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78. Sauptikaparvan

( L'attacco notturno. X, 1-9)

                              I

   1 	Saṃjaya disse:
     	“ quindi insieme questo valorosi, andando rivolti a sud,
     	giunsero al momento del tramonto, vicino all'accampamento,

   2 	e abbandonati i veicoli in fretta divennero allora impauriti,
     	e raggiunto un luogo impervio, per nascondersi vi entrarono,

   3 	non si trovavano troppo lontati dall'accampamento dell'esercito,
     	con tagli e ferite inferte da armi da taglio che avevano dappertutto,

   4 	a lungo e ardentermente sospirando, pensavano ai pāṇḍava,
     	udendo il terribile urlo dei pāṇḍava bramosi di vittoria,

   5 	e spaventati dalla paura conseguente, fuggivano di nuovo verso est,
     	e passato un po' di tempo, i cavalli stanchi e assetati,

   6 	non tolleravano quei grandi arcieri, di esser caduti in preda all'ira e al furore,
     	addolorati dalla morte del re, per un momento si fermarono.”

   7 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ è incredibile questa azione compiuta da Bhīma o Saṃjaya,
     	che ha abbattuto mio figlio dalla forza di mille elefanti,

   8 	che quel giovane solido come folgore, invincibile da tutti gli esseri,
     	mio figlio sia stato ucciso in battaglia dai pāṇḍava o Saṃjaya,

   9 	il destino non può essere superato dagli uomini o figlio di Gavalgaṇa,
     	quando mio figlio fu ucciso scontrandosi in battaglia coi pāṇḍava,

  10 	il mio cuore deve essere fatto d'acciaio o Saṃjaya, 
     	se udendo che i miei cento figli sono stati uccisi, non si è rotto in mille pezzi,

  11 	che sarà dunque di noi due vecchi, con figli uccisi?
     	io non posso vivere sotto il dominio del pāṇḍava,

  12 	come posso, essendo stato padre di re e io stesso re o Saṃjaya,
     	vivere, diventato servo sotto gli ordini del pāṇḍava?

  13 	avendo comandato l'intera terra, standone a capo o Saṃjaya,
     	come posso ora divenire un servo miserevole?

  14 	come potrò udire le parole di Bhīma o Saṃjaya,
     	che da solo ha ucciso i miei cento figli?

  15 	si sono avverate le parole del grand'anima Vidura,
     	parole che furono disattese da mio figlio o Saṃjaya,

  16 	ma essendo stato ucciso contro il dharma mio figlio Duryodhana,
     	Kṛtavarman, Kṛpa e il figlio di Droṇa che fecero o Saṃjaya?”

  17 	Saṃjaya
     	“andati via i tuoi o re, si fermarono non molto distante,
     	e videro una terribile selva, piena di vari alberi e rampicanti,

  18 	riposatesi un po', e trovata dell'acqua per i cavalli,
     	giusto al tramonto del sole si sedettero nella grande foresta,

  19 	piena di vari uccelli, e abitata da molti branchi di animali,
     	coperta da varie piante e rampicanti, e frequentata da vari serpenti,

  20 	piena di acque di vario genere, e rallegrata da laghetti, 
     	ricoperti di centinaia di loti, e da mucchi di loti blu,

  21 	entrati in quella fiera selva guardandosi intorno,
     	videro allora un albero nyagrodha fornito di migliaia di rami,

  22 	quei grandi guerrieri, avvicinatisi o re, a quel nyagrodha,
     	guardarono quel grande e maestoso albero quei migliori dei bipedi,,

  23 	essendo scesi dai carri e avendo sciolti i destrieri, 
     	spruzzatesi secondo le regole compirono i riti serali o potente,

  24 	quindi quando il sole autore del giorno, raggiunse l'estremo occidente,
     	cadde la notte, madre di tutto il creato,

  25 	adornato dalle stelle sparse, dalle costellazioni e dai pianeti,
     	il firmamento appariva come un tessuto bellissimo ovunque, 

  26 	e lentamente pure si muovevano le creature che vagano di notte,
     	e le creature che vivono di giorno cadevano in preda al sonno,

  27 	i rumori delle creature notturne divennero paurosi,
     	i predatori erano felici, e la notte era diventata tremenda,

  28 	in questo fiero inizio della notte, soverchiati da dolore e sofferenza,
     	Kṛtavarman, Kṛpa, e il figlio di Droṇa, sedettero insieme,

  29 	là seduti, tutt'intorno al nyagrodha, sofferenti
     	a motivo dell'enorme distruzione di kuru e pāṇḍava,

  30 	assonnati, le membra stanche, si stesero al suolo,
     	pieni di una fierissima fatica, e feriti da varie frecce,

  31 	allora caduti in preda al sonno, Kṛpa e il bhoja, grandi guerrieri,
     	pur usi al lusso, e immeritevoli di dolore, giacevano sulla nuda terra,
     	addormentatisi i due o grande re, pieni di sofferenza e di stanchezza,

  32 	il figlio di Droṇa però, caduto in preda dell'ira e della furia o bhārata,
     	non andava a dormire, soffiando come un serpente,

  33 	non riusciva a prender sonno acceso da grande furia, 
     	e guardava allora quel grandi-braccia la foresta terribile a vedersi,

  34 	e guardando quel luogo della foresta frequentato da varie creature,
     	il grandi-braccia scorgeva il nyagrodha pieno di uccelli,

  35 	là infatti migliaia di corvi passavano la notte,
     	felicemente dormendo o kaurava, giunti a rifugiarvisi ad uno ad uno,

  36 	e mentre erano addormentatisi tutti questi corvi, interamente a loro agio, 
     	egli scorgeva giungere rapido un gufo di terribile aspetto,

  37 	dalla grande voce, e corpo, col collo bruno, giallo-scuro,
     	dall'ampio becco e artigli, rapido come Suparṇa,

  38 	quell'uccello facendo poco rumore come di nascosto,
     	attaccava allora un ramo del nyagrodha o bhārata,

  39 	il volatile, tuffandosi dunque sul ramo del nyagrodha, 
     	uccideva molti degli uccelli addormetati, quel nemico dei corvi,

  40 	di alcuni tagliava le ali e poi ne recideva le teste,
     	e le zampe di altri spezzava usando gli artigli,

  41 	uccidendo in breve tempo quel forte quelli che gli stavano in vista,
     	dalle parti dei corpi e dai loro stessi corpi, o signore di popoli,
     	tutt'intorno al nyagrodha era ovunque coperto,

  42 	e avendo ucciso tutti quei corvi, il gufo divenne contento,
     	avendo disposto a volontà dei nemici quell'uccisore di nemici,

  43 	avendo visto quell'azione fraudolenta fatta di notte dal gufo,
     	la speranza di fare la stessa cosa il figlio di Droṇa da solo meditava:

  44 	' da questo uccello mi è stata indicata la mia battaglia,
     	è giunto il giusto momento della distruzione dei nemici, io ritengo,

  45 	non ho potuto oggi uccidere i pāṇḍava che sono apparsi vincitori,
     	questi forti guerrieri, perseveranti che hanno ottenuto il loro scopo, 
     	e davanti al re, io ho promesso lo loro uccisione,

  46 	io mi sono messo nella mia stessa distruzione come una falena nel fuoco, 
     	apertamente combattendo io andrò senza dubbio alla distruzione,
     	con la frode vi può essere invece il successo e la grande distruzione dei nemici,

  47 	lo scopo che sia certo, rispetto a quello incerto
     	migliore ritengono le persone che sono esperte dei trattati di artha,

  48 	e anche laddove vi fosse un parola di rimprovero, e biasimata dal mondo,
     	un uomo che vive nel dharma kṣatriya deve agire,

  49 	ad ogni passo tutti atti censurabili, e biasimevoli,
     	e fraudolenti furono compiuti dai pāṇḍava dalle anime incolte,

  50 	e riguardo a questo atto, un tempo recitarono due canti gli esperti del dharma,
     	due strofe di quelli che conoscono le regole, e anche sinceramente il vero artha:

  51 	'anche se stanco, ferito, o mentre sta mangiando,
     	o mentre marcia o è impegnato, l'esercito avversario i nemici devono attaccare,

  52 	e anche se addormentato in piena notte, e privo di comando,
     	a un esercito che sia in rotta, o diviso in due, è giusto farlo.'

  53 	così prese la decisione di uccidere sul campo le truppe addormentate
     	dei pāṇḍava assieme ai pāñcāla il potente figlio di Droṇa,

  54 	e presa questa crudele decisione si rinsaldava di momento in momento,
     	e svegliava i due che erano addormentati il bhoja e lo zio materno,

  55 	ma nessuna risposta gli davano i due, presi da giusta vergogna,
     	ed egli pensando un momento, disse allora pieno di lacrime:

  56 	' il re Duryodhana da solo quel fortissimo eroe è stato ucciso,
     	per lui dunque continuiamo noi l'inimicizia coi pāṇḍava,

  57 	da solo sul campo fieramente combattendo contro molti vili,
     	fu abbattuto da Bhīmasena il comandante di undici armate,

  58 	e il vile ventre-di-lupo compiva ciò in modo fraudolento,
     	colpendo col piede la testa del re consacrato,

  59 	i pāñcāla urlarono, gridarono e risero,
     	e felici suonarono le conchiglie a centinaia, e batterono i tamburi,

  60 	e il tumultuoso suono dei tamburi mescolato a quello delle conchiglie,
     	portato dal vento terribile, riempiva ogni luogo,

  61 	e il nitrire dei cavalli e i barriti degli elefanti,
     	e le urla leonine dei guerrieri, fortissime si udivano,

  62 	il forte suono emesso da loro felici riempiva la regione da est ad ovest,
     	e si udiva il frastuono dei carri da far rizzare i capelli,

  63 	questa fu la fine dei figli di Dhṛtarāṣṭra compiuta dai pāṇḍava,
     	noi tre soli siamo rimasti in questa grande rovina,

  64 	alcuni dal vigore di cento elefanti, e altri esperti di ogni arma,
     	furono uccisi dalle truppe dei pāṇḍava io credo per il corso del fato,

  65 	così da questa azione il futuro si compia in verità,
     	come questa tale impresa è stata compiuta, che pur difficile era a farsi,

  66 	se voi avete saggezza e non siete in preda alla confusione, 
     	in questa grande sventura, quale sia la cosa migliore ditemi.'
     


