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9. Haiḍimba

(Il libro di Hiḍimba I, 139-143)


                              CXXXIX

   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	mentre qui essi giacevano un rākṣasa di nome Hiḍimba,
     	non distante da quella selva si era rifugiato su un albero śāla,

   2 	crudele era quel fortissimo, mangiatore di uomini e di grande valore,
     	di aspetto mostruoso, cogli occhi gialli, la bocca dentata terribile a vedersi,
     	bramoso di carne afflitto dalla fame, per caso li vedeva,

   3 	graffiando con le dita ad artiglio, e agitando le terribili corna, 
     	li guardava aprendo la bocca di continuo con le orribili fauci, 

   4 	quel malvagio antropofago, gigantesco, e fortissimo,
     	percependo l'odore umano, questo diceva alla sorella:

   5 	“oggi è pronto presto il mio pasto con quello che mi rallegra il cuore,
     	la mia lingua gira nella mia bocca piena di acquolina,

   6 	le mie otto zanne ben appuntite, e irresistibili in breve 
     	si immergeranno in quei grassi corpi, e nelle carni,

   7 	e afferrato un collo umano recidendo la gola,
     	nuovo sangue caldo e spumoso berrò in abbondanza,

   8 	va a vedere chi sono quelli che giacciono rifugiati nella foresta,
     	fortissimo l'odore umano rallegra il mio odorato,

   9 	dopo aver uccisi tutti gli uomini portameli qui vicino,
     	non aver timore di quelli che dormono e che sono nelle nostre mani,

  10 	le carni di quegli uomini preparando secondo il nostro desiderio,
     	noi due mangeremo insieme, compi rapida i miei ordini.”

  11 	obbedendo alle parole del fratello, affrettandosi la rākṣasa,
     	giungeva là dove erano i pāṇḍava o toro dei bhārata,

  12 	e giunta scorgeva i pāṇḍava assieme a Pṛthā, là
     	addormentati, e l'invincibile Bhīmasena invece sveglio, 

  13 	vedendo Bhīmasena ritto come un tronco di albero śāla,
     	la rākṣasa si innamorava di lui che non aveva uguali sulla terra per aspetto:

  14 	“egli è scuro, dalle grandi braccia, con spalle leonine, di grande splendore,
     	con collo elefantino, occhi di loto, e può essere il mio giusto marito,

  15 	non ubbidirò mai alle parole del fratello che sono crudelissime,
     	l'amore del marito è di più grande forza che l'obbedienza al fratello,

  16 	solo momentanea sarebbe la gioia mia e del fratello,
     	uccidendo costoro, invece non uccidendoli io mi rallegrerò per molti anni.”

  17 	ella capace di mutar forma a piacimento, divenura una bellisima donna,
     	si avvicinava lentamente al fortissimo Bhīmasena,

  18 	quasi vergognandosi, quella bella, adornata di divini ornamenti,
     	con un grande sorriso queste parole diceva a Bhīmasena:

  19 	“ da dove sei giunto? e chi sei o toro fra gli uomini?
     	e chi sono questi uomini dall'aspetto divino che dormono?

  20 	e chi è per te questa donna scura e delicata o senza-macchia,
     	che giace senza paura nella foresta come fosse a casa sua?

  21 	non sa lei che questa solitaria foresta e abitata da rākṣasa?
     	qui risiede un malvagio rākṣasa di nome Hiḍimba,

  22 	e da questo rākṣasa di malvagia natura, che è mio fratello io fui mandata,
     	per desiderio delle vostre carni o simile ad un dio,

  23 	ma io vedendoti simile ad un figlio divino,
     	non voglio nessun altro marito che te, io ti dico la verità,

  24 	e questo sapendo o sapiente del dharma, vivi assieme a me,
     	prendimi, io sono sopraffatta dall'amore nell'anima e nel corpo e ti bramo,

  25 	io ti salverò o grandi-braccia da quel rākṣasa mangiatore di uomini,
     	noi due abiteremo nei recessi della montagna, diventa mio marito o senza-macchia,

  26 	io volo nel cielo, e mi muovo a mio piacere,
     	cogli questo grande piacere qua e là assieme a me.”

