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79. Aiṣīka

( Il lancio dell'arma nata dallo stelo d'erba. X, 10-18)




                              X

   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	passata quella notte, l'auriga di Dhṛṣṭadyumna,
     	riferiva al dharmarāja della strage fatta nell'attacco notturno:

   2 	“ i figli di Draupadī o grande re, assieme ai figli di Drupada,
     	che senza precauzioni e a proprio agio erano addormentati nel loro accampamento,

   3 	sono stati uccisi dall'infido Kṛtavarman, dal gautama Kṛpa,
     	e dal malvagio Aśvatthāman nel vostro accampamento di notte, 

   4 	da questi armati di asce, lance e frecce, migliaia
     	di uomini, elefanti e cavalli furono distrutti, e il tuo esercito annichilito, 

   5 	come una grande foresta tagliata da uomini armati d'asce,
     	io ho udito il grande frastuono sorto dal tuo esercito o bhārata,

   6 	io solo sono rimasto, dunque della tua armata o signore della terra,
     	libero in qualche modo o anima giusta, per la disattenzione di Kṛtavarman.”

   7 	il figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira udite quelle infauste parole,
     	cadeva a terra quell'invincibile oppresso dal dolore per i figli,

   8 	Sātyaki avvinatosi a lui caduto lo afferrava,
     	e anche Bhīmasena e Arjuna e i due figli di Mādrī e di Pāṇḍu,

   9 	recuperati i sensi il kuntīde con la voce rotta dal dolore,
     	si lamentava: “ sconfitti i nemici, il dolore ci ha vinti, 

  10 	difficile a conoscersi è la via del successo, anche per chi ha vista divina,
     	essendo vinti altri vincono, e noi vincendo siamo vinti,

  11 	essendo uccisi fratelli, compagni, padri, figli e le schiere degli amici,
     	i parenti, i consiglieri, i nipoti, pur vincendo tutti, noi siamo vinti,

  12 	l'insuccesso si mostra un successo e il successo un insuccesso,
     	la vittoria ha l'aspetto di sconfitta, perciò la vittoria è la suprema sconfitta,

  13 	chi avendo vinto si addolora poi, come un afflitto sciocco, 
     	come può ritenerla una vittoria, egli è più sconfitto dai nemici,

  14 	vergogna per questa mala vittoria nella strage degli amici, fatta per quelli che
     	furono sconfitti mentre erano imbelli, siamo sconfitti cercando la vittoria,

  15 	da chi in battaglia ha dardi e lance per denti, spada per lingua,
     	dal crudele dall'arco teso, che fa risuonare la corda sul braccio,

  16 	dal furioso leone degli uomini mai sconfinto in battaglia,
     	quelli che si sono liberarti da Karṇa, per negligenza sono stati uccisi,

  17 	un mare pieno di gemme, che ha i carri per acque, piogge di frecce per onde, pieno di
     	schiere di animali, lance e spade per pesci, bandiere e pachidermi per alligatori, archi e frecce

  18 	per gorghi e schiuma, che si abbatte con forza sul campo, il mare di Droṇa col suono del suo arco,
     	quelli che lo attraversarono con le armi per navi, questi principi sono uccisi per negligenza,

  19 	nulla vi è di peggiore della negligenza, per l'uccisione degli uomini qui nel mondo dei vivi,
     	i successi interamente abbandonano l'uomo negligente, e le miserie lo assalgono,

  20 	il fuoco che ha ritti stendardi per fumo, frecce per fiamme, la furia come spinta del vento,
     	per rumore il suono delle corde dei grandi archi, armi varie e armature per oblazione,

  21 	e i grandi eserciti come selva da bruciare in battaglia, i principi che si opposero,
     	a questo grande fuoco di Bhīṣma con la forza delle armi, sono morti per negligenza,

  22 	l'uomo negligente non ottiene conoscenza, tapas, prosperità né estesa gloria,
     	guarda come con la diligenza uccisi tutti i nemici, il grande Indra ottenne la felicità,

  23 	e guarda invece come questi figli e nipoti di re simili ad Indra sono morti per negligenza,
     	come prosperi mercanti che attraversano gli oceani, annegano se negligenti in un torrente,
     	quelli che furono uccisi nel sonno da quei furiosi, ottengono senza dubbio il terzo cielo,

  24 	ma io mi dolgo per Kṛṣṇā come potrà non perire la virtuosa in questo mare di dolore,
     	sentendo che fratelli, e figli furono uccisi e anche l'anziano padre il re dei pāñcāla?
     	certo priva di sensi caduta a terra ella giacerà con le membra oppresse dal dolore,

  25 	incapace di sopportare la sofferenza nata dal dolore, come potrà godere dei piaceri,
     	devastata dalla morte dei figli e dei fratelli, come fosse bruciata dal fuoco?”

  26 	così afflitto si lamentava il re dei kuru, e diceva a Nakula:
     	“va e conduci qui la sfortunata principessa assieme ai parenti materni.”

  27 	il figlio di Mādrī, accogliendo le giuste parole del re simile allo stesso Dharma,
     	si recava rapido col carro alla dimora della regina, e dove erano le donne del re dei pāñcāla,

  28 	e l'ajamīḍhide mandato il figlio di Mādrī, pieno di dolore assieme agli amici,
     	piangendo per i figlio si avviava al campo di battaglia pieno delle schiere degli spiriti,

  29 	ed entrato nell'infausto e orrido campo, scorgeva figli, amici e compagni,
     	stesi a terra con le membra imbrattate di sangue, con le teste rotte e tagliate,

  30 	e veduto ciò con viso afflitto Yudhiṣṭhira il migliore dei sostenitori del dharma,
     	forte piangeva quel capo dei kuru, e cadeva a terra con la sua gente privo di sensi.
     