                              II


   1 	Kṛpa disse:
     	' io ho udito l'intero tuo discorso ben fondato o potente,
     	ma ora anche tu ascolta qualche mia parola o grandi-braccia,

   2 	tutti gli uomini perseveranti sono legati da due generi di azioni,
     	dal proprio agire e da quello del fato, superiore a questi due non vi è nulla,

   3 	le proprie azioni non sono impedite dal solo destino o virtuoso,
     	né da una sola azione dei due si raggiunge il successo,

   4 	e antrambi questi due ogni intento è legato, sia piccolo che grande, 
     	e uomini si sono visti agire e non agire in ogni tempo,

   5 	la pioggia piovendo sui monti quale frutto produce?
     	ma piovendo nel campo arato, qual'è il frutto che produce?

   6 	e l'umano agire sul destino contrario e il destino sul non agire
     	sono sempre senza risultato, quale fu la mia precedente affermazione?

   7 	come la pioggia divina cadendo rettamente su un campo arato,
     	il seme ne diviene efficace, così il successo per gli uomini,

   8 	delle due cose il destino stabilito può agire da solo,
     	i saggi che sono industriosi allora si impeganno nell'agire umano,

   9 	tutti gli intenti degli uomini sono fatti da queste due cose o toro fra gli uomini,
     	e agire appaiono essi, e anche non agire,

  10 	l'agire umano nel suo compiersi anche dal destino è reso effettivo,
     	e allora l'autore dell'azione produce il frutto,

  11 	l'agire degli uomini abili, se contrario al destino,
     	infruttuoso appare al mondo anche se effettuato rettamente,

  12 	quelli degli uomini che non agiscono, scarsi di cervello,
     	biasimano l'eserzione dei saggi, che non piace a loro,

  13 	per la maggior parte l'agire compiuto sulla terra è senza frutto,
     	e ancora non compiendo un'azione dolorosa, se ne vede il grande frutto,

  14 	e se non agendo si ottiene qualche cosa voluta, spontaneamente,
     	o chi agisce non la ottiene, in entrambi i casi vi è un'avversa fortuna,

  15 	l'industrioso è in grado di vivere, l'inattivo non ottiene la felicità,
     	nel mondo dei vivi, gli industriosi per la maggior parte cercano il bene,

  16 	se l'abile intraprende un'azione che non ottiene il frutto,
     	non dica di lui qualcosa di male, chi pure la verità cerca,

  17 	chi non agendo nel mondo trova il frutto servito da servi,
     	costui va verso la vergogna e odioso diviene per i più,

  18 	ma chi agisce altrimenti da ciò, disprezzando così,
     	agisce contro sé stesso, questa non è la condotta degli intelligenti

  19 	quando vi è assenza dell'agire umano o anche del destino,
     	allora per una di queste due cause l'agire diviene infruttuoso,
     	senza l'agire umano l'impresa quaggiù non si perfeziona,

  20 	ma chi raggiunge rettamente il suo scopo si deve sottomettere alle divinità,
     	l'industrioso, intento nei riti, non agisce invano,

  21 	parimenti ha retta attività chi onora gli anziani,
     	e chiede loro qual'e la cosa migliore, e agisce nella parola data,

  22 	alzandosi ogni volta, sempre si deve chiedere l'opinione degli anziani,
     	questa sia la suprema radice del suo agire, il successo si dice radicato in ciò, 

  23 	chi, ascoltando le parole degli anziani, pratichi la propria attività,
     	il giusto frutto del suo agire sempre ottiene in breve tempo,

  24 	l'uomo che persegua i suoi scopi con passione, ira, timore e avidità,
     	senza speranza e disprezzato, rapidamente decade dalla prosperità,

  25 	questo fu l'intento di Duryodhana, accecato dall'avidità,
     	che senza acoltare i consigli, ha intrapreso, per follia e senza pensiero,

  26 	disprezzando le buone opinioni, consultandosi con i malvagi,
     	pur sconsigliato, ha dato corso all'inimicizia coi pāṇḍava superiori in qualità,

  27 	e anche prima mal comportandosi non doveva praticare l'inganno,
     	per questo soffre in rovina senza aver compiuto i consigli degli amici,

  28 	noi agimmo al seguito di questo malvagio uomo,
     	perciò anche la nostra cattiva condotta ha avuto questa grande sventura,

  29 	da questo mio peccato colpito, anche oggi il mio intelletto
     	pur meditando non trova cosa sia la cosa migliore,

  30 	un uomo confuso deve chiedere agli amici saggi,
     	e quanto essi dicano così richiesti, allora si deve fare,

  31 	noi dunque recandoci da Dhṛtarāṣṭra e da Gāndhārī,
     	raggiunto Vidura dalla grande intelligenza chiediamo a loro,

  32 	loro interrogati ci diranno immediatamente cosa è il meglio per noi,
     	e allora questo dunque facciamo, questa è la mia ferma opinione,

  33 	senza intraprendere un'azione, non si ottiene nessun risultato,
     	ma anche compiuto l'umano agire, non ha successo l'azione di quelli
     	che sono avversati dal destino, su questo non si può discutere.' ”
     
     


                              III


   1 	Saṃjaya disse:
     	“udite le belle parole di Kṛpa rivolte all'artha e al dharma, 
     	Aśvatthāman o grande re, sommerso dal dolore,

   2 	e bruciato dalla sofferenza, come da un fuoco acceso,
     	presa una crudele decisione rispondeva a quei due:

   3 	' la propria opinione a ciascun uomo sembra bellissima,
     	e tutti a turno sono compiaciuti per la propria saggezza,

   4 	il mondo intero pensa di essere il più intelligente di tutti,
     	di aver proprio lui la migliore opinione, e lo dichiara a tutti gli altri,

   5 	la propria opinione è sempre fondata sulle parole dei virtuosi,
     	e biasimano quella altrui, e proclamano continuamente la propria, 

   6 	e quelli che hanno la stessa opinione sulle cause e sugli effetti,
     	si applaudono molto reciprocamente e si onorano frequentemente,

   7 	ma l'opinione di ciascun uomo, in tempi diversi,
     	per il trascorrere del tempo cade in contraddizione cogli altri,

   8 	e principalmente per la difficoltà dei pensieri umani, 
     	ciascuna intelligenza decade per confusione del pensiero,

   9 	come un esperto medico, conosciuta la malattia rettamente,
     	vi applica con cura quaggiù il rimedio adatto alla guarigione o potente,

  10 	così gli uomini per compiere i propri compiti usano l'intelligenza,
     	affidandosi alla propria saggezza, e altri uomini la disapprovano,

  11 	il mortale nella giovinezza è infatuato da una certa opinione,
     	e da un'altra nella mezza età e nella vecchiaia preferisce un'altra opinione, 

  12 	oppure una terribile sventura, o anche una reale fortuna,
     	avendo avuta, l'uomo o bhoja, patisce un calo di intelligenza, 

  13 	e persino in un singolo uomo, ciascuna opinione, nel corso del tempo,
     	diviene instabile nella propria saggezza, e più non gli piace,

  14 	ma avendo stabilito secondo saggezza, l'opinione che vede migliore,
     	in essa impegna sé stesso, quella per lui sia la cosa da compiere,

  15 	ogni uomo o bhoja, avendo bene preso una decisione,
     	si impegna a compierla con piacere, con delle azioni che non portino alla morte,

  16 	tutti gli uomini conoscendo le proprie ragioni e saggezza,
     	agiscono in modi diversi, e ritengono il proprio agire il migliore,

  17 	la mia opinione nata oggi da questa sventura,
     	io la raccoterò a voi due, essa può distruggere il mio dolore,

  18 	Prajāpati create le creature, ha stabilito l'agire per essi,
     	stabilendo per ciascun varṇa, l'azione migliore per esso,

  19 	per i brahmani il saldo autocontrollo, per gli kṣatriya la suprema energia,
     	l'industria per i vaiśya, e per gli śūdra l'obbedienza a tutti i varṇa,

  20 	un brahmano senza autocontrollo non è buono, vile uno kṣatriya senza vigore,
     	un vaiśya inoperoso è biasimato, e anche uno śūdra disobbediente,

  21 	io sono nato nella migliore e onorata stirpe dei brahmani,
     	ma per cattiva fortuna io mi sono rifugiato nel dharma kṣatriya,

  22 	avendo conosciuto il dharma kṣatriya se io tornassi in quello brahmano,
     	compirei una suprema impresa, ma mon è questa la mia intenzione,

  23 	portando un divino arco, e divine armi in battaglia,
     	e avendo visto ucciso mio padre, che posso dire in assemblea?

  24 	io oggi attendendo al dharma kṣatriya per mia volontà,
     	seguirò il sentiero del re, e anche quello del padre dal grande splendore,

  25 	ora i pāñcāla dormono senza timori pensando alla vittoria,
     	avendo slacciate le corazze e i gioghi, pieni di gioia,
     	pensando che noi vinti da loro siamo stanchi, io andrei senza cavalli,

  26 	di notte mentre sono addormentati placidamente, nel loro accampamento,
     	e compirò oggi un difficile attacco nel loro accampamento,

  27 	e attaccandoli nell'accampamento privi di coscienza al mondo dei morti
     	li spedirò agendo come il dio nuvoloso contro i dānava,

  28 	oggi tutti loro là riuniti a cominciare da Dhṛṣṭadyumna,
     	schiaccerò avanzando come fuoco acceso in una selva,
     	e avendo ucciso i pāñcāla otterrò allora la suprema pace,

  29 	io mi impegnerò oggi a schiacciare i pāñcāla in combattimento,
     	come l'armato del tridente in persona, come il furioso Rudra gli animali,

  30 	oggi io dopo aver massacrato e umiliato tutti i pāñcāla, 
     	muoverò furioso in battaglia anche contro i figli di Pāṇḍu,

  31 	oggi io, fatta la terra piena dei corpi di tutti i pāñcāla,
     	avendoli colpiti ad uno ad uno, diverrò il vendicatore di mio padre,

  32 	e il sentiero di Duryodhana, di Karṇa, di Bhīṣma e del re dei sindhu,
     	duro da percorrere io oggi faro percorrere ai pāñcāla, 

  33 	oggi di notte, la testa del re dei pāñcāla e quella di Dhṛṣṭadyumna,
     	prima dell'alba io staccherò con forza come ad animali,

  34 	oggi di notte i figli e gli alleati dei pāṇḍava e dei pāñcāla,
     	con la mia affilata spada sul campo ucciderò o gautama,

  35 	oggi distrutto di notte l'esercito dei pāñcāla con un attacco notturno,
     	soddisfatto e felice diverrò o grande saggio.'
     