  27 	Bhīma disse:
     	“ mia madre il fratello maggiore, e gli altri più giovani,
     	quale uomo potente come me potrebbe abbandorarli oggi o rākṣasa?

  28 	quale uomo fatto come me potrebbe, dando in pasto al rākṣasa 
     	questi addormentati, e mia madre andarsene pieno di amore?

  29 	la rākṣasa disse:
     	“ io faro quanto ti piace, sveglia tutti loro,
     	io vi salverò per amore da quel rākṣasa mangiatore di uomini.”

  30 	Bhīma disse:
     	“ i miei fratelli e la madre che felicemente dormono o rākṣasa,
     	io non sveglierò per timore del tuo malvagio fratello,

  31 	nessun rākṣasa o timida, è in grado di reggere al mio valore,
     	né uomini né gandharva, e neppure yakṣa o dai bellissimi occhi,

  32 	vai o resta o bella, o agisci come credi,
     	oppure chiama il tuo fratello antropofago o snelle-membra.”
     


                              CXL


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	vedendola in ritardo Hiḍimba signore dei rākṣasa,
     	sceso da quell'albero, si recava verso i pāṇḍava,

   2 	quel fortissimo aveva grandi-braccia, i peli ritti e gli occhi rossi,
     	il corpo come una massa di nubi, le zanne appuntite e il viso acceso,

   3 	vedendolo arrivare allora col suo orribile aspetto,
     	Hiḍimbā agitata, diceva queste parole a Bhīmasena:

   4 	“ quel malvagio mangiatore di uomini si avvicina infuriato,
     	quanto ti dico tu subito compi assieme ai tuoi fratelli,

   5 	io posso volare come voglio o valoroso, dotata del potere dei rākṣasa,
     	sali sui mie fianchi e o ti trasporterò rapidamente

   6 	sveglia loro e tua madre addormentati o tormenta-nemici,
     	e afferratovi tutti vi trasporterò rapidamente.”

   7 	Bhīma disse:
     	“ non temere o larghe-natiche, nessuno mi può affrontare,
     	io lo ucciderò davanti te o bel vitino,

   8 	costui vergogna dei rākṣasa, non è o timida, un avversario per me,
     	capace di farmi tremare in battaglia anche con tutti i rākṣasa,

   9 	guarda le mie braccia muscolose, simili a due proboscidi di elefante,
     	e le mie coscie simili a barre di ferro,  e pure il mio solido petto,

  10 	io possiedo un valore pari a quello di Indra, e ora lo vedrai o bellissima,
     	non disprezzarmi o ampie-natiche, pensandomi un comune uomo.”

  11 	Hiḍimbā disse:
     	“ io non ti disperzzo o tigre degli uomini, tu sei simile agli dèi,
     	ma io ho veduto il rākṣasa fare grando cose tra gli uomini.”

  12 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	allora mentre così conversava Bhīmasena o bhārata,
     	le sue parole udiva il furioso rākṣasa mangiatore di uomini,

  13 	e Hiḍimba, vedendo lei con un corpo umano,  
     	la chioma piena di ghirlande, il viso come luna piena,

  14 	con belle ciglia, bel naso, occhi e capelli, e delicate narici e pelle,
     	piena di ogni ornamento, vestita di abiti sottili,

  15 	mutata in forma umana molto affascinante,
     	e pensando che fosse innamorata dell'uomo, l'antropofago si infuriava,

  16 	e furioso il rākṣasa con la sorella o migliore dei kuru,
     	spalancando i grandi occhi questo le diceva:

  17 	“ chi è quel malo che pone ostacolo alla mia brama di cibo?
     	non temi dunque o Hiḍimbā di trasghedire alla mia ira, 

  18 	vergogna a te, o bramosa di maschio, che agisci dispiacendomi,
     	tu che rechi infamia a tutti gli antichi re dei rākṣasa,

  19 	questi per cui tu sei di aiuto con mio grande dispiacere,
     	io ora li ucciderò tutti assieme a te.”

