre e sua madre,

  19 	da esso invero un grande fuoco sorge alla fine dei tempi,
     	e brucerà o Mātali l'intero trimundio coi suoi mobili e immobili.' ”

  20 	Kaṇva disse:
     	“ avendo ascoltato questo discorso di Nārada, Mātali diceva:
     	' qui non mi piace nessuno, vai in fretta da un'altra parte.'
     


                              XCVIII


   1 	Nārada disse:
     	' questa è la grande eccellente città chiamata Hiraṇyapura,
     	abitata da daitya e da dānava che praticano magìe a centinaia,

   2 	costruita con non piccolo sforzo da Viśvakarman,
     	e da Maya creata con la mente, è situata nella regione di pātāla,

   3 	qui praticando mille magìe, dei potentissimi
     	dānava risiedono come guerrieri, avendo un tempo ricevuto una grazia,

   4 	essi né da Śakra, né da Varuṇa né da Yama né da altri
     	possono essere soggiogati, e nemmeno da Kubera che dà ricchezza,

   5 	questi asura sono i kālakhañja, che nacquero dal piede di Viṣṇu,
     	e gli yātudhāna, figli di Nirṛti, che sono nati dallo scopino sacro di Brahmā,

   6 	forniti di zanne e di terribile aspetto, risiedono proteggendo sé stessi,
     	possedendo una valentìa magica, risiedono proteggendosi da soli,

   7 	e i dānava di nome nivātakavaca, ardui da combattervi contro,
     	tu sai come Śakra non è in grado di respingerli,

   8 	molte volte tu o Mātali e tuo figlio Gomukha,
     	sei stato respinto e pure il marito di Śacī, il re degli dèi col figlio,

   9 	guarda questi palazzi d'oro e d'argento o Mātali,
     	con un lavoro a regola d'arte, sono costruiti e forniti,

  10 	gialli di occhi di gatto, e rossi di coralli,
     	splendidi di cristalli e quarzi, splendidi come diamanti,

  11 	e splendono fatti di terra e di roccia,  
     	e di pietra, e sembrano invero come meteore,

  12 	simili al sole splendono, come se fossero accesi di fuoco,
     	hanno variegate reti di gioielli, son alti e compatti,

  13 	non è possibile descrivere la loro bellezza e i materiali di cui sono fatti,
     	perfetti sono per qualità e dotati delle giuste misure,

  14 	guarda i giardini di piacere, e i letti dei daitya,
     	pieni di gemme, preziosissimi, e gli splendidi seggi,

  15 	e queste rocce simili a nuvole, circondate da corsi d'acqua,
     	e gli alberi pieni di fiori e frutti a piacere e che si muovono a volontà,

  16 	o Mātali qualcuno che possa essere scelto da te qui ci sarà,
     	o andremo in un'altra parte della terra se tu lo credi.' ”

  17 	Kaṇva disse:
     	“ Mātali diceva a lui che parlava in tal modo, 
     	' o divino ṛṣi, non posso fare una cosa sgradita agli abitanti celesti,

  18 	dèi e dānava benchè fratelli sono sempre pieni di inimicizia tra loro,
     	come posso io scegliere un parente dalla parte dei nemici,

  19 	in altro luogo andiamo o virtuoso, io non posso vedere i dānava,
     	io so  come tu desideri dentro di te di dare anche te stesso.' 
     


                              XCIX


   1 	Nārada disse:
     	' questo è il mondo degli uccelli dalle belle penne, che si nutrono di serpenti,
     	loro non provano fatica nell'agire, nel muoversi o portare pesi,

   2 	la stirpe o auriga, e sorta dai sei figli del figlio di Vinatā
     	da Sumukha, e da Sunāman, da Sunetra, e Suvarcas,

   3 	da Surūpa e da Subala re degli uccelli, o Mātali,
     	con la  nascita dei fondatori della stirpe di Vinatā sono stati allevati

   4 	centinaia di migliaia di nati dal re degli uccelli,
     	essendo nati e cresciuti in prosperità nella stirpe di Kaśyapa, 

   5 	tutti questi sono dotati di bellezza, tutti segnati dallo śrīvatsa,
     	tutti bramano le ricchezze e possiedono eserciti,

   6 	essi per l'agire sono kṣatriya e crudeli mangiatori di serpenti,
     	poiché compiono la distruzione dei parenti, non ottengono lo stato di brahmani,

   7 	ti diro i loro nomi, piuttosto sommariamente, ascoltali,
     	o Mātali questa stirpe è elogiata e favorita da Viṣṇu,

   8 	Viṣṇu è il loro dio, Viṣṇu invero il loro finale scopo,
     	nei loro cuori sempre vi è Viṣṇu, e Viṣṇu è sempre la loro meta,

   9 	Suvarṇacūḍa, Nāgāśin, Dāruṇa, Caṇḍatuṇḍaka,
     	e Anala, e Anila, Viśālākṣa, Kuṇḍalin

  10 	Kāśyapi, Dhvajaviṣkambha, Vainateya, Vāmana,
     	Vātavega, Diśācakṣu, Nimeṣa, e Nimiṣa,

  11 	Trivāra, e Saptavāra, Vālmīki, Dvīpaka,
     	Daityadvīpa, Sariddvīpa, Sārasa, Padmakesara,

  12 	Sumukha, e Sukhaketu, Citrabarha e Anagha,
     	Meghakṛt, Kumuda, Dakṣa, Sarpānta, Somabhojana,

  13 	Gurubhāra, e Kapota, Sūryanetra, Cirāntaka,
     	Viṣṇudhanvan, e Kumāra, Paribarha, Hari,

  14 	Susvara, e Madhuparka, e pure Hemavarṇa,
     	Malaya, e Mātariśvan, Niśākara e Divākara,

  15 	questi per esempio sono quelli che ho detto tra la progenie di Garuḍa,
     	e sono i principali per potenza, fama e spirito vitale, 

  16 	se qua non trovi nessuno che ti piace, vai, andiamo o Mātali,
     	io ti condurrò in un luogo, dove troverai chi ti piaccia.'
     


                              C


   1 	Nārada disse:
     	' questo è il settimo livello della terra di nome rasātala,
     	dove risiede Surabhi la madre delle vacche nata dall'amṛta,

   2 	essa sempre produce latte, costituito dell'essenza della terra,
     	di sapore unico e supremo per l'essenza dei sei gusti,

   3 	essenza vomitata un tempo dalla bocca del grande-avo,
     	dopo aver bevuto l'amṛta, e davanti a lui sorgeva la virtuosa,

   4 	dal getto del suo latte caduto sulla terra,
     	fattosi lago, fu creato un altro supremo oceano di latte, 

   5 	esso è circondato sulle sue rive da schiuma simile a fiori,
     	qui risiedono i migliori muni che si nutrono di schiuma e la bevono,

   6 	i mangia-schiuma, hanno nome per il fatto che si nutrono di schiuma, o Mātali,
     	essi praticano un arduo tapas, e sono temuti dagli dèi,

   7 	da lei sono nate altre quattro vacche che vivono in tutti i luoghi o Mātali,
     	esse proteggono le regioni, e le supportano così si dice,

   8 	la prima regione la supporta la figlia di Surubhi di nome Surūpa,
     	di seguito, la regione meridionale la supporta quella chiamata Haṁsakā,

   9 	e da Subhadrā è supportata la regione occidentale che appartiene a Varuṇa,
     	sempre o Mātali, è supportata da questa generosa e di ogni forna,

  10 	la vacca di nome Sarvakāmadughā supporta la regione
     	settentrionale, o Mātali, piena di dharma, conosciuta come quella di Kubera,

  11 	dal latte di esse, una mescola con l'acqua producendo nell'oceano
     	il frullamento del monte mandara fu fatto da dèi e asura insieme,

  12 	sorse Vāruṇī, e Lakṣmī e pure l'amṛta o Mātali,
     	e il re dei destrieri Uccaiḥśravas, e il gioiello kaustubha,

  13 	Surabhi produce il latte che è nettare per chi beve nettare,
     	oblazione sacra per chi questa beve e amṛta per chi consuma amṛta,

  14 	versi e canzoni che un tempo furono cantate dagli abitanti di rasātala,
     	queste due antiche si odono e si cantano da parte dei sapienti,

  15 	né nel mondo dei nāga, né in paradiso, né su un vimāna né nel paradiso di Indra,
     	il soggiorno è cosi felice come sul livello di rasātala.'
     


                              CI


   1 	Nārada disse:
     	' questa è la città di nome bhogavatī protetta da Vāsuki,
     	essa è tale quale l'immortale meravigliosa città del re degli dèi,

   2 	qui si trova il serpente Śeṣa, dal quale è supportata sempre
     	la terra, con un tapas di grande potenza rivolto al mondo, 

   3 	il corpo è simile ad un bianco monte, adornato in vari e svariati modi,
     	porta mille teste, una lingua di fuoco, e una grande forza,

   4 	quaggiù dei nāga di varie e svariati forme con vari e molti ornamenti,
     	figli di Surasā senza affanni risiedono,

   5 	ornati con gemme, svastiche e cerchi, segnati da vasi sacri,
     	contati a migliaia sono tutti fortissimi, crudeli per loro natura,

   6 	alcuni hanno mille teste, alcuni cinquecento facce,
     	e alcuni cento crani, e alcuni pure sono tricipiti,

   7 	e alcuni due o cinque teste e alcuni sette teste, 
     	dai grandi cappucci, e grandi corpi, con anse e curve come montagne,

   8 	molte migliaia di milioni e di miliardi,
     	vi sono di nāga, di un'unica discendenza, ascolta quali sono i migliori,

   9 	Vāsuki, e Takṣaka, Karkoṭaka e Dhanaṁjaya,
     	Kālīya, e anche Nahuṣa, entrambi Kambala e Aśvatara

  10 	Bāhyakuṇḍa, Maṇi, e il nāga Āpūraṇa, Khaga,
     	e Vāmana, e Elapatra, Kukura, Kukuṇa,

  11 	Āryaka, e Nandaka, e pure Kalaśa e Potaka,
     	Kailāsaka, Piñjaraka, e pure il nāga Airāvata,

  12 	Sumanomukha, Dadhimukha, Śaṅkha, Nanda, e Upanandaka,
     	Āpta, e Koṭanaka, Śikhin, e inoltre Niṣṭhūrika,

  13 	Tittiri, e Hastibhadra, Kumuda, Mālyapiṇḍaka,
     	i due Padma, e Puṇḍarīka, Puṣpa, Mudgaraparṇaka,

  14 	 Karavīra, Pīṭharakaḥ Saṁvṛtto e Vṛtta,
     	Piṇḍāra, e Bilvapatra, Mūṣikāda, Śirīṣaka,

  15 	Dilīpa, e Śaṅkhaśīrṣa, e Jyotiṣka, Aparājita,
     	Kauravya, e Dhṛtarāṣṭra, Kumāra, Kuśaka,

  16 	Virajas, e Dhāraṇa, Subāhu, Mukhara, Jaya,
     	Badhira, e Andha, e Vikuṇḍa, Virasa, e pure Surasa,

  17 	questi e molti altri discendenti di Kaśyapa sono ricordati,
     	guarda o Mātali, se qui ti piace qualcuno da scegliere.' ”

  18 	Kaṇva disse:
     	“ Mātali con attenzione scorgendo a lungo uno,
     	interrogava Nārada là, e divenne quasi felice:

  19 	' quello che sta davanti a Kaurava e ad Āryaka,
     	splendido e di bell'apestto di quale stirpe è?

  20 	chi sono suo padre e sua madre, e quale genere di serpente è lui?
     	e quale la sua stirpe, di lui che se ne sta ritto come una grande bandiera,

  21 	per comportamento, per intelligenza, per bellezza e gioventù?
     	mi ha prenetrato il cuore o ṛṣi divino, e l'ho scelto come marito di Guṇakeśī.'

  22 	vedendo Mātali, rallegrato, a guardare Sumukha, 
     	lo informava allora della sua grandezza, nascita e imprese:

  23 	' nato nella famiglia di Airāvata, quel re dei nāga è Sumukha di nome,
     	è l'amato nipote di Āryaka, figlio della figlia di Vāmana,

  24 	suo padre è il nāga di nome Cikura o Mātali,
     	non molto prima di essere distrutto dal figlio di Vinatā.'

  25 	allora Mātali contento in cuore diceva queste parole a Nārada:
     	'questo supremo serpente mi piace o signore, come marito,

  26 	sia fatto un impegno qui, io sono deliziato da lui,
     	e pronto a dare la mia carissima figlia a questo marito nāga, o muni.'
     


                              CII


   1 	Nārada disse:
     	' costui è l'auriga di Śakra e suo caro amico, di nome Mātali, 
     	egli è puro, dotato di qualità e condotta, potente, forte e valoroso,

   2 	egli è l'amico di Śakra, suo consigliere e auriga, 
     	e appare di poco differente dal Vāsava in ogni battaglia,

   3 	egli il suo supremo carro aggiogato a mille cavalli, vittorioso
     	ha condotto con la sua mente, nei combattimenti tra dèi e asura,

   4 	attraverso lui, da suoi cavalli e dalle sue braccia sconfitti, il Vāsava vinse,
     	avendoli costui colpiti, l'uccisore di Bala li uccise un tempo,

   5 	sua figlia dalle splendide natiche, non ha uguale sulla terra per bellezza,
     	dotata dei doni di purezza e condotta, è conosciuta come Guṇakeśī,

   6 	egli si è impegnato per lei a cercare nel trimundio, o splendido come un dio,
     	un marito per la figlia, e gli piace tuo nipote Sumukha,

   7 	se anche a te piace, o gentilissimo, o migliore dei serpenti, in fretta
     	o Āryaka poni mente ad accogliere la fanciulla,

   8 	come Lakṣmī nella famiglia di Viṣṇu, come Svāhā, l'oblazione, nella famiglia
     	del brillante fuoco, così sia nella tua Guṇakeśī, dal bel vitino,

   9 	per tuo nipote o signore, perciò accetta Guṇakeśī,
     	che è tale per bellezza come la Śacī del Vāsava,

  10 	pur avendo perso il padre, per le sue qualità lo abbiamo scelto,
     	e anche per il tuo grande onore, e per quello di Airāvata,
     	e per le qualità di Sumukha, a cominciare da condotta, purezza e controllo, 

  11 	egli è giunto preparato a dare via la sua propria figlia,
     	tu dunque o signore devi portare onore a Mātali.' ”

  12 	Kaṇva disse:
     	“ Āryaka felice e triste al contempo diceva a Nārada:
     	' proibendo al nipote quando il figlio è andato alla morte,

  13 	certo non sarebbe fare grande onore alla tue parole o ṛṣi divino,
     	chi non avrebbe desiderio di unirsi all'amico di Śakra? 

  14 	io penso che sarebbe solo a causa di fanciullaggine o grande ṛṣi,
     	suo padre o signore, mio figlio o illustrissimo,
     	fu divorato dal figlio di Vinatā, e noi siamo addolorati per questo,

  15 	e ancora diceva il figlio di Vinatā andando via:
     	' il prossimo mese io divorerò Sumuhka.' così o potente,

  16 	e certamente così sarà, noi conosciamo la sua decisione,
     	da quelle parole di Suparṇa io sono depresso e impaurito.'

  17 	Mātali però disse a lui: 'io qui ho avuto un'idea,
     	ho scelto Sumukha il figlio di tuo figlio perché divenga mio genero,

  18 	quel serpente assieme a me e a Nārada,
     	giunto dal signore degli dèi e del trimundio, visiti il Vāsava,

  19 	io cercherò di capire cosa resta da fare della sua vita,
     	e nel fermare Suparṇa io mi impegnerò o virtuoso,

  20 	Sumukha insieme a me dal signore degli dèi venga,
     	per compiere quando si debba, fortuna sia te o serpente.'

  21 	quindi tutti quei potenti, preso con loro Sumukha,
     	videro Śakra, lo splendidissimo re degli dèi, seduto, 

  22 	per caso là vi era il beato Viṣṇu dalle quattro braccia,
     	quindi tutto quanto raccontarono Nārada e Mātali,

  23 	allora Viṣṇu diceva al distruggi-fortezze, al signore del mondo:
     	' l'amṛta sia data a lui e sia fatto pari agli immortali,

  24 	Mātali, Nārada e Sumukha o Vāsava,
     	ottengano per tuo favore, quanto essi desiderano.'

  25 	il distruggi-fortezze, pensando alla valentìa del figlio di Vinatā,
     	diceva allora a Viṣṇu: 'dalla tu a lui.'

  26 	Viṣṇu disse:
     	' tu sei il signore dei mondi mobili e immobili,
     	un tuo dono chi lo può disfare o potente?' ”

  27 	Kaṇva disse:
     	“ allora Śakra dava al serpente una suprema vita,
     	ma l'uccisore di Bala e Vṛtra non gli faceva bere l'amṛta, 

  28 	ottenuto quel dono Sumukha divenne di bellisimo viso,
     	e sposatosi secondo il suo desiderio, se ne tornava alla sua casa,

  29 	Nārada però e Āryaka, avendo avuto successo, felici,
     	si recarono a venerare lo splendidissimo re degli dèi.”
     


                              CIII


   1 	Kaṇva disse:
     	“ Garuḍa il fortissimo, udiva come era accaduto,
     	che al nāga era stata donata una lunga vita o bhārata,

   2 	con le sue grandi ali scosso il trimundio, l'uccello,
     	Suparṇa supremamente irato si precipitava sul Vāsava.

   3 	Garuḍa disse:
     	' o beato, perché disprezzi la mia fame nel momento del bisogno?
     	avendomi dato un tempo il dono che desideravo, ora hai cambiato parere?

   4 	per dono del signore di tutti gli esseri, di tutti gli esseri
     	io mi nutro per decreto del creatore, per quale motivo tu lo proibisci?

   5 	e io ho scelto questo grande naga, stabilito per quell'accordo,
     	con costui o dio, io debbo nutrire la mia grande progenie,

   6 	e io non posso uccidere nessun'altra creatura che costui,
     	tu giochi coi desideri altrui come vuoi o re degli dèi,

   7 	io perderò la vita e così i miei figli,
     	che sono allevati nella mia casa, sii benevolo o Vāsava,

   8 	e questo dunque io merito ancora o uccisore di Bala e di Vṛtra,
     	io che da signore del trimundio divenga servo di altri?

   9 	in te è stabile il regno o signore degli dèi, e Viṣṇu non è la mia causa,
     	in te o signore del trimundio sia il regno eterno o Vāsava,

  10 	io pure sono nato da una figlia di Dakṣa, e ho Kaśyapa per padre,
     	io posso anche trasportare tutti i mondi insieme, rapidamente,

  11 	sono insuperabile da tutti gli esseri anche se io uso una piccola forza,
     	e anche ho compiuto una grandissima impresa nella guerra coi daiteya,

  12 	Śrutaśrī, e Śrutasena, Vivasvat, Rocanāmukha,
     	Prasabha, e Kālakākṣa, figli di Diti, da me furono uccisi,

  13 	con impegno io mi comporto sul suo stendardo,
     	e trasporto tuo fratello minore, e per questo tu mi disprezzi?

  14 	chi altri vi è capace di portare grandi pesi? chi altri vi è più forte di me?
     	io che sono superiore lo trasporto con tutti i suoi parenti,

  15 	diprezzandomi tu mi hai allontanato dal mio cibo,
     	per questo la mia importanza è distrutta, da te e da costui o Vāsava,

  16 	i figli che sono nati da Aditī, sono dotati di forza e coraggio,
     	tu di tutti questi tu sei certamente più forte,

  17 	io, con una sola parte delle mie ali, ti trasporto senza fatica,
     	esamina con calma tu o caro, chi qui è il più forte.' ”

  18 	Kaṇva disse:
     	“ udite quelle parole dell'uccello, risuonanti aspre,
     	l'armato di carro e disco, diceva l'imperturbabile agitando Tārkṣya:

  19 	'o Garuḍa, tu ti ritieni fortissimo e sei invece debolissimo,
     	smettila di elogiare te stesso davanti a noi o nato dall'uovo,

  20 	il trimundio intero non è in grado di reggere il peso del mio corpo,
     	io invece da me trasporto me stesso e reggendo anche te,

  21 	reggi dunque solo questo mio braccio destro,
     	se tu lo reggerai quello solo, la tua vanteria avrà di che essere.'

  22 	quindi il beato sulle spalle di lui piazzava il braccio,
     	cadeva egli sotto quel peso, agitato e privo di sensi,

  23 	come se fosse il peso delle terra intera con tutte le montagne,
     	così pensava che fosse il peso di quella sola parte del suo corpo,

  24 	ma non lo colpiva con forza, il migliore dei forti,
     	quindi l'incrollabile non gli toglieva la vita,

  25 	senza ali col corpo caduto, privo di sensi, e agitato, l'uccello,
     	perdeva le sue penne allora oppresso dal pesante peso,

  26 	allora il figlio di Vinatā con le testa e con le ali inchinandosi a Viṣṇu,
     	debole, agitato, confuso, queste parole diceva:

  27 	'o beato, dal tuo corpo che ha la stessa estensione del mondo,
     	dal tuo braccio esteso a tuo piacere, io sono abbattuto a terra,

  28 	devi o dio, perdonare me che sono afflitto, e di scarsa ragione,
     	con la forza distrutta dal fuoco, io l'uccello che risiede sul tuo stendardo,

  29 	io non conoscevo o dio, la tua suprema forza o potente,
     	per questo io credevo la mia valentìa impareggiabile da altri.'

  30 	allora il beato perdonava Garuḍa:
     	' non farlo più.' con dolcezza gli diceva allora.

