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76. Sārasvataparvan

( il libro della Sarasvatī. IX, 29-53)

                              XXIX

   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“uccisi tutti gli eserciti sul campo dai figli di Pāṇḍu,
     	il resto delle mie truppe che fece o Saṁjaya?

   2 	Kṛtavarman, Kṛpa e il valoroso figlio di Droṇa,
     	e il re Duryodhana dal folle animo, che fece allora?”

   3 	Saṁjaya disse:
     	“ mentre fuggivano tutte insieme le mogli di quegli kṣatriya grandi anime,
     	arrivati agli accampamenti vuoti, erano molto agitati i tre carri,

   4 	calmatesi le urla dei figli di Pāṇḍu vincitori,
     	e vedendo fuggito l'accampamento, per raggiungere il re,
     	non volendo stare fermi in qualche posto, andarono verso lo stagno,

   5 	e pure Yudhiṣṭhira anima pia, assieme ai suoi fratelli, sul campo
     	felice, si precipitava o re, ad uccidere Duryodhana,

   6 	e mentre furiosi cercavano tuo figlio per vincerlo,
     	pur sforzandosi di trovarlo, non scorgevano il sovrano,

   7 	egli con fiera foga, procedeva mazza in pugno,
     	ed entrava nello stagno, raffermando l'acqua con la sua magìa,

   8 	quando tutti i pāṇḍava con i cavalli stanchissimi,
     	raggiunti i loro accampamenti vi stavano coi loro eserciti,

   9 	allora Kṛpa, il droṇide e Kṛtavarman il sātvata,
     	accampatesi i pṛthādi, si recarono lentamente allo stagno,

  10 	raggiunto quello stagno dove giaceva il sovrano,
     	si rivolgevano all'invincibile re, che dormiva nell'acqua,

  11 	' alzati o re, e combatti assieme a noi contro Yudhiṣṭhira,
     	vincendo godrai della terra, o ucciso otterrai il paradiso,

  12 	anche l'intero loro esercito è stato massacrato da te o Duryodhana,
     	e le truppe che rimangono si sono per lo più ritirate,

  13 	non sono in grado di reggere la tua forza o signore di popoli,
     	mentre noi ti proteggiamo, perciò alzati o bhārata.'

  14 	Duryodhana disse:
     	' fortuna che vi vedo salvi da questa strage di uomini,
     	voi tori fra gli uomini sopravissuti a questo massacro di kuru e pāṇḍava, 

  15 	noi tutti insieme vinceremo, riposati e recuperate le forze,
     	anche voi siete stanchi, e noi tutti violentemente feriti,
     	preferisco non combattere contro il loro esercito infiammato,

  16 	non è portentoso o valorosi, che voi abbiate questo grande animo,
     	suprema è la fede in noi, ma non è il momento di attaccare,

  17 	riposando questa notte ora, assieme a voi in battaglia,
     	domani combatterò contro i nemici, io non ho qui alcun dubbio.' “

  18 	Saṁjaya disse:
     	“ così apostrofato il droṇide diceva al re invincibile in battaglia:
     	' alzati o re, fortuna sia te, noi vinceremo i nemici in battaglia,

  19 	per sacrifici celebrati, per i doni, la sincerità e per le preghiere,
     	io giuro o re, che oggi io ucciderò i somaka,

  20 	che non possa ottenere il bene guadagnato coi riti, e adatto ai virtuosi,
     	se schiarita la notte io non ucciderò i nemici in battaglia,

  21 	non mi toglierò la corazza senza aver ucciso tutti i pāñcāla,
     	il vero io ti sto dicendo, ascoltami o sovrano.'

  22 	mentre cosi discorrevano, dei cacciatori giunsero a quel luogo,
     	stanchi per il trasporto della carne, giunti per caso ber bere,

  23 	costoro sempre o grande re, cacciavano per Bhīmasena,
     	e gli portavano grandi pesi di carne, per suprema fedeltà o illustre,

  24 	questi lì vicini, ascoltarono in segreto tutte le loro parole,
     	e quelle di Duryodhana, tenendosi insieme nascosti,

  25 	e pure quei grandi arcieri, non volendo il kaurava combattere,
     	posero estreme obiezioni, allora desiderosi di battaglia,

  26 	e vedendo allora quei grandi guerrieri kaurava,
     	e il re che non voleva combattere, stando nell'acqua,

  27 	e udita la conversazione di costoro col re che stava nell'acqua,
     	i cacciatori, vedendo o re dei re, che Suyodhana restava nell'acqua, 

  28 	e che tuo figlio prima era stato cercato dal figlio di Pāṇḍu,
     	e che loro giunti lì per caso avevano trovato il re,

  29 	allora ricordando le parole del figlio di Pāṇḍu
     	vicendevolmente si parlavano piano o re, quei cacciatori di animali:

  30 	' il pāṇḍava ci darà ricchezze, quando gli diremo di Duryodhana,
     	con certezza noi sappiamo che il sovrano Duryodhana è nello stagno,

  31 	perciò andiamo tutti laddove sta il re Yudhiṣṭhira,
     	a dirgli che lo sdegnoso Duryodhana dorme nell'acqua,

  32 	e tutti andiamo a dire a Bhīmasena savio arciere,
     	che il figlio di Dhṛtarāṣṭra è in un giaciglio nel lago,

  33 	egli ci darà felice molte ricchezze,
     	che vale questa caccia senza frutto, faticosa e distruttiva?'

  34 	così avendo parlato i cacciatori, lietissimi in vista del denaro,
     	prendendo il carico di carne partirono verso l'accampamento,

  35 	i guerrieri pāṇḍava o grande re, ottenuto il successo,
     	non vedendo sul campo dove si trovava Duryodhana,

  36 	bramosi di condurre alla morte quel disonesto malvagio,
     	muovendosi lo facevano cercare ovunque sul campo si battaglia,

  37 	ma tornati, tutti i soldati del dharmarāja insieme,
     	gli facevano sapere che il sovrano Duryodhana era perduto,

  38 	e udite le parole di questi esploratori o toro dei bhārata,
     	il monarca sospirava e cadeva in fieri pensieri,

  39 	e mentre erano così abbattuti i pāṇḍava o toro dei bhārata,
     	da quel luogo partendo rapidi i cacciatori o illustre,

  40 	felici giungevano all'accampamento, dopo aver visto Duryodhana,
     	pur fermati essi entravano alla presenza di Bhīmasena,

  41 	e raggiunto quel pāṇḍava, il fortissimo Bhīmasena, 
     	a lui tutto raccontarono di quanto avevano fatto e udito,

  42 	allora Ventre-di-lupo o re, dato a loro molta ricchezza,
     	quel tormenta-nemici tutto riportava al dharmarāja:

  43 	' Duryodhana o re, è stato trovato dai miei cacciatori,
     	in afflizione egli giace nell'acqua, se per lui ti stai tormentando.' 

  44 	udite le felici parole di Bhīmasena o signore di popoli,
     	il kuntīde senza-avversari, felice divenne coi suoi fratelli,

  45 	e avendo udito che quel grande arciere era entrato nell'acqua di uno stagno,
     	rapidamente là si recava seguendo Janārdana,

  46 	e allora grida di giubilo si produssero o signore di popoli,
     	tra tutti i pāṇḍava e i pāñcāla pieni di gioia,

  47 	e urla leonine lanciarono e grida di battaglia o toro dei bhārata,
     	e rapidi gli kṣatriya o re, corsero al laghetto detto dvaipāyana,

  48 	' il malvagio figlio di Dhṛtarāṣṭra è stato visto e trovato.' così 
     	ripetutamente sul campo urlavano i somaka ovunque felici,

  49 	e di questi carri che partivano da là con foga,
     	si formava un tumultuoso frastuono da toccare il cielo o signore della terra,

  50 	e per raggiungere Duryodhana da ogni parte seguivano 
     	rapidi il re Yudhiṣṭhira, coi loro cavalli stanchi, 

  51 	Arjuna, Bhīmasena, e i due pāṇḍava figli di Mādrī,
     	e il pāñcāla Dhṛṣṭadyumna, e l'invincibile Śikhaṇḍin,

  52 	Uttamaujas, Yudhāmanyu, e l'invincibile Sātyaki,
     	e i figli di Draupadī, e quanti rimanevano dei pāñcāla o bhārata,
     	tutti i cavalli e gli elefanti, e le centinaia di fanti,

  53 	quindi o grande re, il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira, avendo raggiunto
     	il laghetto chiamato dvaipāyana, dove stava Duryodhana,

  54 	con le acque fresche e pure simile ad un secondo mare,
     	al suo interno l'acqua era solidificata magicamente dove stava tuo figlio,

  55 	con una miracolosa formula di certo divina o bhārata,
     	in mezzo al lago, giaceva o potente nascosto a tutti
     	gli uomini, quel sovrano di genti, colla mazza in pugno o sovrano di uomini,

  56 	allora il re Duryodhana stando in mezzo all'acqua,
     	udiva quel tumultuoso frastuono come di mare in tempesta,

  57 	Yudhiṣṭhira invece o re dei re, assieme ai fratelli,
     	giungeva al lago o grande re, per uccidere tuo figlio,

  58 	con grande suono di conchiglie e frastuono di carri,
     	si alzava un grande polverone e facevano tremare la terra,

  59 	e udendo il grande rumore dell'esercito di Yudhiṣṭhira, quei grandi guerrieri,
     	Kṛtavarman, Kṛpa e il droṇide, dicevano questo al re:

  60 	qui giungono felici i pāṇḍava in cerca di vittoria,
     	noi lasceremo questo luogo, che tu dunque lo sappia.'

  61 	Duryodhana udite le parole di quei gloriosi,
     	'così sia.' avendo risposto, tutto il lago solidificava colla magìa o potente,

  62 	ed essi chiesto il permesso al re, violentemente sommersi dal dolore,
     	andarono lontano o grande re, sui carri con Kṛpa in testa,

  63 	e andati lontano sulla via vedendo un albero nyagrodha o mio signore,
     	e fermandosi fortemente stanchi, pensavano riguardo al sovrano:

  64 	'il fortissimo figlio di Dhṛtarāṣṭra dorme avendo solidificato l'acqua,
     	e i pāṇḍava hanno raggiunto quel luogo bramosi di lotta,

  65 	come sarà dunque quello scontro? e che farà il re?
     	e in che modo i pāṇḍava raggiungeranno il kaurava?'

  66 	così pensando o re, liberati i cavalli dai carri,
     	si sedettero o re, sui carri a cominciare da Kṛpa.”
     


                              XXX


   1 	Saṁjaya disse:
     	“ quindi allontanatesi questi tre carri, i pāṇḍava,
     	giungevano a quel laghetto dove stava Duryodhana,

   2 	e raggiunto lo stagno chiamato dvaipāyana o migliore dei kuru,
     	e veduto quel rifugio nell'acqua solidificato dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	il rampollo dei kuru diceva queste parole a Vāsudeva:

   3 	' guarda come nell'acqua è stata fatta una magìa dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	vi giace avendo solidificato l'acqua, senza alcuna paura degli uomini,

   4 	avendo compiuto una magìa divina, dopo esser entrato nell'acqua,
     	con un trucco quella mente ingannatrice, non mi sfuggirà vivo,

   5 	anche se a lui fosse di aiuto sul campo il dio-folgorante in persona, 
     	anche allora il mondo lo vedrà ucciso sul campo o mādhava.'

   6 	il beato Vāsudeva disse:
     	' colla tua sapiente magìa distruggi la sua magìa o bhārata,
     	un esperto di māyā si deve uccidere con la māyā o Yudhiṣṭhira,

   7 	con i molti mezzi dovuti, applica la tua māyā alle acque,
     	e colpisci o migliore di bhārata quella mala anima di Suyodhana,

   8 	con mezzi dovuti, furono uccisi da Indra i daitya e i dānava,
     	e con molti mezzi dovuti, Bali, fu imprigionato dal grand'anima,

   9 	con mezzi opportuni un tempo il grande asura Hiraṇyākṣa,
     	e Hiraṇyakaśipu furono uccisi i due con questi mezzi,
     	Vṛtra fu ucciso o re, con mezzi opportuni, non vi è dubbio,

  10 	e anche il discendente di Pulastya, il rākṣasa di nome Rāvaṇa,
     	fu ucciso da Rāma o re, coi suoi parenti e alleati,
     	affidandoti al mezzo dovuto, anche tu oggi agisci,

  11 	con mezzi opportuni fu da me ucciso o re, nei tempi passati,
     	il grande daitya Tāraka, e il valoroso Vipracitti,

  12 	Vātāpi, Ilvala, e Triśiras pure loro o illustre,
     	e i due asura Sunda e Upasunda, furono distrutti con mezzi opportuni,

  13 	con mezzi opportuni da Indra è governato il terzo cielo o illustre,
     	il mezzo sacro è più forte o re, di ogni altra cosa o Yudhiṣṭhira,

  14 	daitya e dānava, rākṣasa e pure i principi 
     	si devono uccidere coi giusti mezzi, perciò agisci nel modo opportuno.' “

  15 	Saṁjaya disse:
     	“ così apostrofato da Vāsudeva, il pāṇḍava dai saldi voti,
     	il kuntīde si rivolgeva o grande re, al fortissimo tuo figlio
     	che stava nell'acqua quasi ridendo o bhārata:

  16 	' o Suyodhana, perché questa cosa nell'acqua hai fatto?
     	dopo che tutti gli kṣatriya e la tua stirpe furono uccisi o signore di popoli,

  17 	sei ora entrato nell'acqua, cercando la tua salvezza,
     	alzati o re, e combatti contro di noi o Suyodhana,

  18 	il tuo orgoglio o migliore degli uomini e il tuo animo dove sono andati,
     	giacché te ne stai impaurito, o re, nell'acqua solidificata? 

  19 	tutte le persone nell'assemblea, parlano di te come un prode,
     	ma falsa io ritengo la tua valentìa che te stai nell'acqua,

  20 	alzati o re, e combatti, tu sei uno kṣatriya di nobile stirpe,
     	ricordati che sei nato proprio nella stirpe dei kaurava,

  21 	come puoi proclamare la tua nascita nella stirpe dei kuru,
     	se spaventato dalla lotta, te ne stai dentro l'acqua?

  22 	star lontato dalla battaglia, non è il dharma eterno,
     	e contrario ai nobili, non porta al paradiso il fuggire in battaglia o re,

  23 	come puoi senza aver ottenuto il successo, tu che volevi vincere in battaglia?
     	e avendo visto uccisi figli, fratelli, e padri,

  24 	e parenti, amici, zii materni e famigliari,
     	avendo mandato a morte, ora te ne stai nel lago?

  25 	ritenuto prode, prode non sei, falsamente dicevi o bhārata:
     	'io sono un prode.' o sciocco, davanti a tutto il mondo,

  26 	i prodi non fuggono mai vedendo i nemici,
     	o dicci tu con quale fermezza o prode, tu abbandoni la battaglia,

  27 	alzati e combatti, cacciando da te ogni paura,
     	avendo fatto morire l'intero esercito, e i fratelli o Suyodhana,

  28 	non devi por mente alla tua vita, se desideri il dharma,
     	affidandosi al dharma kṣatriya, deve uno come te o Suyodhana,

  29 	confidando in Karṇa e in Śakuni figlio di Subala,
     	tu pensavi te stesso, per pura follia come un immortale,

  30 	e dopo aver compiuto un grandissimo male, combatti o bhārata,
     	come uno come te, può cercare per confusione la fuga?

  31 	dov'è andata la tua valentìa e dove il tuo animo o Suyodhana? 
     	dove è andato il tuo coraggio, e il tuo grande vantarti?

  32 	dov'è andata la tua abilità nelle armi, perché giaci nell'acqua?
     	alzati e combatti, secondo il dharma kṣatriya o bhārata,

  33 	o vincendoci tu governerai questa terra,
     	oppure ucciso da noi giacerai al suolo o bhārata,

  34 	questo è il tuo primo dharma, stabilito dal creatore grand'anima,
     	quindi agisci secondo verità, sii un re o grande guerriero.'

  35 	Duryodhana disse:
     	' non è strano o grande re, che la paura penetri il vivente,
     	ma io non mi sono allontanato per paura della vita o bhārata,

  36 	senza carro, né faretra, uccise guardie e auriga,
     	e da solo privo di schiere sul campo, io cerco di rimettermi in sesto,

  37 	non per la mia vita, né per paura, né per debolezza o sovrano,
     	sono entrato in queste acque, ma per recuperarmi dalla stanchezza,

  38 	tu devi star tranquillo o kuntīde e pure quelli che ti seguono,
     	io alzatomi, combattero contro tutti voi in battaglia.'

  39 	Yudhiṣṭhira disse:
     	' riposatici tutti a lungo ti abbiamo cercato,
     	quindi ora alzati e combatti o Suyodhana,

  40 	uccisi i pṛthādi in battaglia, un prosperoso regno otterrai,
     	oppure ucciso in battaglia da noi, il mondo degli eroi otterrai.'

  41 	Duryodhana disse:
     	' quelli per cui io volevo il regno dei kuru, o rampollo dei kuru,
     	tutti i miei fratelli sono stati uccisi o signore di genti,

  42 	di questa terra priva di ricchezza, con tutti i migliori kṣatriya uccisi,
     	io non posso goderne, come di una donna vedova,

  43 	pure io ora spero ancora di vincerti o Yudhiṣṭhira,
     	distruggendo la potenza di pāṇḍava e pāñcāla, o toro dei bhārata,

  44 	io ora non penso che si debba in alcun modo combattere,
     	dopo che furono abbattuti Droṇa e Karṇa, e ucciso il patriarca,

  45 	sia dunque tua questo intera terra o re,
     	quale re ormai impotente può voler goveranre un regno?

  46 	uccisi tali amici, figli, fratelli e padri,
     	da voi è stato preso il regno, cha vale vivere per me?

  47 	io andrò nella foresta abitata dagli asceti vestiti di pelli,
     	non ho desiderio del regno dopo che fu ucciso il mio partito o Bhārata,

  48 	uccisi la moggior parte dei parenti, uccisi cavalli ed elefanti,
     	godi pure di questa terra senza alcuna paura, o re,

  49 	io andrò ad abitare nella foresta vivendo di caccia,
     	essendo stato vinto non ho ora alcun desiderio di vivere,

  50 	vai e goditi la terra o re dei re, dopo averne ucciso il re,
     	coi guerrieri uccisi, priva di ricchezze, con le mura distrutte, come credi.'

  51 	Yudhiṣṭhira disse:
     	' lamentandoti afflitto o caro, non parlare stando nell'acqua, 
     	non pensare che io pianga come Śakuni o re,

  52 	anche se tu avessi il potere di darla, o Suyodhana,
     	io non vorrei governare una cosa data da te, 

  53 	questa terra che è stata da te presa contro il dharma,
     	non è dharma riconosciuto o re, accettare doni per uno kṣatriya,

  54 	io non voglio nessuna terra che da te sia donata,
     	ma vincendoti in battaglia io godrò di questa terra,

  55 	senza esserne re, perché tu vuoi donare questa terra?
     	perché questa terra o re, non è stata data allora?

  56 	a noi che chiedavamo secondo il dharma, per la pace della stirpe,
     	e per primo al fortissimo vṛṣṇi tu ce l'hai rifiutata,

  57 	perché ora vuoi darla? quale debolezza di mente ti coglie?
     	qual'è il re assalito, che darebbe la sua terra?

  58 	tu ora non sei padrone di dare la terra o rampollo dei kaurava,
     	o di toglierla con la forza o re, in che modo la vuoi donare?
     	vincendomi in battaglia governa questa terra,

  59 	quando non volevi darmi della terra neppure una punta di spillo o bhārata,
     	neppure la terra in questa misura allora mi desti tu,

  60 	com'è che ora mi dai la terra o signore di popoli?,
     	prima non lasciasti neppure una punta di spillo, com'è che ora lasci la terra?

  61 	chi è quel folle che avuta la sovranità governando la terra,
     	si può risolvere a dare la terra al nemico?

  62 	tu sciocco, non ne vedi la pura stupidità
     	di voler dare la terra, quando oggi perderai la vita,

  63 	o tu sconfiggendoci, governerai la terra,
     	oppure ucciso da noi, andrai ai superiori mondi,

  64 	certamente se noi due o re, io e te, restassimo vivi, 
     	il dubbio vi sarebbe tra tutti gli esseri su quale di noi abbia vinto,

  65 	la tua vita o scarso di saggezza, ora dipende da me,
     	io ti lascerei vivere, ma tu non hai desiderio di vivere in pace,

  66 	ti sei sforzato in special maniera di distruggerci, 
     	con serpi velenose, con veleni, e gettandoci nell'acqua,
     	da te fummo danneggiati, e privati del regno,

  67 	per questi motivi o malvagio tu non avrai salvezza,
     	alzati; alzati e combatti, questo sarà il meglio per te.' “

  68 	Saṁjaya disse:
     	“ così con varie parole dette rivolte alla vittoria, ripetutamente,
     	parlarono quei valorosi, in quei luoghi o sovrano di genti.”
     


                              XXXI


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ così era invero maltrattato il sovrano mio figlio,
     	per la sua natura quel folle, ma come stava quel valoroso tormenta-nemici?

   2 	non ho mai sentito prima che fosse maltrattato da quancuno,
     	onorato fu da tutto il mondo nel suo stato di re,

   3 	questa intera terra coi barbari e gli abitanti delle selve, 
     	fortemente dipendeva dalla sua grazia, davanti ai tuoi occhi o Saṁjaya,

   4 	egli così maltrattato e specialmente dai figli di Pāṇḍu,
     	privato dei suoi servi, e circondato dall'estrema solitune,

   5 	udendo ripetutamente queste pungenti parole dette per la vittoria,
     	cosa disse ai pāṇḍava? questo raccontami o Saṁjaya.”

   6 	Saṁjaya disse:
     	“ tuo figlio o re, mentre stava nell'acqua, così maltrattato
     	da Yudhiṣṭhira assieme ai suoi fratelli o re dei re,

   7 	udite quelle pungenti parole, il sovrano in quel difficile stato,
     	a lungo e impetuosamente sospirando, ripetutamente stando nell'acqua,

   8 	stando dentro l'acqua il re, agitando di continuo le mani,
     	pose mente al combattimento, e diceva al re:

   9 	' voi pṛthādi siete tutti coi carri e gli animali coi vostri amici,
     	io sono solo, misero, privo del carro e coi cavalli uccisi,

  10 	circondato da molti sui loro carri con le armi in pugno,
     	come posso io combattere da solo, essendo a piedi, e senza armi?

  11 	uno alla volta voi combattete dunque contro di me o Yudhiṣṭhira,
     	non è corretto che io da solo combatta sul campo contro molti valorosi,

  12 	specialmente, se privo di corazza, stanco, e rifugiato nell'acqua,
     	e violentemente ferite le membra, stanco e privo di cavalli e truppe,

  13 	io non ho paura di te o re, né del pṛthāde Ventre-di-lupo,
     	né di Phalguna, o di Vāsudeva, e neppure dei pāñcāla,

  14 	né dei gemelli, di Yuyudhāna, o degli altri tuoi guerrieri,
     	da solo pur con furia non posso combattere con tutti questi,

  15 	questa è la regola, radice del dharma degli uomini virtuosi o sovrano di genti,
     	e custodendo quaggiù il dharma e la buona condotta io sto parlando,

  16 	io alzatomi, contro tutti voi combatterò sul campo,
     	come l'anno tutte le stagioni giunte una dopo l'altra,

  17 	io oggi tutti voi coi vostri carri e cavalli, pur essendo privo di armi e carro,
     	come il sole alla fine della notte tutte le stelle
     	colla sua luce, io vi distruggerò colla mia fermezza o pāṇḍava,

  18 	oggi io pagherò il mio debito a quei gloriosi kṣatriya,
     	a Bāhlīka, a Droṇa, a Bhīṣma e a Karṇa grand'anima,

  19 	e a quei due, al prode Jayadratha, e a Bhagadatta,
     	al re dei madra Śalya, e a Bhūriśravas, 

  20 	ai figli o migliore dei bhārata, e a Śakuni figlio di Subala,
     	ad amici e compagni, e pure ai parenti,

  21 	oggi pagherò il debito, uccidendoti coi tuoi fratelli.'
     	dette queste parole cessava di parlare il sovrano di genti.

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	' per fortuna tu conosci il dharma kṣatriya o Suyodhana,
     	per fortuna tu hai intenzione di combattere o grandi-braccia,

  23 	per fortuna tu sei un guerriero o kaurava, per fortuna tu sai combattere,
     	che da solo, tutti noi vuoi combattere sul campo,

  24 	da solo scontrandoti con ciascuno con l'arma che preferisci
     	prendendo, combatti dunque, noi staremo a guardarti,

  25 	questo tuo espresso desiderio o valoroso io ti concedo,
     	o uccidendo ciascuno tu avrai il regno, o ucciso otterrai il paradiso.'

  26 	Duryodhana disse:
     	' tu ora mi concedi la grazia di combattere sul campo,
     	questa mazza, io scelgo tra le armi, con tuo permesso,

  27 	chi di voi fratelli pensa che da solo basti per me,
     	a piedi con la mazza allora combatta con me,

  28 	bellissimi scontri di carri si sono svolti di volta in volta,
     	ma questo scontro di mazze sia oggi il più portentoso,

  29 	gli uomini vogliono fare una giusta successione di pasti,
     	e col tuo permesso vi sia ora una serie di scontri,

  30 	io colla mazza o grandi-braccia, ti vincerò assieme ai tuoi fratelli,
     	e pure i pāñcāla e gli sṛñjaya e quante sono le altre tue truppe.'