                              IV


   1 	Kṛpa disse:
     	' fortuna sia a te nella vendetta, questa decisione nata in te o incrollabile,
     	non è in grado di impedire a te neppure l'armato del fulmine in persona,

   2 	insieme entrambi ti seguiremo all'alba,
     	ma ora di notte riposati togliendo l'armatura e lo stendardo,

   3 	io ti seguiro, e anche il sātvata Kṛtavarman,
     	mentre attacchi di fronte i nemici stando entrambi armati sui carri,

   4 	assieme a noi due tu domani ucciderai i nemici in battaglia,
     	attaccando i pāñcāla coi loro alleati, o migliore dei guerrieri su carro,

   5 	tu sei in grado di attaccarli, riposati questa notte,
     	a lungo essendo rimasto sveglio dormi perciò questa notte,

   6 	e riposato e sveglio, e in pieno possesso di te o onorevole,
     	scontrandoti in battaglia coi nemici, li ucciderai senza dubbio,

   7 	nessuno è in grado di vincere te armato delle tue migliori armi,
     	o migliore sul carro, neppure il figlio del fuoco tra gli dèi,

   8 	chi, seppur sia il re degli dèi, può affrontare il figlio di Droṇa schierato,
     	in battaglia che avanza assieme a Kṛpa e con l'appoggio di Kṛtavarman?

   9 	noi tutti riposateci, ben svegli e liberi dall'ansia,
     	passata la notte uccideremo i nemici,

  10 	le tue sono armi divine e anche le mie senza dubbio,
     	e pure il sātvata è un grande arciere esperto nei combattimenti,

  11 	noi tutti uniti o caro, tutti i nemici riuniti 
     	vincendo, e dopo averli uccisi in battaglia otterremo completa soddisfazione,
     	riposati tu indisturbato, e dormi felicemente questa notte,

  12 	io e Kṛtavarman ti seguiremo o migliore degli uomini,
     	mentre vai all'attacco, insieme noi due arcieri a tormentare i nemici,
     	schierati armati sui carri, ti seguiremo rapidi mentre avanzi sul carro,

  13 	e raggiunto il loro campo e proclamato il tuo nome sul campo,
     	allora compirai una grande strage dei nemici armati, 

  14 	e fatta srtage di essi mentre splende il pieno giorno,
     	ne sarai lieto come Śakra dopo aver massacrato i grandi asura,

  15 	tu sei in grado di vincere in battaglia l'armata dei pāñcāla,
     	come l'infuriato uccisore di tutti i dānava l'esercito dei daitya,

  16 	te, assieme a me in battaglia e protetto da Kṛtavarman,
     	neppure il potente, l'armato del fulmine in persona può vincere,

  17 	né io e neppure Kṛtavarman o caro, in battaglia,
     	ci siamo mai ritirati senza aver vinto i pāṇḍava sul campo,

  18 	e dopo aver ucciso in battaglia i vili pāñcāla assieme ai pāṇḍava,
     	ci ritireremo tutti noi, oppure uccisi andremo in paradiso,

  19 	con tutti i mezzi, tuoi alleati noi saremo all'alba,
     	io dico il vero o grandi-braccia, a te o senza-macchia.'

  20 	così apostrofato con benefiche parole dallo zio materno il figlio di Droṇa,
     	diceva allo zio materno o re, spalancando gli occhi per l'ira:

  21 	' come può dormire un uomo sofferente e furioso,
     	o uno che stia pensando al mezzo o anche in preda al desiderio?

  22 	guarda me ora che sono preso da tutte queste quattro cose,
     	e anche la quarta parte di queste potrebbe distruggermi il sonno,

  23 	qual'è maggior dolore al mondo che ricordare l'uccisione di mio padre?,
     	il mio cuore è in fiamme e oggi non si spegne giorno e notte,

  24 	poiché mio padre fu ucciso da quei malvagi e specialmente 
     	sotto gli occhi di tutti e anche di te, le mie viscere sono lacerate,

  25 	come può uno come me vivere al mondo anche solo un minuto,
     	quando io odo le parole dei pāñcāla: 'Droṇa è stato ucciso.'

  26 	senza aver ucciso Dhṛṣṭadyumna sul campo io non posso vivere,
     	per l'uccisione di mio padre io devo ucciderlo e anche i pāñcāla che sono con lui,

  27 	uditi i lamenti che faceva il re con la coscie spezzate, 
     	ancora come non s'incendierebbe il cuore pure di uno crudele?

  28 	e quali occhi seppur di uno senza pietà non si riempirebbero di lacrime,
     	dopo aver udito tali parole del sovrano con la coscia spezzata?

  29 	la parte amica che viveva in me è stata sconfitta,
     	e questo accresce la mia sofferenza come l'impeto della acque il mare,
     	a me con un unico pensiero come può esservi sonno? come la gioia?

  30 	costoro protetti da quei due da Vāsudeva e da Arjuna, io
     	penso siano invincibili persino da parte del grande Indra o zio,

  31 	io non posso astenermi in alcun modo da questa impresa,
     	né vedo qualcuno al mondo che mi possa impedire questa impresa,
     	così è presa la mia decisione, questa è la mia certa opinione,

  32 	dagli emmissari mi è stato detto della sconfitta dei miei amici,
     	e delle vittoria dei pāṇḍava, e il mio cuore brucia,

  33 	io ora solo dopo aver compiuto la strage dei nemici in un assalto notturno,
     	allora riposero, e dormirò libero dall'ansia.'
     


                              V


   1 	Kṛpa disse:
     	' pur volendo imparare, l'uomo sciocco senza controllo sui sensi,
     	non riesce a conoscere interamente dharma e artha, così io credo,

   2 	e così pure l'uomo di intelligenza che non si dedichi ad imparare,
     	non riesce a conoscere nulla sui mezzi del dharma e dell'artha,

   3 	ma l'uomo di intelligenza e dai sensi domati, che vuole imparare,  
     	e non opponga resistenza ad apprendere può conoscerne tutti i precetti, 

   4 	l'uomo malvagio di mal'anima, senza disciplina, e irrispettoso che 
     	abbandonando il nobile destino, compia molte malvagità,

   5 	gli amici trattengono dal fare il male chi da loro dipende,
     	ma mentre il fortunato si ferma, non si ferma chi non ha fortuna,

   6 	come uno dalla mente distratta viene fermato da varie parole,
     	così dall'amico è fermato chi lo può, e chi non può soccombe,

   7 	e così un amico saggio, che stia compiendo un cattiva azione,
     	viene continuamente trattenuto dai saggi per quanto possono,

   8 	ponendo mente alla nobiltà, trattenendo te stesso da te,
     	compi il mio consiglio o caro, cosìcchè dopo non ti dorrai,

   9 	l'uccisione di quelli addormentati non è onorata al mondo secondo il dharma, 
     	così pure quella di quelli che hanno gettate le armi, o staccato i cavalli dal carro,

  10 	e quelli che gridino: 'sono tuo prigioniero!' e quelli che vengano in cerca di rifugio,
     	quelli che hanno sciolti i capelli, e quelli che hanno gli animali morti,

  11 	ora i pāñcāla stanno dormendo, senza corazze o illustre,
     	senza apprensione per la notte, tutti privi di coscienza come morti,

  12 	l'uomo malvagio che assalga questi così messi,
     	certamente sprofonderà senza nave nell'inferno, ampio e profondo,

  13 	tu sei conosciuto come il migliore degli esperti d'armi, 
     	in te mai al mondo vi fu pure la più piccola colpa,

  14 	tu splendido come il sole, di nuovo domani fattosi il giorno col sole alto, 
     	ti mostrerai a tutti gli esseri come il vincitore dei nemici in battaglia,

  15 	una azione che sia riprovevole in te sembra impossibile,
     	come sarebbe una macchia di rosso impressa sul bianco, questa è la mia opinione.'

  16 	Aśvatthāman disse:
     	' su quanto tu così hai detto io sono d'accordo o zio,
     	loro però per primi hanno fatto in cento pezzi questo limite,

  17 	sotto gli occhi di tutti i sovrani, e pure davanti a te,
     	mio padre che aveva gettato le armi, fu abbattuto da Dhṛṣṭadyumna,

  18 	e Karṇa il migliore sul carro, con la ruota del carro caduta,
     	sprofondato in suprema difficoltà fu ucciso dal possessore del gāṇḍīva,

  19 	quindi Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu, senza armi, cessato di combattere, 
     	mandando avanti Śikhaṇḍin, fu ucciso dal possessore del gāṇḍīva,

  20 	e Bhūriśravas grande arciere, in meditazione sul campo,
     	mentre urlavano i sovrani, fu abbattuto da Yuyudhāna,

  21 	e Duryodhana scontrandosi sul campo con le mazze con Bhīma,
     	sotto gli occhi di quei sovrani fu abbattuto contro il dharma da Bhīmasena,

  22 	mentre da solo circondato là da molti grandi guerrieri,
     	contro i dharma quella tigre fra gli uomini fu abbattuto da Bhīmasena,

  23 	il lamento di quel re colla coscia fratturata, fu udito da me, 
     	e anche raccontato da testimoni e questo mi ha spezzato il cuore,

  24 	questi sono i malvagi pāñcāla che hanno rotto ogni limite, agendo contro il dharma,
     	perché tu non biasimi costoro che hanno superato ogni limite? 

  25 	in un attacco notturno dopo che avrò ucciso i pāñcāla assassini di mio padre,
     	per quanto desidero che io possa divenire pure un verme o una mosca rinascendo,

  26 	io ora mi affretterò a compiere quanto desidero,
     	avendo in me questa urgenza, come posso dormire o essere felice?

  27 	non è ancora nato  né nascerà, qualche uomo al mondo,
     	che mi allontani da questa decisione che ho preso di ucciderli.'”

