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92. Anugītā

( Il proseguimento della Gītā. XIV, 16-96)

                              XVI

   1 	Janamejaya disse:
     	“ risiedendo in quel palazzo dopo aver ucciso i nemici, le due grandi anime,
     	il Lunghi-capelli ed Arjuna, quali racconti si dicevano o ri-nato?”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il pṛthāde assieme a Kṛṣṇa avendo ottenuto l'intero suo regno,
     	in quel piacevole palazzo trascorreva il tempo pieno di gioia,

   3 	quindi nei dintorni del palazzo simili ai gairdini celesti o sovrano,
     	volentieri passeggiavano felici quei due circondati dalla propria gente,

   4 	quindi soddisfatto il pṛthāde Arjuna assieme a Kṛṣṇa,
     	considerando quel bel palazzo diceva queste parole:

   5 	“ la tua grandezza o grandi-braccia, io la conobbi all'inizio 
     	della battaglia, e pure il tuo aspetto di Signore supremo o figlio di Devakī,

   6 	e quanto tu allora mi dicesti o Lunghi-capelli per amicizia,
     	tutto questo o tigre fra gli uomini è andato perduto alla mia povera mente,

   7 	e grande curiosità vi è in me ancora per queste cose o potente,
     	e tu tra non molto te ne andrai a dvārakā o mādhava.”

   8 	così richiesto, allora Kṛṣṇa rispondeva a Phalguna,
     	abbracciandolo queste parole, il migliore dei parlanti dal grandissimo splendore:

   9 	“ tu hai udito da me rivelato l'eterno segreto,
     	che ha la forma del dharma o pṛthāde, e di tutti i mondi eterni,

  10 	che tu non abbia trattenuto non ricordandolo è per me un grande dispiacere,
     	forse che non hai fede, o sei di scarsa intelligenza o pāṇḍava?

  11 	questo dharma è grande abbastanza per la comprensione del brahman,
     	io non sono in grado di dirtelo di nuovo interamente,

  12 	ti ho rivelato il supremo brahman mentre ero intento nello yoga,
     	ma a questo scopo ti racconterò una storia antica,

  13 	e come tu la terrai in mente, raggiungerai la più alta meta,
     	ascolta o migliore dei sostenitori del dharma, mentre io tutta la dico,

  14 	un brahmano giungeva dal mondo celeste o uccisore di nemici,
     	e dal mondo di Brahmā, e quell'invincibile fu da noi venerato,

  15 	e lui contento di noi, quanto allora ci disse o toro dei bhārata,
     	ascolta con divina regola o pṛthāde, senza esitazioni.

  16 	il brahmano disse:
     	' saldo restando nel dharma della liberazione o Kṛṣṇa, quanto tu mi chiedi
     	è la simpatia verso gli esseri che libera dall'errore, o potente,

  17 	e questo io ti enuncerò secondo verità o uccisore di Madhu,
     	ascoltami con attenzione, mentre io ti parlo o mādhava,

  18 	un savio discendente di Kaśyapa, intento al tapas, e grande sapiente del dharma, 
     	incontrava un altro ri-nato che aveva piena conoscenza di tutti i dharma,

  19 	andando e venendo molte volte da questo adepto di sapienza e conoscenza,
     	esperto di ogni verità al mondo, e sapientissimo del bene e del male,

  20 	esperto e sapiente di morte e nascita, e dei mezzi di purificazione,
     	che sapeva in tutti i modi il destino dei mortali per il loro agire,

  21 	che agiva come un liberato, da siddha, pacificato, coi sensi controllati,
     	acceso di splendore che andava in ogni luogo con la forza del brahman,

  22 	avendo udito il kaśyapide di questo sapiente dei mezzi di scomparire,
     	che procedeva assieme ai cakradhara e agli invisibili siddha,

  23 	che in luoghi solitari sedeva e conversava con essi,
     	che andava dove voleva, distaccato come purificato,

  24 	avendo raggiunto costui, quel saggio e ottimo ri-nato,
     	quell'asceta di grande concentrazione e bramoso di dharma ai suoi piedi
     	si inchinava secondo l'usanza, pieno di suprema devozione,

  25 	e meravigliato il kaśyapide vedendo quel portentoso ottimo ri-nato,
     	con grandissimi servizi rendeva soddisfatto quel sapiente guru,

  26 	con anima lieta, e buona condotta, saldo nell'imparare e nella disciplina,
     	con sincero rispetto per il guru quel tormenta-nemici lo soddisfaceva,

  27 	e il guru soddisfatto, graziosamente diceva al discepolo,
     	guardando alla suprema perfezione, questo ascolta da me o Janārdana:

  28 	' con varie azioni o caro, e con tutte quelle compiuite nelle precedenti vite,
     	i mortali raggiungono quaggiù la meta, e pure la residenza nel mondo celeste,

  29 	in nessun luogo vi è infinita felicità, né eterna residenza,
     	ma cadute ripetute dal grande stato ottenuto col dolore,

  30 	e io ho ottenuto spiacevoli e miserevoli mete, per il mio seguire il male,
     	per avidità e confusione e per aver perseguito desideri e passioni,

  31 	e ripetute morti e ripetute rinascite,
     	gustando vari tipi di cibi e bevande, e molte e varie mammelle, 

  32 	vedendo molte madri e conoscendo padri di ciascun genere,
     	e cose felici, e belle e dolorose io ho avuto o senza-macchia,

  33 	e privato di cose piacevoli e molte volte vivendo cose spiacevoli,
     	avendo avuto perdite di ricchezza, e ottenuto col dolore altra ricchezza,

  34 	e dolorosissimi disonori, sia dai parenti che dagli altri,
     	e corpi e menti e agonie veramente terribili,

  35 	e ho avuto fiere offese e terribili morti e imprigionamenti,
     	cadute nell'inferno e ritorni alla dimora di Yama,

  36 	vecchiaia, e infermità, e vari luoghi di residenza,
     	e ho sperimentato in questo mondo ogni cosa nata dagli opposti,

  37 	quindi una volta per cattiva condotta, dall'assenza dei veda e per malizia,
     	abbandonate le regole del mondo, fui violentemente afflitto dal dolore,
     	e quindi questa perfezione ho raggiunto con la mia serenità,

  38 	e non verrò di nuovo quaggiù considerando i mondi,
     	per la mia perfezione, per la mia progenie io ho un stupenda meta,

  39 	avendo ottenuto o migliore dei ri-nati la vera e suprema perfezione,
     	da qui io andrò in alto e quindi ancora più in alto,
     	e l'eterna condizione del brahman, non aver qui alcun dubbio,

  40 	io non tornerò più quaggiù nel mondo mortale o tormenta-nemici,
     	contento io sono di te o grande saggio, dimmi cosa posso fare per te,

  41 	il tempo è giunto che tu ottenga quanto desideri,
     	e io conosco il motivo per cui sei giunto da me,
     	tra non molto io me ne andrò, per questo io ti ho invitato

  42 	molto sono contento del tuo comportamente o saggio,
     	chiedimi, e quanto tu dirai lo otterrai,

  43 	molto stimo la tua intelligenza, e molto la onoro
     	io per questo, tu hai intelligenza e grande intelletto o kaśyapide.' "
     


                              XVII


   1 	Vāsudeva disse:
     	" quindi caduto ai suoi piedi, molte questioni difficili
     	chiedeva, e a tutte rispondeva quel migliore dei sostenitori del dharma.

   2 	il kaśyapide disse:
     	' perchè il corpo se ne va, e perche poi di nuovo viene fornito?
     	come ci si libera passando attraverso un cattivo saṃsāra?

   3 	o come affidandosi al sé ci si libera dal corpo?
     	e liberatosi del proprio corpo perché se ne assume un altro?

   4 	e perché un uomo agendo ottiene il frutto delle proprie azioni
     	belle e brutte, e dove sta il karma di chi ha perso il corpo?'

   5 	il brahmano disse:
     	' così richiesto il siddha a queste domande rispondeva,
     	una dopo l'altra o vṛṣṇi, e in quale modo ascolta da me.

   6 	il siddha disse:
     	' attendendo a quelle azioni che prolungano fama e vita,
     	e prigioniero di altri corpi, essendo sempre tra le malattie,

   7 	il saggio attende al contrario con anima attenta alla fine della vita,
     	e se ne allontana, aspettando la sua distruzione,

   8 	chi ha anima incompiuta non conoscendo purezza,
     	forza, e giusto tempo, divora oltre misura cibi ostili,

   9 	e quando attende a tutti questi cibi distruttivi,
     	o ne gode oltremisura o non ne gode affatto,

  10 	consuma cibo sporco, e cibo cattivo, o mescolato con altro spiacevole,
     	o pesante o ordinario, oppure non troppo digeribile,

  11 	o compie sforzi o pratica il sesso oltremisura,
     	o sempre bramoso di agire, giunge alla fine delle forze, 

  12 	o si impegna in cibo troppo saporito o a dormire di giorno,
     	o in cibo non cotto il giusto tempo, e si irrita per le proprie colpe,

  13 	dall'ira per le proprie colpe, giunge alla malattia vicina alla morte,
     	quindi pratica atti contrari come impiccarsi,

  14 	attraverso questi modi come per staccarsi dal corpo del vivente,
     	tieni a mente quanto io ti ho detto del vivente,

  15 	il caldo agitandosi nel corpo, spinto dai fieri venti,
     	 circola in tutto il corpo e arresta la vita,

  16 	il caldo fortissimo si muove oltre misura nel corpo,
     	e distrugge le parti vitali che sono nel vivente, questo sappi,

  17 	quindi il vivente col suo dolore immediatamente si libera e muore,
     	quindi la persona abbandona il corpo con le parti vitali ferite,
     	per i dolori, l'anima interna questo sappi o migliore dei ri-nati,

  18 	tutte le creature si muovono sempre tra la nascita e la morte, 
     	e appaiono abbandonare i loro corpi o migliore dei ri-nati,

  19 	e pure tornando nel grembo, molto tormenta le parti vitali,
     	e di nuovo quell'uomo cade nel medesimo dolore,

  20 	rotte le giunture, per le acque l'uomo diviene putrido,
     	quando ritorna di nuovo ai cinque elementi,
     	per il freddo nel corpo si agita, è spinto da fieri venti,

  21 	quello che coi cinque elementi si è stabilito nei soffi vitali,
     	questo soffio andando in alto, per il dolore abbandona il corpo,

  22 	e lascia il corpo e appare più non respirare, 
     	e privo di calore e senza respiro, misero perde la vita,

  23 	abbandonato dal brahman, l'uomo è detto essere morto,
     	dai corsi per cui conosce gli oggetti dei sensi, l'incarnato,
     	più non percepisce il succo stesso del soffio vitale,

  24 	l'eterno vivente che agisce là nel corpo,
     	con ciascuno di essi si unisce, e di quando in quando vi entra in contatto,
     	questo sappi è l'organo vitale menzionato dagli śāstra,

  25 	quando gli organi vitali sono rotti, egli se ne esce,
     	ed entrato nel cuore di una persona la vita di nuovo cresce,
     	e la persona senziente non si accorge di nulla,

  26 	e colle parti vitali coperte anche la conoscenza è coperta dalle tenebre, 
     	il vivente dunque privo di supporto, se ne va col vento,

  27 	quindi egli emettendo un violento e terribile grande respiro,
     	uscendone fa tremare violentemente quel corpo privo di vita, 

  28 	il vivente privato del corpo, è avvolto dalle proprie azioni,
     	e marchiato è unito da quelle, belle, sante, o anche malvage, 

  29 	i brahmani dotati di saggezza e formati nello studio rettamente,
     	conoscono dai segni quanto compiuto nelle vite precedenti,

  30 	come quelli che hanno occhi vedono una lucciola apparire di tanto in tanto
     	nelle tenebre, così questo scorgono quelli che hanno gli occhi della saggezza,

  31 	in questo modo i siddha vedono il vivente colla loro vista divina,
     	muoversi e nascere, quando è entrato in grembo,

  32 	tre tipi di sedi appaiono essere quaggiù indicati dagli śāstra,
     	la terra dove i viventi stanno è la terra delle azioni,

  33 	quindi tutti nel loro corpo ottengono quanto hanno fatto di buono e no,
     	e quaggiù ottengono i frutti piccoli o grandi delle proprie azioni,

  34 	quelli che quaggiù hanno compiuto male azioni, per queste vanno all'inferno,
     	e laggiù nell'inferno l'uomo malvagio è violentemente cotto,
     	perciò la liberazione è ardua da ottenersi, e forte deve essere protetta l'anima,

  35 	ma le persone che sono andate in alto, in quali sedi risiedono, 
     	ascolta da me che te le racconterò in verità,
     	e avendo udito illuminerai l'intera tua mente colla verità sul karma,

  36 	tutte le stelle, e il disco della luna,
     	e il disco del sole che di propria luce splendono nel mondo,
     	sappi che queste sono le sedi degli uomini di santo agire,

  37 	ed esauriti i meriti tutti ricadono ogni volta,
     	e pure là in cielo vi è distinzione tra alto, basso e medio,

  38 	e non vi è soddifazione vedendo una felicità più accesa della propria,
     	queste sono tutte le mete ad una ad una menzionate,

  39 	ora ti parlerò dell'ulteriore risiedere nel grembo,
     	questo mentre te lo dico in verità, ascolta con attenzione o ri-nato.'
     	
     


                              XVIII


   1 	il brahmano disse:
     	'quaggiù non vi è distruzione delle azioni belle o brutte,
     	di corpo in corpo ottenendo, queste diventano mature,

   2 	come un albero da frutto che da molti frutti, chi è partorito 
     	con la mente purificata ottiene un grande santità,

   3 	e pure il malvagio che ha posto mente al male,
     	l'anima stessa posta avanti la mente ne compie le azioni,

   4 	come comandato dal suo karma, l'uomo soverchiato da desiderio e passione,
     	entra in un grembo, questo ascolta qui di seguito,

   5 	il seme misto a sangue entrato nel rifugio del grembo femminile,
     	ne ottiene un corpo nato dal suo karma buono o cattivo che sia,

   6 	per la sua sottigliezza e la sua natura invisibile, in nessun luogo si attacca,
     	avendo ottenuto la condizione di brahman, per questo è detto l'eterno brahman,
     	questo è il seme di tutti gli esseri per cui vivono i viventi,

   7 	l'anima entrando ad uno ad uno in tutte le membra dell'embrione,
     	subito si forma colla mente, radicandosi nei luoghi vitali,
     	quindi l'embrione dotato della mente fa muovere le membra,

   8 	come il flusso di sangue riempie ogni vena,
     	in questo modo sappi che procede la penetrazione dell'anima nell'embrione,

   9 	come il fuoco entra in una massa di ferro riscaldandola,
     	così sappi è l'effetto dell'anima nell'embrione,

  10 	come una lanterna illuminando un luogo lo rende manifesto,
     	così i corpi sono resi manifesti dalla mente,

  11 	e qualsiasi azione abbia compiuto bella o brutta che sia,
     	nel corpo precedente, necessariamente di tutta questa ne godrà,

  12 	quindi questo perisce e ne acquista un altro,
     	finché non riesce a comprendere il dharma unito alla liberazione,

  13 	di questo dharma parlerò, col quale si ottiene la felicità,
     	procedendo nelle successive rinascite o virtuoso,

  14 	dono, voto, castità, mantenere i voti pronunciati,
     	controllo, pace interiore, e compassione per tutti gli esseri,

  15 	concentrazione, assenza di crudeltà, evitare di prendere agli altri per sé,
     	con compiere nulla che offenda gli esseri che sono sulla terra,

  16 	obbedienza a madre e padre, e venerazione per dèi e ospiti,
     	onorare il guru, compassione, purezza, perenne controllo dei sensi,

  17 	viene detto il cammino dei virtuosi, la condotta dei buoni,
     	quindi ne nasce il dharma eterno che da protezione alle creature,

  18 	così tra i virtuosi sempre si può vedere questo eterno stato,
     	la buona condotta annuncia il dharma in cui i virtuosi sono radicati,

  19 	in questi è depositato il dharma che è il dharma eterno 
     	e chi questo raggiunge, non può avere un cattiva meta,

  20 	da questo il mondo quando è confuso è rimesso sulle vie del dharma, 
     	chi è uno yogin si libera, ed è superiore a tutti,

  21 	così come un uomo agisce secondo il dharma,
     	allora dopo un lungo tempo si libera dal saṃsāra,

  22 	così un persona subisce tutte le azioni fatte nelle vite precedenti,
     	queste sono la causa per cui egli giunge quaggiù umiliato,

  23 	ma quale ottenimento corporale gli è stato prima stabilito?
     	di questo dubbio al mondo, io da qui in poi ti dirò

  24 	il Grande-avo di tutti gli esseri dopo aver formato il proprio corpo,
     	Brahmā creò l'intero trimundio, coi suoi mobili e immobili,

  25 	quindi creò l'anima universale, questa è la coscienza di tutti i corpi,
     	dalla quale tutto quanto è pervaso quanto al mondo ritengono superiore,

  26 	qui questo è impermanente, ma nell'aldilà si dice sia immortale e indistruttibile,
     	e ciascuno prende un coppia di questi tre stati,

  27 	Prajāpati creato per primo, crea tutti gli esseri,
     	e tutte le creature immobili, questo è il primario insegnamento

  28 	e il Grande-avo compie la distribuzione del tempo,
     	tra gli esseri della loro morte e della nuova rinascita,	

  29 	e come una persona saggia e di anima compiuta nella precendente vita,
     	tutto questo secondo la regola raggiunga io te lo dirò,

  30 	chi sempre guarda a dolore e gioia come impermanenti,
     	e al corpo come un aggregato di impurità, distrutto dalle proprie azioni,

  31 	e ricordando che quanto è di gioia è interamente dolore,
     	attraverserà l'oceano del saṃsāra terribile e arduo da attraversare,

  32 	il sapiente dell'anima universale pur immerso in nascita, morte e malattie,
     	vede la stessa coscienza in tutti gli esseri dotati di coscienza, 

  33 	stando indifferente a tutto, cercando la suprema meta,
     	e io ora ti dirò i suoi insegnamenti secondo verità o virtuoso,

  34 	la suprema conoscenza dell'eterno e indistruttibile stato 
     	io ti dirò o savio, e tu ascoltala interamente.'
     


                              XIX


   1 	il brahmano disse:
     	' chi sia immerso nell'assoluta unità in silenzio senza pensare a nulla,
     	ciascuno dei corpi avuti lasciando, egli diviene indifferente a ogni cosa,

   2 	amico di tutti, alleato di tutti, intento nella pace, coi sensi vinti,
     	quest'uomo che uccide i desideri, senza paura e passione si libera,

   3 	il controllato che sempre agisca puro verso tutti gli esseri,
     	modesto, privo di orgoglio, costui è libero da ogni cosa,

   4 	chi è uguale nella vita e nella morte, nel bene e nel male,
     	nell'acquisto e nella perdita, costui è liberato,

   5 	chi di nulla è bramoso, e non detesta alcuna cosa,
     	lontano dagli opposti, lieberato sé stesso da passione, costui è un liberato,

   6 	chi quando sia senza nemici e senza parenti, e senza figli, 
     	abbandonando dharma, artha e kāma, privo di desideri, costui si è liberato

   7 	chi non sia nel dharma né nell'adharma, e sia libero da ogni precedente possesso.
     	con anima tranquilla nella distruzione, lontato dagli opposti costui si è liberato,

   8 	chi senza agire e senza desiderio guardi all'eterno universo,
     	che è sempre soggetto a malattia, è libero dal ciclo delle rinascite,

   9 	chi con mente disgustata sempre sia attento al dolore dei propri falli,
     	in non molto tempo costui compirà la propria liberazione dai lacci,

  10 	vedendo sé stesso che non usa odorato e gusto che non tocca, non sente,
     	non accetta doni, non guarda, e non conosce, allora si libera,

  11 	chi si vede godere delle qualità, ma senza qualità, senza le qualità
     	dei cinque elementi, senza forma, senza impurità, costui si è liberato,

  12 	tralasciando con la ragione ogni aspettativa corporale e mentale, 
     	lentamente ottiene il nirvāṇa, come un fuoco che si spegne,

  13 	liberato da ogni compimento, allora il brahman eterno
     	raggiunge, il divino, supremo, immobile, la suprema pacificazione, 

  14 	da qui ora ti parlerò dell'incomparabile dottrina dello yoga,
     	che una volta conosciuto, gli yogin si vedono come siddha al mondo,

  15 	l'istruzione di questa io vedo secondo verità, dunque ascoltami,
     	uno passando tra questa porte vede sé stesso in sé stesso,

  16 	trattenendo i sensi, deve fissare la mente sul sé,
     	e praticato prima un fiero tapas, quindi si applichi nella concentrazione,

  17 	l'asceta lasciata ogni aspettativa, lasciato ogni inganno ed egoismo,
     	l'istruito brahmano, con la mente vede sé stesso in sé stesso,

  18 	se è in grado rettamente di concentrarsi su sé stesso,
     	allora con la pratica della meditazione egli vede sé stesso in sé stesso,

  19 	sempre controllato, concentrato, vinti i sensi, in possesso di sé,
     	allora rettamente concentrato scorge il sé da sé stesso,

  20 	come un uomo che vede quanto ha visto in sogno e dice:' è quello.'
     	così il ben concentrato riconosce la forma di sé stesso,

  21 	come uno può vedere il midollo estratto dalla canna,
     	così lo yogin il suo sé estratto vede nel suo corpo,

  22 	il suo corpo è detto la canna e il midollo è contenuto nel sé,
     	questo paragone supremo è pronunciato dai sapienti dello yoga,

  23 	quando il corporato interamente si vede concentrato,
     	allora nessuno lo può dominare neppure chi è il sovrano del trimundio,

  24 	egli ottiene altri corpi secondo il suo desiderio,
     	e cessando morte e vecchiaia, egli non soffre né gioisce,

  25 	il concentrato in possesso di sé può causare la divinità degli stessi dèi,
     	ed abbandonando il corpo egli ottiene l'eterno e immutabile brahman,

  26 	e mentre i mondi vanno distrutti in lui non nasce paura,
     	e mentre sono tormentati gli esseri, lui non è tormentato da nessuno,

  27 	dai terribili dolori e sofferenze che sorgono dall'attaccamento e dall'amore,
     	non vacilla l'anima concentrata, libero da desideri, con la tranquillità della mente, 

  28 	le armi non lo trafiggono, né per lui vi è la morte,
     	e nulla si trova mai al mondo più felice di lui,

  29 	quando rettamente concentrandosi vede il sé in sé stesso,
     	allora non prova invidia neppure per il Cento-riti in persona,

  30 	un senza veda non può in nessun modo ottenere lo yoga,
     	ma come chi pratica la solitudine possa unirsi allo yoga, ascolta,

  31 	pensando ad un luogo visto prima nel quale si sia abitato,
     	con la mente rivolta all'interno e non all'esterno,

  32 	stando rivolti verso est risieda il quel luogo
     	e in quel luogo mantenga la mente rivolta all'interno

  33 	e meditando in quel luogo in cui si sta col corpo
     	in quel luogo por mente, senza mai farlo all'esterno,

  34 	trattenendo la schiera dei sensi, in una selva solitaria e silenziosa,
     	si mediti totalmante concentrati all'interno del corpo,

  35 	ci si concentri sui denti, il palato, la lingua, la gola e il collo,
     	e ci si concentri pure sul cuore e sul controllo del battito.'

  36 	così apostrofato da me quel saggio discepolo o uccisore di Madhu,
     	di nuovo mi chiese sul dharma della liberazione difficile da spiegare:

  37 	'come viene digerito nel ventre ciascun cibo mangiato?
     	come si forma il chilo? come nasce il sangue,
     	e come cresce la carne, e il grasso, i muscoli e le ossa?

  38 	come tutte queste parti dei corpi crescono?
     	e come cresce la forza di quello che sta crescendo?
     	e come avviene lo scarto di ciascuna delle impurità e delle cose non vitali?

  39 	da dove si inspira e poi di nuovo si espira?
     	e in quale luogo abitando sta l'anima in sé stesso?

  40 	se l'anima conduce il corpo, facendo muovere il corpo,
     	con quale colore e aspetto vi risiede la mente?
     	secondo verità o venerabile tu questo mi devi dire o senza-macchia.'

  41 	così dunque richiesto da quel savio o mādhava,
     	gli rispondevo o grandi-braccia, secondo la mia conoscenza o uccisore di nemici,

  42 	come uno che abbia messo il tesoro nel proprio forziere debba custodirlo bene,
     	così la mente stando nel proprio corpo con le porte mobili,
     	deve cercare il sé stesso ed evitare ogni negligenza,

  43 	e così sempre agendo con anima lieta in non molto tempo
     	raggiungerà il brahman, e quando lo ha visto egli conosce l'anima universale, 

  44 	questo non si può afferrare colla vista e neppure con tutti gli altri sensi,
     	ma con la lampada della mente il supremo si vede in sé stessi,

  45 	esso ha mani e piedi ovunque, e occhi, teste e bocche in ogni parte,
     	e l'anima scorge sé stesssa abbandonando il corpo,

  46 	lasciando il corpo, portando solamente il proprio brahman,
     	scorge sé stesso con la mente quasi ridendo,

  47 	questo intero segreto io ti ho rivelato o migliore dei ri-nati,
     	ora ti saluto e me ne andrò, e tu o discepolo, vai dove credi.

  48 	così fu da me apostrofato o Kṛṣṇa quel discepolo dal grande tapas,
     	e quel brahmano tagliati i suoi dubbi, se ne andava dove credeva.'"

  49 	Vāsudeva disse:
     	“ così avendomi parlato quel toro dei brahmani o pṛthāde,
     	interamente rifugiandosi nel dharma della liberazione, allora spariva,

  50 	hai dunque ascoltato ciò con mente concentrata?
     	e già allora mentre stavi sul carro tu l'hai ascoltato,

  51 	questo non si può conoscere o pṛthāde da una mente distratta, io penso,
     	o da un uomo dalla conoscenza e dall'anima incompiuta, o libertina,

  52 	questo è il grande segreto degli dèi che ti fu rivelato o toro dei bhārata, 
     	e non è mai stato udito prima da un altro mortale o pṛthāde,

  53 	nessun uomo eccetto te è degno di ascoltarlo o senza-macchia,
     	oggi non lo può intendere uno che sia interiormente disattento,

  54 	da chi celebra rettamente i riti o kuntīde il mondo degli dèi è abitato,
     	il ritorno alla propria forma di quanto è mortale non è voluto dagli dèi,

  55 	la suprema meta o pṛthāde è il brahman eterno,
     	dove uno ottiene l'immortalità e lasciato il corpo sempre è felice,

  56 	e così affidandosi al dharma anche quelli che sono di cattiva nascita,
     	le donne, i vaiśya e pure gli śūdra, raggiungono la suprema meta,

  57 	come dunque non i brahmani o pṛthāde, o gli kṣatriya dall'ampia istruzione
     	che sono sempre saldi nel proprio dharma, e rivolti al mondo di Brahmā?

  58 	questa è la ragione stabilita, e il mezzo per questo scopo,
     	e il frutto della perfezione, e la completa liberazione dal dolore, 
     	da qui in avanti non vi altro che felicità o toro dei bhārata,

  59 	il mortale istruito, ricco in fede, e coraggioso o pāṇḍava,
     	che abbandoni le regole del mondo come cose inutili,
     	con questi mezzi, rapidamente ottiene la suprema meta,

  60 	questo è quanto si debba dire, non vi è null'altro da aggiungere,
     	lo yoga si realizza o pṛthāde, per chi stia sempre concentrato per sei mesi.”
     	


                              XX


   1 	Vāsudeva disse:
     	“ e pure qui raccontano un storia molto antica,
     	di due coniugi o pṛthāde, che conversavano invero confidenzialmente,

   2 	una brahmana vedendo il brahmano dotato di sapienza e conoscenza,
     	seduto da solo, la moglie diceva al marito:

   3 	' in quale mondo io andrò, stando vicino a te mio marito,
     	che siedi senza agire, che sei avaro e privo di discernimento?

   4 	noi abbiamo udito che le mogli ottengono i mondi dei mariti,
     	ma io avendo te come marito, quale meta andrò ad ottenere?'

   5 	così apostrofato con anima tranquilla, quasi ridendo a lei rispondeva:
     	' o virtuosa, io non mi indigno di queste tue parole o senza-macchia,

   6 	ogni azione che sia percepita, visibile o udibile,
     	quelli che agiscono la consideraro una vera azione,

   7 	i privi di sapienza col loro agire incorrono nell'errore,
     	in questo mondo non si può stare senza agire per un solo momento,

   8 	coll'agire, colla mente, o colla parola, sia bene o male,
     	l'azione esiste tra i viventi dalla nascita alla distruzione del corpo,

   9 	essendo le azioni visibili e materiali distrutte dai rakṣas,
     	io vedo da me stesso un altare all'interno della mia anima, 

  10 	dove vi è il brahman libero dagli opposti, dove vi è Soma assieme ad Agni,
     	il saggio sempre si avvicina supportando i viventi,

  11 	dove con Brahmā in testa cocentrati venerano l'indistruttibile,
     	dove sono i sapienti dai saldi voti, dall'anima in pace, dai sensi domati,

  12 	ciò non si puo odorare col naso, non si puo assaggiare con la lingua,
     	non si può toccare col tatto, con la mente si raggiunge,

  13 	né si può vedere colla vista ed è oltre l'udito,
     	esso è inodorabile, inassaggiabile intoccabile, senza suono e immutabile,

  14 	è da dove sorge, e dove si trova ordito,
     	il prāṇa, l'apāna, il samāna, il vyāna e l'udāna,

  15 	questi da lui sorgono e in lui ritornano,
     	e in mezzo a samāna e vyāna, si muovono prāṇa e apāna,

  16 	nel sonno si estinguono il samāna e il vyāna,
     	attaccandosi in mezzo a prāṇa e apāna si trova l'udāna,
     	perciò prāṇa e apāna non abbandonano l'uomo che dorme,

  17 	l'udāna controlla tutti i soffi, per questo è così chiamato,
     	perciò i sapienti del brahman  praticano il tapas che è la sua natura,

  18 	mentre si divorano l'un l'altro tutti gli esseri dotati di corpo,
     	dentro di loro vi è il fuogo digestivo diviso in sette parti,

  19 	naso, lingua, vista, pelle e udito per quinto,
     	la mente e l'intelletto per settimo, queste le sette lingue accese del fuoco digestivo,

  20 	quanto è odorabile, mangiabile, visibile, toccabile, e udibile,
     	quanto è pensabile e intellegibile, sono i sette miei fuochi,

  21 	l'odorato, il gusto, la vista, il tatto, e l'udito per quinto,
     	il pensiero e l'intelligenza, sono i sette supremi celebranti,

  22 	in ciò che è odorabile, nel mangiabile, nel visibile, nel toccabile e nell'udibile,
     	le offerte divise in sette nei sette fuochi fanno i sette officianti,
     	e rettamente versate i sapienti ne coscoscono i singoli luoghi,

  23 	terra, vento, etere, acque e luce per quinta,
     	mente e intelletto, queste sono chiamati i sette grembi,

  24 	tutte queste qualità divenute offerte entrano nella bocca nata dal fuoco,
     	e risiedendo lì dentro, rinascono nei propri grembi,
     	e là sono trettenuti nella dissoluzione fino a rinascere,

  25 	quindi rinasce l'odore, e rinasce il gusto,
     	rinasce la forma, e rinasce il tatto,

  26 	e quindi rinasce il suono, e là nasce pure il dubbio,
     	quindi rinasce la devozione, queste sono conosciute come le sette nascite,

  27 	i questo modo fu questo compreso dagli antichi,
     	riempiti di piene offerte essi si riempiono di energia.'
     


                              XXI


   1 	il brahmano disse:
     	' e pure qui raccontano un'antica storia,
     	ascolta in quale modo è la disposizione dei dieci officianti,

   2 	tutto quanto è qui conoscibile, l'intelligenza arriva a conoscerlo,
     	ma il conoscitore è il dotato di corpo prodotto dal seme, 

   3 	il dotato di corpo perciò appare come un altro focolare domestico,
     	quindi l'oblazione da offrire in esso viene gettata,

   4 	quindi il Vācaspati conosce, l'organo della voce si produce,
     	la forma diviene manifesta e la mente la segue.'

   5 	la brahmana disse:
     	' perché prima nasce la parola e perché poi nasce la mente?
     	dalla mente è pensata quando poi sorge la parola,

   6 	da quale genere di conoscenza il pensiero è radicato nella mente?
     	quando era in alto non conosceva, chi dunque la istruisce?'

   7 	il brahmano disse:
     	' l'apāna diventatone signore governa il respiro,
     	questo dicono sia il pensiero della mente, da cui la mente percepisce,

   8 	ma poiché una domanda su mente e parola tu mi hai fatto,
     	perciò ora ti esporrò un discorso di questi due,

   9 	entrambi parola e mente recatisi dall'anima degli esseri, gli chiesero:
     	'dicci chi di noi due è il migliore, taglia questo nostro dubbio.'