  31 	Yudhiṣṭhira disse:
     	' alzati dunque, alzati o figlio di Gāndhārī, a combattere con me o Suyodhana,
     	da solo ciascuno incontrando sul campo forte colla mazza,

  32 	sii uomo o figlio di Gāndhārī, e combatti ben concentrato,
     	oggi non avrai più vita, neppure se fossi Indra.' “

  33 	Saṁjaya disse:
     	“ tuo figlio, tigre fra gli uomini, non tollerava ciò,
     	stando in mezzo all'acqua, soffiando come un grande nāga in un buco,

  34 	quindi colpito più volte da offensive parole,
     	quell'astuto, non sopportava quel discorso, come un purosangue la frusta,

  35 	agitando l'acque con violenza, quel valoroso afferrata la mazza,
     	pesante fatta di ferro, adornata da cerchi d'oro,
     	usciva da dentro l'acqua, soffiando come un re nāga,

  36 	squarciando l'acqua agitata, con la mazza fatta di ferro in spalla,
     	tuo figlio usciva come il sole bruciante,

  37 	quindi quella pesante mazza di ferro damascato, adornata d'oro,
     	imbracciava l'astuto e fortissimo figlio di Dhṛtarāṣṭra,

  38 	vedendolo con la mazza in pugno come la cima di una montagna,
     	sembrava il dio col tridente schierato furioso contro le creature,
     	il bhārata colla sua mazza, splendeva come il sole infuocato,

  39 	mentre si alzava quel grandi-braccia, mazza in pugno quell'uccisore di nemici,
     	tutti gli esseri pensavano che fosse come il Distruttore col suo bastone in pugno,

  40 	come fosse Śakra armato del fulmine, come Hara col tridente in mano,
     	tutti i pāñcāla vedevano tuo figlio o sovrano di genti,

  41 	e vedendolo pronto, si rallegravano tutti intorno,
     	i pāñcāla e i pāṇḍava si davano la mano reciprocamente,

  42 	pensando di essere deriso, tuo figlio Duryodhana,
     	spalancava gli occhi furente, come per voler bruciare i pāṇḍava,

  43 	e inarcate le sopracciglia, la fronte con tre solchi, serrati denti e labbra,
     	replicava allora ai pāṇḍava e al lunghi-capelli:

  44 	'essendo da voi deriso ora, o pāṇḍava io vi rispondo
     	ve ne andrete giusto ora, uccisi assieme ai pāñcāla alla dimora di Yama.'

  45 	uscito dall'acqua dunque tuo figlio Duryodhana,
     	se ne stava mazza in pugno, imbrattato di sangue,

  46 	coperto dall'acqua il corpo di lui pieno di sangue,
     	appariva allora come una montagna grondante di acque,

  47 	i pāṇḍava allora pensavano che quel valoroso con la mazza in alto,
     	fosse come il figlio del sole furioso col suo bastone alzato in mano,

  48 	ed egli urlando di gioia e tuonando come un toro,
     	sfidava allora i pṛthādi, a combattere con la mazza, quel valoroso:

  49 	Duryodhana disse:
     	' ciascuno di voi si scontri con me o Yudhiṣṭhira,
     	non è giusto che io o valoroso, combatta contro molti,

  50 	specialmente se senza corazza, stanco, e immerso nell'acqua,
     	e con le membra fieramente ferite, uccisi animali e truppe.' 

  51 	Yudhiṣṭhira disse:
     	' perché non fu così la tua opinione o Suyodhana,
     	quando molti grandi guerrieri uccisero sul campo Abhimanyu?

  52 	indossa l'armatura o valoroso, e allacciati i capelli,
     	e compi quanto altro ti serve o bhārata,
     	questo solo desiderio o valoroso ancora ti concedo,

  53 	con quale dei cinque pāṇḍava tu vuoi combattere,
     	dopo che l'avrai ucciso, sarai re, o ucciso otterrai il paradiso,
     	esclusa la tua vita o valoroso, faremo quanto ti piace.' “

  54 	Saṁjaya disse:
     	“ allora tuo figlio o re, prendeva una corazza d'oro,
     	e un elmo bellissimo, incrostato d'oro fino,

  55 	fissato l'elmo, indossata la bella armatura d'oro,
     	splendeva o re, tuo figlio come un monte d'oro,

  56 	armato con la mazza o re, e pronto sul fronte del combattimento,
     	tuo figlio Duryodhana diceva a tutti i pāṇḍava:

  57 	' ciascuno di voi fratelli combatta colla mazza contro di me,
     	con Sahadeva io combatterò, o con Bhīma o Nakula,

  58 	oppure con Phalguna, oppure ora con te o toro dei bhārata,
     	io combatterò raggiunto il campo, e ti vincerò sul campo di battaglia,

  59 	oggi io porrò fine a questa guerra difficile a farsi,
     	colla mia mazza o tigre fra gli uomini, avvolta da lacci d'oro,

  60 	pensando che non c'è nessuno uguale a me nello scontro di mazze,
     	colla mazza io ucciderò tutti voi qui riuniti,
     	afferri la mazza dunque chi di voi ora vuol combattere con me.' ”
     


                              XXXII


   1 	Saṁjaya disse:
     	“ così parlando varie volte Duryodhana o re,
     	Vāsudeva furente diceva questo a Yudhiṣṭhira:

   2 	' certo se egli battesse te in battaglia o Yudhiṣṭhira,
     	o Arjuna, Nakula, oppure Sahadeva,

   3 	quale temerarietà è questa o re, che hai detto,
     	che uccidendo uno solo in battaglia sarebbe re dei kuru,

   4 	in questi tredici anni qui, lui ha fatto pratica
     	con un uomo di ferro, per poter uccidere Bhīmasena,

   5 	come può dunque essere compiuto il da farsi da noi, o toro dei bhārata?
     	tu hai compiuto una temerarietà per compassione o grande sovrano,

   6 	io non vedo nessun altro in grado di combatterlo sul campo,
     	a parte il pṛthāde Ventre-di-lupo, che ne abbia l'esperienza,

   7 	hai dato inizio di nuovo ad una partita ineguale come  
     	un tempo lo fu quella di Śakuni con te o signore di popoli,

   8 	Bhīma è forte e capace,  e il re Suyodhana è abile,
     	tra il forte e l'abile, o re, l'abile prevale,

   9 	tu hai messo il nemico o re, su un facile sentiero,
     	e posto te stesso in difficoltà, e messi tutti noi in disgrazia,

  10 	chi avendo vinto tutti i nemici, rimasto un solo avversario,
     	puntando su un solo colpo, sceglie la battaglia?

  11 	in non vedo al mondo un uomo che mazza in mano 
     	sul campo possa competere con Duryodhana e ne sia superiore per abilità,

  12 	Phalguna, o te stesso, o anche due figli di Mādrī,
     	io non ritengo che possano essere a lui pari mentre imbraccia la mazza,

  13 	perché hai detto al nemico di combattere con la mazza,
     	e che uccidendo uno solo in battaglia sarà re, o bhārata,

  14 	anche scontrandosi con Ventre-di-lupo la nostra vittoria sarebbe in dubbio,
     	se noi combattiamo secondo le regole, egli è abile e forte.'

  15 	Bhīma disse:
     	' o uccisore di Madhu, non aver timore o rampollo di Yadu,
     	oggi porrò alla fine la guerra, se pur difficile a farsi,

  16 	senza alcun dubbio io ucciderò Suyodhana sul campo,
     	e la vittoria sarà allora del dharmarāja o Kṛṣṇa,

  17 	questa mia mazza è una volta e mezza più pesante, 
     	di quella del figlio di Dhṛtarāṣṭra, non aver timore o mādhava,

  18 	io con gioia combatterei sul campo pure contro i tre mondi coi loro dèi,
     	armati di tutte le loro armi, come dunque ora solo con Suyodhana.'"

  19 	Saṁjaya disse:
     	“ Vāsudeva però a Ventre-di-lupo che così parlava,
     	felice applaudendolo, queste parole diceva:

  20 	' affidandoti a te o grandi-braccia, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	uccisi i propri nemici, otterrà senza dubbio la propria splendida prosperità, 

  21 	tu hai ucciso in battaglia tutti i figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	e re e figli di re, e anche gli elefanti hai abbattuti,

  22 	i kaliṅga, i māgadha, i gāndhāra occidentatli e i kaurava,
     	incontrandoti nella grande battaglia, sono stati abbattuti o rampollo di Pāṇḍu,

  23 	e dopo aver ucciso Duryodhana, offri la terra coi suoi mari,
     	al dharmarāja o kuntīde, come Viṣṇu ha fatto al signore di Śacī,

  24 	il malvagio figlio di Dhṛtarāṣṭra incontrandoti sul campo perirà,
     	tu spezzandogli le gambe esaudirai la tua promessa,

  25 	sempre con ogni impegno devi combattre contro il figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	egli è abile e forte, e sempre acceso nel combattere.'

  26 	di seguito o re anche Sātyaki elogiava il pāṇḍava,
     	con svariate parole, lo elogiava il mādhava,

  27 	e i pāñcāla, i pāṇḍava con il dharmarāja in testa,
     	tutte le parole di Bhīmasena applaudivano,

  28 	allora Bhīma dalla terribile forza diceva a Yudhiṣṭhira,
     	che se stava assieme agli sṛñjaya, come il sole infuocato:

  29 	' io scontrandomi con lui in battaglia, posso combatterlo,
     	quella vergogna degli uomini non è in grado di vincermi in battaglia,

  30 	oggi sacricherò la rabbia sempre violenta nel mio cuore,
     	su Suyodhana figlio di Dhṛtarāṣṭra, come Arjuna fece col fuoco a khāṇḍava,

  31 	io oggi estrarrò la spina che sempre è nel tuo cuore o pāṇḍava,
     	abbattendo oggi con la mazza quel malvagio, sii felice o re,

  32 	oggi metterò su di te la ghirlanda della gloria o senza-macchia,
     	oggi Suyodhana abbandonerà vita, ricchezze e regno,

  33 	e il re Dhṛtarāṣṭra udendo oggi che suo figlio fu ucciso da me,
     	si ricorderà della malevola azione che nacque dal malvagio Śakuni.'

  34 	ciò detto, quel migliore dei bhārata, imbracciando la mazza quel valoroso,
     	si alzava a combattere come Śakra fece sfidando Vṛtra,

  35 	a singolar tenzone scontrandosi, il fortissimo figlio di Dhṛtarāṣṭra, 
     	come un elefante senza branco, si rallegrarono i pāṇḍava,

  36 	vedendolo con la mazza alzata simile alla cima del monte kailāsa,
     	Bhīmasena allora così diceva o re, a Duryodhana:

  37 	' quanto a noi hai fatto assieme al re Dhṛtarāṣṭra,
     	ricorda, la malvagia azione che hai compiuto a Vāraṇāvata,

  38 	e Draupadī tormentata in mezzo alla sala, guard'era mestruata,
     	e il re battuto ai dadi coll'astuto consiglio di Śakuni,

  39 	e quanti altri mali che hai fatto o anima maligna,
     	verso gli innocenti pṛthādi, di ciò guarda ora il grande frutto,

  40 	ucciso per te giace ora sul letto di frecce il gloriosissimo
     	figlio di Gaṅgā, il patriarca di tutti noi, il migliore dei bhārata,

  41 	ucciso fu Droṇa, e uccisi Karṇa e il potente Śalya,
     	e il principale autore della guerra, Śakuni fu abbatuto in battaglia, 

  42 	e uccisi i tuoi fratelli, e i valorosi figli con tutte le truppe,
     	dei prodi re che mai indietreggiano in battaglia furono uccisi,

  43 	questi e molti altri tori degli kṣatriya furono uccisi,
     	e mandato un malvagio servo a trascinare per i capelli Draupadī,

  44 	solo tu sei ora rimasto o distruttore delle stirpe, vergogna degli uomini,
     	e pure te io oggi ucciderò con la mazza non vi è qui dubbio alcuno,

  45 	oggi distruggerò in battaglia tutta la tua arroganza o sovrano,
     	ogni speranza del regno, e quanto di male hai fatto ai pāṇḍava.'

  46 	Duryodhana disse:
     	' basta aggiungere parole, combatti contro di me,
     	oggi io vincerò la tua fiducia nel combattere o Ventre-di-lupo,

  47 	perché non mi guardi o malo, schierato a combattere con la mazza,
     	imbracciando una grande mazza, simile alla cima dell'himavat,

  48 	quale nemico oggi può vincermi o malo, mentre imbraccio la mazza,
     	e combatto regolarmente, neppure il Distruggi-fortezze cogli dèi,

  49 	non parlare a vanvera o kuntīde come una nube autunnale senza acqua,
     	mostra la tua forza sul campo, per quanta ora tu ne hai.'

  50 	udite queste sue parole, i pāñcāla assieme agli sṛñjaya,
     	volendo la vittoria, tutti applaudivano quelle sue parole, 

  51 	come degli uomini fanno ad un furioso elefante col battere le mani,
     	ancora loro rallegrarono o re, il sovrano Duryodhana,

  52 	là barrirono gli elefanti e nitrirono ripetutamente i cavalli,
     	e si accesero le armi dei pāṇḍava in cerca di vittoria.”
     


                              XXXIII


   1 	Saṁjaya disse:
     	“ iniziando sul campo o grande re, quel terribile scontro,
     	stando là seduti tutti i pāṇḍava grandi anime,

   2 	allora Rāma dalla palma come insegna, a presenziare allo scontro dei due,
     	suoi allievi, avendone udito o re, giungeva l'armato del vomere,

   3 	vedendolo, i sovrani contentissimi, lo applaudirono:
     	e gli dissero: ' guarda o Rāma l'abilità sul campo dei tuoi due allievi.'

   4 	e allora Rāma diceva, vedendo Kṛṣṇa e il pāṇḍava, 
     	e il kaurava Duryodhana schierato colla mazza in pugno:

   5 	'quarantadue giorni fa, fu quando io me ne sono andato,
     	sono partito col nakṣatra puṣya e sono ritornato nello śravaṇa
     	desidero assistere allo scontro dei miei due discepoli o mādhava.'

   6 	allora il re Yudhiṣṭhira abbracciato l'armato del vomere,
     	datogli il benvenuto gli chiedeva della sua salute, secondo le regole,

   7 	e i due Kṛṣṇa grandi arcieri, salutato l'armato del vomere,
     	lo abbracciavano quei due gloriosi contenti e con animo lieto,

   8 	e anche i due prodi figli di Mādrī, e i cinque figli di Draupadī,
     	inchinandosi stavano davanti o re, al fortissimo figlio di Rohiṇī

   9 	e anche il forte Bhīmasena e tuo figlio o sovrano di genti,
     	pure con le mazze imbracciate onoravano quel forte,

  10 	e con un benvenuto là gli altri onorandolo ripetutamente:
     	' guarda dunque lo scontro o grandi-braccia.' così dicevano a Rāma,
     	così parlarono quei sovrani al figlio di Rohiṇī grand'anima,

  11 	Rāma allora abbracciati i pāṇḍava e gli sṛñjaya,
     	chiedeva a tutti gli splendidi pāṇḍava della loro salute,
     	e quindi loro avvicinandosi a la lui gli chiedevano della sua salute,

  12 	e di contro onorati tutti gli kṣatriya grandi anime, l'armato del vomere,
     	fatto gli scambi di buona salute con i coetanei,

  13 	egli poi abbracciava con affetto Janārdana e Sātyaki,
     	e baciandoli sulla fronte chiedeva loro della salute,

  14 	e i due secondo le regole o re, onoravano il maggiore,
     	come Indra e suo fratello minore pieni di gioia Brahmā il signore degli dèi,

  15 	allora il figlio di Dharma diceva al figlio di Rohiṇī uccisore di nemici:
     	' guarda o Rāma questo grande scontro dei due fratelli.' così o bhārata,

  16 	in mezzo a costoro, il glorioso grandi-braccia, fratello maggiore del Lunghi-capelli,
     	siedeva molto lieto, e onorato da quei grandi guerrieri,

  17 	in mezzo a quei re vestito di blu, e bianco di pelle appariva,
     	come la luna in cielo circondata dalle schiere di stelle,

  18 	quindi lo scontro di quei due tumultuoso da far rizzare i capelli, 
     	vi fu, per por fine alla guerra o re, tra i tuoi due figli.”
     


                              XXXIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ un tempo quanto sorse questa guerra, Rāma,
     	salutava il Lunghi-capelli che partiva assieme ai vṛṣṇi, quel potente diceva:

   2 	' io non sarò alleato nel del figlio di Dhṛtarāṣṭra o Lunghi-capelli,
     	né dei figli di Pāṇḍu, ma me ne andrò dove voglio.'

   3 	ciò detto, Rāma allora partiva quel respingi-nemici,
     	tu mi devi raccontare o brahmano, del suo ritorno,

   4 	raccontami in dettaglio, perché Rāma giungeva,
     	e perché per vedere lo scontro, tu ne sei esperto o supremo.'

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	mentre i pāṇḍava grandi anime risiedevano in upaplavya,
     	l'uccisore di Madhu fu mandato presso Dhṛtarāṣṭra,
     	per la pace o grandi-braccia, e per il bene di tutti i viventi,

   6 	giunto ad hāstinapura, e incontratosi con Dhṛtarāṣṭra,
     	diceva i suoi sinceri discorsi e particolarmente benefici,
     	ma il re non accoglieva ciò, come prima ti dissi,

   7 	e non ottenendo la pace là, Kṛṣṇa il migliore degli uomini,
     	quel grandi-braccia tornava ad upaplavya o sovrano di genti,

   8 	quindi ritornato Kṛṣṇa licenziato dal figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	che nulla accettava, o tigre fra gli uomini, questo diceva ai pāṇḍava:

   9 	“ spinti dal fato i kaurava non hanno accolto le mie parole,
     	partite dunque assieme a me o pāṇḍava nel mese di puṣya.”

  10 	quindi separatesi quei forti, il migliore dei forti,
     	il figlio di Rohiṇī dal grande intelletto, diceva al fratello Kṛṣṇa:

  11 	“con costoro o grandi-braccia, facciamo dunque o uccisore di Madhu,
     	la nostra alleanza.” ma Kṛṣṇa non compiva il suo consiglio,

  12 	allora quel rampollo di Yadu, se ne andava con cuore pieno di collera,
     	per un viaggio al tīrtha sulla Sarasvatī, il glorioso armato del vomere, 
     	sotto il nakṣatra maitra, assieme a tutti gli yādava,

  13 	ma il bhoja uccisore di nemici si univa a Duryodhana,
     	mentre Vāsudeva assieme a Yuyudhāna, ai pāṇḍava,

  14 	partito dunque il prode figlio di Rohiṇī, l'uccisore di Madhu,
     	partiva contro i kuru al seguito dei pāṇḍava,

  15 	e stando per partire, però Rāma diceva ai servi: 
     	“ ogni strumento necessario per il viaggio ai tīrtha,
     	preparate, portate i fuochi da dvārakā e i sacerdoti,

  16 	e oro, argento, e vacche, vesti e cavalli,
     	elefanti, e carri, e cammelli asini e altri animali,
     	e rapidamente sia portata ogni cosa necessaria per i tīrtha,

  17 	risalendo la Sarasvatī procedete con veloce cammino,
     	e conducete sacerdoni e centinaia dei migliori brahmani.”

  18 	così avendo ordinato ai servi, il fortissimo Baladeva,
     	partiva verso i tīrtha o re, durante la distruzione dei kuru,
     	e risalendo la Sarasvatī, egli proveniva dal mare,

  19 	con sacerdoti e amici, e con altri ottimi brahmani,
     	con carri, elefanti e cavalli, e coi suoi servi o toro dei bhārata,
     	con vacche asini e cammelli e circondato da molti veicoli,

  20 	a gente affaticata, a mutilati, a bambini e a vecchi,
     	quei veicoli in ogni luogo furono offerti o bhārata,
     	e ovunque del cibo fu preparato per chi aveva fame,

  21 	e qualunque brahmano avesse desiderio di avere, veniva esaudito,
     	e ciascuno là così accettava allora o sovrano,

  22 	gli uomini che stavano o re, agli ordini del figlio di Rohiṇī,
     	facevano ovunque là mucchi di cibi e bevande,

  23 	e abiti preziosissimi, e letti e coperte,
     	venivano preparati per onorare i savi che desideravano star bene,

  24 	chi là dormiva, fosse savio o kṣatriya, o bhārata,
     	là comunque appariva tutto preparato per lui,

  25 	e tutte le persone a loro piacere, restavano o se ne andavano,
     	per i viaggiatori c'erano veicoli, e bevande per chi aveva sete,

  26 	e cibi saporiti per chi aveva fame, o toro dei bhārata,
     	e gli uomini accettavano là vesti preziose,

  27 	il suo percorso appariva o re, confortevole per ciascuno,
     	e come fosse il paradiso allora per tutti gli uomini che vi giungevano,

  28 	era sempre pieno di gioia, bello e dotato di saporite vivande,
     	pieno di centinaia di uomini intenti al commercio e di botteghe,
     	dotato di vari alberi e rampicanti, adornato da varie gemme,

  29 	quindi quel grand'anima, con anima salda per dovere nei santi tīrtha o re,
     	dava ricchezze ai ri-nati, e offerte sacrificali, il principe yadu noto come l'armato del vomere,

  30 	e vacche da latte a migliaia, con belle vesti, e le corna legate d'oro,
     	e cavalli nati in varie regioni, e veicoli, e schiave ai ri-nati,

  31 	gemme, perle e corallo, e oggetti d'oro e d'argento, splendenti,
     	e vasi di ferro e d'ottone Rāma diede ai principali brahmani,

  32 	così conducendosi, viaggiava quel grand'anima tra i migliori tīrtha della Sarasvatī sulla terra, 
     	e viaggiando con calma quella grande natura, allora giungeva a kurukṣetra.

  33 	Janamejaya disse:
     	“ dimmi dell'origine delle qualità dei tīrtha della Sarasvatī,
     	e dei loro frutti e del loro togliere karma o migliore dei bipedi,  

  34 	procedendo in ordine lungo i tīrtha o venerabile,
     	o brahmano, io ne ho grande curiosità o migliore dei sapienti del brahman.”

  35 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	l'origine delle qualità dei tīrtha in dettaglio e interamente o re,
     	ascolta o re dei re, da me che ti dirò interamente della loro santità

  36 	per primo o grande re, il principe yadu, assieme agli amici e ai sacerdoti,
     	al santo prabhāsa si recava, dove Soma il re delle stelle, soffriva di polmoni,

  37 	e liberatosi dalla maledizione e recuperata energia, tutto il mondo illumina o sovrano,
     	e così dunque questo eccellente tīrtha sulla terra per lo splendore è chiamato prabhāsa.

  38 	Janamejaya disse:
     	“ per quale motivo o venerabile, Soma fu preso dal male polmonare?
     	e in che modo la luna in quell'eccellente tīrtha si immergeva?

  39 	e perché immergendosi in quello di nuovo la luna guariva?
     	tutto questo raccontami in dettaglio o grande muni.”

  40 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	delle figlie che furono quelle di Dakṣa, o signore di popoli,
     	Dakṣa diede ventisette fanciulle a Soma,

  41 	unite intimamente alle costellazioni, e a motivo di conteggio o bhārata,  
     	queste mogli di Soma o re dei re, erano dotate di splendore,

  42 	e tutte di grandi occhi, supreme sulla terra per bellezza,
     	ma Rohiṇī era così dotata di bellezza da superarle tutte,

  43 	quindi il beato Soma che splende di notte, prese grande amore di essa,
     	ella era sempre nel suo cuore, e perciò sempre godeva di lei,

  44 	un tempo Soma o re dei re, visse a lungo con Rohiṇī,
     	quindi offese di lui erano le costellazioni grand'anime

  45 	e recatesi rapidamente dal padre dicevano a Prajāpati:
     	“ Soma non vive tra noi, ma gode sempre di Rohiṇī,

  46 	e noi tutte unite giunte alla tua presenza o signore delle creature,
     	viviamo controllando il cibo, devote a praticare il tapas.”

  47 	udite le loro parole, Dakṣa diceva a Soma:
     	“ agisci ugualmente con le tue mogli, che il grande adharma non ti tocchi.”

  48 	e a tutte loro diceva Dakṣa: “andate dunque vicino a Soma,
     	ugualmente vivrà tra tutte voi il dio luna per mio ordine.”

  49 	e licenziate allora quelle si recarono allora dal dio luna,
     	ma ancora il beato Soma di nuovo o signore della terra,
     	viveva con Rohiṇī per molto tempo innamorato,

  50 	allora tutte loro insieme di nuovo dicevano al padre:
     	“ intente al tuo servizio abiteremo nel tuo āśrama,
     	Soma non vive con noi, e non ha obbedito alle tue parole.”

  51 	udite le loro parole, Dakṣa allora diceva a Soma:
     	“ agisci ugualmente con le tue mogli, che io non ti maledica o luminare.”

  52 	ma il beato luna non rispettava queste parole di Dakṣa, 
     	e sempre abitava con Rohiṇī, e quindi esse di nuovo adirate, 

  53 	andate dal padre gli dissero allora inchinando le teste:
     	"Soma non vive con noi, perciò sii il nostro rifugio,

  54 	il dio luna sempre vive con Rohiṇī o venerabile,
     	proteggi perciò tutte noi, poiché Soma non ci prende.”