  20 	così avendo parlato Hiḍimba con gli occhi rossi di rabbia, si avventava
     	su Hiḍmbā per ucciderla, serrando i denti sui denti,

  21 	Bhīma il migliore di combattenti, vedendolo arrivare 
     	lo minacciava quello splendido e gli diceva:”fermati, fermati!”
     


                              CXLI


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	quasi ridendo, Bhīmasena vedendo il rākṣasa infuriato
     	contro la sorella, queste parole diceva:

   2 	“ perché o Hiḍimba disturbando costoro che felicemente dormono,
     	mi assali o malvagio, tu con violenza o mangia-uomini,

   3 	combatti con me, non devi uccidere una donna,
     	specialmente se non compie offesa essendo da altri offesa,

   4 	la fanciulla non è più in sé, oggi ama me qui,
     	dal dio amore senza corpo colpita ha assunto un altro corpo,
     	tua sorella o malvagio, o vergogna dei rākṣasa,

   5 	per tuo ordine qui giunta vedendo il mio aspetto,
     	ora mi ama la timida, e non ha disonorato la stirpe,

   6 	il fallo fu del dio senza corpo, non di lei, tu o rākṣasa,
     	affronta me, o anima malvagia, tu non devi uccidere la donna,

   7 	vieni vicino a me, uno contro uno o mangia-uomini,
     	e io oggi ti spedirò alla dimora di Yama,

   8 	ora la tua testa colpita dalla mia mano andrà in pezzi o rākṣasa,
     	come fosse stritolata dal piede del più forte elefante,

   9 	oggi i carnivori, gli uccelli e gli sciacalli le tue membra
     	possano dilaniare felici a terra, dopo che ti avrò ucciso in duello,

  10 	in breve io ora renderò libera da pericoli questa foresta
     	che fino ad ora è stata sempre macchiata da te che mangiavi gli uomini,

  11 	oggi tua sorella ti vedrà o malvagio, da me ridotto a pezzi in terra,
     	come da un leone un grande elefante simile ad una montagna,

  12 	liberi da te, una volta ucciso da me o vergogna dei rākṣasa,
     	gli uomini che vivono nelle selve praticheranno questa foresta.”

  13 	Hiḍimba disse:
     	“ quale vana e smargiassante vanteria è la tua o uomo?
     	dopo, aver compiuto ogni azione, non prima tu devi vantarti,

  14 	se ti ritieni fortissimo e di impareggiabile coraggio,
     	oggi conoscerai scontrandoti con me, qualcuno più forte di te,

  15 	fra non molto ucciderò costoro, dormano pure felicemente,
     	e te che cosi male parli o stolto, io ora ucciderò,  

  16 	e bevuto il sangue tuo, berrò poi anche quello di questi corpi, 
     	e poi ucciderò costei che mi ha fatto dispiacere.”

  17 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così avendo parlato allora, afferratogli un braccio quel mangiatore di uomini,
     	si precipitava infuriato contro Bhīmasena uccisore di nemici,

  18 	precipitandosi costui rapidamente, Bhīma dalle terribili imprese, 
     	allungando un braccio con forza lo afferrava quasi ridendo,

  19 	e afferratolo con forza Bhīma lo trascinava tremante,
     	per otto cubiti da quel luogo come un leone fa con una vile preda,

  20 	quindi il rākṣasa furioso, trattenuto dalla forza del pāṇḍava,
     	abbracciando Bhīmasena emetteva un terribile urlo,

  21 	ma di nuovo il fortissimo Bhīma con forza lo trascinava,
     	“non fare rumore che i miei fratelli dormono.” così diceva,

  22 	i due afferrandosi l'un l'altro si trascinavano con violenza,
     	il rākṣasa e Bhīmasena si impegnarono con grande valore,

  23 	abbattevano grandi alberi, e strappavano rampicanti,
     	come due elefanti di sessantanni adirati e infuriati,

  24 	dal grande frastuono di quei due svegliati, quei tori fra gli uomini,
     	assieme alla madre videro Hiḍimbā ferma lì vicino.
     