  10 	' la mente lo è.' dunque allora rispondeva il Beato alla parola,
     	'io sarò la tua vacca dei desideri.' cosi gli diceva allora la parola,

  11 	'sappi che quella è immobile e sono entrambe le due mie menti,
     	l'immobile è dentro di me, e la mobile è sotto il tuo dominio,

  12 	quanto è sotto il tuo dominio è mantra, lettera o suono,
     	questa è la mente mobile, perciò tu sei superiore,

  13 	ma giacché lo sei, non parlare giungendo qui in persona o bella,
     	ma raggiunta la fine del respiro non parlerai o Parola,

  14 	dentro il prāṇa e l'apāna la divina parola sempre resta,
     	e muovendosi o gloriosa, uscendo col respiro senza più prāṇa,
     	correva da Prajāpati e gli diceva: ' sii grazioso o beato.'

  15 	allora il prāṇa produceva di nuovo la parola espirando,
     	quindi terminata l'espirazione, la parola più non parla,

  16 	sonora, ma nata senza suono sempre si presenta la parola,
     	ma delle due parole, quella senza suono è superiore,

  17 	come una vacca dotata di ottime doti produce il miglior latte,
     	essa come parola del brahman produce sempre l'eternità,

  18 	la vacca e la parola o bel-sorriso, per mezzo del divino e del non divino,
     	guarda la sottile differenza da queste due produttrici.'

  19 	' quando le parole non sono dette pur spinte dal desiderio,
     	cosa dunque un tempo la divina Parola diceva?'

  20 	'la parola che sorge nel corpo dal prāṇa, dal prāṇa raggiunge l'apāna,
     	e divenuta udāna abbandona il corpo, e attraverso il vyāna raggiunge l'intero cielo,

  21 	quindi si radica nell'organo della parola, così un tempo parlava,
     	perciò la mente è la migliore per immobilità, e la dea è migliore per mobilità.'
     


                              XXII


   1 	il brahmano disse:
     	' qui pure raccontano questa antica storia,
     	o virtuosa, di un tale discorso tra i sette celebranti,

   2 	l'odorato, la vista, il gusto, il tatto, e l'udito per quinto,
     	la mente e la ragione, questi sono i sette hotṛ ciascuno nel loro ambito,

   3 	stando in un sottile spazio, essi non si vedono l'un l'altro,
     	sappi o bellissima, che questi sono i sette hotṛ per loro natura.'

   4 	la brahmana disse:
     	' stando nello spazio sottile, perchè non si vedono l'un l'altro?
     	e com'è la loro natura? questo o venerabile, dimmi o potente.'

   5 	il brahmano disse:
     	' non conoscere le qualità è l'ignoranza, e la conoscenza è conoscere le qualità,
     	essi non conscono in alcun modo le reciproche qualità,

   6 	gusto, vista, udito, tatto, mente e ragione, 
     	non sentono gli odori, l'odorato li sente,

   7 	odorato, vista, e udito, tatto, mente e ragione,
     	non sentono i sapori, il gusto li sente,

   8 	odorato, gusto, e udito, tatto, mente e ragione
     	non persepiscono le forme, la vista le percepisce, 

   9 	odorato, gusto, vista, udito ragione e mente,
     	non percepiscono i contanti, il tatto li percepisce,

  10 	odorato, gusto, vista, tatto, mente e ragione,
     	non percepiscono i suoni, l'udito li percepisce,

  11 	odorato, gusto, vista, tatto, udito e ragione,
     	non percepiscono i dubbi, la mente li percepisce,

  12 	odorato, gusto, vista, tatto, udito e mente,
     	non si applicano ai giudizi, la ragione si applica ad essi,

  13 	e qui pure raccontano questa antica storia,
     	della conversazione della mente coi sensi o splendida.

  14 	la mente disse:
     	' non sente gli odori senza di me l'odorato, il gusto non intende i sapori,
     	la vista non percepisce le forme, il tatto non riconosce i contatti,

  15 	l'udito non conosce i suoni, in alcun modo senza di me,
     	io sono sempre la principale di tutti gli elementi,

  16 	come delle stanze vuote, come dei fuochi spenti,
     	i sensi non si mostrano, costantemente privati di me,

  17 	pure sforzandosi i sensi, sono come legna umida,
     	senza di me tutti i viventi non percepiscolo le loro qualità.' 

  18 	i sensi dissero:
     	' così potrebbe essere la verità come tu pensi,
     	se tu senza di noi potessi fruire dei beni dei nostri oggetti,

  19 	se sparendo noi con soddisfazione e supporto della vita,
     	tu godi dei cibi e godi dei sapori, come così pensi,

  20 	o se, noi spariti e restando gli oggetti dei sensi,
     	a tuo desiderio tu puoi godere dei beni secondo il loro scopo,

  21 	e se tu pensi di aver sempre successo tra i nostri oggetti,
     	coll'odorato afferra le forme, e con la vista afferra i sapori,

  22 	coll'udito afferra l'odore, e col gusto afferra il giudizio,
     	con il tatto afferra il suono, e con la ragione afferra i contatti,

  23 	i forti non hanno regole, le regole le hanno i più deboli,
     	non avendo preso i cibi prima, non puoi inghiottire il boccone,

  24 	come un discepolo per imparare corre da un maestro,
     	e avuta la conoscenza lo serve per aver imparato,

  25 	così tu pensi tuoi gli oggetti dei sensi da noi mostrati,
     	futuri, e passati, nel sonno e nella veglia,

  26 	anche dei viventi caduti in malattia e poveri di mente
     	il sostentamento della vita appare compiuto dalle nostre azioni,

  27 	avendo pensato a molti desideri, e caduto nel sonno,
     	oppresso dal desiderio di fruirne corri agli oggetti dei sensi,

  28   	come chi entra in una casa senza porte, non trovando gli oggetti dei sensi per fruirne,
     	sempre raggiunge la pace nella distruzione, come un fuoco acceso finita la legna,

  29    vero è il legame colle nostre qualità, è vero che non percepiamo le reciproche qualità,
     	ma senza di noi non vi è la tua percezione, e senza di noi la gioia non ti raggiunge.' '
     


                              XXIII


   1 	il brahmano disse:
     	' pure qui raccontano questa storia antica,
     	di quale discussione vi fu o bella, tra i cinque officianti,

   2 	prāṇa e apāna, udāna, samāna e vyāna,
     	i sapienti conoscono questi cinque officianti, come la suprema natura.'

   3 	la brahmana disse:
     	' nella loro natura sette erano gli officianti come prima ritenevi,
     	come ora sono cinque gli officianti, rivelami la suprema natura.' 

   4 	il brahmano disse:
     	' sostenuto dal prāṇa nasce allora il soffio apāna,
     	nell'apāna causato sorge allora il soffio vyāna,

   5 	e dal vyāna sostenuto sorge allora il soffio udāna,
     	nell'udāna causato sorge quindi il soffio samāna,

   6 	costoro andati un tempo dal primo nato Parajāpati, gli chiedevano: 
     	'dicci chi di noi è il migliore, e costui sarà il nostro capo.'

   7 	Brahmā disse:
     	' quello per la cui estinzione tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	e quando riappare, di nuovo appaiono, questo è il migliore; andate dove volete.'

   8 	il prāṇa disse:
     	' quando io cesso, tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	e quando ritorno, tutti di nuovo appaiono, io sono il migliore, guardate la mia estinzone.'

   9 	il brahmano disse:
     	' il prāṇa dopo essersi estinto di nuovo appariva,
     	il samāna e l'udāna allora dicevano queste parole o bella:

  10 	' tu non stai quaggiù ottenendo tutto quanto come noi,
     	tu non sei il migliore, sei il nostro prāṇa, e solo l'apāna è in tuo potere.'
     	il prāṇa appariva di nuovo, e a lui l'apāna diceva:

  11 	' quando io mi estinguo, tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	quando ritorno tutti di nuovo appaiono, io sono il migliore, guardate la mia estinzione.'

  12 	vyāna e udāna a lui che così parlava dicevano:
     	' tu o apāna non sei il migliore, tu sei in potere del prāṇa.'

  13 	l'apāna allora riappariva, e il vyāna di nuovo gli diceva:
     	' io sono il migliore di tutti, ascoltate per quale motivo

  14 	nella mia estinzione, tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	e quando ritorno tutti di nuovo appaiono, io sono il migliore guardate la mia estinzione.'

  15 	e dopo essersi estinto, il vyāna di nuovo appariva,
     	prāṇa, apāna, udāna e samāna gli dicevano:
     	'tu non sei il migliore, vyāna e samāna non sono nel tuo dominio.'

  16 	riappariva di nuovo il vyāna e il samāna ancora diceva: 
     	' io sono il migliore di tutti ascoltate per quale motivo

  17 	nella mia estinzione, tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	e quando ritorno tutti di nuovo appaiono, io sono il migliore guardate la mia estinzione.'

  18 	quindi il samāna estintosi di nuovo appariva,
     	prāṇa e apāna, udāna e vyāna gli dicevano:
     	' tu non sei il migliore o samāna, tu sei nel dominio del vyāna,

  19 	il samāna riappariva e l'udāna allora diceva:
     	io sono il miglore di tutti, ascoltate per quale motivo,

  20 	nella mia estinzione, tutti i soffi nel corpo dei viventi vanno distrutti,
     	e quando ritorno tutti di nuovo appaiono, io sono il migliore guardate la mia estinzione.'

  21 	quindi estintosi l'udāna di nuovo appariva,
     	prāṇa, apāna, samāna e vyāna allora gli dicevano:
     	' udāna, tu non sei il migliore, solo vyāna e nel tuo dominio.'

  22 	allora a tutti loro riuniti parlava Brahmā Prajāpati:
     	' tutti voi siete i migliori, e nessuno di voi è migliore, ma intenti ciascuno nel suo,
     	tutti nel vostro proprio ambito siete i migliori, proteggendovi vicendevolmente

  23 	mentre uno è fermo un altro si muove, per questo siete cinque soffi,
     	io stesso sono uno, che si divide in molte parti,

  24 	amici l'uno dell'altro, diventate voi reciprocamente,
     	andate con fortuna, siate benedetti e supportatevi vicendevolmente.' '
     


                              XXIV


   1 	il brahmano disse,
     	' qui pure raccontano questa antica storia,
     	della conversazione di Nārada col ṛṣi Devamata.

   2 	Devamata disse:
     	' quando la persona viene al mondo, quale cosa per prima sorge,
     	il prāṇa, l'apāna, il samāna, il vyāna o l'udāna?'

   3 	Nārada disse:
     	' quanto prima vi è di altro da cui nasce il vivente,
     	questo è conosciuto come la coppia di soffi, che spirano sbiechi e verso l'alto.'

   4 	Devamata disse:
     	' da quale sorge il vivente?, e quale vi è di altro prima?
     	parlami con certezza della coppia di soffi, che spira di sbieco e verso l'alto.'

   5 	Nārada disse:
     	' dal desiderio nasce la gioia, e dalla parola pure nasce,
     	dal gusto pure nasce, e dalla forma anche nasce, 

   6 	dal tatto nasce, e da profumo pure nasce,
     	questa è la forma di udāna, la gioia scaturisce dalle coppie,

   7 	dal desiderio sorge il seme, dal desiderio è prodotto il mestruo,
     	nell'unione di sangue e seme nascono samāna e vyāna,

   8 	dal seme e dal sangue insieme per primo sorge il prāṇa,
     	e nel seme così trasformato dal prāṇa, allora si trova l'apāna,

   9 	prāṇa e apāna, in coppia vanno verso il basso e verso l'alto,
     	vyāna e samāna entrambi sono detti la coppia che va di traverso,

  10 	Agni è tutte le divinità, così è l'insegnamento dei veda,
     	la sua conoscenza dotata di senso, sorge nei brahmani,

  11 	il suo fumo ha l'aspetto di tamas, e rajas è la cenere del potente,
     	e sattva sorge da lui quando il burro viene offerto,

  12 	i due burri sono detti dagli esperti dei sacrifici, samāna e vyāna,
     	prāṇa e apāna sono due porzioni di burro, e il fuoco sta in mezzo ai due,
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  13 	ascolta quanto ti dico che è quanto è lontano dagli opposti,
	(...)

  14 	giorno e notte sono gli opposti, e in mezzo ai due sta il fuoco divora-offerta,
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  15 	i due solstizi sono gli opposti, e in mezzo ai due sta il fuoco divora-offerta,
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  16 	verità e menzogna sono gli opposti e in mezzo ai due sta il fuoco divora-offerta,
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  17 	bello e brutto sono gli opposti, e in mezzo ai due sta il fuoco divora-offerta, 
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  18 	esistente e non esistente sono gli opposti, e in mezzo ai due sta il divora-offerta,
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono,

  19 	per primo c'è il samāna, e il vyāna, l'azione è compiuta attraverso lui,
     	e per terzo di nuovo è decisa dal samāna,

  20 	il vāmadeva è per la pace interiore, la pace è il brahman eterno.'
     	questa è la forma suprema dell'udāna, che i brahmani conoscono.'
     


                              XXV


   1 	il brahmano disse:
     	' qui pure raccontanto questa antica storia,
     	di come fu la disposizione dei quattro generi di hotṛ,

   2 	la disposizione di tutto questo come fu consacrata in verità,
     	ascolta da me che te lo dico o bella, questo supremo segreto,

   3 	il mezzo, l'azione, l'autore, e la liberazione, questi sono o splendida,
     	i quattro hotṛ dai quali l'universo e avvolto,

   4 	il compito degli hotṛ ascolta interamente e completamente,
     	odorato, gusto, vista, tatto e udito per quinto,
     	mente e ragione sono i sette mezzi di conoscenza per le qualità,

   5 	l'odore, il sapore, la forma, il suono e il contatto per quinto,
     	quanto si debba pensare e quanto capire questi sette sono fatti per l'azione,

   6 	chi odora, mangia, vede, tocca, chi ascolta per quinto,
     	chi pensa e chi intende, sono le sette conoscenze per chi agisce,

   7 	avendo le loro qualità buone o brutte essi ne godono,
     	ma io qui non ho qualità, questi sette sono per la liberazione,

   8 	per i sapienti, per quelli che intendono, stando ciascuna al suo posto,
     	le qualità divenute divine sempre consumano il loro burro,

   9 	l'ignorante divorando i cibi è afflitto dal proprio egoismo, 
     	cuocendo sempre solo per sé, dal proprio egoismo è rovinato,

  10 	il mangiare quanto non si deve, il bere liquori, lo distrugge,
     	il cane distrugge il cibo, e avendolo distrutto ne è ucciso,

  11 	il saggio mangiato il cibo, di nuovo lo fa nascere essendone capace,
     	in lui dal cibo non nasce la più piccola infrazione,

  12 	quanto dalla mente è percepito, e quanto dalla voce è parlato,
     	e quanto dall'udito è sentito, e quanto è visto dalla vista,

  13 	e quanto è toccato dal tatto, e quando è annusato dall'odorato, 
     	tutte queste oblazioni stanno nel dominio della mente,

  14 	il fuoco sacro di queste qualità brucia in me,
     	in me sorge il sacrificio che è lo yoga, nato nella mente per conoscere il brahman,
     	il prāṇa è lo stotra, l'apāna è lo śastra, la rinuncia a tutto è la dakṣiṇa,

  15 	Brahmā è chi da l'assenso al rito, l'autore è l'adhvaryu che compie lo stuti,
     	il praśāstṛ compie la direzione, e l'apavarga è la sua dakṣiṇa,

  16 	e qui le persone che conoscono Nārāyaṇa recitano i versi,
     	quando al divino Nārāyaṇa un tempo offrivano degli animali

  17 	là cantano versi, e questi annunciano l'apparizione
     	del divino Nārāyaṇa o timida, egli è l'anima di tutto, ascolta me.'
     


                              XXVI


   1 	il brahmano disse:
     	' vi è un solo capo, non ve n'è un secondo, come sono comandato io mi muovo,
     	nel cuore stando il puruṣa, l'ordinatore è unito al comando come l'acqua da un declivio,

   2 	un solo guru vi è non ve n'è un secondo, io parlerò di lui che sta nel cuore,
     	da questo guru furono sempre istruiti (gli dèi) e distrutti tutti i dānava,

   3 	un solo parente vi è non ve n'è un secondo, io parlerò di lui che sta nel cuore,
     	da lui istruiti i parenti ottengono parenti, i sette ṛṣi risplendono nel cielo,

   4 	vi è un solo ascoltatore, non ve n'è un secondo, io parlerò di lui che sta nel cuore,
     	nel dominio di questo guru risiedendo, Śakra ha ottenuto l'immortalità e tutti i mondi,

   5 	un solo nemico vi è non ve n'è un secondo, io parlerò di lui che sta nel cuore,
     	da questo guru sono istruiti sempre tutti i serpenti nemici del mondo,

   6 	e qui raccontano pure questa antica storia
     	dell'accordo fatto da Prajāpati con serpenti, i ṛṣi e gli dèi,

   7 	i ṛṣi, gli dèi, i nāga e gli asura chiedevano
     	dopo esser andati da Prajāpati: ' dicci chi di noi è il migliore.'

   8 	a loro che chiedevano chi fosse il migliore, il Beato pronunciava
     	la sillaba oṃ, udito l'imperituro brahman, essi fuggirono in ogni direzione,

   9 	correndo costoro, in cerca della propria istruzione,
     	per primo nacque nei serpenti la disposizione a mordere,

  10 	invece negli asura sorse la disposizione all'inganno nata dalla propria natura,
     	gli dèi si determinarono nel donare e i grandi ṛṣi nell'autocontrollo,

  11 	e raggiunto il solo ordinatore, e con un solo suono istruiti,
     	tutti i serpenti, i ṛṣi, gli dèi, e i dānava presero varie strade,

  12 	uno ascolta chi parla, e ne afferra il senso secondo verità,
     	e quanto ne è di nuovo richiesto, dice:' non è permesso un secondo guru.'

  13 	con suo permesso, poi l'azione può avvenire,
     	il guru, chi apprende, il nemico, e il rivale sono saldi nel cuore,

  14 	agendo male nel mondo, egli diviene un malfattore,
     	agendo bene nel mondo, invero diviene un benefattore,

  15 	è un passionale chi si affida con desiderio ai piaceri dei sensi,
     	e sempre diviene un saldo nei voti chi è intento a vincere i sensi,

  16 	chi ritiratosi da voti e azioni, si rifugia solo nel brahman,
     	e agisce nel mondo diventato brahman, costui diventa un brahmacārin,

  17 	il brahman è la sua legna, il brahman il suo fuoco, il brahman il sacrificio,
     	il brahman l'acqua, il brahman il guru, egli è unito al brahman,

  18 	questa è la sottile brahmacarya che conoscono i sapienti,
     	e avendola conosciuta la seguono, gli istruiti dal conoscitore del campo.' '
     


                              XXVII


   1 	il brahmano disse:
     	' il mondo che ha morsi di mosche per speranze, gioia e dolore per caldo e freddo,
     	errore e cecità per oscurità, avidità e inganno per rettili,

   2 	gli oggetti dei sensi come unico pericolo sulla via, brama e ira come ostacoli,
     	attraversato questo terribile luogo, io sono entrato nella grande foresta.'

   3 	la brahmana disse:
     	' dove sta questa foresta o grande saggio? e quali sono i suoi alberi e rivi?
     	e quanto grandi sono i monti e i picchi e le strade di questa foresta?'

   4 	il brahmano disse:
     	' non vi è null'altro di uguale ad essa, nulla separato da essa,
     	non vi è nulla di non separato da essa, e nulla di più distante,

   5 	nulla di più piccolo, e nulla di più grande,
     	nulla di più doloroso, e null'altro di uguale felicità,

   6 	entrati in essa, non si dolgono né si rallegrano i ri-nati,
     	essi non temono nessuno, né da altri sono temuti,

   7 	in questa selva vi sono sette grandi alberi, sette frutti e sette ospiti,
     	sette āśrama e sette meditazioni, e sette consacrazioni, questo è l'aspetto della foresta,

   8 	divini fiori e frutti di cinque colori
     	sono prodotti dagli alberi che stanno sparsi in quella foresta,

   9 	bellissimi fiori e frutti di due colori,
     	sono prodotti dagli alberi che stanno sparsi in quella foresta,	

  10 	e divini fiori e frutti di quattro diversi colori,
     	sono prodotti dagli alberi che stanno sparsi in quella foresta,

  11 	e benefici fiori e frutti di tre diversi colori,
     	sono prodotti dagli alberi che stanno sparsi in quella foresta,

  12 	e fragranti fiori e frutti di un solo colore.
     	sono prodotti dagli alberi che stanno sparsi in quella foresta,

  13 	e molti fiori e frutti di indistinto colore,
     	sono prodotti da due grandi alberi che stanno sparsi nella foresta,

  14 	un solo fuoco e un savio brahmano vi è là, i cinque sensi ne sono il combustibile,
     	le sette liberazioni, sono le consacrazioni, le qualità i frutti, e gli ospiti quelli che li mangiano,

  15 	e l'offerta ospitale là la accettano i sette grandi ṛṣi,
     	quando sono onorati spariscono, e un'altra foresta appare,

  16 	la promessa è il suo albero ancora senza frutti, la tranquillità è la sua ombra, 	
     	la conoscenza è l'āśrama, la sobrietà l'acqua, e il sole è il conoscitore del campo,

  17 	i virtuosi che la raggiungono, non avranno più paura,
     	la sua fine non si può determinare né in alto, né in basso né di lato,

  18 	sette donne là sempre risiedono, a testa bassa, madri e dotate di splendore,
     	succhiano via tutti i sapori delle creature, come tutto quanto è transiente,

  19 	là si fermano e poi di nuovo ripartono,
     	i sette siddha, i sette ṛṣi, a cominciare da Vasiṣṭha,

  20 	gloria, vigore, dignità, vittoria, successo e splendore,
     	così li seguono come fanno i sette raggi col sole,

  21 	là vi sono picchi e monti, tutti insieme,
     	e fiumi, e rivi, che trasportano le acque all'unione col brahman,

  22 	un incrontro di fiumi vi è là, sacrificio in un luogo segreto,
     	i controllati, con le anime soddisfatte, da qui vanno dal Grande-avo in persona,

  23 	quelli dai desideri eliminati, che bramano fieri voti, che bruciano le colpe col tapas,
     	penetrando nella propria anima, siedono assieme a Brahmā,

  24 	sacri versi recitano le persone che conoscono la foresta della sapienza,
     	e raggiunta la foresta, con coraggio essi sono rinati,

  25 	i brahmani conoscono questa divina foresta siffatta,
     	e per conoscerla, hanno seguito le istruzioni del conoscitore del campo.'
     


                              XXVIII


   1 	il brahmano disse:
     	' non sento gli odori, né i sapori, non vedo le forme, né sento al tatto,
     	e neppure odo i vari rumori, né do inizio ad alcuna aspettativa,

   2 	la propria natura desidera brame e scopi, la propria natura detesta tutte le cose detestabili,
     	desiderio e disgusto sorgono dalla propria natura, entrando nei corpi viventi prāṇa e apāna,

   3 	da queste altre nature diverse io posso riconoscere nel corpo, divenuto me stesso,
     	in questo restando, io non sono alcun modo vinto da brama e ira, da vecchiaia e morte,

   4 	mentre non bramo nessun desiderio, né detesto alcuna colpa,
     	non vi sono macchie nelle mie nature, come nei loti non si attacca l'acqua,

   5 	esse sono sempre di chi sempre guarda alle sue molte nature,
     	l'acqua del godimento non si attacca alle azioni, come in cielo non fanno i raggi del sole,

   6 	qui pure raccontano questa antica storia,
     	del discorso tra un adhvaryu e un asceta, ascoltala o splendida,

   7 	vedendo un adhvaryu che consacrava un animale per il sacrificio,
     	gli parlava un asceta che lì sedeva riprendendolo: 'questa è violenza.'

   8 	e l'adhvaryu gli rispondeva il capro non andrà distrutto,
     	ma si unirà al meglio l'animale, se è così la regola dei veda,

   9 	la parte di lui che è della terra andrà alla terra,
     	e quanto di lui è nato dall'acqua, rangiungerà l'acqua,

  10 	la sua vista raggiungerà il sole, l'udito le direzioni, e il suo prāna il cielo,
     	tornando egli alle sue origini, io non commetto nessuna colpa.'

  11 	l'asceta disse:
     	' se tu scorgi il meglio nella perdita della vita del capro, 
     	il sacrificio si compie per il capro, che motivo ne hai tu?

  12 	a te debbono consentire sua madre, padre, fratelli e amici,
     	consultati con loro conducendolo, che lui è certamente obbediente,

  13 	tu devi chiedere a loro che acconsentano,
     	e avuto il loro permesso la cosa si può considerare,

  14 	le forze vitali di questo capro sono ricondotte alle loro origini,
     	solo il corpo rimane senza alcun movimento, così io credo,

  15 	essendo il corpo inanimato pari al combustibile,
     	la violenza è di chi desidera offrire, è considerare l'animale come combustibile,

  16 	la non-violenza appartiene a tutti i dharma, così insegnano gli anziani,
     	occorre compiere l'azione che non sia violenta, così noi sappiamo,

  17 	la non-violenza bisogna promettere, se io dicessi qualcosa d'altro,
     	si potrebbero dire molte altre cose sulle tue peccaminose azioni,

  18 	la non-violenza verso tutti gli esseri sempre noi preferiamo,
     	per evidenza noi procediamo, non seguiamo la via non evidente.'

  19 	l'adhvaryu disse:
     	' tu consumi gli aromi della terra, ne bevi le saporite acque,
     	guardi le forme dei luminari, tocchi le proprietà nate dal vento,

  20 	ascolti il suono nato dall'etere, e con la mente pensi il pensiero,
     	e pensi che tutti questi esseri sono vivi,

  21 	dunque sempre togliendo la vita, tu vivi nella violenza,
     	non vi è azione senza violenza, o tu pensi diversamente o ri-nato?'

  22 	l'asceta disse:
     	' il distruttibile e l'indistruttibile sono la doppia natura del sé,
     	indistruttibile è la reale esistenza, la propria esitenza si dice distruttibile,

  23 	soffio vitale, lingua, mente, e vigore assieme alla passione è la propria natura,
     	in chi è liberato da queste nature, in chi è privo di desideri e lontano dagli opposti,

  24 	in chi è uguale verso tutti gli esseri, privo di egoismo e che ha vinto sé stesso,
     	in chi è completamente libero, non si trova paura alcuna.'

  25 	l'adhvaryu disse:
     	' bisogna risiedere assieme ai virtuosi, o migliore dei savi,
     	udite le tue opinioni, è illuminata la mia mente,

  26 	o venerabile, illuminato dalla tua intelligenza io affermo
     	di avere questa idea, di celebrare il rito, senza nessuna colpa o ri-nato.' '

  27 	il brahmano disse:
     	' con questa conclusione, l'asceta divenne silenzioso da quel momento,
     	e l'adhvaryu, senza errore, compiva quel grande sacrificio,

  28 	i brahmani sanno che la via della liberazione è di grande sottigliezza,
     	e una volta saputolo la seguono secondo le indicazione del conoscitore del campo.'
     


                              XXIX


   1 	il brahmano disse:
     	' pure qui raccontanto questa antica storia,
     	della conversazione di Kārtavīrya con l'oceano o splendida,

   2 	vi era un re di nome Kārtavīrya-Arjuna dalle mille braccia,
     	da cui col suo arco, fu vinta la terra circondata dal mare,

   3 	egli un giorno, orgoglioso della sua forza, aggirandosi in riva al mare,
     	scagliava centinaia di frecce nell'oceano, così abbiamo udito,

   4 	l'oceano inchinandosi a lui a mani giunte gli diceva:
     	' non scagliare queste frecce  o valoroso, dimmi cosa debbo fare per te,

   5 	gli esseri in me rifugiati, dalle frecce scagliate da te,
     	possono essre colpiti o tigre fra i re, a costoro dai sicurezza o illustre.'

   6 	Arjuna disse:
     	' in qualche luogo un arciere pari a me in battaglia,
     	si trova, parlagli di me che lui si scontri con me in battaglia.'

   7 	l'oceano disse:
     	' vi è il grande ṛṣi Jamadagni, se tu lo conosci o re,
     	suo figlio è degno di concederti ospitalità secondo le regole.'

   8 	allora il re partiva soverchiato da una grande collera,
     	e giunto al suo āśrama si incontrava con Rāma,

   9 	egli assieme ai suoi parenti compiva degli atti ostili verso Rāma,
     	un tormento nasceva allora a Rāma grand'anima,

  10 	si accendeva l'energia di Rāma dall'incomparabile splendore,
     	e bruciava le schiere nemiche, o occhi-di-loto,

  11 	quindi afferrata la scure, il re dalle mille braccia,
     	rapidamente abbatteva come un albero dai molti rami,

  12 	vedendolo caduto ucciso, tutti i suoi parenti si riunivano,
     	e afferrate le lance, circondarono il venerabile,

  13 	e pure Rāma preso l'arco, e salito precipitosamente sul carro,
     	scagliando piogge di frecce trafiggeva le forze del re,

  14 	allora alcuni kṣatriya avendo ucciso Jamadagni, 
     	come seguiti da un leone si rifugiarono su impervi sentieri di montagna,

  15 	per paura di lui non rimanendo nel proprio modo di agire,
     	e non avendo l'apporto dei brahmani, questa gente divenne di bassa casta,

  16 	questi dramiḍa, kāśa, puṇḍra assieme ai śabara,
     	perduta la propria casta, abbandonarono il dharma kṣatriya,

  17 	quindi ripetutamente gli eroici kṣatriya furono uccisi,
     	e dai brahmani rigenerati gli kṣatriya, il figlio di Jamadagni li abbatteva,

  18 	alla fine di questo sacrificio fatto ventuno volte, una voce incorporea,
     	dal cielo parlava a Rāma, con dolcezza e sentita da tutto il mondo:

  19 	' Rāma, Rāma, fermati, quale scopo vuoi vedere o caro,
     	uccidendo ripetutamente le vite degli kṣatriya?'

  20 	quindi gli avi con Ṛcīka in testa allora dicevano
     	a quel grand'anima: ' fermati o gloriosisssimo.'

  21 	ma Rāma non tollerando la morte del padre diceva a quei ṛṣi:
     	' voi non dovete qui o signori, fermarmi.'

  22 	gli avi dissero:
     	' tu non devi uccidere tutti gli kṣatriya o migliore dei vincitori,
     	non è corretto per un brahmano come te uccidere dei sovrani.'
     


                              XXX


   1 	gli avi dissero:
     	' pure qui raccontantano questa antica storia,
     	e dopo averla udita, così dovrai tu agire o migliore dei ri-nati,

   2 	vi era un re ṛṣi di nome Alarka, dal grandisssimo tapas,
     	sapiente del dharma, saldo nella sincerità, grand'anima e di grandissimi voti,

   3 	egli avendo col suo arco vinta la terra confinante col mare,
     	avendo compiuto un'impresa molto ardua, pose mente a qualcosa di sottile,

   4 	mentre stava ai piedi di un albero, gli sorgeva il pensiero,
     	lasciando il grandissimo regno, di rivolgersi al più sottile o grande intelletto. 

   5 	Alarka disse:
     	' la forza mi è nata nella mente, e vinta la mente, certa è la vittoria,
     	pur circondato da nemici, altrimenti io scaglio le mie frecce,

   6 	per la precarietà della sua manifestazione uno vuole compiere tutto,
     	io scaglierò le mie acutissime frecce verso la mente.'

   7 	la mente disse: 
     	' le tue frecce non mi colpiranno in alcun modo o Alarka,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali, e così trafitto morirai,

   8 	altre frecce devi cercare, colle quali tu mi colpirai.'
     	udito ciò e pensatoci, allora diceva queste parole.

   9 	Alarka disse:
     	' odorando molti aromi, l'odorato ne ha godimento,
     	perciò contro l'odorato io scaglierò aguzze frecce.'

  10 	l'odorato disse:
     	' le tue frecce non mi colpiranno in alcun modo o Alarka,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali, e così trafitto morirai,

  11 	altre frecce devi cercare con cui tu mi colpirai.'
     	udito ciò e pensatoci, queste parole diceva.

  12 	Alarka disse:
     	'il gusto, gustato eccellenti sapori ne ha goduto,
     	perciò verso il gusto io scaglierò le mie aguzze frecce,'

  13 	il gusto disse:
     	' queste frecce non mi colpiranno in alcun modo,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali, e così trafitto morirai,

  14 	altre frecce devi cercare colle quali tu mi colpirai.'
     	ciò udito e pensatoci, allora queste parole diceva.

  15 	Alarka disse:
     	' il tatto avuti vari contatti di questi ha goduto,
     	perciò io scaglierò contro il tatto vari tipi di dardi piumati.'

  16 	il tatto disse:
     	' queste tue frecce non mi colpiranno in alcun modo o Alarka,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali, e così trafitto morirai,

  17 	altre frecce devi cercare colle quali tu mi possa colpire.'
     	ciò udito e pensatoci, allora diceva queste parole.