  55 	udito ciò, quel venerabile infuriato, una malattia polmonare o signore della terra,
     	scagliava per l'ira su Soma, e questa entrava nel marito delle stelle,

  56 	il dio luna colpito dalla tisi, andando a indebolirsi di giorno in giorno,,
     	compiva uno sforzo o re, per liberarsi da quella malattia,

  57 	celebrando svariati sacrifici o grande re, il dio della notte,
     	ma non si liberava dalla maledizione, e andava incontro alla distruzione,

  58 	e mentre Soma si consumava, le erbe non nascevano,
     	e tutte erano senza sapore e interamente prive di efficacia, 

  59 	e nata la distruzione delle piante, vi era pure la distruzione dei viventi, 
     	tutte le creature erano indebolite, mentre si consumava il dio della notte,

  60 	allora gli dèi riunendosi dicevano a Soma o signore della terra:
     	“ perché hai questo aspetto e più non risplendi?

  61 	dicci l'intera ragione per cui tu sei in questo grande pericolo,
     	e udite le tue parole, allora baderemo a te tutti noi.”

  62 	così richiesto, rispondeva a tutti loro il dio dalla faccia di lepre:
     	“a motivo di una maledizione la tisi si è abbattuta su di me.”

  63 	gli dèi udite le sue parole, andati da Dakṣa gli dicevano:
     	“ pardona Soma o venerabile, e toglili la maledizione,

  64 	quando il dio luna sarà distrutto cos'altro rimane?
     	con la sua distruzione o signore degli dèi, anche le creature andranno distrutte,

  65 	e le piante e le erbe e i loro vari semi,
     	e così pure noi o guru del mondo, tu devi perdonarlo.”

  66 	così apostrofato, allora pensando, diceva queste parole Prajāpati:
     	“ una maledizione da me pronunciata non si può togliere in alcun modo,
        ma con qualche mezzo o gloriosissimi, sarà ritirata,

  67 	che il dio luna si comporti ugualmente e sempre colle mogli,
     	allora il dio dalla faccia di lepre, immergendosi nel migliore tīrtha della Sarasvatī,
     	di nuovo ricrescerà, vera è la mia parola o dèi,

  68 	per metà mese Soma sempre andrà indebolendosi,
     	e per l'altro metà mese, sempre ricrescerà, sincera è la mia parola.”

  69 	allora Soma si recava alla Sarasvatī, per ordine del ṛṣi,
     	e andava al prabhāsa, supremo tīrtha della Sarasvatī, 

  70 	nella notte di luna nuova, quello splendido di grande luce, là immergendosi,
     	illuminava di nuovo i mondi, ritornava con la sua luce lunare,

  71 	e tutti gli dèi o re dei re, ottenuta la grande luce,
     	erano ritornati assieme a Soma davanti a Dakṣa,

  72 	allora Prajāpati, licenziava tutte le divinità,
     	e quel venerabile felice di nuovo diceva a Soma queste parole:

  73 	“ non offendere le donne o figliolo, e non offendere mai i savi,
     	vai stando sempre concentrato, e ubbidisci ai mie ordini.”

  74 	ed egli licenziato o grande re, si recava allora alla sua dimora,
     	mentre le creature divennero contente del cibo come prima,

  75 	questo è l'intero racconto di come fu maledetto il dio della notte,
     	e come il tīrtha prabhāsa divenne il migliore dei tīrtha,

  76 	nella notte di luna nuova o grande re, è privo di luce il dio colla faccia di lepre,
     	bagnandosi nelle acque del supremo tīrtha prabhāsa, torna splendido,

  77 	quindi lo chiamano prabhāsa per questo o protettore della terra,
     	e il dio luna immergendosi in quello riottiene il suo supremo splendore,

  78 	quindi quell'incrollabile forte andava al camasodbheda, 
     	camasodbheda così lo chiamano le genti

  79 	e là dando ricchezze supreme l'armato del vomere,
     	abitandoci una notte sola e bagnatosi secondo le regole,

  80 	all'udapāna si recava allora, affrettandosi il fratello maggiore del Lunghi-capelli,
     	e per prima ottenuna una benedizione, ottenne poi un grande frutto,

  81 	dai succhi delle erbe e della terra o Janamejaya,
     	i siddha sanno o re dei re, che la Sarasvatī scorre via.
     


                              XXXV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	perciò quel glorioso anche all'udapāna, lungo il fiume,
     	l'armato del vomere andava o grande re, residenza di Trita,

   2 	là donando molta ricchezza, e venerando i ri-nati,
     	e bagnandosi là era lieto l'armato di clava,

   3 	là vi era il seguace del dharma, Trita dal grandissimo tapas,
     	e il soma era bevuto da quel grand'anima che abitava in un buco,

   4 	là avendolo gettato, i suoi due fratelli tornarono a casa,
     	e allora Trita quel supremo brahmano li malediva entrambi.

   5 	Janamejaya disse:
     	“ perché si chiama udapāna o brahmano? perché quel grande asceta,
     	vi cadde?, e perché fu abbandonato dai due fratelli quel grande brahmano?

   6 	e perché gettatolo in un buco, i suoi due fratelli tornarono a casa?
     	tutto ciò raccontami o brahmano, se credi si debba sentire.”

   7 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	vi erano nel precedente yuga tre fratelli asceti,
     	Ekata, Dvita, e Trita, splendidi come il sole,

   8 	tutti pari a Prajāpati, e avevano pure delle creature, 
     	tutti avendo vinto i mondi di Brahmā col tapas, recitavano i veda,

   9 	sempre contento per il loro tapas, il controllo e le privazioni, 
     	era il padre Gautama, sempre intento al dharma,

  10 	per lungo tempo avendo ottenuto gioia da loro,
     	quel venerabile andava allora alla sede appropriata per lui,

  11 	i re che prima erano stati i fruitori dei sacrifici di quel grand'anima,
     	tutti quando lui fu in paradiso, onoravano i suoi figli,

  12 	e per azioni e studio dei veda, o re, di essi
     	Trita ottenne di essere il migliore, come era stato il padre,

  13 	e tutti i gloriosissimi muni, di santo aspetto,  
     	veneravano quel glorioso per la sua grande sapienza,

  14 	allora un giorno o re, i due fratelli Ekata e Dvita,
     	posero mente ad un sacrificio e specialmente per il denaro,

  15 	il loro piano era o tormenta-nemici, di prendere Trita,
     	di condurre tutti i fruitori, e portare con loro gli animali sacrificali:

  16 	“ noi berremo il soma e felici otterremo il grande frutto del sacrificio.”
     	così dunque o grande re, agivano i tre fratelli,

  17 	così essi procedendo con tutti i fruitori e gli animali,
     	avendo sacrificato per i fruitori, e ottenuto moltissime vittime,

  18 	e per l'azione sacrificale avendo ottenuto quanto occorreva,
     	quei grandi ṛṣi e grandi anime si recarono ad un luogo ad est, 

  19 	Trita, procedeva o grande re, davanti a loro pieno di gioia,
     	ed Ekata e Dvita, dietro di lui contavano gli animali,

  20 	e un pensiero sorgeva nei due, vedendo la grande schiera degli animali:
     	“come possiamo avere queste vaccche per noi escludendo Trita?”

  21 	così i due Ekata e Dvita ragionavano l'un l'altro,
     	e quanto fecero di falso i due malvagi, ascolta da me o signore di genti,

  22 	Trita era esperto nei sacrifici e devoto ai veda,
     	e gli altri pensavano che ottenesse la maggior parte delle vacche,

  23 	“quindi noi due uniti procediamo a contare le vacche,
     	e Trita se ne vada dove vuole senza di noi.”

  24 	mentre essi procedevano di notte, sulla via vi era un lupo,
     	e vi era un buco allora non distante dalla riva della Sarasvatī,

  25 	allora Trita veduto il lupo che stava davanti sulla via,
     	ritraendosi per paura di lui cadeva in quel buco,
     	profondo e terribile, pauroso per tutti gli esseri,

  26 	il gloriosissimo Trita allora dentro quel buco, il supremo muni,
     	lanciava grida di dolore, e i due altri muni lo udivano,

  27 	e vedendo che era caduto nel buco, i suoi due fratelli Ekata e Dvita,
     	per timore del lupo e per avidità, abbandonandolo se ne andavano,

  28 	quel grande asceta abbandonato dai fratelli avidi di animali,
     	essendo l'udapāna o grande re, senza acqua e coperto di polvere,

  29 	Trita, vedendosi in quel buco coperto di erbe e piante,
     	pensava di essere come un malfattore sprofondato nell'inferno, 

  30 	nella mente pensando quel saggio, impaurito della morte senza aver bevuto il soma:
     	“ come posso dunque io, bere il soma standomene quaggiù?”

  31 	e così meditando in quel buco il grande asceta,
     	vedeva là pendere per caso una pianta,

  32 	e il muni pensando all'acqua in quel buco pieno di polvere,
     	e immaginando dei fuochi, e se stesso come offerta,

  33 	allora facendo di quella pianta il soma quel gradissimo asceta,
     	con la mente il muni pensando ai tre veda 
     	e fatte le pietre delle macine del soma, preparava il succo o sovrano,

  34 	e fece del succo l'offerta divisa tra gli abitanti celesti,
     	e preparato il succo del soma produsse un tumultuoso rumore,

  35 	e quel suono o re, rettamente prodotto da Trita raggiungeva il cielo,
     	ed egli compiva quel sacrificio come è stabilito dai recitanti i veda,

  36 	ed essendo in corso il sacrificio di Trita dalla grandissima anima,
     	l'intero terzo cielo ne era scosso, senza conoscerne la ragione,

  37 	allora quel tumultuoso suono lo odiva Bṛhaspati,
     	 e uditolo, allora diceva a tutti gli dèi, il capellano degli dèi:

  38 	“si sta compiendo il sacrificio di Trita, andiamo dunque là o celesti,
     	quel grande asceta potrebbe creare pure degli altri dèi.”

  39 	udite le sue parole, tutti insieme le divinità,
     	si recavano dove si svolgeva il sacrificio di Trita,

  40 	giunti là, le piante vedevano e il buco dove stava Trita,
     	e scorgevano quel grand'anima, consacrato per i riti sacrificali,

  41 	e veduto quel grand'anima pieno di supremo splendore,
     	dicevano allora al gloriosissimo: “ noi siamo venuti per le nostre parti.”

  42 	allora il ṛṣi diceva agli dèi: “ guardate me o celesti,
     	che sprofondato in questo pauroso buco, sto perdendo il senno.”

  43 	quindi Trita o grande re, le loro parti secondo le regole,
     	conferiva loro con dei mantra, ed essi allora divennero contenti,

  44 	allora le giuste parti secondo le regole avendo ottenuto i celesti,
     	con animo lieto, concedevano a lui la grazia che desiderava in animo,

  45 	egli scelse questa grazia dagli dèi: “voi dovete salvarmi da questo luogo,
     	e chi si spruzzi in questo buco, ottenga la meta dei bevitori di soma.”

  46 	e là o re, la Sarasvatī precipitava colle sue onde,
     	uscito dalle acque, Trita stava in piedi venerando gli abitanti del terzo cielo,

  47 	e aveddo detto di si, gli dèi se ne andarono o re, com'erano venuti,
     	e pure Trita tornava lieto alla propria dimora allora,

  48 	ma furente incontrando i due ṛṣi suoi fratelli, allora
     	quel grande asceta urlava male parole, li malediva:

  49 	“ giacché voi due per avidità di animali, ve ne siete andati abbandonandomi,
     	allora nell'aspetto di belve zannute, aggirandosi qui vicino,

  50 	diverrete, maledetti da me, per la vostra malvagia azione,
     	e la progenie di voi due saranno, scimmie, orsi, e scimmie nere.”

  51 	così apostrofati da lui, allora all'istante o signore di popoli,
     	in questo modo apparvero trasformarsi, per le parole di quel sincero parlante,

  52 	e là l'armato del vomere, dall'incomparabile coraggio, spruzzandosi d'acqua,
     	e avendo dato vari doni, e avendo onorato i ri-nati,

  53 	avendo visitato l'udapāna ed elogiatolo ripeutamente,
     	con animo lieto raggiunse vinaśana dove il fiume sparisce.
     


                              XXXVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi l'armato del vomere o re, giungeva a vinaśana,
     	dove la Sarasvatī si perde per avversione verso śūdra e ābhīra,

   2 	e giacché o migliore dei bhārata, la Sarasvatī si perde per quell'avversione,
     	allora quel luogo sempre i ṛṣi lo chiamano vinaśana,

   3 	e il fortissimo Baladeva bagnatosi nella Sarasvatī,
     	si recava allora a subhūmika sulla bella riva della Sarasvatī,

   4 	e là le belle apsaras, sempre infaticabili,
     	coi loro grandi occhi, giocano i loro grandi giochi,

   5 	là gli dèi assieme ai gandharva, di mese in mese o signore di genti,
     	si recano al quel santo tīrtha frequentato dai brahmani,

   6 	là si vedono i gandharva e le schiere delle apsaras, 
     	incontrarsi insieme o re, come vogliono a loro piacere,

   7 	là si rallegrano gli dèi e gli avi, con varie piante,
     	e sempre coperti di divini e puri fiori, che cadono di continuo,

   8 	quello è lo splendido luogo dei giochi delle apsaras,
     	chiamato subhūmika, sulla bella riva della Sarasvatī,

   9 	e là bagnatosi il mādhava e avendo dato ricchezze ai savi,
     	e ascoltato i canti, e la divina musica degli strumenti,

  10 	e viste le ampie ombre di dèi, gandharva e rakṣas,
     	quindi il figlio di Rohiṇī si recava al tīrtha dei gandharva,

  11 	là i gandharva con Viśvāvasu in testa, intenti nel tapas,
     	sempre compiono i loro meravigliosi canti, danze e musiche,

  12 	là l'armato del vomere, date svariate ricchezze ai savi,
     	e ovini, vacche, muli e cammelli, e oro e argento,

  13 	avendo nutrito i ri-nati, e avendoli soddisfatti a piacere con grandi ricchezze,
     	il mādhava partiva assieme ai brahmani che lo elogiavano,

  14 	e dal tīrtha dei gandharva, il grandi-braccia, l'uccisore di nemici,
     	col suo unico orecchino si recava al grande tīrtha gargasrota,

  15 	dove l'anziano Garga meditando attraverso il tapas,
     	divenne sapiente del corso del tempo e del passaggio delle stelle,

  16 	e i portenti terribili o meravigliosi o Janamejaya,
     	furono stabiliti da quel grand'anima in questo bellissimo tīrtha della Sarasvatī,
     	e perciò questo tīrtha e conosciuto col nome di gargasrota,

  17 	là i ṛṣi dai fermi voti o sovrano, sempre stanno attorno
     	al glorioso Garga, per aver la conoscenza del tempo o potente,

  18 	là giunto o grande re, Baladeva col suo bianco unguento,
     	secondo le regole dato ricchezze ai muni, dall'anima formata,

  19 	quindi egli avendo dato vari tipi di bhakṣya ai ri-nati,
     	vestito di blu, allora andava quel glorioso al tīrtha della conchiglia,

  20 	là vedeva una grande conchiglia alta come il grande meru,
     	simile alla montagna bianca, e abitata dalle schiere dei ṛṣi,
     	a quel monte nato sulla riva della Sarasvatī, andava il forte dalla palma come insegna,

  21 	laddove vi sono yakṣa, vidyādhara, e rākṣasa dall'infinita energia
     	e piśaca dall'infinita forza e siddha a migliaia,

  22 	tutti loro abbandonando altro cibo, si nutrono del frutto di un grande albero,
     	della foresta, trattenuti nei voti, di tempo in tempo, 

  23 	con quelle rinunce, separatamente agendo,
     	non veduti dagli uomini, là si aggirano o toro fra gli uomini,

  24 	vanaspati, così è chiamato al mondo o signore di uomini,
     	là questo tīrtha della Sarasvatī, conosciuto al mondo come purificatore,

  25 	in questo tīrtha la tigre degli yadu, avendo dato a quei gloriosi,
     	vasi di ferro e d'ottone, e svariate vesti,

  26 	avendo quindi venerato i ri-nati, e onorato da quei ricchi in tapas,
     	l'armato del vomere o re, si recava al sacro dvaitavana,

  27 	là giunto Baladeva, avendo visto dei muni vestiti di vari abiti,
     	e bagnatosi nel lago, venerava quindi i rīnati,

  28 	e dato a quei savi, copiosi mezzi di sussistenza,
     	Baladeva partiva allora o re, verso la Sarasvatī meridionale, 

  29 	e raggiuntala quel gloriosissimo grandi-braccia, non molto lontano,
     	quell'incrollabile dall'anima pia, si recava al tīrtha nāgadhanvan,

  30 	laddove vi è la dimora del re dei serpenti Vāsuki,
     	di grande splendore o grande re, circondato da molti serpenti,
     	laddove vi risiedono quattordicimila ṛṣi e siddha,

  31 	laddove gli dèi incontrando Vāsuki quel supremo serpente,
     	lo consacrarono secondo le regole come re di tutti i serpenti,
     	e là non vi è alcuna paura dei serpenti o kaurava,

  32 	e anche là secondo le regole donando ai savi, mucchi di gemme,
     	partiva verso la regione orientale o re, splendendo di propria luce,

  33 	e lieto bagnandosi molte volte in quei tīrtha, l'armato dell'aratro,
     	avendo donato ricchezze ai migliori ri-nati, procedeva oltre quegli asceti,

  34 	l'armato del vomere, inchinatosi alle schiere dei ṛṣi che là stavano,
     	Rāma allora si recava ad un grande tīrtha abitato da ṛṣi,

  35 	dove di nuovo riappare la Sarasvatī rivolta ad est,
     	per vedere i ṛṣi della selva naimiṣa, grandi anime,

  36 	là si gira la migliore fiumana, e là l'armato dell'aratro vedendola,
     	ne divenne stupito o re Baladeva dal bianco unguento.

  37 	Janamejaya disse:
     	“ perché la Sarasvatī o brahmano, si gira rivolgendosi ad est?
     	tutto questo voglio sapere o migliore dei celebranti,

  38 	per quale motivo là si è stupito il rampollo di Yadu?
     	e perchè la suprema fiumana muta il suo corso o migliore dei ri-nati?”

  39 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	un tempo nel kṛtayuga o re, gli asceti della selva naimiṣa,
     	erano impegnati in un grande sattra di dodici anni,
     	molti ṛṣi o re, là allora giungevano,

  40 	risiedendo quei gloriosissimi, in quel sattra secondo le regole,
     	terminato quel sattra di dodici anni gli abitanti della naimiṣa,
     	quei ṛṣi, partirono in molti per visitare i tīrtha, 

  41 	ma per la grande moltitudine dei ṛṣi, o signore dei popoli,
     	i tīrtha sulla sponda destra della Sarasvatī, apparivano come una città,

  42 	tanto quanto nel samantapañcaka, quegli ottimi ri-nati,
     	per raggiungere i tīrtha o tigre far gli uomini, si radunavano sulla riva del fiume,

  43 	e sacrificando là quei muni dalle anime formate,
     	rendevano ogni luogo pieno di grandi studi,

  44 	con gli agnihotra celebrati da quelle grandi anime,
     	e là fiammeggianti, splendeva ovunque la migliore fiumana, 

  45 	i vālakhilya o grande re, che praticano l'ascesi macinando pietre,
     	e altri che si nutrono di grano, e altri ancora che fanno le rituali abluzioni,

  46 	e degli asceti che si nutrono di aria, e altri di acqua o di foglie,
     	e altri intenti in varie rinunce che dormono sul nudo suolo,	

  47 	questi muni vi erano là convenuti lungo la Sarasvatī,
     	che illumonavano la migliore fiumana, come i celesti fanno colla Gaṅgā,

  48 	quindi poi vi giunsero i ṛṣi che celebravano il sattra,
     	ma questi dai grandi voti non trovavano spazio sul kurukṣetra,

  49 	quindi misurato quel tīrtha coi loro cordoni sacri,
     	vi celebrarono gli agnihotra e vi praticarono svariati riti,

  50 	quindi la Sarasvatī vedendo quelle schiere di ṛṣi in ansia,
     	e disperati, in loro favore o re dei re si mostrava,

  51 	allora fatto molti boschetti, vi girava intorno la migliore fiumana,
     	per compassione di quei ṛṣi e santi asceti o Janamejaya,

  52 	quindi avendo girato la Sarasvatī per loro o re dei re,
     	di nuovo rivolta ad est scorreva la migliore delle fiumane:

  53 	“ non avendo resa vana la loro venuta, di nuovo io mi muovo.”
     	così quel grande portento compiva allora o re, il grande fiume,

  54 	e così quel bosco o re dei re è conosciuto come il naimiṣakuñja,
     	a kurukṣetra o migliore dei kuru, celebra dunque un grande rito,

  55 	e là veduti molti boschetti, e il fiume che girava il suo corso,
     	nasceva la meraviglia allora di Rāma grand'anima,

  56 	il rampollo di Yadu, là bagnandosi secondo le regole,
     	conferendo doni ai ri-nati, e vari tipi di vasi,
     	offriva ai brahmani vari tipi di cibi e bevande,

  57 	poi partiva Baladeva o re, onorato dai ri-nati,
     	verso il miglior tīrtha della Sarasvatī, pieno di schiere di vari ri-nati,

  58 	e crescendo sulle sponde della Sarasvatī alberi badara,
     	iṅguda, kāśmarya, plakṣa, aśvattha, vibhītaka, 

  59 	e panasa, palāśa, e karīra, e pure pīlu, legati alle acque,
     	e parūṣa e kavana, e bilva e anche ārātaka,

  60 	e allietata da atimukta e kaṣaṇḍa, e da pārijāta,
     	vi era la migliore foresta di kadalī, piacevole, gradevole e attrattiva,

  61 	e da molti muni della selva che si nutrono d'aria, d'acqua, di frutti e foglie,
     	o che macinano coi denti, e da quelli che mangiano il grano era piena,

  62 	e risuonando dei suoni dello studio, e piena di branchi di animali
     	e grandemente abitata da uomini non nocivi e seguaci del dharma,

  63 	al saptasārasvata tīrtha giungeva l'armato del vomere,
     	dove il grande muni e siddha Maṅkaṇaka praticava il tapas.
     


                              XXXVII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ perche si chiama saptasārasvata? e chi è il muni Maṅkaṇaka?
     	e in che modo è un siddha quel venerabile? e in quale regola è intento?

   2 	qual'e la sua discendenza? e su cosa medita o migliore dei ri-nati?
     	questo voglio sapere sencondo verità o migliore dei ri-nati.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	sette sono le Sarasvatī o re, dalle quali è coperto l'universo,
     	e invocata dai dotati di forza là appare la Sarasvatī,

   4 	Suprabhā, Kāñcanākṣī, Viśāla, Mānasahradā,
     	Oghavatī, Suveṇu, e Vimalodakā, si chiama la Sarasvatī,

   5 	mentre sulla terra si svolgeva un grande rito del Grande-avo,
     	nel luogo preparato per il sacrificio, si riunirono i brahmani,

   6 	e dai molti suoni sacri e dalle recitazioni dei veda,
     	ed essendo gli dèi non attenti alle regole del sacrificio,

   7 	ed essendo là o grande re, consacrato il Grande-avo,
     	mentre celebrava quel sattra capace di produrre ogni desiderio,

   8 	e pensandoli con la mente gli strumenti, per mezzo degli esperti di dharma e artha,
     	si presentavano o re dei re, ai ri-nati ogni volta,

   9 	e là cantavano i gandharva e danzavano le schiere di apsaras,
     	e strumenti divini suonavano all'istante,

  10 	e le divinità erano soddisfatte della prosperità di quel sacrificio,
     	e tanto più i nati tra gli umani caddero in suprema meraviglia,

  11 	mentre celebrava quel sacrificio stando a puṣkara il Grande-avo,
     	i ṛṣi o re dicevano: “ questo sacrificio non avrà grande frutto,
     	finché non si mostrerà qui la migliore delle fiumane Sarasvatī.”