  28 	Saṃjaya disse:
     	“ così avendo parlato il potente figlio di Droṇa o grande re,
     	da solo aggiogando i cavalli partiva verso i nemici,

  29 	mentre le altre due grandi anime il bhoja e il figlio di Śaradvat dicevano: 
     	' perché hai aggiogato il carro? cosa hai deciso di fare?

  30 	noi due domani con lo stesso proponimento saremo con te o toro fra gli uomini,
     	noi abbiamo gli stessi sentimenti, non devi dubitare di noi.'

  31 	ma Aśvatthāman infuriatosi ricordando l'uccisione del padre,
     	a ciascuno dei due che gli parlava disse quanto voleva fare:

  32 	' dopo aver ucciso con diritte frecce  centinaia di migliaia di guerrieri,
     	dopo che aveva gettato le armi, mio padre fu abbattuto da Dhṛṣṭadyumna,

  33 	perciò io ora ucciderò mentre è senza corazza,
     	il malvagio figlio del re dei pāñcāla con una malvagia azione,

  34 	e come può quel malvagio pāñcāla ucciso da me come un animale,
     	ottenere i mondi di chi fu vinto in battaglia con le armi? questo io credo,

  35 	rapidamente voi due allacciate le corazze, cinte le spade presi gli archi,
     	schieratevi  a guardare voi tormenta-nemici supremi sui carri.'

  36 	così avendo parlato saldo sul carro partiva verso i nemici,
     	e lo seguiva Kṛpa o re, e anche Kṛtavarman il sātvata,

  37 	splendevano questi tre avviati contro i nemici,
     	come i fuochi accesi per le offerte in un sacrificio,

  38 	e si avviarono verso l'accampamento di quella gente addormentata o illustre,
     	e il figlio di Droṇa raggiuntane la porta si arrestava sul suo ottimo carro.”
     


                              VI


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ quei due venendo il figlio di Droṇa davanti alla porta,
     	che fecero il bhojia e Kṛpa? dimmelo o Saṃjaya.”

   2 	Saṃjaya disse:
     	“ consigliatosi con Kṛtavarman e con Kṛpa grande sul carro,
     	il figlio di Droṇa con l'animo preso dalla follia si sedeva sulla porta del campo,

   3 	e là egli vedeva un essere gigantesco, splendido come sole e luna,
     	che stava coprendo la porta terribile da far rizzare i capelli,

   4 	vestito di una pelle di tigre grondante molto sangue,
     	con una pelle di gazzella nera per mantello, e un nāga per sacro cordone 

   5 	alzando svariate armi con le proprie, larghe e potenti braccia,
     	allacciato un grande serpente come bracciale, il viso inghirlandato di fiamme,

   6 	la bocca dalle terribili zanne, spalancata, terrificante,
     	adornato da occhi di varia foggia a migliaia,

   7 	né il suo corpo o il suo aspetto si poteva descrivere, 
     	ma guardandolo nella sua interezza anche le montagne cadrebbero a pezzi,

   8 	dalla sua bocca, dalle sue narici, dalle sue orecchie, da ogni parte,
     	e dai suoi mille occhi fuoriuscivano grandi fiamme,

   9 	inoltre dai suoi luminosi raggi uscivano fuori dei signori-dei-sensi
     	armati di conchiglia, disco e mazza, a centinaia e a migliaia,

  10 	vedendo quell'essere sovranaturale, terrificante per il mondo,
     	il figlio di Droṇa, senza tremare, gli scagliava piogge di armi divine,

  11 	ma quel grande essere ingoiava i dardi scagliati dal figlio di Droṇa,
     	come il fuoco detto vaḍavāmukha fa con le piogge delle nuvole,

  12 	Aśvatthāman dunque vedendo quei mucchi di frecce inefficaci,
     	gli scagliava contro l'asta del vessillo accesa come le fiamme di Agni,

  13 	ma quell'asta con la punta fiammeggiante colpendolo andava in pezzi,
     	come colpendo il sole a fine yuga, una grande meteora partita dal cielo,

  14 	allora la divina spada col manico d'oro, lucente come il cielo,
     	dal fodero rapidanmente estraeva, fiammeggiante come un uraga,

  15 	quindi quel saggio l'eccellente spada scagliava a quell'essere,
     	e questa raggiunto quell'essere, andava in pezzi come una pannocchia,

  16 	allora infuriato il figlio di Droṇa una mazza simile alla bandiera di Indra,
     	fiammeggiante, gli scagliava, ma quell'essere ingoiava anche quella,

  17 	allora tutte le armi distrutte vedendo di momento in momento,
     	vedeva l'etere farsi coperto dai molti Janārdana,

  18 	e veduto questo grandissimo portento, il figlio di Droṇa senza più armi,
     	diceva molto addolorato ricordando le parole di Kṛpa:

  19 	'chi non ascolta gli spiacevoli ma salutari consigli detti dagli amici,
     	se ne duole caduto in difficoltà, come me che non ho ascoltato quei due,

  20 	chi vuole uccidere trasgredendo le immortali regole degli śāstra,
     	costui allontanadosi dalla via del dharma, percorre la cattiva strada,

  21 	sulle vacche, i brahmani, sui re e sulle donne, sull'amico, la madre e il guru,
     	su vecchi, bambini, su ciechi e idioti, su chi dorme, ha terrore o è convalescente,

  22 	su pazzi, ubriachi e su chi non è pronto, non si devono rivolgere le armi,
     	così fu un tempo insegnato dai maestri per sempre agli uomini, 

  23 	io dunque oltrepassando il sentiero eterno stabilito dagli śāstra,
     	avendo agito in malo modo ho ottenuto una terribile sventura,

  24 	questa i sapienti dicono essere la più terribile sventura,
     	che iniziata una grande impresa per paura la si interrompa,

  25 	e una cosa impossibile, chi può compierla quaggiù con la forza del suo potere?
     	l'agire umano si dice che non sia più forte del destino,

  26 	l'uomo che compie una azione, se il destino non è favorevole,
     	allontanandosi dalla via del dharma, cade nella sventura,

  27 	i sapienti dicono che è infamante il ritirarsi,
     	quando iniziata un'impresa quaggiù ci si ritira per paura,

  28 	quindi per la mia cattiva condotta, la paura mi è caduta addosso,
     	il figlio di Droṇa non si è mai ritirato dalla battaglia,

  29 	e questo grandissimo essere alzato come il bastone del fato,
     	io non so chi sia anche pensandoci in tutti i modi,

  30 	sicuramente la mia decisione impura è scaturita dall'adharma e costui
     	appare come il terribile frutto di quella, per distruggerla,

  31 	periciò è decratata dal fato il mio ritiro dalla battaglia,
     	contrariamente al fato quaggiù nulla si può fare,

  32 	io ora mi getto a cercar rifugio dal potente Mahādeva,
     	che questa terribile punizione del fato non mi distrugga,

  33 	gettandomi ai piedi del dio dai capelli arruffati, dio degli dèi, signore di Umā,
     	di Rudra dalla ghirlanda di teschi, di Hara distruttore degli occhi di Bhaga,

  34 	questo dio sorpassa gli dèi in tapas e in valore,
     	perciò chiederò rifugio al signore dei monti, armato di tridente.' “


                              VII


   1 	Saṃjaya
     	“ così dunque pensando il figlio di Droṇa o signore di popoli,
     	scendendo dal piano del carro meditava saldamente concentrato.

   2 	il droṇide disse:
     	' al terribile incrollabile Śiva, Rudra, Śarva, signore e maestro,
     	al signore dei monti, al dio benefattore, origine e creatore imperituro,

   3 	al dio dal nero collo, non nato, potente distruttore, ad Hara che prende il sacrificio,
     	la cui forma è l'universo, dai molti occhi e forme, al signore di Umā,

   4 	che risiede nei cimiteri, al selvaggio e potente signore di grandi schiere, 
     	che porta il bastone teschiato, imberbe, col crocchio nei capelli, dedito alla castità,

   5 	anche coll'animo, di scarso pensiero, arduo e impuro,
     	io sacrificherò me stesso al distruttore delle tre città degli asura,

   6 	al celebrato, all'elogiabile che è elogiato, al dio efficace vestito di corteccia,
     	al dio rosso di fuoco, dal collo blu, intoccabile e invincibile,

   7 	al luminoso creatore dell'universo, al brahman, dedito alla castità,
     	al dio dai saldi voti, penennemente nel tapas, infinito, meta degli asceti,

   8 	al dio dai molti aspetti, governatore di schiere, dai tre occhi, caro ai suoi fedeli, 
     	al capo dei condottieri di schiere, all'amato dal cuore di Gaurī,

   9 	al padre di Kumāra, al toro che traina come il migliore dei tori,
     	al poco vestito, arciterribile, intento nell'adornare Umā,

  10 	al superiore a tutti, al supremo di cui non vi è superiore,
     	all'armato del supremo arco, limite dell'orizzonte meridionale,

  11 	al dio dalla corazza d'oro, adornata di luna crestata,
     	mi prostro a te divino rifugio, con suprema concentrazione,

  12 	ma se attraverso questa terribile sventura ardua da passare
     	sacrificherò a te che sei il puro, con la pura offerta di tutto il mio essere.'