  18 	Alarka disse:
     	' avendo udito svariati suoni, di questi ne ha avuto godimento,
     	perciò contro l'udito io scaglierò le mie aguzze frecce.'

  19 	l'udito diceva:
     	' queste tue frecce non mi colpiranno in alcun modoo Alarka,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali e allora perderai la vita,

  20 	altre frecce devi cercare colle quali tu mi possa colpire.'
     	ciò udito e pensatoci, allora diceva queste parole.

  21 	Alarka disse:
     	' avendo visto svariate forme, di queste ne ha goduto,
     	perciò contro la vista io scaglierò le mie aguzze frecce.'

  22 	la vista disse:
     	' queste tue frecce non mi colpiranno in alcun modo o Alarka,
     	ma trafiggeranno le tue parti vitali, e così trafitto morirai,

  23 	cerca delle altre frecce colle quali tu mi possa colpire.'
     	ciò udito, egli pensatoci allora diceva queste parole.

  24 	Alarka disse:
     	' molti vari giudizi con saggezza ha pensato,
     	perciò contro la ragione io scaglerò le mie aguzze frecce.'

  25 	la ragione disse:
     	' queste tue frecce non mi colpiranno in alcun modo o Alarka,
     	trafiggeranno le tue parti vitali e così trafitto morirai.' '

  26 	gli avi dissero:
     	' allora Alarka impegnandosi in fiero e difficilissimo tapas, 
     	non trovava col suo potere una suprema freccia contro questi sette,
     	e quel potente con animo ben concentrato allora meditava,

  27 	e avendo pensato per lungo tempo, Alarka o migliore dei ri-nati,
     	non trovava altro meglio dello yoga, quel migliore dei pensanti,

  28 	e posto mente a quell'unico scopo, immobile si rifugiava nello yoga,
     	e colpiva rapido i sensi con quella sola freccia, quel valoroso,
     	e penetrando sé stesso collo yoga raggiunse la suprema perfezione,

  29 	e meravigliato quel re ṛṣi, queste strofe pronunciava
     	' che peccato che noi un tempo fummo impegnati nel regno,
     	così solo dopo, io ho saputo che non vi è felicità superiore allo yoga.'

  30 	così pure tu o Rāma non uccidere gli kṣatriya,
     	impegnati in un fiero tapas, e allora otterrai il meglio.' '

  31 	il brahmano disse:
     	'così apostrofato dagli avi, il figlio di Jamadagni in un fiero tapas
     	impegnandosi quel gloriosissimo, raggiunse la più ardua perfezione.'
     


                              XXXI


   1 	il brahmano disse:
     	' tre sono risaputi i nemici nel mondo, divenuti nove per qualità:
     	gioia, fermezza e orgoglio, sono i tre guṇa del sattva,

   2 	sofferenza, collera, eccessivo zelo, sono noti come i guṇa del rajas,
     	sonno, pigrizia e confusione, sono i tre guṇa del tamas,

   3 	l'uomo saldo questi colpendo alacremente con mucchi di frecce,
     	è in grado di vincere questi nemici, colla pace interiore, e vinti i sensi,

   4 	e qui recitano queste strofe le genti sapienti dell'antichità,
     	le strofe che dal re Ambarīṣa, furono dette mentre governava il suo regno,

   5 	mentre fiorivano i peccati e i virtuosi erano colpiti,
     	il re Ambarīṣa si impossessava rapido del regno, così si dice,

   6 	egli fermando i grandi peccatori, e onorando i buoni,
     	raggiungeva una grande perfezione, e cantava questa strofa: 

   7 	' io ho vinto per la maggior parte i peccati, e ho ucciso tutti i nemici,
     	ma vi è una colpa che deve essere colpita e che io non ho distrutto,

   8 	dotato di quella, il vivente non raggiunge la totale indifferenza,
     	afflitto dall'avidità corre verso i precipizi senza saperlo,

   9 	l'uomo unito a questa quaggiù persegue quanto non si deve fare,
     	colpite dunque questa brama distruttiva con affilate spade,

  10 	dall'avidità nasce il deiderio, da questo sorge l'ansia, 
     	e così impigliato, per lo più ottiene i guṇa del rajas,

  11 	egli col corpo molto legato a questi guṇa, continuamente desidera agire,
     	dalla nascita alla morte, col corpo rotto e disperso, di nuovo trova la morte nella rinascita,

  12 	perciò ben vedendo l'avidità, fermandola coll'intelligenza cerchi il regno su sé stesso,
     	non vi è altro regno che la conoscenza, che qui è il re, avendo vinto l'egoismo.'

  13 	così furono cantate le strofe dal glorioso re Ambarīṣa,
     	che ha ditrutto la sola avidità ponendo innanzi il regno.'
     


                              XXXII


   1 	il brahmano disse:
     	' pure qui raccontano questa antica storia,
     	della conversazione di Janaka con un brahmano, o splendida,

   2 	il re Janaka ad un brahmano caduto in qualche colpa,
     	per punirlo gli diceva: ' tu non devi risiedere nel mio regno.'

   3 	così apostrofato, il brahmano rispondeva al supremo re:
     	' dimmi o re quanto grande è il regno che sta in tuo potere,

   4 	io voglio risiedere nel regno di un altro re, o illustre,
     	e voglio compiere i tuoi ordini in accordo con le leggi o signore della terra.'

   5 	così richiesto dal glorioso brahmano, il re allora
     	a lungo fortemente sospirando non gli rispondeva,

   6 	la costernazione violentemente prese quel re dall'infinito splendore,
     	mentre sedeva pensando, come Rāhu fa col sole,

   7 	e riconfortato allora il re, passata quella costernazione,
     	dopo qualche istante queste parole diceva al brahmano:

   8 	'pur essendo il regno ancestrale con le genti in mio potere,
     	non riesco a capire quale sia il mio regno cercando la terra intera,

   9 	non l'ho capito quando ho cercato tra i mithila sulla terra,
     	non l'ho capito quando ho cercato in essa la mia gente,

  10 	non l'ho capito quando mi prese l'oscuramento di quelle cose,
     	e quindi quando passato l'oscuramento ho recuperato la ragione,

  11 	con questa io credo di non aver dominio, o che tutto sia in mio dominio,
     	anche me stesso non è mio, oppure tutta le terra mi appartiene,
     	risiedi dunque dove puoi, e godine secondo tu desideri.'

  12 	'essendo il regno avito colle sue genti il tuo dominio,
     	dimmi su quale opinione fondandoti tu hai rinunciato al tuo?

  13 	o quale opinione hai preso che tutto sia il tuo dominio,
     	per la quale tu non hai dominio o tutto è in tuo dominio?'

  14 	Janaka disse:
     	' avendo alla fine considerato e cercato in tutte le cose,
     	non sono riuscito a capire quale sia il mio possesso,

  15 	di chi sia questo, di chi sia sia il mio, cercando nei veda,
     	non sono riuscito a capire colla mia ragione quale sia il mio,

  16 	e prendendo la decisione che il mio sia abbandonato da me,
     	ascolta tu per quale ragione io ho pensato che tutto sia il mio dominio,

  17 	io non voglio per me neppure gli odori che sono nel mio odorato,
     	perciò la terra vinta da me, sempre è in mio dominio,

  18 	io non voglio per me, neppure i sapori che sono nella mia bocca,
     	perciò le acque che io ho vinto, stanno sempre in mio potere,

  19 	io non voglio per me le forme e la luce della vista,
     	perciò la luce vinta da me sempre resta in mio dominio,

  20 	io non voglio per me i contatti che sono nel mio tatto,
     	perciò l'aria vinta da me sempre resta in mio dominio,

  21 	io non voglio per me neppure i suoni che sono nell'udito,
     	perciò i suoni che ho vinto, restano sempre in mio potere,

  22 	io non voglio per me la mente che è dentro la mia mente,
     	perciò la mente che io ho vinto, resta sempre in mio dominio,

  23 	per gli dèi, per gli avi, per gli esseri assieme agli ospiti,
     	sono tutte le azioni che ho intrapreso.'

  24 	allora ridendo il brahmano di nuovo diceva a Janaka:
     	'per metterti alla prova, sappi che io sono Dharma qui giunto,

  25 	tu sei il solo che fa girare la ruota che ha Brahmā per perno,
     	la ragione per raggi, e il sattva per sua circonferenza e che mai si ferma.' '
     


                              XXXIII


   1 	il brahmano disse:
     	' io non agisco così al mondo o timida, ma così tu mi credi colla tua mente,
     	io sono savio, libero, che pratica la selva, saldo nel dharma di casa, io sono un brahmacārin,

   2 	io non sono come tu mi vedi coi tuoi occhi o splendida,
     	da me è pervaso tutto quanto si trova nell'universo,

   3 	vi sono dei viventi al mondo che sono mobili e immobili,
     	sappi che io sono di questi il distruttore, come il fuoco della legna,

   4 	il regno sull'intera terra e pure sul cielo,
     	così è questa ragione, sappi che questa ragione è la mia ricchezza,

   5 	una sola via vi è per i brahmani sulla quale vanno i conoscitori di ciò,
     	nella case, nelle residenze silvane, in quelle del guru, o nel mendicare,
     	con molti segni inconfusi, una sola ragione si segue,

   6 	la ragione è pacificata di quelli che aderiscono a vari segni, 
     	essi vanno ad una sola natura come i fiumi verso il mare,

   7 	con la ragione è percorsa la via, non è percorsa col corpo,
     	le azioni hanno principio e fine, e il corpo è legato alle azioni,

   8 	perciò o bellissima, non devi aver timore per l'altro mondo,
     	con la tua natura devota alla mia, tu andrai dove io sono.'
     


                              XXXIV


   1 	la brahmana disse:
     	' non può intendere ciò chi ha scarsa o non formata anima,
     	la mia intelligenza è molto scarsa, corta e confusa,

   2 	dimmi il mezzo per cui possa ottenere chiarezza,
     	io penso che sia la prima origine da cui essa sorge.'

   3 	il brahmano disse:
     	' l'araṇi di sotto sappi che è il brahman, il guru è il suo araṇi di sopra,
     	il tapas e le scritture sono la frizione e quindi sorge il fuoco della conoscenza.'

   4 	la brahmana disse:
     	' quel simbolo del brahman che è conosciuto come il conoscitore del campo,
     	dove si trova un segno di questo da cui si possa capire?'

   5 	il brahmano disse:
     	' non ha segni distintivi né qualità, non si trova alcuna causa di lui,
     	io ti parlerò del mezzo con cui si possa apprendere oppure no,

   6 	pure rettamente insegnato, come circondato da api,
     	l'organo di percezione per ignoranza è legato ai segni della conoscenza,

   7 	questo non si deve fare, non è prescritto per chi si deve liberare,
     	in quelli nei quali sorge la conoscenza del sé vedendo e udendo,

   8 	per quanto sono capaci, si interessino delle sue parti,
     	evidenti e di aspetto non evidente, a centinaia e a migliaia,

   9 	tutte queste parti riunite insieme, e tutte le cause di evidenza,
     	finché altro non si trovi, e questo avverrà con lo studio costante.' "

  10 	Vāsudeva disse:
     	" quindi la mente della brahmana nella dissoluzione della conoscenza del campo,
     	dalla superiore conoscenza del campo, sorgeva in un'altra conoscenza del campo."

  11 	Arjuna disse:
     	" dove si trova questa brahmana e dove quel toro dei brahmani,
     	da entrambi i quali questa perfezione fu ottenuta? rivelamelo o incrollabile."

  12 	Vāsudeva disse:
     	" la mia mente sappi essere il brahmano e la mia ragione la brahmana sappi,
     	e quanto è detto il conoscitore del campo, io sono o Conquista-ricchezze."
     


                              XXXV


   1 	Arjuna disse:
     	" come io possa conoscere il supremo brahman tu mi devi rivelare,
     	per tua grazia, la mia mente è deliziata di queste sottigliezze."

   2 	Vāsudeva disse:
     	" pure qui raccontano questa antica storia,
     	della conversazione sulla liberazione di un discepolo col guru,

   3 	al maestro brahmano dai fermi voti, che stava seduto,
     	un accorto discepolo chiedeva che cosa fosse il meglio o tormenta-nemici:

   4 	' io prostrato a te venerabile, desideroso sapere della beatitudine finale,
     	io ti imploro a te inchinandomi o savio, rivelami quanto ti chiedo.'

   5 	al discepolo che così parlava o pṛthāde, il guru diceva:
     	' chiedi dunque io ti dirò, laddove tu abbia dubbi o ri-nato.'

   6 	così apostrofato o migliore dei kuru, dal guru quel devoto al maestro,
     	a mani giunte quanto chiedeva ascolta o grande intelletto.

   7 	il discepolo disse:
     	' da dove io vengo e da dove tu? dimmi questa suprema verità,
     	da dove gli esseri viventi, sia mobili che immobili?

   8 	per quale motivo nascono i viventi, e qual'è la natura della loro vita?
     	cos'è la verità? cos'è il tapas? quali qualità sono dette dei virtuosi?
     	quali vie sono benefiche? che cos'è la felicità, e cosa la cattiva azione?

   9 	a tutte queste domande o venerabile, realmente o supremo,
     	devi rispondere o savio ṛṣi, rettamente e secondo verità.' "

  10 	Vāsudeva disse:
     	" a lui che così era giunto, rettamemente rispondeva,
     	al quel discepolo, pieno di qualità, in pace e obbediente al guru,
     	postosi alla sua ombra, controllato, e intento alla castità, 

  11 	a quelle domande rispondeva o pṛthāde quel saggio dai ferrei voti,
     	il guru o migliore della stirpe dei kuru, a tutte rettamente o uccisore di nemici:

  12 	' questo dharma fu rivelato da Brahmā ed è seguito dai migliori ṛṣi,
     	è rivelato dalla conoscenza dei veda, è della natura della vera realtà,

  13 	inerente a dharma, artha e kāma passati, presenti e futuri,
     	imparato dalle schiere dei siddha, nei precedenti cicli, esso è eterno,

  14 	e io rivelerò a te o grande saggio oggi questo supremo stato,
     	che una volta compreso i saggi diventano dei perfetti, 

  15 	un tempo i ṛṣi si incontrarono desideroni di conoscersi l'un l'altro,
     	erano Bṛhaspati, e Bharadvāja, Gautama e Bhārgava,

  16 	Vasiṣṭha, Kaśyapa, Viśvāmitra e Atri,
     	avendo percorso tutte le vie, stanchi per le proprie azioni,

  17 	questi ri-nati posto davanti l'anziano ṛṣi figlio di Aṅgiras,
     	andarono a trovare Brahmā puro di ogni male, nella dimora di Brahmā,

  18 	quei grandi ṛṣi inchinatisi al grand'anima felicemente seduto,
     	desiderosi di insegnamenti, gli chiesero della suprema beatitidine:

  19 	' come si deve compiere rettamente i riti? come ci si libera dalle colpe?
     	quali percorsi sono per noi benefici? che cos'e la verità, e cosa il cattivo agire?

  20 	con quale mezzo si compiono le due vie dell'agire? e come si trova la grandezza?
     	e come la distruzione e l'emancipazione? e la nascita e la morte degli esseri?'

  21 	così richiesto dai migliori muni, allora quanto diceva il Grande-avo,
     	ascolta o discepolo che io te lo rivelerò come è avvenuto.'

  22 	Brahmā disse:
     	' dalla verità sono nati gli esseri mobili e immobili,
     	e del tapas essi vivono, questo intendono i saldi nei voti,

  23 	e giunti di nuovo in un grembo, vivono con le proprie azioni,
     	la verità è sempre unita ai guṇa, e possiede le cinque caratteristiche,

  24 	la verità è il brahman, la verità è il tapas, la verità è Prajāpati,
     	dalla verità nascono gli esseri, tutto ciò che esiste è fatto di verità,

  25 	perciò sempre si rifugiano nella verità i savi seguaci dello yoga,
     	che hanno eliminata l'ira col tapas, controllati e saldi nel dharma,

  26 	di questi sapienti che si raffermano vicendevolmente, agendo saldi nel dharma,
     	che perennemente agiscono nel bene del mondo, io ora parlerò,

  27 	quattro sono i veda, e così i varṇa, e quattro anche i modi di vita,
     	i saggi dicono che il dharma è uno diviso in quattro parti,

  28 	a voi o ri-nati, io ora parlerò della via benefica, che conduce alla pace,
     	costantemente percorsa un tempo dai saggi verso la natura del brahman,

  29 	mentre io vi parlo ora di questa via suprema ardua da conoscere,
     	ascoltate o gloriosissimi, interamente qual'è la suprema sede,

  30 	lo studio nella castità dicono che sia il primo passo nei modi di vita,
     	che farsi una famiglia sia il secondo, e quindi poi vivere nella selva,
     	e dopo ciò si deve conoscere il supremo passo dell'adhyātma,

  31 	la luce, l'etere, il sole, il vento, Indra, Prajāpati,
     	finché non si vedono costoro non si raggiunge l'adhyātma,
     	vi dirò il mezzo per ottenerlo, alcoltatelo per primo,

  32 	dei muni che abitano la foresta e si nutrono di radici e dei frutti,
     	il ritirarsi nella foresta è stabilito per i tre varṇa dei ri-nati,

  33 	per tutti i varṇa è stabilito metter su famiglia,
     	i sapienti dicono che il dharma ha la fede come bandiera,

  34 	così per voi sono stabilite queste vie che conducono agli dèi,
     	queste vie salde nel dharma, sono seguite dai virtuosi con sapienti azioni,

  35 	chi con saldi voti segue ciascun dharma di costoro,
     	col tempo vede sempre l'origine e la fine di tutti gli esseri,

  36 	degli elementi io parlerò con ragione di completezza,
     	che sono in possesso di tutti, o esistono in parti,

  37 	la grande anima immanifesta, e l'egoismo invero,
     	gli undici sensi e i cinque grandi elementi,

  38 	le carretteristiche dei cinque elementi, sono insegnate nei veda, 
     	ventiquattro sono i veri principi, così conosciuti,

  39 	chi dunque conosce l'origine e la fine di questi veri principi,
     	questo saggio tra tutti gli esseri, non cade mai in errore,

  40 	chi insegna secondo verità questi veri principi, tutti i guṇa, e le divinità,
     	purificatosi dei mali, liberatosi dei vincoli, ottiene tutti i mondi della purezza.'
     


                              XXXVI


   1 	Brahmā disse:
     	' immanifesta, indistinta, che tutto pervade, immutabile, salda,
     	si conosca la città dalle nove porte, dai tre guṇa, e dai cinque elementi,

   2 	circondata dagli undici, dalla mente che comprende il sé,
     	dalla buddhi come capo, così sia dunque di undici,

   3 	tre sono i fiumi che in essa crescono continuamente,
     	questi tre fiumi scorrono coi tre guṇa,

   4 	tamas, rajas, e sattva, sono detti questi guṇa,
     	tutti sono reciprocamente in coppia e l'un l'altro dipendenti,

   5 	si rifugiano l'uno nell'altro, e si seguono reciprocamente,
     	e mescolati vicendevolmente, sono i tre guṇa e i cinque elementi,

   6 	il sattva fa coppia col tamas, il rajas fa coppia col sattva,
     	e il sattva pure col rajas, e il tamas fa coppia col sattva,

   7 	viene fermato il tamas laddove il rajas vige,
     	viene fermato il rajas laddove il sattva vige,

   8 	si sappia che il tamas dei tre guṇa è legato all'errore nella sua natura notturna,
     	è sempre segno di adharma nelle azioni riprovevoli,

   9 	e dicono il rajas abbia la natura dell'agire, compia la successione delle azioni,
     	quando è attiva in tutti gli esseri è un segno apparente di attività,

  10 	luce in tutti i viventi, destrezza e segno di fede,
     	così è l'aspetto del sattva, l'abilità posseduta dai virtuosi,

  11 	la loro vera natura sarà detta ora nel positivo e nel negativo,
     	nei loro stati di separazione e congiunzione, questi imparate da me,

  12 	confusione, ignoranza, illiberalità, indecisione nell'agire,
     	sonno, arroganza, paura, avidità, sofferenza, violazione del ben agire,

  13 	dimenticanza, indigeribilità, non credere, cattiva condotta,
     	indifferenza, cecità, adesione alle peggiori qualità,

  14 	presunzione di fare nel non fare, presunzione di conoscenza nell'ignoranza,
     	inimicizia, natura mutevole, assenza di fede, concezioni confuse,

  15 	disonestà, assenza di fiducia, azioni malvage, mancanza di cervello,
     	ottusità, natura depressa, oscurità, degradazione,

  16 	tutte queste qualità o savi, sono conosciute essere del tamas,
     	e le altre che sono in questo mondo connesse colle nature confuse,

  17 	e tutte le qualità che in qualche modo sono ostruite, sono del tamas,
     	le offese continue a dèi, brahmani e ai veda,

  18 	illiberalità, presunzione, confusione, follia, e impazienza,
     	invidia verso i viventi, sono ritenute comportamenti del tamas,

  19 	quelli che agiscono invano e quei doni che sono vani, 
     	e quanto è vanamente consumato si dicono comportamenti del tamas,

  20 	il troppo parlare, l'impazienza, la gelosia, la troppa alterigia,
     	la mancanza di fede, sono ritenute condotte del tamas,

  21 	quelli nel mondo che fanno cattive azioni di questo genere,
     	gli uomini che vanno oltre i limiti, tutti sono genti del tamas,

  22 	della nascita di questi che sempre agiscono nel male, parlerò,  
     	per la loro natura infernale, camminano verso l'inferno,

  23 	esseri immobili, animali, bestie da tiro,
     	mordaci carnivori, e vermi, insetti volanti, 

  24 	viventi nati da uova, e tutti quelli che hanno quattro zampe, 
     	folli, sordi e muti e tutti gli altri che hanno brutte malattie,

  25 	sprofondati nel tamas, di cattiva condotta, sono segnati dal loro cattivo agire,
     	essi degradano, immersi nel tamas, essendo tamasici,

  26 	ma parlerò in aggiunta del loro modo di crescita e di miglioramento,
     	e come possano agendo nella purezza ottenere i mondi della perfezione,

  27 	quelli nati diversamente, che crescano con riti religiosi
     	dei brahmani che desiderano il bene e sono intenti ai loro doveri,

  28 	purificandosi, procedono verso il meglio, e impegnandosi ne hanno lo stesso mondo, 
     	raggiungono il paradiso degli dèi, questo è l'insegnamento dei veda, 

  29 	quelli nati in altro modo, crescendo colle proprie azioni,
     	questi conducendosi nel dharma, diventeranno quaggiù degli umani,

  30 	quelli che sono nati in cattivi grembi, i fuori casta, i muti e i balbettanti,
     	otterranno nel corso delle nascite sempre migliori varṇa,

  31 	superando le nascite da śūdra, e le altre caratterische del tamas,
     	che procedendo nel corso delle rinascite vigono nel guṇa tamas,

  32 	l'attaccato ai desideri è conosciuto come un grande confuso,
     	persino i ṛṣi, i muni e gli dèi qui si confondono desiderando la felicità,

  33 	tamas, errore, grande confusione, l'oscurità chiamata collera,
     	e la morte, la rabbia cieca, la collera è detta l'oscuramento,

  34 	secondo la natura, le qualità, l'origine e la verità,
     	tutto questo del tamas o savi, a voi ho spiegato secondo gli insegnamenti,

  35 	chi dunque lo intende perfettamente? chi dunque bene lo vede?
     	vedere il vero nel falso, questa è la vera caratteristica del tamas,   

  36 	a voi ho spiegato le varie caratteristiche del tamas, bene vi ho detto ogni cosa del tamas,
     	l'uomo che conosca sempre questi guṇa, si libera da tutti i guṇa tamasici.'
     


                              XXXVII


   1 	Brahmā disse:
     	' vi parlerò ora del rajas o virtuosi, secondo verità, 
     	ascoltate o gloriosissimi, interamente le proprietà di questo guṇa,

   2 	contrasto, bellezza, sforzo, dolore e sofferenza, freddo e caldo,
     	sovranità, discordia, concordia, parole benefiche, ansia, tranquillità, 

   3 	forza, valentìa, follia, furia, pratica atletica, e lotta,
     	gelosia, desiderio, calunnia, combattimento, egoismo, e protezione,

   4 	uccisioni, legami e tormenti, comprare e vendere,
     	massacrare, tagliare, recidere, colpire a morte i nemici,

   5 	violenza, crudeltà, male parole, comando dell'altrui ricchezza,
     	mente mondana, riflessione, egoismo, eccessivi discorsi,

   6 	false parole, falsi doni, voltafaccia nei molti discorsi,
     	ingiurie, elogi, lodi, potenza, soddisfazione,

   7 	devozione, obbedienza, servizio, avidità, autosufficenza,
     	comando, cattiva condotta, rimorso, acquisizione,

   8 	e le caratteristiche che in questo mondo toccano separatamente,
     	agli uomini, alle donne agli esseri, ai beni, alle abitazioni,

   9 	afflizione, incredulità, e quelli che sono voti e restrizioni,
     	donazioni interessate: 'sempre ritorni a me.'

  10 	cerimonie funebri, venerazioni, consacrazioni, recitazioni,
     	sacrifici e insegnamenti, entrambi sono detti modi di acquisizione, 

  11 	desiderio di possesso, amore nato dai guṇa, 
     	ingiuriosità, magìa, disonestà, orgoglio,

  12 	furto, violenza, rimprovero, rimorso, vegliare,
     	arroganza, frode, passione, devozione, contentezza, gaiezza,

  13 	gioco d'azzardo, pettegolezzo, comunanze fatta colle donne,
     	e quelle che sono unite a canti danze e musiche, 
     	tutte queste caratteristiche o savi sono conosciute essere del rajas,

  14 	le concezioni sulla terra di tutti quelli che passati presenti e futuri,
     	sempre seguono i tre modi: dharma, artha e kāma,

  15 	quelli che si rallegrano guidati dal desiderio, esaudendo ogni desiderio,
     	passionati e avvolti dal rajas hanno rinascite degradate,

  16 	in questo mondo si rallegrano continuamente rinascendo,
     	e bramano qui sulla terra e nell'altro mondo,
     	donano, acquisiscono, pregano e sacrificano,

  17 	vi ho spiegato le varie doti del guṇa rajas, e bene ho detto tutto riguardo al guṇa,
     	l'uomo che riconosca sempre queste caratteristiche, si salva da ogni qualità del rajas.'
      
     


                              XXXVIII


   1 	Brahmā disse:
     	' di seguito parlerò del terzo supremo guṇa,
     	beneficio al mondo di tutti gli esseri, l'irreprensibile dharma dei virtuosi,

   2 	felicità, contentezza, abbondanza, rinomanza, e gioia,
     	assenza di miseria e di furia, soddisfazione, fede,

   3 	tranquillità, fermezza, non-violenza, equilibrio, sincerità, onestà,
     	assenza d'ira e di livore, purezza, capacità, coraggio,

   4 	chi ha per vana la conoscenza, vana la condotta, vano il servizio e il lavoro,
     	e così sia sempre unito al dharma, ottiene l'eterno mondo,

   5 	disinteresse, assenza di egoismo e di aspettative, completa equanimità,
     	assenza di brame, questo è l'eterno dharma dei virtuosi,

   6 	fiducia, modestia, pazienza, liberalità, purezza, perseveranza,
     	assenza di crudeltà, di confusione e di calunnia, compassione per i viventi, 

   7 	eccitazione, soddisfazione, assenza di arroganza, educazione, condotta virtuosa,
     	calmo agire, purificazione, buon intelletto, emancipazione,

   8 	pazienza, castità, e totale liberalità,
     	assenza di avidità, e di brame, imperdibile dharma, 

   9 	per chi vano è il dono, vano il sacrificio, vano voto e pensiero,
     	vano l'acquisire, e vano pure il dharma e il tapas,

  10 	quelli che così si comportano al mondo rifugiandosi nel sattva,
     	i brahmani, intenti all'unione col brahman, intelligenti, che bene intendono,

  11 	lasciati tutti i mali, senza più sofferenza, senza vecchiaia né morte,
     	raggiunto il cielo, agiscono da intelligenti sempre più,

  12 	supremazia, potere, prontezza, con le loro menti
     	esercitano queste garndi anime, come gli dèi che sono nel terzo cielo,

  13 	rinascono in meglio costoro, sono riconosciuti trasformati in dèi, 
     	e agiscono secondo la loro natura, raggiungendo il cielo sempre più,
     	quasiasi cosa vogliono la ottengono, e la dividono,

  14 	così a voi o tori dei ri-nati ho spiegato la condotta sattvica,
     	e questa conoscendo rettamente, uno ciò che vuole ottiene, 

  15 	illustrati sono interamente le qualità del sattva, e rivelata rettamente la condotta sattvica,
     	l'uomo che sempre conosca queste qualità, ne gode senza esserne attaccato.'
     


                              XXXIX


   1 	Brahmā disse:
     	' non si può dire dei guṇa quaggiù che siano interamente separati,
     	uno insieme all'altro appaiono rajas, tamas e sattva,

   2 	sono uniti vicendevolmente, e in reciproca dipendenza,
     	tutti ricorrono vicendevolmente, e si seguono l'un l'altro,

   3 	quanto vi è di sattva, tanto vige il tamas, non vi è qui dubbio,
     	quanto vi è di sattva e tamas, tanto si dice vi sia qui di rajas,

   4 	combinati insieme agiscono, e uniti in gruppo seguono la stessa strada,
     	conducendosi insieme essi esistono nel bene e nel male,

   5 	esistendo questi vicendevolmente nell'abbondanza e scarsità
     	esistono dunque interamente secondo la loro pochezza e abbondanza,

   6 	dove il tamas abbonda, ci può essere uno di natura animale,
     	là scarso si sa il rajas, e il sattva ancora più scarso, 

   7 	laddove abbonda il rajas, vi può essere uno nato di media natura,
     	e là scarso si sa il tamas, e il sattva ancora più scarso,

   8 	quando è abbondante il sattva, si trova uno di natura superiore,
     	e là scarso si sa il rajas, e il tamas ancora più scarso,

   9 	il sattva è l'origine manifesta della modificazione dei sensi,
     	nessun'altra natura superiore alla sattvika è stabilita,

  10 	in alto vanno i sattvici, e nel medio restano i rajasici,
     	e le genti tamasiche, unite alle peggiori qualità vanno in basso,

  11 	il tamas è nello śūdra, il rajas nello kṣatriya, e il supremo sattva nel brahmano,
     	così in questi tre varṇa vigono questi tre guṇa,

  12 	pure per lungo tempo si mostrano agendo insieme uniti,
     	il tamas, il sattva, e il rajas, e non conosciamo alcuna separatezza,

  13 	vedendo sorgere il sole, la paura prende i pessimi ladri,
     	i viaggiatori, si tormentano afflitti dalla sete, pieni di dolore,

  14 	il sattva è il sole che sorge, i ladri sono come il tamas,
     	e come la sofferenza dei viaggiatori, è detto il guna rajas,

  15 	il sattva è manifesto nel sole, e il calore è la qualità del rajas,
     	ma l'eclissi nei suoi periodi sia riconosciuta tamasica,

  16 	così in tutte le stelle esistono i tre guṇa,
     	e in successione appaiono, nei giusti tempi e luoghi,

  17 	negli esseri immobili, e nelle nature animali vi è il tamas,
     	rajasici sono quelli che si muovono, e sattviche sono le nature affettuose,

  18 	il giorno sia saputo di tre parti e di tre parti è stabilita la notte,
     	e anche i mesi le quindicine, gli anni, le stagioni, e i loro punti di giunzione,

  19 	i doni sono dati in tre modi, in tre modi esiste il sacrificio,
     	in tre sono i mondi, in tre sono i veda, e in tre modi si conosce la fine,

  20 	passato, presente e futuro, e pure dharma, artha e kāma,
     	prāṇa, apāna e udāna, pure questi hanno tre qualità,

  21 	quasiasi cosa che c'è qui nel mondo, tutta è in tre parti,
     	i tre guṇa esistono sempre immanifesti,
     	sattva, rajas, e tamas sono l'eterna schiera dei guṇa,

  22 	l'immanifesto è oscuro, benefico, perenne, non-nato, eterna origine,
     	natura, trasformazione distruzione, origine, nascita e morte,

  23 	che non cresce né diminuisce, immutabile, immobile, eterno, 
     	essere e non-essere, tutto quanto è immanifesto, è saputo dei tre guṇa,
     	questi nomi devono conoscere gli uomini che pensano all'anima universale,

  24 	chi conosca in verità i nomi dell'immanifesto, e tutte le mete interamente,
     	perduto il corpo, questo esperto delle distinzioni, in salute si libera da tutti i guṇa.'
     