  31 	allo stesso modo tu o figlio di Gāndhārī sei rispetto ai pāṇḍava in battaglia,
     	non abbatterai quei valorosi per quanto tu viva o figliolo,

  32 	Bhīma il migliore dei combattenti, è il fortissimo figlio di Vāyu,
     	e il conquista-ricchezze, figlio di Indra non possono essere uccisi in battaglia,

  33 	Viṣṇu, Vāyu, e Śakra, e Dharma, ed entrambi gli aśvin,
     	queste dèi, con quale mezzo tu puoi guardarti da loro?

  34 	basta dunque con l'inimicizia, vai a fare la pace o figlio di re,
     	con la mediazione di Vāsudeva, tu devi proteggere la tua stirpe,

  35 	coi suoi occhi tutto questo ha visto il grande asceta Nārada,
     	qual'è la grandezza di Viṣṇu, e costui è il possessore di mazza e disco.”

  36 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Duryodhana soffiando con volto corrucciato,
     	guardando i figlio di Rādhā rideva forte allora,

  37 	disprezzando il discorso del ṛṣi Kaṇva, quello sciocco,
     	battendosi la coscia simile a proboscide di elefante diceva:

  38 	“come il signore mi ha creato io sono e sarò, questo il mio destino,
     	e così io vivo o grande ṛṣi, perché fai questi discorsi?”
     


                              CIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ ostinato contro il bene dei parenti, confuso dall'avidità per i beni altrui,
     	intento in cose ignobili, determinato verso la morte,

   2 	arrecando dolori agli intimi, aumentando la sofferenza dei parenti,
     	affliggendo gli amici, e procurando gioia ai nemici,

   3 	come mai i parenti non hanno fermato costui mentre seguiva la cattiva strada?
     	e pure il venerabile patriarca attento agli amici non lo fece per amicizia?"

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	 le parole pronunciate dal Beato, quelle calme pronunciate da Bhīṣma,
     	e le molte altre pronunciate, anche da Nārada furono udite.

   5 	Nārada disse:
     	“ difficile è ascoltare gli amici, difficile da ottenersi un amico benefico,
     	dove sta un amico là non ci sta un parente,

   6 	io vedo che devono essere ascoltati gli amici o rampollo dei kuru,
     	non si deve avversarli, l'opposizione è cosa tremendissima,

   7 	qui pure raccontano una antichissima storia
     	di come Gālava cadde nella sconfitta per la sua ostinazione,

   8 	un tempo Dharma volendo mettere alla prova Viśvāmitra mentre era in ascesi,
     	lo avvicinò mutandosi in Vasiṣṭha, il venerabile ṛṣi,

   9 	e stando sotto le mentite spoglie di uno dei sette ṛṣi o bhārata,
     	per mangiare essendo affamato o re, arrivò all'āśrama in kauśika,

  10 	Viśvāmitra perplesso, faceva cuocere una pentola,
     	ed essendo intento nel cuocere il riso e latte, non attendeva a lui,

  11 	quando lui ebbe mangiato il cibo, dato dagli altri asceti,
     	allora portando quel cibo molto caldo Viśvāmitra si avvicinò,

  12 	ma dicendo:' fermati qui, io ho gia mangiato.' il venerabile se ne andava,
     	Viśvāmitra allora o re, si fermava quello splendido,

  13 	e sostenendo il cibo con la testa quello con le braccia sui fianchi, camminava,
     	dritto come una colonna senza muoversi stava lì vicino quel mangia-vento, 

  14 	ed era impegnato il muni di nome Gālava ad onorarlo, 
     	per la sua maestria, la sua nomea, e per desiderio di compiacerlo di cuore,

  15 	quindi, Dharma di nuovo tornava dopo cento anni,
     	a kauśika, stando sotto le spoglie di Vasiṣṭha, desiderando nutrirsi,

  16 	egli vedendo il cibo portato sulla testa dal grande ṛṣi,
     	dal saggio Viśvāmitra, che se ne stava ritto nutrendosi di aria, 

  17 	Dharma allora, accettandolo, ancora caldo come se nuovo,
     	e mangiatolo: ' felice sono o  ṛṣi brahmano.' ciò detto, il muni se ne andava,

  18 	uscito dalla casta kṣatriya, diventava brahmano,
     	per le parole di Dharma Viśvāmitra che contento divenne,

  19 	ma Viśvāmitra dall'obbedianza e dalla fede del suo discepolo
     	l'ascetico Gālava, compiaciuto così gli diceva:
     	'col mio permesso o figliolo, vai dove credi o Gālava.'

  20 	così apostrofato Gālava rispondeva al supremo muni:
     	'felice sono per le dolci parole, ma io chiedo all'illustrissimo

  21 	Viśvāmitra qual'è l'onorario per il suo insegnamento,
     	l'azione onorevole legata all'onorario diviene perfetta,

  22 	si gode della emancipazione, dopo aver elagito gli onorari,
     	e del frutto del rito in paradiso, dai virtuosi è detta pace-interiore l'onorario,
     	cosa devo offrire, per l'insegnamento? me lo dica il signore.'

  23 	ma conoscendolo il venerabile, e vinto dalla sua obbedienza,
     	Viśvāmitra ripetutamente lo incitava: 'vai, vai.'

  24 	pur avedogli ripetutamente detto Viśvāmitra: ' vai, vai.'
     	Gālava rispondeva tutte le volte: ' che devo dare?'

  25 	ma per la ripetuta ostinazione dell'asceta Gālava,
     	preso dall'impeto Viśvāmitra gli diceva:

  26 	dammi ottocento cavalli con un orecchio nero,
     	splendidi come la luna, e vattene in fretta o Gālava.' “
     	


                              CV


   1 	Nārada disse;
     	“ così richiesto dal saggio Viśvāmitra,
     	allora non si sedeva, non dormiva Gālava né prendeva cibo,

   2 	e divenuto pelle e ossa, pallido, preso dalla sofferenza dell'ansia,
     	soffrendo oltre misura, egli bruciava di dolore:

   3 	' dove posso trovare ricchi amici? dove ricchezze in questa quantità?
     	dove posso avere ottocento cavalli splendidi come la luna?

   4 	dove sta il mio desiderio di cibo? dove il mio desiderio di felicità?
     	e pure il mio stesso desiderio di vivere è distrutto, che vale la vita per me?

   5 	io raggiunta la riva dell'oceano, o il più lontano confine della terra,
     	mi gettero dentro, che frutto può esserci nel vivere per me?

   6 	essendo povero e fallito nello scopo, abbandonato da tutti i frutti della vita,
     	e portando ancora il mio debito, dov'è la felicità nell'incuria?

   7 	per chi, goduta la ricchezza degli amici, e avuto l'affetto desiderato,
     	non è in grado di ricambiare, la morte è preferibile alla vita,

   8 	promettendo di farlo, e non compiendo quanto si deve fare,
     	il merito del rito sacro svanisce per il miserabile che dice il falso,

   9 	non ha bellezza chi mente, non ha progenie chi mente,
     	non ha potere chi mente, come può avere un felice meta?

  10 	dov'è la gloria per l'ingrato? dove il suo luogo? e dove la felicità?
     	inaffidabile è l'ingrato, nell'ingrato non vi è ristoro,

  11 	nemmeno può vivere il malvagio senza ricchezze, come può sostenere la famiglia?
     	il malo certamente otterrà la distruzione, distruggendo quanto fatto,

  12 	io stesso sono un malo, un ingrato, e un miserabile e pure un mentitore,
     	quanto mi fu dato da fare dal guru, avendo detto: ' lo faro.'
     	io mi libererò della vita, compiendo un supremo sforzo,

  13 	nessuna richiesta agli dèi celesti fu da me prima fatta,
     	tutti i trenta dèi, mi stimeranno nella preparazione del sacrificio,

  14 	io, il dio signore del trimundio, il migliore dei saggi,
     	io, Viṣṇu andrò a trovare, l'ultima meta, il migliore dei protettori,

  15 	per quanti beni esistono goduti da tutti gli dèi e dagli asura,
     	io voglio vedere da vicino l'immortale grande yogin.'

  16 	così avendo parlato, il suo amico, Garuḍa figlio di Vinatā,
     	si mostrava a lui e gli diceva, felice di poterlo compiacere:

  17 	' tu sei mio amico, e il desiderio degli amici è pure il mio o amico,
     	e i desideri voluti deve esudire chi vive in prosperità,

  18 	io ho la prosperità, o savio, avendo il fratello minore di Indra, o brahmano,
     	io un tempo gli ho parlato in tuo favore, e lui ha esaudito il mio desiderio,

  19 	vai dunque tu, andremo noi due e io ti condurrò alla felicità che vuoi,
     	vai dunque senza indugio o Gālava, all'estrema regione della terra.' 
     


                              CVI


   1 	Suparṇa disse:
     	'io sono mandato dal dio che è ricettacolo di conoscenza,
     	dimmi quale direzione per prima io devo andare a visitare,

   2 	se l'orientale, o la meridionale, o se io debba visitare l'occidentale,
     	o la settentrionale, o migliore dei ri-nati, dove devo andare o Gālava?

   3 	quella, da cui sorge per primo, il luminario di tutti i mondi,
     	Savitṛ, laddove si svolge il tapas dei sādhya tutti insieme,

   4 	nella quale un tempo nacque Mati, dalla quale l'universo si è esteso,
     	laddove ci sono gli occhi di Dharma, dove lui stesso è stabilito,

   5 	dove l'oblazione sacrificata fin dal principio pervase ogni direzione,
     	questa è la porta e anche la via del cielo o migliore dei ri-nati, 

   6 	dove un tempo le donne figlie di Dakṣa partorirono le loro creature,
     	nel luogo in cui crebbero i nati da Kaśyapa,

   7 	da cui ebbe origine la bellezza degli dèi, dove Śakra fu consacrato,
     	e dal re degli dèi e dagli stessi dèi qui fu accumulato il tapas,

   8 	è per questo motivo o brahmano, che questa direzione è detta “pūrvā”, la prima,
     	perché nei primi tempi per prima fu riempita dagli dèi,

   9 	da questo dunque, la regione è ritenuta la prima dai primi,
     	qui per desiderio di felicità furono compiuti i primi riti divini,

  10 	qui il beato, creatore del mondo per primo cantava i veda,
     	qui fu recitata dal sole la strofa sāvitrī ai recitanti i veda,

  11 	qui da Sūrya gli yajurveda furono donati o mogliore dei ri-nati,
     	qui il soma fu bevuto nei riti dagli dèi, che ne avevano ottenuto il dono,

  12 	qui soddisfatti i fuochi sacri goderono la propria origine,
     	da qui Varuṇa rifugiatosi nella terra raggiunse la prosperità,

  13 	qui un tempo o toro dei ri-nati, la nascita, la pratica e
     	la morte dell'antico Vasiṣṭha, ebbe luogo,

  14 	qui nacquero i mille figli della sillaba oṁ,
     	laddove i muni bevitori di soma, bevono dall'havirdhāna

  15 	laddove molti animali nella foresta, a cominciare dagli orsi furono immolati,
     	da Śakra, e dove furono preparati per dividerli tra gli dèi, 

  16 	qui gli uomini e gli asura che sono ostili e ingrati,
     	tutti furono uccisi dal nascente sole, scrigno di luce, preso dall'ira,

  17 	questa è la porta del trimundio e del paradiso, e della felicità,
     	questa regione è la prima, entriamoci se lo credi,

  18 	io sempre sono attento alle parole di chi voglio fare il bene,
     	dimmi o Gālava, e io andrò, ascolta pure delle altre direzioni.'
     


                              CVII


   1 	Suparṇa disse:
     	' un tempo da Vivasvat che praticava un sacrificio, 
     	questa regione fu data come dakṣiṇa al guru, da qui è detta meridione,

   2 	qui sono risiedenti gli avi dei tre mondi,
     	qui è la dimora dei fuochi degli dèi, così è tramandato o ri-nato,

   3 	qui i viśvedeva assieme agli avi risiedono,
     	ad essi si sacrifica nei mondi e sono idonei alla stessa parte degli avi,

   4 	questa è chiamata la seconda porta di Dharma o ri-nato,
     	qui l'accertamento del tempo è calcolato in minuti e secondi,

   5 	qui i ṛṣi divini, e sempre i ṛṣi pitṛloka,
     	e pure i ṛṣi regali, tutti, risiedono senza agitazione,

   6 	qui il dharma e l'azione sincera vengono celebrate,
     	qui è la meta o migliore dei ri-nati, di chi fa violenza e sé stesso,

   7 	questa è la regione, o migliore dei ri-nati, in cui tutto precipita,
     	coperta di ignoranza, la felicità non si raggiunge tramite essa,

   8 	qui vi sono molte migliaia di demoni nairṛta o toro dei ri-nati,
     	creati all'incontrario, devono essere veduti dai malviventi,

   9 	qui nei boschi del mandara, e nelle sedi dei ṛṣi brahmani,
     	i gandharva cantano canti che portano via cuore e ragione,

  10 	qui i canti del sāman coi loro versi, Raivata udiva 
     	senza mogli, senza ministri, e senza regno ritiratosi nella selva,

  11 	qui Sāvarṇi, e il figlio di Yavakrīta, 
     	fissarono il limite o brahmano, che Sūrya non può superare,

  12 	qui, il grand'anima figlio di Pulastya, il re dei rākṣasa,
     	Rāvaṇa, praticava il tapas per il dono dell'immortalità da parte dei celesti,

  13 	qui per la sua condotta Vṛtra cadeva nell'inimicizia di Śakra,
     	qui tutti gli spiriti vitali ottenuti, di nuovo vanno alla distruzione,

  14 	qui gli uomini dalle azioni malvage arrostiscono o Gālava,
     	qui vi è il fiume di nome vaitaraṇī, pieno di persone,
     	qui raggiunta la fine della felicità cade nei confini del dolore,

  15 	qui tornando il sole che crea il giorno, spruzza acque dolci,
     	e raggiunta l'estrema sede del punto cardinale, di nuovo produce l'inverno,

  16 	qui io o Gālava un tempo, considerando che avevo fame,
     	catturai due grandi animali che lottavano tra loro, un elefante e una tartaruga,

  17 	qui è nato da Sūrya un grande ṛṣi di nome Śakradhanu,
     	dicono che fosse il divino Kapila che incenerì i figli di Sagara,

  18 	qui i perfetti brahmani chiamati 'benevoli', seguaci dei veda,
     	studiati i veda coi loro addendi, ottennero la dimora di Yama,

  19 	qui la città di nome bhogavatī è protetta da Vāsuki,
     	e dal nāga Takṣaka, e pure da Airāvata,

  20 	qui una grande tenebra sommerge quelli appena morti,
     	non rischiarabile né dal sole e neppure dal fuoco dalla nera traccia,

  21 	questa è pure la strada dell'inferno o Gālava,
     	dimmi se dobbiamo andarci, o ascolta da me della occidentale.'
     	


                              CVIII


   1 	Suparṇa disse:
     	' questa regione è cara al re Varuṇa, signore delle acque,
     	sempre questa è la sede del re dell'oceano e la sua origine,

   2 	qui alla fine del giorno Sūrya abbandona la sua luce,
     	perciò finale (paścima) è chiamata questa regione o migliore dei ri-nati,

   3 	sul regno dei pesci, e a protezione dell'oceano,
     	il beato e divino Kaśyapa consacrava Varuṇa,

   4 	qui bevute tutte insieme le sei essenze di Varuṇa,
     	nacque il giovane Soma, nella quindicina chiara distruttore delle tenebre,

   5 	qui respinti indietro i daitya, da Vāyu catturati,
     	soffianti e afflitti dai grandi elefanti si addormentarono o ri-nato, 

   6 	qui vi è la montagna che riceve il sole calante,
     	e che ha nome asta, e da cui egli entra nel tramonto occidentale,

   7 	qui la notte e sonno, arrivati alla fine del giorno,
     	nascono nei viventi del mondo, a rubare metà delle loro vite,

   8 	qui la divina Diti dal bei riccioli, mentre era gravida della sua prole,
     	da Śakra fu liberata dal feto, da cui nacque la schiera dei marut, 

   9 	qui la radice dell'himavat procede verso l'eterno monte mandara,
     	e neppure in mille anni si può raggiungere i suoi confini,

  10 	qui raggiunte le rive del lago dalle rocce d'oro, e dalle
     	nuvole d'oro Surabhi, spargeva il suo latte,

  11 	qui in mezzo al mare, il Kabandha appare,
     	quando Svarbhānu, simile al sole desidera afferrare sole e luna,

  12 	qui pure di Suvarṇaśiras dai bei capelli, mentre cantava, 
     	invisibile e inimmaginabile, si udiva la potente voce,

  13 	qui la figlia di Harimedhas di nome Dhvajavatī, 
     	si fermava per l'ordine di Sūrya:' nell'aria fermati, fermati.' 

  14 	qui Vāyu, il fuoco, le acque e l'etere, o Gālava,
     	giorno e notte si liberano del tocco del dolore,
     	da qui in poi il corso del sole torna indietro,

  15 	è qui che i luminosi entrano nel cerchio del sole,
     	e accompagnandosi per ventotto notti col sole
     	escono di nuovo dal sole unendosi alla luna,

  16 	qui sempre l'origine dei fiumi che scorrono verso il mare,
     	qui le acque del trimundio trovano rifugio in Varuṇa,

  17 	qui pure vi è la dimora del re dei serpenti Ananta,
     	qui vi è la suprema sede di Viṣṇu, che non ha né principio né fine,

  18 	qui vi è la residenza del vento purificatore, l'amico del fuoco,
     	e qui pure la residenza del grande ṛṣi Kaśyapa, figlio di Marīci,

  19 	questa è la via occidentale che ti ho illustrato come porta del luogo,
     	dimmi o Gālava quale scelta hai fatto e andremo o migliore dei ri-nati.'
     


                              CIX


   1 	Suparṇa disse:
     	' in quanto si sfugge al male, in quanto si ottiene la benedizione,
     	dal frutto di questo passaggio il luogo è chiamato “uttara“ dai saggi,

   2 	ed essendo la via del nord, quella dell'oro e della semina,
     	via che corre tra le regioni orientali e occidentali è detta la mediana,

   3 	in questa regione settentrionale che è la migliore o toro tra i ri-nati,
     	non vive gente spiacevole, né di anima indocile, né dedita all'adharma,

   4 	qui vi è Nārāyaṇa che è Kṛṣṇa e l'ottimo Nara che è Jiṣṇu,
     	e l'eterno Brahmā nell'eremitaggio detto di badarī,

   5 	qui sulla sommità del monte himavat sempre risiede Maheśvara,
     	qui la luna fu consacrata al regno dei brahmani,

   6 	qui Mahādeva la mobile Gaṅgā che cade dal firmamento,
     	riceve e la dona così al mondo degli uomini, o migliore dei brahmani,

   7 	qui la dea praticò il tapas per desiderio di avere Maheśvara,
     	qui desiderio, ira, e montagna convivono con Umā,

   8 	qui nella sovranità su rākṣasa, yakṣa e gandharva o Gālava,
     	sul monte kailāsa, Kubera fiume di ricchezze fu pure consacrato,

   9 	qui vi è il giardino di Citraratha, qui l'āśrama dei vaikhānasa
     	qui vi è la Gaṅgā mandākinī, qui il monte mandara o toro dei ri-nati,

  10 	qui il tīrtha saugandhikavana è protetto dai demoni nairṛta,
     	qui vi è il bufalo dal dorso di antilope, qui le montagne sparse,

  11 	qui dei siddha che sono sempre controllati e che si muovono a piacere,
     	le residenze vi sono, bellissime e piene di cibi desiderabili o Gālava,

  12 	qui vi sono i sette ṛṣi, e la divina Arundhatī,
     	qui risiede Svāti, e qui si dice sia il suo sorgere,

  13 	qui ascendendo al sacrificio il Grande-Avo risiede in eterno,
     	e da qui sole e luna irradiano perennemente i loro raggi,

  14 	qui l'ingresso della grotta gāyantikā i migliori ri-nati custodiscono,
     	essi sono i muni dalla sincera parola, di nome dhāma,

  15 	di essi non si conosce l'origine, né l'aspetto, né il tapas compiuto,
     	hanno mille dimore e cibi a volontà o Gālava,

  16 	e non appena un uomo entri al di là di questo,
     	immediatamente o migliore dei ri-nati, si dissolve o Gālava,

  17 	e nessun'altro vi può entrare o toro dei ri-nati,
     	eccetto il dio Nārāyaṇa e Nara l'imperituro vincitore, 

  18 	qui vi è la sede che si chiama kailāsa, del figlio di Ilavilā, 
     	qui nacquero le dieci apsaras chiamate vidyutprabha,

  19 	qui vi è il luogo di nome viṣṇupada, compiuto da Viṣṇu mentre camminava,
     	lungo il trimundio o brahmano, luogo situato nella regione settentrionale,

  20 	qui dal re Marutta fu celebrato un sacrificio o migliore dei ri-nati,
     	sul monte uśīrabīja o santo brahmano, dove vi è il lago del fiume jambūnadī,

  21 	qui si trova il lago di loti del ṛṣi brahmano, grand'anima,
     	Jīmūta, puro e trasparente lago davanti all'himavat,

  22 	e tra i brahmani avendo distribuito la sua grande ricchezza,
     	quel grande ṛṣi scelse la foresta, e perciò la selva è detta di Jīmūta,

  23 	qui sempre vi sono i custodi delle regioni, al mattino e alla sera, o toro dei ri-nati:
     	'che dobbiamo fare e per chi?' essi gridano o Gālava,

  24 	così è questa regione del nord o migliore dei ri-nati, e con altre qualità,
     	la superiore e chiamata perché è la superiore di ogni azione,

  25 	questa regione o caro figlio, è diffusamente celebrata,
     	in quale di queste quattro vuoi andare di seguito?

  26 	pronto io sono o migliore dei ri-nati a mostrarti questi luoghi,
     	e l'intera terra, perciò o brahmano monta su di me o ri-nato.'
     