  13 	così conosciuta la sua ferma intenzione di abbandonare sé stesso,
     	davanti a quella grande anima, si manifestava un altare d'oro,

  14 	e in questo altare allora o re, sorgeva un bel fuoco,
     	riempiendo con le sue fiamme, il cielo, l'aria e ogni direzione,

  15 	e qui con occhi e bocche fiammeggianti, con molti piedi, teste e braccia,
     	apparivano degli esseri dai grandi visi, simili a monti ed elefanti,

  16 	in forma di cani, cinghiali, e cammelli, di cavalli, di rospi e di coccodrilli,
     	coi visi d'orso, di gatto selvatico di tigre e di pantera,

  17 	con musi di corvo, di scimmia, e di pappagallo,
     	con la faccia di grandi serpenti, di oca selvatica dal bianco splendore,

  18 	con musi di picchio, e di ghiandaie o bhārata,
     	e con musi di tartaruga, e di alligatore, e di delfino,

  19 	con visi di grandi mostri marini, e di balena,
     	e con musi di leone, da falco pescatore, e da piccione da elefante,

  20 	e con facce di colombo, e di cormorano,
     	con mani e orecchi a migliaia, e con centinaia di ventri,

  21 	privi di carne e con becchi di corvo, e con becchi d'aquila, o bhārata,
     	e alcuni senza testa o re, e con musi d'orso terrificanti,

  22 	con gli occhi e le lingue fiammeggianti, e coi visi splendenti,
     	e altri con musi di ariete, e di caprone o sovrano,

  23 	e simili a conchiglie con musi e orecchi fatti a conchiglia,
     	con cinture e collane di conchiglie, che risuonavano col suono di conchiglie,

  24 	con le crocchie nei capelli, con cinque creste o rasati, coi ventri magri,
     	con quattro zanne, e quattro lingue, coronati, con orecchi a coda di porco, 

  25 	portando codini, o re dei re, e anche coi capelli ritti,
     	e con turbanti, e diademi, e con bei volti ben adornati,

  26 	e portando corone di fiori di loto e di ninfee,
     	e pieni di maestà erano là a centinaia e a migliaia,

  27 	con in mano dischi e armi da getto, e anche armati di clave,
     	e con lacci e bhuśuṇḍi in mano e anche mazze o bhārata,

  28 	e portando legate sulla schiena vari dardi terribili in battaglia,
     	coi loro vessilli, e bandiere, con campanacci e armati di asce

  29 	con le mani pronte con grandi lacci, e armate di bastoni,
     	maneggiando tronchi, e spade, con diademi a forma di serpente sollevato,
     	con grandi serpenti per bracciali, e indossando vari ornamenti,

  30 	coperti di polvere, imbrattati di fango, e tutti vestiti di abiti bianchi,
     	con le membra scure, e coi corpi rosati, e le facce rasate,

  31 	costoro timpani, conchiglie e tamburi, tamburelli, trombe e corni,
     	suonavano insieme gioiosi, splendenti d'oro,

  32 	e altri cantavano, e altri ancora danzavano,
     	avanzando e saltando e saltellando con grande forza,

  33 	correndo eccitati, e violenti, con i capelli scossi dal vento,
     	come grande elefanti furiosi continuamente rumoreggiavano,

  34 	terribili dal fiero aspetto, armati di tridenti e di spiedi,
     	con vesti di vari colori, e adornati da splendide ghirlande,

  35 	indossando bei bracciali di gemme, e preparati alla guerra,
     	erano questi prodi uccisori di nemici, valorosi invincibili, e pronti alla vittoria,

  36 	bevitori di sangue, e mangiatori di grasso, di carne, consumatori di interiora,
     	con codini sul cranio, con scuri orecchi, magri con ventri a pentola,

  37 	altissimi e bassissimi, possenti e terrificanti,
     	mostruosi, con labbra sporgenti, grandi testicoli e ossuti peni,

  38 	con vari preziosi diademi, e rasati, e altri con crocchie di capelli,
     	alcuni che potevano abbattere a terra stelle, pianeti con sole e luna,

  39 	e altri che potevano uccidere le schiere dei viventi di quattro tipi,
     	e che privi di paura sempre sopportavano il cipiglio di Hara,

  40 	che potevano agire a volontà, potenti come i signori dei signori del trimundio,
     	sempre felici e contenti, signori della parola, e privi di passioni,

  41 	loro che ottenute le otto qualità della sovranità non cadevano nell'orgoglio,
     	loro le cui azioni sempre stupiscono il beato Hara,

  42 	sempre compiaciuto dalla loro devozione di cuore, parole e azioni,
     	è il signore come per figli legittimi devoti di cuore, parole e azioni,

  43 	altri però furiosi bevono sempre il sangue e il grasso degli empi,
     	e altri che bevono perennemente il soma formato dalle ventiquattro parti,

  44 	alcuni che con l'apprendimento, la castità, il tapas, e l'autocontrollo,
     	propiziandosi il dio dal tridente, hanno ottenuto l'unione con la sua natura,

  45 	con questi devoti e con Pārvatī il beato grande signore,
     	il signore di passato, presente e futuro consuma le schiere degli esseri, 

  46 	con molte e varie urla, risate e alti suoni,
     	facendo risuonare l'intero universo si avvicinarono ad Aśvatthāman,

  47 	cantando le lodi del Mahādeva, agendo da splendidi e luminosi,
     	per aumentare la grandezza del figlio di Droṇa grand'anima,

  48 	desiderosi di conoscere il suo vigore e di vedere l'attacco notturno,
     	con in mano terribili e fiere barre, tridenti e spiedi,
     	terribili di aspetto queste schiere di esseri si avvicinavano da ogni parte,

  49 	e costoro che farebbero paura anche al cospetto del trimundio,
     	pur scorgendo, quel fortissimo non ne aveva timore, 

  50 	qui il figlio di Droṇa coll'arco in pugno, con le protezioni per dita e braccia,
     	spontaneamente da sé, offriva sé stesso come offerta,

  51 	gli archi erano il combustibile, e le aguzze frecce i mezzi di purificazione,
     	e lui stesso quel grand'anima era l'oblazione, o bhārata in quella cerimonia,

  52 	quindi con un mantra opportuno il potente figlio di Droṇa,
     	con grande passione offriva sé stesso come oblazione,

  53 	e celebrando Rudra, dalle fiere imprese, l'incrollabile grande anima,
     	dalle fiere imprese, così gli diceva a mani giunte:

  54 	' io che sono nato dalla stirpe di Aṅgiras, oggi me stesso
     	nel fuoco sacrifico o beato, accettami come un forte,

  55 	con devozione per te o Mahādeva, e con suprema concentrazione,
     	in questo frangente o anima universale, io mi offro davanti a te,

  56 	in te sono tutti gli esseri, e tu sei in tutti gli esseri,
     	l'intierezza delle qualità superiori risiede in te,

  57 	o illustre ricettacolo di ogni essere, me che sono divenuto l'oblazione,
     	accetta o dio, se i nemici sono inconquistabili da me.'

  58 	così avendo parlato il figlio di Droṇa su quell'altare acceso di fuoco,
     	salendo rinunciando a sé stesso, entrava nel fuoco,

  59 	vedendolo a braccia alzate immobile divenuto l'oblazione,
     	il beato Mahādeva in persona ridendo diceva:

  60 	' con sincerità, purezza, onestà, con tapas e autocontrollo,
     	con pazienza e con devozione, con fermezza, con la mente e con le parole,

  61 	poichè io fui reso propizio da Kṛṣṇa dall'instancabile agire, 
     	allora nessun altro da me più amato di Kṛṣṇa al mondo si trova,

  62 	per compiere il suo favore e per volerti testare, 
     	i pāñcāla furono fortemente protetti da me molte volte,

  63 	ma compiuto il suo favore col mio proteggere i pāñcāla,
     	essi ora sono sopraffatti dal fato, per loro non vi è più vita.'

  64 	ciò detto il beato nel corpo di quel grande arciere
     	entrava, e gli dava una suprema e splendente spada,

  65 	allora posseduto dal beato, di nuovo splendeva di energia,
     	e il suo corpo divenne in battaglia dello splendore creato dal dio,

  66 	e lo circondarono esseri invisibili e rākṣasa,
     	mentre andava di persona vicino al campo nemico, come il signore stesso.” 
     


                              VIII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ quando si recò all'accampamento il figlio di Droṇa grande sul carro,
     	forse che Kṛpa e il bhoja presi dalla paura non lo seguirono?

   2 	spero che i due non si giudicarono trattenuti da vili impedimenti, 
     	o pensando di essere impotenti, non fuggissero quei due grandi guerrieri,

   3 	o forse assalendo il campo, e avendo ucciso somaka e pāṇḍava,
     	seguirono sul campo la suprema via di Duryodhana?

   4 	o forse che uccisi dai pāñcāla, non giacevano a terra?
     	ogni azione fatta da quei due raccontami o Saṃjaya.”

   5 	Saṃjaya disse:
     	“ giunto all'accampamento il figlio di Droṇa grand'anima,
     	Kṛpa e Kṛtavarman si fermarono alla porta del campo,

   6 	e Aśvatthāman vedendo quei due strenui grandi guerrieri,
     	felice o re, con dolcezza queste parole diceva:

   7 	' impegnandovi, adeguati siete voi due signori alla distruzione di tutti gli kṣatriya,
     	cosa dunque solo di questo resto di guerrieri specialmente se addormentati? 

   8 	io entrerò nell'accampamento e agirò come il fato in persona,
     	affinché nessun uomo si possa liberare ancora vivo.'

   9 	ciò detto il figlio di Droṇa entrava nel grande campo dei pāṇḍava,
     	dall'entrata irrompendo abbandonando ogni sua paura,

  10 	quel grandi-braccia vi entrava conoscendo il suo percorso,
     	e lentamente si avvicinava al padiglione di Dhṛṣṭadyumna,

  11 	essi compiute con potenza grandi imprese in battaglia, e stanchi,
     	erano felicemente addormentati attorniati dai propri soldati,

  12 	quindi entrato nella dimora di Dhṛṣṭadyumna o bhārata,
     	il figlio di Droṇa vedeva il principe pāñcāla addormentato nel letto lì davanti,

  13 	nel letto di bianche lenzuola coperto da grandi e preziosi drappi,
     	fornito delle migliori ghirlande, e profumato da incensi e profumi,

  14 	mentre quel grand'anima dormiva senza paura e in tutta sicurezza,
     	con un calcio fu svegliato da quel letto o signore della terra,

  15 	quel fiero in battaglia sentendo quel calcio si alzava,
     	e quell'incomparabile anima riconosceva il figlio di Droṇa grande sul carro,

  16 	il fortissimo Aśvatthāman mentre si alzava dal letto, 
     	afferrandolo per i capelli, con le mani lo gettava a terra,

  17 	e spinto a terra con forza per il terrore o bhārata,
     	e anche per il sonno il pāñcāla non era in grado di muoversi,

  18 	afferratolo allora o re, alla gola e al petto con entrambe le mani,
     	mentre gridava e si contorceva lo uccideva come un animale,

  19 	graffiandolo con le unghie non troppo distintamente diceva al figlio di Droṇa:
     	' o figlio del maestro con un'arma uccidimi, non indugiare,
     	se fai ciò io otterrò i perfetti mondi o migliore dei bipedi.'

  20 	ma il figlio di Droṇa udendo quelle parole appena udibili gli diceva:
     	'i mondi non appartengono agli assassini dei maestri o vergogna della stirpe,
     	perciò tu non meriti la morte per mezzo di un'arma o essere malvagio.