                              XL


   1 	Brahmā disse:
     	' dall'immanifesto per prima è sorta la grande anima, di enorme intelligenza,
     	origine di tutti i guṇa, si dice essere la prima creazione,

   2 	la grande anima, l'intelligenza, Viṣṇu che tutto pervade, e Śaṃbhu il valoroso, 
     	l'intelletto, conoscenza e percezione, idea, fermezza, memoria,

   3 	con questi suoni sinonimi, la grande anima si mostra,
     	questo conoscendo il sapiente brahmano, non incorre in confusione,

   4 	ha mani e piedi ovunque, e ovunque occhi, teste e facce,
     	e ovunque orecchie, resta nel mondo ottenendo tutto,

   5 	splendido di grande potenza il puruṣa giace nel cuore di tutto,
     	sottile, leggero, potente, sovrano, luminoso, immutabile, 

   6 	là vi sono i mondi degli intelligenti, e quelli che sono devoti alla rinuncia,
     	e meditano sempre nello yoga, uniti al vero, coi sensi vinti, 

   7 	e quelli che possiedono la conoscenza, senza brame, privi di passioni,
     	intelligenti, con menti tranquille, privi di possesso e di egoismo,
     	tutti questi liberati, raggiungono lo stato di grandezza,

   8 	chi conosca la suprema e santa meta della grande anima,
     	questo intelligente, in tutti i mondi mai incorrerà nell'errore,
     	Viṣṇu che esiste da sé, diviene il signore nelle prime creazioni,

   9 	l'uomo che così conosca il signore nascosto, l'antico puruṣa di ogni aspetto,
     	la suprema meta fatta d'oro degli intelligenti, questo sapiente vive superando l'intelletto.'
     


                              XLI


   1 	Brahmā disse:
     	' il mahat sorto per primo si dice l'ahaṁkāra,
     	e l'io si dice sorto come seconda creazione,

   2 	l'ahaṁkāra è saputo l'origine degli esseri nelle sue modificazioni, 
     	è splendore, intelligenza, materia, è la creazione delle creature, Prajāpati,

   3 	il dio, l'origine degli dèi, e della mente, il creatore del trimundio,
     	egli è detto l'io e ciò che è pervade il tutto,

   4 	è l'eterno mondo dei muni che sempre conoscono l'adhyātma,
     	che hanno anima compiuta, perfezionati nei riti e nello studio,

   5 	origine e creatore degli esseri, così crea questi guṇa sorti dall'ahaṁkāra,
     	muove tutto secondo le differenze, colla propria energia illumina l'universo.'
     


                              XLII


   1 	Brahmā disse:
     	' dall'ahaṁkāra sono generati i cinque grandi elementi,
     	terra, aria, etere, acque, e la luce per quinta,

   2 	gli esseri sono confusi in questi cinque grandi elementi,
     	ne sentirli nel suono, nel tatto, nella vista, nel gusto e nell'odorato,

   3 	quando sono distrutti alla fine della riduzione nei grandi elementi, risorgono,
     	in tutti i viventi, o saggi, sorge una grande paura,

   4 	se da questo nasce, l'essere là allora viene dissolto,
     	in modo inverso si dissolvono, e nascono più e più,

   5 	quindi dissolvendosi ogni essere mobile e immobile,
     	i saggi col possesso della memoria, mai si dissolvono,

   6 	suono, tatto, figura, gusto e profumo per quinto,
     	possono essere congiunti a regole, ma sono impermanenti e soggetti a confusione,

   7 	presi dall'avidità di procreare, senza distinzioni, senza realtà,
     	semplici mucchi di sangue e carne, vivono gli uni per gli altri,

   8 	sono fuori dall'anima, deboli, e con vite miserevoli,
     	prāṇa, apāna, udāna, samāna e vyāna,

   9 	all'interno dell'anima sono contenuti questi cinque soffi,
     	parola, mente e ragione, assieme a questi sono l'universo fatto di otto,

  10 	chi ha tatto, odorato, udito, vista, gusto, e parola contenuti,
     	e mente purificata, e la cui ragione non è in fallo,

  11 	e la cui mente non è bruciata sempre da questi otto fuochi,
     	costui raggiunge il sublime brahman, del quale nulla è più grande,

  12 	dicono che gli organi dei sensi sono undici in tutto,
     	di questi prodotti dall'ahaṃkāra, io vi parlerò o ri-nati,

  13 	udito, tatto, vista, gusto, e odorato per quinto,
     	i piedi, l'ano, i genitali, le mani, e la parola è la decima,

  14 	questi sono il gruppo dei sensi, e la mente ne sia l'undicesima,
     	si deve per prima cosa vincere questo gruppo, e quindi appare il brahman,

  15 	i sensi del giudizio, sono cinque, e cinque i sensi dell'agire,
     	a cominciare dall'udito dicono siano cinque in verità i sensi del giudizio,

  16 	e gli altri ugualmente sono detti i sensi dell'agire,
     	a entrambi si sa appartenere la mente, e la ragione sia la dodicesima,

  17 	questi undici organi sono stati così enunciati da me in ordine, 
     	i sapienti, conoscendoli, pensano di aver la perfezione,

  18 	tre sono i luoghi dei viventi, un quarto non esiste,
     	terra, acqua e aria, le nascite sono di quattro tipi,

  19 	si nasce dall'uovo, dal seme, dal fango, e viviparo,
     	questi si mostrano i quattro modi di nascere del mondo dei viventi,

  20 	vi sono pure esseri immobili, e i volanti si sappiano
     	ovipari, e pure tutti quelli striscianti,

  21 	dal putrido si dice che nascono i vermi secondo verità,
     	questa si dice sia il secondo modo inferiore di nascere, 

  22 	quelli che nascono a tempo debito rompendo la terra, 
     	questi si dicono essere le creature nate dal seme o migliori dei ri-nati,

  23 	i bipedi, i polipedi, quelli che si muovono di sbieco, 
     	sappiate o virtuosi che sono gli esseri vivipari,

  24 	di due tipi si deve sapere essere l'eterno grembo di Brahmā,
     	l'agire tormentato e quello puro, questa è la dottrina dei sapienti,

  25 	di due tipi è l'agire che si compie nei festival, sacrificare e donare,
     	e santo è lo studio per il vivente, e così l'imparare dagli anziani,

  26 	chi questo conosca rettamente si libera o tori dei ri-nati,
     	liberato da ogni male, è costui sappiatelo,

  27 	l'etere è la prima entità, riferita a sé è detta udito,
     	riferita all'oggetto è il suono, riferita al divino diventa le direzioni,

  28 	la seconda entità è l'aria, riferita a sé è conosciuta come il tatto,  
     	riferita all'oggetto è tutto il toccabile, e lo splendore riferita al divino,

  29 	per terza dicono sia la luce, è detta la vista riferita a sé,
     	le forme riferita all'oggetto, e il sole riferita al divino,

  30 	la quarta si sappia è l'acqua, e si intende il gusto quando è riferita a sé, 
     	il sapore riferita all'oggetto, e il Soma riferita al divino,

  31 	la terra è la quinta entità, è l'odorato riferita al sé,
     	gli odori riferita all'oggetto, e Vāyu riferito al divino,

  32 	la regola in queste cinque entità si dice legata al quattro,
     	inoltre ora parlerò di ogni senso nelle sue tre parti,

  33 	i brahmani che vedono il vero dicono che i piedi sono riferiti a sé,
     	il cammino è riferito all'oggetto, e Viṣṇu è riferito al divino,

  34 	l'apāna che va verso il basso e l'ano si dicono riferiti a sé,
     	l'evacuare è riferito all'oggetto, e Mitra è riferito al divino,

  35 	la procreazione di tutti gli esseri riferita a sé è l'organo riproduttivo,
     	riferita all'oggetto è lo sperma, e Prajāpati è riferito al divino,

  36 	le genti che sanno dell'adhyātma dicono le mani riferite a sé,
     	le azioni riferite all'oggetti, e Śakra riferito al divino,

  37 	la parola per tutti gli dèi prima pensata, si dice come riferita a sé,
     	riferita all'oggetto è quanto di debba dire, e il fuoco riferita al divino,

  38 	la mente quando riferita a sé, dicono che attenda ai cinque sensi,
     	il pensabile è riferito all'oggetto, e la luna è riferita al divino,

  39 	e la ragione che sovrintende ai sei sensi la dicono riferita a sé, 
     	quanto si deve conoscere è riferito all'oggetto, e Brahmā è riferito al divino,

  40 	quale sia rettamente la scienza dell'adhyātma, a voi ho raccontato,
     	i sapienti del dharma, ottenuta l'ntelligente sapienza di ciò,

  41 	sui sensi e sugli oggetti dei sensi, e sui cinque grandi elementi,
     	tutti questi trattenendo si deve meditare colla mente,

  42 	quando ogni cosa è svanita nella mente non vi è più piacere nella nascita,
     	questo pensano sia la felicità i sapienti dotati della vera conoscenza,

  43 	inoltre ora vi parlerò della benefica rinuncia che produce
     	una natura sottile in tutti gli esseri, sia dolcemente che tremendamente,

  44 	la condotta sempre priva di attaccamento a qualità e difetti, 
     	solitari, per il brahmano dicono che sia la vera felicità,

  45 	il sapiente che come una tartaruga le membra, trattenga interamente i desideri,
     	interamente purificato e liberato, quest'uomo è sempre felice,

  46 	calmati i desideri in sé, distrutte le brame, ben concentrato,
     	amico di tutti gli esseri, costui raggiunge lo stato di brahman,

  47 	col trattenere tutti i sensi dal cercare i loro oggetti,
     	e abbandonando la gente, il fuoco dell'adhyātma splende in quel muni,

  48 	come il fuoco acceso dal combustibile, splende con grande luce,
     	così trattenendo i sensi, la grande anima splende,

  49 	quando guarda gli esistenti con anima tranquilla nel proprio cuore,
     	di propria generazione, allora dal sottile ottiene l'ancora più sottile,

  50 	il fuoco è la forma, ogni fluido è l'acqua, il vento è il tatto,
     	la terra è l'orrido portato di fango, e l'etere è l'udito,

  51 	afflitto da passione e sofferenza, pieno dei cinque fluidi,
     	unito ai cinque elementi, con nove porte, e due divinità,

  52 	pieno di rajas, e non vedibile, coi tre guṇa, e con tre elementi,
     	mescolati insieme è il corpo confuso, così lo pensa il supportartore,

  53 	difficilmente nel mondo dei vivi si affida al sattva,
     	questo nel mondo fa girare la ruota del tempo,

  54 	crea questo terribile e profondo grande oceano, conosciuto come l'errore,
     	e lo ritrae, e fa conoscere l'universo assieme agli dèi,

  55 	desiderio e ira, paura, errore, il nuocere, e la falsità,
     	ardui da lasciare, egli abbandona trattenendo i sensi,

  56 	chi al mondo ha conquistati i tre guṇa e i cinque elementi,
     	nel cielo egli appare nel supremo ed eterno stato,

  57 	attraversato il fiume dalle terribili acque, che ha brame sull'altra sponda, 
     	che porta paura coi flussi mentali, egli vince desiderio e ira,

  58 	liberato da ogni colpa, allora scorge il supremo,
     	tenendo la mente nella mente, egli vede l'ātman in sé stesso, 

  59 	il sapiente di tutto, scorge l'ātman in tutti gli esseri e in sé stesso,
     	rendendolo uno e molteplice di momento in momento,

  60 	di certo egli scorge i corpi come cento lampade da una lampada,
     	egli è Viṣṇu, Mitra e Varuṇa, Agni e Prajāpati,

  61 	egli è creatore e l'ordinatore, egli è il signore col viso rivolto ovunque,
     	nel cuore di tutti gli esseri, splende il grande ātman,

  62 	le schiere dei savi, dèi e asura, yakṣa, piśāca, e gli uccelli,
     	le schiere dei rakṣas, e quelle degli spiriti, e i grandi ṛṣi sempre lo cantano.'
     


                              XLIII


   1 	Brahmā disse:
     	' tra agli uomini, lo kṣatriya è del guṇa rajasico,
     	l'elefante lo è tra gli animali da tiro, e il leone tra quelli selvaggi,

   2 	la pecora fra tutte le bestie, il topo tra quelle che vivono in tana,
     	il toro lo è delle vacche, e quindi l'uomo delle donne,

   3 	il nyagrodha, l'albero della melarosa, il pippala, e il śālmali,
     	la śimśapā, il meṣaśr̥ṅga, e invero le canne e i bambù,
     	questi tra gli alberi al mondo sono i rajasici, non vi è qui dubbio,

   4 	l'himavat, il pāriyātra, il sahya, il vindhya, il trikūṭavat,
     	lo śvata, il nīla, il bhāsa, e il monte kāṣṭhavat,

   5 	il guruskandha, il mahendra, e il monte mālyavat,
     	questi sono i re dei monti, i marut lo sono delle schiere divine,

   6 	il sole è il signore degli astri, e la luna delle costellazioni,
     	Yama è il signore dei morti, e l'oceano dei corsi d'acqua,

   7 	delle acque è re Varuṇa, e Mitra si dice lo sia dei corpi luminosi,
     	il sole è il signore degli ardenti, la luna lo è detto dei luminosi,

   8 	Agni è l'eterno signore degli elementi, e Bṛhaspati lo è dei brahmani,
     	Soma è il signore delle erbe, Viṣṇu è il migliore dei forti,

   9 	Tvaṣtṛ e il sovrano delle forme, e Śiva è il signore degli animali,
     	e il sacrificio lo è delle offerte, e i ṛṣi lo sono dei sapienti,

  10 	il nord lo è delle direzioni, il potente Soma è il re dei savi,
     	Kubera di tutti gli yakṣa, e il Distruggi-fortezze delle divinità,
     	questa è la schiera sovrana degli elementi, e Prajāpati è il signore delle creature,

  11 	io che sono fatto del brahman sono il più grande di tutte le creature,
     	non si trovi essere che sia superiore a me o a Viṣṇu,

  12 	il potente Viṣṇu fatto del brahman è il sovrano di tutti i re,
     	noi lo riconosciamo come il Signore, il potente egli è Prajāpati,

  13 	di uomini, kiṃnara, yakṣa, di gandharva, uraga e rākṣasa,
     	di tutte le schiere di dèi e dānava egli è il Signore,

  14 	di tutti quelli che seguono l'organo femminile è signora,
     	la grande signora, la grande dea che è chiamata Pārvatī,

  15 	sappiate che la divina Umā è la suprema, la più bella delle donne,
     	e delle donne amorose, le apsaras sono le più dotate,

  16 	i re sono bramosi di dharma, e i brahmani sono bandiere del dharma,
     	perciò il re si impegna quaggiù nella protezione dei brahmani,

  17 	i re nel cui regno i virtuosi languiscono,
     	sono privi di ogni qualità, e stanno camminando diretti all'aldilà,

  18 	i re nel cui regno i virtuosi son ben protetti,
     	in questo mondo si rallegrano, e nell'altro l'eternità,
     	acquistano queste grandi anime, così sappiate o tori dei ri-nati,

  19 	dopo questo parlerò dell'eternità contrassegnata dal dharma,
     	il dharma è segnato dalla non-violenza, e la violenza è segno di adharma,

  20 	gli dèi sono segnati dallo splendore, gli uomini sono segnati dall'agire,
     	l'etere e contrassegnato dal suono, e il vento è il segno del tatto,

  21 	la luce è il segno delle forme, e l'acqua è il segno del gusto,
     	la terra che sostiene tutti gli esseri è il segno dell'odorato,

  22 	il discorso coi suoni di consonanti e vocali è il segno della verità,
     	il pensiero è il segno della mente, così si dice, e la ragione la segue,

  23 	dalla mente le cose sono pensate, e con la ragione le determina,
     	la ragione attraverso la determinazione si mostra, non vi è qui dubbio,

  24 	del mahat è segno la meditazione, la non ostentazione, è il segno dei virtuosi,
     	lo yoga è segno di contemplazione, sapienza è il segno della rinuncia,

  25 	perciò il sapiente posto innanzi la conoscenza si dia alla rinuncia,
     	il saṃnyāsin pieno di sapienza raggiunge la suprema meta,
     	superando gli opposti, va oltre vecchiaia, morte e tenebra,

  26 	vi ho parlato secondo verità di quali siano i segni relativi al dharma,
     	e ora vi parlerò rettamente della comprensione dei guṇa,

  27 	l'odore che è terrestre, dall'odorato e percepito, 
     	Vāyu che risiede nell'odorato è indicato a conoscere gli odori,

  28 	e con il gusto si percepiscono sempre gli elementi dell'acquatico sapore, 
     	Soma che risiede nel gusto, è indicato a sentire i sapori,

  29 	la forma è la qualità della luce, e colla vista si percepisce,
     	il sole che risiede nella vista, è indicato a percepire le forme,

  30 	al vento appartiene il toccare, e col tatto si percepisce,
     	Vāyu che risiede nel tatto, è indicato a percepire i contatti,

  31 	il suono è la qualità dell'etere, e con l'udito si percepisce,
     	le direzioni che stanno tutte nell'udito, sono indicate a percepire il suono,

  32 	il pensiero è la qualità della mente, e si percepisce coll'intelligenza,
     	la materia del pensiero che risiede nel cuore è indicato a comprendere la mente,

  33 	la ragione con lo sforzo mentale, e con la concentrazione il mahat,
     	sempre determinano la comprensione del non evidente, non vi è qui dubbio,

  34 	il conoscitore del campo, eterno e privo di qualità, non si può capire per simboli, 
     	perciò il conoscitore del campo, privo di simboli è il segno della sola conoscenza,

  35 	immanifesto si dice il campo, origine e dissoluzione dei guṇa,
     	sempre io vedo nascosto, lo odo e lo riconosco,

  36 	il puruṣa lo conosce, perciò è detto il conoscitore del campo,
     	e il conoscitore del campo scorge l'interità operata dai guṇa,

  37 	la creazione è senza comprensione all'inizio, in mezzo e alla fine,
     	i guṇa non conoscono il sé pur ripetutamente creato,

  38 	nessuno conosce la verità, invece la sa il conoscitore del campo,
     	il mahat che è superiore al supremo lo è dei guṇa e dei loro derivati,

  39 	perciò chi conosce il vero, in verità abbandonando quaggiù i guṇa,
     	distrutti i peccati, abbandonati i guṇa, entra nel conoscitore del campo,

  40 	lontano dagli opposti e dall'egoismo, senza benedizioni,
     	immobile, privo di casa, il conoscitore del campo è il supremo signore.' 
     


                              XLIV


   1 	Brahmā disse:
     	' di tutto quanto ha un inizio, una metà e una fine, un nome,
     	o un simbolo, coi mezzi per comprenderlo vi parlerò in verità,

   2 	il giorno per primo, poi la notte, i mesi si dicono aver la quindicina chiara all'inizio,
     	e le stelle con lo śraviṣṭhā in testa, le stagioni, a cominciare da quella fredda,

   3 	la terra è l'origine degli odori e l'acqua dei sapori,
     	la luce origina le forme, e il vento si dice lo sia dei contatti,
     	e l'etere è l'origine del suono, queste sono le qualità degli elementi,

   4 	poi vi parlerò, di chi viene prima ed è il supremo degli enti,
     	il sole è il primo dei luminari, e Agni si dice lo sia degli elementi,

   5 	la sāvitrī lo è di tutte le conoscenze, Prajāpati delle divinità,
     	la sillaba oṃ di tutti i veda, il prāṇa dei discorsi,
     	se in questo mondo tutto è detto sempre iniziato,

   6 	la gāyatrī è il primo dei sacri inni, la capra si dice lo sia degli animali, 
     	le vacche le prime dei quadrupedi, i brahmani lo sono degli uomini,

   7 	l'aquila è il primo degli uccelli, e la suprema offerta lo è dei sacrifici,
     	di tutti gli striscianti il serpente è il migliore o ottimi ri-nati,

   8 	il kṛta è il primo di tutti gli yuga, non vi è qui dubbio,
     	l'oro di tutti i preziosi, e l'orzo lo è delle piante,

   9 	il cibo è il supremo di tutte le cose che si consumano ingoiando,
     	di tutti i fluidi che scorrono, l'acqua è il supremo,

  10 	di tutti gli esseri immobili senza distinzione, il sacro plakṣa,
     	che sempre è il campo del brahman si dice che sia il primo nato,

  11 	e io lo sono di tutti i signori di creature, non vi è qui dubbio,
     	ma di me prima è ricordato Viṣṇu l'impensabile anima, il nato-da-sé,

  12 	di tutti i monti il grande meru è saputo essere il primo,
     	di tutte le possibili direzioni l'orientale è la prima per nascita,

  13 	la Gaṅgā dai tre percorsi è detta la principale delle fiumane,
     	e di tutti gli invasi d'acqua l'oceano è il primo,

  14 	di dèi di dānava e spiriti, di piśaca, uraga e rakṣas
     	di uomini, kiṃnara, e yakṣa di tutti questi il Signore è sovrano,

  15 	il primo dell'intero universo è il grande Viṣṇu che è fatto di brahman,
     	perciò nel trimundio non si trova nessun essere a lui superiore,

  16 	delle scelte di vita la prima di tutte è la famigliare, non vi è qui dubbio,
     	l'immanifesto è l'origine dei mondi e la fine di ogni cosa,

  17 	i giorni finiscono col tramonto, e le notti coll'alba,
     	il dolore è sempre la fine della felicità, e la felicità è la fine del dolore,

  18 	ogni accumolo è la fine della distruzione, salire è la fine del cadere,
     	la connessione è la fine della disgiunzione, la vita è la fine della morte,

  19 	tutto il creato ha per fine la distruzione, del nato certa è la morte,
     	impermanente in questo mondo è ogni cosa mobile e immobile,

  20 	il tapas è superiore a sacrificio e dono, e i controlli lo sono dei voti,
     	tutto questo ha come fine la distruzione, ma non si conosce fine alla conoscenza, 

  21 	perciò con la perfetta conoscenza, il controllato, con anima in pace,
     	il privo di possesso e di egoismo, si libera di ogni male.'
     


                              XLV


   1 	Brahmā disse:
     	' gira la ruota del tempo, con la ragione per movimento, la mente per supporto,
     	l'insieme dei sensi per legami, gli elementi per raggi, gli istanti per circonferenza,

   2 	avvolta da vecchiaia e sofferenza, mossa da malattia e passione,
     	muovendosi in tempo e spazio, risuonando di fatiche e sforzi,

   3 	circondata di giorni e notti, nel ciclo di caldo e freddo,
     	soffrendo gioia dolore e fine, coi legami della fame e della sete,

   4 	coll'ombra e l'insolamento per cerchio, agitata ad ogni battito d'occhio,
     	piena di gente terribilmente confusa, che gira senza cervello,

   5 	somma di mesi e quindicine, mutando percorrendo il mondo,
     	con mucchi di tamas per fango, messa in moto dalla forza del rajas,

   6 	splendida coll'ornamento del sattva, gira nell'incontro dei guṇa,
     	desiderosa di emmettere suoni, gira tra sofferenze e scontri,

   7 	accompagnata e causa di cerimonie, espansa e allungata dalla passione, 
     	enumerata dai desideri di possesso, nata dalla chiara conoscenza,

   8 	coperta da paura ed errore, è causa di errore negli esseri,
     	portatrice di piacere e gioia, attorniata da desiderio ed ira,

   9 	definita dal mahat per primo, è priva di origine e fine,
     	veloce come il pensiero, instancabile, la ruota del tempo gira,

  10 	la ruota del tempo priva di cervello è unita agli opposti,
     	crea, distrugge e istruisce l'universo con tutti i suoi dèi,

  11 	l'uomo che in verità conosca sempre il movimento 
     	della ruota del tempo e il suo fermarsi, tra tutti gli esseri non si confonde,

  12 	liberato da tutti gli affanni, superati tutti gli opposti, quel muni,
     	libero da tutti i mali, ottiene la suprema meta,

  13 	chi sta in casa, il brahmacārin, l'asceta nella foresta, il mendico,
     	questi sono tutti i quattro modi di vita, con la vita in casa come radice,  

  14 	qualsiasi condotta quaggiù nel mondo sia menzionata,
     	alla fine della sua vita avrà la migliore ed eterna fama,

  15 	adornato dai suoi successi, avendo prima osservato rettamente i suoi voti,
     	il sapiente dei veda si conduca secondo le qualità della sua nascita,

  16 	devoto alla propria moglie, controllato, vinti i sensi, di virtuosa condotta,
     	con fede celebri i cinque grandi sacrifici,

  17 	si nutra del resto di dèi e ospiti, sia devoto ai riti dei veda,
     	intento a sacrifici e doni quanto può e secondo le regole,

  18 	il muni che male non muova mani e piedi, né i suoi occhi,
     	che male non muovi membra e parola, ha la buona condotta del virtuoso,

  19 	sia sempre col sacro cordone nei sacrifici, con abiti puliti, con puri voti,
     	sempre controllato e generoso, sempre si associ ai virtuosi,

  20 	vinto il sesso e lo stomaco, amichevole, concentrato, di virtuosa condotta,
     	porti il bastone di bambù, e il vaso colla sua acqua,

  21 	avendo studiato si impegni ad insegnare, e nel celebrare sacrifici,
     	ad accettare i doni, e conduca la condotta dei sei modi,

  22 	le tre occupazioni che sono il modo di vivere dei brahmani,
     	celebrare per altri, e insegnare, e accettare doni dal meritevole,

  23 	ma anche gli altri tre modi di agire che rimangono,
     	donare, studiare e sacrificare, sono quelli dotati di dharma,

  24 	in queste tre azioni attentamente agisca il sapiente del dharma,
     	il muni controllato, amichevole, dotato di pace, uguale verso tutti gl esseri,

  25 	in tutto questo come può, il savio con purezza agendo,
     	così intento, vincerà il paradiso chi con fermi voti mantiene la sua casa.'
     


                              XLVI


   1 	Brahmā disse:
     	' così con questa via prima menzionata, secondo le regole,
     	chi studia come è in suo potere, e pratichi la brahmacarya,

   2 	intento nel proprio dharma questo sapiente muni, sempre coi sensi controllati,
     	intento al bene del guru, puro, seguendo il dharma della verità,

   3 	col permesso del guru, mangiando il suo cibo senza disprezzo,
     	consumando il cibo sacro e mendicato, stando seduto fermo nella sua posizione,

   4 	due volte al giorno stando concentrato e puro, sacrificando ad Agni,
     	sempre deve portare un bastone di bilva o di palāśa,

   5 	la veste del ri-nato sia di lino, o di cotone o di pelle di antilope,
     	e sia interamente colorata di rosso scuro,

   6 	porti una cintura di erba muñja e sempre usi i lavacri,
     	porti i sacro cordone, si applichi allo studio, privo di brama e ferreo nei voti,

   7 	soddisfacendo gli dèi con offerte di pure acque,
     	agendo con raccolto carattere, il brahmacārin così è approvato,

   8 	e così applicandosi vincerà il paradiso, concentrato e trattenendo il seme,
     	non passerà più nelle nascite, saldo nella suprema sede,

   9 	adornato di tutti i successi, e mantenendosi nella brahmacarya,
     	abbandonando la comunità il muni partito per la foresta vi abiti,

  10 	vestito di pelli o corteccia, all'alba si asperga da sé,
     	sempre vivendo nella foresta non entri di nuovo in un villaggio,

  11 	onorando gli ospiti, per tempo dia loro rifugio,
     	vivendo di frutta, di giovani foglie e di radici, di grano selvatico,

  12 	il suo vitto sia l'acqua, il vento e alimenti selvatici a cominciare dall'erba,
     	con zelo ottenga queste cose in successione secondo la sua consacrazione,

  13 	onori l'ospite arrivato interamente di frutti e di elemosine,
     	quanto abbia di cibo lo doni, sempre intento alla bhikṣā,

  14 	parco di parola sempre deve nutrire per primi divinità e ospiti,
     	com mente sempre raccolta, mangiando poco, si rifugi negli dèi,

  15 	controllato, amichevole, pieno di pace, portando barba e capelli,
     	sacrificando, e conducendo i suoi studi, sia saldo nel vero dharma,

  16 	perduto il corpo, allora il sempre concentrato intelligente che non lascia la selva,
     	così impegnato vincerà il paradiso, l'asceta della selva dai vinti sensi,

  17 	chi mantiene la casa, il brahmacārin e ancora l'asceta della foresta,
     	che voglia la liberazione, si impegni nel mantenere la migliore condotta,

  18 	dando sicurezza a tutti gli esseri, pratichi la rinuncia alle azioni,
     	benevolo e amichevole verso tutti gli esseri, sia il muni con tutti i sensi controllati,

  19 	senza chiederlo, né desiderarlo, spontaneamente ottenuto,
     	sempre del cibo edibibile così giunto si soddisfi senza desiderio, 

  20 	e si alimenti con la misura che sia solo per sostenere la vita,
     	e così ne consumi la giusta quantità, senza seguire il desiderio, 

  21 	e nessun'altra cosa prenda mai a parte il cibo e le vesti,
     	e quanto gli è offerto questo consumi e null'altro,

  22 	non prenda dagli altri, né dia mai a loro,
     	eccetto il dolore dei viventi il saggio non deve condividere alcunchè,

  23 	non mangi il cibo altrui, non prenda quanto non è dato,
     	nessuno degli oggeti dei sensi consumi o solo tocchi,

  24 	terra, acqua, rocce, foglie, fiori e frutti,
     	sul terreno prenda, usciti spontanemante secondo il bisogno,

  25 	non viva la vita di un artigiano, e non desideri due volte il cibo,
     	non diventi un odiatore né un insegnante, e non si adorni,
     	consumi solo cibi consacrati con fede, si astenga da controversie,

  26 	lontano dalla condotta degli sciocchi, sconosciuto da tutti gli esseri,
     	fatto un fuoco vada a mendicare, in un luogo senza fumo e con la gente sazia,

  27 	il sapiente della liberazione prenda la bhaikṣya ben posta nel recipiente,
     	nell'ottenere non si rallegri, nel non ottenere non sia depresso,

  28 	mangi a misura, attendendo il giusto tempo, pratichi con concetrazione la bhaikṣya,
     	non desideri ottenere di più, e non mangi quanto è venerato,
     	l'asceta mendicante si distacchi dall'ottenere onori,

  29 	i cibi aspri, acidi, amari, astringenti e piccanti,
     	non li mangi, gustando i sapori e le dolcezze,
     	si nutra con misura, semplicemente per sostenere la vita,

  30 	senza opposizione per gli esseri persegua la sua condotta il sapiente della mokṣa,
     	cercando la bhikṣa non segua mai un altro che mendica,

  31 	non dichiari il suo dharma, ma viva solitario in purezza,
     	o in una foresta solitaria, o alla radice di un albero sul fiume,
     	o in una grotta montana abiti per averne rifugio, 

  32 	in estate una sola notte stia in un villaggio, colle piogge abiti nello stesso posto,
     	la sua via sia indicata dal sole, si muova sulla terra come un verme,

  33 	guardando alla compassione per tutti gli esseri viva sulla terra,
     	non accumuli ricchezze, e abbandoni ogni affetto,

  34 	compia sempre i suoi riti con acqua pura, chi conosce la liberazione,
     	quest'uomo si bagni sempre con acque raccolte colle mani,

  35 	alla non violenza, alla castità, alla sincerita e all'onestà,
     	all'assenza di collera e di invidia e di calunnia, e al continuo controllo,

  36 	intento in questi otto voti sia coi sensi controllati,
     	e pratichi sempre una condotta onesta, sincera e buona,

  37 	quelle azioni unite ai desideri, che sono piene di violenza,
     	e una condotta in opposizione al mondo non compia né faccia compiere,

  38 	superando ogni passione, si accontenti di poco,
     	uguale verso tutti gli esseri, mobili e immobili,

  39 	non faccia paura a nessuno e di nessuno abbia timore,
     	il fiducioso verso tutti gli esseri, è detto il primo dei sapienti della liberazione,

  40 	al futuro non pensi, e non rimpianga il passato,
     	al presente guardi, concentrato accettando il tempo che viene,

  41 	né con lo sguardo, né colla mente o la parola si corrompa,
     	non compia mai inganni né evidenti né di nascosto,

  42 	ma trattenendo interamente i sensi come la tartaruga le sue membra,
     	controllando sensi, mente e ragione guardi tutto senza i sensi, 

  43 	lontano dagli opposti, dagli onori, e da consacrazioni,
     	senza posssessi né egoismo, lontano dalla prosperità,

  44 	privo di desideri, non associandosi a nessuno, senza supporto,
     	questo sapiente di tutto, da tutto affrancato si libera non vi è qui dubbio,

  45 	quelli che vedono l'ātman senza piedi, mani o schiena, senza testa,
     	senza ventre, libero dalle azioni dei guṇa, semplice, puro, stabile,

  46 	senza odore ne sapore, intoccabile, privo di forma e suono,
     	senza pelle né ossa, senza midollo, e pure senza carni, 

  47 	senza pensiero, indistruttibile, eterno, che sta sempre nel cuore,
     	quelli che vedono l'ātman il tutti gli esseri non muoiono,

  48 	qui non lo supera la ragione, non i sensi, né le divinità,
     	né i veda, i sacrifici, i mondi e neppure il tapas o l'ardimento,
     	laddove la sua comprensione per i sapienti è detta e fatta priva di differenze,

  49 	perciò il sapiente del dharma che segue il voto del dharma senza differenze,
     	saldo nel dharma segreto, questo sapiente agisca nella segreta condotta,

  50 	non confuso agisca come un confuso senza corrompere il dharma, 
     	anche se gli altri sempre lo disprezzano,

  51 	in questa condotta agisca senza disprezzare la via del dharma dei virtuosi,
     	il muni che sempre si attenga a questa condotta è detto il migliore,

  52 	i sensi e gli oggeti dei sensi, e i cinque grandi elementi,
     	la mente e la ragione, l'ātman immanifesto e anche il puruṣa,

  53 	tutto questo avendo conosciuto rettamente e abbandonato, questo purificato,
     	allora ottiene il paradiso, libero da tutti i vincoli,

  54 	il sapiente della verità che pensando a questo al momento della morte,
     	mediti restando su un solo punto, senza supporto si libera, 

  55 	liberato da ogni attaccamento, come il vento vola nell'etere,
     	terminato ogni accumolo, privo di paure, raggiunge la suprema sede.'
     