                              XI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	vedendo uccisi figli, fratelli, e amici sul campo,
     	egli era coll'anima opressa da grande dolore, o Janamejaya,

   2 	quindi una grande sofferenza sommergeva quel grand'anima
     	ricordando figli e nipoti, fratelli, e le proprie genti,

   3 	e gli amici violentemente commossi, cercavano di consolarlo
     	mentre con gli occhi pieni di lacrime, si lamentava insensatamente,

   4 	in quel frangente col suo carro dallo splendore del sole,
     	giungeva Nakula assieme a Kṛṣṇā grandemente afflitta,

   5 	avendo saputo mentre era a upaplavya, dell'enorme tragedia,
     	dell'uccisione di tutti i suoi figli, molto agitata divenne, 

   6 	tremando come un banano scosso dal vento,
     	Kṛṣṇā, avvicinatasi al re, piena di sofferenza cadeva a terra,

   7 	violentemente pallida dal dolore divenne la faccia
     	di lei coi suoi occhi simili e foglie di loto, come il sole oscurato dalle tenebre,

   8 	vedendola dunque cadere, infiammato ventre-di-lupo,
     	dal sincero coraggio accorrendo la afferrava con le braccia,

   9 	la nobilissima Kṛṣṇa confortata da Bhīmasena,
     	piangendo al pāṇḍava e ai suoi fratelli diceva:

  10 	“per fortuna o re, tu oggi godrai di questa intera terra,
     	dopa aver mandato a Yama i tuoi figli nel dharma kṣatriya, 

  11 	fortuna o pṛthāde, che prosperoso ottenuta la terra intera,
     	non ricorderai il figlio di Subhadra dalle movenze di elefante furioso,

  12 	fortuna che udendo che i prodi figli per questo dharma furono abbattuti,
     	assieme a me risiedendo in upaplavya, tu non li rammenterai,

  13 	avendo udito dell'uccisione di loro addormentati da parte del malvagio droṇide,
     	la sofferenza mi brucia o pṛthāde, come il gastrico fa con lo stomaco,

  14 	se ora in battaglia, di quel malvagio droṇide tu non
     	prenderai la vita assieme ai suoi parenti, scendendo a combattere,

  15 	qui ora io giacerò in digiuno mortale, sappiatelo o pāṇḍava,
     	se il figlio di Droṇa non otterrà il fio della sua malvagia azione.”

  16 	così avendo parlato allora Kṛṣṇā, si metteva di fronte al pāṇḍava,
     	al dharmarāja Yudhiṣṭhira, la bellissima figlia di Yajñasena,

  17 	e il pāṇḍava quel ṛṣi regale, vedendo seduta l'amata moglie,
     	quell'anima giusta, rispondeva a Draupadī dal bellissimo aspetto:

  18 	“ una giusta morte secondo il dharma o esperta del dharma, hanno ottenuto o bella,
     	i tuoi figli e i tuoi fratelli, di questo non devi dolerti,

  19 	il figlio di Droṇa o regina, è andato in una lontana foresta,
     	come potrai sapere tu o bellissima che è caduto in battaglia?”

  20 	Draupadī disse:
     	“ si dice che una gemma sia nata con lui sulla fronte del figlio di Droṇa,
     	ucciso in battaglia quel malo, se io potrò vedere la sua gemma strappata,
     	o re, da dalla sua testa, io lo saprò, questo io credo.”

  21 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato al re pāṇḍava, Kṛṣṇā dal bell'aspetto,
     	a Bhīmasena allora irata avvicinatasi, diceva queste parole:

  22 	"tu mi devi salvare o Bhīma, rammentando il dharma kṣatriya,
     	uccidi quel malfattore, come il dio delle nuvole fece con Śambara,
     	nessun uomo vi è quaggiù pari a te per coraggio,

  23 	e per supremo agire, come si sa in tutti i mondi,
     	protettore fosti di tutti i pṛthādi nella città di vāraṇāvata,
     	e all'apparizione di Hiḍimba allora tu fosti la salvezza,

  24 	e nella città di Virāṭa quando ero violentemente afflitta da Kīcaka,
     	tu mi salvasti dalle difficoltà come fece il dio delle nuvole con la figlia di Puloman,

  25 	e come un tempo hai compiute queste grandi imprese o pṛthāde,
     	così che tu sia contento o distruttore di nemici, di uccidere il droṇide.”

  26 	sentendo i suoi vari lamenti per il dolore,
     	il fortissimo kuntīde, Bhīmasena non lo scopportava,

  27 	e saliva sul suo eccellente carro dalle belle parti d'oro,
     	e afferrato il fiero e bell'arco armato di corda e frecce,

  28 	posto Nakula come auriga, si apprestava all'uccisione del figlio di Droṇa,
     	e incoccata una freccia nell'arco, rapidamente incitava i cavalli,

  29 	i suoi cavalli veloci come il vento, o tigre fra gli uomini, incitati
     	con forza rapidi volavano trasportandolo con veloce cammino,

  30 	partendo col carro dai propri accampamenti, quell'incrollabile,
     	partiva rapidamente alla caccia del carro del figlio di Droṇa.
     