                              CXLII


   1 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	svegli scorgendo l'aspetto di Hiḍimbā sovrumano,
     	caddero nello stupore quelle tigri fra gli uomini assieme a Pṛthā,

   2 	allora la bellissima Kuntī stupita, scorgendola,
     	diceva queste dolci parole lentamente per rassicurarla:

   3 	“ di chi sei tu o simile a fanciulla divina, e chi sei tu o bellissima?
     	e per quale scopo o bel-culetto? e da dove sei giunta?

   4 	se sei la dea di questa foresta, oppure un'apsaras,
     	dimmi tutto interamente, e per quale motivo tu te ne stai qui.”

   5 	Hiḍimbā disse:
     	“ la grande foresta che tu vedi simile a nera nube,
     	è la residenza di un rākṣasa, di mio fratello Hiḍimba,

   6 	sappimi dunque o nobildonna, la sorella di quel re dei rākṣasa,
     	dal fratello fui mandata o nobile, a prendere te e i tuoi figli,

   7 	io qui giunta per ordine di quell'anima sanguinaria,
     	vidi il tuo figlio potentissimo simile all'oro per colore,

   8 	quindi io caduta in potere del signore di tutti gli esseri o bellissima,
     	caddi in preda dell'amore per tuo figlio,

   9 	allora tuo figlio dalla grande forza fu da me scelto come marito,
     	e pur sforzandomi non posso allontanarlo da me,

  10 	ma vedendomi in ritardo, allora quel mangiatore di uomini,
     	venne di persona per uccidere tutti questi tuoi figli,

  11 	ma egli dal mio amato, dal tuo saggio figlio, 
     	con forza percosso dal quel grand'anima, fu trascinato via da qui, 

  12 	e trascinandosi vicendevolmente con grande forza quei due stanno urlando,
     	guardate quei due: l'uomo e il rākṣasa, come sono valorosi in battaglia.” 

  13 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	ascoltate le sue parole si alzava Yudhiṣṭhira,
     	e Arjuna e Nakula e il valente Sahadeva,

  14 	e videro quei due allacciati che si trascinavano l'un l'altro,
     	cercando di vincere come due leoni scesi in duello,

  15 	afferrandosi vicendevolmente si trascinavano reciprocamente,
     	e riempivano la terra di polvere simile al fumo di una foresta incendiata,

  16 	avvolti dalla polvere della terra come due montagne,
     	sembravano due picci avvolti nella nebbia,

  17 	ma vedendo allora Bhīma spossato dal rākṣasa,
     	il pṛthāde allora diceva lentamente queste parole quasi ridendo:

  18 	“ non temere Bhīma grandi-braccia, non sapevamo che tu
     	ti scontravi con questo terribile mostro, dormivano oppressi dalla stanchezza,

  19 	io ti verrò in aiuto o pṛthāde, e combattero contro il rākṣasa,
     	e Nakula e Sahadeva proteggeranno nostra madre.”

  20 	Bhīma disse:
     	“osserva senza intervenire, non agitarti,
     	mai egli potrà vincere una volta giunto tra le mie braccia.”

  21 	Arjuna disse:
     	“ falla finita o Bhīma, colla vita di quel malvagio rākṣasa,
     	noi dobbiamo andare, non possiamo star qui a lungo o uccisore di nemici,

  22 	presto rosseggerà l'oriente, presto apparirà l'alba,
     	e al momento in cui rosseggia i rākṣasa divengono fortissimi,

  23 	affrettati o Bhīma non giocare, uccidi quell'orribile rakṣas,
     	prima che muti di forma serra la stretta delle braccia.”