  21 	così avendo parlato a quel valoroso, come leone ad elefante furioso,
     	con furia nelle parti vitali lo colpiva con terribili colpi di tallone,

  22 	per il grido di quel valoroso mentre era ucciso nella sua dimora,
     	si svegliarono o re, le donne  che erano al suo servizio,

  23 	ed esse vedendo un essere corporeo che era di valore sovrumano,
     	ritenendolo uno spirito, per la paura non fiatarono,

  24 	in quel modo avendolo spedito alla dimora di Yama,
     	quel glorioso risaliva sullo splendido carro dopo averlo raggiunto,

  25 	e uscito dal padiglione faceva risuonare ogni luogo o re,
     	quel forte percorrendo il campo col carro per uccidere i nemici,

  26 	uscito dunque il figlio di Droṇa grande guerriero,
     	le donne assieme a tutte le guardie gridarono,

  27 	e vedendo il re ucciso, violentemente addolorati,
     	tutti gli kṣatriya di Dhṛṣṭadyumna si lamentavano, 

  28 	e per le loro grida i tori fra gli kṣatriya che erano vicino,
     	rapidamente si riunivano e chiedevano:' che cosa c'è?'

  29 	ma le donne o re, agitate, scorgendo il nipote di Bharadvāja,
     	gridarono con triste tono: ' presto inseguitelo,

  30 	che sia rākṣasa o uomo noi non conosciamo,
     	chi sia, quello che sta là salito sul carro dopo aver ucciso il re dei pāñcāla.'

  31 	allora quei migliori guerrieri con violenza lo circondarono,
     	ed egli tutti quelli che si precipitavano li faceva a pezzi con l'arma di Rudra,

  32 	e dopo aver ucciso Dhṛṣṭadyumna e quelli del suo seguito,
     	scorgeva vicino Uttamaujas addormentato nel letto,

  33 	assalendo pure lui con un calcio e con violenza alla gola e al petto,
     	anche quell'uccisore di nemici urlante ammazzava,

  34 	Yudhāmanyu pero sopraggiunto, pensando fosse stato ucciso da un rākṣasa,
     	alzata la mazza con violenza colpiva al petto il figlio di Droṇa,

  35 	ma assalendolo lo afferrava e lo abbatteva a terra,
     	e anche lui ormai tremante uccideva come un animale,

  36 	quindi quel valoroso dopo averlo ucciso assaliva gli altri,
     	grandi guerrieri che erano addormentati qua e là, o re dei re,
     	che urlavano e tremavano come animali pronti per il sacrificio,

  37 	allora sfoderata la scimitarra uccideva altri semplici soldati,
     	da ogni parte inseguendo le prede, abile com'era nell'uso della spada,

  38 	scorgendo in un fortino delle guardie addormentate in mezzo,
     	tutti stanchi e senza le armi, in breve tempo li faceva a pezzi,

  39 	con la sua ottima spada tagliava guerrieri, cavalli ed elefanti,
     	con tutte le membra imbrattate di sangue come il dio-morte spinto dal fato,

  40 	il figlio di Droṇa per costoro che si agitavano e alzando la lama,
     	e col movimento della spada, per questi tre motivi era imbrattato di sangue,

  41 	di lui che combatteva coperto di sangue, con la lucente lama,
     	la figura appariva terrificante come quella di un essere sovrumano,

  42 	quelli che si svegliavano o kaurava, anche dal frastuono erano confusi,
     	gurdandosi reciprocamente vedendo il figlio di Droṇa si spaventavano,

  43 	vedendo la sua figura, gli kṣatriya tormenta-nemici,
     	pensando fosse un rākṣasa chiudevano gli occhi,

  44 	egli con terribile aspetto agiva nel campo come il fato,
     	e scorgeva i figli di Draupadī e i somaka rimasti,

  45 	agitati da quel frastuono, arco in pugno quei grandi guerrieri,
     	udendo che Dhṛṣṭadyumna era stato ucciso, i figli di Draupadī o signore di popoli,
     	senza paura coprivano di piogge di frecce il nipote di Bharadvāja,

  46 	quindi da questo frastuono risvegliati i prabhadraka,
     	e Śikhaṇḍin con le loro frecce ferivano il figlio di Droṇa,

  47 	il nipote di Bharadvāja però vedendoli scagliare piogge di frecce,
     	lanciava un urlo quel forte, bramoso di uccidere quegl'invincibili,

  48 	e quindi supremamente infuriato ricordando la morte del padre,
     	sceso dal piano del carro rapidamente li assaliva,

  49 	afferrando il grande scudo dalle mille lune in battaglia,
     	e la divina grande spada, incrostata d'oro,
     	correndo i figli di Draupadī con la spada quel forte attaccava,

  50 	allora quella tigre fra gli uomini, in battaglia Prativindhya,
     	colpiva al ventre, o re, e questi ucciso cadeva a terra,

  51 	il potente Sutasoma però colpito il figlio di Droṇa con una lancia,
     	di nuovo sfoderata la spada assaliva il figlio di Droṇa,

  52 	quel toro fra gli uomini tagliato il braccio e la spada di Sutasoma,
     	ancora lo colpiva al fianco, ed egli col cuore trafitto cadeva,

  53 	Śatānīka il valoroso figlio di Nakula, però con una ruota di carro,
     	sollevandola con le due braccia con violenza lo colpiva nel petto,

  54 	il brahmano colpiva allora Śatānīka ormai senza ruota,
     	ed egli fiaccato cadeva a terra e allora gli tagliava la testa,

  55 	Śrutakarman afferrata un sbarra di ferro, precipitandosi sul figlio di Droṇa,
     	lo colpiva violentemente sul lato sinistro dello scudo,

  56 	ma egli con la sua ottima spada colpiva in faccia Śrutakarman,
     	egli ucciso cadeva a terra senza vita e col viso mutilato,

  57 	con grande rumore il valoroso Śrutakīrti, grande arciere,
     	assalendo Aśvatthāman, lo copriva con una pioggia di frecce,

  58 	ma egli con lo scudo parando quella pioggia di frecce,
     	la sua testa splendente coi suoi orecchini dal corpo tagliava,

  59 	allora l'uccisore di Bhīṣma assieme a tutti i prabhadraka,
     	quel forte, con svariate armi colpiva da ogni parte quel valoroso,
     	e con una freccia lo colpiva in mezzo alla fronte,

  60 	ma il fortissimo figlio di Droṇa sopraffatto dall'ira, 
     	raggiunto Śikhaṇḍin lo tagliava in due con la sua spada,

  61 	quindi dopo aver ucciso Śikhaṇḍin, quel tormenta-nemici pieno di furia,
     	assaliva con violenza tutte le schiere dei prabhadraka,
     	e poi attaccava quanto era rimasto dell'esercito di Virāṭa,

  62 	e tutti i figli, i nipoti eanche gli amici di Drupada,
     	mandava a crudele morte, man mano che li vedeva quel fortissimo,

  63 	e ciascuno degli altri uomini, attaccandoli singolarmente,
     	veniva fatto a pezzi con la spada dal figlio di Droṇa, esperto nella scherma,

  64 	e una nera figura dagli occhi rossi, adornata di rosse ghirlande,
     	con una rossa veste, da sola, crestata, con un laccio in mano,

  65 	videro come la notte del fato, che se ne stava in piedi sorridendo,
     	che conduceva dopo aver legato coi crudeli lacci uomini, cavalli ed elefanti,
     	e trascinava vari morti senza capelli legati con lacci,

  66 	e conducendo anche altri addormentati in sogno, in altri notti o mio signore,
     	e quei guerrieri eccellenti videro il figlio di Droṇa che continuamente uccideva,

  67 	da quando era iniziata la battaglia delle armate dei kuru e dei pāṇḍava,
     	da allora in poi essi videro quella strega e pure il figlio di Droṇa,

  68 	e il figlio di Droṇa abbatteva poi quelli che prima erano stati uccisi dal fato,
     	facendo tremare tutti gli esseri, e lanciando terrificanti urla,

  69 	e quei valorosi ricordando quella visione del tempo precedente,
     	soverchiati dal destino pensavano che fosse proprio quella che vedevano,

  70 	quindi per quel frastuono si svegliarono gli arcieri,
     	nell'accampamento dei pāṇḍava a centinaia e a migliaia,

  71 	di qualcuno tagliava i piedi, e le budella di altri,
     	e altri trafiggevva ai fianchi, come fosse il dio-morte mandato dal fato,

  72 	e di gente schiacciata crudelmente e di suoni fieramente dolorosi,
     	e di altri elefanti e cavalli agitati, la terra era pieno o potente,

  73 	mentre gridavano:' che cos'è questo? chi è quello? cos'è questo rumore? che succede?' 
     	il figlio di Droṇa di costoro produceva la morte,

  74 	quelli dei pāṇḍava e degli sṛñjaya che si riunivano senza armi e corazza, 
     	il droṇide eccellente guerriero, li spediva al mondo dei morti,

  75 	quindi dalla sua arma spaventanti fuggivano folli di paura,
     	ciechi di sonno, privi di coscienza, e qua e là morivano,

  76 	con le gambe paralizzate, e privi di forza vitale,
     	violentemente urlando, tremanti, si distruggevano l'un l'altro,

  77 	allora il droṇide salito di nuovo sul carro dal terribile rumore, 
     	arco in mano altri ne mandava alla dimora di Yama,

  78 	e ancora altri ottimi uomini che erano fuggiti  lontano
     	e altri prodi che giungevano alla notte dei tempi vi spediva

  79 	inoltre con la parte anteriore del carro egli correva schiacciandoli
     	e con varie piogge di frecce innondava i nemici,

  80 	e ancora con lo splendido scudo dalle cento lune,
     	e con la spada color del cielo, si muoveva,

  81 	quindi il droṇide arduo da affrontare in battaglia, il loro accampamento,
     	agitava o re dei re, come un elefante fa con una grande pozza,

  82 	fuggivano i guerrieri privi di ragione, per quel frastuono,
     	e dal sonno oppressi e pieni di paura correvano qua e là,

  83 	e altri si lamentavano malamente, e senza freni urlavano,
     	e non raggiungevano né armi né vestiti,