                              XII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	partito costui infuriato, allora il toro degli yadu,
     	dagli occhi di loto, diceva al figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira:

   2 	“ il pāṇḍava tuo fratello incapace di sopportare il dolore per il figlio,
     	quel bhārata procede con un grido di guerra per uccidere il droṇide o bhārata,

   3 	Bhīma è il più caro a te di tutti i fratelli, o toro dei bhārata,
     	perché non vai in suo soccorso ora che è caduto in grande difficoltà?

   4 	Droṇa vincitore di città nemiche ha rivelato al figlio,
     	il segreto dell'arma detta brahmaśira che può bruciare l'intera terra,

   5 	il maestro grand'anima, e di grande gloria, bandiera di tutti gli arcieri,
     	l'ha rivelata al conquista-ricchezze, contento di lui, 

   6 	suo figlio non sopportandolo la richiese per sé,
     	allora non troppo contento la rivelava al figlio,

   7 	conoscendo la scarsa cura di suo figlio grand'anima,
     	il maestro sapiente di ogni dharma non stimava sempre il figlio:

   8 	' anche se caduto in grande difficoltà o figlio, tu non devi mai
     	usare quest'arma in battaglia, specialmente contro gli uomini.'

   9 	così disse il maestro Droṇa al figlio e poi aggiunse:
     	' tu o toro fra gli uomini non stai mai saldo sul sentiero dei virtuosi.'

  10 	sentendo le sgradevoli parole del padre quel malanimo,
     	senza speranze di ottenere ogni ricchezza, vagava per la terra, 

  11 	quindi quando o migliore dei kuru, tu stavi nella foresta o bhārata,
     	entrava in dvārakā, giungendo supremamente onorato dai vṛṣṇi,

  12 	un giorno sulla riva del mare mentre stava a dvāravatī,
     	da solo a solo avvicicinatomi mi diceva quasi ridendo:

  13 	' praticando un fiero tapas o Kṛṣṇa il maestro dei bhārata
     	dal sincero ardimento, mio padre da Agastya riceveva,

  14 	l'arma di nome brahmaśira, venerata da dèi e da gandharva,
     	ora questa appartiene a me come è di mio padre o dāśārha,

  15 	a noi è stata data questa divina arma o migliore degli yadu,
     	e per questa dai a me il tuo divino disco che uccide i nemici in battaglia.'

  16 	e io con animo dolce gli dicevo mentre era a mani giunte
     	chiedendomi con insistenza furiosa quell'arma o toro tra i bhārata:

  17 	' tra dèi, dānava, gandharva, uomini, uccelli e uraga,
     	nessuno ha il mio stesso valore anche moltiplicati per cento,

  18 	questo è il mio arco, questa la lancia, questo il disco e questa è la mazza,
     	l'arma che tu desideri con passione, io te la darò

  19 	quella che sei capace di sollevare, l'avrai anche in battaglia,
     	afferrala dunque senza l'arma in cambio che tu desideri darmi.'

  20 	egli il disco dai mille raggi, l'arma rotonda fatta di ferro,
     	il mio disco sceglieva o grandi-braccia, per rivaleggiare con me,

  21 	'afferra dunque il disco.' così io gli dicevo di seguito,
     	rapidamente avvicinatosi afferrava il disco con la mano sinistra,
     	ma non era capace di smuoverlo dalla sua sede o incrollabile,

  22 	quindi si accinse ad afferrarlo anche con la mano destra,
     	e afferrandolo con ogni sforzo si impegnava,

  23 	quindi con tutta la sua forza ma non era in grado,
     	né di alzarlo né di smuoverlo, quel figlio di Droṇa supremamente perverso,
     	e fatto quel supremo sforzo, stanco, egli desisteva o bhārata,

  24 	e avendo desistito da quell'intento quasi privo di sensi,
     	io salutandolo dicevo molto gentilmante ad Aśvatthāman:

  25 	'colui che è il primo e il supremo tra uomini e dèi,
     	che possiede l'arco gāṇḍīva, ha bianchi cavalli e una grande scimmia per bandiera,

  26 	che il dio signore degli dèi in persona, dalla gola blu, e che è il marito di Umā,
     	cercando di vincere in duello alla fine rendeva soddisfatto il dio Śaṃkara, 

  27 	e di cui non vi è al mondo un'altro uomo che mi sia più caro,
     	e per il quale nessun dono è inadeguato, sia pur mogli e figli,

  28 	questo amico o brahmano il pṛthāde dall'instancabile agire,
     	non ha mai prima pronunciato le parole che tu mi hai rivolte,

  29 	colui che avendo praticato per dodici anni una fiera castità,
     	raggiunto il fianco dell'himavat fu da me onorato col mio tapas,

  30 	che nacque da Rukmiṇī che praticava il medesimo voto,
     	mio figlio lo splendido Sanatkumāra, di nome Pradyumna,

  31 	neppure lui questa mio divino e incomparabile grande disco,
     	ha mai voluto o sciocco, quello che tu ora desideri,

  32 	e neppure Rāma dall'enorme forza, mai mi chiese,
     	né Gada, né Sāmba, quanto tu mi hai chiesto,

  33 	e neppure gli altri vṛṣṇi e andhaka grandi guerrieri che vivono a dvārakā,
     	mi hanno mai chiesto quanto tu mi hai chiesto,

  34 	tu sei il figlio del maestro dei bhārata, stimato da tutti gli yadu,
     	o migliore dei guerrieri su carro contro chi vuoi dunque combattere?'