                              CX


   1 	Gālava disse:
     	' o Garuḍa, tu che sei Suparṇa il figlio di Vinatā nemico del re dei serpenti,
     	conducimi o mitico uccello, per primo dove sono gli occhi di Dharma,

   2 	dunque vai nella regione orientale, che è la prima che hai illustrato,
     	qui mi hai detto che vi è la presenza degli dèi,

   3 	qui vi sono, sia la verita, che il dharma come rettamente tu hai raccontato,
     	io vorrei incontrarmi con gli dèi tutti insieme,
     	e ancora io desidero vedere gli dèi o fratello minore di Aruṇa.' "

   4 	Nārada disse:
     	“ al ri-nato rispose il figlio di Vinatā: ' sali dunque.'
     	saliva duque allora il muni Gālava su di Garuḍa.

   5 	Gālava disse:
     	' il tuo aspetto o mangiatore di serpenti appare come quello del sole
     	il luminario dai mille occhi mentre procede di primo mattino, 

   6 	io vedo il tuo andare qui, come se gli alberi scossi 
     	dal vento delle tue ali e messi in moto ti seguissero, o volatile,

   7 	col vento delle tue ali sempre dunque tu scuoti o volante,
     	la terra coi suoi mari e foreste, coi suoi picchi selve e boschetti,

   8 	e l'acqua sembra salire al cielo coi suoi pesci, nāga e alligatori,
     	incessantemente, per il grande vento delle tue ali,

   9 	pesci di aspetto uguale e balene, e timiṁgīla
     	e nāga con viso umano io scorgo che si agitano,

  10 	e assordato, udendo i muggiti dell'oceano,
     	non sento, non vedo, non trovo il mio stesso corpo,

  11 	vai piano ti prego signore, rammentati del brahmanicidio,
     	non si vede né sole o caro, né luogo, né cielo o volatile,

  12 	solo tenebra io vedo, e non appare neppure il tuo corpo,
     	io solo vedo i tuoi occhi come due vere gemme, o oviparo,

  13 	ma non vedo il tuo corpo così come il mio,
     	procedendo io vedo fiamme alzarsi dal tuo vento,

  14 	la mia agitazione e miei occhi, presto siano di nuovo calmati,
     	fermati da grande tempo stiamo andando o figlio di Vinatā,

  15 	io non ho alcun motivo di fretta o divoratore di serpenti,
     	ferma la tua grande foga, io non reggo la tua foga,

  16 	al mio guru ho promesso ottocento cavalli
     	splendidi come la luce lunare, e con un solo orecchio nero, 

  17 	e non vedo o oviparo, la via per togliermi il debito di essi,
     	quindi per me appare solo il mezzo di abbandonare la mia vita,

  18 	io non ho ricchezza alcuna, né un amico dotato di ricchezze,
     	quindi da questo grande compito non sono in grado di liberarmi.' “

  19 	Nārada disse:
     	“ a Gālava che così parlava molto abbattuto, allora
     	il figlio di Vinatā, quasi ridendo, volando rispondeva:

  20 	' non sei troppo saggio o savio ṛṣi, che vuoi rinunciare a te stesso,
     	la morte non si produce spontamente, la morte è il supremo signore,

  21 	perché io non sono stato informato prima da te, 
     	qui vi è un grande mezzo con cui ottenere ciò,

  22 	vi è una montagna di nome toro, in mezzo al mare,
     	là a riposare e a mangiare ci fermeremo o Gālava.' “
     


                              CXI


   1 	Nārada disse:
     	“ atterrando sulla cima del monte toro, i due uccello e ri-nato,
     	là videro la brahmana Śāṇḍilī immersa nel tapas,

   2 	e salutatala Suparṇa, e Gālava avendola venerata,
     	e i due avendo avuto il benvenuto da lei si sedettero su un cuscino d'erba,

   3 	del cibo perfetto da lei rapidamente rinforzato con potenti mantra,
     	avendo mangiato i due soddifatti, si coricarono a terra sazi di cibo,

   4 	dopo un po' però si svegliava Suparṇa per il desiderio di partire,
     	quindi, l'uccello vedeva sé stesso privo delle ali a suoi lati,

   5 	il volatile era diventato come una palla di carne, dotata di becco e piedi,
     	allora Gālava quardandolo depresso gli chiedeva,

   6 	perché tu qui dalla tua venuta hai meritato questo frutto?
     	per quanto tempo questo luogo sarà la nostra residenza?

   7 	hai dunque pensato con la mente a qualcosa di male e di contrario al dharma?
     	non sarà certo un peccato piccolo questo di te.'

   8 	Suparṇa allora disse, al brahmano:' io ho pensato o ri-nato,
     	di portare via da qui questa perfetta virtuosa, fino là dov'è Prajāpati,

   9 	dove c'è il dio Mahādeva, dove c'è l'eterno Viṣṇu,
     	dove c'è il dharma e il sacrificio, in modo che là ella risieda,

  10 	così che io prostrato implori la venerabile, che mi faccia del bene,
     	da me questo fu pensato nel mio cuore sofferente,

  11 	questo fu fatto da me qui per desiderio di onorarti,
     	ma ben fatta o mal fatta, tu per la tua grandezza mi devi perdonare.'

  12 	ella allora diceva soddisfatta ai due, al re degli uccelli e al toro dei ri-nati:
     	' non devi aver timore o Suparna tu sei il ben-alato, abbandona ogni ansia,

  13 	offesa io fui da te o figlio, e non perdono alcuna offesa io,
     	il malvagio che mi offenda sparirebbe dai mondi,

  14 	essendo priva di ogni cattivo segno e per la mia purezza,
     	praticando buona condotta io ho raggiunto la suprema perfezione,

  15 	con la buona condotta si ottiene il dharma, con la condotta si ottiene ricchezza,
     	con la condotta si ottiene prosperità, la condotta distrugge i peccati,

  16 	vai o vivente, o signore dei volanti, da qui dove desideri,
     	e mai più nessuna donna irreprensibile sia offesa da te, 

  17 	tornerai come prima dotato di forza e valore,
     	e ti torneranno le tue possenti ali.'

  18 	col permesso di Śāṇḍilī se ne andava donde era venuto,
     	ma non incontrava dei cavalli di quelle forme,

  19 	Viśvāmitra allora vedendo Gālava fermo sulla via,
     	diceva quel migliore dei parlanti a lui che era sopra il figlio di Vinatā:

  20 	' all'intento che tu mi hai promesso o ri-nato, 
     	è giunto il tempo di porvi fine, non credi?

  21 	io aspetterò ancora per altro tempo, così
     	che tu possa compierlo o savio, il viaggio sia estinto.'

  22 	Suparṇa allora disse al depresso Gālava, atrocemente sofferente:
     	' mi è ora chiaro quanto mi ha detto Viśvāmitra,

  23 	vieni o migliore dei ri-nati, e consigliamoci o Gālava,
     	senza dare al guru l'intera ricchezza tu non puoi sederti.' “
     


                              CXII


   1 	Nārada disse:
     	“ quindi Suparṇa il migliore dei volanti disse al triste Gālava:
     	'in quanto creata dal fuoco nella terra, e regolata dal vento
     	in quanto detta hiraṇmaya, tutta, da ciò è chiamata 'hiraṇya', oro,

   2 	essa possiede e supporta, e per questo motivo è 'dhana' la ricchezza,
     	questa ricchezza è stabilita eternamente nei tre mondi,

   3 	sempre sotto i due nakṣatra proṣṭhapadā, splendendo il signore della ricchezza,
     	il fuoco offre agli uomini, la ricchezza guadagnata col cuore,

   4 	dai rudra Ajaikapād e Ahirbudhnya e da Kubera, datore di ricchezze è protetta,
     	così non si può avere, è inottenibile o toro dei ri-nati,

   5 	e senza ricchezza non puoi ottenere i cavalli,
     	chiedi dunque la ricchezza a qualche re, nato da stirpe di ṛṣi regali,
     	un re che non opprima i cittadini, e che possa compiere il nostro scopo,

   6 	vi è un re mio amico nato nella stirpe lunare,
     	andiamo dunque da lui, lui ha potere sulla terra,

   7 	questo ṛṣi regale, di nome Yayāti, figlio di Nahuṣa, ha sincero valore,
     	egli da me richiesto offrirà quanto ti serve,

   8 	lui aveva grandissime ricchezze come quelle del signore dei tesori,
     	ma così quel saggio purificava la sua ricchezza coi doni.'

   9 	così i due discorrendo e consultandosi, su quanto era appropriato,
     	a pratiṣṭhana andarono a trovare il sovrano Yayāti,

  10 	e accettati gli onori ospitali e l'ottimo cibo,
     	richiestone, il figlio di Vinatā raccontava lo scopo della sua venuta:

  11 	' costui è il mio amico Gālava, scrigno di tapas, o figlio di Nahuṣa,
     	egli fu discepolo di Viśvāmitra, per innumerevoli anni o sovrano.

  12 	e questo ri-nato da lui licenziato, per desiderio del suo favore,
     	il venerabile gli diceva: ' che devo darti come onorario del guru?'

  13 	ma molte volte da lui così richiesto preso dall'ira, 
     	a lui diceva: ' dammi questa grande ricchezza che ti dico,

  14 	ottocento cavalli splendidi come la luna dammi,
     	che siano belli di pura razza e con un orecchio nero,

  15 	questa sia il mio prezzo di guru se tu lo credi o Gālava.'
     	così disse l'irato Viśvāmitra ricco in tapas,

  16 	e quel toro dei ri-nati, oppresso da grande sofferenza,
     	incapace di compiere ciò, è venuto a cercar rifugio in te,

  17 	e quando avrà ricevuto da te il suo dono, fugata ogni ansia,
     	compiuto il dovuto verso il guru, praticherà un grande tapas,

  18 	egli pure darà a te una parte del suo tapas,
     	e tu sarai empito del tuo tapas, di ṛṣi regale,

  19 	e quanti peli vi sono in un cavallo o signore di uomini,
     	altrettanti mondi ottiene chi dona cavalli o signore della terra,

  20 	degno di ricevere è costui come tu sei degno di dare,
     	sia dunque ora, fornito ciò come latte in una conchiglia.' ”
     


                              CXIII


   1 	Nārada disse:
     	“ così apostrofato da Suparṇa, la verità di quelle supreme parole
     	avvertendo, attentamente il re ci pensava a lungo,

   2 	quel potente e munificente benefattore, celebrante migliaia di sacrifici,
     	Yayāti signore dei kāśi, queste parole diceva:

   3 	'vedendo il caro amico Garuḍa e Gālava toro dei ri-nati,
     	che ritiene la bhikṣa adeguata e confacente al tapas,

   4 	e che i due sono giunti saltando gli altri sovrani della
     	stirpe solare, alla mia presenza, e guardando pure alla ragione, 

   5 	oggi, la mia nascita ha avuto il suo frutto, e pure la mia stirpe,
     	oggi io sono stato da te condotto al mio luogo o Garuḍa senza-macchia

   6 	io voglio dirti o amico, poiché tu mi conosci da tempo,
     	che non sono più così ricco, la mia ricchezza ha avuto una perdita o amico, 

   7 	e non posso fare che tu sia giunto invano o alato,
     	né posso rendere vane le speranze di questo ṛṣi, brahmano,

   8 	darò dunque quanto si deve fare perché lui possa avere successo,
     	senza speranze e respinto potrebbe avvicinadosi bruciare la stirpe,

   9 	di questo o figlio di Vinatā, non vi è altro atto che sia detto peggiore,
     	come la distruzione della speranza di chi dice 'dai' con le parole 'non ne ho',

  10 	l'uomo onorato senza speranze, nell'insuccesso essendo colpito
     	può uccidere figli e nipoti dell'autore del suo insuccesso,

  11 	perciò questa mia figlia, fondatrice di quattro stirpi,
     	simile ad una figlia di dèi, intenta in ogni dharma,

  12 	sempre desiderata da dèi, uomini e asura o Gālava,
     	questa mia figlia giovane e bellissima accetta,

  13 	per il suo valore i sovrani daranno di certo pure un regno,
     	come dunque non, solo ottocento cavalli con un orecchio nero?

  14 	prendi dunque tu questa mia figlia di nome Mādhavī,
     	io così sarò nonno, questo è il mio dono o illustre.'

  15 	presa quella fanciulla, Gālava assieme all'uccello,
     	' ancora cercheremo' dicendo, partiva assieme alla vergine,

  16 	e Garuḍa nato dall'uovo: ' ottenuta è la porta dei cavalli'
     	dicendo, salutato Gālava partiva verso la sua dimora,

  17 	partito il re degli alati, Gālava assieme alla fanciulla,
     	pensando a quale dei re fosse adatto a dare il prezzo, partiva

  18 	egli procedeva pensando, all'ottimo re Haryaśva, discendente di Ikṣvāku,
     	a lui di grande valentìa in ayodhyā circondato da un esercito di quattro parti,

  19 	dotato di potenza e abbondanza di grano, amato dai cittadini e amante dei ri-nati,
     	affezionato ai viventi, pacifico, e che praticava un supremo tapas,

  20 	il savio Gālava, giunto da lui, diceva ad Haryaśva:
     	'questa mia vergine o re dei re incrementerà la tua stirpe di discendenti,

  21 	prendila come moglie o Haryaśva, pagando il suo prezzo,
     	io ti dirò il suo prezzo, e uditolo decidi.' “
     


                              CXIV


   1 	Nārada disse:
     	“ il re Haryaśva disse, dopo averci pensato a lungo, diceva
     	quel sovrano di uomini, fortemente sospirando riguardo ai figli:

   2 	'sporgente nelle sei sporgenze, minuta nelle sette minutezze,
     	profonda nelle tre profondità, e rosea nelle cinque cose rosa,

   3 	più bella di dee e asura, dall'aspetto più bella di una gandharva,
     	dotata di molti segni è, che la fanno fattrice di molta prole,

   4 	ella è in grado di generare un imperatore come figlio, 
     	dimmi il suo prezzo o migliore dei ri-nati, guardando alla mia ricchezza.'

   5 	Gālava disse:
     	'dammi ottocento cavalli splendidi come la luna,
     	con un solo orecchio nero, belli e nati di razza,

   6 	sarà la madre dei tuoi figli allora, questa bellissima,
     	dai grandi occhi, come i bastoncini rituali sono l'origine del fuoco.'"

   7 	Nārada disse:
     	“ queste parole avendo udite Haryaśva preso dall'amore,
     	quel ṛṣi regale, diceva triste a Gālava, il migliore dei ṛṣi: 

   8 	solo duecento sono presenti cavalli del genere che tu vuoi,
     	gli altri centinaia dei miei cavalli che desideri corrono sui pascoli,

   9 	dunque io solo un figlio genererò o Gālava,
     	tu questo mio desiderio per lei devi esaudirmi come un dono.'

  10 	questo avendo udito la fanciulla diceva queste parole a Gālava:
     	' un brahmano esperto dei veda, un tempo mi diede un dono:

  11 	'dopo ciascun parto tu ritornerai vergine.'
     	dammi dunque a questo re, e prendi i superbi cavalli,

  12 	con quattro sovrani e tu ne avrai interamente ottocento,
     	e pure i miei figli saranno quattro,

  13 	e tu avrai soddisfatto sommando il debito col guru o migliore dei ri-nati,
     	questa e quanto è la mia idea, oppure come tu credi o ri-nato.'

  14 	così apostrofato il muni Gālava dalla fanciulla,
     	al principe della terra Haryaśva, queste parole diceva:

  15 	' questa fanciulla o migliore dei sovrani, prendi pure o Haryaśva
     	e per un quarto del prezzo genera un solo figlio.'

  16 	presa la fanciulla e soddisfatto Gālava, 
     	secondo il patto a tempo debito e luogo otteneva il figlio desiderato,

  17 	costui aveva nome Vasumanas, ricchissimo di beni,
     	e famoso per le sue ricchezze egli divenne re e distribuitore dei beni,

  18 	quindi un giorno il saggio Gālava si recava da Haryaśva
     	e raggiuntolo diceva, aa re che era contento:

  19 	'nato è o sovrano tuo figlio, un fanciullo bello come il sole,
     	è tempo che io vada da un altro sovrano, o migliore dei sovrani per avere l'offerta.'

  20 	Haryaśva fedele alla propria parola, stando nell'umanità 
     	per la difficoltà delle sue ricchezze restituiva Mādhavī,

  21 	e Mādhavī abbandonando la grande properità del re,
     	e secondo desiderio tornata vergine, seguiva da dietro Gālava,

  22 	e il ri-nato gli disse: 'presso di te rimangano i cavalli'.
     	e partiva assieme alla fanciulla alla volta di Divodāsa signore di genti.
     


                              CXV


   1 	Gālava disse:
     	' il valoroso, protettore della terra, il potente signore dei kāśi,
     	è chiamato Divodāsa, questo sovrano di uomini, figlio di Bhīmasena,

   2 	qui noi veniamo, o bella, vieni con calma non temere,
     	il signore di genti è sincero, dotato di controllo e intento al dharma.' “

   3 	Nārada disse:
     	“ il muni avendolo raggiunto ed essendo rettamente onorato da lui,
     	Gālava,  incitava il sovrano a procreare dei figli.

   4 	Divodāsa disse:
     	' io ho già udito questo, perché dunque parlare a lungo o ri-nato?
     	io certo desidero questa cosa, che ho udito da te o migliore dei ri-nati,

   5 	per me è molto importante produrre dei sovrani,
     	così tu sei giunto a me e questo è senza dubbio per destino,

   6 	noi pure abbiamo ricchezza di cavalli o Gālava,
     	e io pure, con lei genererò un solo principe.' “ 

   7 	Nārada disse:
     	“ avendo acconsentito il migliore dei ri-nati, dava la vergine al sovrano,
     	e secondo le antiche regole il re accoglieva la fanciulla,

   8 	il ṛṣi regale godette di lei come il sole della luminosità
     	come il fuoco dell'oblazione, come il Vāsava di Śacī,

   9 	come Candra di Rohiṇī come Yama di Dhūmorṇa,
     	come Varuṇa di Gaurī, come il signore delle ricchezze della Prosperità, 

  10 	come Nārāyaṇa di Lakṣmī, e come l'oceano della figlia di Jahnu,
     	come Rudra di Rudrānī, come il Grande-Avo della vedī,

  11 	e il figlio di Vasiṣṭha di Adṛśyantī, e Vasiṣṭha con Akṣamālā,
     	Cyavana di Sukanyā, e come Pulastya con Saṁdhyā,

  12 	e pure Agastya di Vaidarbhī, e come Satyavat di Sāvitrī,
     	come Bhṛgu di Paulomā, e come Kaśyapa di Aditī,

  13 	come Ṛcīka di Reṇukā, e Kauśica di Himavatī,
     	e Bṛhaspati di Tārā, e Śukra di Śataparvā,

  14 	come un sovrano della terra e Purūravas di Urvaśī,
     	e Ṛcīka di Satyavatī e come Manu di Sarasvatī,

  15 	così essendo goduta dal sovrano della terra Divodāsa,
     	Mādhavī generava il solo figlio Pratardana,

  16 	quindi il venerabile Gālava si recava da Divodāsa,
     	e ottenuto il pattuito diceva queste parole:

  17 	' mi sia restituita la fanciulla e tieni tu i cavalli.
     	fintanto che io vada altrove in cerca del prezzo o principe della terra.'

  18 	Divodāsa allora anima giusta, per l'accordo fatto con Gālava,
     	la fanciulla restituiva, fedele alla sincerità quel sovrano della terra. “
     


                              CXVI


   1 	Nārada disse:
     	“ allora quella gloriosa, lasciata quella prosperità, e tornata vergine,
     	Mādhavī seguiva il savio Gālava, fedele alla sincerità,

   2 	Gālava riflettendo tra sé su cosa doveva fare,
     	si recava a visitare il sovrano Uśīnara nella città dei bhoja,

   3 	e raggiuntolo, diceva a quel sovrano dal sincero coraggio:
     	' questa vergine ti genererà due figli, principi sulla terra,

   4 	tu sarai soddisfatto quaggiù e nell'altro mondo, con lei
     	avendo generato due figli splendidi come raggi di luna o sovrano,

   5 	un prezzo o esperto di ogni dharma, di quattrocento cavalli,
     	splendidi come la luna e con un solo orecchio nero,

   6 	io sto approntando l'onorario del guru, io non ho alcun interesse per i cavalli,
     	se tu puoi o grande re, compi ciò senza tremare,

   7 	senza figli sei o ṛṣi regale, e due figli dunque genera o principe,
     	e con la nave dei figli riscatta dunque i tuoi antenati,

   8 	chi gode del frutto dei figli non decade dal cielo,
     	non va ai terribili inferi, dove vanno i senza figli, o regal ṛṣi.'

   9 	questo e altro avendo udito dalla bocca di Gālava,
     	il sovrano di uomini, Uśīnara gli diede questa risposta: 

  10 	' ho udito le parole che mi hai detto o Gālava,
     	ma il destino è potente, o brahmano, e la mia mente è incline a ciò,

  11 	ma solo duecento cavalli di quel tipo io ho o migliore dei ri-nati,
     	di altro tipo io ne ho molte migliaia che corrono sui pascoli,

  12 	quindi io solo un figlio genererò con lei o Gālava,
     	e avuto il figlio o ri-nato io darò strada ad altri,

  13 	io a questo prezzo posso fare l'accordo con te o migliore dei ri-nati,
     	la mia ricchezza è ad uso dei miei sudditi, non per mio godimento,

  14 	il re che per brama dia via la ricchezza altrui,
     	non ottiene il dharma, o anima retta, e neppure la gloria,

  15 	io la prenderò, dunque che mi sia data o signore,
     	la principessa, simile a figlia divina, per aver da lei un solo figlio.'