  84 	coi capelli sciolti pure altri non si riconoscevano gli uni con gli altri,
     	e alcuni altri fuggendo impauriti là si aggiravano,
     	alcuni perdevano orina e altri emettevano le feci,

  85 	e cavalli ed elefanti recisi i legami o re dei re,
     	e ugualmente altri correvano facendo grande confusione,

  86 	alcuni uomini terrorizzati, si gettavano a terra,
     	e così elefanti e cavalli li schiacciavano là dove erano caduti,

  87 	in codesto tale movimento, dei rākṣasa o toro fra gli uomini,
     	soddisfatti urlavano forte gioiosi o toro dei bhārata,

  88 	questo frastuono provocato o re, dalle schiere di spiriti pieni di gioia,
     	dal potente suono riempiva ogni luogo e anche il cielo,

  89 	e udendo quel grido doloroso, elefanti e cavalli tremando,
     	liberatisi fuggivano o re, uccidendo la gente nell'accampamento,

  90 	e là la polvere prodotta dalle zampe e dai piedi di quelli che fuggivano,
     	rendeva sul loro campo la notte doppiamente oscura, 

  91 	sorta questa tenebra le persone erano interamente impazzite,
     	i padri non riconoscevano i figli, e i fratelli i fratelli,

  92 	gli elefanti attaccando gli elefanti e i cavalli senza cavalieri gli altri cavalli,
     	li colpivano e in questo modo, li facevano a pezzi e li uccidevano o bhārata,

  93 	e questi agitati, fuggendo e colpendosi vicendevolmente,
     	abbattevano gli altri facendoli cadere e poi li schiacciavano,

  94 	privi di senno, e assonnati gli uomini coperti dalle tenebre,
     	uccidevano allora sé stessi là soverchiati dal fato,

  95 	e lasciate le porte le guardie, e le guarnigioni i fortini,
     	correvano a più non posso, fuggendo privi di senno,

  96 	e perduta la ragione essi non si riconoscevano reciprocamente o illustre,
     	urlando:' padre! figlio!' la ragione rapita dal fato,

  97 	e fuggendo costoro in ogni luogo abbandonando i loro parenti,
     	con i nomi di famiglia vicendevolmente si chiamavano queste persone,

  98 	e lanciando urla di dolore, altri giacevano a terra,
     	il figlio di Droṇa folle di battaglia, quando li scorgeva li uccideva,

  99 	altri kṣatriya là continuamente feriti e privi di senno,
     	fuggivano dall'accampamento, presi dal terrore,

 100 	ma costoro che fuggivano tremanti dall'accampamento per salvarsi la vita,
     	venivano uccisi da Kṛtavarman e da Kṛpa sulla porta,

 101 	pur privi armi e di armature, coi capelli sciolti e a mani giunte,
     	lamentandosi impauriti a terra nessuno di loro era risparmiato dai due,

 102 	nessuno si salvava mentre fuggiva dall'accampamento lì vicino da quei due,
     	da Kṛpa o grande re, e dal malizioso figlio di Hṛdika,

 103 	e ancora cercando di compiacere il figlio di Droṇa,
     	in tre luoghi accesero il fuoco all'accampamento,

 104 	quindi nell'accampamento illuminato con la spada il figlio di suo padre,
     	Aśvatthāman o grande re, con mano esperta si aggirava,

 105 	alcuni valorosi che fuggivano e altri che correvano
     	con la spada quel grande brahmano toglieva la vita a questi uomini,

 106 	quel valoroso alcuni guerrieri tagliando a metà con la spada,
     	il figlio di Droṇa li abbatteva con furia come spighe di grano.

 107 	dei migliori degli uomini, cavalli ed elefanti che gridavano orrendamente feriti,
     	e di quelli caduti la terra era piena o toro dei bhārata,

 108 	ed essendo colpiti e caduti a migliaia gli uomini,
     	molti si alzavano molti corpi privi di testa, e alzatesi ricadevano,

 109 	a molti con le loro armi e braccialetti aveva tagliato le teste,
     	le proboscidi dei migliori elefanti, e cosce, mani e piedi o bhārata,

 110 	e altri coi dorsi tagliati, teste tagliate, fianchi tagliati,
     	rendeva il droṇide attaccandoli, e altri li faceva fuggire,

 111 	e altri uomini tagliavae a metà, e altri colpendoli con tutta forza
     	sulle spalle, e ad altri nel corpo faceva rientrare la testa,

 112 	mentre così si aggirava uccidendo moltissimi uomini,
     	la notte per le tenebre divenne teribile e orrida a vedersi,

 113 	e per i molti uomini morenti, e altri a migliaia uccisi,
     	e per i molti cavalli ed elefanti la terra divenne di aspetto terrificante,

 114 	essendo piena di Yakṣa e di rākṣasa, e terribile per i carri, elefanti e cavalli,
     	fatti a pezzi dal furioso figlio di Droṇa, e caduti a terra,

 115 	alcuni, le madri, altri i padri, e altri i fratelli chiamavano,
     	alcuni dicevano:'  non fu fatto in battaglia dai furiosi figli di Dhṛtarāṣṭra,

 116 	quanto è stato fatto a noi addormentati dai rākṣasa dal sanguinoso agire,
     	solo per l'assenza dei pṛthādi fu fatta questa strage di noi,

 117 	né dèi né asura o gandharva, né yakṣa o rākṣasa,
     	possono vincere in battaglia il kuntīde che ha Janārdana per protettore,

 118 	essendo pio, sincero controllato, pietoso con tutti i viventi,
     	il pṛthāde non uccide chi è addormentato, o ubriaco, o chi ha gettato le armi,
     	o chi sta a mani giunte, o ha sciolto i suoi capelli, così il conquista-ricchezze,

 119 	questa terribile cosa ci è fatta da rākṣasa dal sanguinoso agire.'
     	così lamentandosi giacevano molte persone,

 120 	ma degli uomini che gridavano e degli altri che emettevano suoni inarticolati
     	il grande suono tumultuoso in breve tempo s'acquietava,

 121 	ed essendo la terra impregnata di sangue o signore della terra,
     	la tumultuosa e terribile polvere in breve spariva,

 122 	migliaia di uomini che si contorcevano impotenti e spaventati,
     	furono uccisi da quel furioso come Paśupati fa con gli animali,

 123 	quelli che giacevano abbracciandosi insieme e altri che fuggivano,
     	e anche tutti i guerrieri che si nascondevano furono uccisi dal droṇide,

 124 	bruciati dal fuoco e da lui trafitti i guerrieri
     	si spedivano reciprocamente alla dimora di Yama,

 125 	e in metà di quellà notte la grande armata dei pāṇḍava,
     	il droṇide aveva spedito o re dei re, alla dimora di Yama,

 126 	quella notte fonte di gioia per demoni notturni, e altri spiriti
     	era, e violentemente sanguinosa e distruttrice di uomini, elefanti e cavalli,

 127 	allora apparvero rākṣasa, piśāca di vario genere, 
     	che divoravano le carni degli uomini e ne bevevano il sangue,

 128 	zannuti, scuri, crudeli, con denti d'acciaio e pieni di furia,
     	coperti di pelo, con ampie coscie, con cinque zampe, e grandi ventri,

 129 	con le dita arcuate, orrendi, mostruosi dalle terribili urla,
     	con suono di campanelle, minuscoli, dalle gole blu, terrificanti,

 130 	con moglie e figli, crudelissimi, orribili e senza pietà,
     	di varie forme apparivano là quei rākṣasa,

 131 	bevendo il sangue, e gioiosi altri danzavano in schiere,
     	'questo è eccellente; questo è fresco; questo è saporito.' cosi dicevano,

 132 	molto soddisfatti dei sanguinolenti grassi, midolli, ossa e liquidi,
     	divorando quelle ottime carni, erano quei cannibali che vivono di carne,

 133 	e anche il succo bevendo altri si aggiravano coi grossi ventri,
     	con molte bocche, quei crudeli carnivori, quei flaccidi demoni,

 134 	miriadi e milioni e decine di milioni erano là
     	di rākṣasa, dall'orrido aspetto, enormi e dalle crudeli imprese,

 135 	pieni di gioia e soddisfatti in quella grande carneficina,
     	erano molti di quegli esseri convenuti o sovrano di genti,

 136 	e verso l'alba egli si muoveva per uscire dall'accampamento,
     	l'elsa della spada del droṇide era imbrattata del sangue degli uomini,
     	e alla mano era fermamente attaccata come divenuta una sola cosa o potente,

 137 	splendeva egli in quella strage di genti dopo aver sterminato i nemici,
     	come il fuoco di fine yuga dopo aver ridotto in cenere tutti gli esseri,

 138 	il rampollo di Droṇa avendo compiuto quell'impresa secondo la sua promessa,
     	terminato quella via ardua da percorrere, si liberava del dolore per il padre,

 139 	e come era entrato di notte nell'accampamento di quelle persone addormentate,
     	così senza rumore dopo aver ucciso ne usciva quel toro fra gli uomini,

 140 	e uscito dall'accampamento incontrando quei due il valoroso,
     	raccontava loro felice l'intera sua impresa ridendo o illustre,

 141 	e anche quei due a lui raccontarono per compiacerlo dell'aiuto fatto
     	uccidendo a migliaia i pāñcāla e gli sṛñjaya,
     	e con suprema gioia urlarono e si batterono le mani,

 142 	tale fu, quella notte della distruzione delle genti dei somaka,
     	addormentati, e imbelli, così violentemente terribile,

 143 	senza dubbio il corso del destino è inevitabile,
     	giacché in tal modo furono distrutti dopo ever fatto strage dei nostri.”

 144 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ perché il droṇide grande guerriero una tale grande impresa,
     	non ha mai prima compiuto quando era intento per la vittoria di mio figlio?

 145 	e perché uccisi gli kṣatriya ha egli compiuto una tale impresa,
     	il figlio di Droṇa grande arciere? questo mi devi dire.”