  35 	così apostrofato il droṇide, a me questo rispose:
     	'avendoti onorato con la puja io combatterò contro di te o Kṛṣṇa,

  36 	per questo ho chiesto il tuo disco venerato da dèi e dānava,
     	per essere invincibile o illustre, il vero ti dico,

  37 	e da te non avendo ottenuto il mio difficile desiderio o lunghi-capelli,
     	me ne andrò o Govinda, salutami con benevolenza,

  38 	questo supremo disco tu lo usi toro dei vṛṣṇi,
     	nessun altro sulla terra vi è che padroneggi questo invincibile disco.'

  39 	così avendo parlato il droṇide, dandomi carro cavalli e ricchezze,
     	e accettando quel fanciullo varie ricchezze partiva,

  40 	egli è arrogante di anima dura, incostante e anche crudele,
     	e conosce l'arma brahmaśira, perciò proteggi ventre-di-lupo.”
     


                              XIII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ciò detto la gioia di tutti gli yādava, il migliore dei combattenti,
     	saliva sul grande carro fornito di ogni ottima arma,
     	e aggiogato a supremi destrieri kāmbhoja, inghirlandati d'oro,

   2 	e al giogo di quel carro del colore del sole nascente,
     	a destra tirava Sainya, e a sinistra tirava Sugrīva,
     	e alle sue estremità vi erano Meghapuṣpa e Balāhaka,

   3 	e alta sul pennone del carro si mostrava una magica
     	e divina insegna creata da Viśvakarman adornata da varie gemme,

   4 	il figlio di Vinatā su di essa, in un cerchio splendente di raggi,
     	appariva quel mangiatore di serpenti, sulla bandiera di quel sincero-parlante,

   5 	e vi saliva dunque il signori-dei-sensi, bandiera di tutti gli arcieri,
     	e Arjuna dal sincero agire, e il re dei kuru Yudhiṣṭhira,

   6 	e quelle due grandi anime stando vicino al principe dāśārha,
     	che stava sul carro col suo arco lo śārṅga, sembravano i due aśvin vicino ad Indra,

   7 	e il dāśārha fatti salire quei due sul veicolo celebrato dal mondo,
     	con la sua frusta incitava i supremi e velocissimi cavalli,

   8 	questi destrieri, rapidamente volarono trascinando il supremo veicolo,
     	su cui stavano i due pāṇḍava e il toro degli yadu,

   9 	e da quei cavalli che correvano veloci trasportando l'eroe dall'arco śārṅga,
     	si produceva un grande rumore come di uccelli che volano,

  10 	quelle tigri fra gli uomini in brevissimo tempo raggiunsero o toro dei bhārata,
     	il grande arciere Bhīmasena dopo averlo inseguito veloci,

  11 	ma quei grandi guerrieri raggiunto il kuntīde acceso d'ira,
     	non riuscirono a trattenerlo mentre era pronto ad attaccare il nemico,

  12 	avendo veduto quei gloriosi e fieri arcieri, egli
     	correva alla riva della Bhāgirathī, con tutta la velocità dei cavalli,
     	colà dove aveva udito che era il droṇide uccisore dei figli, grandi anime,

  13 	egli scorgeva il grand'anima glorioso sulla riva,
     	cioè Vyāsa, Kṛṣṇa il dvaipāyana, seduto assieme ai ṛṣi,

  14 	e li vicino scorgeva il droṇide, dal crudele agire, spalmato di burro,
     	vestiti di erba kuśa, coi capelli coperti di polvere,

  15 	il kuntīde gli correva addosso afferrando arco e frecce,
     	il grandi-braccia Bhīmasena, e gli gridava: “ fermati, fermati!”

  16 	vedendo quel terribile arciere che tendeva il suo arco,
     	seguito dai due fratelli che stavano sul carro di Janārdana,
     	il figlio di Droṇa, divenne agitato e pensò che fosse giunta la fine,

  17 	quella povera anima dunque pensava alla sua divina e suprema arma,
     	e con la mano sinistra afferrava una freccia il droṇide, 
     	essendo in difficoltà, armava la sua divina arma,

  18 	non tollerando che quei prodi fossero schierati con le loro armi divine,
     	e pronunciava con furia queste terribili parole:” per la distruzione dei pāṇḍava!” 

  19 	così avendo parlato o tigre tra i re, il potente figlio di Droṇa,
     	scagliava quell'arma per stupire tutti i mondi,

  20 	allora un fuoco nasceva in quella freccia,
     	simile a quello di Yama che brucia i tre mondi alla fine del tempo.
     


                              XIV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	con agitazione invero il dāśārha conoscendo l'intenzione
     	del droṇide, quel grandi-braccia si rivolgeva ad Arjuna:

   2 	“ Arjuna, Arjuna, quale arma divina tu hai nel tuo cuore,
     	rivelatata da Droṇa è giunto il momento di usarla o pāṇḍava,

   3 	per salvare i tuoi fratelli e te stesso, o bhārata,
     	scaglia ora in battaglia l'arma che distrugge ogni arma.”