  16 	allora al sovrano che aveva raccontato i suoi molti motivi,
     	ad Uśīnara, contraccambiava gli onori il migliore dei ri-nati Gālava,

  17 	e acconsentendo a Uśīnara, Gālava si recava nella foresta,
     	egli godette di lei, unendosi con lei, come un virtuoso con la prosperità,

  18 	nelle cave dei monti, e nelle cascate dei fiumi,
     	e nei variegati giardini, foreste e boschetti,

  19 	e nei bei palazzi, nelle terrazze e altane,
     	e sui balconi dei palazzi, e nei recessi delle case,

  20 	quindi secondo l'accordo, nacque un figlio simile ad un sole bambino,
     	che fu chiamato Śibi, e che era il migliore dei principi,

  21 	e ritornato da lui il savio Gālava, e ricevuta
     	la fanciulla, partiva o re per visitare il figlio di Vinatā.”
     


                              CXVII


   1 	Nārada
     	“ il figlio di Vinatā allora sorridendo questo diceva a Gālava:
     	' vedo per fortuna che hai avuto successo quaggiù o ri-nato.'

   2 	Gālava però udite queste parole pronunciate dal figlio di Vinatā,
     	disse che gli rimaneva ancora da fare un quarto,

   3 	Suparṇa allora quel migliore degli alati, diceva a Gālava:
     	non devi impegnarti nello sforzo, perché non otterrai ciò,

   4 	un tempo nella città di kanyakubja, Ṛcīka aveva scelto come moglie
     	la figlia di Gādhi, Satyavatī, e lui gli aveva detto:

   5 	'dammi o venerabile mille cavalli splendidi come luna
     	e con un unico orecchio nero.' così gli chiedeva o Gālava,

   6 	e Ṛcīka avendo detto di si, si recò alla dimora di Varuṇa,
     	e nel tīrtha aśvatīrtha ottenuti i cavalli li dava al sovrano,

   7 	e il re celebrato il sacrificio puṇḍarika, li diede ai brahmani,
     	ciascuno dei principi ne comprava e otteneva duecento,

   8 	e gli altri quattrocento o migliore dei ri-nati,
     	furono rubati mentre erano condotti ad attraversare il fiume vitastā,
     	così dunque non puoi ottenere ciò che non è ottenibile o Gālava,

   9 	conduci costei come equivalente di duecento cavalli da
     	Viśvāmitra o anima pia, assieme ai seicento cavalli,
     	così avrai raggiunto lo scopo ed eliminato l'ansia o toro dei ri-nati.'

  10 	Gālava avendo detto di si, allora accompagnato da Suparṇa,
     	e presi i cavalli, e la fanciulla si recava da Viśvāmitra.

  11 	Gālava disse:
     	'seicento sono i cavalli desiderati per l'onorario,
     	per gli altri duecento tu o signore prendi questa vergine,

  12 	da lei sono nati tre figli fedeli al dharma da regali ṛṣi,
     	e un quarto sia pure da te generato o migliore degli uomini,

  13 	e allora pienamente ottocento destrieri tu avrai,
     	e libero dal debito con te io potrò compiere il tapas come mi pare.' “

  14 	Nārada disse:
     	“ Viśvāmitra vedendo Gālava assieme all'uccello,
     	e ad una vergine dalle splendide natiche, disse queste parole:

  15 	' perché prima costei non mi hai dato o Gālava,
     	avrei avuto quattro figli da lei per il proseguimento della stirpe,

  16 	io prendo da te questa vergine, per averne un solo figlio,
     	e lasciati i cavalli nell'āśrama, siano dunque tutti miei.'

  17 	Viśvāmitra dal grande splendore, allora rallegrandosi con lei, 
     	un figlio generava, figlio di Mādhavī di nome Aṣṭaka,

  18 	e l'illustre Viśvāmitra a quel figlio fin dalla nascita,
     	donava quei cavalli aggiogabili e secondo il dharma,

  19 	quindi Aṣṭaka un giorno si recava in una città simile alla città di Soma,
     	e il padre, il figlio di Kuśika, restituita la vergine al discepolo andava nella selva,

  20 	Gālava pure assieme a Suparṇa avendo effettuato l'obbligo,
     	col cuore sollevato questo diceva alla fanciulla,

  21 	' un figlio è nato da te signore dei doni, e un'altro grande guerriero,
     	e un terzo intento nel vero e nel dharma, e un altro sacrificatore,

  22 	ora va o belle-natiche, salvato è tuo padre dai figli,
     	e pure quattro re, e anch'io o bel-vitino.'

  23 	Gālava dunque avendo salutato Suparṇa il divora serpenti,
     	e ricondotta la fanciulla al padre, partiva per la foresta.”
     


                              CXVIII


   1 	Nārada disse:
     	“ il re di nuovo desiderava compiere il suo matrimonio,
     	e raggiunto un āśrama alla confluenza della Gaṅgā con la Yamunā,

   2 	e inghirlandata Mādhavi e fattala salire sul carro,
     	e Pūru e Yadu accompagnarono la sorella all'āśrama,

   3 	vi era là un assembramento di nāga, yakṣa e uomini, 
     	di uccelli e altri animali, abitanti foreste e monti,

   4 	e piena era dei signori di varie regioni umane.
     	e ovunque ricoperta la foresta di ṛṣi simile a Brahmā stesso,

   5 	ed essendo là i possibili mariti, quella bellissima
     	non guardando nessuno di quei mariti scelse la foresta come sposo,

   6 	discesa dal carro la fanciulla, inchinatasi ai parenti,
     	entrando nella foresta, praticava un santo tapas quella figlia di Yayāti,

   7 	e con molteplici digiuni, e riti e restrizioni,
     	fattasi leggera, divenne devota vivendo da gazzella,

   8 	di morbidi virgulti e germogli simili a pietre preziose,
     	vivendo, a cominciare da erbette di fragrante dolcezza,

   9 	e le dolci e pure acque dei sacri torrenti,
     	bevendo, a cominciare dalle fresche e chiare acque,

  10 	e in foreste abbandonate da tigri e dai re degli animali,
     	e liberate da fiamme e fuochi, deserte e impervie,

  11 	vivendo assieme alle antilopi, come una gazzella vivendo nella selva,
     	praticava un grande dharma, intenta nella castità,

  12 	Yayāti pure fedele alla condotta degli antichi re,
     	vivendo molte migliaia di anni, incontrava la morte,

  13 	e Pūru e Yadu, accrescendo la discendenza, i migliori degli uomini,
     	il figlio di Nahuṣa fu dai due reso sicuro in questo e nell'altro mondo,

  14 	gioiva il sovrano Yayāti risiedendo in paradiso,
     	simile ad un grande ṛṣi il potente sovrano godendo dei supremi frutti del paradiso,

  15 	per un tempo amplissimo di molti migliaia di anni, risiedendo
     	tra i regal ṛṣi che là stavano e tra i gioiosi grandi ṛṣi

  16 	disprezzava tutti gli uomini gli dèi e le schiere dei ṛṣi,
     	confuso nella ragione Yayāti, il cervello penetrato dall'orgoglio,

  17 	allora se ne avvide il dio Śakra, l'uccisore di Bala,
     	e tutti i regali ṛṣi, allora dicevano: ' vergogna. vergogna.'

  18 	e un dubbio essendo sorto guardando al figlio di Nahuṣa,
     	' chi è costui? figlio di quale re? e perché è giunto in paradiso?

  19 	per quali azioni, egli si è perfezionato, e in quale foresta ha praticato il tapas?
     	in che modo è conosciuto in cielo, da chi pure è conosciuto?'

  20 	così discutevano i re risiedenti in paradiso,
     	guardandosi, e chiedendosi reciprocamente intorno al sovrano Yayāti,

  21 	e le guardie palatine, che a centinaia custodivano le porte del cielo, 
     	e quelli che custodivano i seggi, interrogati, ' non lo conosciamo' così dissero,

  22 	e tutti avevano la ragione oscurata, e non riconoscevano il sovrano,
     	allora dopo un po' il sovrano divenne privo di vigore.”
     


                              CXIX


   1 	Nārada disse:
     	“ rimosso dalla suo posto e disceso dal seggio,
     	come mente scossa, soverchiato da fuoco della sofferenza,

   2 	privato dalla ragione, la ghirlanda appassita, tolti bracciali e diadema,
     	agitandosi in tutte le membra, perduto ogni ornamento,

   3 	non vedendoli più, divenuti invisibili, pur guardando qua e là,
     	privo di tutto e con la mente vuota, cadeva sulla faccia della terra,

   4 	' che cosa ho dunque pensato di male nella mente, e contrario al dharma,
     	per cui io fui rimosso dalla mia sede?' così il re pensava,

   5 	ma là i re, i siddha, e le apsaras, 
     	scorgevano solitario Yayāti mentre cadeva dal cielo,

   6 	e allora un uomo venne che distrugge i meriti per i peccati,
     	e diceva a Yayāti o re, per ordine del re degli dèi:

   7 	'molto fosti tu folle di orgoglio, più nessuno devi disprezzare,
     	per l'orgoglio ti fu tolto il cielo, di cui non sei degno o figlio di re,
     	e non sei più riconosciuto, vattene a cadi giu'. e a lui diceva:

   8 	'che io possa cadere tra i virtuosi.' ripetendo tre volte le parole il figlio di Nahuṣa, 
     	e cadendo pensava a quale luogo fosse il migliore delle mete,

   9 	in quel mentre nella selva naimiṣa il sovrano
     	vedeva quattro tori fra i principi, ed egli cadeva allora in mezzo a loro,

  10 	Pratardana, Vasumanas, Śibi il figlio di Uśīnara e Aṣṭaka,
     	soddisfacevano il signore degli dèi con il sacrificio vājapeya,

  11 	e il fumo sorto dal loro sacrificio, arrivava alle porte del cielo,
     	e Yayāti annusandolo cadeva verso la terra,

  12 	quel fiume fatto di fumo che riempiva cielo e terra, il sovrano
     	quel signore della terra, avendo raggiunto che scorreva come fosse la Gaṅgā, 

  13 	il re cadeva allora in mezzo ai quattro parenti,
     	intenti nei migliori sacrifici, e prosperi come i 4 custodi del mondo,

  14 	in mezzo ai quattro grandi fuochi adatti all'offerta, di quei leoni tra i re,
     	il regal ṛṣi Yayāti esauriti i meriti cadeva dunque,

  15 	tutti quei re dicevano a lui ben fornito di bellezza:
     	' chi sei tu, e di chi sei parente e da quale luogo o città?

  16 	oppure sei yakṣa o dio, o gandharva o anche rākṣasa,
     	tu non hai un aspetto umano, qual'è lo scopo che tu vuoi?'

  17 	Yayāti disse:
     	' io sono Yayāti il regal ṛṣi, che finiti i meriti fui rimosso dal cielo,
     	e pensando: 'vorrei cadere tra i buoni.' sono allora caduto tra voi.'

  18 	i re dissero:
     	'vero dunque sia quanto tu hai desiderato o toro tra gli uomini,
     	e accetta il dharma e i frutto dei sacrifici di noi tutti.'

  19 	Yayāti disse:
     	' io non sono un brahmano che riceve doni, io sono uno kṣatriya,
     	io non ho la fallace intenzione di distruggere meriti altrui.'”

  20 	Nārada disse:
     	“ in quel momento, vedendo arrivare Mādhavī che viveva da gazzella,
     	i sovrani avendola raggiunta questo dicevano:

  21 	'perché sei qui giunta? che cosa possiamo fare ai tuoi ordini? 
     	noi sappiamo che siamo tutti tuoi figli o ricca in tapas.'

  22 	Mādhavī avendo udito il loro discorso, supremamente felice,
     	si avvicinava al padre Yayāti e lo onorava,

  23 	e vedendo i figli inchinare le teste, quell'asceta le parole diceva:
     	' tuoi nipoti o re dei re, e miei figli sono estranei di te,
     	essi ti riscatterenno, questo è stabilito fin dall'antico,

  24 	io sono tua figlia Mādhavī o re, e vivo da gazzella,
     	io pure ho abbondanza di dharma, prendine dunque metà,

  25 	quanto o re, tutti gli uomini sono benedetti dal frutto della progenie,
     	tanto questi tuoi nipoti desiderano quanto tu stesso vuoi o signore della terra.'

  26 	quindi tutti quei principi, alla madre la testa allora
     	inchinando, e onorando il nonno materno, tali parole ripeterono,

  27 	riempiendo la terra di alti, supremi e dolci suoni,
     	i sovrani per salvare il nonno materno decaduto dal cielo,

  28 	quindi per quello scopo giunto Gālava, anche lui diceva al principe:
     	'con un ottavo del mio tapas, risali tu in paradiso.' “
     


                              CXX


   1 	Nārada disse:
     	“ non appena quel toro degli uomini fu riconosciuto da quei virtuosi,
     	Yayāti tornava a stare in paradiso, privo di ogni ansia,

   2 	indossando abiti e ghirlande divine, adornato di ornamenti divini,
     	soffuso di un divino profumo, non toccava più la terra coi piedi,

   3 	quindi Vasumanas per primo, le parole forte pronunciando,
     	quel benefattore celebrato al mondo, diceva al sovrano:

   4 	'quanto io ho guadagnato al mondo mai ingiuriando chicchessia,
     	questo io pure te lo darò, che si aggiunga a te o signore,

   5 	quali sono i frutti del mio donare, e i frutti del mio perdonare,
     	e quali son i miei frutti dai sacrifici, che si aggiungano a te o signore.'

   6 	allora Pratardana, pure pronunciava un discorso quel toro degli kṣatriya:
     	' in quanto io sempre fui fedele al dharma, e sempre seguace della guerra,

   7 	la fama sorta dal dharma kṣatriya, che ho guadagnato al mondo,
     	e il frutto del mio riconosciuto valore, sia aggiunto a te o signore.'

   8 	il saggio Śibi, figlio di Uśīnara diceva questo tenero discorso: 
     	' in quanto io con donne o fanciulli, o per scherzo,

   9 	in trattative, o per sbaglio o nei momenti di sventura,
     	mai prima dissi il falso, per questa mia sincerità vola in cielo,

  10 	qaunto c'è di vita, di regno o re, e di azioni piacevoli, 
     	io trascuro ma non la sincerità, per questa sincerità vola in cielo,

  11 	come Dharma da questa mia sincerità, come il fuoco da questa sincerità
     	fu compiaciuto, e come anche Śakra, per questa sincerità vola in cielo.'

  12 	allora pure Aṣṭaka il regal ṛṣi, figlio di Mādhavī e del figlio di Kuśika,
     	sapiente del dharma, celebrante di molte centinaia di riti, diceva le parole:

  13 	' a centinaia avendo celebrato di riti puṇḍarīka, e gosava, o illustre,
     	e di sacrifici vājapeya, io di questo ho ottenuto il frutto,

  14 	io non ho gioielli o ricchezze o pure altre parafernalie,
     	nei riti sono tutte inservibili, per questa verità vola in cielo.'

  15 	non appena i nipoti finirono di parlare al sovrano di uomini, 
     	immediatamente il re lasciata la terra, saliva al cielo,

  16 	così tutti quei re riempiendo di buone azioni
     	Yayāti, lo salvarono immediatamente dopo che era decaduto dal cielo,

  17 	i suoi nipoti col loro dharma, e con i sacrifici e doni effettuati,
     	nati come progenie da quattro re, per continuare la stirpe,
     	facevano salire al cielo il nonno materno, grande saggio.

  18 	i re dissero:
     	' dotati del dharma regale, e possedendo le qualità di tutti i dharma,
     	noi siamo i tuoi nipoti, o re, sali dunque o principe in cielo.'”
     


                              CXXI


   1 	Nārada disse:
     	“ fatto salire al cielo, dai virtuosi principi, dai molti doni,
     	e approvando i nipoti, Yayāti risiedendo in cielo,

   2 	e ricoperto da una pioggia di molti fiori profumati,
     	e abbracciato da un puro vento, dal puro profumo,

   3 	ad una stabile condizione risalito, conquistata dai frutti dei nipoti,
     	e avendo aggiunto le proprie azioni, splendeva di suprema bellezza,

   4 	e allietato da danze a canti delle schiere di gandharva e apsaras,
     	e accolto in paradiso con amore al suono di tamburi,

   5 	e celebrato da vari dèi, re, ṛṣi e cāraṇa,
     	e onorato con suprema ospitalità dagli dèi gioiosi,

   6 	ottenuto che ebbe il frutto del paradiso, diceva il Grande-Avo a lui
     	che era a suo agio, con la pace interiore, come per soddisfarlo con le parole:

   7 	' un dharma di quattro parti hai sommato alle azioni terrene,
     	tu hai un mondo imperituro e fama imperitura in cielo,
     	di nuovo ora o regal ṛṣi, per le tue pure azioni laggiù,

   8 	tu eri coperto dalla tenebra, per cui la mente di tutti gli abitanti celesti
     	non ti riconosceva, e allora così misconosciuto sei decaduto,

   9 	e per il favore dei tuoi nipoti, rapidamente tu qui sei tornato,
     	e una condizione hai ottenuto, vinta con le proprie azioni,
     	stabile, perenne, santa, suprema certa e imperitura.'

  10 	Yayāti disse:
     	' o beato, io ho un dubbio che tu sei in grado di sciogliere,
     	null'altro io debbo chiedere o Grande-Avo dell'universo,

  11 	alla fine di molte migliaia di anni, accresciuto dal mio proteggere i viventi,
     	con molte quantità di riti e doni ho conquistato un grande frutto, 

  12 	perché in breve tempo l'ho consumato e per quello sono caduto?
     	tu o beato, conosci i mondi eterni che io ho conquistato.'

  13 	Il Grande-Avo disse:
     	' alla fine di molte migliaia di anni, aumentato dal tuo proteggere i viventi,
     	il frutto che tu hai conquistato con molte quantità di riti e donazioni,

  14 	da questo peccato è stato consumato e perciò tu sei caduto,
     	per il disprezzo verso gli abitanti celesti o re dei re, ne hai avuto biasimo,

  15 	non coll'arroganza o regal ṛṣi, né con la forza, né con le offese,
     	né con l'inganno, né con le magìe, questo mondo diviene eterno,

  16 	non devi disprezzare o re, inferiori, superiori o a metà,
     	non vi è nessuno che sia mai pari a quelli bruciati dall'orgoglio,

  17 	gli uomini che racconterano della tua caduta e risalita,
     	anche incappando in difficoltà si salveranno senza dubbio.'”

  18 	Nārada disse:
     	“ questo è il peccato commesso un tempo dall'orgoglioso Yayāti,
     	e da Gālava o sovrano della terra, per la sua eccessiva pertinacia,

  19 	che deve essere ricordato da chi desidera il bene e da chi vuole la prosperità degli amici,
     	la pertinacia deve essere evitata, la pertinacia è la fonte della distruzione,

  20 	perciò anche tu o figlio di Gāndhārī, evita orgoglio e ira,
     	dai il loro ai pāṇḍava, abbandona la tua passione o principe,

  21 	quanto un principe dà, quanto compie, quanto tapas pratica e quanto sacrifica,
     	di questo non vi è perdita né diminuizione, e nessun altro che chi lo fa ne gode,

  22 	a questa grande onorata e suprema storia di genti istruite, e di privi d'ira e brama,
     	guardando, chi al mondo molte cose ha percorso, ottiene la terra e la visione del cielo.”
     


                              CXXII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ o venerabile, questo come tu hai detto o Nārada,
     	anch'io desidero, ma io ho venerabile non sono il signore qui.”

   2 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato allora a Kṛṣṇa si rivolgeva o bhārata:
     	"parlami o lunghi-capelli, di cosa conduca al cielo al dharma e alla rettitudine, 

   3 	io non sono indipendente o caro, dunque il folle Duryodhana,
     	che mai mi fa del bene, o Kṛṣṇa, e che disobbedisce ai mie ordini,

   4 	cerca o grandi-braccia di conciliarlo o migliore degli uomini,
     	tu hai sempre compiuto grandi azioni dovute gli amici o Janārdana.”

   5 	allora il vṛṣṇi avicinandosi all'insofferente Duryodhana, 
     	gli diceva dolci parole, quel sapiente di ogni dharma e artha:

   6 	“ Duryodhana ascolta le mie parole o migliore dei kuru,
     	utili a te senza dubbio, e ai tuoi seguaci o bhārata,

   7 	sei saggio e nato da nobile famiglia, devi dunque agire bene,
     	sei fornito di istruzione e ricchezza, e dotato di tutte le qualità,

   8 	i vili per nascita, i malvagi, gli ingannatori, gli impudenti,
     	compiono tali azioni come tu pensi di fare o caro,

   9 	la condotta dei virtuosi appare in questo mondo dotata di artha e dharma,
     	mentre quella dei malvagi, si mostra contraria o toro dei bhārata,

  10 	e contraria e ingiusta si mostra la tua condotta,
     	la tua pertinacia è qui ingiusta, tremenda e grandemente mortifera,

  11 	molte volte tu sei stato causa di disonore o bhārata,
     	questa cosa senza senso abbandonando compi il meglio per te,

  12 	quindi o tormenta-nemici, lìberati dalle azioni ingiuste e disonorevoli
     	dei tuoi fratelli, dei tuoi amici e dipendenti,

  13 	a questi saggi, potentissimi, prudenti ed eruditi guerrieri,
     	ai pāṇḍava unisciti o tigre fra gli uomini, o toro dei bhārata,

  14 	questo è utile e caro al saggio Dhṛtarāṣṭra,
     	e al patriarca, a Droṇa e a Vidura, dal grande intelletto,

  15 	e a Kṛpa, a Somadatta, e al saggio Bāhlīka,
     	ad Aśvatthāman, a Vikarṇa e a Saṁjaya o signore di genti,

  16 	e il miglior rifugio per parenti e amici o tormenta-nemici,
     	e di tutto l'universo, si trova nella pace, 

  17 	modesto sei, nato di nobile stirpe, erudito, privo di crudeltà,
     	resta o caro, ai voleri del padre, e della madre o toro dei bhārata,

  18 	si pensa che è il meglio quanto ordina il padre o bhārata,
     	chi è caduto in suprema sventura ricorda i comandi del padre,

  19 	piace a tuo padre o caro, un accordo coi pāṇḍava,
     	e anche ai suoi consiglieri o migliore dei kuru, che piaccia pure a te o caro,

  20 	il mortale che ascoltati i consigli degli amici, non li segue,
     	si brucia in consequenza di ciò, come chi mangia un frutto acerbo,

  21 	chi i migliori discorsi per la mente confusa non segue,
     	dilatorio, costui fallisce il suo scopo, e inseguito cade nel tormento,

  22 	chi udito il meglio prontamente lo segua,
     	abbandonando la propria opinione, prospera felice al mondo,

  23 	chi le parole di chi desidera il bene, per contrarietà non permetta,
     	e ascolti quelle contrarie, cade in potere dei nemici,

  24 	chi trascurando l'opinione dei buoni, segue l'opinione dei malvagi,
     	della sua sventura in breve soffrono gli amici,

  25 	chi i migliori consiglieri tralascia, e coi peggiori convive,
     	costui caduto in terribile sventura, non raggiunge il supremo bene,

  26 	chi senza regole, coi malvagi si usa, e non ascolta mai gli amici,
     	gli altrui sceglie e odia i propri, costui è maledetto dalla terra o bhārata,

  27 	tu opponendoti a quei valorosi, cerchi protezione in altri,
     	che sono male allevati, incapaci, e sciocchi o toro tra i bhārata,

  28 	quale uomo trascurando i parenti, grandi gerrieri, pari a Śakra,
     	può desiderare l'aiuto di altri, a parte te sulla terra?