                              XLVII


   1 	Brahmā disse:
     	' gli anziani dalla certa vista dicono che il tapas è la rinuncia,
     	i brahmani saldi nell'origine del brahman sanno che il brahman è la suprema conoscenza,

   2 	il supremo brahman è vicino con l'apporto della sapienza dei veda,
     	lontano dagli opposti, privo di qualità, eterno impensabile, segreto, supremo,

   3 	con la conoscenza e il tapas, i saggi vedono questo stato,
     	liberati dalle tenebre, puri, superate le passioni, cristallini,

   4 	col tapas percorrono la via della pace, i cercatori del supremo,
     	sempre intente nella rinuncia sono le persono che conoscono il brahman,

   5 	il tapas dicono sia la lampada, la condotta quella che produce il dharma,
     	la conoscenza è la suprema saggezza, e la rinuncia il supremo tapas,

   6 	chi conosce la sicura sapienza, accertata dalla verità,
     	e che l'ātman è in tutti gli esseri, si muove verso ogni meta,

   7 	il sapiente che vede associazione e dissociazione,
     	e l'unità nelle differenze, costui si libera dal dolore,

   8 	chi non desidera nulla, e nulla disprezza,
     	stando in questo mondo è pronto a diventare il brahman,

   9 	chi in verità conosce i guṇa della natura, conosce l'ordine di tutti gli esseri,
     	e privo di possesso e di egoismo si libera, non vi è qui dubbio,

  10 	lontano dagli opposti dagli onori e dalle consacrazioni,
     	ottiene con la pace interiore, l'eterno privo di qualità e di dualità,

  11 	abbandonando ogni azione fatta dai guṇa, buona o cattiva, il vivente
     	abbandonando verità e menzogna si libera qui non vi è dubbio,

  12 	il mahat, coll'immanifesto per seme originario, con la ragione per tronco,
     	il grande ahaṃkāra per germogli, i sensi per midollo interno,

  13 	i grandi elementi per rami, gli oggetti dei sensi per le ramaglie,
     	con foglie e fiori perenni, e portando frutti buoni e cattivi,
     	questo è l'eterno albero del brahman, la vita di tutti gli esseri,

  14 	questo tagliando, colpendolo con la suprema spada della conoscenza,
     	e abbandonandolo, ottiene l'immortalità, e abbandona nascita e morte,
     	lasciato il possesso e gli onori, qui non vi è dubbio si libera,

  15 	vi sono due uccelli eterni, amici e pure senza intelligenza,
     	di questi due uno  è saputo aver intelligenza,

  16 	il senza coscienza è legato col sattva, e dal sattva dentro all'anima pensa al supremo,
     	il conoscitore del campo, con la ragione unita al sattva, superati i guṇa si libera dalla morte.'
     


                              XLVIII


   1 	Brahmā disse:
     	' alcuni ritengono l'albero fatto del brahman, altri il mahat fatto di brahman,
     	altri che sia l'immanifesto puruṣa, altri che sia la suprema salute,
     	e pensano che tutto questo sia l'immanifesta e immutabile origine,

   2 	chi al momernto della fine anche per la misura di un respiro divenga uguale
     	all'ātman raggiungendolo, egli è degno dell'immortalità,

   3 	se anche per un batter d'occhio, soggioghi sé stesso nell'ātman,
     	per grazia dell'ātman raggiunge l'immutabile meta dei sapienti,

   4 	con gli esercizi di respirazione trattendo i soffi continuamente,
     	per dieci dozzine, oppure anche più di ventiquattro,

   5 	così chi ha prima l'anima tranquilla, ottiene quanto vuole,
     	dall'immanifesto sorge la natura, ed è degno dell'immortalità,

   6 	i sapienti di ciò praclamano quaggiù null'altro è superiore alla natura,
     	per suo mezzo conosciamo il puruṣa, che è avvolto dalla natura,
     	in nessun altro modo si può raggiungere il puruṣa, o ri-nati,

   7 	pace ineriore, fermezza, non violenza, equanimità, sincerità e onestà,
     	conoscenza, donazione, e rinuncia sono la condotta detta sattvika,

   8 	col suo connsenso i saggi pensano 
     	che natura e puruṣa sono uno solo, qui non c'è discussione,

   9 	alcuni sapienti che ben sono radicati nella conoscenza, dicono 
     	che la natura e conoscitore del campo sono un unico, ma questo non è appropriato,

  10 	sempre sono differenti questo è certo,
     	la natura differente si deve sapere per suo stato e secondo verità, 

  11 	unità e differenza si cerchi, questa è la condotta dei sapienti,
     	come tra insetti e albero di fico unità e differenza anche appaiono,

  12 	come un pesce è nell'acqua ma altro da essa, è l'unione di questi due,
     	è l'unione delle gocce d'acqua sulla foglia di ninfea.' '

  13 	il guru disse:
     	' allora i savi al Grande-avo del mondo che così aveva parlato,
     	di nuovo quei supremi ri-nati pieni di dubbio chiesero:

  14 	i ṛṣi dissero:
     	' quale può essere conosciuta quaggiù la migliore osservanza dei dharma,
     	noi vediamo quasi contraddittoria, e di vario tipo la via del dharma,

  15 	alcuni dicono che si esce dai corpi, e altri che ciò non avviene,
     	alcuni che tutto è un grande dubbio, e altri che non vi è dubbio alcuno,

  16 	alcuni che impermanente è il tutto e non c'è eternità, e altri che c'è,
     	alcuni che ha una sola forma o due e altri che vi è una mescolanza,
     	alcuni che è uno, altri che è separato, e altri ancora che è molte cose,

  17 	così pensano i saggi brahmani che ben vedono le cose,
     	e alcuni hanno le crocchie e le pelli addosso, e altri sono nudi e senza capelli, 

  18 	alcuni non vogliono bagnarsi e altri invece si bagnano,
     	alcuni vogliono nutrirsi e altri sono intenti al digiuno,

  19 	alcuni lodano l'azione, ma altri il non agire,
     	alcuni che c'è tempo e spazio, e altri che ciò non esiste,
     	alcuni lodano la liberazione, e altri i beni di vario genere,

  20 	alcuni vogliono le ricchezze, e altri la povertà,
     	alcuni il ricorrere ad ogni mezzo e altri che non si deve,

  21 	alcuni sono intenti nella non-violenza e altri sono seguaci della violenza,
     	alcuni sono per la purezza e la gloria, e altri non lo sono,

  22 	alcuni sono devoti alla bontà e altri sono saldi nel dubbio,
     	alcuni sono per il dolore, altri per la felicità e altri ancora sono fermi a meditare,

  23 	alcuni saggi lodano il sacrificare, altri il donare,
     	alcuni lodano tutto e altri nessuna cosa,

  24 	alcuni lodano il tapas, e altre persone lo studio,
     	alcuni conoscenza e rinuncia e altri che riflettono sugli elementi, lodano la natura,

  25 	così portando avanti il loro dharma corrono in vari modi,
     	e noi confusi non troviamo certezza o supremo dio,

  26 	'questo è il meglio.' ' no questo è il meglio.' così la gente afferma,
     	e chi segue questo suo dharma è sempre onorato,

  27 	qui la nostra intelligenza è ferita e la nostra mente confusa,
     	noi vogliamo sentire che cosa sia il meglio o supremo,

  28 	e dopo ciò tu ci devi dire ciò che è segreto,
     	e con quale mezzo si uniscano la natura e il conoscitore del campo.'

  29 	così richiesto da quei savi, il beato benefattore del mondo
     	anima giusta, piena di saggezza a loro parlava secondo verità. 
     


                              XLIX


   1 	Brahmā disse:
     	' dunque vi parlerò di quanto mi avete chiesto e virtuosi, 
     	attentamente udendolo qui, cercate di capirlo rettamente,

   2 	la non-violenza verso tutti gli esseri, questa la migliore cosa da fare, io penso,
     	questo stato è privo di ogni ansia ed è il miglior segno del dharma,

   3 	gli anziani che rettamente vedono dicono che la conoscenza è la cosa migliore,
     	in quanto con l'acquisizione della conoscenza ci si libera da ogni peccato,

   4 	quelli che al mondo seguono la violenza e quelli che si conducono da non credenti,
     	soverchiati dall'avidità e dall'errore, vanno verso l'inferno,

   5 	quelli che instancabili compiono le azioni legate ai desideri, 
     	questi si rallegrano in questo mondo, ma rinascono continuamente,

   6 	quei saggi però che ricchi di fede, compiono le loro azioni,
     	senza desideri, concentrati nello yoga, costoro sono intelligenti e dalla retta vista,

   7 	dopo questo parlerò di come sia l'unione e la dissociazione
     	della natura col conoscitore del campo, ascoltate ciò o virtuosi,

   8 	questa quaggiù è detta la connessione tra sensibilità e oggetto dei sensi,
     	chi percepisce è sempre il puruṣa, e la natura è detta l'oggetto dei sensi,

   9 	prima fu propriamente detto che è come tra insetti e alberi di fico,
     	la natura è sempre priva di intelligenza e non conosce quanto è fruito,
     	ma chi lo conosce è chi ne fruisce o ne è fruito,

  10 	impermanente dicono la natura legata agli opposti, composta dai guṇa,
     	lontano dagli opposti, privo di parti e di qualità, eterno è il conoscitore del campo,

  11 	uguale in ogni parte e dotato di conoscenza quando si mostra,
     	sempre usufruisce della natura, come la foglia del loto dell'acqua,

  12 	il sapiente pur essendone connesso non è imbrattato da tutti i guṇa,
     	come una goccia d'acqua rotola stando su una foglia di loto,
     	così senza legami sia dunque il puruṣa, non vi è dubbio,

  13 	la natura la misura della materia del puruṣa così fu stabilito,
     	come tra autore e materia è dunque l'unione di questi due,

  14 	come uno reggendo una lampada cammina nelle tenebre,
     	così con la natura per lampada, procedono i bramosi del supremo,

  15 	finché vi sono materia e guṇa, splende questa lampada,
     	finiti materia e guṇa la luce va a scomparire,

  16 	manifesta è la natura coi guṇa, e così si dice immanifesto il puruṣa,
     	questo dovete conoscere o savi, e dunque di nuovo ve lo dico,

  17 	chi ha cattivo cervello, anche in migliaia di volte non ne capisce il senso,
     	ma pure solo con la quarta parte, chi ha cervello prospera nella felicità,

  18 	così si deve rettamente conoscere il compimento del dharma,
     	il saggio, il previdente ottiene l'infinita felicità,

  19 	come un uomo che procede in qualche strada senza viatico,
     	con grande disagio procede, e lungo il viaggio può pure morire,

  20 	così si deve sapere che nelle azioni vi può essere frutto oppure no,
     	quanto sia meglio per un uomo, è indicato dai pro e dai contro,

  21 	come uno che procede a piedi su una lunga strada
     	mai vista prima a tentoni è, chi è privo della vista del vero,

  22 	e come il percorso fatto da un carro che qui vada rapido,
     	finché è aggiogato ai cavalli, così è il cammino di chi comprende,

  23 	salendo su un'alta montagna, non si deve guardare la terra in basso,
     	guardi il conducente sul carro affaticato e senza intelligenza,

  24 	finché vi è una via rotabile, egli va col suo carro,
     	alla fine della via rotabile, il saggio procede abbandonando il carro,

  25 	così procede, l'accorto conoscitore delle vere regole dello yoga,
     	comprendendo, quel grande intelletto va sempre più in alto,

  26 	come chi privo di nave sprofonda nel terribile grande oceano,
     	agitando le braccia, si confonde e certamente raggiunge la morte,

  27 	ma come con una barca a remi il saggio sapiente delle distinzioni, 
     	senza fatica percorre il mare, e rapidamente lo attraversa veloce,

  28 	e attraversatolo raggiunge la riva opposta, lasciando la nave con indifferenza,
     	così è stato detto coll'esempio precedente di procedere a piedi e sul carro,

  29 	afflitto dalla confusione nata dall'attaccamento, come un pescatore alla nave,
     	soggiogato dall'egoismo, là intorno si muove,

  30 	salendo su una nave non è possibile muoversi sul terreno,
     	e così salendo su un carro non si può andare sulle acque, 

  31 	così è l'azione compiuta in vari modi, riguardo a ciascun scopo,
     	come questa azione è compiuta al mondo, così essa si conclude,

  32 	quanto non ha odore, né sapore, né forma, contatto o suono,
     	i muni lo pensano con intelligenza e lo dichiarano il pradhāna, 

  33 	ora il pradhāna è l'immanifesto, e il mahat è la qualità dell'immanifesto,
     	e la qualità del mahat originato dal pradhāna è l'ahaṁkāra,

  34 	e i grossi elementi sono le qualità del pradhāna e dell'ahaṃkāra,
     	e di ciascuno degli elementi, gli oggetti dei sensi sono detti le qualità,

  35 	e come l'immanifesto è un seme per natura, così è l'origine dell'ātman,
     	il mahat è seme per natura, è l'ātman è l'origine, così abbiamo udito

  36 	ma l'ahaṁkāra è seme per natura e continua origine,
     	e i cinque grossi elementi sono seme e origine per natura,

  37 	dicono che sono semi per natura, e non hanno produzione
     	gli oggetti dei cinque elementi, il comportamente di questi è distinto,

  38 	l'etere ha una sola qualità, e due si dice ne abbia il vento,
     	di tre qualità dicono la luce e l'acqua di quattro,

  39 	e la terra piena di mobili e immobili si sa aver cinque qualità,
     	la dea crea tutti gli esseri, mostrando i buoni e i cattivi,

  40 	suono, contato, forma, sapore e profumo per quinto,
     	sono queste le cinque qualità della terra che dovete conoscere o virtuosi ri-nati,

  41 	sempre l'odore è terrestre, l'odore è saputo essere di vario tipo,
     	io parlerò in modo completo delle molte qualità dell'odore,

  42 	l'odore è desiderabile e non, dolce, acido, e pungente,
     	fragrante, forte, untuoso, astringente, e puro,
     	così si devono conoscere i dieci tipi dell'odore della terra,

  43 	suono, contato, forma e sapore sono dette le qualità dell'acqua,
     	della conoscenza del sapore parlerò, il sapore è conosciuto di vari tipi,

  44 	dolce, acido, pungente, amaro, astringente, salato,
     	così diviso in sei tipi è conosciuto il sapore dell'acqua,

  45 	suono, contatto, e forma si dicono le tre qualità della luce,
     	e la qualità della forma della luce è conosciuta di vario tipo,

  46 	chiara, scura, e rossa, e nera, e gialla e bruna,
     	piccola, e grande, densa, minuto, quadrangolare, circolare,

  47 	così si dicono le dodici forme della luce,
     	e devono sempre conoscerle i brahmani, sapienti del dharma e di sincera parola,

  48 	suono e contatto si dicono le due qualità da conoscere del vento,
     	e pure la qualità del contatto del vento, il suo contatto si conosce di vario tipo,

  49 	ardente, freddo, piacevole, doloroso, gentile, e tenero,
     	violento, tranquillo, lieve, disgustoso, terribile, dolce,

  50 	così sono dette in totale le dodici qualità del vento,
     	rettamente dai perfetti brahmani sapienti del dharma che scorgono il verò,

  51 	e qui una sola qualità è conosciuta dell'etere, il suono,
     	delle molte varietà del suono io parlerò diffusamente,

  52 	ṣaḍja e ṛṣabha, gāndhāra, madhyama, e pañcama,
     	e oltre a questi, si devono conoscere niṣāda e dhaivata,

  53 	il suono è desiderabile e no, forte, o formato da molte parti,
     	così di molti tipi si deve conoscere il suono che sorge dall'etere,

  54 	l'etere è il supremo elemento, sopra di lui vi è l'ahaṁkāra,
     	sopra l'ahaṁkāra la ragione, e sopra la ragione l'ātman,

  55 	sopra a questo  invece vi è l'immanifesto, e sopra l'immanifesto il puruṣa,
     	l'eterno che raggiuntolo ottiene il conoscitore del più e del meno degli esseri.' 
     


                              L


   1 	Brahmā disse:
     	' giacché la mente è il signore di questi cinque elementi,
     	nel trattenerli e lasciarli, la mente è l'anima degli elementi,

   2 	la mente è sempre il dirigente dei grossi elementi,
     	la ragione ne ispeziona la sovranità, e il conoscitore del campo è detto il tutto,

   3 	la mente aggioga i sensi come l'auriga i buoni cavalli, 
     	il conoscitore del campo aggioga sempre sensi, mente e ragione,

   4 	su questo carro aggiogato ai grossi elementi e guidato dalla ragione,
     	salendo, l'anima individuale percorre ogni luogo,

   5 	con la schiera dei sensi per traino, con la mente per auriga, 
     	e sempre trattenuto dalla ragione questo è il grande carro fatto del brahman,

   6 	il sapiente che così sempre conosca il carro fatto del brahman,
     	costui colla sua intelligenza non incorrerà nell'errore in nessuno dei mondi,

   7 	cominciando dall'immanifesto e finendo cogli oggetti, pieno di mobili e immobili,
     	il mondo illuminato da sole e luna, decorato da stelle e pianeti,

   8 	dalle acque dei fiumi e dai monti, ovunque adornato,
     	ed eternamente abbellito da vari tipi di acque,

   9 	vitale per tutti gli esseri, e meta di tutti i viventi,
     	questo è il bosco del braman in cui si muove il conoscitore del campo,

  10 	in questo mondo quelli che sono gli esseri mobili e immobili,
     	per primi si dissolvono, e poi le qualità che formano gli elementi,
     	e colle qualità anche i cinque elementi, questa è vicenda degli enti,

  11 	dèi, uomini, gandharva, piśāca, asura e rākṣasa 
     	tutti sono creati per natura, e non da azioni né per qualche causa,

  12 	tutti i savi creatori del tutto nascono ripetutamente,
     	e quelli da loro nati nei cinque grossi elementi
     	si disperdono a tempo debito, come le onde nel mare,

  13 	dagli enti creati dal creatore va verso i grossi elementi,
     	e libero dai cinque elementi raggiunge Prajāpati,

  14 	il signore Prajāpati tutto questo col tapas ha creato,
     	e i ṛṣi col loro tapas procedono verso i veda,

  15 	e di seguito gli asceti che si nutrono di frutti e radici,
     	i siddha concentrati col tapas vedono quaggiù il trimundio,

  16 	con le piante in testa e i medicamenti, le molte scienze interamente
     	ottengono col tapas, l'acquisizione ha il tapas per radice,

  17 	quanto è arduo da ottenersi, e da studiare, pericoloso, e arduo da farsi,
     	tutto questo col tapas si conquista, il tapas è insuperabile,

  18 	chi beve liquori, il brahmanicida, chi ruba, o uccide un feto o il letto del guru, 
     	con un ferocissimo tapas si libera dalle colpe,

  19 	gli uomini, gli antenati, gli dèi, le bestie domestiche e selvagge, gli uccelli,
     	e tutti quelli che sono gli altri esseri mobili ed immobili,

  20 	affidandosi al tapas, sempre si perfezionano col tapas,
     	e col tapas gli dèi gloriosissimi, hanno avuto il cielo,

  21 	quelli che instancabili compiono le loro azioni legate ai desideri,
     	legati all'egoismo sono sotto gli occhi di Prajāpati,

  22 	purificandosi con la meditazione yogica, privi di possesso e di egoismo,
     	queste grandi anime ottengono il più grande e supremo mondo,

  23 	dalla profonda meditazione raggiungendo sempre la pace della mente,
     	entrano nell'immanifesto, tesoro di felicità con la perfezione dell'anima,

  24 	dalla profonda meditazione raggiungono l'assenza di possesso e di egoismo,
     	e quaggiù entrano nell'immanifesto, nel grande supremo mondo,

  25 	nato dall'immanifesto, e giunto di nuovo a conoscerne la dottrina,
     	liberatosi da tamas e rajas, solamente stando nel sattva,

  26 	liberato da tutti i mali, senza più parti, abbandona ogni cosa,
     	come il conoscitore del campo costui si deve conoscere, chi lo conosce conosce i veda,

  27 	dal pensiero ottenendo intelligenza, il muni sedendo controllato,
     	quanto è il suo pensiero tanto la mente si fa, questo è l'eterno segreto,

  28 	l'immanifesto per origine e gli oggetti per fine, è certo un segno d'ignoranza, 
     	sappiate dunque che questo è il segno dei guṇa,

  29 	di due sillabe è però la morte, e di tre sillabe è l'eterno brahman,
     	nel possesso vi è la morte, nel non-possesso l'eternita,

  30 	alcuni uomini di più sciocco intelletto elogiano l'agire,
     	ma le grandi anime che sono saggi, non elogiano l'agire,

  31 	dall'azione nasce il vivente col suo corpo fatto di sedici parti,
     	l'ignoranza crea il puruṣa creduto come consumatore dell'amṛta,

  32 	per questo quelli che vedono il supremo si astengono dalle azioni,
     	si sa che il puruṣa è fatto di conoscenza, non è fatto di azioni,

  33 	chi lo sa impreceduto, immortale, eterno, immobile,
     	chi lo conosce come l'ātman inconcepibile che consuma l'amṛta,
     	diviene di certo inconcepibile e immortale, quello con questi mezzi,

  34 	rimuovendo ogni desiderio, concentrando sé stesso nell'ātman,
     	conosce il sublime brahman di cui nulla si trova migliore,

  35 	coll'intelligenza della natura, si può ottenere la pace interiore,
     	il segno della pace interiore, può essere come la visione dei sogni,

  36 	questa è la meta dei liberati, quelli che sono perfetti nella conoscenza, 
     	quelli che si sono perfezionati nella pratica vedono tutte queste condotte,

  37 	questa è la meta dei distaccati, essa è l'eterno dharma,
     	questa è l'acquisizione dei sapienti, questa è la condotta irreprensibile,

  38 	con l'uguaglianza in tutti gli esseri, senza desideri ne speranze,
     	guardando tutto ugualmente si può ottenere questa meta,

  39 	tutto questo vi ho illustrato o supremi ṛṣi brahmani,
     	e così conducendovi allora rapidamente otterrete la perfezione.'

  40 	il guru disse:
     	' così istruiti quei muni dal maestro Brahmā, 
     	perfezionatisi quelle grandi anime ottennero i mondi,

  41 	tu pure o gloriosisssimo, secondo le parole di Brahmā, 
     	rettamente agisci, o anima pura, e otterrai la perfezione.' "

  42 	Vāsudeva disse:
     	“ così istruito il discepolo dal guru, il supremo dharma
     	interamente praticava o kuntīde, e quindi ottenne la liberazione,

  43 	e ottenuto ogni scopo allora il discepolo o continuatore della stirpe dei kuru,
     	raggiunse quello stato che una volta ottenuto più non si soffre.”

  44 	Arjuna disse:
     	“ chi è questo brahmano o Kṛṣṇa, e chi è il discepolo o Janārdana?
     	se io posso udirlo rivelamelo o illustre.”

  45 	Vāsudeva disse:
     	' io sono il guru o grandi-braccia, e sappi che la mente è il discepolo,
     	a tuo beneficio, questo segreto ti ho rivelato o Conquista-ricchezze,

  46 	se in me tu hai sempre affetto o continuatore delle stirpe dei kuru,
     	avendo imparato l'adhyātman, rettamente agisci o saldo nei voti,

  47 	quindi tu rettamente praticando questo dharma, o rampollo dei kuru,
     	purificandoti da ogni male, otterrai l'intera liberazione,

  48 	anche prima ti è stato detto mentre iniziava il tempo della battaglia,
     	da me o grandi-braccia, perciò ora poni mente a ciò,

  49 	è passato molto tempo o migliore dei bhārata che io vidi mio padre o illustre,
     	e voglio dunque andarlo a vedere, col tuo permesso o Phalguna.”

  50 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato il Conquista-ricchezze risponedva queste parole a Kṛṣṇa:
     	“andiamo ora o Kṛṣṇa alla città che ha nome dagli elefanti,

  51 	avendo incontrato là il re Yudhiṣṭhira anima pia,
     	chiesto il permesso all'invincibile, potrai andare alla tua città.”
     
     
     


                              LI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora Kṛṣṇa ordinava a Dāruka di aggiogare,
     	e quasi in un momento Dāruka disse è aggiogato,

   2 	e agli uomini al seguito ordinava il pāṇḍava:
     	“preparatevi, partiremo per la città che ha nome dagli elefanti.”

   3 	così comandati i soldati fattisi pronti o signore di popoli,
     	informarono il pṛthāde dall'incomparabile splendore di esser pronti,

   4 	allora i due, Kṛṣṇa e il pāṇḍava saliti sul carro partivano,
     	raccontando molte belle storie con animo lieto o signore di popoli,

   5 	il Conquista-ricchezze dal grande splendore a Vāsudeva che stava sul carro,
     	ancora diceva queste parole o migliore dei bhārata:

   6 	“ per tua grazia il re ha ottenuto la vittoria, o continuatore della stirpe vṛṣṇi,
     	i nemici sono stati uccisi, e il regno ormai privo di pericoli conquistato,

   7 	i pāṇḍava con te o signore, hanno un protettore o uccisore di Madhu,
     	saldi con te come nave, abbiamo attraversato il mare dei kuru,

   8 	o autore di tutto, onore sia a te, o anima universale, origine di tutto,
     	io ti conosco nelle misura in cui sono da te onorato,

   9 	dal tuo splendore sempre sorge il fuoco che divora l'offerta o uccisore di Madhu,
     	il piacere dei giochi è in te, cielo e terra sono la tua māyā o illustre, 

  10 	in te vi è l'intero universo coi suoi mobili e immobili,
     	tu trasformi sempre l'intero mondo dei viventi,

  11 	e la terra e il cielo e i mobili e gli immobili,
     	la pura luce lunare è il tuo sorriso, le stagioni sono connesse ai tuoi sensi,

  12 	il tuo soffio è il vento che sempre va, la tua ira è la morte eterna, 
     	e pure nella tua grazia vive Padmā Śrī è sempre in te o grande intelletto,

  13 	piacere, soddisfazione, fermezza e pace, e quanto è mobile e immobile è in te,
     	tu quaggiù alla fine degli yuga annunci la distruzione o senza-macchia,
 
  14 	anche in lunghissimo tempo le tue qualità non possono da me esser dette,
     	né la tua anima suprema, onore a te o occhi-di-loto,

  15 	ti hanno rivelato a me o invincibile, Nārada e Devala,
     	e Kṛṣṇa il dvaipāyana, e il patriarca dei kuru,

  16 	tutto da te dipende, tu sei l'unico signore di genti,
     	quanto conduce al beneficio tu lo hai rivelato o senza-macchia,

  17 	e io tutto questo rettamente compirò o Janārdana,
     	meraviglioso ed esorbitante è quanto tu hai fatto per il nostro bene,

  18 	che il malvagio kaurava figlio di Dhṛtarāṣṭra fu ucciso in battaglia,
     	da te fu bruciato quell'esercito e poi da me fu vinto in battaglia,

  19 	da te o signore fu compiuta l'azione per cui io ho ottenuta la vittoria,
     	su Duryodhana in battaglia, attraverso gli intelligenti tuoi mezzi,

  20 	e il mezzo per uccidere Karṇa rettamente mi fu mostrato,
     	e anche quello per il malvagio sindhu, e per Bhūriśravas,

  21 	quanto detto da te per affetto, o figlio di Devakī,
     	tutto questo io compirò, io non ho qui esitazione alcuna,

  22 	raggiunto il re, l'anima giusta Yudhiṣṭhira,
     	lo inciterò o sapiente del dharma, a concederti la partenza o senza-macchia,

  23 	piace pure per me la tua partenza per dvārakā o potente,
     	da molto tu non hai visto il nostro zio materno o uccisore di Madhu,
     	e pure l'invincibile Baladeva, e gli altri tori fra i vṛṣṇi."

  24 	così conversando i due raggiunsero la città degli elefanti,
     	quindi entrambi vi entrarono, ed era piena di uomini gioiosi,

  25 	raggiunta la dimora di Dhṛtarāṣṭra simile al palazzo di Śakra,
     	scorsero o grande re, Dhṛtarāṣṭra signore di genti,

  26 	e Vidura dal grande intelletto, e il re Yudhiṣṭhira,
     	e l'invincibile Bhīmasena, e i due pāṇḍava figli di Mādrī,
     	e seduto vicino a Dhṛtarāṣṭra l'invitto Yuyutsu,

  27 	e Gāndhārī dalla grande saggezza, e Pṛthā e la splendida Kṛṣṇā,
     	e a cominciare da Subhadrā tutte le donne dei bhārata,
     	i due videro in piedi tutte attorno a Gāndhārī,

  28 	quindi unitisi al re Dhṛtarāṣṭra, quei due uccisori di nemici,
     	e rivelandogli i propri nomi afferrarono i suoi piedi,

  29 	e quelli di Gāndhārī e di Pṛthā, e del dharmarāja,
     	e i piedi di Bhīma quelle due grandi anime toccarono,

  30 	e avendo onorato lo kṣattṛ e chiestogli se stava bene,
     	assieme a tutti loro si sedettero attorno all'anziano sovrano,

  31 	quindi alla sera o grande re, Dhṛtarāṣṭra quel saggio,
     	licenziava dalla dimora quei continuatori dei kuru e Janārdana,

  32 	ed essi col permesso del sovrano, si recarono ciascuno alla propria dimora,
     	e il valoroso Kṛṣṇa si recò alla dimora del Conquista-ricchezze,

  33 	là celebrato secondo le regole, ed esaudito di ogni desiderio,
     	il saggio Kṛṣṇa dormiva in compagnia del Conquista-ricchezze,

  34 	passata la notte però, compiuti tutti i riti del giorno,
     	si recarono al palazzo del dharmarāja salutandolo con grande rispetto,
     	laddove stava assieme ai suoi consiglieri il dharmarāja dal grande intelletto,

  35 	quindi entrati quei due fortissimi, videro
     	il dharmarāja seduto, al modo in cui i due aśvin vedono il re degli dèi,

  36 	quei due, il vṛṣṇi e il toro dei kuru, avendo raggiunto il re,
     	 si sedettero col suo permesso dato con gioia,

  37 	allora il saggio re, vedendo i due coll'intezione di parlargli,
     	diceva queste parole, quel supremo sovrano il migliore dei parlanti:

  38 	“ io credo che voi due valorosi e continuatori degli yadu e dei kuru vogliate
     	parlarmi, quindi ditemi io compirò rapido per voi ogni cosa non dubitate.”

  39 	così apostrofato Phalguna diceva al dharmarāja,
     	avvicinatolo in modo educato queste parole da esperto oratore:

  40 	“ a lungo è stato assente o re, il potente Vāsudeva,
     	e chiedendo il tuo permesso, desidera vedere il padre,

  41 	ora andrebbe, licenziato da te se tu lo credi,
     	 il valoroso alla città degli ānarta, e tu lo devi permettere.”

  42 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ fortuna sia a te o occhi-di-loto, vai pure o uccisore di Madhu,
     	ora alla città di dvāravatī, a vedere il potente figlio di Śūra,

  43 	mi compiaccio o grandi-braccia, della tua partenza o Lunghi-capelli, 
     	da molto non vedi mio zio materno e la divina Devakī,

  44 	tu, lo zio Vasudeva e Baladeva o mādhava,
     	devi onorare o grande saggio per mio conto secondo il loro merito,

  45 	e ricordare a loro sempre me, e Bhīma il migliore dei forti,
     	e Phalguna, e Nakula e Sahadeva o mādhava,

  46 	e e dopo che hai veduto gli ānarta e tuo padre o grandi-braccia,
     	e i vṛṣṇi, di nuovo puoi tornare per il mio sacrificio del cavallo o senza-macchia,

  47 	va dunque accettando gemme e ricchezze varie,
     	e prendi pure quanto altro ti nasce in cuore o sātvata,

  48 	tutta questa ricchezza per tua grazia o mādhava,
     	noi abbiamo ottenuto, o valoroso, e anche ucciso i nemici.”

  49 	avendo così parlato il kaurava, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	Vāsudeva il migliore degli uomini, queste parole diceva:

  50 	“ le gemme e l'intera ricchezza, e la terra intera o grandi-braccia, ora
     	e quant'altro di sostanze vi è nelle mie case, di questo tu ne sei sempre il signore.”