   4 	così richiesto dal lunghi-capelli il pāṇḍava uccisore di eroi nemici,
     	scendeva rapido dal carro e afferrato arco e frecce,

   5 	prima di tutto al figlio del maestro, poi a sé stesso,
     	e a tutti i fratelli: “ la fortuna sia con te.” augurando quel tormenta-nemici,

   6 	e inchinatosi agli dèi, e a tutti i suoi guru,
     	e pensando a Śiva, scagliava l'arma che distrugge le armi,

   7 	allora quell'arma rapidamente scagliata dall'arco gāṇḍīva,
     	splendeva di grandi fiamme come il fuoco di fine yuga,

   8 	e quindi l'arma del figlio di Droṇa dal fiero indole,
     	incendiava con grandi fiamme, ricoprendola di un cerchio di splendore,

   9 	molte distruzioni vi furono, e meteore cadevano a migliaia,
     	e sorgeva una grande paura in tutti gli esseri,

  10 	con frastuono l'aria divenne violentemente piena di fiamme,
     	e si muoveva la terra intera, con i suoi monti, e foreste di alberi,

  11 	le due armi per la loro energia scontrandosi tormentavano i mondi,
     	allora si mostrarono due grandi ṛṣi insieme colà,

  12 	Nārada, anima pia e l'antenato di tutti i bhārata,
     	entrambi per pacificare quei due valorosi il conquista-ricchezze e il droṇide,

  13 	i due muni sapienti di ogni dharma, per il bene di tutti gli esseri,
     	stavano supremamente splendenti in mezzo a quelle due armi in fiamme,

  14 	e giunti là in mezzo quei due invincibili e gloriosissimi,
     	quei due supremi ṛṣi là stavano come due fuochi accesi,

  15 	invincibili dai viventi, erano stati incaricati da dèi e dānava,
     	di estinguere l'energia delle armi, per la salvezza dei mondi.

  16 	i due ṛṣi dissero:
     	“i grandi guerrieri esperti di varie armi, anche se privi di cura,
     	mai hanno diretto quest'arma contro gli uomini.”
     


                              XV


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il conquista-ricchezze tigre fra gli uomini, vedendo quei due splendidi come fuochi,
     	ritirava la divina freccia con grande fretta,

   2 	e diceva ai due ṛṣi, a mani giunte quel migliore dei parlanti:
     	“ quast'arma fu scagliata per vanificare quell'arma, avendo

   3 	io ritirata questa suprema arma, tutti noi certamente
     	saremo bruciati dal malvagio droṇide con la forza della sua arma,

   4 	quindi per il bene nostro e dei mondi interi,
     	voi due signori che siete simile a dèi dovette ritirarla.”

   5 	così avendo parlato il conquista-ricchezze ritirava la sua arma,
     	e il ritiro di questa era cosa difficile persino per gli dèi in battaglia,

   6 	nessun altro che il pāṇḍava o il dio dai cento riti in persona poteva
     	ritirare sul campo quella suprema arma in battaglia,

   7 	ma scagliata quell'arma coll'energia di Brahmā, da quell'anima irrisolta, 
     	nessuno poteva ritirarla che non fosse un votato brahmacārin,

   8 	a chi, senza essere brahmacārin che lanciatala la ritirasse,
     	quest'arma fracasserebbe la sua testa con tutto il suo seguito,

   9 	ma essendo stato un brahmacārin votato, cosa difficile da ottenersi,
     	Arjuna pur nell'estremo pericolo non avrebbe scagliata quest'arma,

  10 	il pāṇḍava da brahmacārin, da prode che sempre è saldo nel voto della verità,
     	e obbediente al guru, Arjuna la sua arma di nuovo ritirava,

  11 	il droṇide dunque vedendo quei due ṛṣi fermi davanti a lui,
     	non era in grado di ritirare la sua terribile arma sul campo,

  12 	incapace di ritirare la sua suprema arma  sul campo,
     	il droṇide disperato o re, diceva al dvaipāyana:

  13 	“per proteggere la mia vita da un estremo pericolo,
     	io ho scagliato quest'arma, per timore di Bhīmasena o muni,

  14 	costui volendo uccidere il figlio di Dhṛtarāṣṭra ha compiuto un atto di adharma,
     	agendo con l'inganno o venerabile, questo Bhīmasena sul campo,

  15 	quindi io o brahmano ho scagliato da avventato quest'arma,
     	e ora non sono più in grado di compierne il ritiro,

  16 	io scagliai questa divina arma invincibile, 
     	per la distruzione dei pāṇḍava dandole con un mantra l'energia del fuoco,

  17 	con lo scopo di compiere la fine di tutti pāṇḍava, questa,
     	toglierà ora la vita di tutti i figli di Pāṇḍu,

  18 	questo male io l'ho colpiuto o brahmano con la mente piena di rabbia,
     	volendo la distruzione dei pṛthādi, io ho scagliato l'arma sul campo.” 

  19 	Vyāsa disse:
     	“ il pṛthade, il conquista-ricchezze, conoscendo l'arma brahmaśira,
     	l'ha scagliata non con ira né per ucciderti in battaglia,

  20 	ma per vanificare con la sua arma la tua sul campo,
     	fu scagliata da Arjuna e di nuovo fu ritirata,

  21 	egli ottenne l'arma di Brahmā per insegnamento di tuo padre,
     	e il conquista-ricchezze, grandi braccia, non si smuove dal dharma kṣatriya,

  22 	perché dunque tu desideri la morte di questo saldo nei voti, virtuoso,
     	di questo buono, sapiente di ogni arma, coi suoi fratelli e parenti?