  29 	fin dalla nascita i kuntīdi, sempre furono maltrattati da te,
     	e mai si adirarono con te i pāṇḍava, anime pie,

  30 	fin dalla nascita furono falsamente trattati i pāṇḍava,
     	e verso di te o grandi-braccia, rettamente si portarono quei gloriosi,

  31 	e pure tu ti devi comportare in tal modo, o toro dei bhārata,
     	verso tuoi migliori parenti, non cadere in preda alla passione,

  32 	gli sforzi dei saggi conducono ai tre scopi, o toro dei bhārata,
     	in mancanza dei tre scopi gli uomini seguono dharma e artha,

  33 	e ciascuna di questi separatamente, chi ha cervello segue il dharma,
     	chi sta in mezzo, l'artha che è discordia, e gli sciocchi seguono il kāma

  34 	chi intento ai sensi, per avidità, abbandona il dharma
     	attaccandosi ad artha e kāma con ogni mezzo, perisce,

  35 	chi è attaccato ad artha e kāma per primo pratichi il dharma,
     	e non si allontani mai dal dharma, il kāma e l'artha,

  36 	la causa dei tre scopi dicono il dharma o signore di popoli,
     	chi vi è attaccato, in breve, cresce come il fuoco sulla legna,

  37 	tu o caro con mezzi impropri, sei attaccato o toro dei bhārata,
     	alla tua grande sovranità, splendida, estesa a tutti i regni,

  38 	taglia sé stesso come una selva con l'ascia, colui che
     	si comporta ingannevolmente verso chi agisce bene,

  39 	chi non voglia umiliazione, non distrugga la sua ragione,
     	si applica allo scopo la ragione di chi non ha il pensiero distrutto,

  40 	nei tre mondi non si disprezza il disperato o bhārata,
     	e neppure qualche altro del volgo, come dunque i tori dei pāṇḍava?

  41 	l'uomo caduto il preda all'insofferenza non intende nulla,
     	è tagliata l'intera sua capacità di giudizio, osserva ciò o bhārata,

  42 	è meglio per te unirti ai pāṇḍava che ai malvagi,
     	da questi soddifatto tu otterrai tutti i tuoi desideri,

  43 	godendo della terra conquistata dai pāṇḍava o migliore dei re,
     	abbandonando i pāṇḍava cerchi rifugio in altri,

  44 	in Duḥśāsana, in Durviṣaha, e pure in Karṇa e nel figlio di Subala,
     	in costoro ponendo la sovranità tu vuoi la prosperità o bhārata,

  45 	essi però sono inferiori a te per saggezza e anche per dharma e artha,
     	e sono pure inferiori per coraggio dei pāṇḍava o bhārata,

  46 	tutti questi re riuniti da te non sono sufficenti,
     	a guardare in faccia in battaglia, Bhīmasena adirato, 

  47 	tutto questo intero esercito qui riunito o caro, 
     	e Bhīṣma, Droṇa, e Karṇa e pure Kṛpa,

  48 	Bhūriśravas, il figlio di Somadatta, Aśvattāman, e Jayadratha,
     	non sono in grado tutti questi di controbattere il conquista-ricchezze,

  49 	imbattibile è Arjuna adirato, pure da tutti gli dèi e asura,
     	e da uomini, e gandharva, non por dunque mente a combattere,

  50 	mostrami un uomo nell'assemblea di questi forti principi,
     	che incontrato Arjuna in battaglia, con fortuna possa ritornare a casa,

  51 	perchè vuoi compiere qui la distruzione delle genti o toro dei bhārata,
     	mostrami un solo uomo, che ti dia la vittoria sconfiggendo lui, 

  52 	lui che, dèi e gandharva, assieme a yakṣa, asura e serpenti,
     	sconfisse nella foresta di khāṇḍava, quale uomo può combattere con lui?

  53 	inoltre nella città di Virāṭa si è saputo di quel grande portento,
     	che lui da solo contro molti fu sufficente questo si noti,

  54 	di sconfiggere l'invincibile, l'impareggiabile, l'incrollabile Jiṣṇu,
     	il valoroso, potentissimo Arjuna quaggiù in battaglia tu desideri,

  55 	ma chi è in grado di assalire il pṛthāde, che è un secondo me stesso
     	in battaglia, mentre gli avanza contro? nemmeno il dio distruggi-fortezze,

  56 	con le braccia sarebbe in grado di alzare la terra, e irato di bruciare queste genti,
     	e di far cadere gli dèi dal cielo chi vincesse Arjuna in battaglia,

  57 	guarda ai figli, guarda ai fratelli, ai parenti e alleati,
     	che non siano distrutti costoro per te, o toro dei bhārata,

  58 	ci siano sopravissuti tra i kaurava, non distruggere questa stirpe,
     	non farti chiamare, distruggi-stirpi, e distruggi-gloria, o sovrano di uomini,

  59 	questi grandi guerrieri ti installeranno come principe reggente,
     	e nel grande regno, tuo padre, il signore di genti Dhṛtarāṣṭra,

  60 	non disprezzare o caro questa prosperità in arrivo così offerta,
     	dai metà del regno ai pṛthādi e otterrai la più grande prosperità,

  61 	fatta l'accordo coi pāṇḍava, e compiuti i consigli degli amici,
     	compiaciuto dagli amici, otterrai a lungo ogni bene.”
     


                              CXXIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Bhīṣma il figlio di Śaṁtanu, all'insofferente Duryodhana,
     	diceva dopo aver udite le parole del lunghi-capelli, o toro dei bhārata

   2 	“ hai ascoltato le parole pronunciate da Kṛṣṇa, che desidera la pace tra amici,
     	prendile in considerazione o figlio, non cadere in preda alla follia,

   3 	non adempiendo o figlio, alle parole del lunghi-capelli, grand'anima, 
     	non otterrai mai il meglio né la felicità, né la prosperità,

   4 	l'artha nel dharma ti ha indicato il grandi-braccia, il lunghi-capelli o figlio,
     	questo artha persegui dunque, non voler distruggere i viventi o re,

   5 	questa splendente prosperità dei bhārata tra tutti i re,
     	mentre ancora vive Dhṛtarāṣṭra, tu disperderai per la tua cattiveria,

   6 	e della vita priverai te stesso, coi tuoi consiglieri, figli, 
     	parenti e mandrie, coi tuoi amici per la tua insulsaggine,

   7 	trascurando le sincere quanto utili parole del lunghi-capelli, 
     	di tuo padre o migliore dei bhārata, e dell'arguto Vidura,

   8 	non percorrere la cattiva strada del distruggi-stirpe, del folle assassino,
     	non dare questa sofferenza a padre e madre ormai vecchi.”

   9 	quindi Droṇa allora diceva queste parole a Duryodhana,
     	che insofferente e a disagio sospirava continuamente:

  10 	“ un discorso pieno di dharma e artha ti ha detto il lunghi-capelli,
     	e anche Bhīṣma il figlio di Śaṁtanu, accettalo dunque o sovrano di uomini,

  11 	loro due da saggi, sapienti, controllati, eruditi che desiderano il bene,
     	ti hanno detto benefiche parole, accettale o tormenta-nemici,

  12 	segui dunque o grande saggio, quanto hanno detto Kṛṣṇa e Bhīṣma,
     	non ascoltare le parole di quelli di scarsa inelligenza, o tormenta-nemici,

  13 	i quali ti stanno incitando, loro non sono in grado di fare alcunchè,
     	in battaglia porteranno sui loro colli l'ostilità dei nemici,

  14 	non voler distruggere tutti i kuru, e pure figli e fratelli,
     	sappi che là dove vi sono i due: Vāsudeva e Arjuna, la forza è invincibile,

  15 	questa è la sincera opinione dei tuoi due amici Kṛṣṇa e Bhīṣma,
     	se non la seguirai o figlio, dopo ne soffrirai o bhārata,

  16 	come ti ha detto il figlio di Jamadgni, il migliore è Arjuna,
     	e Kṛṣṇa il figlio di Devakī, e invincibile anche dagli dèi,

  17 	ma perché parlarti ancora di cosa è bene e utile o toro dei bhārata?
     	tutto questo è stato già detto, quindi agisci come credi,
     	nulla di più ti posso dire ancora o migliore dei bhārata.”

  18 	alla fine di questo discorso, anche Vidura lo kṣattṛ queste parole diceva
     	guardando Duryodhana, l'insofferente figlio di Dhṛtarāṣṭra:

  19 	“ io o Duryodhana non mi dolgo per te o toro dei bhārata,
     	io mi dolgo per questi due vecchi, tuo padre e Gāndhārī,

  20 	che miseramente vivranno avendo te come signore e nemico,
     	uccisi i loro amici, uccisi i ministri, come due uccelli con le ali tagliate,

  21 	mendici i due vivranno sofferenti su questa terra,
     	avendo visto un tale miserabile malvagio ditruttore della stirpe.”

  22 	quindi anche il re Dhṛtarāṣṭra si rivolgeva a Duryodhana,
     	seduto assieme ai fratelli, circondato dai re:

  23 	“ Duryodhana ascolta quanto detto dal śauri grand'anima,
     	accogli queste parole salutari altamente benefiche e imperiture,

  24 	con questo aiuto dell'instancabile Kṛṣṇa,
     	noi tra tutti i re otterremo tutte le cose che desideriamo,

  25 	assieme al lunghi-capelli recati figlio mio, da Yudhiṣṭhira,
     	agisci interamente per la fortuna e la salvezza dei bhārata,

  26 	con la mediazione di Vāsudeva figlio mio, ottieni un accordo,
     	io ritengo che sia giunto il momento non rifiutare ciò o Duryodhana,

  27 	se tu rifiuterai gli sforzi di pace del lunghi-capelli,
     	che ha parlato per il tuo bene, tu non avrai salvezza.”
     	


                              CXXIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udito il discorso di Dhṛtarāṣṭra, e approvandolo i due Bhīṣma e Droṇa
     	dicevano a Duryodhana insofferente agli ordini, queste parole:

   2 	“ finchè i due Kṛṣṇa non hanno l'armatura, finchè il gāṇḍiva è fermo,
     	finchè Dhaumya non sacrificherà nel fuoco dell'esercito le forze nemiche,

   3 	finchè Yudhiṣṭhira non guarderà adirato il tuo esercito,
     	quel grande arciere, rigettando la modestia, che non vi sia dunque guerra,

   4 	finché non appare il pṛthāde nelle sue fila schierato,
     	e il grande arciere Bhīmasena, allora non vi sia guerra,

   5 	finché non si mette in marcia, rallegrandosi per la lotta,
     	finché non taglia in battaglia le teste dei combattenti sugli elefanti,

   6 	con la mazza uccidendo i valorosi, come frutti degli alberi,
     	al tempo in cui sono maturi, allora si calmi la guerra,

   7 	Nakula e Sahadeva, e Dhṛṣṭadyumna il nipote di Pṛṣata,
     	e Virāṭa, e Śikhaṇḍin e il figlio di Śiśupāla con l'armatura,

   8 	finché questi non entreranno come coccodrilli, nel grande mare,
     	armati scagliando frecce rapidamente, allora si calmi la guerra,

   9 	finché nei teneri corpi di questi sovrani della terra, non
     	si involeranno le crudeli frecce piumate, che si calmi la guerra,

  10 	finché le grandi frecce scagliate dai grandi arcieri,
     	non colpiranno i petti dei guerrieri, profumati di sandalo e altro

  11 	con ghirlande e collane, le ferree punte scagliate da abili in arme, 
     	e dalla precisa mira non voleranno, allora si calmi la guerra,

  12 	quel grande sovrano, te, che lo onori inchinando la testa
     	che con le braccia ti accolga il dharmarāja Yudhiṣṭhira,

  13 	lui dalla sincera parola, sulle tue spalle ponga il braccio destro,
     	segnato dall'uncino dell'elefante e dall'arco, in segno di pace o toro dei bhārata,

  14 	con palmi e dita ingioiellate, insieme da gemme e unguenti,
     	che batta le tue spalle mentre tu sei seduto,

  15 	che il grandi-braccia ventre-di-lupo, grande come un tronco di palma, 
     	tranquillamente si rivolga e te in segno di pace o toro dei bhārata,

  16 	e tu salutato con rispetto dai tre, da Arjuna e dai gemelli,
     	baciando loro in fronte, con affetto che tu saluti o principe,

  17 	e vedendo te assieme ai tuoi fratelli riuniti coi valorosi pāṇḍava,
     	allora questi sovrani di uomini piangeranno lacrime di gioia,

  18 	sia proclamato nelle capitali dei re, il completo accordo dei re della terra,
     	e la terra sia goduta da te, con fratellanza e che tu sia libero da ogni ansia.”
     


                              CXXV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Duryodhana udite che ebbe quelle sgradite parole nell'assemblea dei kuru,
     	rispondeva al grandi-braccia, al gloriosissimo Vāsudeva:

   2 	“ guardando a quanto tu sei in dovere di dirmi o lunghi-capelli,
     	certamente con le parole tu mi biasimi, 

   3 	per inciso per fedeltà ai pṛthādi o uccisore di Madhu,
     	tu sempre mi biasimi, cosa dunque guardando a forze e debolezze?

   4 	tu e lo kṣattṛ, e il re, e il maestro e il patriarca,
     	tutti rimproverate me e nessun altro principe,

   5 	io non mostro qui nessun cambiamento in me stesso,
     	ma tutti voi assieme al re, mi siete ostili,

   6 	io non sto facendo nessun errore o uccisore di nemici,
     	ma anzi pensandoci io stimo una cosa molto arguta, o lunghi-capelli,

   7 	per il loro piacere hanno aderito alla partita i pāṇḍava o uccisore di Madhu,
     	e Śakuni ne vinse il regno, dov'è la mia malefatta?

   8 	e quanta prima era la loro ricchezza là hanno perduto i pāṇḍava,
     	e loro ne erano consapevoli allora o uccisore di Madhu,

   9 	non vi è nessuna offesa da parte nostra se loro furono sconfitti ai dadi,
     	e sconfitti o migliore dei vincitori, i pṛthādi partirono per la foresta,

  10 	e con quale rivendicazione si oppongono ai nemici?
     	impotenti sono i pāṇḍava, o Kṛṣṇa, e gioiosi si oppongono ai nemici,

  11 	che abbiamo noi fatto a loro o per quale offesa,
     	i pāṇḍava assieme agli sṛñjaya desiderano uccidere i figli di Dhṛtarāṣṭra?

  12 	noi dalle crudeli azioni o parole non 
     	siamo impauriti, non ci inchiniamo per paura neppure al Cento-riti, 

  13 	io non vedo alcuno o Kṛṣṇa, fedele al dharma kṣatriya,
     	che sia in grado di sconfiggerci con le armi, o distruggi-nemici,

  14 	Bhīṣma, Kṛpa e Droṇa con le loro schiere, o uccisore di Madhu,
     	neppure dagli dèi possono essere vinti con le armi, come dunque dai pāṇḍava?

  15 	seguendo il nostro dharma in battaglia o mādhava,
     	armi in pugno, al momento della morte otterremo il paradiso,

  16 	questo è il principale dharma di noi kṣatriya o Janārdana,
     	che dovremo giacere in battaglia sul letto di frecce,

  17 	se noi otterremo il giaciglio degli eroi in battaglia,
     	senza inchinarci ai nemici, non ci dorremo di noi o mādhava,

  18 	e quale che sia nato da nobile stirpe, e agisca nel dharma kṣatriya, mai
     	possa considerare di agire per paura e inchinarsi qui a chicchessia?

  19 	stia ritto e non si inchini, eserciti la virilità,
     	si rompi pure nelle giunture, ma non si pieghi a chicchessia,

  20 	così quelli che vogliono il proprio utile desiderano seguire le parole dei vili,
     	e le persone come me secondo il dharma si inchinano solo ai brahmani,

  21 	e non curandosi di nient'altro finche vivono così agiscono,
     	questo è il dharma degli kṣatriya, e questo è sempre il mio pensiero,

  22 	quella parte di regno che un tempo fu concessa da mio padre,
     	non sarà mai di nuovo data finché io vivo o lunghi-capelli,

  23 	e finché vive il re Dhṛtarāṣṭra, o Janārdana,
     	noi e pure loro vivremo con le armi in pugno o mādhava,

  24 	se il regno che non si doveva dare, fu dato un tempo quando ero sotto tutela,
     	o per ignoranza o per paura quando io ero un fanciullo, o Janārdana,

  25 	oggi non lo otterranno di nuovo i pāṇḍava o gioia dei vṛṣṇi,
     	per tutto il tempo o grandi-braccia, che io vivrò o lunghi-capelli,

  26 	quanto di terra sia ampia come la punta di un ago sottile o mādhava,
     	pure tanto di terra noi non la lasceremo ai pāṇḍava.”
     


                              CXXVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi sorridendo il dāśārha, cogli occhi pieni d'ira,
     	diceva queste parole a Duryodhana nell'assemblea dei kuru:

   2 	“ otterrai il giaciglio degli eroi, questo è quanto tu desideri avere,
     	stai saldo, coi tuoi consiglieri, vi sarà un grande conflitto,

   3 	quanto tu così ritieni o sciocco, che non hai commesso nessuna violazione
     	verso i pāṇḍava, tutto ciò che lo giudichino questi sovrani,

   4 	sofferente per la prosperità dei pāṇḍava grandi anime,
     	tu hai fatto fare dal figlio di Subala quella malconsigliata partita,

   5 	come questi tuoi parenti, o caro, eccellenti e dai virtuosi pensieri,
     	hanno potuto sopportare un tale disonore, perpetrato da quell'ingannatore,

   6 	la partita a dadi o grande saggio, è distruttiva e spiacevole per i virtuosi,
     	e ai malvagi fa nascere litigi, e calamità,

   7 	e questa tremenda sventura l'hai compiuta tu cominciando la partita,
     	all'oscuro dei bene-agenti, e assieme ai tuoi malvagi seguaci,

   8 	chi altri poteva così offendere la moglie di parenti,
     	e condottala nella sala dirle quanto tu hai detto a Draupadī?

   9 	ben nata, di virtuosa condotta, più cara a loro delle vite stesse,
     	la moglie dei figli di Pāṇḍu, fu da te umiliata in quel modo,

  10 	tutti i kaurava sanno come furono apostrofati nel consesso dei kuru,
     	da Duḥśāsana, i kuntīdi, quei tormenta-nemici mentre partivano,

  11 	tra chi ha retta condotta, è privo di avidità, e sempre pratica il dharma,
     	tra questi tuoi parenti, quale virtuoso può essere così ingiusto?

  12 	i discorsi degli imbroglioni, dei vili, dei crudeli,
     	e di Karṇa e di Duḥśāsana, tu hai seguito continuamente,

  13 	assieme alla madre volendoli bruciare ancora fanciulli a vāraṇāvata
     	hai compiuto un supremo tentativo, che non ha avuto successo,

  14 	e vissero lungo tempo allora nascosti i pāṇḍava,
     	assieme alla madre ad ekacakrā nella dimora di un brahmano,

  15 	col veleno, con serpenti e legami, hai tentato di distruggere
     	i pāṇḍava con ogni mezzo, e questo non ha avuto successo,

  16 	con questo intento verso i pāṇḍava, usando inganni tu sempre sei stato,
     	in che modo dunque, non hai mai offeso i pāṇḍava grandi anime?

  17 	compiendo numerosi crimini con l'inganno verso i pāṇḍava,
     	usando la frode, agendo da vile, oggi affermi il contrario,

  18 	il padre e la madre, Bhīṣma, Droṇa e Vidura,
     	poco fa ti hanno detto: 'fai la pace.' e tu non fai la pace o principe,

  19 	nella pace vi è il supremo bene, sia per te che per il pṛthāde,
     	ma a te non piace ciò o re, per quale altra ragione se non per la tua stupidità?

  20 	non troverai felicità o re, disprezzando le parole degli amici,
     	compirai solo cose ingloriose e ingiuste o principe.”

  21 	così avendo parlato il dāśārha, all'insofferente Duryodhana,
     	Duḥśāsana queste parole diceva nell'assemblea dei kuru,

  22 	“ se tu non ti riconciglierai coi pāṇḍava di tua volontà o re,
     	i kaurava ti consegneranno legato al figlio di Kuntī,

  23 	noi tre, tu, me e il figlio del sole o toro fra gli uomani,
     	ai pāṇḍava ci consegneranno Bhīṣma, Droṇa e il padre tuo.”