  12 	ciò udito, il Beato felice, richiamava in mente la Sarasvatī,
     	e invocata dal Grande-avo, al sacrificio sul puṣkara,
     	e là la Sarasvatī o re dei re, aveva il nome di Suprabhā,

  13 	vedendo la Sarasvatī piena di impeto, i muni contenti,
     	pensavano che fosse molto onorabile il sacrifico del Grande-avo,

  14 	così dunque la Sarasvatī, la migliore dei rivi, a puṣkara,
     	sorgeva per ordine del Grande-avo, e per soddisfare i saggi,

  15 	i muni nella naimiṣa o re, recandosi vi risiedevano,
     	là vi erano dunque molte belle storie riguardo ai veda o signore di genti,

  16 	e là vi erano dei muni sapienti di vari studi,
     	questi muni riunendosi richiamarono in mente la Sarasvatī,

  17 	ed essa o grande re, pensata da quei ṛṣi celebranti un sattra,
     	per il potere o re dei re, di quelle grandi anime riunite,
     	giungeva allora là la gloriosissima e santa Sarasvatī,

  18 	nella naimiṣa di quei muni celebranti un sattra, come Kāñcanākṣī,
     	giungeva la migliore delle fiumane e là o bhārata fu venerata,

  19 	mentre il re Gaya celebrava il suo grande sacrificio tra i gaya,
     	fu chiamata la migliore delle fiumane, Sarasvatī al sacrificio di Gaya,

  20 	e i ṛṣi dai fermi voti tra i gaya la chiamarono Viśālā,
     	quella fiumana, nata dalle pendici dell'himavat, con veloce corso,

  21 	là quindi nel sacrificio che celebrava Auddālaki o bhārata,
     	si riuniva allora una larga moltitudine di tutti i muni, 

  22 	nella santa parte settentrionale del kosala o re, da Auddālaki,
     	grand'anima, fu celebrato, e pensata prima la Sarasvatī, 

  23 	la migliore dei rivi, giunse in quel luogo, a motivo di quel ṛṣi,
     	venerata dalle schiere dei ṛṣi vestiti di corteccia e pelli,
     	e Manohradā fu chiamata da loro, perché condotta colla mente, 

  24 	e come Suveṇu, nel santo ṛṣabhadvīpa, frequentato da regali ṛṣi, 
     	mentre a kurukṣetra Kuru grand'anima sacrificava,
     	giunse la gloriosissima Sarasvatī la migliore delle fiumane,

  25 	e come Oghavatī o re dei re, dal grand'anima Vasiṣṭha,
     	fu invitata a kurukṣetra Sarasvatī dalla divina acqua,

  26 	e quando Dakṣa sacrificava in gaṅgādvāra, la Sarasvatī
     	era la sacra Vimalodā, e di nuovo al sacrificio di Brahmā,
     	invitata, giungeva là sul sacro monte himavat,

  27 	fattasi una allora riunendosi in quel tīrtha,
     	esso è conosciuto sulla terra come il saptasārasvata tīrtha,

  28 	così le sette Sarasvatī, sono conosciute per nome,
     	e il tīrtha saptasārasvata, e conosciuto come santo,

  29 	ascolta ora come Maṅkaṇaka quando era un giovane brahmacārin,
     	bagnandosi in un fiume o re, in un grande passatempo,

  30 	avendo visto per caso là, un donna nell'acqua o bhārata,
     	dai bellissimi occhi, e irreprensibile che si bagnava vestita d'aria,
     	nella Sarasvatī o grande re, emetteva il suo seme nell'acqua,

  31 	quel seme il grande asceta raccoglieva in un vaso,
     	e questo giungeva nel vaso diviso in sette parti,
     	e là nacquero i sette ṛṣi che generarono le schiere dei marut,

  32 	Vāyuveg, Vāyubala, Vāyuhan, Vāyumaṇdala,
     	Vāyujvāla, Vāyuretas, e Vāyucakra il valoroso,
     	e questi così sorti, furono i progenitori dei marut,

  33 	e ascolta o re dei re, un altro portento sulla terra,
     	compiuto dal grande ṛṣi e come tale conosciuto nei tre mondi,

  34 	un tempo il siddha Maṅkaṇaka dalla punta di un'erba kuśa così si sa,
     	fu punto nella mano o re, e ne usciva del succo vegetale,
     	vedendo del succo vegetale, egli danzava pieno di gioia,

  35 	mentre danzava allora egli, quanti vi sono di mobili e immobili, 
     	cominciarono a danzare o valoroso, confusi dal suo splendore,

  36 	e dagli dèi con Brahmā in testa, e dai ṛṣi ricchi in tapas,
     	informato fu il Mahādeva, intorno a quel ṛṣi o sovrano di uomini:
     	“ ma non danza egli come tu o dio, sei capace di fare.”

  37 	allora il dio veduto quel muni supremamente pieno di gioia,
     	il Mahādeva per desiderio di beneficare gli dèi diceva:

  38 	“ oh, oh, o brahmano, per quale motivo o sapiente del dharma vuoi danzare?
     	e per quale motivo sei così pieno di gioia o migliore dei muni,
     	tu che sei un asceta che sta saldo sul sentiero del dharma o migliore dei ri-nati?”

  39 	il ṛṣi disse:
     	“ perche non vedi o brahmano che del succo vegetale scorre dalla mia mano?
     	vedendolo io mi sono messo a danzare, con grandissima gioia o illustre.”

  40 	a ridendo il dio diceva al muni confuso da quella passione:
     	“ io cado nella meraviglia o savio, guardami.”

  41 	così avendo parlato al migliore dei muni il saggio Mahādeva,
     	con la punta del dito o re dei re, toccava allora il suo pollice,

  42 	allora dalla ferita o re, usciva della cenere simile a neve,
     	e vedendola o re, il muni vergognandosi, si gettava ai suoi piedi.

  43 	il ṛṣi disse:
     	“ io penso che nessuno sia superiore per grandezza al dio Rudra,
     	tu sei il rifugio dell'universo degli dèi e degli asura o armato del tridente,

  44 	da te è creata ogni cosa, così dicono i sapienti,
     	e fine yuga ogni cosa rientra in te,

  45 	neppure gli dèi sono in grado di conoscerti, come dunque io solo?
     	in te si vedono tutti gli dèi a cominciare da Brahmā o senza-macchia,

  46 	tutto tu sei, il creatore e la causa prima degli dèi,
     	per tua grazia tutti i celesti, si rallegrano qui, senza timore.”

  47 	avendo così elogiato il Mahādeva, il ṛṣi inchinandosi disse:
     	“ o beato, per tua grazia che il mio tapas non vada perduto.”

  48 	allora il dio con animo lieto, di nuovo al ṛṣi diceva:
     	“ il tuo tapas o savio per mia grazia crescerà di mille volte,
     	e io risiederò con te nel tuo āśrama per sempre,

  49 	e l'uomo che mi veneri in questo tīrtha saptasārasvata,
     	non avrà nulla di inottenibile quaggiù, e nell'aldilà
     	costoro otterranno senza dubbio il mondo della Sarasvatī.”

  50 	questa è la vicenda di Maṅkaṇaka dal molteplice splendore,
     	egli era un figlio generato da Mātariśvan con sua moglie Sukanyā.
     


                              XXXVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	risiedendo là Rāma, onorando gli abitanti dell'āśrama,
     	allora compiva un grande piacere a Maṅkaṇaka, l'armato del vomere,

   2 	e dati doni ai ri-nati, e risiedendovi per una notte,
     	onorato dalle schiere dei muni, l'armato dell'aratro alzatosi all'alba,

   3 	col consenso di tutti i muni, spruzzandosi di acqua o bhārata,
     	il fortissimo Rāma partiva rapido in cerca di tīrtha,

   4 	e l'armato del vomere giungeva al tīrtha di Uśanas,
     	chiamato kapālamocana, dove si liberava il grande muni

   5 	Mahodara dalla grande testa o re, che stava nel suo grembo
     	la testa di un rākṣasa o grande re, tagliata un tempo da Rāma,

   6 	e là un tempo fu praticato il tapas da Kāvya grandissima anima,
     	in questo luogo l'intera scienza del grand'anima, si produceva,
     	e stando qui egli meditava sulla guerra di daitya e dānava,

   7 	Baladeva raggiunto questo supremo tra i migliori tīrtha o re,
     	seondo le regole dava il vitto ai brahmani grandi anime.

   8 	Janamejaya disse:
     	“ in che modo o brahmano, quel grande muni a kapālamocana,
     	si liberava? e in che modo quella testa aderiva a lui, e per quale motivo?”

   9 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	un tempo, mentre il grand'anima discendente di Raghu, nella selva daṇḍaka
     	risiedeva o tigre fra i re, uccideva dei rākṣasa,

  10 	e a janasthāna, la testa di un malvagio rākṣasa tagliata
     	da una freccia a rasoio dai bordi affilati, cadeva nella grande foresta,

  11 	e per caso si attaccava al grembo di Mahodara,
     	mentre si aggirava nella selva o re, e lacerandolo appariva l'osso,

  12 	con quella attaccata allora quel ri-nato dalla grande saggezza,
     	non poteva recarsi ai tīrtha e ai santuari,

  13 	quel grande muni preso dal dolore per la putredine che ne usciva,
     	si recava a tutti i tīrtha sulla terra, cosi abbiamo udito,

  14 	e andato a tutti i fiumi e ai mari quel grande asceta,
     	raccontava ogni cosa ai ṛṣi grandi dall'anima formata,

  15 	e bagnatosi in tutti i tīrtha non riusciva a liberarsi,
     	quell'Indra dei savi, ascoltava le parole dei grandi ṛṣi,

  16 	che parlavano del supremo tīrtha di Uśanas sulla Sarasvatī,
     	che eliminava tutti i mali, ed era supremo luogo di perfezione,

  17 	raggiunto dunque là quel tīrtha di Uśanas il ri-nato,
     	quindi nel tīrtha di Uśanas si bagnava allora,
     	e la testa liberando il suo muoversi, cadeva nell'acqua allora,

  18 	quindi libero dal dolore o re, quell'anima pura tolta ogni pena, 
     	tornava al suo āśrama, felice Mahodara avendo ottenuto il suo scopo,

  19 	giunto al santo āśrama, ormai liberato il grande asceta,
     	raccontava ogni cosa ai ṛṣi dall'anima compiuta,

  20 	questi udendo le sue parole, a quel tīrtha o onorevole,
     	tutti insieme diedero il nome di kopālamocana,

  21 	e là il mādhava dati molti doni, e onorati i savi,
     	si recava il principe vṛṣṇi allora all'āśrama di Ruṣaṅgu,

  22 	dove Ārṣṭiṣeṇa praticava un fiero tapas o bhārata,  
     	e là il grande muni Viśvāmitra otteneva di divenir brahmano,

  23 	poi l'armato del vomere glorioso, accompagnato da brahmani,
     	si recava dove Ruṣaṅgu abbandonava il suo corpo o re dei re,

  24 	l'anziano brahmano Ruṣaṅgu, dal perenne tapas o bhārata,
     	con ferma mente, avendo a lungo molte volte pensato di lasciare il corpo,

  25 	prendendo tutti i suoi figli, il grande asceta
     	Ruṣaṅgu diceva loro allora:” portatemi al pṛthūdaka.”

  26 	quei ricchi in tapas sapendo che Ruṣaṅgu era molto vecchio,
     	portarono quel ricco in tapas al tīrtha della Sarasvatī,

  27 	fu condotto dunque dai figli quel saggio alla Sarasvatī,
     	santa, dotata di cento tīrha, e frequentata da schiere di savi,

  28 	e là quel grandissimo asceta o re, bagnatosi secondo le regole,
     	conoscendo le qualità del tīrtha quel supremo ṛşi questo diceva
     	felice o tigre fra gli uomini, avvicinandosi a tutti i figli: 

  29 	“ chi abbandoni il proprio corpo sulla riva settentrionale della Sarasvatī,
     	nel pṛthūdaka, intento alle recitazioni, non deve temere domani la morte.”

  30 	e là l'anima pia, l'armato del vomere, immergendosi e bagnandosi,
     	dopo aver dato molti doni ai savi, quel devoto dei brahmani, 

  31 	là dove il Grande-avo del mondo ha creato i mondi beati,
     	là dove Ārṣṭiṣeṇa, o kaurava, quel fermo nei voti, lo stato di brahmano,
     	con un grande tapas, otteneva quel supremo ṛṣi,

  32 	e dove il re e ṛṣi Sindhudvīpa, e il grande asceta Devāpi,
     	ottenne lo stato di brahmano, e dove lo ottenne anche il grande muni Viśvāmitra,
     	e il venerabile grande asceta Ugratejas, dal grande tapas,

  33 	in quel luogo si recava il forte e potente Balabhadra.
	(...)
 


                              XXXIX


   1 	Janamejaya disse:
     	“ in che modo il venerabile Ārṣṭiṣeṇa praticava il suo grande tapas?
     	e in che modo Sindhudvīpa, otteneva lo stato di brahmano?

   2 	e in che modo pure Devāpi o brahmano, e il supremo Viśvāmitra?
     	questo o venerabile raccontami, io ne ho grandissima curiosità.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	un tempo nel kṛtayuga o re, Ārṣṭiṣeṇa il supremo ri-nato,
     	abitava sempre nella famiglia del guru, intento allo studio,

   4 	risiedendo dunque sempre nella famiglia del guru o re,
     	non aveva però alcuna acquisizione di scienza e dei veda o signore di popoli,

   5 	depresso allora o re, il grande asceta praticava il tapas,
     	quindi con quel tapas, ottenuti i supremi veda,

   6 	il sapiente supremo ṛṣi, possedendo i veda, e pure perfezionato
     	quel grandissimo asceta in quel tīrtha concedeva tre doni:

   7 	“ l'uomo che in questo tīrtha della grande fiumana, da oggi in poi,
     	si bagni otterrà, interamente il frutto dell'aśvamedha,

   8 	da oggi in poi, non dovrà aver timore di alcuna belva,
     	e anche con un piccolo impegno otterrà l'intero frutto del suo sforzo,

   9 	ciò detto quello splendidissimo muni volava al terzo cielo,
     	così divenne un siddha il venerabile e potente Ārṣṭiṣeṇa,

  10 	allora in quel tīrtha il potente Sindhudvīpa,
     	e Devāpi o grande re, i due ottennero il grande stato di brahmani,

  11 	quindi il nipote di Kuśika, sempre nel tapas, coi sensi domati,
     	con un severissimo tapas, otteneva lo stato di brahmano,

  12 	vi era un grande kṣatriya di nome Gādhi, celebre sulla terra,
     	suo figlio o re, era il potente Viśvāmitra,

  13 	il re figlio di Kuśika o caro, divenne dunque un grande yogin,
     	e quel grande asceta consacrando il figlio Viśvāmitra,

  14 	pose mente all'abbandono del corpo, e le genti gli dicevano inchinandosi:
     	“ non devi andar via o grande saggio, devi proteggerci dai grandi pericoli.”

  15 	così richiesto, rispondeva quindi Gādhi allora:
     	“ dell'intero universo sarà il protettore mio figlio.”

  16 	ciò detto allora Gādhi, avendo installato Viśvāmitra,
     	volava al terzo cielo o re, e Viśvāmitra divenne il sovrano,
     	ma non era capace pur sforzandosi di proteggere la terra,

  17 	udiva dunque il re di un grande pericolo da parte dei rākṣasa,
     	e usciva allora dalla città con un esercito completo dei quattro generi,

  18 	compiendo un lunga strada, giungeva all'āśrama di Vasiṣṭha,
     	e là i suoi soldati compirono o re, molte cattive azioni,

  19 	quindi il venerabibe brahmano Vasiṣṭha, ritornava all'āśrama,
     	e vedeva allora l'intera grande foresta devastata,

  20 	da ciò infuriato o grande re, il supremo muni Vasiṣṭha,
     	diceva alla sua vacca:” emetti dei terribili śabara!”

  21 	acconsentendo, la vacca emetteva degli uomini di terribile aspetto,
     	e questi assalendo l'esercito lo disperdevano in ogni luogo,

  22 	vedendo il fuga le sue truppe, Viśvāmitra il figlio di Gādhi,
     	pensando superiore il tapas, pose mente allora al tapas,

  23 	e concentratosi in questo supremo tīrtha della Sarasvatī,
     	con astinenze e digiuni, tormentava il proprio corpo,

  24 	nutrendosi di acqua, di vento, e di foglie, viveva egli,
     	e giacendo sul nudo suolo, e in ciascuna delle altre astinenze,

  25 	spesso gli dèi tentavano di rompere il suo voto,
     	ma la mente del grand'anima non si allontanava mai dal controllo,

  26 	quindi con supremo sforzo praticato molti tipi di tapas,
     	divenne il figlio di Gādhi simile al sole per splendore,

  27 	e il Grande-avo a Viśvāmitra intento in quel tapas,
     	considerava di dare una grazia, il dio benefattore di grande splendore,

  28 	ed egli scelse questo dono o re: “che io sia un brahmano.”
     	e disse di si allora Brahmā il Grande-avo di tutti i mondi,

  29 	quel gloriosissimo, acquisito lo stato di brahmano col suo fiero tapas,
     	si aggirava per l'intera terra come un dio che agisce a piacere,

  30 	in questo supremo tīrtha Rāma offriva varie ricchezze,
     	e vacche, latte, e veicoli e giacigli,

  31 	quindi vestimenti, ornamenti, cibo, e sublimi bevande,
     	donava felice o re, onorando i migliori ri-nati,

  32 	e si recava allora Rāma o re, vicino all'āśrama di Baka,
     	dove Baka figlio di Dalbha praticò un fiero tapas così si dice.
     


                              XL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il rampollo di Yadu, si recava in un luogo pieno di brahmani,
     	dove Baka figlio di Dalbha o re, dal grandissimo tapas, per aver degli animali
     	sacrificava come offerta il regno di Dhṛtarāṣṭra figlio di Vicitravīrya,

   2 	con un terribile tapas egli tormentava il suo corpo,
     	soverchiato da una grande collera, quel potente dall'anima pia,

   3 	un tempo tra gli abitanti della naimiṣa, in un sattra di dodici anni,
     	impegnati, alla fine del rito viśvajit, i ṛṣi si recarono dai pāñcāla,

   4 	e là quei saggi, sollecitavano il re per aver come dakṣiṇa,
     	ventuno vitelloni dotati di forza e senza malattie,

   5 	e l'anziano Baka diceva a loro: “ dividedevi questi animali,
     	lasciandovi questi animali, io ne chiederò al grande sovrano.”

   6 	ciò detto, allora o re, a tutti quei ṛṣi, quel potente,
     	supremo brahmano si recava al palazzo di Dhṛtarāṣṭra,

   7 	giunto alla presenza del sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	il figlio di Dalbha chiedeva degli animali, ma egli adirato diceva,

   8 	avendo viste morte per caso delle vacche, quel supremo sovrano:
     	“ conduci rapido queste bestie o sedicente brahmano, se lo vuoi.”

   9 	il ṛṣi sapiente del dharma udite quelle parole, allora pensava:
     	“ oh dunque sono apostrofato con offensive parole nell'assemblea.”

  10 	e avendo ciò a lungo pensato, il supremo brahmano pieno di collera,
     	pose mente alla distruzione di Dhṛtarāṣṭra protettore della terra,

  11 	e tagliando le carni di quelle bestie morte, il supremo brahmano,
     	a quel tempo sacrificava offrendo il regno del sovrano Dhṛtarāṣṭra,

  12 	coprendo il tīrtha della Sarasvatī, e acceso un fuoco,
     	Baka il figlio di Dalbha o grande re, saldo in supremo controllo,
     	con quelle carni quel grande asceta sacrificava il regno del re,

  13 	mentre quel sattra si svolgeva regolarmente ma terribile,
     	andava distrutto allora il regno di Dhṛtarāṣṭra o principe,

  14 	come una foresta infinita tagliata dalla scure o illustre,
     	diviene distrutta e abbattuta e priva di vita,

  15 	veduto abbattuto il regno quel sovrano di uomini,
     	divenne tristissimo o re, e pensava allora quel potente

  16 	e faceva quanto poteva per liberarlo assieme ai brahmani a quel tempo,
     	quindi il principe era depresso e anche quei savi o sovrano,

  17 	e quando non riusciva a liberare il suo regno o sovrano,
     	allora chiedeva a dei savi assistenti o Janamejaya,

  18 	allora i savi assistenti gli dissero: “con gli animali da te offeso,
     	il muni Baka con quelle carni ha sacrificato il tuo regno, 

  19 	e da lui offerto come oblazione, allora v'è questa grande distruzione del regno,
     	questà è l'azione con cui hai compiuto una grande offesa all'asceta, 
     	nel bosco delle acque della Sarasvatī, o principe chiedi il suo perdono.”

  20 	allora giunto alla Sarasvatī, il re diceva a Baka,
     	inchinando la testa a terra e a mani giunte o toro dei bhārata:

  21 	“ nella tua grazia o venerabile perdona la mia offesa,
     	fatta per stupidità da me senza pensare, mentre ero confuso e abbattuto,
     	tu che sei il rifugio, e il protettore, devi farmi questa grazia.”

  22 	quindi così piangente, con l'animo rapito dal dolore,
     	vedendolo gli nacque la pietà, e liberava quel regno,

  23 	il ṛṣi divenne a lui favorevole, abbandonando la sua furia,
     	e per liberare il suo regno, celebrava di nuovo un rito sacrificale,

  24 	avendo liberato il regno, accettando allora molti animali,
     	con animo lieto tornava alla foresta naimiṣa,

  25 	e pure Dhṛtarāṣṭra anima pia, recuperata la vita quel grande saggio,
     	quel re tornava alla sua città in grande prosperità,

  26 	là in quel tīrtha o grande re, il sapiente Bṛhaspati, 
     	per la distruzione degli asura e la sopravivenza degli abitanti del cielo,

  27 	con delle carni celebrava l'oblazione e gli asura ne furono distrutti,
     	e dagli dèi in cerca di vittoria furono messi in rotta sul campo,

  28 	e là quel gloriosissimo, secondo le regole ai brahmani dava
     	cavalli, elefanti e carri trainati da muli, 

  29 	e gemme di grande pregio, e ricchezze e grano in abbondanza,
     	quel grandi-braccia si recava al tīrtha di Yayāti o signore della terra,

  30 	dove nel sacrificio di Yayāti o grande re, la Sarasvatī,
     	burro e latte produceva per il grand'anima figlio di Nahuṣa,

  31 	e là avendo sacrificato il sovrano Yayāti tigre fra gli uomini,
     	felice saliva al cielo e ottenne moltissimi mondi,

  32 	e dove sacrificava Yayāti o re, la Sarasvatī,
     	creandoli donava ogni cosa voluta ai brahmani grandi anime,

  33 	e ciascuno di quei savi, ottenne quanto egli desiderava,
     	e in ogni parte la migliore delle fiumane, creava moltissimi succhi,

  34 	là gli dèi, assieme ai gandharva, erano lieti di quanto avuto dal sacrificio,
     	e meravigliati gli uomini era vedendo quanto prodotto dal sacrificio,

  35 	saldo nel grande dharma, il grand'anima dalla palma per insegna, dall'anima compiuta,
     	sempre con grandi doni, con salda e vinta anima si recava al vasiṣṭhāpavāha dalla terribile corrente.
     


                              XLI


   1 	Janamejaya disse:
     	“ perché il vasiṣṭhāpavāha ha una terribile corrente?
     	per quale motivo la migliore fiumana, trasportava quel ṛṣi?

   2 	e chi era il suo nemico? e per quale motivo o potente?
     	così richiesto dimmelo o grande saggio, io non mi sazio di questi racconti.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	tra Viśvāmitra e il ṛṣi Vasiṣṭha o bhārata,
     	vi era una forte inimicizia o re, dovuta alla grande emulazione nel tapas,

   4 	il grande āśrama di Vasiṣṭha era allo sthāṇutīrtha,
     	e di fronte ad ovest vi era quello del saggio Viśvāmitra,

   5 	laddove Sthāṇu o grande re praticava un grandissimo tapas,
     	e le cui imprese là i saggi dicono terribili,  

   6 	laddove il beato Sthāṇu sacrificando e venerando la Sarasvatī,
     	stabiliva quel tīrtha che si chiama sthāṇutīrtha o potente,

   7 	là tutti i celesti consacrarono Skanda o signore di uomini,
     	come comandante supremo dell'esercito per la distruzione dei nemici degli dèi,

   8 	in quel tīrtha della Sarasvatī, come il grande muni Viśvāmitra,
     	smuovesse Vasiṣṭha dal suo fiero tapas, ascolta ora,

   9 	Viśvāmitra e Vasiṣṭha, di giorno in giorno o bhārata,
     	facevano una fiera competizione compiendo il tapas quei due ricchi in tapas,

  10 	là il grande muni Viśvāmitra pur compiendo un superiore tapas,
     	vedendo lo splendore di Vasiṣṭha, cadeva in pensieri,
     	questa era l'opinione di quel saggio sempre nel dharma:

  11 	“la Sarasvatī rapida porterà alla mia presenza con violenza,
     	quel ricco in tapas, di Vasiṣṭha, il migliore degli oranti, 
     	e giunto qui quel migliore dei ri-nati, io certamente lo ucciderò.”

  12 	così avendo deciso il venerabile grande muni Viśvāmitra,
     	si poneva nella mente la migliore fiumana, con gli occhi rossi di collera,

  13 	pensata da quel muni, ella cadeva in confusione,
     	quella divina sapeva che lui era potentissimo e di grande ira,

  14 	quindi, davanti a lui lamentandosi, pallida e mani giunte,
     	se ne stava la Sarasvatī davanti al supremo muni Viśvāmitra,

  15 	come una donna col marito ucciso, ella era violentemente addolorata:
     	“ dimmi cosa devo fare.” diceva al supremo muni,

  16 	e il muni furente le diceva: “ rapida conduci qui Vasiṣṭha,
     	affinché io ora lo uccida.” udito ciò, la fiumana ne era agitata,

  17 	e quindi messasi a mani giunte con i suoi occhi simili a loti,
     	tremava come un un verdeggiante rampicante agitato dal vento,

  18 	ma vedendola in tal modo, piangente e a mani giunte,
     	Viśvāmitra le diceva infuriato: “ conducimi rapida Vasiṣṭha!”

  19 	allora spaventata, la migliore fiumama pensava o bhārata,
     	spaventata dalle maledizioni di entrambi, su come dunque agire,

  20 	ella avvicinando Vasiṣṭha, lo informava dello scopo,
     	per cui la migliore fiumana era stata richiesta dal saggio Viśvāmitra,

  21 	e spaventata dalle maledizioni di entrami, piangeva in continuazione,
     	pensando alla grande maledizione, era fortemente terrorizzata dei ṛṣi,

  22 	vedendola triste, pallida e immersa nei pensieri,
     	le diceva o re, l'anima pia Vasiṣṭha, il migliore dei bipedi:

  23 	“salva te stessa o migliore dei rivi, portami là con rapido corso,
     	Viśvāmitra potrebbe maledirti, non avere esitazione.”

  24 	udite le parole di quel misericordioso, la fiumana,
     	pensava o kaurava, a cosa fosse ben fatta,

  25 	e un pensiero sorgeva ad essa: “ Vasiṣṭha, di me grandemente
     	ha sempre avuta compassione, devo compiere dunque il suo bene.”