  51 	“così sia.” dicendo, il valoroso fratello maggiore di Gada, fu onorato dal figlio di Dharma,
     	e salutava la zia paterna secondo le regole, e da lei onorato compiva la pradakṣiṇa,

  52 	e da lei rettamente salutato, e anche da tutti gli altri con Vidura in testa,
     	Hari il fratello di Gada, partiva dalla città degli elefanti, col divino carro dal tiro a quattro,

  53 	e fatta salire la splendida Subhadrā sul carro Janārdana, col permesso di Yudhiṣṭhira,
     	e della zia paterna, allora quel grandi-braccia, partiva circondato da tutti i cittadini,

  54 	seguiva il mādhava l'eroe dalla scimmia per insegna, con Sātyaki e i due figli di Mādrī,
     	e Vidura dal profondo intelletto, e Bhīma in persona dal coraggio di un re di elefanti,

  55 	facendo tornare tutti quei promotori del regno kuru, e anche Vidura, il valoroso
     	Janārdana rapido assieme a Sātyaki diceva a Dāruka:” sprona i cavalli!”

  56 	allora Janārdana, uccisore di schiere nemiche partiva seguito dall'eroe dei śini,
     	il potente alla città degli ānarta come il Cento-riti al cielo, uccise le schiere nemiche. 
     


                              LII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi quei tori dei bhārata dopo aver abbracciato il vṛṣṇi che
     	si recava a dvārakā, tornarono indietro quei tormenta-nemici col loro seguito,

   2 	e molte volte Phalguna abbracciava il vṛṣṇi,
     	e finché non fu fuori vista si girava continuamente a guardarlo,

   3 	con difficoltà il pṛthāde la vista su Govinda
     	allontanava e pure l'invincibile Kṛṣṇa faceva lo stesso,

   4 	e alla partenza di quel grand'anima i portenti che vi erano,
     	molti e di meraviglioso aspetto, ascolta da me mentre li dico,

   5 	Vāyu con grande violenza soffiava davanti al carro,
     	liberando la via dalle pietre e dalla polvere, rendendola agevole,

   6 	e il Vāsava faceva piovere dell'acqua pura e profumata,
     	e divini fiori vi erano davanti all'armato dell'arco śārṅga,

   7 	procedendo il grandi-braccia tra pianure deserte,
     	scogeva allota il migliore dei muni, Uttaṅka dall'incomparabile splendore,

   8 	lo splendente dagli occhi-di-loto, avendo onorato il muni,
     	e onorato da lui, allora gli chiedeva se stava bene,

   9 	così richiesto della salute da lui, onorando l'uccisore di Madhu,
     	Uttaṅka il migliore dei brahmani allora chiedeva al mādhava:

  10 	“ se tu o nipote di Śūra, sei stato alla battaglia tra kuru e pāṇḍava,
     	avendo fatto con loro solida amicizia, questo me lo devi raccontare,

  11 	essendo stato in contatto con quei valorosi, stai tornando o Lunghi-capelli,
     	dai parenti sempre da te amati o toro dei vṛṣṇi?

  12 	forse che i cinque figli di Pāṇḍu e i rampolli di Dhṛtarāṣṭra,
     	vagano tra i mondi assieme a te o tormenta-nemici?

  13 	e nei propri regni i re ne otterrano la felicità, 
     	essendo pacificati i kaurava da te come prottettore o mādhava?

  14 	quella stima che io o caro, sempre ho riposto in te,
     	ha dunque avuto frutto o Kṛṣṇa, il tuo agire verso i bharata?”

  15 	Vāsudeva disse:
     	“ io mi sono impegnato o brahmano, nell'amicizia verso i kaurava,
     	ma non fui in grado di trattenere quei ferventi nell'adharma,

  16 	perciò essi hanno tutti avuto la distruzione assieme a figli e parenti,
     	con la ragione o con la forza non si può soverchiare il destino,
     	o grande ṛṣi, forse che tutto questo tu non lo conosci o senza-macchia?

  17 	essi disprezzando il mio consiglio, e quello di Bhīṣma e di Vidura,
     	sono allora andati alla dimora di Yama, avendola ciascuno raggiunta,

  18 	i cinque pāṇḍava sono rimasti, cogli amici e coi figli uccisi,
     	e tutti i figli di Dhṛtarāṣṭra sono stati uccisi con figli e parenti."

  19 	avendo Kṛṣṇa così pronunciate queste parole, violentemente soverchiato dall'ira
     	Uttaṅka gli rispondeva spalancando gli occhi per la furia:

  20 	“ giacché tu non fosti capace o Kṛṣṇa, di salvare i kuru e i pāṇḍava,
     	assieme ai loro cari famigliari, allora io ti maledirò senza dubbio,

  21 	giacché trattenendoli non li hai allontanati dalla violenza,
     	allora pieno di furia io ti maledirò o uccisore di Madhu,

  22 	essendo tu in grado di farlo e avendo agito al contrario o mādhava,
     	furono ingannati i migliori dei kuru, quando tu li hai abbandonati.”

  23 	Vāsudeva disse:
     	“ ascolta quanto io ti diro in dettaglio o rampollo di Bhṛgu,
     	sul tentativo di fermarli, tu pure sei un asceta o bhṛguide,

  24 	e avendo udito questo sull'adhyātman puoi scagliare la tua maledizione,
     	nessun uomo di piccolo tapas è in grado di superarmi,

  25 	io non voglio la distruzione del tuo tapas o migliore degli oranti,
     	tu hai un grandissimo e splendido tapas, e hai pure soddifatto i guru,

  26 	io conosco la tua giovanile brahmacarya o migliore dei ri-nati,
     	perciò non voglio che il tuo tapas acquistato con dolore vada perduto.”
     


                              LIII


   1 	Uttaṅka disse:
     	“ parlami o Lunghi-capelli, in verità dell'irreprensibile adhyātman,
     	e avendo udito, ti coprirò del meglio o di una maledizione o Janārdana.”

   2 	Vāsudeva disse:
     	“ sappi che tamas, rajas, e sattva, questi stati sono in me rifugiati,
     	e sappi pure che i rudra, e i vasu da me sono nati o ri-nato,

   3 	in me sono tutti gli esseri, e pure io sono in tutti gli esseri
     	saldo, così tu devi sapere, non aver qui dubbio alcuno,

   4 	e tutte la schiere dei daitya, e di yakṣa, rākṣasa e serpenti,
     	e i gandharva e le apsaras sappi che da me sono nate o ri-nato,

   5 	essere e non-essere, e quanto dicono sia immanifesto e manifesto,
     	indistruttibile e distruttibile, tutto ciò è fatto da me stesso,

   6 	i dharma che sono stabiliti nei quattro modi di vita o muni,
     	e le azioni divine, sappi che tutto ciò è fatto da me stesso, 

   7 	il non-essere, il reale e l'irreale e tutto quanto è oltre il reale e l'irreale,
     	non vi è nulla di superiore all'eterno dio degli dèi,

   8 	sappi che i veda con la sillaba oṃ in testa sono me stesso o discendente di Bhṛgu,
     	il palo sacrificale, il soma, e quanto nel rito soddisfi i trenta dèi,

   9 	l'oblazione e il burro sacrificale, sappi che è me stesso o rampollo di Bhṛgu,
     	il celebrante, e pure la cerimonia e il burro ben preparato,

  10 	il cantore rituale me elogia con i suoi canti nei grandi sacrifici,
     	nei riti di espiazione o brahmano, i recitanti preghiere di pace e di auspicio,
     	me cantano come il creatore di tutto eterno o migliore dei ri-nati,

  11 	sappi che Dharma è il mio figlio maggiore o migliore dei ri-nati,
     	caro alla mia mente o savio, per la mia compassione per tutti gli esseri,

  12 	là io, mentre gli uomini vanno e vengono,
     	in molte nascite io mi creo o migliore dei ri-nati,

  13 	per proteggere il dharma, e per rendere saldo il dharma,
     	assumendo ciascuna forma nei tre mondi o bhṛguide,

  14 	io sono Viṣṇu, io Brahmā, e Śakra, io l'origine e la dissoluzione,
     	di tutte le schiere degli esseri io sono il creatore e il distruttore,

  15 	e anche di tutti quelli che agiscono nell'adharma,
     	in ciascun yuga muovendo io raffermo i confini del dharma,
     	entrando in ciascuna nascita per compiere il bene delle creature,

  16 	quando io esisto in forma divina o rampollo di Bhṛgu,
     	allora io senza dubbio agisco in tutto come un dio,

  17 	quando invece esisto in forma di gandharva o rampollo di Bhṛgu,
     	allora io compio tutte le mie azioni come un gandharva o bhṛguide,

  18 	e quando io esisto in forma di nāga, com un nāga agisco,
     	e ugualmente agisco in forma di yakṣa e di rākṣasa,

  19 	ma esistendo come umano, io ho agito con compassione,
     	ma quei folli fin dalla nascita non hanno accolto le mie parole benefiche,

  20 	in vista di quel grande pericolo, i kuru furono da me protetti,
     	ma loro ancora una volta si mostrarono pieni di collera,

  21 	intenti quaggiù nell'adharma, e sommersi dalle legge del fato,
     	uccisi in battaglia secondo il dharma, hanno senza dubbio raggiunto il paradiso,

  22 	e i pāṇḍava hanno ottenuto gloria nei mondi o migliore dei ri-nati,
     	tutto quanto quello che tu mi hai chiesto io ti ho rivelato.”
     


                              LIV


   1 	Uttaṅka disse:
     	“ ti riconosco come il creatore dell'universo o Janārdana,
     	e certo ciò deriva dalla tua grazia, non ho alcun dubbio,

   2 	il mio animo è pacificato, essendo nella tua natura o incrollabile,
     	ed estinta è la mia collera, sappilo o tormenta-nemici,

   3 	se io sono degno di qualche tuo favore o Janārdana,
     	io vorrei vedere la tua forma sovrana, mostramela.”

   4 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora con anima lieta a lui mostrava la sua forma,
     	e quel saggio vide l'eterna forma di Viṣṇu, come il Conquista-ricchezze,

   5 	egli vide il grand'anima, il grandi-braccia dalla forma universale,
     	e quel savio cadde in grande meraviglia vedendo il suo aspetto di sovrano.

   6 	Uttaṅka disse:
     	“ o creatore universale, omaggio sia a te che hai una tale forma,
     	dai tuoi piedi la terra è coperta e dalla tua testa il cielo è coperto,

   7 	e quanto è in mezzo a terra e cielo è coperto dal tuo ventre,
     	dalle tue braccia sono coperti gli spazi, tu sei il tutto o incrollabile,

   8 	mantieni di nuovo o dio, questa suprema eterna forma,
     	ancora io voglio vederti in questa eterna forma.”

   9 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	a lui diceva Govinda con la pace dell'anima o Janamejaya:
     	“ scegli una grazia.” e allora Uttaṅka questo diceva:

  10 	“ ho già ottenuto oggi una grazia da te o luminosissimo,
     	che ho veduto o Kṛṣṇa, questo tua forma che genera e distrugge.”

  11 	e a lui di nuovo Kṛṣṇa diceva: “ non aver incertezze su ciò,
     	questo è necessario si compia, il vedermi non è senza frutto.”

  12 	 Uttaṅka disse:
     	“ necessariamente lo farò se tu così pensi o illustrissimo,
     	io desidero dell'acqua dove voglio, essa è ardua da trovare nei deserti.”

  13 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora trattenendo il suo splendore, il Signore diceva ad Uttaṅka:
     	“quando la desideri pensa a me.” ciò detto partiva per dvārakā,

  14 	quindi un giorno il venerabile Uttaṅka desiderando dell'acqua,
     	camminando assetato nel deserto richiamava in mente l'incrollabile,

  15 	allora quel saggio un montanaro, nudo e coperto di polvere,
     	circondato da una muta di cani, in quel deserto scorgeva,

  16 	cinto di una formidabile spada, e armato di arco frecce 
     	il sommo ri-nato lo vedeva, e dalle sue pudende scorreva abbondante acqua,

  17 	e a lui che lo aveva in mente, il montanaro ridendo diceva:
     	“ ehi Uttaṅka, accetta quest'acqua da me o discendente di Bhṛgu,
     	ho grandissima compassione a vederti pieno di sete.”

  18 	così apostrofato da lui, il muni non approvava quell'acqua,
     	e quel saggio insultava l'incrollabile con fiere parole,

  19 	ma di nuovo il montanaro gli diceva:” bevi dunque!”
     	ma infuriato egli non la beveva, con grande agitazione interiore,

  20 	e quello rifiutato con decisione da quel grand'anima,
     	coi suoi cani o grande re, allora scompariva,

  21 	Uttaṅka allora vedendo ciò, con animo pieno di vergogna,
     	pensava di essere stato ingannato da Kṛṣṇa uccisore di nemici,

  22 	quindi su quella stessa via l'armato di disco, mazza e conchiglia,
     	dalle grandi-braccia giungeva, e Uttaṅka gli diceva:

  23 	“ non è corretto che tu mi dia una simile cosa o migliore degli uomini,
     	dell'acqua emessa dall'orina di un montanaro o illustre.”

  24 	udite queste sue parole, il saggio Janārdana dal grande intelletto,
     	questo diceva a Uttaṅka per confortarlo con gentili parole:

  25 	“quale era la forma più appropriata per dartela,
     	in tale forma io te lo data ma tu non lo hai compreso,

  26 	io a tuo favore ho detto al Distruggi-fortezze armato della folgore:
     	' concedi l'amṛta ad Uttaṅka sono forma di acqua o potente.'

  27 	e il signore degli dèi a me rispondeva:' un mortale non può avere l'immortalità,
     	concedi a lui un'altra grazia.' così ripeteva o rampollo di Bhṛgu,

  28 	e io a lui: ' dagli l'amṛta.' così io dicevo al signore di Śacī,
     	e il re degli dèi compiacendomi, ancora questo diceva:

  29 	se necessariamente si deve dare l'amṛta a lui o splendidissimo,
     	io divenuto un montanaro la darò al bhṛguide o grand'anima,

  30 	se il bhṛguide accetterà oggi quell'amṛta,
     	io andrò a dare al bhṛguide l'amṛta o potente,
     	ma se sarà rifiutata da lui, io non gliela darò.' così o bhṛguide,

  31 	quindi il Vāsava, fatto l'accordo in questa maniera,
     	si è presentato è ti ha dato l'amṛta ma tu l'hai rifiutata,
     	e il grandissimo beato in forma di caṇḍāla ti ha abbandonato,

  32 	ma quanto tu desideri che sono in grado di fare di nuovo,
     	e l'acqua che tu desideri o inviolabile, io farò fruttare,

  33 	in questi luoghi deserti o brahmano vi sarà l'acqua che desideri,
     	e nel deserto appariranno delle nuvole piene di acqua,

  34 	e di concederanno dell'acqua buonissima o rampollo di Bhṛgu,
     	e saranno chiamate le nubi di Uttaṅka e fama daranno a te.”

  35 	così apostrofato da Kṛṣṇa, quel savio contento divenne,
     	e anche oggi le nubi di Uttaṅka fanno pioggia sul deserto o bhārata.
     


                              LV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ il supremo asceta Uttaṅka quale tapas aveva compiuto,
     	che desiderava lanciare una maledizione a Viṣṇu potente signore?”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	Uttaṅka era dotato di un grande tapas o Janamejaya,
     	devoto al guru quello splendido, nessun altro venerava,

   3 	questo era il desiderio di tutti i figli dei ṛṣi,
     	di avere la condotta di Uttaṅka verso il guru, o bhārata,

   4 	di Gautama invero vi erano molti discepoli o Janamejaya,
     	e lui aveva supremo affetto e amore per Uttaṅka,

   5 	per il suo autocontrollo e purezza, e per il suo coraggioso agire,
     	e per la condotta corretta, Gautama era molto contento di lui,

   6 	Gautama avendo licenziato i discepoli a migliaia,
     	non voleva lasciar andare Uttaṅka per il supremo amore,

   7 	progressivamente la vecchiaia o caro, colpiva il grande muni,
     	ma il muni non se ne rendeva conto per amore verso il guru,

   8 	un giorno allora o re dei re, andava a racogliere legna,
     	e Uttaṅka conduceva un grande peso di legna,

   9 	sfiancato da quel peso, allora il carico di legna o uccisore di nemici,
     	gettava a terra o re, stanchissimo e affamato,

  10 	una ciocca dei suoi capelli simile all'argento rimaneva attaccata alla legna,
     	e quindi assieme alla legna cadeva allora al suolo,

  11 	allora il bhṛguide oppresso dal peso, e affamato, 
     	vedendo quello stato della sua energia, afflitto si lamentava forte,

  12 	e quindi la figlia del guru dagli occhi simili a petali di loto,
     	e grandi, e dalle belle natiche, con la mano afferrava le sue lacrime,
     	per ordine del padre quella sapiente del dharma inchinando la testa,

  13 	dalle sue mani che erano bruciate da quelle gocce cadevano le lacrime,
     	né la terra era in grado di reggere quelle lacrime che cadevano, 

  14 	Gautama dunque, diceva con animo lieto al savio Uttaṅka:
     	“ perche o figliolo, tu hai ora l'animo così sofferente?
     	dimmelo gentilmente o savio ṛṣi, io voglio udire le tue parole.”

  15 	Uttaṅka disse:
     	“ con l'animo rivolto a te, per desiderio di farti piacere,
     	per la devozione che ho qui per te, e seguendo la tua condotta,

  16 	della mia vecchiaia non mi sono accorto, e non ho conosciuto la felicità,
     	tu non mi hai licenziato, e io sono vissuto qui per cento anni,

  17 	tu signore hai lasciato andare discepoli meno importanti di me,
     	che ti hanno seguito o migliore dei ri-nati a centinaia e a migliaia.”

  18 	Gautama diceva:
     	“ per l'affetto che ho per te e per la tua disciplina verso il guru,
     	è passato molto tempo, e io non me ne sono accorto o toro dei ri-nati,

  19 	ma se tu oggi hai desiderio di partire o bhṛguide,
     	accogliendo il mio permesso vai senza indugio a casa tua.”

  20 	Uttaṅka disse:
     	“ quale onorario al maestro devo dare, dimmelo o migliore dei ri-nati,
     	e avendolo effettuato, io potrò andare col tuo permesso o illustre.”

  21 	Gautama disse:
     	“ l'aver soddisfatto i guru è il giusto onorario, dicono i virtuosi,
     	e io sono soddisfatto della tua condotta non vi è dubbio,

  22 	sappi che in questo modo mi hai supremamente soddisfatto o discendente di Bhṛgu,
     	se tu ora sei divenuto un giovane di sedici anni,

  23 	io ti concedo in sposa la vergine mia figliola o ri-nato,
     	a parte lei nessun'altra è degna di starti vicino.”

  24 	quindi divenuto giovane accettava quella splendida,
     	e col permesso del guru alla moglie del guru diceva:

  25 	“ quale onorario del guru devo darti, assegnalo a me,
     	io voglio beneficiarti pure con la vita o le ricchezze,

  26 	e quale gemma vi sia al mondo meraviglio e ardua da ottenersi,
     	e te la porterò attraverso i tapas, per me qui non vi è dubbio alcuno.”

  27 	Ahalyā disse:
     	“ sempre io fui arcisoddisfatta di te assieme al venerabile,
     	ed essendo tutto fatto, fortuna sia a te, vai o figliolo dove desideri.”

  28 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	Uttaṅka dunque o grande re, di nuovo diceva queste parole:
     	“ fammi sapere o madre cosa devo fare per il tuo bene.”

  29 	Ahalyā disse:
     	“ trovando il divino orecchino di perle della moglie di Saudāsa,
     	portamelo fortuna sia a te, e l'onorario del guru sarà pagato.”

  30 	avendo risposto di si, egli partiva o Janamejaya,
     	a cercare quegli orecchini, per fare piacere alla moglie del guru, 

  31 	Uttaṅka veloce andava allora quel toro fra i brahmani,
     	dall'antropofago Saudāsa per mendicare gli orecchini di perle,

  32 	Gautama però diceva alla moglie: “ Uttaṅka oggi non si è visto?”
     	così richiesta lei raccontava che era andato per quegli orecchini,

  33 	allora lui diceva alla moglie: “ciò da te non è stato fatto a dovere, 
     	meledetto quel sovrano mangerà forse il brahmano.”

  34 	Ahalyā disse:
     	“ fornito del mio ordine o venerabile oggi quel brahmano,
     	per tua grazia non cadrà in acun pericolo.”

  35 	così apostrofato, Gautama diceva alla moglie:” così sia.”
     	e Uttaṅka in una deserta foresta scorgeva il re.”
     


                              LVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	veduto quindi quel portentoso re, terribile a vedersi,
     	che portava lunghi baffi ed era imbrattato del sangue degli uomini,

   2 	quel savio non aveva alcun tremore, e il re allora gli diceva
     	alzandosi con grande energia, terribile come Yama:

   3 	"per fortuna tu o nobile, alla sesta ora davanti a me,
     	mentre ero in cerca di cibo sei giunto o migliore di ri-nati.”

   4 	  Uttaṅka disse:
     	“ sappi o re che qui io sono giunto in cerca dell'onorario per il guru,
     	e i saggi dicono che non si deve uccidere chi cerca l'onorario.”

   5 	il re disse:
     	“ il mio pasto è sempre alla sesta ora o migliore dei ri-nati,
     	non sono in grado di lasciarti andare per la fame che ho ora.”

   6 	Uttaṅka disse:
     	“ così sia o grande re il mio accordo fatto con te,
     	che dopo aver riportato l'onorario al guru io ritornerò nelle tue mani,

   7 	io ho saputo quale onorario dare al guru o migliore dei re,
     	e questo dipende da te o re dei re, e lo chiedo a te o signore di uomini,

   8 	tu dai ai principali savi brahmani a tutti loro dei gioielli,
     	tu sei un generoso o tigre fra gli uomini rispettato quaggiù sulla terra,
     	e pure io sappi, sono degno di ricevere o migliore dei sovrani,

   9 	portato l'onorario al guru da te concessomi o uccisore di nemici,
     	secondo il patto o re dei re, di nuovo tornerò nelle tue mani,

  10 	il vero io ti prometto, non vi è qui alcun inganno,
     	mai prima io ho detto il falso neppure nelle quisquiglie, come dunque altrimenti?”

  11 	Saudāsa disse:
     	“ se io da te richiesto ti darò l'onorario del guru,
     	se io sono degno di dare, dimmi che cosa è la giusta cosa.”

  12 	Uttaṅka disse:
     	“ tu per me sei sempre degno di dare o toro degli uomini,
     	e io sono giunto a te per mendicare gli orecchini di perle.”

  13 	Saudāsa disse:
     	“ di mia moglie o savio ṛṣi, sono quei preziosi orecchini,
     	scegli un altro oggetto e io te lo darò o fermo nei voti.”

  14 	Uttaṅka disse:
     	“ cessa con queste scuse, se per noi tu sei l'autorità,
     	dammi questi orecchini, sii sincero o sovrano.”

  15 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato allora il re di nuovo diceva ad Uttaṅka queste parole:
     	“ vai dunque per mio ordine dalla regina e dille di darteli o virtuoso,

  16 	così informata da te delle mie parole lei dal dolce sorriso,
     	di darà quegli orecchini o migliore dei ri-nati senza alcun dubbio.”

  17 	Uttaṅka disse:
     	“ in quale luogo io posso trovare tua moglie o signore di uomini? 
     	e per quale motivo tu di persona non ti rechi dalla moglie?”

  18 	Saudāsa disse:
     	“ tu la troverai ora alle castatelle nella foresta,
     	io non posso andarla a trovare ora essendo la sesta ora.”

  19 	Uttaṅka così apostrofato si recava o toro dei bhārata,
     	da Madayantī e vedutala le rivelava i suoi motivi,

  20 	e sapute le parole di Saudāsa allora coi suoi grandi occhi,
     	rispondeva ad Uttaṅka dal grande intelletto o Janamejaya:

  21 	“ così sia o grande brahmano tu non parli falsamente o senza-macchia,
     	ma devi tu portarmi qualche prova di ciò,

  22 	di questi miei divini orecchini, dèi, yakṣa e grandi uraga,
     	con molti mezzi hanno desiderio di prenderli, hanno sempre cercato dei punti deboli,

  23 	nascosti nel terreno, i serpenti raggiunti i gioielli li porterebbero via,
     	gli yakṣa e gli dèi se impuro per il cibo in bocca, durante il sonno ti assaliranno,

  24 	in questi inoppugnabili falli sempre o toro dei ri-nati,
     	con attenzione saranno presi da dèi, rākṣasa e nāga,

  25 	di giorno e di notte producono oro o migliore dei ri-nati,
     	e di notte appaiono rilasciare lo splendore di stelle e nakṣatra,

  26 	indossandoli o venerabili, che motivo si ha di fame, sete e paura?
     	e mai si avrà paura di veleno, fuoco o di predatori,

  27 	da uno piccolo indossati, diverrano piccoli,
     	e secondo la misura di chi li porta essi si adattano,

  28 	di questa sorte sono questi miei orecchini, supremamente celebrati,
     	nei tre mondi sono celebri, dammi una prova.”
     


                              LVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	raggiunto l'amichevole re, chiedeva una prova,
     	e a lui diede una prova allora il migliore dei discendenti di Īkṣvāku.

   2 	Saudāsa disse:
     	“questa situazione non mi è congeniale, ma nessun'altra via si trova,
     	questa mia opinione rendendo nota, chiedi gli orecchini di perle.”

   3 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato Uttaṅka diceva a lei le parole del marito,
     	e ciò udendo lei dava a lui gli orecchini di perle,

   4 	ottenuti gli orecchini però diceva ancora al re:
     	“ qual'e il segreto di queste parole io vorrei udire o sovrano.”

   5 	Saudāsa disse:
     	“ le genti kṣatriya spontaneamente venerano i savi brahmani,
     	e verso i savi molte colpe sono state prodotte da noi,

   6 	io sempre inchinandomi ai savi, per un savio caddi nella colpa,
     	e nessun'altra via io vedo, avendo come compagna Madayantī,
     	di andare alla porta del paradiso, restando quaggiù o migliore dei ri-nati,

   7 	un re che si opponga interamente ai ri-nati,
     	non è in grado di stare nel mondo umano, o di vivere felice nell'aldilà,

   8 	io ti ho dato i miei orecchini di perle che tu desideravi,
     	e l'accordo che oggi hai fatto portalo a compimento.”

   9 	Uttaṅka disse:
     	“ così qui io farò, e di nuovo tornerò nelle tue mani, 
     	vi è però una domanda che sono deciso a chiederti o tormenta-nemici.”

  10 	Saudāsa disse:
     	“ dimmi quanto desideri o savio, e io risponderò alle tue parole, 
     	taglierò il tuo dubbio, ora non ho qui alcuna esitazione.”

  11 	Uttaṅka disse:
     	“ i sapienti dell'intero dharma dicono che l'amico è di devote parole,
     	e chi è nocivo agli amici dicono che sia come un ladro,

  12 	tu oggi hai ottenuto la mia amicizia o sovrano,
     	dammi dunque la tua corretta opinione o migliore dei ragionatori, 

  13 	io oggi ho ottenuto il mio scopo e tu sei qui un antropofago,
     	è ragionevole per me tornare alla tua presenza o no.” 

  14 	Saudāsa disse:
     	“ se qua io devo parlare di quanto è appropriato, o migliore dei ri-nati,
     	io penso che tu non debba tornare mai alla mia presenza o migliore dei ri-nati,

  15 	così agendo io vedo il meglio per te o continuatore della stirpe di Bhṛgu,
     	tornando da me o savio, senza dubbio sarebbe la tua morte.”

  16 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così avendo sentito dall'intelligente re, questa appropriata opinione, 
     	avendo salutato il re, si recava dunque da Ahalyā,

  17 	presi i due divini orecchini, per compiacere la moglie del guru,
     	con grande velocità partiva verso l'āśrama di Gautama,

  18 	a protezione di quelli come gli era stato detto da Madayantī,
     	anvendoli legati in una pelle di antilope li portava con sé,

  19 	ma preso da una certa fame, un albero di bilva
     	vedeva carico di frutti e vi saliva pieno di fame,

  20 	attaccandosi ad una ramo di questo o uccisore di nemici, la pelle di antilope
     	in cui gli orecchini erano stati legati dall'eccellente ri-nato,

  21 	slegandosi il nodo, e la pelle di antilope caduta a terra,
     	un certo serpente vedeva là gli orecchini di perle,

  22 	fattosi rapido il serpente della stirpe di Airāvata,
     	ingoiava gli orecchini colla bocca ed entrava in un formicaio,

  23 	vedendo rubati i due oracchini da quel serpente,
     	balzava dall'albero, in agitazione per il dolore e supremamente furente,

  24 	e preso un bastone di legno scavava allora in quel formicaio,
     	con le menbra tormentate da ira e furore, quel toro fra i ri-nati,

  25 	la debole terra era incapace di sopportare quella foga,
     	con il corpo rotto dal bastone di legno, sofferente forte tremava, 

  26 	mentre quindi scavava quel savio ṛṣi la faccia della terra,
     	con decisione, volendo aprirsi un via per il mondo dei nāga,

  27 	col carro dal fulvo tiro, in quel luogo giungeva
     	lo splendidissimo dio armato della folgore, e scorgeva quel supremo ri-nato,

  28 	egli trasformatosi in un brahmano afflitto per il suo dolore,
     	diceva a Uttaṅka:” non così tu lo puoi fare o figliolo,

  29 	da qui al mondo dei nāga vi sono migliaia di yojana,
     	io non credo che ciò si possa propriamente fare con un bastone di legno.”

  30 	Uttaṅka disse:
     	“ o brahmano se non posso recuperare gli orecchini 
     	nel mondo dei nāga, allora lascerò la mia vita davanti a te o migliore dei ri-nati.”

  31 	quando non fu in grado di mutare altrimenti la sua decisione,
     	l'armato del fulmine, dotava il bastone dell'energia della folgore,

  32 	allora per i colpi di folgore si fendeva la terra, 
     	e apriva una via verso il mondo dei nāga o Janamejaya,

  33 	egli da quella strada entrava nel mondo dei nāga,
     	e vedeva il mondo dei nāga grande migliaia di yojana,

  34 	dotato di molte mura divine, adornate con gemme e perle,
     	e fatte o gloriosissimo, interamente d'oro,

  35 	e laghi simili a cristalli, e fiumi di acque trasparenti,
     	e vide molti alberi pieni di schiere di uccelli di vario tipo,

  36 	e il continuatore di Bhṛgu vedeva la porta di quel mondo,
     	larga cinque yojana e lunga cento yojana,

  37 	vedendo il mondo dei nāga, Uttaṅka divenne allora abbattuto,
     	e perse la speranza o caro, di riprendersi di nuovo gli orecchini,

  38 	allora un cavallo dalla coda bianca e nera gli diceva,
     	con gli occhi rossi o kaurava, quasi splendendo di energia:

  39 	“ soffia nel mio dotto dell'apāna o savio, e allora otterrai
     	gli orecchini che ti ha preso il figlio di Airāvata,

  40 	non disgustarti in alcun modo o figlio, di compiere qui questa cosa,
     	tu facendo questo sarai nell'āśrama di Gautama.”

  41 	Uttaṅka disse:
     	“ come io ti conobbi nell'āśrama del mio maestro,
     	e quanto feci allora voglio udire questo ora.”

  42 	il cavallo disse:
     	“ sappi che io sono il guru del tuo guru, l'acceso fuoco che tutto possiede,
     	da te o figliolo, io sempre fui, per conto del tuo guru venerato,

  43 	e sempre celebrato o savio con purezza fui o rampollo di Bhṛgu,
     	perciò il meglio ho stabilito per te, così agisci non ritardare.”

  44 	così apostrofato Uttaṅka compiva quanto dettogli dal fuoco,
     	e il fuoco contento fiammeggiava volendo bruciare,

  45 	allora dai pori della sua pelle soffiando o bhārata,
     	un denso fumo appariva, che portava paura al mondo dei nāga,

  46 	aumentando rapidamente quel fumo o bhārata,
     	nel mondo dei nāga o grande re, non si vedeva più nulla,

  47 	e grida di paura sorsero interamente nella dimora di Airāvata,
     	e degli altri nāga a cominciare da Vāsuki o Janamejaya,

  48 	non erano più visibili le case coperte dal fumo o bhārata,
     	e coperte dalla nebbia erano foreste e monti,

  49 	e cogli occhi rossi per il fumo, e tormentati dalla forza del fuoco,
     	vennero per conoscere le intenzioni dello splendente bhṛguide,

  50 	e udite le intenzioni di quel grande ṛṣi dal fiero splendore,
     	con animo agitato tutti gli resero onore secondo le regole,

  51 	tutti i nāga a mani giunte posti avanti vecchi e bambini,
     	inchinando le teste chiedevano venia al venerabile,

  52 	e ingraziatisi il brahmano, gli offrirono l'acqua ospitale per i piedi,
     	i serpenti e gli consegnarono i divini orecchini supremamente venerati,

  53 	quindi là onorato dai nāga il potente Uttaṅka,
     	compiuta la pradakṣiṇa al fuoco si recava alla dimora del guru,

  54 	e avendo rapidamente raggiunto l'abitazione di Gautama,
     	consegnava i divini orecchini alla moglie del guro o senza-macchia,

  55 	così da quel grand'anima furono percorsi o Janamejaya,
     	i tre mondi per prendere quei divini orecchini di perle,

  56 	di questa natura era il muni Uttaṅka o toro dei bhārata,
     	dotato di un supremo tapas, come tu mi hai chiesto.
     