  24 	udite le parole del fratello, Suyodhana, il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	furioso, si alzava soffiando come una grande serpente e ne andava,

  25 	senza rispetto per Vidura, Dhṛtarāṣṭra, e il grande re Bāhlika,
     	e per Kṛpa e Somadatta, e Bhīṣma e Droṇa e Janārdana,

  26 	senza rispetto per tutti questi, quel malvagio impudente,
     	maleducato, senza freni, arrogante, irrispettoso,

  27 	e vedendo andarsene quel toro fra gli umani, i fratelli,
     	e tutti i re coi loro ministri lo seguirono,

  28 	e vedendo Duryodhana alzarsi e andarsene irato coi fratelli,
     	dalla sala, Bhīṣma il figlio di Śaṁtanu diceva:

  29 	“ chi abbandonando dharma e artha, acconsente alla furia, 
     	presto fa ridere i suoi nemici della sua furia,

  30 	ha anima malvagia, il figlio del re Dhṛtarāṣṭra, ignorante dei mezzi di successo,
     	col pensiero nella frode, in preda all'ira e alla avidità per il regno,

  31 	io penso sia matura la fine di tutti gli kṣatriya o Janārdana,
     	tutti i principi coi loro ministri sono in preda alla confusione mentale.”

  32 	udite queste parole di Bhīṣma il dāśārha dagli occhi di loto,
     	quel valoroso si rivolgeva a tutti loro con Bhīṣma e Droṇa in testa:

  33 	“ questa è una grande mancanza di tutti gli anziani dei kuru,
     	che incapaci, non tennero lontanto quel folle re dalla sovranità,

  34 	io ritengo che sia giunto il momento di fare ciò o uccisori di nemici,
     	e nel compiere ciò ci sarà il meglio, ascoltate tutto ciò o senza macchia,

  35 	davanti a voi io pronuncerò parole benefiche,
     	se a voi bhārata piaceranno secondo la vostra approvazione,

  36 	un male-agente, un senz'anima, dell'anziano re dei bhoja,
     	di suo padre, che ancora viveva avendo preso il trono, caduto in preda alla follia,

  37 	il figlio di Ugrasena, Kaṁsa abbandonato dai suoi parenti,
     	da me fu ucciso in una grande battaglia per amore dei parenti,

  38 	e Āhuka fu di nuovo onorato da noi parenti,
     	e fatto re Ugrasena, fu innalzato al trono dei bhoja,

  39 	tutti gli yādava abbandonando il solo Kaṁsa per il bene della stirpe,
     	riunitisi i bhārata, gli andhaka e i vṛṣṇi prosperano felicemente,

  40 	e pure il supremo essere, Prajāpati diceva o re,
     	essendo in corso la guerra tra dèi e asura, con le armi pronte a colpire,

  41 	ed essendo prossimi alla distruzione i mondi da quelle due schiere, o bhārata,
     	il dio della creazione diceva ai beati abitanti dei mondi:

  42 	'soccomberanno gli asura, i daitya assieme ai dānava,
     	e gli āditya, i vasu, i rudra diverrano gli abitanti del cielo,

  43 	dèi, asura e uomini, e gandharva, uraga e rākṣasa,
     	ben preparati a questa guerra, si uccideranno vicendevolmente.'

  44 	cosi pensando il supremo essere Prajāpati, diceva a Dharma,
     	di mandare a Varuṇa imprigionati, daitya e dānava,

  45 	così richiesto Dharma, per ordine del supremo signore,
     	dava a Varuṇa tutti i daitya e i dānava legati,

  46 	il signore delle acque, legati costoro dai propri lacci e da quelli di Dharma,
     	sempre attento Varuṇa custodiva i dānava nell'oceano,

  47 	quindi Duryodhana, Karṇa e Śakuni il figlio di Subala,
     	imprigionando e pure Duḥśāsana mandateli ai pāṇḍava,

  48 	si abbandoni un uomo per la famiglia, e una famiglia per il villaggio,
     	e un villaggio per tutti gli abitanti, e si abbandoni la terra per sé stessi,

  49 	o re, legato Duryodhana, fai la pace coi pāṇḍava,
     	per tuo mezzo fa che non si distruggano gli kṣatriya o toro dei principi.”
     


                              CXXVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole di Kṛṣṇa, il sovrano di genti Dhṛtarāṣṭra
     	si rivolgeva velocemente a Vidura, sapiente di ogni dharma:

   2 	“vai o caro, dalla grande saggia e previdente Gāndhārī,
     	conducila qui con te, io farò venire quel malvagio,

   3 	seppur lei possa pacificare quel malevolo, quella mal'anima,
     	pure noi staremo alle parole dell'amico Kṛṣṇa,

   4 	potesse lei mostrare la giusta via a lui soverchiato dall'avidità,
     	a quello sciocco, dai cattivi sodali, che possa dire parole di pace,

   5 	potesse estinguere questa tremenda e grande malvagità
     	compiuta da Duryodhana, per ottenere una prosperità lunga e imperitura”

   6 	udite le patole del re, Vidura, la previdente
     	Gāndhārī conduceva alla presenza di Dhṛtarāṣṭra.

   7 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ o Gāndhārī quel malvagio e disobbediente tuo figlio,
     	per brama di potere perderà vita e sovranità,

   8 	maleducato, senza freni, assieme a malvagi dall'anima nera,
     	se ne andato dalla sala, lo sciocco, diprezzando le parole degli amici.”

   9 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole del marito la virtuosa principessa,
     	Gāndhārī desiderando la miglior cosa diceva questo discorso:

  10 	“conduci qui rapidamente il figlio afflitto dalla brama del regno,
     	non può avere il regno quel maleducato distruttore di dharma e artha,

  11 	tu pure sei aspramente censurabile o Dhṛtarāṣṭra per l'amore che gli porti,
     	tu che conoscendo la sua malvagità questa saggezza non persegui,

  12 	egli soverchiato da brama e follia, fermo nel suo errore,
     	non può più oggi o re, essere trattenuto con la forza,

  13 	di aver affidato il regno a quel folle, infantile,  cattivo,
     	e avido e con cattivi sodali, Dhṛtarāṣṭra ottiene il fio,

  14 	come uno di grande intelligenza può sopportare la divisione dei suoi parenti?
     	i nemici rideranno di te per la divisione dei tuoi parenti,

  15 	chi là, può calare sui suoi il bastone della calamità 
     	che può essere evitata con accordi e concessioni o grande re? “
     
  16   	per ordine di Dhṛtarāṣṭra e per volere della madre,
  	lo kṣattṛ faceva entrare di nuovo l'insofferente Duryodhana nella sala,

  17 	volendo seguire i desideri della madre di nuovo entrava nella sala,
     	cogli occhi rossi di rabbia, soffiando come un serpente,

  18 	vedendo entrare quel figlio intento in una cattiva strada,
     	Gāndhārī con riprovero diceva queste appropriate parole:

  19 	“ o Duryodhana, ascolta queste mie parole, figlio mio,
     	benefiche per te e per i tuoi parenti, e portatrici di felicità per i posteri,

  20 	per farmi onore, con Bhīṣma, e con tuo padre,
     	e con gli amici a cominciare da Droṇa tu devi fare pace,

  21 	il regno o grande saggio, secondo il proprio desiderio non si può
     	ottenere, o governare o goderne, o toro dei bhārata,

  22 	chi non ha i sensi domati non può ottenere il regno per un lungo tempo,
     	chi ha vinto sé stesso, il sapiente, deve governare il regno,

  23 	ira e brame, allontanano l'uomo dai propri beni,
     	entrambi questi due nemici abbandonando, il re conquista la terra,

  24 	il grande potere della sovranità del mondo, dai malvagi,
     	solo di nome è acquisito, essi non sono in grado di proteggere il loro stato,

  25 	chi grandemente desidera i sensi, rifiuta artha e dharma,
     	il saggio è accresciuto dai sensi domati, come il fuoco dai combustibili,

  26 	questi quando non sono governati sono bastanti a distruggere,
     	come cavalli non domati e mal governati sulla via, fanno al cattivo auriga,

  27 	chi senza vincere sé stesso vuole conquistare i suoi ministri,
     	senza vincere sé stesso e i suoi ministri rinuncia alla propria indipendenza,

  28 	chi vinca per primo sé stesso a suo piacere,
     	allora può conquistare ministri e nemici senza errore,

  29 	chi ha i sensi domati, chi ha vinto i ministri, chi ha pronto il castigo per i malvagi,
     	chi agisce con cura, assolutamente saldo, è onorato dalla prosperità,

  30 	come due grandi pesci presi da una rete di sottili fili,,
     	brama e ira, questi due che stanno nel corpo, distruggono la saggezza,

  31 	per questi due gli dèi chiudono la porta del paradiso a chi muore,
     	ansioso, seguendo brama e ira accesi in lui,

  32 	il sovrano della terra che sa vincere rettamente ira, brama, avidità,
     	simulazione e orgoglio, costui conquista la terra,

  33 	sempre il sovrano sia intento a trattenere i sensi,
     	per ottenere artha e dharma e la distruzione dei nemici,

  34 	chi è soverchiato dalla brama o dall'ira e agisce nella frode,
     	verso i suoi o verso gli altri, non ha mai compagni,

  35 	assieme ai saggi e uniti guerrieri, distruttori di nemici,
     	coi pāṇḍava o figlio, tu godrai felice della terra,

  36 	come hanno detto Bhīṣma il figlio di Śaṁtanu e pure
     	Droṇa, grande guerriero, Kṛṣṇa e il pāṇḍava sono veramente invincibili,

  37 	inchinati al grandi-braccia, Kṛṣṇa dall'instancabile agire,
     	che il lunghi-capelli sia favorevole alla felicità di entrambi,

  38 	chi non segue i precetti degli amici che desiderano il suo bene,
     	dei saggi, dalla compiuta sapienza, quest'uomo sarà la gioia dei nemici,

  39 	non vi è beneficio nella guerra, né dharma o artha, come dunque felicità? 
     	e neppure vi è sempre vittoria, non por mente alla guerra,

  40 	Bhīṣma o grande saggio, e tuo padre con Bāhilika,
     	hanno dato la parte ereditaria ai figli di Pāṇḍu per timore di divisioni,

  41 	e considera oggi il frutto di questo conferimento,
     	per cui godrai dell'intera terra senza preoccupazioni per quei guerrieri,

  42 	concedi quanto è giusto ai figli di Pāṇḍu o uccisore di nemici,
     	se vuoi godere con i tuoi sodali metà dei regni,

  43 	e sufficente per te metà della terra, e la vita coi tuoi sodali,
     	restando ai consigli degli amici, la gloria otterrai o bhārata,

  44 	l'inimicizia coi pāṇḍava, gloriosi, avveduti, intelligenti, 
     	dai sensi domati, o figlio, ti toglierà da una grande felicità

  45 	togliendo l'ansia degli amici, governa il regno come ti piace,
     	conferendo ai figli di Pāṇḍu la loro eredità o toro dei bhārata,

  46 	basta dunque con questa persecuzione fatta per tredici anni,
     	calmala dunque o grande saggio, che è alimentata da brama e ira,

  47 	non è possibile ai sovrani quello che vuol ottenere per te,
     	il figlio dell'auriga, dalla ferma ira, e tuo fratello Duḥśāsana,

  48 	con Bhīṣma, Droṇa, Kṛpa, Karṇa, con Bhīmasena e il conquista-ricchezze,
     	e Dhṛṣṭadyumna irati, nessuna creatura puo essere sicura,

  49 	caduto in preda della passione, non voler sterminare i kuru, o figlio mio,
     	tutta la terra per te e per i pāṇḍava andrà incontro alla distruzione,

  50 	tu pensi o sciocco, che a cominciare da Bhīṣma, Droṇa, e Kṛpa,
     	tutti combatteranno con ogni forza, ma questo oggi non accadrà,

  51 	uguale è infatti il governo, l'affetto, e l'atteggiamento di questi padroni di sé,
     	sia verso i pāṇḍava e verso di voi, ma il dharma è superiore,

  52 	se essi per il sostentamento del re, trascureranno la vita,
     	non sono però in grado di guardar male, il re Yudhiṣṭhira,

  53 	non certo per l'avidità si manifesta il successo degli uomini,
     	basta allora o figlio, con l'avidità, calmati o toro dei bhārata.”
     


                              CXXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ignorando le parole benefiche pronunciate dalla madre,
     	ancora si tratteneva nella furia, alla presenza di quei malanime

   2 	quindi uscito dalla sala, il kaurava si consultava,
     	col figlio di Subala, col re e suo zio materno Śakuni,

   3 	e questa fu la decisione di Duryodhana, di Karṇa, 
     	e di Śakuni figlio di Subala, e di Duḥśāsana per quarto:

   4 	“per primo questo svelto di mano, Janārdana, ci vuole afferrare,
     	assieme al re Dhṛtarāṣṭra e al figlio di Śaṁtanu,

   5 	noi dunque dobbiamo prendere con la forza il lunghi-capelli,
     	e sconfiggere quella tigre fra gli uomini come fece Indra col figlio di Virocana,

   6 	i pāṇḍava si perderanno d'animo sentendo che il vṛṣṇi è stato preso,
     	e si abbatteranno, come dei serpenti coi denti divelti,

   7 	lui di loro è il forte-braccio, e di tutti loro rifugio e protezione,
     	lui imprigionato, questo toro, questo benefattore di tutti i sātvata,
     	impotenti diverranno i pāṇḍava assieme ai somaka,

   8 	perciò noi incatenato il lunghi-capelli dal veloce agire,
     	lasciando lamentarsi Dhṛtarāṣṭra, combatteremo i nemici.”

   9 	della mala intenzione di questi malvagi, dai mali pensieri,
     	intuendola, rapidamente se ne accorse il sagace Sātyaki,

  10 	per questo motivo uscito assieme al figlio di Hṛdika,
     	diceva a Kṛtavarman: “ rapido schiera le truppe,

  11 	ad occhi aperti schièrati armato alla porta della sala,
     	finché io informerò di questo, Kṛṣṇa dal rapido agire.”

  12 	quel valoroso entrato nella sala come un leone in una grotta montana,
     	riferiva al lunghi-capelli grand'anima, questa intenzione,

  13 	e quindi egli a Dhṛtarāṣṭra e a Vidura si rivolgeva 
     	e raccontava loro quasi ridendo di questa loro intenzione:

  14 	“una azione contro dharma e artha, e censurabile dai virtuosi,
     	vogliono compiere qui questi folli, ma non vi riusciranno in alcun modo,

  15 	agiscono nell'ombra queste folli, malanime riunite,
     	soverchiati da brama e passione, perseguendo ira e avidità,

  16 	questi poco intelligenti vogliono imprigionare il nostro occhi-di-loto,
     	come degli sciocchi fanciulli il fuoco acceso con uno straccio.”

  17 	udite queste parole di Sātyaki, Vidura dalla lunga vista,
     	diceva al grandi-braccia Dhṛtarāṣṭra nell'assemblea dei kuru:

  18 	“ o re è giunta l'ora di tutti i tuoi figli, o tormenta-nemici,
     	che si sono impegnati a compiere un impresa impossibile e disonorevole,

  19 	assalendo e soverchiando il nostro occhi-di-loto,
     	insieme vogliono imprigionare il fratello minore di Indra,

  20 	ma non riusciranno a raggiungere questa tigre far gli uomini,
     	invincibile e impareggiabile, come degli insetti il fuoco,

  21 	Janārdana volendo, tutti questi che sono così intenti,
     	li può spedire alla dimore di Yama, come un leone furioso le prede,

  22 	e Kṛṣṇa non farà in alcun modo un'azione riprovevole,
     	e non trasgredirà il dharma, quell'incrollabile ottimo uomo.”

  23 	così apostrofato da Vidura il lunghi-capelli le parole diceva
     	rivolgendosi a Dhṛtarāṣṭra davanti agli amici che ascoltavano:

  24 	“ o re, se questi furiosi con la forza cercheranno di imprigionarmi,
     	a loro su di me, e a me su di loro tu permettilo o principe,

  25 	tutti loro infuriati io sono in grado di bloccare,
     	e non compirò, nessuna azione illecita o malvagia, 

  26 	bramando la parte dei pāṇḍava, i tuoi figli si allontaneranno dal proprio interesse,
     	se così loro vogliono, Yudhiṣṭhira ne avrà successo,

  27 	se io oggi costoro e quelli che li seguono o bhārata,
     	imprigionando, li consegnassi ai pṛthādi, che malefatta potrebbe essere?

  28 	io non mi impegnerei in una azione illecita o bhārata,
     	nata dall'ira e da malvagi pensiero, alla tua presenza o grande re,

  29 	Duryodhana o re, come vuole si appresti a stare,
     	io a tutti loro lo permetterò o bhārata.”

  30 	udito ciò, Dhṛtarāṣṭra si rivolgeva e Vidura:
     	“ rapido conduci qui quel malvagio Suyodhana bramoso del regno,

  31 	coi suoi amici e consiglieri, coi fratelli e seguaci,
     	se io sono ancora in grado di mostrargli la giusta via.”

  32 	allora lo kṣattṛ di nuovo faceva entrare Duryodhana nella sala,
     	costretto, coi suoi fratelli e circondato dai re,

  33 	allora il re Dhṛtarāṣṭra si rivolgeva a Duryodhana 
     	attorniato dai re e anche da Karṇa e Duḥśāsana:

  34 	“ o falso, o peggiore dei malvagi, tu con compagni di vili azioni,
     	radunandoti con malvagi amici, cerchi di compiere un'azione malvagia,

  35 	impossibile e disonorovole, e proibita dai virtuosi,
     	come solo un folle come tu sei e vergogna della famiglia, può intraprendere,

  36 	tu assieme ai tuoi malvagi compagni vuoi imprigionare
     	questo nostro occhi-di-loto, invincibile e impareggiabile,

  37 	lui che non può essere vinto con la forza neppure dagli dèi, accompagnati da Indra,
     	tu vuoi assalire sciocco, come un fanciullo fa colla luna,

  38 	lui che né da dèi o uomini, né da gandharva o asura o da uraga,
     	può essere sconfitto in battaglia, tu non lo conosci il lunghi-capelli,

  39 	non si può afferrare il vento con le mani, non si può toccare la luna con la mano,
     	né portare la terra sulla testa, e né imprigionare con la forza il lunghi-capelli.”

  40 	così avendo parlato Dhṛtarāṣṭra, pure Vidura diceva,
     	rivolgendosi a Duryodhana, l'insofferente figlio di Dhṛtarāṣṭra:

  41 	“ all'ingresso di saubha, il re dei vānara chiamato di nome Dvivida,
     	copriva il lunghi-capelli con una grande pioggia di pietre,

  42 	e si impegnava con ogni sforzo per catturare il mādhava,
     	ma non era in grado di catturarlo, e tu vuoi attaccarlo con la forza,

  43 	a nirmocana sessantamila grandi asura legandolo con lacci,
     	non furono in grado di catturarlo, e tu vuoi attaccarlo con la forza,

  44 	Naraka assieme ai dānava, non fu in grado si catturare là
     	il śauri, giunto a prāgjyotiṣa, e tu vuoi attaccarlo con la forza,

  45 	nella fanciullezza quel bambino uccise anche Pūtanā,
     	e la collina govardhana fu da lui alzata in favore delle vacche o toro dei bhārara,

  46 	Ariṣṭa, e Dhenuka, e Cāṇūra dalla grande forza,
     	e Aśvarāja furono uccisi, e Kaṁsa che cadeva nel malo fato,

  47 	e Jarāsaṁdha, e Vakra e il valoroso Śiśupāla,
     	e Bāṇa furono uccisi in battaglia, e vari re furono uccisi,

  48 	il re Varuṇa fu sconfitto, e il fuoco splendente che purifica,
     	e quando lui rapiva il pārijāta vinse il marito di Śacī in persona,

  49 	e giacendo nel mare da solo uccise i due: Madhu e Kaiṭabha,
     	e arrivato ad un'altra nascita uccise Hayagrīva,

  50 	egli è il creatore, ma non è creato, ed è pure la causa della valentìa,	
     	qualsiasi cosa voglia il śauri, la compie senza sforzo,

  51 	tu non conosci Govinda, l'incrollabile dal terribile impeto,
     	furioso come un serpente velenoso, invincibile è lui massa di splendore,

  52 	assalendo il grandi-braccia Kṛṣṇa dall'instancabile agire,
     	non potrai avere successo, come un insetto contro il fuoco.”
     


                              CXXIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	avendo parlato così Vidura, il lunghi-capelli uccisore di schiere nemiche,
     	quel valoroso, si rivolgeva a Duryodhana il figlio di Dhṛtarāṣṭra:

   2 	“ per tua confusione credi che io sia solo o Suyodhana,
     	e preso dalla tua ignoranza cerchi di catturarmi,

   3 	ma qua vi sono i pāṇḍava e tutti gli andhaka e i vṛṣṇi,
     	qua vi sono gli āditya, i rudra, i vasu, con i grandi ṛṣi.”

   4 	così avendo parlato, rideva forte il lunghi-capelli uccisore di eroi nemici,
     	e dalla splendente persona del śauri grand'anima mentre rideva,
     	i trenta dèi, grandi come un pollice, apparivano splendenti come fuochi,

   5 	sulla sua fronte stava Brahmā, e Rudra era sul suo petto,
     	i lokapāla stavano sulle sue braccia, Agni nasceva dalla sua bocca,

   6 	e gli āditya, e i sādhya e i vasu e pure i due aśvin,
     	e i marut assieme a Indra, e anche i viśvedeva,
     	e vi erano pure le forme di yakṣa, gandharva e rakṣas,

   7 	sugli avambracci apparivano i due Balarāma e il conquista-ricchezze,
     	sul destro Arjuna con l'arco e sul sinistro Rāma col vomere,

   8 	e sulla schiena, Bhīma, Yudhiṣṭhira e i due figli di Mādrī,
     	e gli andhaka e i vṛṣṇi con Pradyumna in testa,

   9 	sulla testa di Kṛṣṇa vi erano alzando grandi armi,
     	e conchiglia, disco, mazza, lancia, arco, vomero, e la spada nandaka,

  10 	e tutte le altre armi alzate apparivano,
     	ovunque splendenti, sulle molte braccia di Kṛṣṇa,

  11 	e dal naso, dagli occhi, e dalle orecchie, tutt'intorno,
     	apparivano fiamme infuocate, terribili, coi loro fumi,
     	e dai pori della pelle dei raggi luminosi come quelli del sole,

  12 	vedendo quella terribile natura del lunghi-capelli grand'anima,
     	chiudevano gli occhi tutti i re, con menti tremanti,

  13 	a parte Droṇa, Bhīṣma e Vidura dal grande acume,
     	e l'illustre Saṁjaya e i ṛṣi ricchi in tapas,
     	infatti il beato Janārdana aveva dato loro una vista divina.