  26 	quindi sulla propria riva scorgendo il supremo ṛṣi
     	nipote di Kuśika che pregando sacrificava, la Sarasvatī allora pensava:

  27 	“ questa è la mia opportunità.” così la migliore dei rivi,
     	quella fiumana spazzava la riva con la propria corrente,

  28 	e spazzando la riva il discendente di Mitra e Varuṇa veniva portato via,
     	e mentre veniva trasportato o re allora elogiava la Sarasvatī:

  29 	“ dal lago del Grande-avo, tu sei sorta o Sarasvatī,
     	coprendo questo intero mondo con le tue supreme acque,

  30 	tu voli nel cielo o dea, e scarichi le tue acque nelle nuvole,
     	tu sei tutte le acque, e da te noi abbiamo il pensiero,

  31 	tu sei Puṣṭi, e Dyuti, Kīrti, Siddhi, e Umā, tu sei la prosperità,
     	tu la dea della parola, tu Svāhā, in te è deposto l'universo,
     	tu abiti quaggiù in tutti gli esseri dei quattro generi.”

  32 	così elogiata la Sarasvatī o re, da quel grande ṛṣi,
     	con forza trasportava il savio verso l'āśrama di Viśvāmitra,
     	e consegnava il muni immediatamente a Viśvāmitra,

  33 	vedendolo condotto là dalla Sarasvatī, pieno di collera,
     	cercava allora un'arma per uccidere Vasiṣṭha,

  34 	la fiumana vedendolo furente, per paura dell'uccisione di un brahmano,
     	senza pause trasportava Vasiṣṭha sulla parte orientale,
     	compiendo le parole di entrambi, e ingannando il figlio di Gādhi,

  35 	allora vedendo portato via il supremo ṛṣi Vasiṣṭha,
     	lo sdegnato Viśvāmitra allora infuriato diceva:

  36 	“ affinché tu o migliore delle fiumane, non vada a ingannarmi di nuovo,
     	trasporta del sangue o divina, apprezzato da un re rakṣas.”

  37 	allora la Sarasvatī maledetta dal sapiente Viśvāmitra,
     	portava allora dell'acqua mista a sangue per un anno,

  38 	quindi i ṛṣi e gli dèi, i gandharva e le apsaras 
     	vedendo così la Sarasvatī, divennero fortemente addolorati,

  39 	e così quel luogo fu chiamato al mondo Vasiṣṭhāpavāha o signore di genti,
     	e di nuovo la migliore delle fiumane tornava al suo normale corso.
     


                              XLII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ella maledetta dal furente e sapiente Viśvāmitra,
     	in quel bellissimo supremo tīrtha trasportava quel sangue,

   2 	e allora là giungevano o re, i rākṣasa o bhārata,
     	e tutti là bevendo quel sangue felicemente vi stavano,

   3 	supremamente soddisfatti da ciò, felici, privi di ansia,
     	danzavano e ridevano, come se fossero andati in paradiso,

   4 	dopo qualche tempo però i ṛṣi assieme agli asceti,
     	in pellegrinaggio al tīrtha sulla Sarasvatī giungevano o signore della terra,

   5 	e bagnatisi in tutti i tīrtha, quei tori fra i muni,
     	avendone ottenuta suprema gioia, quei sapienti bramosi di tapas,
     	si recarono allora o re, al tīrtha di cui sopra,

   6 	quindi giunti quei gloriosi al terribile tīrtha allora,
     	vedendo l'acqua della Sarasvatī piena di sangue,
     	che era bevuta da molti rākṣasa o migliore dei sovrani,

   7 	e veduti quei rākṣasa o re, quei muni dai saldi voti,
     	compirono un supremo sforzo per liberare la Sarasvatī,

   8 	tutti questi gloriosi dai grandi voti riunendosi,
     	invocando la migliore delle fiumane, queste parole le dicevano:

   9 	“ dicci il motivo o divina, per il quale hai tu quest'acqua,
     	divenuta mescolata, e udendo ciò vi porremo rimedio.”

  10 	ella allora tremando raccontava tutto come era accaduto,
     	e vedendola così addolorata, le dicevano quei ricchi in tapas:

  11 	“abbiamo udito il motivo, abbiamo udito della maledizione o senza-macchia,
     	quindi tutti questi ricchi in tapas compiranno quanto è necessario.”

  12 	detto questo alla migliore fiumana, essi si dicevano tra loro:
     	“ liberiamo dunque tutti noi la Sarasvatī da questa maledizione.”

  13 	alle loro parole tornata alla propria condizione la Sarasvatī,
     	si vide colle acque pure come era stata prima,
     	e liberata la migliore delle fiumane, appariva come era stata prima,

  14 	vedendo l'acqua della Sarasvatī, cosi compiuta da quei muni,
     	a mani giunte allora o re, i rākṣasa, afflitti dalla fame,
     	dicevano ripetutamente a tutti quei muni misericordiosi:

  15 	“noi siamo affamati e perennemente privati del dharma,
     	né in noi vi è spontaneo desiderio di compiere il male,

  16 	senza il vostro favore e per le nostre malvage azioni,
     	questa situazione è cresciuta in noi, finché siamo diventati dei brahmarākṣasa,

  17 	così i vaiśya, gli śūdra e pure gli kṣatriya che
     	portano odio ai brahmani, diventano quaggiù dei rākṣasa,

  18 	e quei viventi che offendono il maestro, il sacerdote, 
     	il guru o le persone anziane, questi divengono quaggiù dei rākṣasa,
     	e tutto questo aumenta per le colpe sessuali di cattive donne,

  19 	abbiate compassione di noi quaggiù o supremi ri-nati,
     	voi siete in grado di conquistare anche tutti i mondi.”

  20 	i muni avendo udite le loro parole, elogiavano la grande fiumana,
     	e per la liberazione di quei rakṣas, dicevano quei pii asceti:

  21 	" il cibo impuro per insetti e per uno starnuto, o che sia rimasto in bocca,
     	o che sia mescolato per capelli, impuro e disturbato,
     	o toccato dai cani, questo cibo sia destinato quaggiù ai rākṣasa,

  22 	perciò questo conoscendo il sapiente, rifiuti questi cibi,
     	consuma cibo per i rakṣas chi si nutre di un tale cibo.”

  23 	avendo così purificato quel tīrtha, quei ṛṣi ricchi in tapas,
     	per la liberazione dei rākṣasa, incitavano la fiumana,

  24 	e conosciute le intenzioni di quei grandi ṛṣi, allora la migliore dei rivi,
     	trasformava sé stessa nella fiumana Aruṇā o toro fra gli uomini,

  25 	e in questa i rākṣasa bagnandosi, lasciati i corpi andarono in cielo,
     	e nell'Aruṇā o grande re ci si libera dal brahmanicidio,

  26 	e questa cosa sapendo il re degli dèi il Cento-riti,
     	in questo eccellente tīrtha bagnandosi, si liberava dal suo peccato.

  27 	Janamejaya disse:
     	“ per quale motivo il beato Śakra cadde nel brahmanicidio?
     	e come avvenne che bagnandosi in quel tīrtha si liberava dal peccato?”

  28 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascolta questa storia come si svolse o signore di genti,
     	come ruppe il patto con Namuci un tempo il Vāsava,

  29 	Namuci timoroso del Vāsava, si rifugiava nei raggi del sole,
      	Indra faceva amicizia con lui, e gli dichiarava questo patto:

  30 	“ né con cosa umida o secca, né di notte, né di giorno,
     	io ti colpirò o migliore degli asura, questo in verità ti giuro o amico.”

  31 	fatto questo patto, e prodotta una nebbia il signore
     	dei vasu gli tagliava la testa o re, con la schiuma delle acque,

  32 	ma la testa recisa di Namuci inseguiva da presso Śakra,
     	gridando davanti a Śakra: “ o malvagio tu sei un uccisore di amici!”

  33 	e così da quella testa continuamente importunato,
     	tormentato, tutto ciò rivelava al Grande-avo,

  34 	e il guru del mondo gli diceva: “nell'Aruṇā secondo le regole,
     	sacrificando bagnati o re degli dèi, essa toglie la colpa del brahmanicidio.”

  35 	così apstrofato egli nel bosco della Sarasvatī o Janamejaya,
     	sacrificando rettamente, l'uccisore di Bala, si bagnava nell'Aruṇā,

  36 	quindi libero dalla malvagia azione di aver ucciso un brahmano,
     	si recava con animo lieto, al terzo cielo il signore dei trenta dèi,

  37 	e pure la testa di Namuci, in quel luogo bagnandosi o bhārata,
     	raggiunse i perenni mondi di ogni desiderio o migliore dei re,

  38 	e là pure bagnandosi il grand'anima Baladeva, e dati vari doni a ciascuno,
     	ottenuto il supremo dharma con le sue nobili imprese, andava al grande tīrtha di Soma, 

  39 	dove Soma in persona celebrava un tempo il rājasūya, o re dei re,
     	il saggio Atri, il primo dei savi e grand'anima, era l'hotṛ in quel supremo rito,

  40 	alla fine del quale, vi fu un grande scontro di dānava, daitya e rākṣasa cogli dèi,
     	quello scontro dal nome di Tāraka fu fierissimo, e Skanda uccideva il famoso Tāraka,

  41 	e dove Mahāsena ottenne il comando dell'esercito degli dèi, compiendo la fine dei daitya,
     	e là Kārttikeya, Kumāra in persona risiede sempre dove c'e un grande fico.
     


                              XLIII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ della potenza della Sarasvatī tu mi hai parlato o migliore dei ri-nati,
     	ma tu mi devi raccontare o brahmano della consacrazione di Kumāra,

   2 	in quale momento e in quale luogo, e come fu o migliore dei parlanti,
     	da chi fu consacrato quel beato, e con quale rituale quel potente,

   3 	e come compiva Skanda la grande strage dei daitya,
     	tutto questo raccontami, io ne ho suprema curiosità.”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	questa tua curiosità è degna del continuatore dei kuru,
     	e ti procureranno gioia le mie parole o Janamejaya,

   5 	quindi io ti racconterò se tu mi ascolti o signore di genti,
     	della consacrazione di Kumāra, e della potenza di quel grand'anima,

   6 	un tempo il seme emesso dal Maheśvara cadeva nel fuoco,
     	ma il beato dio che tutto divora, non era in grado di bruciare l'indistruttibile seme,

   7 	e da quello grandemente splendente ne era l'acceso veicolo dell'offerta,
     	ma non poteva reggere quell'embrione fatto di splendore,

   8 	e raggiunta la Gaṅgā, per ordine di Brahmā, il potente,
     	vi depositava quel divino embrione splendido come il sole,

   9 	ma pure la Gaṅgā non essendo in grado di reggere l'embrione,
     	lo scaricava sul bel monte himavat venerato dagli immortali,

  10 	e là cresceva il figlio del fuoco coprendo i mondi,
     	con il suo splendore, e videro quell'embrione allora le pleiadi,

  11 	e tutte si avvicinarono al grand'anima, al signore figlio del fuoco, 
     	gridando: “ è mio.” quelle desiderose di aver prole, in quel cespuglio di canne,

  12 	e vedendo la loro natura di madri, il potente venerabile, 
     	con sei bocche beveva allora il latte dalle loro mammelle,

  13 	le pleiadi vedendo la potenza di quel fanciullo,
     	erano piene di suprema meraviglia le dee, nei loro corpi divini,

  14 	e là dove il beato fu lasciato dalla Gaṅgā sulla cima del monte, 
     	nasceva una roccia completamente d'oro o migliore dei kuru,

  15 	la terra era illuminata da quel bimbo che cresceva,
     	e da allora tutti i monti divennero pieni d'oro,

  16 	e quel fanciullo dal grande valore fu noto col nome di Kārttikeya, 
     	e prima era Gāṅgeya, quel dotato di grande yoga,

  17 	il dio dotato di valore e di tapas,
     	grandemente cresceva o re di re, bellissimo come la luna,

  18 	in quel divino boschetto di canne, d'oro soffuso di bellezza,
     	egli giaceva lodato da gandharva e dai muni,

  19 	e attorno a lui danzavano fanciulle divine a migliaia,
     	esperte di danze e di musiche divine, lo lodavano bellissime a vedersi,

  20 	e serviva il dio la fiumana Gaṅgā, la migliore dei rivi,
     	e la terra lo reggeva assumendo un magnifico aspetto,

  21 	Bṛhaspati compiva la cerimonia della sua nascita,
     	e i veda nel loro quadruplice aspetto stavano in piedi a mani giunte,

  22 	la scienza dell'arco nelle quattro parti, l'insieme delle armi, col loro uso,
     	stavano attorno a lui e la sapiente dea del discorso in persona,

  23 	egli vide un giorno il dio degli dèi, il signore di Umā dal grande valore,
     	seduto assieme alla figlia del monte, circondato da centinaia di schiere di spiriti,

  24 	questi mucchi di schiere di spiriti, supremamente meravigliosi a vedersi,
     	erano deformi, di forme distorte, con orride insegne e ornamenti,

  25 	con facce di tigre, di leone, e d'orso, con zampe e bocche di gatto,
     	con musi e denti di toro, e altri con musi di elefante e di bufalo,

  26 	alcuni con muso di gufo, altri simili a rane o ad avvoltoi,
     	e pure com musi di antilope, di piccione, di falco pescatore

  27 	e altri qua e là portando corpi simili a poscospini, 
     	a istrici, a iguane, ad asini, a capre, a bovidi,

  28 	alcuni simili a monti o a nuvole, armati di dischi fiammeggianti e di mazze,
     	alcuni simile a masse di colline, e alcuni simili a bianchi monti,

  29 	e le schiere delle sette madri là erano giunte o signore di popoli,
     	i sādhya, i viśvedeva, i marut, i vasu, e pure i mani,

  30 	e i siddha preceduti dai rudra, serpenti, dānava e uccelli,
     	e Brahmā il beato Nato-da-sé, coi suoi figli e assieme a Viṣṇu,

  31 	e pure Śakra giungeva a vedere l'incrollabile, il migliore dei fanciulli,
     	e i supremi dèi e i gandharva e con Nārada alla loro testa

  32 	i ṛṣi divini, i siddha, con Bṛhaspati alla loro testa,
     	e le divinità di nome Ṛbhu, benefattori degli dèi,
     	e pure là giungevano gli yāma e tutti i dhāma,

  33 	e pure il beato fanciullo dotato della forza di un grande yoga,
     	si avvicinava al signore degli dèi, all'armato del pināka, col tridente in pugno,

  34 	e vedendolo avanzare, un pensiero entrava in Śiva,
     	e ugualmente nella figlia della montagna, in Gaṅgā e nel fuoco:

  35 	“ a chi dunque per primo quel fanciullo come al guru si avvicinerà?
     	ma a me verrà.” questo era il pensiero di tutti loro,

  36 	ed egli accorgendosi del desiderio di loro quattro,
     	simultaneamente, usando lo yoga, si divise in vari corpi, 

  37 	quindi in un istante divenne di quattro forme, il beato e potente
     	Skanda, Śakha, Viśakha, e Naigameya dietro a loro,

  38 	reso sé stesso dunque in quattro parti, il beato e potente,
     	verso Rudra allora si recava Skanda meraviglioso a vedersi,

  39 	Viśākha invece andava dove stava la divina figlia del re dei monti,
     	il beato Śākha andava in forma di Vāyu dal fuoco tesoro di splendore,
     	e Naigameya andava da Gaṅgā, quel fanciullo simile al fuoco,

  40 	tutti e quattro in corpi splendenti, con lo stesso aspetto,
     	volontariamente si avvicinarono a loro, e questo appariva un portento, 

  41 	grandissime urla vi erano tra dèi, dānava e rākṣasa,
     	vedendo quel grande portento, meraviglioso da far rizzare i capelli,

  42 	allora Rudra, la dea, il fuoco, assieme alla Gaṅgā,
     	tutti loro si inchinarono al Grande-avo, al signore dell'universo,

  43 	e inchinatesi tutti loro secondo le regole, o toro fra i re,
     	dicevano queste parole o re, per amore di Kārttikeya:

  44 	“ a questo fanciullo o venerabile, il comando supremo come desiderato,
     	devi concedere propriamente, per farci piacere.”

  45 	allora il beato, il saggio Grande-avo di tutti i mondi,
     	pensando nella sua mente: “ che cosa posso dargli?”

  46 	tutti i poteri di dèi, gandharva e rākṣasa,
     	e di tutti gli spiriti, yakṣa, e uccelli, e dei serpenti,

  47 	quanto prima aveva stabilito alle moltitudini di quelle grandi anime,
     	un uguale misura di sovranità quel grande intelletto pensava di dargli,

  48 	quindi pensatoci un momento, saldo nel meglio per gli dèi,
     	gli conferiva il comando dell'esercito, su tutti gli esseri o bhārata,

  49 	e quelli che erano conosciuti come re di tutte le schiere divine,
     	il Grande-avo di tutti gli esseri, tutti loro metteva ai suoi ordini, 

  50 	allora gli dèi con Brahmā in testa, prendendo quel giovane,
     	per consacrarlo andarono tutti insieme al re dei monti,

  51 	e alla sacra dea figlia di Himavat, Sarasvatī, la migliore dei rivi,
     	che nei tre mondi e famosa, nel luogo chiamato samantapañcaka,

  52 	e là sulla sacra sponda della Sarasvatī, dotata di ogni qualità,
     	si stabilirono tutte le schiere di dèi e gandharva, con animo soddisfatto.
     	


                              XLIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi preparate tutte le cose necessarie alla consacrazione, secondo gli śāstra,
     	Bṛhaspati, acceso il fuoco vi sacrificava il burro secondo le regole,

   2 	egli si sedette su un divino e supremo seggio,
     	pieno di divine gemme, abbellito dalle migliori perle e fornito da Himavat,

   3 	le schiere degli dèi preso il materiale per la consacrazione,
     	dopo averlo sacralizzato coi giusti mantra e con tutte le cose favorevoli,

   4 	i due valorosi Indra e Viṣṇu, e il sole e il dio luna,
     	Dhātṛ, e Vidhātṛ, il vento e il fuoco,

   5 	assieme a Pūṣan, Bhaga, Aryaman, Aṁśa e a Vivasvat,
     	e a Mitra e Varuṇa, l'intelligente Rudra, 

   6 	circondato dai rudra, dai vasu, dagli āditya e dai due aśvin, quel potente,
     	assieme ai viśvedeva, ai marut, ai sādhya e ai mani,

   7 	con gandharva e apsaras, con yakṣa, rākṣasa e serpenti,
     	con gli innumerevoli ṛṣi divini, e con i ṛṣi brahmani, 

   8 	coi vaikhānasa, i vālakhilya, coi mangia-vento, e i marīcipa,
     	coi bhṛguidi, e i discendenti di Aṅgiras e gli asceti grandi anime,
     	circondato da santi sapienti e da perfezionati nello yoga,

   9 	e il Grande-avo, Pulastya, e Pulaha grande asceta,
     	Aṅgiras, Kaśyapa, Atri, Marīci e Bhṛgu,

  10 	Kratu, Hara, Pracetas, e Manu e pure Dakṣa,
     	le stagioni, i pianeti, e le stelle o signore di popoli,

  11 	e i fiumi e i veda eterni, nei loro corpi,
     	e gli oceani, i laghi, e i vari tīrtha,
     	la terra, il cielo, le direzioni, e gli alberi o signore di genti,

  12 	Aditi la madre degli dèi, Hrī, Śrī, Svāhā, e Sarasvatī,
     	Umā, Śacī, Sinīvālī, e Anumati, Kuhū,
     	e Rākā, e Dhiṣaṇā, e le altre mogli dei celesti,

  13 	Himavat, Vindhya, e il Meru dai moleplici picchi,
     	Airāvata, col suo seguito, Kalā, e pure Kāṣṭhā,
     	i mesi e le quindicine, le stagioni, il giorno e la notte o sovrano,

  14 	Uccaiḥśravas il migliore dei cavalli, e Vāmana il re degli elefanti,
     	Aruṇa e Garuḍa, e le piante assieme alle erbe,

  15 	e Dharma il beato dio, tutti insieme si riunirono,
     	Kāla, e Yama, e Mṛtyu, e quelli che sono il seguito di Yama,

  16 	e le varie schiere divine che per la loro abbondanza non sono nominate,
     	questi insieme giunsero di seguito per la consacrazione di Kumāra,

  17 	e allora tutti gli abitanti del cielo o re, presero,
     	gli strumenti della consacrazione, e tutte le benedizioni,

  18 	e con vasi d'oro pieni dei divini materiali o sovrano,
     	e con le divine e sante acque della Sarasvatī, dunque,

  19 	i celesti con grande gioia consacrarono Kumāra,
     	quel grand'anima terrore degli asura, capo dell'esercito, 

  20 	come un tempo o grande re, Brahmā il Grande-avo del mondo,
     	aveva consacrato Varuṇa come signore delle acque,
     	in compagnia di Kaśyapa e degli altri non menzionati,

  21 	a lui il potente Brahmā lieto, dava dei forti compagni veloci come il vento,
     	capaci di valore a volontà, perfezionati, e di grandi consigli,

  22 	Nandiṣeṇa, Lohitākṣa, e lo stimato Ghaṇṭākarṇa,
     	e il quarto suo compagno è chiamato Kumudamālin,

  23 	quindi Sthānu a Skanda dava un grande assistente di grande energia,
     	potente, armato a volontà di centinaia di magìe, 
     	e valoroso quanto voleva o re dei re, per la distruzione dei nemici celesti,

  24 	e lui nella guerra tra dèi e asura, uccideva con furia,
     	colle braccia quattordici milioni di daitya dalle terribili imprese,

  25 	poi gli dèi gli fornirono un esercito pieno di esseri nairṛta,
     	pronto a ditruggere i nemici degli dèi, invincibile, e di varie forme,

  26 	allora tutti gli dèi insieme al Vāsava, lanciarono grida di vittoria,
     	e pure i gandharva, gli yakṣa e i rakṣas, i muni e i mani,

  27 	Yama offriva due attendenti entrambi simili a Yama e a Kāla,
     	Unmātha e Pramātha, due valorosissimi di grande splendore,

  28 	e Subhrāja e Bhāskara, che sono due degli attendenti del sole,
     	questi due, il potente Sūrya lieto dava a Kārttikeya,

  29 	e simili ai picchi del monte kailāsa, con bianchi unguenti e ghirlande,
     	anche Soma dava due suoi attendenti, Maṇi e Sumaṇi,

  30 	il consuma-offerta a suo figlio dava Jvālājihva e Jyoti
     	due suoi prodi attendenti, distruttori di eserciti nemici,

  31 	e Parigha, Vaṭa, e Bhīma dalla grandissima forza,
     	e Dahati e Dahana, questi due formidabili e onorati eroi,
     	questi cinque attendenti, dava Aṁśa al saggio Skanda,

  32 	e Utkośa e Paṅkaja entrambi armati di fulmine,
     	il Vāsava uccisore di eroi nemici dava al figlio del fuoco,
     	questi due dati dal grande Indra uccisero in battaglia molti nemici,

  33 	e Cakra, Vikramaka, e il fortissimo Saṁkrama, 
     	questi tre attendenti dava a Skanda il gloriosissimo Viṣṇu,

  34 	e Vardhana, e Nandana, entrambi esperti di ogni scienza,
     	lieti davano a Skanda i due aśvin o toro dei bhārata,

  35 	e Kundana, Kusuma, e Kumuda, Ḍambara e Aḍambara,
     	diede il gloriosissimo Dhātṛ a quel grand'anima,

  36 	e Vakra e Anuvakra questi due forti, dal muso di ariete, di immensa forza,
     	eccellenti attendenti, dotati di grande māyā Tvaṣṭṛ diede a Skanda,

  37 	e Suvrata e Satyasaṁdha, queste due grandi anime dotati di tapas,
     	e di sapienza il potente Mitra dava a Kumāra,

  38 	bellissimi e benefici erano i due celebri nei tre mondi,
     	e Suprabha grand'anima, e Śubhakarman,
     	questi due celebri al mondo conferiva a Kārttikeya Vidhātṛ,

  39 	e Pālitaka e Kālika entrambi esperti di grande magìe,
     	questi due attendenti dava Pūṣan a Kārttikeya o bhārata,

  40 	e Bala e Atibala, fortissimi e dalle grandi facce,
     	conferiva Vāyu a Kārttikeya o toro dei bhārata,

  41 	e Ghasa e Atighasa, due fortissimi dal muso di pesce,
     	dava a Kārttikeya, Varuṇa dalle sincere promesse,

  42 	e il grand'anima Suvarcas, e anche Ativarcas,
     	Himavat li dava o re, al figlio del consuma-offerta,

  43 	e Kāñcana grand'anima, e Meghamalin, 
     	questi due attendenti dava il Meru al figlio di Agni o bhārata,

  44 	e altri due: Sthira e Atisthira, il Meru dava 
     	al grand'anima figlio di Agni, entrambi di grande forza e ardimento,

  45 	e Ucchrita e Atiśṛṅga, i due armati di grandi rocce,
     	entrambi attendenti divini, dava il monte Vindhya al figlio di Agni,

  46 	e Saṁgraha e Vigraha, i due armati di mazze, l'oceano 
     	dava al figlio di Agni, entrambi grandi assistenti,

  47 	Unmāda, e Puṣpadanta, e pure Śaṅkukarṇa,
     	concedeva al figlio di Agni, Pārvatī dal meraviglioso aspetto,

  48 	e Jaya e Mahājaya due nāga, al rampollo del fuoco,
     	forniva o tigre fra gli uomini, Vāsuki il sovrano dei serpenti,

  49 	e così i sādhya e i rudra, i vasu e i mani
     	i mari e i fiumi, e le fortissime montagne,