  24 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	così apostrofato da Arjuna Bhīma il corpo di quel terribile rakṣas
     	alzando lo faceva girare rapidamente più di cento volte.

  25 	Bhīma disse:
     	“invano fosti nutrito da inpure carni, e invano sei cresciuto da sciocco,
     	una impura morte tu meriti, e non vivrai ora a tuo piacere.”

  26 	Arjuna disse:
     	“ se credi sia per te un arduo compito combattere questo rākṣasa,
     	io ti sarò di aiuto, per ucciderlo velocemente,

  27 	oppure io stesso lo ucciderò o ventre-di-lupo,
     	tu hai quasi compiuto l'atto e sei stanco, bene riposati intanto.”

  28 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Bhīmasena avendo udite le sue parole con suprema impazienza,
     	sbattuttolo con forza a terra lo uccideva come un animale,

  29 	esso ucciso da Bhīma lanciava un grandissimo urlo,
     	riempiendo tutta la foresta come con un tamburo bagnato,

  30 	stringendolo con le braccia il fortissimo figlio di Pāṇḍu, 
     	lo spezzava a metà quel forte riempiendo di gioia i pāṇḍava,

  31 	vedendo Hiḍimba ucciso, essi rallegrati si affrettavano 
     	ad elogiare Bhīmasena, uccisore di nemici e tigre fra gli uomini,

  32 	avendo onorato il grand'anima Bhīma dalle terribili imprese,
     	di nuovo invero Arjuna queste parole diceva a ventre-di-lupo: 

  33 	“ non distante da questa foresta io credo ci sia una città o potente,
     	rapidamente là rechiamoci, fortuna sia a te, che non ci scopra Suyodhana.”

  34 	tutti loro, assieme alla madre avendo detto di si, quei tormenta-nemici,
     	partirono quelle tigri fra gli uomini assieme alla rākṣasa Hiḍimbā.
     


                              CXLIII

   1 	Bhīma disse:
     	“ la vendetta hanno in mente i rakṣas affidandosi alle loro affascinanti magìe,
     	o Hiḍimbā percorri anche tu la via fatta da tuo fratello.”

   2 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ Bhīma, infuriato o tigre fra gli uomini, non uccidere questa donna,
     	superiore alla difesa del corpo è il dharma e difendilo o pāṇḍava,

   3 	quel fortissimo che giunse per uccidere tu lo hai ucciso,
     	la sorella di quel rakṣas quale azione crudele ci ha fatto?”

   4 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	Hiḍimbā allora salutando Kuntī a mani giunte,
     	e a Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī queste parole diceva:

   5 	“ o nobildonna tu sai che è un male il non figliare per le donne,
     	e questo mi sia concesso per opera di Bhīmasena o bella,

   6 	guardando al passato io ho sopportato supremi dolori,
     	ora è giunto il tempo che sarà per me felice,

   7 	io lasciando gli amici, la mia gente e il mio dharma,
     	ho scelto come marito queto tuo figlio, tigre fra gli uomini, o bella,

   8 	che io sia scelta anche da lui e da te o splendida,
     	e dicendo di si, allora tu parlassi in mio favore,

   9 	pensando: ' costei da sciocca oppure da innamorata lo segue.'
     	uniscimi a tuo figlio come marito o illustrissima,

  10 	concedimi costui, io mi unirò secondo desiderio a costui dall'aspetto divino,
     	e poi di nuovo lo farò ritornare, abbine certezza o bella,

  11 	io quando con la mente fossi pensata, lo ricondurrò a tutti voi,
     	in questa calamità e nelle difficoltà salverò questi tori degli uomini,

  12 	vi trasporterò sulla mia schiena rapidi alla meta disiata,
     	voi fatemi questa grazia, che Bhīmasena si unisca a me,

  13 	ciascuno deve supportare la propria vita nelle difficoltà,
     	dovendo fare tutto con ogni cura, questo è il dharma che seguo,

  14 	chi nelle difficoltà sostiene il dharma è il supremo conoscitore del dharma,
     	la difficoltà si dice sia la prova del dharma e dei virtuosi,

  15 	la purezza sostiene la vita, la purezza si dice che sia la salvezza,
     	in ciascuno che agisca nel dharma non si trova biasimo.”