  14 	vedendo quel grande portento del mādhava all'interno della sala,
     	tamburi divini risuonarono e cadde una pioggia di fiori,

  15 	e si muoveva la terra intera e tremava l'oceano,
     	e i principi cadevano in una suprema meraviglia o toro dei bhārata,

  16 	quindi quella tigre degli uomini, ritraeva il proprio corpo,
     	da quella divina meraviglia variamente ricca, l'uccisore di nemici,

  17 	quindi presi con le mani Sātyaki e il figlio di Hṛdika,
     	col permesso dei ṛṣi se ne andava l'uccisore di Madhu,

  18 	e i ṛṣi divennero invisibili a cominciare da Nārada,
     	mentre sorgeva un grande frastuono, e quello fu un'altra meraviglia,

  19 	i kaurava assieme ai re, vedendolo uscire,
     	seguirono quella tigre fra gli uomini, come gli dèi il cento-riti,

  20 	senza pensare a tutto quel cerchio di re, il śauri, impareggiabile anima,
     	procedeva allora ad uscire come un fuoco coi suoi fumi,

  21 	allora con quel grande carro bellissimo decorato con campanelle,
     	e con varie reti d'oro, veloce e rumoroso come nuvole temporalesche

  22 	fornito di bellissimo equipaggiamento, con un seggio di pelle di tigre,
     	aggiogato alla schiera di sugrīva, apparve Dāruka,

  23 	quindi stando sul carro, Kṛtavarman grande guerriero,
     	eroe stimato dai vṛṣṇi, il figlio di Hṛdika apparve,

  24 	e al śauri, uccisore di nemici, già salito sul carro e pronto a partire,
     	il grande re Dhṛtarāṣṭra di nuovo si rivolgeva:

  25 	“se guardi alla forza dei miei figli, o Janārdana, 
     	alla tua vista nulla ti è nascosto o tormenta-nemici,

  26 	vedendo che io voglio e mi sforzo per la pace dei kuru, o lunghi-capelli,
     	tu non devi sospettare della mia posizione,

  27 	io non ho cattive intenzioni verso i pāṇḍava o lunghi-capelli,
     	e tu hai conoscenza delle parole che dissi a Suyodhana,

  28 	tutti i kaurava mi conoscono, e anche i re e i principi,
     	che sono impeganto nella pace con ogni forza o mādhava.”

  29 	così rispondeva il grandi-braccia a Dhṛtarāṣṭra sovrano di genti,
     	e a Droṇa, a Bhīṣma, allo kṣattṛ, a Kṛpa e a Bāhlika:

  30 	“ a conoscenza di tutti voi è quanto accaduto nell'assemblea dei kuru,
     	e come quel folle maleducato, molte volte si è alzato per la rabbia,

  31 	e come il sovrano Dhṛtarāṣṭra afferma di essere impotente,
     	salutando tutti voi io mi recherò da Yudhiṣṭhira.”

  32 	e salutato che ebbero il śauri, sul suo carro, quel toro tra gli uomini,
     	quei tori dei bhārata, grandi arcieri, anziani eroi, lo seguirono,

  33 	Bhīṣma, Droṇa, Kṛpa, lo kṣattṛ, Dhṛtarāṣṭra e Bāhlika,
     	Aśvatthāman, e Vikarṇa, e Yuyutsu grande guerriero,

  34 	quindi sul bellisimo e grande carro adornato di campanelle,
     	sotto gli occhi dei kuru, partiva per visitare Pṛthā la sorella del padre.
     


                              CXXX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	entrato nella sua casa, e inchinatosi ai suoi piedi,
     	le raccontava succintamente quanto accaduto nell'assemblea dei kuru.	

   2 	Vāsudeva disse:
     	“ molti discorsi accettabili e pieni di senso sono stati pronunciati, 
     	sia dai ṛṣi che da me, ma egli non li ha accolti,

   3 	è giunta l'ora per Duryodhana e tutti i suoi accoliti,
     	porgendoti i miei saluti signora, veloce io partirò alla volta dei pāṇḍava,

   4 	che vuoi che io dica ai pāṇḍava per tuo ordine?
     	questo dimmi o grande saggia, e io ubbidirò alle tue parole.”

   5 	Kuntī disse:
     	“devi dire o lunghi-capelli, al re dall'anima pia, Yudhiṣṭhira,
        non agire falsamente figlio mio, non abbandonare mai il dharma,

   6 	come uno studente dei veda o re, semplice e ignorante
     	il cui intelletto preso dalla recitazione, segue solo il dharma,

   7 	rettamente guarda al dharma, come stabilito dal Nato-da-sé,
     	dal suo petto fu creato lo kṣatriya perché viva della forza del suo braccio,
     	per agire contro il violento, per proteggere sempre le genti,

   8 	e ascolta solo quanto io ho ascoltato dagli anziani,
     	al regal ṛṣi Mucukunda, questa terra dava in dono
     	un tempo Vaiśravaṇa compiaciuto, ma lui non l'accettava:

   9 	'io vorrei ottenere un regno vinto col la forza del braccio, questo desidero.'
     	allora Vaiśravaṇa, felice, cadde nella meraviglia,

  10 	quindi il re Mucukunda, governava la terra fonte di ricchezze,
     	rettamente vinta con la forza del suo braccio, seguendo il dharma kṣatriya,

  11 	le genti che praticano quaggiù il dharma sono ben protette dal re,
     	e il re o bhārata ottiene un quarto di questo dharma,

  12 	se il re pratica il dharma, è pronto per divenire divino,
     	ma se pratica l'adharma, raggiuge l'inferno,

  13 	con giuste punizioni trattenga i quattro varṇa nel proprio dharma,
     	e questi spinti dal re, si allontanino dall'adharma,

  14 	quando il re amministra la giustizia interamente nel giusto,
     	allora si vive nella migliore delle ere chiamata kṛtayuga,

  15 	l'era è la causa del re, oppure il re la causa dell'era,
     	ma tu non aver dubbio che è il re la causa dell'era,

  16 	il re è il creatore del Kṛtayuga, del tretā e del dvāpara,
     	e pure del quarto yuga il re diviene la causa,

  17 	il re essendo causa del kṛta, ottiene il paradiso eterno,
     	il re che è causa del tretā ottiene il paradiso non eterno,
     	per aver prodotto il dvāpara, ottiene quanto gli spetta,

  18 	quindi risiede nell'inferno per anni eterni chi male agisce,
     	e dal peccato del re è toccato l'universo, ed egli da quello del mondo,

  19 	guarda sempre al dharma dei re, accettato dai padri e dagli avi,
     	non alla condotta dei ṛṣi regali in cui tu vuoi stare,

  20 	stando nella debolezza mentale e nella non-violenza,
     	il sovrano non ottiene alcun frutto nato dal proteggere le creature,

  21 	non questa speranza chiedevamo Pāṇḍu, tuo nonno ed io,
     	un tempo coi riti sacrificali, per la quale tu agisci,

  22 	sacrificio, dono e tapas, potenza, e relazione con le creature,
     	grandezza, forza, energia, sempre io ho desiderato per te,

  23 	sempre danno svāhā e svadhā gli uomini, e gli dèi danno
     	lunga vita, ricchezze e figli, quando sono rettamente propiziati,

  24 	sempre i padri e anche gli dèi desiderano per i figli 
     	dono, studio, sacrificio, e protezione delle creature,

  25 	sempre dharma o adharma è prodotto dalla nascita, 
     	voi siete sapienti dei veda, di nobile stirpe, e o caro siete colpiti dalla povertà,

  26 	i viventi sulla terra affamanti di quanto ottengono da un guerriero munifico,
      	e rimangono soddisfatti, quale dharma è dunque superiore?

  27 	alcuni coi doni, altri con la forza, e altri ancora con gentili parole,
     	possono impadronirsi dei regni, e ottenendoli rimanere nel dharma,

  28 	il brahmano viva della questua, lo kṣatriya governi,
     	il vaiśya si faccia ricco di proprietà, e lo śūdra li serva tutti,

  29 	la questua ti è proibita, e l'agricoltura non ti è possibile,
     	uno kṣatriya sei, protettore dalle ingiurie, che vive con la forza del suo braccio,

  30 	l'eredità paterna o grandi-braccia, decaduta riporta su,
     	con la ricchezza, col dono, o con la rottura, col bastone o con la prudenza,

  31 	quale cosa più dolorosa di questa, che io senza parenti,
     	attenda il cibo altrui, te avendo generato o gioia degli amici?

  32 	combatti nel dharma dei re, non far perire gli antenati,
     	non cadere tu, perduti i meriti, coi tuoi fratelli in una cattiva fine. ”
     


                              CXXXI


   1 	Kuntī disse:
     	“ pure qui raccontano una storia molto antica,
     	della conversazione di Vidurā col figlio o tormenta-nemici,

   2 	come qui dovette dire la cosa migliore e ancora di più,
     	quella virtuosa, zelante, e brillante di nobile nascita,

   3 	Vidurā, era fedele al dharma kṣatriya, generosa, e dalla lunga vista,
     	conosciuta nelle corti reali, di parola forbita e di vasta erudizione,

   4 	di nome Vidurā e sincera biasimava il suo proprio figlio,
     	sconfitto dal re dei sindhu, che giaceva con mente abbattuta,
     	infelice, ignorante del dharma, che faceva la gioia dei nemici:

   5 	' tu non sei nato da me e da tuo padre, da dove dunque sei sorto?
     	senza passione, dal corto braccio, tu sei un uomo di impotenti forze,

   6 	per quanto vivi sei abbattuto, porta dunque il peso della tua fortuna!
     	non disprezzare te stesso, non farti opprimere dal poco,
     	ponendo mente al tuo benessere, non aver paura, sii coraggioso,

   7 	alzati, vile uomo, non giacere da sconfitto,
     	rallegrando tutti i nemici, senza onore, arrecando dolore ai parenti,

   8 	facilmente si riempie un torrente, facilmente la mano di un topo,
     	facile a soddisfarsi un vile uomo, pure con poco si soddisfa,

   9 	vai dunque veloce alla morte, ma rompendo i denti del nemico, 
     	oppure caduto in difficoltà, finché vivi combatti,

  10 	ma come un aquila, attacca se vedi un punto debole del nemico,
     	o qui gridando, o in silenzio in cielo senza paura,

  11 	tu giaci come un morto, come colpito da quale fulmine?
     	alzati, vile uomo, non giacere sconfitto,

  12 	non abbatterti, tu da miserabile, fatti conoscere per le tue imprese,
     	non stare nel mezzo, non nel basso, e non nell'infimo, mostrati forte,

  13 	come il legno di tinduka per un momento infiàmmati,
     	non bruciare come fuoco di paglia, per vivere da vigliacco,
     	fiammeggiare per un momento è meglio che a lungo ma con fumo,

  14 	non permettere che uno nato in una casa di re sia ingiuriosamente mite,
     	compiendo un azione umana, correndo la gara al meglio,
     	ci si libera dal debito di dharma, e non si ha biasimo,

  15 	ottenendo o senza ottenere i saggi non si dolgono,
     	e ininterrottamente agiscono, non si preoccupano della vita,

  16 	mostra il tuo valore, o va verso la fine certa,
     	mettendo al primo posto il dharma o figlio, per quale altro motivo vivi?

  17 	i meriti dei tuoi riti o vigliacco, e la tua gloria sono interamente perduti,
     	e distrutta la fonte dei beni, per quale altro motivo vivi?

  18 	cadendo e sprofondando si deve prendere il nemico per le gambe,
     	anche con le radici tagliate non ci si deve disperare,
     	alzato il peso si deve portarlo, ricordando la propria nobile origine,

  19 	agisci con purezza e onore, trova la tua valentìa,
     	ristora la stirpe decaduta per causa tua,

  20 	il passato di chi gli uomini non dicono grandi meraviglie
     	serve solo ad aumentare il mucchio, costui non è né uomo né donna,

  21 	chi non mostra gloria nel dono, nel tapas e nel valore,
     	nella conoscenza, o nell'acquisire ricchezza, è solo escremento della madre,

  22 	con l'erudizione, col tapas, con la ricchezza, o col coraggio,
     	e con le imprese, chi supera le altre persone costui è un uomo,

  23 	tu non devi seguire la condotta esecrabile dei mendici kapālin,
     	vile e disonorevole, dolorosa e adatta ai vigliacchi,

  24 	i nemici godrebbero di un uomo che sia così debole,
     	disprezzato al mondo, privo di cibo e vestiti,

  25 	del miserabile che ha quanto ottiene giornalmente, magro che vive di poco,
     	i parenti prosperano felici abbndonando un simile parente,

  26 	'non ci ridurremo senza mezzi, esiliati dal nostro regno,
     	privi dei mezzi di ogni desiderio, persa la posizione, privi di chiccessia.'

  27 	disprezzato dai saggi, causa dell'interruzione della stirpe,
     	io con te, ho generato il demone Kali, che si dice mio figlio o Saṁjaya,

  28 	uno privo di passione, e di potenza, senza valentìa, gioia per i nemici,
     	che una donna non generi mai un siffatto figlio,

  29 	non fumare, brucia! forte attaccando colpisci i nemici,
     	splendi in faccia ai nemici, un'ora o un solo istante,

  30 	è un uomo chi non sopporta alcunchè, chi non perdona,
     	il paziente, privo di rabbia, non è né uomo né donna,

  31 	chi si contenta, chi è tenero distrugge la propria fortuna, 
     	e chi ha entrambe: accidia e paura non raggiunge il meglio,

  32 	da te libera te stesso, da questi mali disonorevoli,
     	fatti il cuore di ferro, impegnati di nuovo nel tuo,

  33 	quante città uno conquista tanto si dice uomo,
     	lo chiamano uno privo di ricchezze e di nome donna chi vive una vita da donna,

  34 	di chi è brillate e potente guerriero, che si muove come un leone,
     	puranche sia andato alla morte, le genti godono della sua offerta,

  35 	chi trascurando il proprio bene e felicità cerca la prosperità
     	degli amici, in breve egli raggiunge la propria felicità.'

  36 	il figlio disse:
     	' che varrà per te l'intera terra se non mi vedrai più?
     	e cosa i tuoi ornamneti, e cosa i beni e la vita stessa?'

  37 	la madre disse:
     	' che valgono i mondi degli effimeri, che i nemici li ottengano,
     	e i nostri amici i mondi che sono degli onorati raggiungano,

  38 	non seguire la condotta di quelli che privi di servi,
     	vivono del cibo altrui, miserabili, e senza carattere,

  39 	su di te vivano i brahmani e gli amici,
     	come i viventi sulla pioggia, e gli dèi sul cento-riti,

  40 	dell'uomo per cui hanno sussistenza tutti gli esseri o Saṁjaya,
     	come incontrando un albero pieno di frutti, di costui la vita è utile,

  41 	per gli atti di coraggio di chi è potente, i parenti prosperano felici,
     	come i trenta dèi per causa di Śakra, di costui la vita è virtuosa,

  42 	l'uomo che trova la sua sussistenza confidando nella forza del suo braccio,
     	acquista gloria nel mondo, e nell'altro una sublime meta.'
     


                              CXXXII


   1 	Vidurā disse:
     	' se in questa condizione vuoi abbandonare la tua virilità,
     	tra non molto percorrerai la strada frequentata dai vili,

   2 	chi la propria forza come può, non mostra col coraggio,
     	lo kṣatriya che preferisce vivere, viene chiamato ladro,

   3 	le parole di qualità, benefiche, e adeguate allo scopo
     	non ti raggiungono, come il rimedio per chi desidera la morte,

   4 	molte genti sono contente del re dei sindhu,
     	questi sciocchi siedono per debolezza aspettando l'urto della malasorte,

   5 	promuovendo la prosperità dei seguaci impègnati continuamente,
     	gli altri si dispereranno vedendo la tua valentìa,

   6 	e fatta la guerra con questi, fai dimora nell'aspra montagna,
     	al tempo della sventura, aspettandoti che egli non è immortale,

   7 	Saṁjaya sei di nome, ma questo io non lo vedo in te,
     	sii dunque il significato del nome, o figlio mio, non falsare il tuo nome,

   8 	un brahmano di giusta fermezza, di grande saggezza, questo disse di te fanciullo:
     	' caduto in grande avversità egli di nuovo incontrerà il successo.'

   9 	ricordando queste sue parole io speravo tu fossi un vittorioso,
     	perciò figlio mio, io ti dico e te lo dirò continuamente,

  10 	di chi compie il suo scopo, sono soddisfatti gli altri,
     	il successo è ottenuto da chi lo persegue con accortezza,

  11 	successo o insuccesso, fu agli antichi e anche a me o Saṁjaya,
     	così sapendo, poni mente a combattere, non desistere,

  12 	Śambara disse: ' non vi è situazione peggiore di quella
     	in cui uno non veda cibo né oggi ne domani.'

  13 	disse che la povertà è dolore superiore alla morte di figli e marito,
     	la povertà è detta essere una morte continua,

  14 	io nata in una grande famiglia, son giunta da un lago ad un altro lago,
     	signora supremamente onorata dal marito con ogni mezzo,

  15 	avendomi vista un tempo con preziossimi ornamenti e ghirlande,
     	con vestiti e palazzi finissimi, ora mi puoi vedere come la più miserevole,

  16 	quando mi vedrai schiava o debolissimo individuo,
     	allora diverrai con una vita priva di scopo o Saṁjaya,

  17 	vedendo schiavi e servi, dipendenti, maestri sacerdoti e cappellani,
     	abbandonarci per il vitto, che scopo avrà la tua vita?

  18 	se non ti vedrò oggi compiere quanto un tempo hai fatto,
     	e non potrò elogiarti glorioso, quale pace vi sarà nel mio cuore? 

  19 	se dovrò dire di no ai brahmani, si spezzerà il mio cuore,
     	mai prima io e mio marito abbiamo detto di no ad un brahmano,

  20 	noi non abbiamo mai seguito un altro, ma siamo stati delle risorse,
     	se io devo vivere rifugiandomi da altri, lascerò questa vita,

  21 	in mezzo al mare sii il nostro approdo, senza nave sii la nostra zattera,
     	nell'incerto facci stabili, e facci rivivere da morti,

  22 	tu sei sufficente per tutti i nemici, se non brami solo la vita,
     	se tu non adotti siffatta condotta da eunuco,

  23 	sei depresso, scoraggiato, liberati da questa infame vita,
     	il guerriero raggiunge la fama anche uccidendo un solo nemico,

  24 	Indra uccidendo Vṛtra divenne il grande Indra,
     	ottenne la sua grande porzione di soma, e divenne il signore dei mondi,

  25 	fai conoscere il tuo nome, o sfidando in battaglia i nemici armati,
     	oppure fugando il fronte nemico, o uccidendo l'uomo migliore,

  26 	quando il valoroso ottiene ben combattendo grande gloria,
     	allora lo temono i suoi nemici e vi si inchinano,

  27 	gli uomini vili, senza volontà riempiono di tutti i loro desideri
     	il guerriero esperto in battaglia disposto al sacrificio della vita,

  28 	se il regno è fortemente minacciato, o in pericolo la vita,
     	i virtuosi lasciano sopravvivere il nemico che si arrende,

  29 	il regno e comparabile alla porta del cielo, o all'amṛta,
     	pensando che ti è chiusa questa via, come un tizzone ardente tra i nemici,

  30 	colpisci i nemici in battaglia o re, preserva il tuo proprio dharma,
     	che non ti veda mai miserevole il nemico prospero,

  31 	circondato da nemici inneggianti e dai nostri sofferenti,
     	che io misera non ti veda miseramente afflitto,

  32 	abitando come un tempo, vàntati delle ricchezze e delle fanciulle sauvīra,
     	e non cadere senza casa, in potere delle fanciulle sindhu,

  33 	sei giovane, dotato di bellezza, di sapienza e di nobile nascita,
     	trasforma uno come te in un uomo glorioso, famoso al mondo,
     	io credo che trasportare un peso come un bue sia peggio della morte,

  34 	se io ti vedo parlare bene del nemico,
     	o seguirlo da vicino, che pace ne avrà il mio cuore?

  35 	mai uno nato in questa famiglia ha potuto andar dietro ad un altro,
     	tu non devi vivere o figlio, col peso di seguire un altro,

  36 	io so che il cuore degli kṣatriya è detto essere eterno, 
     	 dagli antichi e dai precedenti, e dai discendenti dei discendenti,

  37 	uno che sia nato kṣatriya, esperto del dharma kṣatriya, 
     	o per paura o per averne il vitto, non si inchini a nessuno,

  38 	stia ritto, e non si pieghi, il mantenersi ritto è la virilità,
     	piuttosto si rompi nelle giunture, ma non si inchini a nessuno,

  39 	si muova fierissimo come un elefante furioso,
     	si inchini solo ai brahmani e sempre al dharma o Saṁjaya,

  40 	governando gli altri varṇa, punendo tutti i malfattori,
     	con conpagni o senza compagni, finché vive così sia.'
     