  50 	davano capi-schiera delle truppe, armati di tridenti e spiedi,
     	dotati di divine armi, e adornati di varie vesti,

  51 	ascolta o re, i nomi degli altri che erano le truppe di Skanda,
     	dotati di armi di vario tipo, con armature e ornamenti bellissimi:

  52 	Śaṅkukarṇa, Nikumbha, Padma, e Kumuda,
     	Ananta, Dvādaśabhuja, e Kṛṣṇa e Upakṛṣṇaka,

  53 	Droṇaśravas, Kapiskanda, Kāñcanākṣa, Jalaṁdhama,
     	Akṣasaṁtarjana o re, Kunadīka, Tamobhrakṛt,

  54 	Ekākṣa, Dvādaśākṣa, e il potente Ekajaṭa,
     	Saharsrabāhu, Vikaṭa, Vyāghrākṣa, Kṣitikampana,

  55 	Puṇyanāman, Sunāman, Suvaktra, Priyadarśaṇa,
     	Pariśruta, Kokanada, Priyamālyānulepana,

  56 	Ajodara, Gajaśiras, Skandhākṣa, Śatalocana,
     	Jvālājihva, Karāla, Sitakeśa, Jaṭin, Hari,

  57 	Caturdaṁṣṭra, Aṣṭajihva, Meghanāda, Pṛthuśravas,
     	Vidyudakṣa, Dhanurvaktra, Jaṭhara, Mārutāśana,

  58 	Udarākṣa, Jhaṣākṣa, Vajranābha, Vasuprabha,
     	Samudravega o re dei re, e pure Śailakampin, 

  59 	Putrameṣa, Pravāha, e Nanda e Upanandaka,
     	Dhūmra, Śveta, e Kaliṅga, Siddhārtha, e pure Varada,

  60 	Priyaka, e Nanda e Gonanda il potente,
     	Ānanda, Pramoda, Svastika, e pure Dhruvaka,

  61 	Kṣemavāpa, Sujāta, e Siddhayātra o bhārata,
     	Govraja, Kanakāpīḍa, Mahāpāriṣadeśvara,

  62 	Gāyana, e Hasana, Bāṇa, il valoroso khaḍga, 
     	Vaitālin, e Atitālin, e pure Katikava e Atika,

  63 	Haṁsaja, Paṅkadigdhāṅga, e Samudronmādana,
     	Raṇotkaṭa, Prahāsa, e Śvetaśīrṣa, Nandaka,

  64 	Kālakaṇṭha, Prabhāsa, e pure un altro Kumbhāṇḍaka,
     	Kālakākṣa, Sita, e pure Bhūtalonmathana,

  65 	Yajñavāha, Pravāha, e Devayājin, e Somapa,
     	e Sajāla, Mahātejas, Kratha e Krātha o bhārata,

  66 	Tuhana, e Tuhāna, e Citradeva il valoroso,
     	Madhura, Suprasāda, e il fortissimo Kirīṭin,

  67 	Vasana, Madhuvarṇa, e pure Kalaśodara,
     	Dhamanta, Manmathakara, e Sūcīvaktra il valoroso,

  68 	Śvetavaktra, Suvaktra, e Cāruvaktra, e Pāṇḍura,
     	Daṇḍabāhu, Subāhu, Rajas, e pure Kokilaka,

  69 	Acala, Kanakākṣa, e il potente Bālānamayika,
     	Saṁcāraka, Kokanada, Gṛdhravaktra, e Jamnuka,

  70 	Lohāśavaktra, Jaṭhara, Kumbhavaktra, e Kuṇḍaka,
     	Madgugrīva, Kṛṣṇaujas, Haṁsavaktra, e Candrabhās,

  71 	Pāṇikūrman, Śambūka, Pañcavaktra, e Śikṣaka,
     	e Cāṣavaktra, e Jambūka, Śākavaktra, e Kuṇḍaka,

  72 	queste grandi anime, concentrati nello yoga, affezionati ai brahmani,
     	grandi attendenti del Grande-avo, e grandi anime,
     	nel pieno della giovinezza, sia i fanciulli, che gli anziani o Janamejaya,

  73 	a migliaia questi attendenti servivano Kumāra,
     	con facce di quali tipi ora ascolta tu o Janamejaya,

  74 	con facce di tartaruga e gallo, con musi di gufo e di lepre,
     	con visi di asini e cammelli, e musi di cinghiali,

  75 	con facce umane o di pecore, con musi di sciacalli,
     	con visi di terribili coccodrilli, e con musi di focene,

  76 	e con facce di gatti e di lepri, con lunghi musi o bhārata,
     	con facce di mangusta e di gufi, e altri con musi di cane,

  77 	con musi di topo e di icneumone, con visi di pavone,
     	e altri con facce di ariete e di pesce, e con musi di capra e di bufalo,

  78 	e con musi di tigre e di toro, e di pantera e di leone,
     	e alcuni con terribili visi di elefante, e altri con musi di alligatore,

  79 	e con visi di uccelli rapaci, di altri volatili, e con musi di corvi e di lupi,
     	e altri con musi di vacca, di asino e di cammello, e di toro, e di tafano,

  80 	e con membra e zampe di grande fermezza, e con occhi come stelle o bhārata,
     	e altri con musi di piccione, e altri ancora con musi di bufali,

  81 	e altri con facce di cucù, e di falco, e di pernice,
     	e con musi di camaleonte, e portando ornamenti splendenti,

  82 	con musi di belve, con visi appuntiti, e violenti, con cento facce,
     	di serpi velenose, vestiti di corteccia, e portando nasi di vacca,

  83 	con larghi ventri, con magre o larghe membra, con magri ventri,
     	con corti colli, con grandi orecchi, con vari tipi di serpi per ornamenti,

  84 	con scudi di pelle di elefante, e vestiti di pelli di antilope nera,
     	con la bocca sulla schiena o grande re, o sul ventre,

  85 	con la bocca dietro, e sulle guance, e pure con la bocca di fianco,
     	molti con i visi sui fiamchi, e altri con le bocche in vari luoghi,

  86 	e altri ufficiali con bocche simili a quelle di insetti e cavallette,
     	e altri con bocche di varie bestie feroci, e dotati di molte braccia e teste,

  87 	alcuni con braccia simili a vari alberi, e altri con le teste sui lombi,
     	con musi di serpenti sinuosi, e abitanti in vari tipi di arbusti,

  88 	e alcuni con le membra coperte di stracci, e altri vestiti di corteccia,
     	vestiti di vesti varie, e altri vestiti di pelli,

  89 	con dei turbanti, o dei diademi, con colli a conchiglia, vigorosi,
     	con corone, con cinque crocchie in testa, con spesse criniere,

  90 	con tre crocchie, o con due, e altri con sette crocchie,
     	alcuni crestati, o coronati, e calvi e altri colla crocchia,

  91 	alcuni indossando belle ghirlande, e altri con cavità per bocche,
     	con indosso divini ornamenti e ghirlande, sempre gioiosi in guerra,

  92 	scuri, e con visi scarni, con lunghe schiene, privi di ventri,
     	e con forti dorsi, o minuscoli, con ventri e falli pendenti,

  93 	con grandi braccia, o minuscole, nani con piccole membra, 
     	gobbi, con lunghi fianchi, e altri con teste e orecchi di elefanti,

  94 	con proboscidi, con nasi di tartaruga, e altri con nasi di lupo,
     	con labbra pendenti, col lunghe lingue, terribili e colle facce in giù,

  95 	con grandi denti, o minuscoli, e altri con quattro zanne,
     	e altri simili a grandi elafanti, e terribili o re, a migliaia,

  96 	con corpi ben proporzionati, accesi di luce, ben adornati,
     	con occhi gialli, e orecchie a conchiglia, e con nasi adunchi o bhārata,

  97 	con denti larghi e con grandi denti, con robuste labbra, con i capelli fulvi,
     	con vari tipi di denti, labbra e piedi, e con vari tipi di mani e di teste,
     	vestiti di varie corazze, e parlando varie lingue o bhārata,

  98 	abili, conversando tra loro parlavano vari dialetti quel signori,
     	e felici si precipitavano quei grandi assistenti,

  99 	coi lunghi colli, con lunghi artigli, e lunghe braccia, teste, e piedi,
     	con occhi gialli, e con gole scure, e con orecchi pendenti o bhārata,

 100 	alcuni simile a ventri di lupo, altri simili a nero antimonio,
     	altri con membra bianche, colli rossi, e altri con occhi gialli,
     	molti in bianco e nero o re, e altri con bei colori o bhārata,

 101 	altri simili a pelo pressato, altri con strisce bianche e rosse,
     	altri di vari colori, e dorati, altri simili a pavoni,

 102 	ma ancora ascolta da me le armi menzionate di costoro,
     	e il modo di impugnare le armi fatto dal resto degli attendenti,

 103 	alcuni con in mano lacci alzati, con fiere bocche e fauci spalancate,
     	con larghi occhi, gole scure, e altri con braccia come spranghe,

 104 	con in mano dischi e śataghnī, e altri com clave in pugno,
     	con spiedi e spade in mano, erano giganteschi e fortissimi,

 105 	altri con mazze e bhuśuṇḍi in mano e altri con lance in pugno,
     	con spade e martelli in pugno, e con bastoni in mano o bhārata,

 106 	quelle grandi anime di grande sveltezza con varie e fiere armi,
     	erano fortissimi, e di grande energia, quei grandi assistenti,

 107 	e vedendo la consacrazione di Kumāra, felici quegli amanti di battaglie,
     	con le membra coperte da reti di campane, danzavano pieni di splendore,

 108 	questi e molti altri grandi assistenti o sovrano,
     	servivano il grand'anima e glorioso Kārttikeya,

 109 	questi principi celesti e del cielo intermedio simili a fuochi,
     	questi prodi che erano stati indicati dagli dèi, erano i seguaci di Skanda,

 110 	migliaia di miriadi di milioni erano siffatti,
     	e stavano attorno al grand'anima mentre era consacrato.
     


                              XLV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascolta o re, delle schiere delle madri che sono al seguito di Kumāra,
     	da me raccontate o valoroso, di queste distruttrici di schiere nemiche,

   2 	ascolta i nomi di queste gloriose madri o bhārata,
     	di queste nobildonne da cui i tre mondi di mobili e immobili sono pervasi,

   3 	Prabhāvatī, Viśālākṣī, Palitā, e Gonasī,
     	Śrīmatī, Bahulā, e pure Bahuputrikā,

   4 	Apsujātā, Gopālī, e Bṛhadambālikā,
     	Jayāvatī, Mālatikā, Dhruvaratnā, Bhayaṁkarī,

   5 	Vasudāmā, Sudāmā, Viśokā, e pure Nandinī,
     	Ekacūḍā, Mahācūḍā, e Cakranemi o bhārata,

   6 	Uttejanī, Jayatsenā, e Kamalākṣī, e Śobhanā,
     	Śatruṁjayā, e Krodhanā, Śalabhī, Kharī,

   7 	Mādhavī, Śubhavaktrā, e Tīrthanemi o bhārata,
     	Gītapriyā, Kalyāṇī, Kadrulā, e Amitāśanā,

   8 	Meghasvanā, Bhogavatī, e Subrū, Kanakāvatī,
     	Alātākṣī, Vīryavatī, e Vidyujjihvā o bhārata,

   9 	Padmāvatī, Sunakṣatrā, Kandarā, Bahuyojanā,
     	e Saṁtānikā o kauravia, e Kamalā, e Mahābalā,

  10 	Sudāmā, Bahudāmā, e Suprabhā, Yaśasvinī,
     	e Nṛtyapriyā o re dei re, Śatolūkhalamekhalā,

  11 	Śataghaṇṭā, Śatānandā, Bhaganandā, Bhāminī,
     	Vapuṣmatī, Candraśītā, e Bhadrakālī o bhārata,

  12 	Saṁkārikā, Niṣkuṭikā, Bhramā, Catvaravāsinī,
     	Sumaṅgalā, Svastimatī, Vṛddhikāmā, Jayapriyā,

  13 	Dhanadā, Suprasādā, e Bhavadā, Jaleśvarī,
     	Eḍī, Bheḍī, Sameḍī, e pure Vetālajananī,
     	Kaṇḍūti, Kālikā, e Devamitrā o bhārata,

  14 	Lambasī, e Ketakī, e Citrasenā e Balā,
     	kukkuṭikā, e Śaṅkhanikā, Jarjarikā o sovrano,

  15 	Kuṇḍārikā, Kokalikā, e Kaṇḍarā, Śatodarī,
     	Utkrāthinī, e Jareṇā, e Mahāvegā, Kaṅkaṇā,

  16 	Manojavā, Kaṇṭakinī, Praghasā, e anche Pūtanā,
     	Khaśayā, Curvyuṭi, Vāmā, Krośanatha, Taḍitprabhā,

  17 	e Maṇḍodarī, e Tuṇḍā, Koṭarā, Meghavāsinī,
     	Subhagā, Lambinī, Lambā, Vasucūḍā, Vikatthanī,

  18 	e Urdhvaveṇīdhara, Piṅgākṣī, Lohamekhalā,
     	Pṛthuvaktrā, Madhurikā, e pure Madhukumbhā,

  19 	Pakṣālikā, Manthanikā, Jarāyus, Jarjarānanā,
     	Khyātā, e Dahadahā, e pure Dhamadhamā o sovrano,

  20 	e Khaṇḍakhaṇḍā o re dei re, Pūṣaṇā, Maṇikuṇḍalā,
     	Amocā, o kauravya, e pure Lambapayodharā,

  21 	e Veṇuvīṇādharā, Piṅgākṣī, lohamekhalā,
     	Śaśolūkamukhī, Krṣṇā, Kharajaṅghā, Mahājavā,

  22 	Śiśumāramukhī, Śvetā, lohitākṣī, Vibhīṣaṇā,
     	Jaṭālikā, Kāmacarī, Dīrghajihva, Balotkaṭā,

  23 	Kāleḍikā, Vāmanikā, e Mukuṭā o bhārata,
     	Lohitākṣī, Mahākāyā, Haripiṇḍī, Bhūmipa,

  24 	Ekākṣarā, Sukusumā, e Kṛṣṇakarṇī o bhārata,
     	Kṣurakarṇī, Catuṣkarṇī, e anche Karṇaprāvaraṇa,

  25 	e Catuṣpathaniketā, Gokarṇi, Mahiṣānana,
     	Kharakarṇī, Mahākarṇī, Bherīsvanamahāsvanā,

  26 	e Śaṅkhakumbhasvanā, Bhaṅgadā, e Mahābalā,
     	Gaṇa, e Sugaṇa, e Abhītī, e pure Kāmadā,

  27 	Catuṣpatharatā, e Bhūtitīrthānyagocarā,
     	Paśudā, e Vittadā, e Sukhadā, Mahāyaśas,
     	Payodā, Gomahiṣadā, e Suviṣāṇā o bhārata,

  28 	Pratiṣṭhā, Supratiṣṭhā, Rocamānā, e Surocanā,
     	Gokarṇī, e Sukarṇī, Sasirā, e Stherikā,
     	Ekacakra, Megharavā, meghamālā, Virocanā,

  29 	queste e molte altre madri o toro dei bhārata,
     	sono le migliaia delle seguaci di Kārttikeya, di vario aspetto,

  30 	con lunghe unghie, con lunghi denti, con lunghi becchi o bhārata,
     	belle dritte, dolcissime, in pena giovinezza, ben adornate,

  31 	piene di grandezza, e con l'aspetto che vogliono,
     	con le membra magre, bianche, e simili all'oro,

  32 	e altre simili a scure nubi, o del color del fumo o toro dei bhārata,
     	alcune color del'alba, gloriosissime, con lunghi capelli, e bianche vesti,

  33 	con i capelli ritti in testa, cogli occhi gialli, con cinture pendenti,
     	con ventri pendenti, con orecchi pendenti, e con seni pendenti,

  34 	con occhi ramati, con i colori del rame, e altre con occhi gialli, 
     	benefiche, che si muovono a piacere, sempre compiaciute,

  35 	hanno la grande forza di Yama, di Rudra, e di Soma, di Kubera,
     	e di Varuṇa, e anche quella del grande Indra e di Agni o tormenta-nemici,

  36 	e pure quella di Vāyu, di Kumāra e di Brahmā o toro dei bhārata,
     	per bellezza sono simili alle apsaras, e per velocità al vento,

  37 	per la voce sono pari ai kokila, e in riccheza pari al dio della ricchezza,
     	per valore sono pari a Śakra, e in splendore pari al fuoco,

  38 	alcune abitano i crocicchi di alberi, altre hanno casa nei crocicchi di strade,
     	altre abitano nelle gole e in rocce nascoste, e altre in cascate rocciose,

  39 	portano vari tipi di ornamenti, e varie vesti e profumi,
     	e varie bellissime vesti, e hanno anche varie lingue,

  40 	queste e molte altre schiere terrificanti per i nemici,
     	seguivano il grand'anima, per ordine di Indra e dei trenta dèi,

  41 	quindi il beato punitore di Pāka una potente lancia conferiva
     	a Guha, o tigre fra gli uomini, per la distruzione dei nemici degli dèi,

  42 	dal grande suono, con grandi campanelle, splendente di pura luce,
     	e un'insegna del colore del sole nascente, o toro dei bhārata,

  43 	Paśupati gli diede, un grande esercito di tutti spiriti,
     	fiero, con varie armi, e dotato della forza e del valore del tapas,

  44 	Viṣṇu gli dava una ghirlanda vittoriosa, per aumentargli la forza, 
     	Umā gli diede due vesti pulite, dello splendore del sole,

  45 	Gaṅgā un divino e supremo vaso, nato dall'amṛta,
     	Bṛhaspati per affetto, diede a Kumāra un bastone,

  46 	Garuḍa il suo amato figlio, un pavone dalle belle piume,
     	Aruṇa gli diede un gallo con gli speroni alle zampe,

  47 	il re Varuṇa invece, un laccio dotato di forza e valore,
     	e il potente Brahmā diede a Brahmaṇya, una nera pelle,
     	e la vittoria in battaglia, gli dava il creatore del mondo,

  48 	Skanda avuto il comando dell'esercito delle schiere divine,
     	splendeva acceso di raggi, come un secondo fuoco,
     	attorniato quindi dagli attendenti e dalle madri, 

  49 	questo esercito di demoni, terribile, ritte le insegne con le campanelle, 
     	con tamburi tamburelli e conchiglie, colle sue armi e le sue bandiere,
     	splendeva adornato di luci come il cielo d'autunno,

  50 	allora gli dèi ragguppati, e le schiere delle truppe dei demoni,
     	con piglio sicuro, suonarono i molteplici tamburi e conchiglie,

  51 	e timpani, e tamburelli, e kṛkaca, trombe,
     	bombarde, corni, e altri tamburi dal grande suono,

  52 	tutti gli dèi assieme ad Indra elogiarono Kumāra,
     	e cantarono dèi e gandharva, e danzarono le schiere delle apsaras, 

  53 	allora lieto il comandante supremo dava un dono ai trenta dèi:
     	“ io ucciderò i nemici che vogliono uccidervi in battaglia.”

  54 	avuto quel dono da quel supremo saggio, gli dèi, 
     	con animo lieto, quella grandi anime pensavano che i nemici fossero già uccisi,

  55 	il frastuono sorto dalla gioia di tutte quelle schiere di esseri,
     	riempiva i tre mondi, dopo che il grand'anima diede quel dono,

  56 	il comandante supremo, partiva dunque circondato dal grande esercito,
     	per la distruzione sul campo dei daitya, e per proteggere i celesti,

  57 	Eserzione, Vittoria, Dharma, Successo, Gloria, Fermezza e Sapienza,
     	marciavano davanti alle truppe del generale o sovrano di uomini,

  58 	e il dio Guha con quel terribile esercito, con spiedi e martelli in mano,
     	con mazze, clave, frecce, lance e giavellotti in pugno,
     	lanciando orgogliose urla leonine, partiva,

  59 	tutti quei daitya, rākṣasa e Dānava vedendolo,
     	fuggivano in ogni direzione, completamente presi dal terrore,
     	e gli dèi li inseguirono con vari tipi di armi in pugno,

  60 	e vedendo ciò allora con furia Skanda pieno di forza e di energia,
     	quel beato scagliava ripetutamente la sua terribile lancia,
     	e il suo splendore li bruciava come il fuoco alimentato dal burro,

  61 	scagliata la potente lancia da Skanda dall'infinito splendore,
     	come una meteora infuocata o grande re cadeva sulla faccia della terra,

  62 	e dei frastornanti uragani si abbattevano sulla terra,
     	ed erano terribili come per accordo del Distruttore e del Fato,

  63 	quella sola terribile lancia scagliata dal figlio del fuoco,
     	allora miriadi di lance volavano o toro dei bhārata,

  64 	con quella lancia, quel beato potente, uccideva in battaglia,
     	il re di daitya di nome Tāraka, dotato di grande forza e ardimento,
     	e circondato da dieci fortissime e valorose truppe di daitya,

  65 	uccideva in battaglia Mahiṣa circondato da otto schiere a forma di loto,
     	uccideva Tripāda circondato da mille schiere,

  66 	e quel potente, uccideva Hradodara, circondato da dieci miliardi, 
     	assieme ai suoi seguaci armati di varie tipi di armi,

  67 	quindi lanciavano un grande urlo, mentre uccidevano i nemici,
     	i seguaci  di Kumāra o re, riempiendo ogni luogo,

  68 	con i raggi di quella potente lancia o re dei re, allora da ogni parte
     	erano bruciati i daitya a migliaia, e altri lo erano dalle grida di Skanda,

  69 	e scossi dalla sua insegna, alcuni nemici degli dèi ne erano uccisi,
     	e alcuni tremando per il suono delle campanelle cadeva al suolo,
     	alcuni tagliati dalle armi cadevano uccisi,

  70 	e così uccideva molti fortissimi nemici degli dèi coi loro archi in pugno,
     	il valoroso e fortissimo Kārttikeya in battaglia,

  71 	un fortissimo daitya di nome Bāṇa, figlio di Bali,
     	raggiunto il monte krauñca, pressava le schiere degli dèi,

  72 	e il sagace generale attaccava quel nemico dei celesti,
     	che cercava rifugio presso il krauñca per paura di Kārttikeya,

  73 	allora con grande furia, il monte krauñca risuonante delle grida dei falchi,
     	il beato Kārttikeya trafiggeva con la lancia datagli da Agni,

  74 	coi suoi molteplici gruppi di alberi, con scimmie ed elefanti che tremavano,
     	spaventando gli uccelli palustri, disperdendo i serpenti,

  75 	e risuonante di schiere di cinghiali e primati che fuggivano,
     	col suono del movimento di cervidi, piena di animali agitati,

  76 	con śarabha che fuggivano e con leoni che rapidamente correvano,
     	quasi giunta a questa misera condizione appariva la montagna,

  77 	e fuggivano i sapienti che abitavano i suoi picchi,
     	e i kiṁnara erano terrorizzati, agitati dal frastuono del colpo di lancia,

  78 	allora i daitya fuggivano a centinaia e a migliaia,
     	da quella grande montagna infiammata, coi loro bei ornamenti e ghirlande,

  79 	e i soldati di Kumāra attaccandoli li uccidevano in battaglia,
     	e il figlio del fuoco, uccisore di eroi nemici spaccava la krauñca colla sua lancia,

  80 	e dividendosi in molti parti e poi tornato una, la lancia  
     	scagliata in battaglia da quel grand'anima, continuamente tornava nella sua mano,

  81 	così era la potenza in quel frangente, del beato figlio del fuoco,
     	che la krauñca fu spaccata da lui, e uccisi i daitya a centinaia, 

  82 	quindi il beato dio uccisi i nemici degli dèi,
     	fu onorato dai celesti, e ne ottenne suprema gioia,

  83 	allora i tamburi e le conchiglie o re, risuonarono o bhārata,
     	e le donne divine gettarono supreme piogge di fiori,

  84 	e divini profumi portando, puri venti soffiavano,
     	i gandharva lo elogiavano e i grandi ṛṣi gli offrivano sacrifici,

  85 	alcuni parlavano di lui come del potente figlio del Grande-avo,
     	il Sanatkumāra il primogenito dei figli di Brahmā,

  86 	alcuni come il figlio del Mahādeva, altri come il figlio del fuoco,
     	lo dicevano, e di Umā, e delle pleiadi, e della Gaṅgā,

  87 	di uno, o di due e di quattro lo menzionavano figlio quel fortissimo,
     	il dio signore degli yogin, gli esseri a centinaia e a migliaia,

  88 	ti ho raccontato o re, della consacrazione di Kārttikeya,
     	ascolta ora della purificazione della successione dei tīrtha della Sarasvatī,

  89 	uccisi i nemici degli dèi da parte di Kumāra, quel supremo
     	divenne o grande re, come un secondo paradiso di Indra,

  90 	stando là quel dio, dava a ciascuno la propria sovranità,
     	a cominciare dai nairṛta, nell'intero trimundio, quel figlio del fuoco,

  91 	e così in quel tīrtha il beato distruttore della stirpe dei daitya,
     	fu consacrato o grande re, comandante delle forze divine dai celesti,

  92 	quel tīrtha di nome aujasa, è dove un tempo il signore delle acque,
     	Varuṇa fu consacrato dalle schiere divine o toro dei bhārata,

  93 	in questo supremo tīrtha bagnandosi l'armato dell'aratro venerando Skanda,
     	diede ai brahmani oro e ricchezze, e vesti e ornamenti,

  94 	e passata là la notte, il mādhava uccisore di eroi nemici,
     	venerato il supremo tīrtha, e spruzzandosi di acqua l'armato dell'aratro,
     	felice con animo lieto, divenne quel migliore dei mādhava,

  95 	così ti ho raccontato tutto quanto mi hai chiesto,
     	come fu consacrato il beato Skanda dagli dèi là convenuti.
     