                              LVIII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ dopo aver dato quel dono a Uttaṅka Govinda, o migliore dei ri-nati,
     	da lì in avanti quel gloriosissimo grandi-braccia che fece?”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	dato dunque il dono a Uttaṅka, Govinda assieme a Sātyaki,
     	partiva per Dvārakā coi suoi grandi cavalli veloci e potenti,

   3 	e superando laghi e fiumi, e varie foreste,
     	raggiungeva allora la piacevole città di dvāratī,

   4 	si svolgeva allora o grande re, il festival del monte raivataka,
     	e vi si recava l'eroe dagli occhi-di-loto seguito da Yuyudhāna,

   5 	il monte tutto adornato di vari tipi di ornamenti,
     	splendeva ovunque di fiori di kāśa fatti d'oro o toro tra gli uomini,

   6 	e con ghirlande d'oro e graziosissimi fiori,
     	e con padiglioni simili a alberi del paradiso il grande monte era ovunque,

   7 	ed enormemente era adornato e anche con lampade d'oro,
     	nelle caverne e sui torrenti da sembrare pieno giorno, 

   8 	e con vari pennoni colle loro campane, da ogni parte,
     	risuonava di canti di uomini e di donne, 
     	e sembrava come il monte meru pieno di schiere di ṛṣi,

   9 	e per quegli uomini e donne eccitati e di allegro aspetto o bhārata,
     	che cantavano, il suono di quel re dei monti toccava il cielo,

  10 	da eccitati, ubriachi, esilarati, che bene cantavano, piena
     	era la terra, e resa meravigliosa per il risuonar delle grida,

  11 	piena di mercati e botteghe, gradevole per luoghi pieni di cibi e bevande,
     	dotata di mucchi di vesti e di ghirlande e di liuti, flauti e tamburi, 

  12 	di cibi da mangiare assieme a vini, e a distillati vari, 
     	erano forniti continuamente tutti a cominciare dai deboli, dai ciechi e dai miseri,
     	era quel festival su gran monte supremamente delizioso, 

  13 	era pieno di pure abitazioni, e frequentato da uomini di pura condotta,
     	e passeggiavano a piacere i valorosi vṛṣṇi nella festa sul raivataka,
     	quel monte pieno di ristori sembrava come il mondo degli dèi,

  14 	allora quando Kṛṣṇa vi giunse vicino, o toro dei bhārata,
     	quel re dei monti divenne simile al palazzo di Śakra,

  15 	quindi dopo essere stato onorato entrava nel sua bella dimora
     	Govinda, e Sātyaki si recava alla propria dimora,

  16 	e vi entrava con animo lieto, essendo stato lontano per molto tempo,
     	e dopo aver compiuto defficili imprese come il Vāsava tra i dānava,

  17 	i bhoja, i vṛṣṇi e gli andhaka, si avvicinarono al quel vṛṣṇi
     	che giungeva, a quel grand'anima come gli dèi fanno col Cento-riti,

  18 	avendo onorato tutti loro quel sagace, e chiesto della loro salute,
     	felice salutava cerimoniosamente il padre e la madre,

  19 	e da loro due abbracciato confortato quel grandi-braccia,
     	si sedeva circondato da tutti i vṛṣṇi,

  20 	stanco quel gloriosissimo, compiuto il lavacro dei piedi,
     	Kṛṣṇa raccontava della grande battaglia, richiesto dal padre.
     


                              LIX


   1 	Vasudeva disse:
     	“ ho udito o vṛṣṇi di quella straordinaria battaglia,
     	sempre raccontata dagli uomini nello scambio di racconti o figlio,

   2 	tu ne sei stato testimone, e ne hai conosciuto i fatti o grandi-braccia,
     	perciò raccontami di quella battaglia secondo verità o senza-macchia,

   3 	come sorgeva il supremo scontro tra i pāṇḍava grandi anime,
     	e gli altri a cominciare da Bhīṣma, Karṇa, Kṛpa, Droṇa e Śalya,

   4 	e gli altri tantissimi kṣatriya esperti d'armi,
     	di varie fogge e aspetto, e abitanti vari luoghi.”

   5 	così richiesto dal padre l'eroe dagli occhi-di-loto, presente la madre,
     	raccontava della battaglia e della distruzione degli eroi dei kuru.

   6 	Vāsudeva disse:
     	“ più che portentose furono le imprese degli kṣatriya,
     	ma per la quantità, non sarei in grado di raccontarle in cento anni,

   7 	ma in sommario ascoltale da me che te le racconto in succinto, 
     	le imprese di quei signori della terra come accaddero o luminoso come un dio,

   8 	Bhīṣma fu il comandante in capo delle undici armate,
     	quel kauravya a capo dei kaurava come il Vāsava degli dèi,

   9 	Śikhaṇḍin comandava le sette armate dei figli di Pāṇḍu,
     	e quel saggio era protetto dall'intelligente ambidestro,

  10 	tra questi grandi anime vi fu una battaglia di dieci giorni,
     	grandissima da far rizzare i capelli, tra kuru e pāṇḍava,

  11 	allora Śikhaṇḍin colpiva il figlio di Gaṅgā che combatteva 
     	nella grande battaglia, con molte frecce assieme all'armato del gāṇḍīva,

  12 	giacendo su un letto di frecce quel muni attendeva il momento
     	in cui il sole lasciato il percorso meridionale inizia quello settentrionale,

  13 	quindi comandante in capo divenne Droṇa il migliore degli esperti d'arme,
     	il primo eroe del re dei kaurava come Kāvya lo fu del signore dei daitya,

  14 	quel migliore dei ri-nati circondato dai nove akṣauhiṇī 
     	rimasti, celebrato in battaglia, era protetto dai kuru con Kṛpa e Vṛṣa in testa,

  15 	Dhṛṣṭadyumna invece grande esperto d'armi, era il comandante dei pāṇḍava,
     	ed era protetto da Bhīma quello splendido, come Varuṇa da Mitra,

  16 	quel grande intelletto attorniato da cinque armate per arrivare a Droṇa
     	compiva in battaglia un grande sforzo ricordando le offese fatte al padre,

  17 	in quello scontro tra Droṇa e il nipote di Pṛṣata, dei valorosi
     	sovrani giunti da varie regioni, per la maggior parte incontrarono la morte,

  18 	per cinque giorni vi fu una battaglia supremamente terribile,
     	quindi Droṇa ormai stanco cadde in mano a Dhṛṣṭadyumna,

  19 	e quindi comandante in capo dell'eserciti di Duryodhana divenne Karṇa,
     	circondato sul campo dai cinque akṣauhiṇī rimasti,

  20 	e tre armate avevano i figli di Pāṇḍu protette da Bībhatsu,
     	e la maggior parte dei migliori guerrieri là erano schierati,

  21 	e si scontravano col pṛthāde come falene col fuoco,
     	e trovava la morte il figlio del sūta in quel terribile secondo giorno,

  22 	ucciso Karṇa, i kaurava privi di potenza e di energia,
     	con tre akṣauhiṇī sceglievano il sovrano dei madra,

  23 	uccise la maggior parte delle armate, i pāṇḍava invece attorniavano
     	Yudhiṣṭhira, quasi privi di forze col rimanente akṣauhiṇī,

  24 	il re dei kuru Yudhiṣṭhira uccideva il re dei madra,
     	a metà di quel giorno compiendo una difficilissima impresa,

  25 	ucciso Śalya, Sahadeva dal grande intelletto uccideva
     	con supremo coraggio, Śakuni autore di quella discordia,

  26 	ucciso Śakuni, il malevolo re figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	si allontanava mazza in pugno, uccisa che fu la maggior parte del suo esercito,

  27 	e lo inseguiva il potente Bhīmasena infuriato,
     	e lo scorgeva in mezzo all'acqua, nel lago dvaipāyana,

  28 	quindi circondandolo da ogni parte col resto dell'esercito,
     	i cinque pāṇḍava contenti si fermarono attorno a lui che stava nel lago,

  29 	rapidamente con parole simili a frecce lo colpirono forte immerso nell'acqua,
     	ed egli alzandosi con la mazza in pugno si preparava a combattere,

  30 	quindi fu ucciso il re figlio di Dhṛtarāṣṭra in quel grande scontro,
     	da Bhīmasena che lo attaccava, davanti a quei sovrani della terra,

  31 	quindi l'esercito pāṇḍava addormentato di notte negli accampamenti,
     	fu distrutto dal figlio di Droṇa che non sopportava l'uccisione del padre,

  32 	coi figli uccisi, distrutti gli eserciti, cogli amici uccisi, assieme a me,
     	e con Yuyudhāna per secondo, i cinque pāṇḍava sono sopravissuti,

  33 	e assieme a Kṛpa e al bhoja, il droṇide è sopravissuto alla guerra,
     	e anche il kaurava Yuyutsu, è rimasto vivo rifugiandosi dai Pāṇḍava,

  34 	ucciso dunque Suyodhana, re dei kaurava coi suoi parenti,
     	Vidura e Saṃjaya si presentavano al dharmarāja,

  35 	così fu quella battaglia di diciotto giorni o potente,
     	dove i signori della terra furono uccisi, e risiedono ora in paradiso.”

  36 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	avendo udito o grande re, quella storia da far rizzare i capelli,
     	i vṛṣṇi divennero allora pieni di dolore sofferenza ed eccitazione.
     


                              LX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	raccontando allora dunque il potente Vāsudeva,
     	della grande guerra dei bhārata, alla fine della storia vicino al padre, 

   2 	trascurava l'eroe di parlare dell'uccisione di Abhimanyu o bhārata,
     	quel grande intelletto non recò un dispiacere a Vasudeva,

   3 	infatti udendo della dolorosissima uccisione del nipote, Vasudeva 
     	sarebbe stato tormentato da dolore e sofferenza, così pensava quel saggio,

   4 	ma Subhadrā a lui che non menzionava la morte del figlio in battaglia,
     	diceva:” racconta dell'uccisione di mio figlio.” e cadeva a terra,

   5 	e Vasudeva la vedeva cadere a terra allora,
     	e vedutala, ache lui cadeva a terra soverchiato dal dolore,

   6 	quindi pieno di dolore e sofferenza per l'uccisione del nipote, 
     	Vasudeva o grande re, queste parole diceva a Kṛṣṇa:

   7 	“ certo tu o occhi-di-loto, sei conosciuto di sincera parola sulla terra,
     	ma ora o uccisore di nemici non mi racconti della morte di mio nipote,

   8 	in verità o illustre dimmi dell'uccisione del figlio di tua sorella,
     	lui che aveva occhi simili ai tuoi in che modo fu ucciso in battaglia dai nemici?,

   9 	ahime, difficile è il morire sempre per gli uomini, giunto il momento o vṛṣṇi,
     	laddove per il dolore il mio cuore non si frantuma in cento pezzi,

  10 	che ti diceva in battaglia riguardo la madre Subhadrā?
     	e anche riguardo a me o occhi-di-loto, che disse quel caro dai mobili occhi?,

  11 	non sarà certo stato ucciso volgendo la schiena sul campo ai nemici,
     	certo il suo viso o Govinda, non sarà divenuto terrorizzato in battaglia,

  12 	quello splendidissimo o Kṛṣṇa, quasi vantandosi davanti a me,
     	fin dalla fanciullezza quel potente raccontava del suo valore,

  13 	non sarà stato ingannato quel fanciullo da Droṇa, Karṇa e da Kṛpa,
     	e ora giace a terra ucciso, questo raccontami o Lunghi-capelli,

  14 	sempre il figliolo di mia figlia emulava in battaglia,
     	Droṇa, Bhīṣma e Karṇa il migliore sul carro.”

  15 	al padre che in tal modo allora molto si lamentava pieno di dolore,
     	ancora più addolorato Govinda queste parole diceva:

  16 	"egli non mutò viso sul fronte della battaglia,
     	né volgeva le spalle, pur essendo durissima la battaglia,

  17 	avendo ucciso principi della terra contandoli a centinaia e a migliaia,
     	impegnato da Droṇa e da Karṇa cadde preda del figlio di Duḥśāsana,

  18 	combattendo sempre da solo a solo o potente,
     	non poteva ucciderlo in battaglia neppure l'armato del fulmine,

  19 	mentre il pṛthāde era sfidato in battaglia dai guerrieri giurati, 
     	fu circondato in battaglia da furiosi guerrieri a cominciare da Droṇa,

  20 	quindi fatta una grandissima strage sul campo dei nemici del padre,
     	tuo nipote o vṛṣṇi, cadde preda del figlio di Duḥśāsana,

  21 	di certo egli è andato in paradiso, cessa il tuo dolore o grande intelletto,
     	gli uomini di virtù non si abbattono cadendo nella sventura,

  22 	lui contro cui combattevano a cominciare da Droṇa e da Karṇa,
     	eroi pari al grande Indra in battaglia, come può non esser andato in cielo?

  23 	rigetta il dolore o invincibile, non cadere preda della passione,
     	quel conquistatore di città nemiche ha ottenuto la meta dei purificati dalle armi,

  24 	dopo che fu ucciso quel valoroso, mia sorella Subhadrā, 
     	soverchiata dal dolore raggiunta Pṛthā gridava come un'aquila,

  25 	e avvicinatasi a Draupadī le chiedeva piena di dolore:
     	' o nobildonna, dove sono tutti i nostri figli? io voglio vederli.'

  26 	e udendo le sue parole tutte le donne dei kuru,
     	con le loro braccia si precipitavano a circondarla piene di suprema afflizione,

  27 	e Subhadrā diceva a Uttarā: ' o splendida dov'è finito tuo marito?
     	rapidamente fammi sapere che lui è arrivato,

  28 	perché dunque o figlia di Virāṭa, avendo sentito la mia voce,
     	non corre rapido in casa, perché non viene tuo marito?

  29 	o Abhimanyu i tuoi zii materni dei grandi guerrieri abilissimi,
     	e tutti dicono che tu sei pure abile qui venuto a combattere,

  30 	raccontami oggi come è andata la battaglia o uccisore di nemici,
     	perche non parli ora a me che qui mi lamento?'

  31 	uditi tali lamenti di quella principessa vṛṣṇi,
     	Pṛthā piena di dolore dolcemente queste parole le diceva:

  32 	' o Subhadrā, da Vāsudeva e da Sātyaki e da suo padre,
     	era protetto quel giovine in battaglia, fu ucciso per volere del fato,

  33 	tale è la legge dei mortali, non dolerti o rampolla di Yadu,
     	l'invincibile tuo figlio ha raggiunto la suprema meta,

  34 	tu sei nata da una grande stirpe di kṣatriya grandi anime,
     	non dolerti per l'eroe dai mobili occhi, o occhi-di-loto, 

  35 	guarda Uttarā che è gravida, non dolerti o bella,
     	da lei presto nascerà un figlio o splendida.'

  36 	cosi consolandola Kuntī o continuatore della stirpe di Yadu,
     	la liberava dal difficile dolore, e preparava la cerimonia funebre per lui,

  37 	quella esperta del dharma, avuto il permesso del re, di Bhīma,
     	e dei gemelli simili entrambi a Yama, e distribuiva molteplici doni,

  38 	quindi avendo dato una vacca a molti brahmani o discendente di Yadu,
     	si rincuorava la vṛṣṇi e diceva questo alla figlia di Virāṭa:

  39 	' o figlia di Virāṭa, non devi qui cadere nel tormento o virtuosa,
     	per conto del marito o belle-natiche, proteggi il bimbo che hai in grembo.'

  40 	ciò detto, allora Kuntī smetteva di parlare o splendidissimo,
     	e col suo permesso io ho qui portato Subhadrā,

  41 	così ha incontrato la morte tuo nipote o mādhava,
     	allontana il dolore o invincibile, non por mente alla sofferenza.”
     


                              LXI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udite le parole del figlio, il figlio di Śūra allora 
     	abbandonato il dolore, quell'anima giusta celebrava i supremi riti funebri,

   2 	e pure Vāsudeva per il figlio della sorella grand'anima,
     	sempre amato dal padre celebrava i riti per l'aldilà,

   3 	sei centinaia di migliaia di brahmani, quel grandi-braccia,
     	correttamente nutriva con cibo dotato di ogni qualità,

   4 	e ricoprendoli di ricchezze il grandi-braccia ne toglieva la sete,
     	a quei brahmani, così Kṛṣṇa, ed era da rizzar i capelli

   5 	la quantità d'oro, di vacche di letti e vestimenti,
     	donate allora, e quei savi ammisero che era abbondante,

   6 	Vāsudeva, e il dāśārha Baladeva assieme a Sātyaki,
     	e anche Satyaka compirono il rito funebre di Abhimanyu,
     	e fortemente afflitti dal dolore non trovavano pace,

   7 	e pure i valorosi pāṇḍava nella città che ha nome dagli elefanti,
     	non trovavano pace privati di Abhimanyu,

   8 	per moltissimi giorni o re dei re, la figlia di Virāṭa,
     	non si nutriva piena di dolore per il marito, e ciò era molto commiserevole,
     	e il bimbo che stava nel suo grembo, poteva esserne distrutto,

   9 	giunse allora Vyāsa ciò conoscendo colla sua divina vista,
     	e arrivato quel saggio, diceva a Pṛthā dai grandi occhi,
     	e a Uttarā, quello splendisissimo:” abbandona questa sofferenza,

  10 	e nascerà a te o virtuosa un splendido figliolo,
     	per la potenza di Vāsudeva e perché lo dico io,
     	alla morte dei pāṇḍava egli governerà la terra.”

  11 	e guardando il Conquista-ricchezze, davanti al dharmarāja,
     	Vyāsa quasi ridendo diceva queste parole o bhārata:

  12 	“ tuo nipote o grandi-braccia, nascerà con grande intelletto,
     	e governerà la terra intera circondata dal mare,

  13 	perciò o migliore dei kuru, abbandona il dolore tu o tormenta-nemici,
     	non vi è qui nessun dubbio, questo diverrà vero,

  14 	e quanto fu detto prima o rampollo dei kuru, da Kṛṣṇa,
     	dall'eroe vṛṣṇi, così sarà, non aver qui dubbio alcuno,

  15 	egli è giunto ai mondi imperituri dei saggi che ha conquistato,
     	non devi dolerti o figliolo, e neppure gli altri kuru.”

  16 	così apostrofato dal nonno, il Conquista-ricchezze, anima pia,
     	abbandonato il dolore o grande re, divenne di aspetto allegro,

  17 	e tuo padre o anima giusta, cresceva in quel grembo o grande intelletto,
     	secondo il giusto tempo come la luna nella quindicina chiara,

  18 	quindi Vyāsa incitava il sovrano figlio di Dharma
     	a pensare all'aśvamedha, e quindi scompariva,

  19 	ma il saggio dharmarāja udite le parole di Vyāsa,
     	poneva mente al modo di trovarne i mezzi.
     


                              LXII


   1 	Janamejaya disse:
     	“udite le parole pronunciate o brahmano, da Vyāsa grand'anima,
     	che cosa faceva il sovrano allora riguardo all'aśvamedha?

   2 	e il tesoro che Marutta aveva nacosto sulla terra,
     	come fece a raccoglierlo? questo dimmi o migliore dei ri-nati.”

   3 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il dharmarāja Yudhiṣṭhira udite le parole del dvaipāyana,
     	radunati tutti i fratelli a tempo debito queste parole diceva,
     	ad Arjuna, a Bhīmasena e ai gemelli figli di Mādrī:

   4 	" avete udito o valorosi, le parole che per amicizia il grand'anima,
     	il saggio Kṛṣṇa ha pronunciato volendo il bene dei kuru, 

   5 	da lui che è un grande anziano degli asceti, che desidera il benessere degli amici,
     	che è un maestro di giusta condotta, da Vyāsa dal meraviglioso agire,

   6 	e da Bhīṣma dalla grande saggezza, e dall'intelligente Govinda,
     	e rammentandole, rettamente io voglio agire o pāṇḍava,

   7 	impegnatevi voi tutti al presente momento al nostro bene,
     	a seguire la buona condotta secondo le parole di quell'assertore del brahman,

   8 	questa intera terra ha consumate le sue ricchezze o rampolli dei kuru,
     	e Vyāsa molto ci parlò della ricchezza di Marutta o principi,

   9 	se voi questo pensate onorevole o adeguato,
     	di questo tutti noi andremo a raccogliere, che cosa dunque ne pensi tu o Bhīma?”

  10 	così richiesto dalle parole del sovrano allora o continuatore della stirpe dei kuru,
     	Bhīmasena a mani giunte diceva queste parole al migliore dei sovrani:

  11 	“ io approvo o grandi-braccia, quanto tu hai detto,
     	riguardo ad andare a prendere la ricchezza raccontata da Vyāsa,

  12 	se noi potremo ottenere la ricchezza del figlio di Avikṣit o potente,
     	allora  il rito sarà da noi compiuto, questa è la mia opinione,

  13 	noi  inchinandoci al Signore dei monti grand'anima,
     	andremo a prenderla, fortuna sia a te, venerando Rudra dalla crocchia nei capelli,

  14 	il favore del potente dio degli dèi, e del suo seguito
     	noi otterremo certamente con parole, persieri e azioni,

  15 	i kiṃkara dal feroce aspetto che proteggono questa ricchezza,
     	diverrano in tuo potere per grazia del dio dal toro per insegna.”

  16 	udite queste parole pronunciate da Bhīma o bhārata,
     	felice divenne il re il dharmarāja o bhārata,
     	gli altri con Arjuna in testa con gioia dicevano la loro approvazione,

  17 	e quando tutti i pāṇḍava furono risoluti alla ricerca del tesoro,
     	ordinarono all'esercito di muoversi un giorno nella costellazione di dhruva,

  18 	quindi partirono i figli di Pāṇḍu con le benedizioni dei brahmani,
     	e avendo celebrato prima il migliore dei celesti il Maheśvara,

  19 	con dolci cibi, e riso bollito, e con focacce e carne,
     	soddisfatto il dio grand'anima, contenti velocemente partirono,

  20 	e a loro che partivano benedizioni di auspicio,
     	recitavano con animo lieto i principali ri-nati e i cittadini,

  21 	quindi compiuta la pradakṣiṇa e inchinatisi con le teste,
     	ai brahmani intenti ai fuochi, i figli di Pāṇḍu partirono,

  22 	chiesto il permesso al re Dhṛtarāṣṭra soverchiato dal dolore per i figli,
     	e a sua moglie e anche a Pṛthā dai grandi occhi,

  23 	e lasciato a capo il kauravya Yuyutsu figlio di Dhṛtarāṣṭra,
     	furono celebrati dai cittadini, e dai saggi brahmani. 
     


                              LXIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi eccitati partirono con gli uomini e gli animali contenti,
     	mentre il grande frastuono dei carri riempiva la terra, scrigno di ricchezze,

   2 	celebrati con lodi da sūta, elogiatori e bardi,
     	circondati dal loro esercito, come degli āditya dai loro raggi,

   3 	con un bianco parasole aperto sulla testa,
     	là splendeva Yudhiṣṭhira come la luna re degli astri in plenilunio,

   4 	il pāṇḍava accoglieva sulla via le benedizioni di vittoria,
     	di quei felici uomini, secondo goistizia e rettamente quel toro fra gli uomini,

   5 	quindi allora i soldati o re, che seguivano il re,
     	colle loro grida di giubilo toccando il cielo lo riempivano,

   6 	superando laghi e fiumi, foreste e boschetti,
     	il grande re, raggiungeva quella montagna,

   7 	in quei luoghi o re dei re, dove c'era quella suprema ricchezza,
     	piantava gli accampamenti il re pāṇḍava assieme ai soldati,
     	in luogo pianeggiante e benefico allora o migliore dei bhārata,

   8 	messo avanti dei brahmani dotati di tapas e di sapienza,
     	e anche il purohita o kaurava, esperto dei veda e dei vedāṅga,

   9 	davanti alla residenza però i brahmani e il suo cappellano,
     	fatte le loro benedizioni secondo le regole, da ogni parte circondarono il re,

  10 	e messo in mezzo il re e i suoi ministri secondo le regole,
     	i brahmani fecero l'accampamento di sei strade e di nove divisioni,

  11 	e pure il recinto dei grandi elefanti da guerra, secondo le regole,
     	avendo fatto fare, il re dei re, questo diceva ai brahmani:

  12 	“in un giorno e momento astrale fausto o migliori dei ri-nati,
     	come voi pensate dovete dunque agire,

  13 	non perdiamo tempo, come ad indugiare qui,
     	presa la decisione o signori dei savi, di conseguenza procedete.”

  14 	udite le parole del re, i brahmani assieme al cappellano,
     	felici queste parole dicevano per compiacere il dharmarāja:

  15 	“ giorno e momento astrale oggi sono propizi, e ci impegnamo al meglio nei riti,
     	qui oggi solo di acqua vivremo o re, e pure voi oggi digiunate.”

  16 	ubbidendo a quei supremi ri-nati, i sovrani digiunando quella notte,
     	abitarono soddisfatti su letti di erba kuśa, come fuochi sacri accesi nei sacrifici, 

  17 	quindi quella notte passò con quelle grandi anime che ascoltavano i discorsi fatti dai savi,
     	quindi apparsa la luce, quei tori fra i ri-nati, dicevano questo al sovrano figlio di Dharma.
     


                              LXIV


   1 	i brahmani dissero:
     	“ sia ora compiuta l'offerta al dio dai tre occhi, grand'anima,
     	e compiuta l'offerta o sovrano, allora ci impegneremo nel nostro scopo.”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udite dunque le parole di questi brahmani, Yudhiṣṭhira,
     	celebrava l'oblazione al Signore dei monti, secondo le regole,

   3 	il discendente di Aja acceso rettamente e perfettamente il fuoco,
     	e reso sacro con mantra l'oblazione, il cappellano allora procedeva,

   4 	egli prendendo quell'offerta santificata da mantra o signore di genti,
     	con dolci, e focacce, e carni celebrava quell'offerta,

   5 	e con auspicabili vari grani arrostiti, grandi e piccoli,
     	tutto l'intero sacrificio compiendo rettamente quel sapiente dei veda,
     	di seguito egli compiva una suprema offerta ai demoni kiṃkara,

   6 	ed a Kubera, signore degli yakṣa e anche a Maṇibhadra,
     	ed agli altri yakṣa e agli esseri che sono al seguito del Signore,

   7 	con kṛsara, e carni, con granaglie mescolate con sesamo,
     	splendeva fortemente la sede del dio degli dèi o principe,

   8 	e compiuta l'offerta a Rudra, e a tutte le sue schiere,
     	partiva il sovrano messo Vyāsa in testa verso il nascondiglio del tesoro,

   9 	e avendo celebrato il dio dei tesori, inchinandosi cerimonisamente,  
     	e con varie focacce di auspicio e con kṛsara,

  10 	e tutti i protettori dei tesori a cominciare da quello di Śaṅkha avendo venerato,
     	quel valoroso e facendo pronunciare benedizioni ai principali ri-nati,

  11 	ammantato di splendore e dal suono delle loro sante esclamazioni,
     	gratificato il migliore dei kuru faceva scavare il tesoro,

  12 	quindi vasellami e contenitori, meravigliose lampade,
     	e vasi d'oro sacrali, e calderoni, e giare, salsiere,

  13 	e molti altri vari recipienti a migliaia,
     	estraeva allora il dharmarāja Yudhiṣṭhira,

  14 	a scopo di tutto ciò vi era un grande basto a bisaccia
     	e vi erano trecentomila recipienti o re, di cinquanta pala,

  15 	là il figlio di Pāṇḍu aveva una carovana o signore di popoli,
     	di seicentomila cammelli, e il doppio di cavalli,

  16 	e gli elefanti contavano o grande re a centomila,
     	e carretti e carri là vi erano quanti erano gli elefanti,
     	delle mani degli uomini non si poteva fare il conto,

  17 	e la ricchezza che là vi era la caricava Yudhiṣṭhira,
     	a sedici migliaia, a otto migliaia e a ventiquattro migliaia di peso,

  18 	caricati su questi quella ricchezza, il pāṇḍava di nuovo venerato
     	il Mahādeva partiva verso la città che ha nome dagli elefanti,

  19 	e con permesso del dvaipāyana, messo in testa il purohita,
     	di goyuta in goyuta si accampava quel toro fra gli uomini,

  20 	quel grande esercito o re procedeva verso la città,
     	con difficoltà afflitto dal peso del tesoro, rallegrando quei rampolli dei kuru.
     


                              LXV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	in quel frattempo invece il valoroso Vāsudeva,
     	partiva assieme ai vṛṣṇi verso la città che ha nome dagli elefanti,

   2 	conoscendo quel toro fra gli uomini il proponimento per il rito del cavallo,
     	come gli era stato detto dal dharmarāja muoveva verso la sua città,

   3 	assieme al figlio di Rukmiṇī e ad Yuyudhāna,
     	e con Cārudeṣṇa, Sāmba, Gada e Kṛtavarman,

   4 	e col valoroso Sāraṇa, Niśaṭha e Ulmuka,
     	messo in testa Baladeva, assieme a Subhadrā,

   5 	desiderando vedere Draupadī, Uttarā e Pṛthā,
     	per consolare quelle donne kṣatriya dai signori uccisi,

   6 	vedendoli arrivare il sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	li accoglieva secondo le regole, come pure Vidura dal grande intelletto,

   7 	e là risiedeva Kṛṣṇa ben accolto quel toro fra gli uomini,
     	da Vidura quello splendidissimo, e da Yuyutsu,

   8 	e mentre là risiedevano gli eroi vṛṣṇi o Janamejaya,
     	nacque tuo padre Parikṣit uccisore di eroi nemici,

   9 	quel re o grande re, colpito dall'arma di Brahmā,
     	morto senza più vita appariva, scatenando gioia e dolore,

  10 	il suono del ruggito leonino di quelle genti felici, 
     	spandendosi rallegrava ancora tutti i luoghi,

  11 	in fretta allora Kṛṣṇa entrava nel gineceo,
     	com mente e sensi agitati, seguito da Yuyudhāna, 

  12 	quindi in fretta vedeva arrivare la sorella del proprio padre,
     	che piangendo continuamnete si precipitava verso Vāsudeva,

  13 	e dietro a lei Draupadī, e la splendida Subhadrā,
     	e le donne dei parenti che piangevano pietosamente,

  14 	quindi Kuntī figlia di re, raggiunto che ebbe Kṛṣṇa,
     	gli diceva o tigre dei re, con la voce rotta dalle lacrime:

  15 	“ o Vāsudeva, grandi-braccia, Devakī un grande parto fece con te, 
     	tu sei la mostra salvezza e supporto, da te dipende questa stirpe,

  16 	o principe yadu, questo che è figlio di tuo nipote o potente,
     	fu ucciso appena nato da Aśvatthāman, fallo rivivere o Lunghi-capelli, 

  17 	tu lo promettesti quando fu colpito dallo stelo o rampollo degli yadu:
     	' io lo farò rivivere quando nascerà morto.' così tu o potente,

  18 	ed egli è nato morto o figlio, guardalo o toro fra gli uomini,
     	e guarda Uttarā, Subhadrā, Draupadī e me o mādhava,

  19 	il figlio di Dharma, Bhīma, Phalguna, Nakula e
     	e Sahadeva, tutti noi tu o invincibile, devi salvare,

  20 	su costui dipende la vita mia e dei pāṇḍava,
     	e la piṇḍa per Pāṇḍu o dāśārha, e per mio suocero,

  21 	e per Abhimanyu da te così amato, fortuna sia a te, 
     	il bene per questo morto metti in moto ora,

  22 	Uttarā ripete le parole d'amore o uccisore di nemici,
     	che le diceva Abhimanyu o Kṛṣṇa, per amore di te senza dubbio,

  23 	un tempo il figlio di Arjuna disse alla figlia di Virāṭa o dāśārha:
     	' tuo figlio o bella andrà nella famiglia dello zio materno,

  24 	e giunto alla stirpe dei vṛṣṇi e degli andhaka, apprenderà l'arte dell'arco,
     	e delle varie armi, e interamente la dottrina della buona condotta.' 

  25 	così per amore o caro, il figlio di Subhadrā uccisore di eroi nemici, 
     	diceva quell'invincibile, e così deve essere senza dubbio,

  26 	noi tutte inchinandoci, ti imploriamo o uccisore di Madhu,
     	per il bene della stirpe, compi tu quest'atto supremamente salutare.”