                              CXXXIII


   1 	il figlio disse:
     	' serrato hai il tuo cuore fatto di scuro acciaio,
     	o madre mia, sei senza pietà, di animo ostile, e insofferente,

   2 	in malora la pratica kṣatriya, quando come un nemico a me,
     	tali parole dici tu signora, al tuo unico figlio,

   3 	che cale a te dell'intera terra se non mi vedrai più?
     	che cosa dei tuoi ornamenti, e cosa dei beni e della vita stessa?'

   4 	la madre disse:
     	' io agisco in tutto secondo il dharma e l'artha dei sapienti,
     	a questi guardando io o Saṁjaya ti ho incitato,

   5 	il tempo è giunto ora di guardare al coraggio,
     	se in questo tempo ormai giunto, non ti applicherai al dovere,
     	con viso disonorato tu compirai la peggior nefandezza,

   6 	se io non ti parlassi mentre sei colpito dal disonore, o Saṁjaya,
     	amore di una mula direbbero questo non adatto a me, né benefico,

   7 	abbandona la strada disprezzata dai buoni, seguita dagli sciocchi,
     	una grande ignoranza è questa a cui sono legate le creature,

   8 	se tu avessi la condotta dei virtuosi, per questo mi saresti caro,
     	in nessun altro modo che dotandoti delle qualità del dharma e dell'artha,
     	impegnandoti come un uomo divino agendo come i virtuosi,

   9 	chi si rallegra di figli e nipoti maleducati,
     	e pure senza energia, ha invano il frutto della prole,

  10 	coloro che non compiono le proprie azioni, o che compiono quelle proibite,
     	questi vilissimi uomini non ottengono la felicità né quaggiù né nell'aldilà,

  11 	per combattere lo kṣatriya è creato qui o Saṁjaya, e per la vittoria,
     	per la fierezza nell'agire sempre a protezione delle genti,
     	e vincendo o morendo, egli ottiene il mondo di Indra,

  12 	non si trova in cielo, nella pura dimora di Śakra una felicità,
     	che lo kṣatriya ottiene riducendo in suo potere i nemici,

  13 	un uomo di intelligenza, bruciato dalla passione, 
     	che desideri vincere abbattendo molti nenici,

  14 	o perdendo sé stesso o abbattendo i nemici,
     	in quale altro modo può egli ottenere la pace?

  15 	quaggiù l'uomo saggio desidera poco di male,
     	chi al mondo ha il piacere per poco, certo ha poco dispiacere,

  16 	dall'assenza di piacere l'uomo non ottiene la felicità
     	e certo raggiunge la distruzione come la Gaṅgā arrivata al mare.'

  17 	il figlio disse:
     	' non è opinione di madre quella che hai detto verso il figlio,
     	guarda alla compassione restandotene qui come muta.'

  18 	la madre disse:
     	' da ciò grande è la mia gioia, che tu così ritieni
     	di incitarmi, tu mi inciti a che io ti inciti alla fortezza,

  19 	e io ti onorerò quando avendo ucciso tutti i sindhu,
     	io vedrò la tua intera futura vittoria.'

  20 	il figlio disse:
     	' senza tesoro né alleati come potrò avere la vittoria?
     	vedendo da me questo mia difficile situazione,
     	mi sono ritirato dal regno, come un malfattore dal cielo,

  21 	se tu signora scorgi un qualche mezzo siffatto,
     	avendo esaurito il mio sapere, rettamente dimmelo che te lo chiedo, 
     	io farò rettamente tutto quanto mi ordini.'

  22 	la madre disse:
     	' o figlio non ti rammaricare per i precedenti insuccessi,
     	chi non ha avuto, ottiene successo e altri che hanno avuto periscono,

  23 	e per la furia hanno pure successo gli sciocchi fanciulli che sanno agire,
     	incerto è sempre il frutto di tutte le azioni,

  24 	chi lo sa incerto, ha successo e non ha successo,
     	ma quelli che non agiscono non hanno mai successo,

  25 	nell'inazione solo la qualità della non riuscita è il frutto dell'agire,
     	nella cura vi sono due aspetti, il frutto c'è o non c'è,

  26 	chi rettamente sa che incerto è l'esito di tutti gli scopi, 
     	getta via successo e insuccesso come cose contrarie o figlio di re,

  27 	alzandosi, svegliandosi e combattendo in tutte le azioni della vita
     	si impegnerà, questa e sempre la posizione assunta da chi non trema,
     	avendo prima i riti di auspicio compiuti dai signori assieme ai brahmani,

  28 	del sovrano saggio rapidamente si compie la prosperità,
     	la fortuna va verso di lui come il sole verso est,

  29 	molti esempi di mezzi incoraggianti vi sono,
     	stai guardando al futuro, io vedo, sii valoroso,
     	tu sei in grado di raggiungere i più cari beni umani,

  30 	prendi in considerazione, gli adirati, gli avidi, i rovinati, 
     	gli abbattuti, i disprezzati, gli orgogliosi, e quelli che sono adatti,

  31 	in questo modo, distruggerai grandi schiere,
     	come un vento acceso di grande energia, le nuvole,

  32 	dà a loro la prima parte del bottino, sii attivo, di gentili parole,
     	ed essi faranno bene per te, e ti metteranno sicuramente alla loro testa,

  33 	quando il nemico saprà che il suo rivale è pronto alla morte,
     	allora da ciò sarà agito come da serpente entrato in casa,

  34 	se lo conosce valoroso, non lo sottometterà
     	gli parlerà con modi concilianti e gli si avvicinerà,

  35 	e compiuto con conciliazione il patto vi sarà ricchezza e prosperità,
     	gli amici si rifugiano dall'uomo ricco e ne godono,

  36 	ancora chi ha beni traballanti, o figlio, viene abbandonato anche dai parenti,
     	e pure quelli che vi si rifugiano disprezzeranno un tale uomo,	

  37 	chi fattosi un nemico, avvicina un alleato fedele,
     	con questo è possibile che possa conquistare il regno.'
     	
     	
     	


                              CXXXIV


   1 	la madre disse:
     	' mai un re deve avere timore in nessuna sventura,
     	se anche fosse spaventato, non deve comportarsi come se lo fosse,

   2 	vedendo il re spaventato tutto il regno si abbatterebbe,
     	e l'esercito e i ministri penserebbero allo stesso modo,

   3 	alcuni si recherebbero dai nemici, e altri ancora lo abbandonerebbero,
     	altri che prima furono diprezzati tenterebbero di ucciderlo,

   4 	e quelli che come assoluti amici, lo circondano,
     	impotenti desiderosi di fortuna, come vacche da latte senza vitello,
     	si dolgono con lui sofferente, come di parenti perduti,

   5 	pure quelli prima onorati, e anche quelli creduti amici,
     	sono coloro che insidiano il regno del re caduto nella sventura,
     	non disperdere gli amici, che non ti abbandonino quando sei abbattuto,

   6 	io desidero conoscere la tua forza, il tuo valore e il tuo cervello,
     	e incitandoti voglio rincuorarti, come un forte fa con un debole,

   7 	se tu sei d'accordo, se io parlo correttamente,
     	a te che sei come abbattuto, alzati e vinci o Saṁjaya,

   8 	vi è una grande quantità di fondi a te sconosciuti,
     	io so di essi e nessun altro, io li conferirò a te,

   9 	tu hai ancora non uno ma cento amici o Saṁjaya,
     	cento meritevoli uguali nel male e nel bene, o valoroso, e coraggiosi,

  10 	tali alleati di un uomo che vuole prevalere,
     	sono consiglieri da sollevare uno, e tormentere il nemico.'

  11 	il figlio disse:
     	' di chi altri tali parole udendo anche di uno sciocco,
     	non svanirebbe la tenebra, esse sono sempre attente al miglior bene,

  12 	anche nel sopportare questa agitazione di acque, io devo trovare la riva,
     	che tu signora sei la mia guida che guarda alla mia prosperità,

  13 	io per ascoltare le tue parole una dietro l'altra,
     	dicendo qualche parola ogni tanto sono rimasto muto,

  14 	non essendo sazio di questa amṛta ottenuta da un famigliare sventurato, 
     	io mi solleverò per fermare i nemici e per la vittoria.' "

  15 	Kuntī disse:
     	“come un cavallo sfiancato spinto da queste parole come frecce,
     	egli fece tutto rettamente come gli era ordinato,

  16 	questa storia terribile e incoraggiante che fa crescere la suprema l'energia,
     	i consiglieri la raccontino al re abbattuto e depresso dal nemico, 

  17 	questa storia ha nome 'vittoria' e deve ascoltarle chi desidera vincere,
     	la terra conquisterà rapidamente, udendola, e ucciderà i nemici,

  18 	essa produrrà un maschio e la nascita di un valoroso,
     	una donna incinta ascoltandola continuamente, certo genera un eroe,

  19 	un sapiente guerriero, ascetico, con autocontrollo e tapas,
     	acceso di bellezza e di religione, dal virtuoso eloquio e onorato,

  20 	pieno di fulgore, e dotato di forza, glorioso, e grande sul carro,
     	dotato di fermezza, impareggiabile, conquistatore invincibile,

  21 	punitore dei malvagi, e difensore di quelli che praticano il dharma,
     	un eroe dal sincero coraggio in tal modo una kṣatriya genererà.”
     	


                              CXXXV


   1 	Kuntī disse:
     	“ ad Arjuna devi dire o lunghi-capelli: 'quando tu sei nato nel parto,
     	seduta io era nelĺ'āśrama circondata dalle donne,

   2 	un voce vi era in cielo, di suono divino da rapir la mente:
     	' pari al mille-occhi sarà o Kuntī, questo tuo figlio,

   3 	egli vincerà in battaglia tutti i kuru là riuniti,
     	come un secondo Bhīmasena, il mondo farà a pezzi,

   4 	tuo figlio conquisterà la terra e la sua gloria toccherà il cielo,
     	uccisi i kuru, nella grande guerra, avendo come alleato Vāsudeva,

   5 	restaurerà di nuovo l'eredità paterna perduta,
     	assieme ai fratelli quel glorioso, tre grandi medha celebrerà.'

   6 	lui è di sincere promesse, ambidestro il Bībhatsu, o incrollabile,
     	così è come io lo conosco, fortissimo e pericoloso da attaccare,
     	quindi tutto sia o dāśārha, come la voce ha affermato,

   7 	se esiste il dharma o vṛṣṇi, allora vi sarà la verità,
     	e anche tu allora o Kṛṣṇa, in tutto avrai successo,

   8 	a me non dispiace quanto la voce ha affermato,
     	mi inchino al grande Dharma, Dharma supporta i viventi,

   9 	questo devi dire al conquista-ricchezze, e al sempre pronto ventre-di-lupo,
     	dello scopo per cui la kṣatriya ha partorito, è giunto il momento,
     	partecipando a questa guerra, questi tori fra gli uomini, non perderanno,

  10 	tu conosci la mente di Bhīma, non si pacifica,
     	quel tormenta-nemici, finché non ha compiuto la fine dei nemici,

  11 	alla nuora di Pāṇḍu grand'anima, esperta in ogni aspetto del dharma,
     	o Kṛṣṇa, alla nobile e gloriosoa Kṛṣṇā devi dire o mādhava:

  12 	' o bellissima nata di nobile stirpe, o dalla grande gloria,
     	in tutto quanto è utile ai miei figli, rettamente ti sei impegnata.'

  13 	e ai due figli di Mādrī entrambi fedeli al dharma kṣatriya, devi dire:
     	' scegliete i beni acquistati col coraggio anche a costo della vita,

  14 	le ricchezze guadagnate col coraggio, a chi vive nel dharma kṣatriya,
     	al cuore di quest'uomo sempre sono gradite o migliore degli uomini,

  15 	e di quanto voi siete stati testimoni, che quella che onora ogni dharma,
     	la pāñcāla fu presa a male parole, chi dunque è capace di perdonare ciò?'

  16 	il doloroso furto del regno e pure la sconfitta ai dadi,
     	e l'esilio di miei figli non fu per me così fonte di dolore,

  17 	come quella nobile e scura donna piangente allora nella sala,
     	che doveva udire crudeli parole, questo per me fu la cosa più dolorosa,

  18 	una pia donna dalle belle natiche, sempre fedele al dharma kṣatriya,
     	non incontrò allora un protettore, la virtuosa Kṛṣṇā pur avendo marito,

  19 	tu devi dire o grandi-braccia, a quel migliore di tutti gli armati,
     	ad Arjuna, tigre fra gli uomini:' agisci sulla via di Draupadī.'

  20 	e quei due ben conosciuti da te, quei due furiosi dèi della morte,
     	Bhīma e Arjuna, possono spingere anche gli dèi alla suprema fine,

  21 	da questi due fu tollerato che Kṛṣṇā fosse condotta nella sala,
     	e Duḥśāsana rivolse pungenti parole a Bhīma,
     	davanti agli eroi dei kuru, e questo pure ricorda loro,

  22 	chiedi ai pāṇḍava della loro salute e dei figli e di Kṛṣṇā, 
     	e devi dire a loro che pure io sto bene o Janārdana,
     	in salute percorri la tua strada e proteggi i miei figli.”

  23 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Kṛṣṇa salutatola e compiuta la pradakṣiṇa attorno a lei,
     	quel grandi-braccia se ne andava allora con movenze di leone,

  24 	allora abbandonava i tori dei kuru a cominciare da Bhīṣma,
     	e fatto salire Karṇa sul carro assieme a Sātyaki, partiva,

  25 	quindi partito il dāśārha, i kuru, riunitisi insieme,
     	mormoravano del grande portento grandemente straordinario del lunghi-capelli,

  26 	l'intera terra fu meravigliata di cadere nei lacci della morte,
     	non sia questo per la stupidità di Duryodhana; così dicevano,

  27 	allora lasciata la città quel migliore degli uomini partiva
     	e conversava allora con Karṇa a lungo,

  28 	e lasciato il figlio di Rādhā, lui, gioia di tutti gli yādava,
     	allora ad una grande velocità rapido spingeva i cavalli,

  29 	essi quasi bevendo l'aria incitati da Dāruka,
     	quei destrieri, partirono con grande energia, veloci come il vento e il pensiero,

  30 	e percorsa rapidamente la strada come veloci falchi,
     	ancora alto il sole, trasportarono ad upaplavya il possessore dell'arco śārṅga.
     


                              CXXXVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole di Kuntī, i due grandi guerrieri, Bhīṣma e Droṇa,
     	questo discorso dissero a Duryodhana trasghessore di comandi:

   2 	“tu hai udito o tigre fra gli uomini, le parole che Kuntī rivolta a Kṛṣṇa,
     	ha pronunciate utili, chiare, supreme e secondo il dharma,

   3 	questo faranno i kuntīdi assieme a Vāsudeva,
     	mai essi si pacificheranno senza il regno o kaurava,

   4 	da te furono maltrattati allora i pṛthādi fedeli ai legami del dharma
     	e loro sopportarono che tu portassi Draupadī nella sala, 

   5 	non si terrà in pace Yudhiṣṭhira, avendo Arjuna esperto d'armi,
     	e Bhīma dal perenne agire, e il gāṇḍīva e le due faretre e
     	il carro e lo stendardo e Vāsudeva come alleato,

   6 	hai visto coi tuoi occhi o grandi-braccia, come l'intelligente pṛthāde,
     	allora nella città di Virāṭa tutti sconfisse in battaglia,

   7 	egli generoso e dal terribile agire, in battaglia i guerrieri coperti da corazze,
     	usando aspre armi, bruciava, col fuoco delle sue frecce,

   8 	e come tutti a cominciare da Karṇa e con te pure con corazze e carri,
     	furono liberati alla stazione delle vacche, questa è un evidente prova,

   9 	fai la pace quindi o migliore de bhārata, coi tuoi fratelli pāṇḍava,
     	e salva l'intera terra finita tra le zanne della morte,

  10 	il fratello maggiore è fedele al dharma, gentile, puro, di onesta parola,
     	recati da quella tigre fra gli uomini e rimuovi la tua colpa,

  11 	se tu sarai veduto disarmato dal pāṇḍava,
     	con espressione rilassata, glorioso, sarà fatta la pace della nostra stirpe,

  12 	e raggiuntolo coi tuoi ministri abbraccia quel figlio di re,
     	e salutalo con onore quel re uccisore di nemici come un tempo,

  13 	e il fratello maggiore di Bhīma che riceva te che lo riverisci,
     	a braccia aperte e con amicizia il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira,

  14 	e chi ha braccia coscie e spalle leonine, e grandi e grosse braccia,
     	Bhīma il migliore dei combattenti che ti abbracci colle sue braccia, 

  15 	e il conquista-ricchezze, dai folti capelli e dal collo leonino,
     	dagli occhi di loto, il figlio di Kuntī, il pṛthāde ti saluti con onore,

  16 	e i due figli degli aśvin, tigri degli uomini, di suprema bellezza sulla terra,
     	questi due che si alzino per venerarti con affetto come un guru,

  17 	che piangano lacrime di gioia, i sovrani a cominciare dal dāśārha,
     	rigettato l'orgoglio riunisciti assieme ai fratelli o principe,

  18 	governa l'intera terra allora assieme ai fratelli,
     	e ad abbracciarsi l'un l'altro per la gioia corrano i sovrani,

  19 	basta con la guerra o re dei re, ascolta la ragione degli amici,
     	certamente avverrà la distruzione degli kṣatriya nella guerra, 

  20 	gli astri sono avversi, terribili sono uccelli e animali,
     	e vari portenti o valoroso appaiono per la distruzione degli kṣatriya,

  21 	e in particolare quaggiù vi sono segni per la nostra distruzione,
     	da meteore fiammeggianti, è colpito il tuo esercito,

  22 	le bestie da soma eccitate rumoreggiano o signore di popoli,
     	e avvoltoi ovunque attorniano gli eserciti,

  23 	la città non è come era, e così il palazzo reale,
     	gli sciacalli con infauste grida, abitano regioni infauste,

  24 	compi i consigli del padre e della madre, e di noi che desideriamo il tuo bene,
     	se tu le accetti o grandi-braccia, noi otterremo la pace,

  25 	ma se tu non compirai i consigli degli amici o tormenta-nemici,
     	te ne pentirai vedendo l'esercito trafitto dalle frecce del pṛthāde,

  26 	udendo in battaglia il feroce grande urlo lanciato da
     	Bhīma e il suono del gāṇḍīva, ricorderai queste mie parole,
     	se questo è accettabile per te, le mie parole si avverranno.”
     


                              CXXXVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato, depresso con sguardo obliquo e a viso abbassato,
     	inarcando in mezzo le sopraciglia, non pronunciava nulla,

   2 	vedendolo depresso, guardandosi da vicino l'un l'altro,
     	ancora quei due tori fra gli uomini pronunciavano supreme parole.

   3 	Bhīṣma disse:
     	“ quale cosa è più dolorosa di questo, che dovremo combattere contro
     	il pṛthāde, sincero combattente, pio, privo di invidia e obbediente agli anziani?”

   4 	Droṇa disse:
     	" come mio figlio Aśvatthāman, e più è per me il conquista-ricchezze,
     	e maggiore onore e inclinazione per l'eroe dalla scimmia sul pavese,

   5 	ma anche se più caro del figlio io combatterò contro il conquista-ricchezze,
     	saldo restando nel dharma kṣatriya, vergogna sia al codice d'onore kṣatriya,

   6 	lui di cui nessuno al mondo vi è che gli sia pari come arciere,
     	per mio merito Bībhatsu è il migliore di tutti gli arcieri,

   7 	un inganna-amici, uno di mala natura, non credente, perverso, falso,
     	non ottiene l'onore dei virtuosi, come un idiota nel sacrificio,

   8 	pure trattenuto dai mali, il malvagio vuole compiere il male,
     	pure spinto al male, il virtuoso, vuole solo il bene,

   9 	pur trattatti falsamente essi si impegnano nel tuo bene, 
     	mentre le tue colpe portano loro danno o migliore dei bhārata,

  10 	ti è stato detto dall'anziano dei kuru, da Vidura e da me,
     	e pure da Vāsudeva, cos'è meglio e non lo accetti,

  11 	'io ne ho la forza.' dicendoti, tu con veemenza vuoi attraversare
     	la corrente della Gaṅgā d'estate, coi suoi predatori, alligatori e coccodrilli,

  12 	come indossando un vestito tu oggi pensi di aver ottenuto,
     	per avidità la ricchezza di Yudhiṣṭhira come una ghirlanda abbandonata,

  13 	chi, anche avendo il regno può sconfiggere il pṛthāde con Draupadī,
     	pur nella foresta, ma attorniato dai suoi fratelli armati?

  14 	raggiunto Kubera l'ailavila, ai cui ordini stanno tutti i re,
     	come servi, il dharmarāja splendeva di luce,

  15 	e giunto alla dimora di Kubera, e ottenute molte gemme,
     	con ricchezze avanzando nel tuo dominio vogliono il regno i pāṇḍava,

  16 	avendo donato, sacrificato, studiato, soddisfatto i brahmani con ricchezze,
     	la vita di noi due è trascorsa, e pure il fatto e il non fatto, questo sappi,

  17 	tu abbandonando il tuo felice regno, gli amici e le ricchezze,
     	avendo compiuta l'ostilità verso i pāṇḍava, ne otterrai una grande sventura,

  18 	Draupadī, dalla sincera parola, votata ad un duro tapas,
     	quella regina prega per vittoria del pāṇḍava che tu non vincerai,

  19 	suo consigliere è Janārdana e suo fratello è il conquista-ricchezze,
     	come potrai vincere il pāṇḍava il migliore di tutti gli armati?

  20 	suoi alleati sono dei brahmani pieni di fermezza e dai sensi domati,
     	come puoi vincere queil valoroso pāṇḍava dal duro tapas?

  21 	e ancora rivolgendomi a te, dirò quanto deve fare chi desidera il bene,
     	da un amico agli amici sprofondati in un mare di sventura,

  22 	basta con la guerra, compi la pace con quei valorosi, per la prosperità dei kuru,
     	non andare alla morte con figli e consiglieri e col tuo esercito.”