                              XLVI


   1 	Janamejaya disse:
     	“ di questo grande portento ho udito in verità o brahmano,
     	di come è avvenuta la consacrazione di Kumāra, in dettaglio,

   2 	da quanto ho udito io mi riconosco purificato o ricco in tapas,
     	ne ho i capelli tutti dritti, e compiaciuto è il mio animo,

   3 	udendo della consacrazione di Kumāra e dell'uccisione dei daitya,
     	un supremo piacere ne ho avuto, e ancora ho una curiosità,

   4 	come accadde che in quel luogo fu consacrato il dio delle acque da dei e asura?
     	questo raccontami o grande saggio, tu ne sei esperto o supremo.”

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascolta o re, la bella storia come accadde nel precedente kalpa,
     	allora mentre si era nel kṛtayuga, secondo quanto si sa,
     	tutti gli dèi recatisi da Varuṇa allora gli dicevano:

   6 	“ come abbiamo fatto Śakra re dei celesti, che sempre ci protegga dai pericoli,
     	così pure tu diventa signore di tutti i corsi d'acqua,

   7 	e in tuo dominio sia sempre o dio, l'oceano dimora di mostri marini,
     	con il mare nelle tue mani, tu sarai signore dei fiumi,

   8 	e in compagnia del dio luna, voi due aumentate e diminuite.”
     	“ così sia.” queste parole così rispondeva agli dèi, Varuṇa,

   9 	e tutti avendo raggiunto Varuṇa che risiede nel mare,
     	colle cerimonie prescritte dalle regole, lo creavano signore delle acque,

  10 	e gli dèi dopo aver consacrato Varuṇa signore di mostri marini,
     	tornavano alle proprie sedi dopo aver salutato il signore delle acque,

  11 	e pure il gloriosissimo Varuṇa consacrato dagli dèi,
     	i rivi, i mari, le fiumane e i laghi
     	governava secondo le regole, come il Cento-riti fa cogli dèi,

  12 	quindi là bagnandosi e dando svariate ricchezze,
     	il grande saggio uccisore di Pralamba si recava al tīrtha di Agni,
     	dove il consuma-offerta, invisibile scompariva in un albero aśvattha,

  13 	avvicinandosi la distruzione del mondo allora o senza-macchia,
     	gli dèi si prostrarono al grand'anima, al Grande-avo di tutti i mondi:

  14 	“il beato Agni è svanito, e non ne sappiamo il motivo,
     	che non ci sia dunque la fine di tutti i mondi, ridacci il fuoco.”

  15 	Janamejaya disse:
     	“ per quale motivo il beato Agni, origine del mondo era sparito?
     	e come fu la cosa conosciuta dagli dèi? questo raccontami in verità.”

  16 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	dalla maledizione di Bhṛgu, impaurito il potente fuoco che tutto possiede,
     	scompariva quel beato allora raggiungendo un albero aśvattha,

  17 	e sparito essendo allora il fuoco, tutti gli dèi assieme a Śakra,
     	cercarono il fuoco scomparso, violentemente afflitti,

  18 	quindi raggiunto il tīrtha di Agni, lo videro che stava
     	in un albero aśvattha, risiedendovi splendente secondo natura,

  19 	tutti gli dèi o tigre fra gli uomini, con Bṛhaspati in testa,
     	raggiunto quello splendente, assieme a Śakra divennero felici,
     	e di nuovo tornavano donde erano venuti, ed egli divenne il divoratore di tutto,

  20 	per la maledizione di Bhṛgu, che era stata lanciata dal sapiente del brahman,
     	il saggio uomo qui bagnatosi, si recava al brahmayoni,

  21 	dove il beato Grande-avo di tutti i mondi praticava la creazione,
     	e là il potente Brahmā bagnandosi un tempo insieme agli dèi, 
     	creava i cibi degli dèi secondo le regole,

  22 	quindi bagnatosi e dato via varie ricchezze,
     	si recava al tīrtha detto di Kubera, e là praticato un grande tapas,
     	il potente Kubera o re ottenne la sovranità sulle ricchezze,

  23 	e mentre lui sta là o re, i tesori e le ricchezze,
     	gli stanno intorno, o migliore degli uomini, quel tīrtha allora avendo raggiunto,
     	l'armato dell'aratro, bagnatosi, diede ricchezza ai brahmani secondo le regole,

  24 	e là vedeva il luogo nella suprema foresta di Kubera,
     	dove un tempo fu praticato il grande tapas da quella grandissima anima,

  25 	e dove dal re Kubera furono ottenuti molteplici doni,
     	la sovranità sulle ricchezze e l'amicizia con Rudra dall'incomparabile splendore,

  26 	dove ottenne lo stato di divinità, e di custode del mondo, 
     	e il figlio Nalakūbara, rapidamente il grandi-braccia signore delle ricchezze,

  27 	e là fu raggiunto consacrato dalle schiere dei marut,
     	e gli fu dato un veicolo, meraviglioso trainato da oche selvatiche,
     	e il divino carro volante puṣpaka, e la signoria su nairṛta,

  28 	là bagnatosi Baladeva o re, e dati molteplici doni,
     	rapido si recava Rāma spalmato di bianchi unguenti al prossimo tīrtha, 

  29 	di nome badarapācana e frequentato da tutti gli esseri,
     	dotato di acque in ogni stagione, e sempre adornato di fiori e frutti.
     


                              XLVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi Rāma andava al supremo tīrtha badarapācana,
     	frequentato da asceti e siddha, e dove la fanciulla dai saldi voti,

   2 	la figlia di Bharadvāja, suprema per bellezza sulla terra,
     	di nome Srucāvatī o illustre, era fanciulla praticante la castità,

   3 	ella compiva un tremendissimo tapas, con molte rinunce o sovrano,
     	“ che il re degli dèi sia mio marito.” così aveva deciso la splendida,

   4 	e molti anni passarono per lei o continuatore della stirpe dei kuru,
     	mentre lei praticava quelle aspre rinunce ardue per le donne,

   5 	da quella sua disciplina e dal tapas o signore di popoli, 
     	e dalla sua fede, supremamente contento fu il beato punitore di Pāka,

   6 	e il potente signore dei trenta dèi si recava al suo āśrama,
     	assumendo l'aspetto del savio ṛṣi Vasiṣṭha grand'anima,

   7 	ella veduto Vasiṣṭha dal fiero tapas, il migliore degli asceti,
     	secondo le regole viste dai muni, lo venerava o bhārata,

   8 	e la damigella esperta dei modi gli diceva con care parole:
     	“ o venerabile, o tigre fra i muni, che cosa ordini o potente?

   9 	tutto quanto io oggi posso ti darò o grande nei voti,
     	ma per fedeltà a Śakra non ti darò mai la mia mano,

  10 	coi miei voti, rinunce, e col tapas o ricco in tapas,
     	io devo rendere soddisfatto Śakra, il signore del trimundio.”

  11 	così apostrofato il beato dio, guardandola sorridendo, 
     	diceva a quella rinunciante quasi per confortarla o bhārata:

  12 	“ tu pratichi un fiero tapas, e io ti conosco o grande nei voti,
     	e il motivo per cui questo impegno è nel tuo animo o damigella,

  13 	tutto quanto secondo verità si avverrà o bel viso,
     	col tapas si ottiene tutto, e tutto è radicato nel tapas,

  14 	e le divine sedi che hanno gli dèi o bellissimo viso,
     	col tapas sono raggiunte, il tapas è la radice della suprema felicità,

  15 	fatto quaggiù un fiero tapas, gli uomini abbandonato il corpo,
     	raggiungono lo stato divino o damigella, ascolta le mie parole,

  16 	cuoci dunque o gloriosa, questi frutti di giuggiola.”
     	e avendo detto di cuocere, il beato uccisore di Bala se ne andava,

  17 	ed egli salutata la damigella, allora recitava un mantra,
     	e quindi su un supremo tīrtha non distante da quell'āśrama,
     	che fu conosciuto nei tre mondi o grande re, come il tīrtha di Indra,

  18 	e per metterla alla prova il beato punitore di Pāka,
     	il signore dei celesti, rendeva incuocibili le giuggiole,

  19 	quindi partito lui, silenziosamente, senza fatica,
     	a lui devota, resasi pura, si avvicinava al fuoco, 
     	e cuoceva o tigre fra gli uomini le giuggiole quella grande nei voti,

  20 	molto tempo passava mentre lei cuoceva o toro fra gli uomini,
     	ma quelle non si cuocevano, e il giorno giungeva alla fine,

  21 	la sua riserva di legna era stata bruciata dal fuoco,
     	e vedendo il fuoco senza più legna, lei bruciava il suo corpo,

  22 	per primo gettati i piedi nel fuoco, quella bellissima,
     	e bruciava i suoi piedi, quella senza-macchia continuamente rimettendoli,

  23 	e mentre bruciavano i suoi piedi, non pensava quell'irreprensibile,
     	al dolore, per far piacere al grande ṛṣi, la fanciulla dagli occhi di loto,

  24 	quindi veduta la sua azione, ne era felice il signore del trimundio,
     	quindi si mostrava alla fanciulla nel suo proprio aspetto,

  25 	e il migliore dei celesti diceva alla fanciulla dai saldissimi voti:
     	“ contento sono di te o bella, per la tua fede, per il tapas, e il tuo controllo,

  26 	perciò il desiderio che brami si avverrà o bellissima,
     	lasciato il corpo o gloriosissima, nel terzo cielo con me abiterai,

  27 	e questo supremo tīrtha eterno al mondo resterà,
     	purificando di ogni male, o belle-ciglia, col nome di badarapācana,
     	sarà conosciuto nei tre mondi, e pieno di ṛṣi brahmani,

  28 	un tempo o bellissima, in questo supremo e gloriosissimo tīrtha,
     	lasciando Arundhātī, i sette ṛṣi e si recarono sull'himavat,

  29 	e questi gloriosissimi dai saldi voti là giunti,
     	andarono a raccogliere frutta e radici per il loro vitto,

  30 	e mentre intenti al loro vitto abitavano nella foresta dell'himavat,
     	una siccità vi si abbatteva lunga dodici anni,

  31 	e costruito il loro āśrama là abitavano gli asceti,
     	e la nobildonna Arundhātī, sempre era intenta nel tapas,

  32 	e veduta Arundhātī sempre intenta in un fiero controllo,
     	molto contento là giungeva allora il benefico Tre-occhi,

  33 	e assunto l'aspetto di un brahmano, lo splendidissimo Mahādeva,
     	avvicinatala il dio le diceva: ' io desidero la bhikṣā o bellissima.'

  34 	e quella bellissima rispondeva allora al brahmano:
     	' finita è la riserva di cibo, queste giuggiole mangia o savio.'
     	e allora le diceva il Mahādeva: ' cuocele dunque o salda nei voti.'

  35 	così richiesta ella per desiderio di compiacere il brahmano cuoceva,
     	quelle giuggiole, avvicinadosi al fuoco acceso, quella splendida,

  36 	e delle divine, sante e affascinanti storie ascoltava allora,
     	e terminava allora quella terribile siccità di dodici anni,

  37 	mentre lei senza mangiare cuoceva e ascoltava quelle belle storie,
     	quel terribile tempo passava via simile ad un solo giorno per lei,

  38 	allora i muni giungevano, portando i frutti dalla montagna, 
     	quindi il beato contento diceva allora ad Arundhātī:

  39 	' torna assieme a questi ṛṣi come prima, o sapiente del dharma,
     	contento sono o sapiente del dharma del tuo tapas e del tuo controllo.'

  40 	quindi il beato Hara si mostrava nel proprio aspetto, 
     	allora parlava a loro della grande condotta di lei:

  41 	' il tapas che voi avete praticato sul fianco dell'himavat,
     	non è pari al tapas di costei, questa è la mia opinione,

  42 	da questa asceta è stato compiuto un tapas difficilissimo,
     	senza mangiare e intenta a cuocere, sono passati dodici anni.'

  43 	quindi il beato ancora diceva ad Arundhātī:
     	' scegli la grazia o nobildonna, che desideri in cuore.'

  44 	coi suoi grandi occhi rossi, ella diceva al dio davanti ai sette ṛṣi:
     	' se il beato è contento di me, che questo supremo tīrtha sia
     	amato dai siddha, e dai ṛṣi divini col nome di badarapācana,

  45 	e chi in questo luogo risieda puro per tre notti o dio degli dèi,
     	digiunando ottenga un frutto pari a dodici anni.'
     	' così sia!' rispondendo a lei, Hara tornava allora in cielo,

  46 	e pure i ṛṣi caddero nella meraviglia, vedendo Arundhātī,
     	senza stanchezza e pallore, pur avendo sopportato fame e sete,

  47 	e così fu raggiunta la suprema perfezione dalla virtuosa Arundhātī, 
     	come tu o gloriosissima, hai fatto per me o salda nei voti,

  48 	tu o bella ti sei distinta intenta in questo voto,
     	e così questo io ti darò ora, soddisfatto del tuo controllo,

  49 	a te io concedo o damigella, un dono superiore, o eccellente,
     	del dono che il grand'anima ha dato ad Arundhātī,

  50 	io col suo favore e per il tuo splendore o nobildonna,
     	pronuncerò ancora qui un dono superiore, secondo le regole,

  51 	chi ben concentrato risieda nel tīrtha per una sola notte,
     	e vi si bagni, lasciato il corpo otterrà i mondi più ardui da ottenere.”

  52 	il beato dio, il potente dai mille occhi, così avendo parlato
     	alla pura Srucāvatī, se ne tornava al terzo cielo,

  53 	e partito il dio-folgorante o re, là cadeva una pioggia,
     	di divini fiori dal divino profumo o migliore dei bhārata, 

  54 	e risuonarono ovunque dei tamburi con grandissimo suono,
     	e il vento soffiava con puri profumi o signore di popoli,

  55 	ed ella abbandonando il bel corpo, divenne moglie di Indra,
     	e ottenuto ciò col suo fiero tapas, si rallegrava assieme a lui o incrollabile.

  56 	Janamejaya disse:
     	“ chi era o venerabile, sua madre e dove crebbe quella splendida?
     	questo vorrei udire o brahmano, io ne ho suprema curiosità.”

  57 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il seme del grand'anima Bhāradvāja, brahmano e ṛṣi fu emesso,
     	mentre vedeva giungere l'apsaras Ghṛtācī dai grandi occhi,

  58 	quel migliore degli oranti con la mano afferrava quel seme,
     	e lo deponeva in una cavità di foglie, e da li nasceva la bella,

  59 	e quel ricco in tapas, compiuta per lei ogni cerimonia della nascita,
     	le imponeva il nome il grande muni Bhāradvāja,

  60 	Srucāvatī così quell'anima pia davanti alle schiere dei ṛṣi,
     	quindi lasciatala nell'āśrama, lui si recava nella foresta dell'himavat,

  61 	e là bagnandosi, quel nobile, e date ricchezze ai grandi brahmani,
     	il principe vṛṣṇi dall'anima compiuta si recava allora al tīrtha di Śakra.
     


                              XLVIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il forte principe degli yadu, raggiunto il tīrtha di Indra,
     	bagnantosi, diede ricchezze e gioielli, ai savi secondo le regole, 

   2 	là il re degli immortali, celebrava i suoi cento riti,
     	e il signore degli dèi dava una larga sostanza a Bṛhaspati,

   3 	innumerevoli furono tutte le varie dakṣiṇa coi sacrifici aśvamedha,
     	che lui dava nei riti, là compiuti secondo le regole dai seguaci dei veda,

   4 	avendo compiuto cento sacrifici o migliore dei bhārata, il gloriosissimo,
     	li terminava secondo le regole, e quindi fu chiamato il Cento-riti,

   5 	e da lui prende il nome questo sacro, benefico ed eterno tīrtha,
     	il tīrtha di Indra che libera da ogni male, è così chiamato,

   6 	e là quel saggio combattente colla mazza, pure bagnatosi, 
     	e avendo onorato i brahmani, con cibi, bevande e vestimenti,
     	da quello si recava al supremo e splendido tīrtha di Rāma,

   7 	dove il glorioso Rāma, quel bhṛguide dal grandissimo tapas,
     	rendeva più volte la terra priva dei tori degli kṣatriya uccidendoli,

   8 	al seguito del maestro Kaśyapa supremo muni,
     	celebrava il vājapeya, e cento aśvamedha,
     	e dava via come dakṣiṇa l'intera terra coi suoi mari,

   9 	e Rāma date là ricchezze ai ri-nati o Janamejaya,
     	e bagnatosi secondo le regole, e avento onorato i ri-nati,

  10 	nel luogo di quel tīrtha sacro e sublime, avendo dato ricchezze, il bell'uomo,
     	salutati i muni, si recava al tīrtha della Yamunā,

  11 	dove là celebrava il rājasūya o signore della terra,
     	il gloriosissimo Varuṇa figlio di Aditi, dal bianco splendore,

  12 	là avendo sconfitto in battaglia, uomini e dèi,
     	Varuṇa uccisore di eroi nemici, celebrava quel supremo rito,

  13 	mentre si svolgeva quel grande rito, sorgeva una battaglia,
     	tra dèi e dānava, per la distruzione del trimundio,

  14 	e finito il supremo rito del rājasūya o Janamejaya,
     	nasceva una terribile battaglia tra gli kṣatriya,

  15 	in quel supremo tīrtha, Rāma l'armato dell'aratro, 
     	allora là bagnatosi, e date ricchezze ai ri-nati, il mādhava,

  16 	felice con una girlanda di fiori selvatici, era cantato dai ri-nati,
     	e da lì, l'eroe dagli occhi di loto, si recava al tīrtha del sole,

  17 	dove il beato e splendido sole avendo sacrificato o migliore dei re,
     	la supremazia e il potere sui luminari otteneva,

  18 	sulla riva di quel fiume, tutti gli dèi col Vāsava,
     	i viśvedeva coi marut, i gandharva e le apsaras,

  19 	il dvaipāyana, Śuka, e Kṛṣṇa uccisore di Madhu,
     	gli yakṣa, i rākṣasa e i piśāca o signore di popoli,

  20 	questi e molti altri perfezionati nello yoga a migliaia,
     	erano in questo tīrtha, benefico e santo della Sarasvatī o tormenta-nemici,

  21 	là un tempo Viṣṇu dopo aver ucciso i due asura Madhu e Kaiṭabha,
     	si bagnava o migliore dei bhārata, in quell'eccellente e supremo tīrtha,

  22 	il dvaipāyana, anima pia, là bagnandosi o bhārata,
     	otteneva il supremo yoga, e raggiungeva la suprema perfezione,

  23 	e il grande asceta Asita Devala, in quel tīrtha,
     	affidandosi al supremo yoga, quel ṛṣi otteneva l'intero yoga.
     


                              XLIX


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	risiedendo là, quel ricco in tapas dall'anima pia,
     	Asita Devala un tempo praticando il dharma proprio del capofamiglia,

   2 	sempre nel dharma, puro, controllato, rinunciando alla violenza il grande asceta,
     	con le azioni, con il pensiero e con le parole, era uguale verso tutte le creature,

   3 	libero dall'ira o grande re, di uguale disciplina nel bene e nel male,
     	quel grande asceta aveva uguale sguardo su dell'oro e su una zolla,

   4 	onorando sempre gli dèi e gli ospiti e i brahmani,
     	sempre intento nella castità, perennemente devoto al dharma,

   5 	giunto un giorno o grande re, un santo mendicante intento allo yoga,
     	il saggio muni Jaigīṣavya, in quel tīrtha per meditare,

   6 	quello splendido risiedeva o re, nell'āśrama di Devala,
     	e sempre nello yoga o grande re, quel grande asceta otteneva la perfezione,

   7 	e al grande muni Jaigīṣavya che lì risiedeva,
     	Devala si mostrava sempre unito al dharma,

   8 	e così un lungo tempo passava o grande re per quei due,
     	e un giorno Devala non vedeva più il muni Jaigīṣavya,

   9 	al momento del pasto quel saggio asceta mendicante o Janamejaya,
     	si avvicinava quel sapiente del dharma a Devala per mendicare il pasto,

  10 	e vedendo giunto là quel grande muni in atteggiamento di mendicante,
     	gli faceva un supremo rispetto e una grande ascoglienza,

  11 	e Devala per quanto poteva lo onorava o bhārata,
     	e con questo condotta del ṛṣi passarono molti anni,

  12 	un giorno o sovrano, al grand'anima Devala,
     	sorgeva un grandissimo pensiero, vedendo quel muni dal grande splendore:

  13 	“ molti anni sono passati dacchè io lo onoro,
     	ma questo neghittoso mendicante non ha mai detto nulla.”

  14 	così considerando egli si recava al grande oceano,
     	volando in cielo il glorioso Devala avendo preso un recipiente,

  15 	e andando quell'anima pia verso il mare signore dei fiumi,
     	scorgeva allora Jaigīṣavya giunto davanti o bhārata,

  16 	il potente Asita allora cadeva in un pensiero di grande meraviglia:
     	“ come può il mendicante esser giunto e già bagnatosi nel mare?

  17 	così pensava allora il grande ṛṣi Asita,
     	bagnandosi nel mare secondo le regole, e purificatosi e recitava i mantra,

  18 	e compiute le preghiere giornaliere, quel glorioso tornava all'āśrama,
     	portando con sé il vaso pieno di acqua o Janamejaya,

  19 	allora entrando nel recinto del proprio āśrama il muni,
     	scorgeva là seduto nell'āśrama Jaigīṣavya,

  20 	e non pronunciava alcunché Jaigīṣavya a lui,
     	come un pezzo di legno quel grande asceta viveva nell'āśrama,

  21 	e vedutolo bagnarsi nell'acqua dell'oceano, calmo come il mare,
     	lo vedeva, già entrato nell'āśrama prima di lui,

  22 	i saggio Asita Devala o re, meditava allora,
     	vedendo la potenza del tapas di Jaigīṣavya nata dallo yoga,

  23 	e quel supremo muni, allora pensava o re dei re:
     	“ l'ho visto prima al mare, come può essere nell'āśrama?”

  24 	così meditando quel muni esperto di mantra,
     	dall'āśrama volava nell'aria o signore di popoli,
     	Devala, per conoscere chi fosse il mendico Jaigīṣavya,

  25 	e vedeva là i siddha riuniti che volavano in cielo,
     	e vedeva Jaigīṣavya che era onorato da quei siddha,

  26 	allora Asita adiratissimo, con tutta la sua determinazione quel saldo nei voti,
     	Devala vedeva Jaigīṣavya recarsi in cielo,

  27 	e da qui lo seguiva che andava al mondo dei mani,
     	e lo vedeva dal mondo dei mani, andare al mondo di Yama,

  28 	e da quello partendo vedeva il grande muni Jaigīṣavya,
     	recarsi verso il celebrato mondo di Soma,

  29 	e poi raggiungere i sublimi mondi di chi sacrifica al supremo essere,
     	e quindi volava da quelli nei mondi di chi pratica l'agnihotra,

  30 	e dove i ricchi in tapas celebrano la luna nuova e quella piena,
     	e da questi  quel saggio lo vide nei mondi di chi sacrifica gli animali,
     	e lo vide andare al puro mondo venerato dagli dèi,

  31 	e nel luogo in cui gli asceti sacrificano con molti tipi di cāturmāsya,
     	e pure lo vide andare al luogo dei celebranti l'agniṣṭoma,

  32 	e in quello in cui gli asceti sacrificano con l'agniṣṭuta,
     	quel luogo Devala lo vedeva raggiungere,

  33 	e dove i grandi saggi celebrano il supremo rito 
     	del vājapeya che produce molto oro, in questi mondi lo vedeva,

  34 	e di quelli che celebrano col puṇḍarika e col rājasūya,
     	nei loro mondi Devala vedeva Jaigīṣavya,

  35 	e lo vedeva nei mondi in cui i migliori degli uomini celebrano
     	l'aśvamedha il supremo rito, e anche in naramedha,

  36 	e nei mondi di quelli che celebrano l'arduo sarvamedha e il sautrāmaṇi,
     	in questi Devala vedeva Jaigīṣavyam, 

  37 	e nei mondi di quelli che sacrificano con vari tipi di riti
     	di dodici giorni, in quelli Devala vedeva Jaigīṣavya,

  38 	e Asita lo vedeva giunto ai mondi di Mitra e Varuṇa, 
     	e pure al paradiso divino delgli āditya,

  39 	e alla sede dei rudra e dei vasu, e a quella che appartiene a Bṛhaspati,
     	i tutti questi luoghi Asita lo vedeva arrivare,

  40 	e salito al mondo delle vacche, e andato a quello dei devoti al brahman,
     	in tutti quei mondi Asita vedeva andare Jaigīṣavya,

  41 	e in altri tre mondi per il suo splendore giungere quel savio,
     	e andare ai mondi delle donne fedeli ai mariti, lo vedeva,

  42 	quindi Asita di nuovo più non vedeva Jaigīṣavya,
     	che concentrato nello yoga spariva o uccisore di nemici,

  43 	allora il glorosissimo Devala meditava sulla potenza
     	di Jaigīṣavya, sui suoi grandi voti, e sull'ineguagliabile perfezione del suo yoga, 

  44 	Asita allora chiedeva ai supremi siddha di quei mondi,
     	piamente messosi a mani giunte, quel saggio a quei devoti del brahman:

  45 	“ io non vedo più Jaigīṣavya, parlatemi voi della sua grande potenza,
     	questo io voglio udire, ne ho suprema curiosità.”