  23 	l'arma brahmaśira laddove sia distrutta da una suprema arma,
     	su quel regno per dodici anni non si verserà pioggia alcuna,

  24 	per questo motivo il grandi-braccia pur avendone il potere,
     	non ha distrutto la tua arma, per desiderio del bene dei viventi,

  25 	i pāṇḍava, il regno e tu stesso foste sempre da noi protetti,
     	perciò ritira questa tua divina arma o grandi-braccia,

  26 	liberati della rabbia, e i pṛthādi siano così risparmiati,
     	non senza dharma il re che è ṛṣi i pāṇḍava vuole vincere,

  27 	consegna loro la gemma che sta sulla tua testa,
     	e data questa, i pāṇḍava ti concederanno la vita.”

  28 	il droṇide disse:
     	“ questa mi gemma supera di gran lunga tutte le gemme e
     	e le ricchezze dei kaurava ottenute dai pāṇḍava,

  29 	chi la porta non ha alcuna paura di armi, fame o malattie,
     	o di dèi e dānava, o di nāga in modo assoluto,

  30 	né paura delle schiere di rakṣas, né dei ladri, 
     	questa gemma così potente io l'ho mai abbandonata,

  31 	ma quanto tu mi dici o venerabile io debbo farlo immediatamente,
     	questa è la mia gemma, questo sono io, ma la freccia cadrà 
     	sui grembi delle donne dei pāṇḍava, questa non può essere vana.” 

  32 	Vyāsa disse:
     	“così agisci, e non tentare nessun altro proponimento,
     	scagliata questa nei grembi delle donne pāṇḍava fermati.”

  33 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quindi quella suprema arma, Aśvatthāman ferocemente maligno, 
     	udite le parole del dvaipāyana la indirizzava sui grembi.
     


                              XVI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	il signore-dei-sensi, visto dove era scagliata da quel malfattore,
     	rincuorato queste parole allora rivolgeva al droṇide:

   2 	“alla nuora dell'armato del gāṇḍīva, alla figliola di Virāṭa,
     	un tempo mentre era a upaplavya, un brahmano saldo nei voti diceva:

   3 	quando i kuru saranno sterminati, un figlio da te nascerà,
     	e per questa distruzione, il figlio nel tuo grembo sarà Parikṣit di nome,

   4 	e le parole di quel santo, diventeranno vere,
     	sarà dunque tuo figlio Parikṣit il loro perpetuatore.' “

   5 	a Govinda, principe dei sātvata che così parlava, allora
     	il droṇide, supremamente infuriato rispondeva le seguenti parole:

   6 	“ non sarà come hai detto tu per partigianeria o lunghi-capelli,
     	le parole da me pronunciate o occhi-di-loto non saranno vane,

   7 	l'arma da me lanciata cadrà sul grembo, della figlia
     	di Virāṭa o Kṛṣṇa, che tu vuoi proteggere.”

   8 	Vāsudeva disse:
     	“ il lancio della tua suprema arma non sarà vano,
     	quel bimbo nascerò morto, ma una lunga vita avrà,

   9 	tutti gli uomini, sanno che tu sei un vile e un malvagio,
     	che agisce nel male, uno che uccide la vita nei fanciulli,

  10 	perciò tu dovrai ora ottenere il fio delle tue malvage azioni,
     	per tremila anni ti aggirerai per questa terra,
     	non ottenendo mai approvazione alcuna in nessun luogo,

  11 	tu ti aggirerai senza amici in luoghi deserti,
     	né tu o vile, avrai mai residenza in mezzo alle genti,

  12 	puzzando di sangue purulento, nascosto in foreste inaccessibili,
     	vivrai anima malvagia, oppresso da ogni disagio,

  13 	Parikṣit invece acquisita la sovranità, e ottenuti i voti dei veda,
     	quel valoroso otterrà la scienza di ogni arma dal Kṛpa, figlio di Śaradvat,

  14 	e in possesso di armi supreme, saldo nel dharma kṣatriya,
     	per sessantanni quell'anima giusta governerà la terra,

  15 	e da ora in avanti quel grandi-braccia, sarà il re dei kuru,
     	il sovrano di nome Parikṣit, sotto il tuo sguardo o miserabile,
     	guarda il mio tapas, e la forza della verità o vergogna degli uomini.”

  16 	Vyāsa disse:
     	“ poiché senza rispetto tu facesti questa terribile azione,
     	e poiché il tuo stato di brahmano è in tal modo terminato,

  17 	allora le supreme parole che ha detto il figlio di Devakī, 
     	senza dubbio per te si avvereranno o vile, vattene rapido da qui.”