  16 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ cosi è come tu hai detto o Hiḍimbā non vi è qui dubbio,
     	ma tu devi esser salda nel dharma come io ti dirò o bel-vitino,

  17 	lavato, e compiuti i riti del mattino o bella, e fatto il rito colla collana nuziale,
     	tu otterrai Bhīmasena prima del sorgere del sole,

  18 	durante il giorno stai col tuo innamorato quanto vuoi,
     	ma devi ricondurci sempre Bhīmasena alla notte.”

  19 	Vaiśaṁpāyana disse:
     	la rākṣasa Hiḍimbā avendo risposto di si, allora
     	preso Bhīmasena partiva verso l'alto,

  20 	su grazione cime dei monti, tra dimore divine,
     	in graziose foreste risuonanti continuamente di versi di uccelli e animali,

  21 	e assunta un suprema forma, adornata da ogni ornamento,
     	conversando piacevolisiimamente rallegrava il pāṇḍava,

  22 	in aspre foreste e su cime piene di alberi fioriti, 
     	e tra laghi bellissimi, pieni di loti di vario tipo,

  23 	e su isole di fiume, tra sabbie piene di gioielli,
     	e tra le acque di bei guadi silvestri, e di fiumi montani,

  24 	e in località marine, coperte di ori e perle,
     	in graziose città e in foreste di grandi alberi śāla,

  25 	in sacri giardini divini, sulle cime dei monti,
     	tra le residenze dei guhyaka e di asceti impegnati,

  26 	sulle rive del lago mānasa con fiori e frutti tutto l'anno,
     	portando un bellissimo aspetto rallegrava il pāṇḍava,

  27 	e rallegrando Bhīma in vari luoghi, quella affascinante 
     	rākṣasa generava un figlio fortissimo da Bhīmasena,

  28 	cogli occhi difformi, grande bocca e orecchie appuntite, spaventevole,
     	di terribile aspetto, con le labbra rosse, appuntite zanne, di grande forza,

  29 	grande arciere, di grande valore e purezza, dalle grandi-braccia,
     	velocissimo, gigantesco, di grandi magìe e uccisore di nemici,

  30 	non umano, ma nato da un uomo, fortissimo e di terribile foga,
     	lui che era superiore ai piśāca e superiore agli altri umani

  31 	anche da fanciullo, e raggiunta la giovinezza o signore di popoli, tra gli uomini
     	in tutte le armi quel valoroso otteneva suprema eccellenza quel forte,

  32 	immediatamente le rākṣasa concepiscono e partoriscono,					
     	e molte forme possono assumere a loro piacere,

  33 	 con la testa calva toccava inchinandosi i piedi del padre,
     	e della madre, quel supremo arciere, e loro due gli apposero il nome,

  34 	“ è calvo come una lucida pentola.” così diceva egli alla madre,
     	e per questo di nome fu Ghaṭotkaca, così invero,

  35 	e molto affezionato fu Ghaṭotkaca ai pāṇḍava,
     	e ad essi sempre fu caro come fosse uno di loro:

  36 	“ finita è la nostra coabitazione.” così gli diceva allora
     	Hiḍimbā, essendo concluso  il patto, se ne partiva per il proprio destino,

  37 	e anche Ghaṭotkaca disse: “ a tempo debito io mi presenterò ai padri.”
     	e salutando quel migliore dei rākṣasa partiva verso il nord,

  38 	dal dio Indra grand'anima fu stabilito come bersaglio della lancia
     	del valorosissimo Karṇa per la distruzione di quel grand'anima.