  46 	i siddha dissero:
     	“ ascoltaci o Devala, mentre noi ti parliamo della verità o saldo nei voti,
     	Jaigīṣavya è andato nell'eterno e imperituro mondo di Brahmā.”

  47 	udite le parole dei siddha devoti al brahman,
     	Asita Devala rapidamente si alzava ma subito cadeva,

  48 	allora i siddha dicevano ancora a Devala:
     	“ o Devala, non è per te, il poter recarti là o ricco in tapas,
     	nella sede di Brahmā o savio, che ha ottenuto Jaigīṣavya.”

  49 	e udite quella parole dei siddha, Devala di nuovo
     	attraversava tutti quei mondi uno di seguito all'altro,

  50 	a volo di insetto, tornava al suo santo āśrama, 
     	e Devala entrando scorgeva là Jaigīṣavya,

  51 	allora con la mente unita al dharma meditava Devala,
     	vedendo la potenza del tapas nato dallo yoga di Jaigīṣavya,

  52 	quindi Devala diceva al grand'anima Jaigīṣavya,
     	inchinandosi con modestia o re, lentamente avvicinandosi al grande muni:
     	“io vorrei addottare il dharma della liberazione o venerabile.”

  53 	udite le sue parole, gli dava allora le istruzioni,
     	i supremi precetti dello yoga, e quanto si debba fare e non fare secondo gli śāstra,

  54 	e vedutolo intenzionato a praticare la rinuncia, quel grande asceta,
     	compiva tutti i riti con le azioni prescritte dalle regole, 

  55 	ma tutti i viventi e i mani vedendolo intento a praticare la rinuncia,
     	gridavano allora: “ chi  ci nutrirà dunque ora?”

  56 	e Devala udite le pietose parole di quegl'esseri allora, 
     	che risuonavano da ogni direzione, pose mente a rinunciare alla liberazione,

  57 	allora le radici, i frutti, il miele o bhārata,
     	i fiori e tutte le erbe si lamentavano a migliaia,

  58 	“ di nuovo il crudele devala dunque ci taglierà quel malvagio.”
     	e lui che data assicurazione a tutti gli esseri, non sapeva più cosa fare,

  59 	di nuovo quel grande muni meditava nella sua mente:
     	“quale delle due è meglio fare, agire nella liberazione o nel dharma casalingo”

  60 	così decidendo colla mente Devala o migliore dei re,
     	abbandotato il dharma casalingo, sceglieva il dharma della liberazione,

  61 	in tal modo avendo pensato e quindi deciso Devala,
     	ottenne la suprema perfezione, e il supremo yoga o bhārata,

  62 	quindi, essendo giunti gli dèi con Bṛhaspati in testa, 
     	lodavano il tapas dell'asceta Jaigīṣavya,

  63 	e allora il supremo ṛṣi Nārada diceva agli dèi:
     	“ non è il tapas in Jaigīṣavya, che ha meravigliato Asita.”

  64 	gli abitanti del cielo risposero a quel saggio che così parlava:
     	“ non parlare così del grande muni Jaigīṣavya.”

  65 	e là bagnatosi il grand'anima armato del vomere, e dato il sostegno ai ri-nati,
     	ottenuto il supremo dharma con le sue nobili azioni, si recava al grande tīrtha di Soma.
     


                              L


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	e là fu dove il signore delle stelle celebrava il rājasūya,
     	e mentre si svolgeva il rito, vi fu la grande guerra fatta per Tārakā,

   2 	e là Baladeva dall'anima compiuta, bagnatosi e offerte ricchezze, 
     	si recava quell'anima pia al tīrtha del muni Sārasvata,

   3 	dove non piovendo per dodici anni, un tempo il muni
     	Sārasvata, insegnava i veda ai migliori ri-nati.

   4 	Janamejaya disse:
     	“ perché non piovendo per docici anni o ricco in tapas,
     	a quel tempo il muni Sārasvata insegnava i veda?”

   5 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	vi era un tempo o grande re, un saggio muni di grande ascesi,
     	Dadhīca così chiamato, brahmacārin dai vinti sensi,

   6 	e Śakra sempre temeva il suo grande tapas o illustre,
     	ma non riusciva a distoglierlo neppure con molti tipi di frutti,

   7 	e allora per stimolare il suo desiderio il punitore di Pāka ordinava
     	alla divina e pura apsaras, alla bellissima Alambusā,

   8 	a quel grand'anima che lungo la Sarasvatī, preoccupava gli dèi,
     	quella bellissima o grande re, gli si sedeva vicino,

   9 	e vedendo quel suo divino corpo, il seme di quel ṛṣi dall'anima compiuta, 
     	fu emesso nella Sarasvatī, e quello lo prendeva la fiumana,

  10 	e lo teneva nel ventre dopo aver visto quel seme o toro fra gli uomini,
     	quella grande fiumana lo tratteneva per avere un figlio,

  11 	e la migliore dei rivi al giusto tempo partoriva un figlio,
     	e portando quel figlio si recava verso il ṛṣi o potente,

  12 	e la fiumana veduto il supremo muni nell'assemblea dei ṛṣi, 
     	allora gli diceva o re dei re, dandogli suo figlio:
     	"o ṛṣi brahmano, questo è tuo figlio, per tua devozione gestato da me,

  13 	quando il tuo seme fu emesso fuori vedendo l'apsaras Alambusā,
     	nel mio ventre o ṛṣi brahmano, per devozione verso di te io lo portato,

  14 	affinche nato da te non andasse perduto così fu il mio scopo,
     	prendi questo tuo virtuoso figlio che io ti do.”

  15 	così apostrofato lo accettava e ne ottenne suprema gioia,
     	e con un mantra afferrandogli la testa con amore, quel supremo ri-nato,

  16 	lo abbracciava per lungo tempo o toro dei bhārata,
     	e dava un dono alla Sarasvatī, con animo lieto quel grande muni,

  17 	“ i viśvedeva assieme ai mani, e le schiere di gandharva e apsaras,
     	soddisfazione troveranno o splendida, quando saranno venerati colle tue acque.”

  18 	ciò detto, egli con le sue parole elogiava la grande fiumana,
     	felice, coll'anima presa da suprema gioia, ascolta attentamente come o sovrano:

  19 	“ tu sei nata o gloriosissima un tempo dal lago di Brahmā,
     	e ti conoscono o migliore dei rivi, i muni dai fermi voti,

  20 	e tu mi hai fatto un grande bene, o sempre cara a vedersi,
     	perciò il tuo grande figlio sarà Sārasvata o bellissima,

  21 	tuo figlio conosciuto col tuo nome sarà un protettore del mondo,
     	e chiamato Sārasvata, diverrà un grande asceta,

  22 	nei dodici anni privi di pioggia, Sārasvata, 
     	insegnerà o gloriosissima, i veda ai tori dei ri-nati,

  23 	di tutti i sacri fiumi tu per sempre il più sacro o bella,
     	diverrai o gloriosissima, per mia grazia o Sarasvatī.”

  24 	così da lui elogiata la grande fiumana, e ottenuto quel dono,
     	preso il figlio, felice se ne andava o toro dei bhārata,

  25 	e in quel tempo però durante la guerra tra dèi e dānava,
     	Śakra in cerca di armi percorreva i tre mondi,

  26 	ma allora il beato Śakra non trovava alcuna arma,
     	che fosse adatta alla distruzione dei nemici degli dèi,

  27 	allora Śakra diceva ai celesti: “ io non posso o grandi dèi,
     	uccidere i nemici dei trenta dèi senza le ossa di Dadhīca,

  28 	perciò raggiunto quel supremo ṛṣi, chiedete a lui o grandi dèi:
     	' dacci o Dadhīca le tue ossa, e con quelle uccideremo i nemici' “

  29 	richiesto dagli dèi l'eccellente ṛṣi diede allora le sue ossa,
     	“ abbandona la tua vita.” e lui lo fece senza esitare,
     	e raggiunse i mondi imperituri, compiendo il bene degli dèi,

  30 	con le sue ossa quindi Śakra con animo felice allora,
     	faceva fare dunque molteplici armi divine,
     	folgori, e dischi, e mazze e moltissimi pesanti bastoni,

  31 	quel benefattore del mondo attraverso un fiero tapas, 
     	nacque dal supremo ṛṣi Bhṛgu, figlio di Prajāpati,

  32 	di grande corporatura, vigoroso, atto alla distruzione del mondo, 
     	nacque duro come una montagna, alto, potente e celebrato per il suo potere,
     	e sempre il punitore di Pāka aveva timore del suo vigore,

  33 	e quel beato o bhārata con quella folgore attivata da mantra,
     	e nata dal vigore di Brahmā, scaricando una violenta collera,
     	uccideva novantanove valorosi daitya e dānava,

  34 	e durante quel grande tempo così grandemente pauroso,
     	un'assenza di pioggia avveniva o re di dodici anni,

  35 	e in quella siccità di dodici anni, i grandi ṛṣi
     	per vivere correvano in ogni direzione afflitti dalla sete,

  36 	e vedendoli correre in ogni direzione, il muni Sārasvata allora,
     	poneva mente a partire, e la Sarasvatī gli diceva:

  37 	“ non andartene da qui o figlio, io sempre ti fornirò
     	il tuo vitto coi migliori pesci, rimani qui.” così o bhārata,

  38 	apostrofato, egli celebrava i mani e le divinità,
     	e dava sempre il cibo fornendo loro la vita e i veda,

  39 	quindi i grandi ṛṣi passata quel periodo di siccità,
     	di nuovo reciprocamente si facevano richiesta di compiere i loro studi,

  40 	ma mentre si aggiravano colpiti dalla fame, i veda erano andati perduti,
     	e di tutti loro nessuno ne era a conoscenza o re dei re,

  41 	allora uno di quei ṛṣi avvicinava Sārasvata,
     	che praticava i suoi studi con anima concentrata quel supremo ṛṣi,

  42 	e ritornato da loro, costui riferiva che lo splendido Sārasvata, 
     	simile ad un immortale compiva i suoi studi nella solitaria foresta,

  43 	allora tutti quei grandi ṛsi si recarono là o re,
     	e raggiunto il grande muni Sārasvata gli dicevano:

  44 	“ istruiscici.” e a loro rispondeva allora il muni:
     	“diventate dunque voi miei discepoli secondo le regole!”

  45 	allora la schiera dei ṛṣi gli diceva: “ ma tu sei un fanciullo o figliolo.”
     	e a loro diceva: “ in me il dharma non si è perduto.” e ancora a quei muni:

  46 	“ chi parla senza il dharma o chi si conduca contro il dharma,
     	entrambi vanno dritti alla morte, e divengono reciproci nemici,

  47 	non per gli anni, né per la vecchiaia, né per ricchezza o parenti,
     	i ṛṣi compiono il dharma, ma chi conosce i veda di noi è il maggiore.”

  48 	udite queste sue parole, i muni con quel metodo,
     	recuperarono i veda, e di nuovo praticavano il dharma,

  49 	sei mila muni divennero suoi discepoli,
     	del brahmano e ṛṣi Sārasvata, per poter studiare i veda,

  50 	e tutti gli fornirono un cuscino di erba kuśa per ciascuno,
     	per il seggio di quel savio ṛṣi anche se fanciullo, stando ai suoi ordini, 

  51 	e là date ricchezze, il fortissimo figlio di Rohiṇī, fratello maggiore del lunghi-capelli,
     	si recava contento di seguito ad un tīrtha grande e famoso dove viveva una vecchia vergine.
     	
     


                              LI


   1 	Janamejaya disse:
     	“ perché o venerabile, quella fanciulla era allora intenta al tapas?
     	e per quale motivo praticava il tapas, e quale era il suo controllo?

   2 	incomparabile o brahmano e arduo è quanto io ho udito da te,
     	raccontami in verità, e interamente come ella era intenta nel tapas.”

   3 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	vi era un ṛṣi dal grande valore, e di grande gloria, Kuṇi Gārgya,
     	che praticava un grande tapas, o re, quel migliore degli asceti,
     	e quel potente generava una figlia bella e di grande spirito, 

   4 	il glorioso Kuṇi Gārgya vedendola era molto contento,
     	e procedeva verso il terzo cielo, o re, lasciando quaggiù il suo corpo,

   5 	e quella bella damigella cogli occhi simili a loti, allora,
     	quell'irreprensibile compiuto nell'āśrama un grande e fiero tapas,

   6 	venerando mani e dèi con astinenze ella un tempo,
     	passava un lungo tempo col suo fiero tapas, o sovrano,

   7 	quell'irreprensibile pur offertole le nozze dal padre, non desiderava un marito,
     	ella infatti non vedeva alcun marito che fosse simile a sé stessa,

   8 	quindi ella tormentava il suo corpo con quel fiero tapas,
     	venerando mani e dèi, restava in una solitaria foresta,

   9 	con la mente concentrata sull'essere supremo, intenta nel compiere i suoi doveri,
     	diventata vecchia o re dei re, indebolita dal tapas,

  10 	quando non fu capace di muovere piede su piede da sola,
     	poneva mente di andare all'altro mondo allora,

  11 	Nārada vedendo che desiderava la liberazione del corpo le diceva:
     	“ solo i mondi di una vergine non sposata tu hai o senza-macchia, 

  12 	così noi abbiamo udito nel mondo degli dèi, o grande nei voti,
     	pur avendo praticato un supremo tapas, non hai conquistato i mondi:”

  13 	udite quelle parole di Nārada, ella diceva davanti all'assemblea dei ṛṣi:
     	“ darò metà del mio tapas a chi mi sposerà o virtuosi.”

  14 	così apostrofati da lei, un figlio di Gālava, prendeva la sua mano,
     	un ṛṣi di nome Śṛṅgavat, accettato questo accordo le diceva:

  15 	“ con questo accordo io prenderò la tua mano o splendida,
     	se io solo per una notte debba abitare con te.”

  16 	avendo ella risposto di si, a lui diede la sua mano allora,
     	e il figlio di Gālava prese allora la sua mano e la condusse a casa,

  17 	ella quella notte o re, divenne una giovane dal divino aspetto,
     	con vesti e ornamenti divini, e divine ghirlande e unguenti,

  18 	il figlio di Gālava, contento, vedendo che si offriva da sé,
     	vi passava una notte, e all'alba lei gli diceva:

  19 	“ l'accordo che io o savio, ho fatto con te, o migliore degli asceti,
     	è stato compiuto, la buona fortuna sia con te, io me ne vado.”

  20 	ed ella salutata, di nuovo diceva: “ chi in questo tīrtha concentrato,
     	risieda per una notte, avendo ben venerato i celesti,

  21 	costui otterrà il frutto di uno che abbia trascorso
     	quarantotto anni più altri dieci come brahmacārin.”
     	ciò detto, allora la virtuosa, lasciato il corpo andava in cielo,

  22 	e pure il ṛṣi divenne triste, rammentando il suo aspetto,
     	e per l'accordo accettava con difficoltà metà del suo tapas,

  23 	e perfezionato sé stesso la seguiva nella sua meta,
     	addolorato o migliore dei bhārata, perché tormentato dal suo aspetto, 
     	questo è il grande racconto delle vicende dell'anziana vergine,

  24 	e là stando l'armato del vomere, udiva che Śalya era stato ucciso,
     	quindi dati colà doni ai rīnati, o tormenta-nemici,
     	si addolorava egli, che Śalya fosse stato ucciso in battaglia dai pāṇḍava,

  25 	e quindi il mādhava, uscendo dai dintorni di samantapañcaka,
     	Rāma chiedeva alle schiere di ṛṣi, quale esito vi era a kurukṣetra,

  26 	e così richiesti dal leone degli yadu, dell'esito a kurukṣetra o illustre,
     	quelle grandi anime gli raccontarono tutto secondo verità.
     


                              LII


   1 	i ṛṣi dissero:
     	“ il samantapañcaka è detto essere l'eterno altare settentrionale di Prajāpati, o Rāma,
     	dove un tempo insieme i celesti dai grandi doni, celebrarono un supremo sattra,

   2 	e dove un tempo il supremo re e ṛṣi, quel saggio dall'infinito energia, per molti anni
     	Kuru grand'anima lo arava e quindi venne conosciuto come il kurukṣetra.”

   3 	Rāma disse:
     	“ per quale motivo il grand'anima Kuru arava questo campo?
     	questo voglio sentir raccontare o ricchi in tapas.”

   4 	i ṛṣi dissero:
     	“ un tempo dunque o Rāma, a Kuru che era intento ad arare
     	Śakra disceso dal cielo ne chiedeva la ragione:

   5 	' perché sei intento a ciò con supremo impegno?
     	e qual'è lo scopo o ṛṣi regale, per cui tu ari la terra?'

   6 	Kuru diceva:
     	' gli uomini che in questo campo moriranno o Cento-riti,
     	andranno verso i più perfetti mondi, liberi dal male.'

   7 	ridendo allora Śakra il potente tornava nel terzo cielo,
     	e pure quel re ṛṣi, non smetteva di arare la terra,

   8 	continuamente tornando e sempre ridendo,
     	giungeva il Cento-riti a chiedere ogni volta a quell'instancabile,

   9 	ma quando con un fiero tapas il sovrano continuava ad arare la terra,
     	allora Śakra parlava agli dèi dell'aratura che faceva quel re ṛṣi,

  10 	e ciò udendo, gli dèi queste parole dicevano al Mille-occhi:
     	' con un dono sia fermato o Śakra quel re ṛṣi, se si puo,

  11 	se gli uomini morti qui, raggiungono il paradiso,
     	privi dei sacrifici non avremo la nostra parte.'

  12 	tornato quindi Śakra dal ṛṣi regale, gli diceva:
     	' basta con questa fatica, obbedisci alle mie parole,

  13 	gli uomini che senza cibo, e concentrati abbandoneranno il corpo, 
     	e quelli uccisi in battaglia che propriamente si stanno di fronte o sovrano,

  14 	andranno o re dei re, a godere del paradiso grande sapiente.'
     	e ' così sia.' allora il re Kuru rispondeva a Śakra,

  15 	quindi acconsentendo con animo pieno di gioia,
     	rapidamente l'uccisore di Bala rapido tornava al terzo cielo,

  16 	in questo modo o migliore degli yadu, quel re e ṛṣi un tempo arava,
     	e da Śakra fu promessa la purezza a quelli che qui abbandonano la vita,

  17 	e qui Śakra in persona, il sovrano degli dèi cantava questa strofa,
     	composta sul kurukṣetra, ascoltala o armato del vomere:

  18 	'la polvere che dal kurukṣetra viene portata via dal vento,
     	anche il malfattore conduce alla suprema meta.'

  19 	i grandi dèi, i migliori brahmani, e con Nṛga in testa, i principali sovrani,
     	celebrati grandi e preziosi riti, o leone degli uomini, lasciato il corpo hanno una grande meta,

  20 	lo spazio compreso tra il tarantuka e l'arantuka, tra il lago di Rāma e il macakruka,
     	è noto come il kurukṣetra, e il samantapañcaka è detto l'ara settentrionale di Prajāpati,

  21 	esso è benefico, di grande sacralità, dai celesti onorato, e pieno di qualità del paradiso,
     	da qui tutti i principi della terra che sono uccisi, andranno alla meta delle grandi anime.”	
     


                              LIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il sātvata visto dunque il kurukṣetra e donati doni,
     	si recava ad un grande e divino āśrama o Janamejaya,

   2 	dotato di boschetti di dolci manghi, e pieni di alberi di ficus,
     	e con molti puri cirabilva, e pieno di alberi del pane e di arjuna,

   3 	il migliore degli yādava veduto quell'eccellente e fausto āśrama,
     	chiedeva ai ṛṣi di chi fosse quell'āśrama,

   4 	e tutti dissero o re, al grand'anima armato del vomere:
     	“ascolta in dettaglio o Rāma di chi fu l'āśrama precedentemente,

   5 	qui un tempo il dio Viṣṇu, praticava un supremo tapas,
     	e qui tutti i suoi eterni sacrifici, regolarmente praticava,

   6 	e qui una brahmana e siddha, una giovane brahmacārin,
     	concentrata nello yoga, andava in cielo, quell'asceta perfezionata dal tapas,

   7 	il grand'anima Śaṇḍilya aveva una bellissima figlia,
     	salda nei voti, virtuosa, una controllata brahmacārin,

   8 	ella ottenuto il supremo yoga, andava al supremo paradiso,
     	avendo goduto nell'āśrama del frutto dell'aśvamedha splendida tra i fortunati, 
     	giunse in paradiso quella gloriosa, onorata dalle anime controllata.”

   9 	e veduto quell'āśrama arrivandovi, il toro degli yadu,
     	salutati quei ṛṣi sul fianco dell'himavat, quell'incrollabile
     	evitando tutti gli eserciti saliva sul monte,

  10 	giunto non troppo avanti sul monte, il forte dalla palma per insegna,
     	veduto un santo ed eccellente tīrtha, cadeva in suprema meraviglia,

  11 	quel forte raggiunto il plakṣaprasravaṇa, fonte della Sarasvatī, 
     	arrivava poi al supremo ed eccellente tīrtha kārapavana,

  12 	e là l'armato del vomere, date ricchezze quel fortissimo,
     	e bagnatosi nelle fresche acque, da lì andava
     	supremamente lieto all'āśrama di Mitra e di Varuṇa,

  13 	dove Indra, Agni e Aryaman ottennero ampia felicità,
     	e dal kārapavana si recava ad un luogo sulla Yamunā,

  14 	e bagnatosi là quell'anima pia, ottenne grande soddisfazione,
     	in compagnia dei ṛṣi e dei siddha quel fortissimo, 
     	e standovi il toro degli yadu ascoltava bellissime storie,

  15 	quindi mentre erano lì, il venerabile ṛṣi Nārada,
     	giungeva in quel luogo dove si trovava Rāma,

  16 	coi capelli a crocchia, una veste d'oro quel grande asceta,
     	portando un bastone d'oro, e un vaso sacro,

  17 	afferrato un liuto dal bel suono, una vīṇa meravigliosa,
     	esperto nella danza e nel canto, e onorato da dèi e brahmani,

  18 	provocatore di dispute, sempre adorando le dispute,
     	giungeva al quel luogo dove il glorioso Rāma si trovava,

  19 	alzatisi tutti e avendo onorato quel saldo nei voti,
     	chiedevano al ṛṣi divino quanto era accaduto riguardo ai kuru,

  20 	e allora Nārada sapiente di ogni dharma raccontava,
     	interamente come era avvenuta la completa distruzione dei kuru,

  21 	allora il figlio di Rohiṇī diceva a Nārada con triste voce:
     	“ qual'è lo stato degli kṣatriya, dei sovrani che erano là? 

  22 	ho udito tutto quanto prima hai detto o ricco in tapas,
     	ma mi è nata una grande curiosità di sentirlo in dettaglio.”

  23 	Nārada disse:
     	“ prima fu ucciso Bhīṣma, Droṇa e il sovrano dei sindhu,
     	quindi Karṇa figlio del sole, e i suoi figli grandi guerrieri,

  24 	e Bhūriśravas o figlio di Rohiṇī, e il valoroso re dei madra,
     	questi e molti altri grandi guerrieri, qua e là,

  25 	hanno lasciato la cara vita per il bene del re kaurava,
     	di re, e dei figli di re, che mai indietreggiano nelle battaglie,

  26 	quelli non uccisi o grandi-braccia, ascolta me ora chi sono o mādhava,
     	rimangono dell'esercito del figlio di Dhṛtarāṣṭra, Kṛpa e il valoroso bhoja,
     	e il coraggioso Aśvatthāman, coll'esercito in rotta fuggirono in ogni direzione,

  27 	Duryodhana distrutto l'esercito, e fuggiti costoro con Kṛpa in testa,
     	è entrato in un lago di nome dvaipāyana, fortemente afflitto,

  28 	e al figlio di Dhṛtarāṣṭra che giace là avendo raffermato le acque,
     	i pāṇḍava assieme a Kṛṣṇa hanno lanciato crudeli parole,

  29 	quel forte, vivamente colpito da quelle parole o Rāma, 
     	è uscito dal lago, quel valoroso, afferrando un grande mazza,

  30 	e pure si è rettamente preparato allo scontro con Bhīma,
     	e avverrà oggi il terribile scontro tra i due o Rāma,

  31 	se tu ne hai curiosità, recati là o mādhava senza indugio,
     	e assisti al fierissimo scontro dei tuoi due allievi, se lo credi.”

  32 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	udite le parole di Nārada, salutati con onore quei tori dei ri-nati,
     	e licenziava tutti coloro che erano venuti con lui:
     	“tornate a dvārakā.” così ordinava al suo seguito,

  33 	e disceso dal supremo monte, e dallo splendido plakṣaprasravaṇa, 
     	allora con animo lieto Rāma conosciuti grandi frutti di quel tīrtha,
     	quell'incrollabile in quell'assemblea di savi questa strofa cantava:

  34 	“ quale piacere è pari a risiedere sulla Sarasvatī? quali qualità sono pari a risiedere sulla Sarasvatī?
     	raggiunta la Sarasvatī la gente vola in cielo, e sempre ricorda la fiumana Sarasvatī,

  35 	la Sarasvatī è la più sacra di tutti i fiumi, la Sarasvatī, sempre porta felicità al mondo,
     	raggiunta la Sarasvatī, le genti sempre non si dolgono dei mali fatti qui o nell'aldilà.”

  36 	quindi a lungo felice guardando la Sarasvatī,
     	aggiogato lo splendido carro ai cavalli, vi saliva il tormenta-nemici,

  37 	quel toro degli yadu, col suo carro dal veloce passo,
     	arrivava per assistere allo scontro dei suoi allievi che stava iniziando.