  18 	Aśvatthāman disse:
     	“assieme a te io starò o brahmano in mezzo agli uomini,
     	che si avveri la tua parola o venerabile, che sei il migliore degli uomini.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse: 
     	dopo aver conscegnata la gemma ai pāṇḍava grandi anime, il droṇide,
     	depresso si recava nella foresta sotto gli occhi di tutti loro,

  20 	e i pāṇḍava uccisi nemici, posto Govinda in testa, 
     	e anche Kṛṣṇa il dvaipāyana e il grande muni Nārada,

  21 	rapidi portando la gemma del figlio di Droṇa nata con lui,
     	correvano da Draupadī, che stava digiunando a morte quella saggia,

  22 	quindi quelle tigri fra gli uomini coi loro bei cavalli veloci come il vento,
     	raggiunsero assieme al dāśārha di nuovo l'accampamento,

  23 	scendendo rapidamente dai carri, quei grandi guerrieri,
     	scorgevano Kṛṣṇā la figlia di Drupada, afflitta, loro stessi più afflitti, 

  24 	avvicinandosi a quella infelice, oppressa da dolore e sofferenza,
     	i pāṇḍava assieme al lunghi-capelli, le stavano intorno,

  25 	allora col permesso del re, il fortissimo Bhīmasena,
     	le consegnava la divina gemma e queste parole le diceva:

  26 	“ questa gemma o bella è tua, l'uccisore dei figli è stato vinto,
     	alzati rigettando il dolore, rammenta il dharma kṣatriya,

  27 	mentre Vāsudeva stava partendo, o occhi-neri, per la pace,
     	tu o timida dicesti queste parole all'uccisore di Madhu:

  28 	' io non ho mariti, né figli, né fratelli, e neppure
     	tu o Govinda, finché il re vuole la pace.'

  29 	queste terribili parole tu dicesti a quel migliore degli uomini,
     	tu ora devi ricordare quelle conformi al dharma kṣatriya,

  30 	ucciso è il malvagio Duryodhana che ci disputava il regno,
     	io ho bevuto il sangue di Duḥśāsana dopo averlo trafitto,

  31 	è finito il debito con il nemico, null'altro si deve dire,
     	e vinto il figlio di Droṇa privato dello stato di brahmano, e di figlio del guru,

  32 	la sua gloria è finita o regina, ma il suo corpo rimane,
     	separato dalla gemma e privato di armi sulla terra.”

  33 	Draupadī disse:
     	“solo quanto mi si deve io voglio, il figlio del guru, è pure mio guru, 
     	sulla fronte si allacci questa gemma il re, o bhārata.”

  34 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora il re presa la gemma se la mise sulla testa,
     	per ordine di Draupadī dicendo:” questo è l'eredità del guru.”

  35 	quindi portando sulla testa quella divina gemma il potente,
     	grande re splendeva come la luna su una montagna,

  36 	si alzava quindi la saggia Kṛṣṇā ancora piena di dolore per i figli,
     	e il dharmarāja interrogava dunque Kṛṣṇa grandi-braccia.
     


                              XVII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	uccisi tutti quei soldati dai tre sui carri, nell'attacco notturno,
     	il re Yudhiṣṭhira sofferente, questo diceva al dāśārha:

   2 	“ come ha potuto o Kṛṣṇa, quel malvagio, instancabile nelle vili azioni,
     	il droṇide, uccidere tutti i miei figli grandi guerrieri?

   3 	così abili nelle armi, valorosi, da combattere contro centomila,
     	erano i figli di Draupadī, abbattuti dal figlio di Droṇa,

   4 	e colui di fronte al quale lo stesso grande arciere Droṇa non dava battaglia,
     	Dhṛṣṭadyumna il migliore sul carro, come ha potuto essere ucciso?

   5 	come ha potuto compiere quest'impresa impossibile o toro tra gli uomini,
     	il figlio del guru, che ha massacrato da solo l'intero nostro accampamento?”

   6 	Vāsudeva disse:
     	“ certamente all'imperituro signore dei signori, al dio degli dèi,
     	cercò rifugio il droṇide, e solo con lui uccise questi molti,

   7 	se fosse favorevole, Mahādeva potrebbe dare anche l'immortalità,
     	e dare pure una forza con cui potrebbe vincere anche Indra,

   8 	io conosco in verità il Mahādeva o toro dei bhārata,
     	e le svariate imprese che egli anticamente ha compiuto,

   9 	egli è l'origine, il centro e la fine di tutti gli esseri o bhārata,
     	e l'intero universo si muove solo per il suo agire,

  10 	così desiderando creare gli esseri, il signore vide lui per primo,
     	e il Grande-avo gli diceva:' crea subito gli esseri.'

  11 	avendo detto di si, Rudra dai fulvi capelli, vedendo le colpe negli esseri,
     	per lungo tempo praticava il tapas, immerso nelle acque quel grande asceta,

  12 	grandissimo tempo avendolo aspettato il Grande-avo,
     	con la sua mente creava un altro creatore di tutti gli esseri,

  13 	e costui diceva al padre, vedendo il signore dei monti immerso nell'acqua:
     	“se non vi è un altro primogenito, io allora creerò le creature.'

  14 	e il padre gli diceva: ' non vi è alcun essere prima di te,
     	Sthāṇu, è immerso nelle acque, compi il tuo atto senza timori.'

  15 	egli allora creava sette esseri signori delle creature a cominciare da Dakṣa,
     	dai quali fu compiuta l'intera specie degli esseri dei quattro tipi,

  16 	quelle creature create tutte affamate volevano mangiare
     	Prajāpati o re, e velocemente gli si avventarono,

  17 	stando per essere mangiato cervava protezione nel Grande-avo:
     	' da queste o beato proteggimi, dai loro sostentamento.'