 146 	Saṃjaya disse:
     	“ per la paura di quelli dunque, non lo fece prima o discendenre dei kuru,
     	e per l'assenza del pṛthāde e del saggio lunghi-capelli,

 147 	e anche per quella di Sātyaki qusta impresa fu compiuta dal figlio di Droṇa,
     	in presenza di questi neppure il signore dei marut li avrebbe uccisi,

 148 	e tale strage fu fatta o re, mentre la gente dormiva o illustre,
     	quindi avendo fatto questa perniciosa strage delle genti dei pāṇḍava,
     	quei grandi guerrieri incontrandosi si fecero reciprocamente le congratulazioni,

 149 	allora il droṇide li abbracciava e dai due salutato,
     	con grandissima gioia diceva queste supreme parole:

 150 	'tutti i pāñcāla sono stati uccisi e anche tutti i figli di Draupadī,
     	e i somaka, e il resto dei matsya tutti sono stati da me uccisi,

 151 	ora compiuta tale cosa, andiamo rapidamente là,
     	se vive ancora il nostro re, a lui raccontiamo la bella impresa.'”
     


                              IX


   1 	Saṃjaya disse:
     	“avendo ucciso tutti i pāñcāla e interamente i figli di Draupadī,
     	insieme si recarono là dove stava Duryodhana abbattuto,

   2 	e raggiuntolo, essi videro il sovrano ancora con qualche soffio di vita,
     	allora scendendo dai carri attorniarono tuo figlio,

   3 	con la coscia fratturata, o re dei re, privo di sensi e in fin di vita,
     	lo videro che vomitava sangue dalla bocca steso al suolo,

   4 	circondato da ogni parte da molti predadori, terribili a vedersi,
     	e con molti branchi di lupi, bramosi di divorarlo lì vicino,

   5 	mentre con difficoltà teneva distante quelle belve bramose di divorarlo,
     	circondato a terra, lanciando grandi e violente urla, 

   6 	quel grand'anima steso a terra coperto del proprio sangue,
     	da quei tre valorosi sopravissuti pieni di dolore fu circondato,
     	Aśvatthāman, Kṛpa e Kṛtavarman il sātvata,

   7 	da questi tre grandi guerrieri che imbrattati di sangue piangevano,
     	circondato, il re sembrava la vedī coi suoi tre fuochi,

   8 	vedendo il re disteso incapace di parlare,
     	i tre per l'intollerabile dolore allora piangevano,

   9 	quindi essi pulendogli il sangue che gli usciva dalla bocca,
     	si lamentavano del pietoso stato del re che gaiceva sul campo.

  10 	Kṛpa disse:
     	' non vi è nulla di troppo arduo per il fato, se immerso nel sangue,
     	Duryodhana, possessore di undici armate giace ucciso,

  11 	guarda splendida come l'oro, e incrostata d'oro,
     	la mazza di questo abile con la mazza in battaglia, caduta  a terra,

  12 	questa mazza non ha mai lasciato il prode di battaglia in battaglia,
     	e anche quando sarà in cielo non abbandonerà il glorioso,

  13 	guardala adornata dell'oro più fino assieme al valoroso,
     	giacente, come una sposa affezionata nel letto nuziale,

  14 	il tormenta-nemici che prima procedeva davanti ai re consacrati,
     	ucciso ora mangia le polvere, guarda il rivolgimento del fato,

  15 	lui, per il quale i nemici uccisi un tempo giacevano a terra,
     	il re dei kuru giace ora al suolo ucciso da altri,

  16 	lui a cui per paura si prostravano i re a centinaia di schiere,
     	giace ora sul giaciglio degli eroi circondato da carnivori,

  17 	i sovrani un tempo si avvicinavano al signore per portargli ricchezze,
     	e per disgrazia ora giace ucciso, guarda il rivolgimento del fato.' “

  18 	Saṃjaya disse:
     	“ avendo visto il migliore dei sovrani così giacente o migliore dei bhārata,
     	Aśvatthāman miserevolmente si lamentava:

  19 	' le tigri fra i re ti chiamavano il primo di tutti gli arcieri,
     	pari al signore delle ricchezze, in battaglia discepolo del saṃkarṣaṇa,

  20 	come ha potuto Bhīmasena vedere un varco in te o senza-macchia,
     	in te che sei forte e sempre abile, lui che è un malvagio o sovrano,

  21 	il fato dunque in questo mondo o grande re, è il più forte,
     	ti vediamo ucciso da Bhīmasena in battaglia, tu che 

  22 	sei sapiente di ogni dharma, come ha potuto il vile e malvagio ventre-di-lupo
     	ucciderti con la frode, quello sciocco? certamente il fato è imperscrutabile,

  23 	in un duello leale invitandoti a battaglia con un colpo sleale,
     	colla mazza Bhīmasena ti ha fratturato le coscie,

  24 	e contro il dharma col piede ti colpiva morente sul campo, 
     	e avendo vista questa viltà, vergogna ricada su Yudhiṣṭhira,

  25 	i guerrieri nelle battaglie denigreranno ventre-di-lupo,
     	fintanto che vi saranno viventi, tu sei stato abbattuto coll'inganno,

  26 	forse che Rāma o re, non diceva sempre di te quel rampollo di Yadu:
     	' non vi è nessuno pari a Duryodhana con la mazza.' così quel valente?

  27 	il vṛṣṇi ti elogia o re,  in tutte le assemblee o bhārata:
     	' il mio miglior discepolo è il kaurava nello scontro di mazze.' così o potente,

  28 	quella che i supremi ṛṣi dicono la fine migliore per gli kṣatriya,
     	tu hai ottenuta questa fine, ucciso senza volgere la schiena in battaglia,

  29 	o Duryodhana io non mi dolgo per te, o toro fra gli uomini,
     	ma mi dolgo per Gāndhārī coi figli uccisi, e per tuo padre,
     	i due soffrendo come due mendichi vagheranno su questa terra,

  30 	vergogna sia a Kṛṣṇa il principe vṛṣṇi, e anche al malevolo Arjuna,
     	i quali pur saggi conoscitori del dharma hanno assistito alla tua uccisione,

  31 	e tutti gli altri pāṇḍava che diranno agli altri sovrani
     	di come hanno ucciso Duryodhana? senza provar vergogna,

  32 	fortunato sei o figlio di Gāndhārī che tu fosti ucciso in combattimento,
     	trapassato di fronte ai nemici secondo il dharma o toro fra gli uomini,

  33 	Gāndhārī coi figli uccisi, e morti parenti e famigliari,
     	e il re che ha per vista la saggezza, imbattibile quale fine faranno?

  34 	vergogna sia a Kṛtavarman, a me e a Kṛpa, grande guerriero,
     	a noi che non siamo morti onorando te che sei il nostro principe,

  35 	il benefattore di tutti i desideri, il miglior protettore del bene delle creature,
     	su noi che non ti abbiamo seguito ricada la vergogna come uomini disonorati, 

  36 	col tuo valore, la casa di Kṛpa, la mia e quella di mio padre,
     	e di tutti i tuoi dipendenti, tutte sono piene di ricchezze,

  37 	per tua grazia, noi, cogli amici e coi parenti, 
     	abbiamo avuto molti sacrifici ricchi di offerte,

  38 	e dove ancora noi potremo ottenere una tale ricchezza
     	quale tu ci hai dato prima, ora che tu hai raggiunto tutti i re,

  39 	noi tre o re, non ti abbiamo seguito nella suprema meta,
     	e poiché non ti abbiamo seguito di questo ce ne dogliamo,

  40 	senza di te andato in cielo, privi di mezzi, ricordando la tua prosperità,
     	in quale modo agendo noi possiamo seguirti?

  41 	per il futuro o migliore dei kuru noi vagheremo per questa terra,
     	abbandonati da te o re, come troveremo pace, come felicità?,

  42 	perito ora o grande re, incontrando i grandi guerrieri, tu
     	secondo il merito e l'anzianità onorali per conto mio,

  43 	e celebrando il maestro il migliore di tutti gli arcieri,
     	puoi dirgli che oggi io ho ucciso Dhṛṣṭadyumna o sovrano di genti,

  44 	e puoi abbracciare il re Bāhlika grandissimo sul carro,
     	e il re dei sindhu, e Somadatta, e Bhūriśravas,

  45 	e gli altri ottimi sovrani prima giunti in paradiso,
     	per nostro conto abbracciandoli chiedi loro come stanno.'

  46 	così avendo parlato al re privo di sensi con le cosce fratturate,
     	Aśvatthāman guardandolo di nuovo queste parole diceva:

  47 	' o Duryodhana se sei vivo ascolta queste parole dolci alle orecchie,
     	solo sette son rimasti dei pāṇḍava e noi tre tra quelli di Dhṛtarāṣṭra,

  48 	i cinque fratelli più Vāsudeva e Sātyaki,
     	e io, Kṛtavarman e Kṛpa, il figlio di Śaradvat,

  49 	tutti i figli di Draupadī sono stati uccisi, e anche i figli di Dhṛṣṭadyumna,
     	tutti pāñcāla sono uccisi, e anche i rimanenti matsya, o bhārata,

  50 	guarda la ricompensa ottenuta, i pāṇḍava hanno i figli morti,
     	in un attacco notturno il loro accampamento fu distrutto con  uomini e bestie,

  51 	da me, anche quel malfattore di Dhṛṣṭadyumna o signore della terra,
     	penetrando di notte nell'accampamento fu da me ucciso come un animale.'

  52 	Duryodhana allora sentendo quelle parole dolci al cuore,
     	riacquistata conoscenza queste parole diceva:

  53 	' non potè fare per me il figlio di Gaṅgā né Karṇa, né il padre tuo,
     	quanto tu assieme a Kṛpa e al bhoja oggi avete compiuto,

  54 	se il comandante dell'esercito è stato ucciso da te assieme a Śikhaṇḍin,
     	io mi reputo oggi pari al dio dei temporali,

  55 	che possiate voi ottenere fortuna e felicità, ci incontreremo in paradiso.'
     	così avendo parlato silente divenne il re dei kuru magnanimo,
     	e quel valoroso abbandonava la vita dando dolore agli amici,

  56 	e quindi loro che erano lì intorno abbracciando il sovrano,
     	a lungo guardandolo risalirono sui loro carri,

  57 	così dopo aver udito il pietoso discorso di tuo figlio,
     	all'alba io, pieno di dolore mi incamminai verso la città,

  58 	andato in cielo tuo figlio, essendo io pieno di dolore o senza-macchia,
     	ora si è esaurita la vista divina datami dal ṛṣi.”

  59 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo udito della morte dei figli e dei famigliari, il sovrano,
     	sospirando intensamente a lungo, divenne immerso nei pensieri.