  18 	allora diede loro per cibo erbe, e piante,
     	e degli esseri mobili, i deboli ai più forti,

  19 	avuto il loro nutrimento, le creature contente se ne andarono donde earno venute,
     	quindi si moltiplicarono o re, contente dai propri grembi,

  20 	e moltiplicandosi le schiere degli esseri, ne erano soddisfatti i due guru,
     	usciva dall'acqua il primogenito, e vedeva allora quelle creature, 

  21 	e vedute quelle creature di vario aspetto, che crescevano per la propria energia,
     	il beato Rudra si infuriava, e tagliato il suo liṅga,

  22 	lo scagliava via allora e lo nascondeva nella terra,
     	a lui diceva l'eterno Brahmā, quasi per calmarlo con le parole:

  23 	' perché o Śarva, sei stato immobile lungo tempo nell'acqua?
     	e per quale motivo uscitone, ha scagliato il tuo liṅga nella terra?'

  24 	il guru del mondo apparendo irato, diceva allora al suo guru:
     	' le creature sono state create da un altro, che mi serve dunque questo membro?

  25 	io ho creato col mio tapas cibo per le creature o Grande-avo,
     	le piante si moltiplicherano sempre come le creature.'

  26 	ciò detto, infuriato, Bhava con mente depressa se ne andava
     	ai piedi del monte muñjavat, a praticare il tapas quel grande asceta.”
     	


                              XVIII


   1 	Vāsudeva disse:
     	“ trascorso lo yuga divino, gli dèi, diedero inizio
     	al sacrificio, secondo i dettami dei veda, volendo sacrificare nel modo giusto,

   2 	e deliberatamente stabilirono i luoghi adatti al sacrificio,
     	e le parti spettanti alle divinità e le sostanze sacrificali,

   3 	gli dèi non conoscendo secondo verità Rudra,
     	non stabilirono la parte spettante al dio Sthāṇu,

   4 	non essendo la sua parte stabilita dagli immortali, nel rito, il dio dalla nera-pelle, 
     	rapidamente cercato Bhāga, per primo creava l'arco,

   5 	quattro sono i sacrifici: il lokayajña, il kriyāyajña, l'eterno sacrificio domestico, 
     	il sacrificio dei cinque elementi e per quinto il sacrificio umano,

   6 	dal lokayajña, recandosi al rito, Kapardin preparava l'arco,
     	e l'arco era creato della misura di cinque palmi,

   7 	il mantra vaṣaṭ era corda di quell'arco o bhārata,
     	e i quattro tipi di sacrificio erano la sua solidità,

   8 	quindi furioso Mahādeva, si armava dell'arco,
     	si recava dunque là dove gli dèi stavano sacrificando, 

   9 	e vedendo l'eterno asceta armato dell'arco,
     	la divina terra tremava e si scuotevano le montagne,

  10 	il vento non soffiava, né bruciava il luminoso Agni,
     	e si disperdeva tremante in cielo il firmamento delle costellazioni,

  11 	non splendeva il sole, è la luna perse la bellezza del suo disco,
     	e tutto lo spazio era pieno di tenebra e nascosto,

  12 	soverchiati allora gli dèi non versarono le offerte,
     	e il sacrificio non bruciava, vedendo costoro distrutti,

  13 	allora colpiva al cuore il dio-sacrificio con una crudele freccia,
     	e sparito assieme al fuoco era il sacrificio, divenuto un cervo,

  14 	ed egli in quell'aspetto, raggiunto il cielo splendeva,
     	inseguito da Rudra o Yudhiṣṭhira, lassù nel firmamento,

  15 	scomparso dunque il Sacrificio, la saggezza più non illuminava i celesti,
     	e perduta la saggezza gli dèi, non conoscevano più nulla,

  16 	e il Tre-occhi, le braccia di Savitṛ, e gli occhi di Bhāga, 
     	e adirato i denti di Pūṣan con una punta dell'arco distruggeva,

  17 	gli dèi allora e le parti del sacrificio fuggirono in tutte le direzioni,
     	alcuni erano là tremanti simili a morti,

  18 	il dio dalla gola nera, ridendo disperdeva ogni cosa,
     	e agitando la punta del suo arco arrestava i saggi dèi,

  19 	allora la dea Vāc richiesta dagli immortali, tagliava la corda del suo arco,
     	e allora o re, l'arco con la corda tagliata si raddrizzava,

  20 	allora gli dèi si inchinarono al migliore degli dèi privo dell'arco,
     	e quel potente graziosamente concedeva rifugio a loro assieme al Sacrificio, 

  21 	quindi pacificato il beato, gettava la sua ira nell'acqua,
     	e quell'acqua divenuta un fuoco, si seccava incessantemente o potente,

  22 	e concedeva di nuovo gli occhi a Bhāga, e le braccia a Savitṛ,
     	e i denti a Pūṣan, e anche di nuovo il sacrificio o pāṇḍava,

  23 	e tutto questo allora divenne ripristinato di nuovo,
     	e tutte le offerte di burro per lui gli dèi stabilirono come sua parte,

  24 	mentre era adirato tutto quanta la terra ne era scardinata o potente,
     	e di nuovo pacificato, tutto ristabiliva per sua grazia quel potente,

  25 	quindi tutti i tuoi figli grandi guerrieri furono uccisi,
     	e molti altri prodi pāñcāla coi loro alleati,

  26 	non devi pensare che fu compiuto ciò dal droṇide,
     	ma fu per il favore del Mahādeva; compi ora quant'altro occorre fare.”