  27 	così avendo parlato al vṛṣṇi Pṛthā dai grandi occhi,
     	alzando le braccia piena di dolore assieme alle altre cadeva a terra,

  28 	tutte loro o grande re, cogli occhi pieni di lacrime dicevano:
     	“ il nipote di Vāsudeva è nato morto.” così o potente,

  29 	Janārdana sosteneva allora Kuntī che così avendo parlato,
     	era caduta a terra e la confortava o bhārata,
     


                              LXVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	essendosi alzata Pṛthā, Subhadrā invero vedendo il fratello
     	si lamentava piena di di dolore, e gli diceva queste parole:

   2 	“ o occhi-di-loto, guarda il nipote del saggio pṛthāde,
     	distrutto e privo di vita tra tutti i kuru uccisi,

   3 	lo stelo dal figlio di Droṇa scagliato per colpire Bhīmasena,
     	e caduto su Uttara, su di me e sul conquistatore,

   4 	questo ancora bruciante sta nel mio cuore o Lunghi-capelli,
     	giacché io non vedo o invincibile mio nipote o illustre,

   5 	che dirà il dharmarāja Yudhiṣṭhira anima giusta?
     	e Bhīmasena e Arjuna, e i due figli di Mādrī,

   6 	udendo che il figlio di Abhimanyu è nato morto?
     	i pāṇḍava o vṛṣṇi, sono stati distrutti dal figlio di Droṇa,

   7 	Abhimanyu era caro ai padri o Kṛṣṇa non vi è dubbio,
     	e udendo ciò che diranno dunque loro vinti dall'arma del figlio di Droṇa?

   8 	io credo che nessun altro dolore sarà maggiore o Janārdana, 
     	del fatto che il figlio di Abhimanyu o Kṛṣṇa, è nato morto o uccisore di nemici,

   9 	io ti imploro oggi o Kṛṣṇa, inchinandomi a te colla testa,
     	e anche Pṛthā e Draupadī, guarda a tutte noi o migliore degli uomini,

  10 	quando il figlio di Droṇa i figli dei pāṇḍava uccise o mādhava,
     	allora tu irato dicesti al droṇide o uccisore di nemici:

  11 	'vano renderò il tuo desiderio o vergogna degli uomini, e sedicente brahmano,
     	io farò rivivere il nipote del coronato.'

  12 	udendo le tue parole e conoscendo la tua forza,
     	io ti imploro o invincibile, che viva il figlio di Abhimanyu,

  13 	se udite queste mie belle parole non le renderai
     	fruttuose o tigre dei vṛṣṇi, considerami morta,

  14 	se il figlio di Abhimanyu non vivrà o valoroso,
     	con te vivente o invincibile, che mi resta da fare dunque con te?

  15 	rivivifica o invincibile, il figlio morto di Abhimanyu,
     	dagli stessi tuoi occhi o valoroso, come la pioggia cadendo fa col grano,

  16 	tu o Lunghi-capelli, sei di anima giusta, sincero e di sincero coraggio,
     	devi dunque rendere vere le tue parole o uccisore di nemici,

  17 	volendo tu faresti rivivere anche i tre mondi una volta morti,
     	come dunque non il caro figlio di tuo nipote nato morto?

  18 	io conosco la tua natura o Kṛṣṇa, perciò ti dico questo,
     	mostra il tuo supremo aiuto ai figli di Pāṇḍu,

  19 	io ti sono sorella o grandi-braccia, e una madre dal figlio ucciso,
     	e che mi prostro a te, di me tu devi aver compassione.”
     


                              LXVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato o re dei re, l'uccisore di Keśin, preso dal dolore,
     	rispondeva a voce alta di si, quasi rallegrando quella gente,

   2 	con quelle parole allora quel toro fra gli uomini,
     	quel potente rallegrava quella gente come le acque gli accaldati,

   3 	quindi rapido entrava nella stanza dove era nato tuo padre,
     	che accudito o tigre fra gli uomini, con pure ghirlande secondo le regole,

   4 	e con vasi di acque purissime piazzati in ogni parte, 
     	e con burro chiarificato, e con bracieri d'oro e semi di senape, o grandi braccia,

   5 	con canti e ampi fuochi fissati ovunque,
     	e da deliziose donne anziane al suo servizio l'incrollabile,

   6 	e attorniato o valoroso, da abili ed esperti medici,
     	quello splendente vedeva ovunque oggetti contro i rākṣasa,
     	fissati secondo le regole da persone esperte,

   7 	così fornita vedendo la stanza dove era nato tuo padre,
     	contento divenne il Signore-dei-sensi, e “bene, bene.” diceva,

   8 	quindi avendo parlato il vṛṣṇi con quelle liete parole,
     	Draupadī in fretta raggiungendo la figlia di Virāṭa diceva queste parole:

   9 	“giunto è o bella, tuo suocero l'uccisore di Madhu,
     	l'antico ṛṣi, l'invincibile dall'impensabile anima è qui vicino.”

  10 	fermando le lacrime e le parole rotte dal pianto,
     	bene si vestiva la regina in attesa di Kṛṣṇa come per un dio,

  11 	quella donna ascetica col cuore in fiamme, 
     	vedendo giungere Govinda si lamentava miseramente:

  12 	“ o occhi-di-loto, guarda questi due miseri fanciulli,
     	Abhimanyu e me egualmente morti o Janārdana,

  13 	o valoroso vṛṣṇi, uccisore di Madhu, con la testa a te mi inchino,
     	fai rivivere mio figlio bruciato dall'arma del figlio di Droṇa,

  14 	se dal dharmarāja o anche da Bhīmasena,
     	o da te o occhi-di-loto, queste parole furono pronunciate:

  15 	'che la freccia d'erba uccida quella madre inconsapevole.' o potente,
     	io sarei stata distrutta, e non sarebbe accaduto un tale evento,

  16 	che fu colpito dall'arma di Brahmā il bimbo che mi stava nel ventre,
     	e compiuta la sua crudeltà il malvagio droṇide che frutto ne avrà?

  17 	inchinandomi con la testa a te, ti imploro o distruttore di nemici,
     	io mi lascerò morire o Govinda, se lui non rivive,

  18 	le molte aspettative che in lui io avevo nel mio cuore,
     	sono state distrutte dal figlio di Droṇa, che vale per me vivere o Lunghi-capelli?

  19 	la speranza che io avevo o Kṛṣṇa, quando ero gravida o Janārdana,
     	che avrei detto buona fortuna, è stata fatta a pezzi,

  20 	morto il figlio di Abhimanyu dai mobili occhi o toro fra gli uomini,
     	sono divenuta infruttuose tutte le aspettative del mio cuore,

  21 	l'eroe dai mobili occhi ti era molto caro o uccisore di Madhu,
     	guarda dunque a questo suo figlio ucciso dall'arma di Brahmā,

  22 	così sgradito e crudele è lui come suo padre,
     	che lasciando la prosperità dei pāṇḍava è ora alla dimora di Yama?

  23 	io avevo giurato che se sul campo di battaglia o Lunghi-capelli,
     	Abhimanyu fosse stato ucciso o valoroso, io l'avrei subito seguito,

  24 	ma quello non feci o Kṛṣṇa, me crudele e cara alla vita,
     	se ora io vi giungessi che direbbe il figlio di Phalguna?”
     


                              LXVIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	cosi pietosamente lamentandosi come una pazza quell'ascetica donna.
     	Uttarā cadeva a terra la misera bramando il figlio,

   2 	e vedendola cadere soverchiata dalla morte dei famigliari,
     	urlava Kuntī piena di dolore, e anche tutte le altre donne dei bhārata,

   3 	in un momento o re, la residenza dei pāṇḍava
     	divenne inguardabile per il risuonare di quei suoni lamentevoli

   4 	e a lungo o re dei re, afflitta dal dolore per il figlio,
     	la figlia di Virāṭa o valoroso, divenne allora colpita da svenimento,

   5 	recuperando coscienza però Uttarā o toro dei bhārata,
     	messosi sull'anca suo figlio queste parole gli diceva:

   6 	“ tu, figlio di un sapiente del dharma, sappi che è contro il dharma,
     	che tu non saluti cerimoniosamente il grande eroe dei vṛṣṇi,

   7 	figlio mio, raggiungendo tuo padre riferiscigli le mie parole,
     	dura è la morte per i viventi o valoroso, quando non è il giusto tempo,

   8 	io che fui privata di te, del marito e ora del figlio, 
     	io vivo e dovrei morire, morta la felicità e privata di ogni cosa,

   9 	e io col permesso del dharmarāja o grandi-braccia,
     	o berrò un potente veleno, o entrerò nel fuoco che consuma l'offerta,

  10 	difficile è morire o figlio, quando questo mio cuore,
     	privato di figlio e marito, non va in mille pezzi,

  11 	alzati o figlio, e guarda questa tua bisnonna dolente,
     	affranta, triste, afflitta, sprofondata in un mare di dolore,

  12 	e guarda la nobile pāñcāla, e l'ascetica sātvata 
     	e guarda me sopraffatta dal dolore, come una gazzella trafitta dal cacciatore,

  13 	alzati, guarda il viso del signore del saggio mondo
     	dagli occhi come petali di loto, come era l'eroe dai mobili occhi.” 

  14 	vedendo di nuovo svenuta Uttarā che così si lamentava,
     	tutte quelle donne di nuovo la facevano alzare,

  15 	alzatasi di nuovo ricomponendosi la figlia del re dei matsya,
     	a mani giunte si inchinava a terra davanti all'eroe dagli occhi-di-loto,

  16 	e quel toro fra gli uomini, uditi i suoi grandi lamenti,
     	Kṛṣṇa allora spruzzandolo ritirava quell'arma di Brahmā,

  17 	e prometteva l'incrollabile dāśārha, la vita per lui,
     	e diceva quell'anima perfetta creatore di tutto l'universo:

  18 	“ mai io dissi o Uttara una falsità, e questo dunque sarà vero,
     	io lo faccio rivivere sotto gli occhi di tutti i viventi,

  19 	mai prima io pronunciai una falsità neppure nelle piccole cose,
     	né abbandonai la battaglia, così che egli riviva,

  20 	lui mi è specialmente caro come il dharma per i brahmani,
     	il figlio di Abhimanyu nato morto che viva dunque,

  21 	come io non ricordo mai ci sia stato uno screzio
     	col Conquistatore, per questa verità che viva questo pargolo,

  22 	come sempre in me è radicato il vero e il dharma,
     	così questo morto pargolo, figlio di Abhimanyu riviva,

  23 	come Kaṃsa e Keśin nel dharma furono da me uccisi,
     	per questa verità il bambino di nuovo qui riviva.”

  24 	così apostrofato da Vāsudeva quel bambino o toro fra i bhārata,
     	di passo in passo o grande re, palpitava di coscienza.
     


                              LXIX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quando o re, l'arma di Brahmā fu da Kṛṣṇa annullata,
     	allora quella stanza da tuo padre fu accesa di splendore,

   2 	allora tutti i rākṣasa andarono distrutti, abbandonando la casa,
     	nell'aria una voce diceva: “ bravo, bravo o Lunghi-capelli.”

   3 	quell'arma fiammeggiante tornava allora dal Grande-avo,
     	quindi tuo padre riotteneva la vita o signore di genti,
     	e si muoveva il bimbo, quanto poteva secondo la sua forza,

   4 	le donne dei bhārata o re, là divennero felici,
     	e facevano pregare i brahmani per ordine di Govinda,

   5 	quindi tutte allegre elogiavano Janārdana,
     	le donne dei leoni dei bhārata, come raggiunta l'altra riva, la loro nave,

   6 	Kuntī, la figlia di Drupada, Subhadrā e Uttarā,
     	e le altre donne di quei leoni fra gli uomini, divennero di lieto animo,

   7 	quindi lottatori, danzatori, pugili, astrologi, e bardi,
     	e schiere di sūta e di elogiatori, inneggiavano a Janārdana,
     	con parole di benedizione e di elogio per la stirpe dei kuru,

   8 	alzatasi a tempo debito Uttarā, si inchinava
     	al rampollo di Yadu, con amore assieme al figlio o bhārata,
     	quindi lui contento donava specialmente al lei molte gemme,

   9 	e così pure le altre tigri dei vṛṣṇi, il potente Janārdana, 
     	di sincera parola o grande re, dava il nome a tuo padre,

  10 	“ giacché il figlio di Abhimanyu è nato in una stirpe distrutta,
     	Parikṣit sia dunque di nome.” così diceva allora,

  11 	il padre tuo cresceva secondo il suo tempo o sovrano di uomini,
     	e rallegrava gli animi dell'intero mondo o bhārata,

  12 	il padre tuo o valoroso, dunque raggiunse il primo mese di vita o bhārata,
     	e allora giunsero i pāṇḍava portando moltissima ricchezza,

  13 	udendo che essi si avvicinavano, uscivano allora i tori dei vṛṣṇi,
     	e gli uomini adornarono con ghirlande la città degli elefanti, 

  14 	e con bellissime bandiere, vari tipi di insegne,
     	i cittadini adornarono pure le case o signore di genti,

  15 	e nei templi degli dèi, celebrazioni di molti tipi,
     	ordinava allora Vidura per il bene dei figli di Pāṇḍu,

  16 	le strade reali erano là adornate dai virtuosi cittadini,
     	e splendeva la città risuonando come le onde del mare,

  17 	con suoni di attori, di danzatori e cantanti,
     	quella città era come la residenza di Kubera,

  18 	da uomini addetti, accompagnati da donne a migliaia, 
     	in vari luoghi, e da ogni parte era adornata,

  19 	le bandiere che si agitavano mosse dal vento,
     	mostravano le insegne dei kuru settentrionali e meridionali,

  20 	e l'uomo alla testa del corteo reale annunciava:
     	“ oggi fino all'intera notte si celebri il recupero delle ricchezze.”
     


                              LXX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udendo che erano giunti vicini i pāṇḍava, il tormenta-nemici,
     	Vāsudeva, coi suoi consiglieri, andava loro incontro per vederli,

   2 	e incontratisi secondo le regole i pāṇḍava coi vṛṣṇi, 
     	insieme entrarono o re, nella città che ha nome dagli elefanti,

   3 	per il frastuono di zoccoli e ruote di quel grande esercito,
     	cielo, terra ed etere erano completamente riempite da quel rumore,

   4 	e posto avanti il tesoro entrarono nella propria città,
     	i pāṇḍava con animo lieto, coi loro consiglieri e le schiere degli amici,

   5 	e incontrando secondo le regole il sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	annunciando i propri nomi omaggiarono i suoi piedi,

   6 	e dopo Dhṛtarāṣṭra, omaggiarono quei supremi bhārata allora
     	Gāndhārī, la figlia di Subala, e Kuntī  o tigre dei re,

   7 	e avendo onorato Vidura, e incontratisi col figlio della vaiśya,
     	furono omaggiati quei valorosi, e splendevano o signore di popoli,

   8 	quindi di quel supremo e bel miracolo, di grande meraviglia,
     	udirono allora quei valorosi, della nascita di tuo padre o bhārata,

   9 	e avendo udito dell'azione del saggio Vāsudeva
     	celebravano allora Kṛṣṇa il figlio di Devakī degno di devozione,

  10 	quindi dopo qualche giorno, Vyāsa il figlio di Satyavatī,
     	giungeva quello splendido alla città che ha nome dagli elefanti,

  11 	e secondo le regole lo onorarono tutti quei discendenti di Kuru,
     	assieme alle tigri di vṛṣṇi, e andhaka, gli resero omaggio allora,

  12 	e là raccontando molti storie di vario genere,
     	Yudhiṣṭhira, il figlio di Dharma, diceva queste parole a Vyāsa:

  13 	“ per tua grazia o signore, è stata raccolta questa ricchezza,
     	e io desidero impegnarmi nel grande sacrificio dell'aśvamedha,

  14 	e voglio chiedere il tuo permesso o supremo muni,
     	noi tutti siamo al tuo servizio e a quello di Kṛṣṇa grand'anima.”

  15 	Vyāsa disse:
     	“ io ti do il permesso o re, sia fatto quanto occorre,
     	celebra secondo le regole il sacrificio del cavallo con ampie dakṣiṇa,

  16 	l'aśvamedha o re dei re, purifica da tutti i mali,
     	e quello celebrando tu diverrai privo di ogni male, non vi è qui dubbio.”

  17 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato il re dei kuru Yudhiṣṭhira, anima giusta,
     	poneva mente a celebrare o kauravya, l'aśvamedha,

  18 	avutone dunque il permesso da Kṛṣṇa il dvaipāyana, quel sovrano
     	consultandosi con Vāsudeva quell'eloquente queste parole diceva:

  19 	" grande madre è la regina Devakī avendo avuto te o toro degli uomini,
     	e quanto io ti dirò o grandi-braccia, tu devi farlo o incrollabile,

  20 	noi godiamo di beni ottenuti per tua grazia o rampollo degli yadu,
     	per il tuo coraggio e intelligenza abbiamo conquistato la terra,

  21 	consacrati dunque tu, tu sei il nostro supremo guru,
     	se tu celebri il rito o sapiente del dharma io ne sarò purificato o illustre,
     	tu sei l'eterno sacrificio, tu l'intero dharma, tu Prajāpati.”

  22 	Vāsudeva disse:
     	" tu sei degno o grandi-braccia, di parlare così o uccisore di nemici,
     	tu sei il rifugio di tutti gli esseri, questa è la mia ferma opinione,

  23 	tu oggi per il tuo dharma splendi tra gli eroi dei kuru,
     	tutti questi sono tuoi servi, tu sei il nostro amato guru,

  24 	celebra col mio permesso, pur io otterrò questo rito,
     	dacci i tuoi ordini o signore, io compirò quanto tu desideri o bhārata,
     	il vero io ti prometto, ogni cosa io farò o senza-macchia,

  25 	e Bhīmasena e Arjuna, e pure i due figli di Mādrī,
     	godranno del sacrificio, se tu lo celebri o bhārata.”
     


                              LXXI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato da Kṛṣṇa, il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira,
     	consultandosi con Vyāsa quel saggio, queste parole gli diceva:

   2 	“ nel giorno che tu sai o signore, che sia giusto per il sacrificio del cavallo,
     	consacrami allora, su di te dipende il mio sacrificio.”

   3 	Vyāsa disse:
     	“ io, assieme a Paila o kuntīde e con Yājñavalkya,
     	ogni disposizione secondo il momento compirò senza dubbio,

   4 	nel mese di caitrā colla luna piena, tu sarai consacrato,
     	tutti i preparativi dovrai approntare per il sacrificio o toro tra gli uomini,

   5 	e dei sūta esperti dell'arte dei cavalli, e dei savi esperti di questo,
     	che sovrindentano al rito del cavallo per te, per il compimento del sacrificio,

   6 	sciolto il cavallo secondo le scritture, che vaghi egli
     	lungo la terra circondata dal mare, per aumentare la gloria del tuo nome.”

   7 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato, rispondendo di si il sovrano dei pāṇḍava,
     	compiva ogni cosa o re dei re, secondo le parole del sapiente del brahman,
     	e tutti i preparativi o re dei re, furono approntati,

   8 	e quel sovrano figlio di Dharma approntate le cose occorrenti,
     	lo annunciava allora quell'anima incommensurabile a Kṛṣṇa il dvaipāyana,

   9 	quindi lo splendidissimo Vyāsa diceva allora al sovrano figlio di Dharma:
     	“ secondo il momento e le circostanze sono pronte le cose per la tua consacrazione, 

  10 	la sphya, e l'erba kuśa, e l'oro e quanto altro occorre o kaurava,
     	là ogni cosa d'oro che occorra sia approntata,

  11 	e il cavallo sia sciolto oggi, a vagare sulla terra,
     	e sia seguito ben prottetto secondo le scritture o Yudhiṣṭhira.”

  12 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ il cavallo o brahmano, liberato da me sulla terra,
     	andrà dove gli aggrada, così sia stabilito,

  13 	vagando sulla terra il cavallo muovendosi a piacere,
     	chi lo deve proteggere o muni? questo mi devi dire.”

  14 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così richiesto o re dei re, Kṛṣṇa il dvaipāyana diceva:
     	“ il fratello minore di Bhīmasena è il migliore di tutti gli arcieri,

  15 	è vittorioso, perseverante e coraggioso, e lui lo proteggerà,
     	può conquistare la terra il distruttore dei nivātakavaca,

  16 	lui ha armi divine e divina compattezza,
     	un arco divino con le due faretre, lui lo seguirà, 

  17 	è esperto di dharma e artha, sapiente di ogni scienza,
     	secondo le scritture o migliore dei sovrani guarderà il tuo cavallo,

  18 	è figlio di re, il grandi-braccia, scuro di pelle e dagli occhi di loto,
     	il valoroso padre di Abhimanyu lo seguirà,

  19 	pure Bhīmasena splendente o kuntīde, e dall'infinito coraggio,
     	è in grado di proteggere il regno, con Nakula o signore di popoli,

  20 	l'intelligente Sahadeva invece o kauravya, baderà 
     	quel glorioso secondo le regole ad ogni cosa riguardo la famiglia.”

  21 	tutto questo avendolo rettamente udito, il prosecutore della stirpe dei kuru,
     	compiva, e comandava Phalguna attorno al cavallo.

  22 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ oh, Arjuna, il cavallo o valoroso sarà protetto da te,
     	tu sei degno di proteggerlo, e nessun altro uomo,

  23 	e quei sovrani o grandi-braccia che vorranno scontrarsi con te,
     	con questi agisci prchè non vi sia inimicizia o senza-macchia,

  24 	tu devi dire a tutti che questo è il mio sacrificio,
     	e fare un accordo di pace con quei principi o grandi-braccia.”

  25 	così avendo parlato quell'anima giusta al fratello, all'ambidestro,
     	comandava a Bhīma e a Nakula di governare la città,

  26 	e a Sahadeva, comandante di guerrieri alle mansioni famigliari,
     	avendo chiesto il permesso al signore della terra Dhṛtarāṣṭra.
     


                              LXXII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	giunto il momento della consacrazione, i supremi sacerdoti,
     	secondo le regole consacravano il sovrano per l'aśvamedha,

   2 	e legate le vittime, e consacrato il rampollo di Pāṇḍu,
     	il dharmarāja dal grande potere, assieme ai sacerdoti splendeva,

   3 	e il cavallo per il sacrificio del cavallo, fu sciolto di persona
     	da Vyāsa, dal sapiente del brahman dall'incomparabile splendore,

   4 	il re figlio di Dharma o re, consacrato splendeva, 
     	inghirlandato d'oro, con oro al collo era fulgente come un fuoco,

   5 	con una pelle nera, collo scettro in mano, vestito di lino il figlio di Dharma,
     	splendeva pieno di luce, come un secondo Prajāpati nel sacrificio, 

   6 	e tutti i suoi celebranti erano vestiti similmente o signore di popoli,
     	e anche Arjuna era acceso come un fuoco sacro,

   7 	il Conquista-ricchezze coi suoi bianchi cavalli seguiva quel nero destriero
     	rettamente o protettore della terra, per ordine del dharmarāja,

   8 	tendendo il gāṇḍīva o re, avendo indossato le protezioni per braccia e dita,
     	felice o protettore della terra, seguiva rettamente quel cavallo,

   9 	e l'intera città o re, a cominciare dai fanciulli giunse o illustre,
     	a vedere quel supremo kuru, il Conquista-ricchezze che stava per partire,

  10 	sorgeva come un vapore per lo spingersi reciprocamente,
     	di quelli che volevano vederlo seguire il cavallo,

  11 	e riempiva ogni direzione il frastuono o grande re,
     	di quegli uomini che guardavano il figlio di Kuntī il Conquista-ricchezze,

  12 	e il kuntīde procedeva e anche lo splendido destriero,
     	che il grandi-braccia seguiva, tenendo il suo supremo arco,

  13 	e udiva le voci di quei parlanti, allora il sagace Jiṣṇu:
     	“ fortuna sia a te, viaggia sicuro e ritorna di nuovo.” così o bhārata

  14 	e altri uomini  o sovrano di uomini, queste parole dicevano:
     	“ per la ressa non lo vediamo, solo l'arco si vede

  15 	quello è il famoso arco gāṇḍīva dal terribile suono,
     	buona fortuna, viaggia sicuro sul tuo cammino senza pericolo,
     	e di ritorno noi ti vedremo di nuovo, così essi parlavano,

  16 	e nello stesso momento dalle donne di quegli uomini o toro dei bhārata,
     	udiva delle dolci parole, pronunciate ripetutemente, 

  17 	e il discepolo di Yājñavalkya, esperto nei riti sacrificali,
     	partiva assieme al pṛthāde per procurar la pace quel seguace dei veda,

  18 	e molti brahmani o signore della terra esperti dei veda,
     	seguivano quel grand'anima, e pure degli kṣatriya e dei popolani,

  19 	e il cavallo sulla terra conquistata dai pāṇḍava dalle splendide armi,
     	vagava o grande re, secondo quanto stabilito o virtuoso,

  20 	e là degli scontri sorti che ebbe il pāṇḍava, 
     	di questi io ti parlerò o valoroso, che furono svariati e grandi,

  21 	quel cavallo o re, verso la terra meridionale o uccisore di nemici,
     	si dirigeva prima andando a nord, questo sappi o sovrano,

  22 	passando i regni dei principi della terra quel supremo cavallo,
     	con calma lo seguiva il grande guerriero dai bianchi cavalli,

  23 	non vi era una grande quantità di quei re che 
     	combattessero o grande re, avendo gli kṣatriya avuti uccisi i parenti a migliaia,

  24 	molti ostili montanari o re, che erano armati di spade e archi,
     	e altri barbari, di vari tipi erano stati distrutti prima in battaglia,

  25 	e dei nobili sovrani della terra, dagli eccitati uomini e animali,
     	e ardui da combattere si scontrarono col figlio di Pāṇḍu in molti,

  26 	così sorgevano degli scontri qua e là o signore della terra,
     	tra Arjuna e quei sovrani che abitavano varie regioni,

  27 	e quegli scontri che furono sanguinosi e grandi,
     	di questi scontri del kuntīde io ti parlerò o senza-macchia.
     


                              LXXIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	uno scontro vi fu del coronato coi trigarta acerrimi nemici,
     	coi figli e i nipoti di quelli uccisi che erano riconosciuti grandi guerrieri,

   2 	questi avendo saputo che era giunto il supremo cavallo sacrificale,
     	ai confini del regno quei valorosi armati lo circondarono,

   3 	i guerrieri allacciate le faretre con ottimi cavalli adornati,
     	circondando il cavallo o re, cercarono di catturarlo,

   4 	allora il coronato prevedendo l'intento di quei re,
     	l'uccisore di nemici affrontava quei valorosi, con parole concilianti,

   5 	senza rispetto alcuno per lui, tutti allora lo affliggevano colle frecce,
     	ma il coronato respingeva tutti loro presi da passione e ottundimento,

   6 	quindi Jiṣṇu diceva quasi ridendo o bhārata:
     	“retrocedete o esperti dell'adharma, la vostra vita è il miglior bene.”

   7 	così procedeva l'eroe, per la proibizione del dharmarāja:
     	“tu non devi uccidre i principi che hanno avuti i parenti uccisi.”

   8 	e udite quella parole del saggio dharmarāja, 
     	diceva a loro:” fermatevi.”, ma loro non si fermavano,

   9 	quindi i Conquista-ricchezze, coprendo con una pioggia di frecce
     	il re dei trigarta Sūryavarman lo derideva,

  10 	allora col frastuono dei carri delle ruote e degli zoccoli, 
     	riempiendo ogni luogo, attaccarono il Conquista-ricchezze,

  11 	Sūryavarman allora al pṛthāde centinaia di frecce
     	bel levigate scagliava o re dei re, mostrando destrezza d'armi,

  12 	e gli altri grandi arcieri che erano al suo seguito,
     	scagliarono piogge di frecce volendo uccidere il Conquista-ricchezze,

  13 	quelle molte frecce tagliava coi dardi scagliati dalla sua cocca,
     	il pāṇḍava o re, e queste cadevano a terra,

  14 	Ketuvarman però che era il suo giovane e splendido fratello minore,
     	combatteva per conto del fratello, contro il pāṇḍava grand'anima,

  15 	vedendo avventarsi Ketuvarman in battaglia,
     	Bībhatsu uccisore di eroi nemici, lo colpiva con diritte frecce,

  16 	abbattuto Ketuvarman, Dhṛtavarman grande sul carro,
     	col carro rapido accorso, copriva di frecce Jiṣṇu,

  17 	e vedendo la sua abilità il valoroso dai folti capelli,
     	si rallegrava del giovane Dhṛtavarman, quello splendido,

  18 	non lo vedeva infatti né quando prendeva né quando incoccava la freccia,
     	il figlio del punitore di Paka, lo vedeva solo scagliare le frecce,

  19 	egli onorava dunque sul campo quel Dhṛtavarman,
     	e colla mente per un momento in battaglia sorrideva tra sé,

  20 	quindi l'eroe dei kuru sorridendo a quel furioso come un serpente,
     	per gentilezza o grande re, non gli prendeva la vita,

  21 	quindi risparmiato dal pṛthāde dall'infinito splendore,
     	Dhṛtavarman scagliava al conquistatore una aguzza freccia,

  22 	da quella il conquistatore subito ferito violentemente alla mano,
     	lasciava il gāṇḍīva per il dolore che cadeva allora al suolo,

  23 	caduto dunque il suo arco dalla mano dell'ambidestro o illustre,
     	aveva l'aspetto dell'arma di Indra o toro dei bhārata,

  24 	ed essendo caduto a terra quel divino grande arco o principe,
     	rideva con una sonora risata Dhṛtavarman in quel grande scontro,

  25 	allora Jiṣṇu preso da furia, fermato il sangue dalla mano,
     	prendeva l'arco divino, e scagliava una pioggia di frecce,

  26 	e sorgeva allora un suono di grida di stupore a toccare il cielo,
     	di esseri di vario genere che applaudivano quell'impresa,

  27 	quindi vedendolo simile al distruttore Yama infuriato,
     	i guerrieri dei trigarta rapidamente circondarono Jiṣṇu,

  28 	avvicinatisi questi per raggiungere Dhṛtavarman,
     	circondarono il folti-capelli, e allora il Conquista-ricchezze si infuriava,

  29 	quindi colpiva quei guerrieri, diciotto di loro,
     	con diritte frecce di ferro simili alle folgori del grande Indra,

  30 	e il Conquista-ricchezze vedendoli in rotta, affrettandosi,
     	li colpiva con frecce simili a serpi velenose ridendo rumorosamente,

  31 	tutti questi grandi guerrieri dei trigarta con l'animo spezzato,
     	fuggirono in ogni direzione incalzati dalle frecce del Conquista-ricchezze,

  32 	e dissero a quella tigre fra gli uomini, all'uccisore dei saṃśaptaka:
     	“tutti siamo tui schiavi tutti siamo nelle tue mani,

  33 	dacci i tuoi comandi o pṛthāde, mentre stiamo inchinati come servi,
     	compiremo tutto quanto ti piaccia o rampollo dei kuru.”

  34 	accogliendo le loro parole, allora a tutti diceva:
     	“la vostra vita sia risparmiata o sovrani accettate i miei ordini.”
     


                              LXXIV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il supremo destriero si aggirava quindi avvicinandosi a prāgjyotiṣa,
     	e da lì usciva il figlio di Bhagadatta, fiero in battaglia,

   2 	il sovrano Vajradatta dunque combatteva quando il cavallo
     	del figlio di Pāṇḍu, era giunto ai confini del regno,

   3 	il sovrano figlio di Bhagadatta uscendo dalla sua città,
     	assalito il cavallo che giungeva, tornava verso la città,

   4 	il grandi-braccia, il toro dei kuru scorgendolo allora,
     	tendendo il gāṇḍīva rapido con violenza lo attaccava,

   5 	e quel sovrano confuso dalle frecce scagliate dal gāṇḍīva,
     	lasciato il cavallo, quel valoroso assaliva il pṛthāde,

   6 	di nuovo entrato in città, armatosi quel supremo sovrano,
     	salito su uno splendido elefante, ne usciva pronto allo scontro,

   7 	con un bianco parasole alzato sulla testa,
     	quel grande guerriero era ventilato da un bianco flabello,

   8 	quindi assalendo il pṛthāde, grande guerriero dei pāṇḍava,
     	sfidava in battaglia il kauravya confuso per la sua fanciullezza,

   9 	e con grande furia spingeva quell'elefante, potente pachiderma,
     	con le tempie aperte di fluido, contro l'eroe dai bianchi cavalli,

  10 	era come una nuvola di pioggia, capace di respingere gli elefanti nemici,
     	bardato secondo le regole invincibile in battaglia, potente come tre,

  11 	incitato quel fortissimo elefante dal re,
     	col suo uncino, appariva come una nuvola incombente,

  12 	il Conquista-ricchezze infuriato scorgendolo precipitarsi o re,
     	stando a terra combatteva contro l'elefante in arrivo o bhārata,

  13 	Vajradatta con grande furia, rapido scagliava al Conquista-ricchezze,
     	dei giavellotti, potenti come locuste simili a fuochi,

  14 	ancora in aria, Arjuna con le frecce scagliate dal gāṇḍīva,
     	simili a uccelli in cielo, le tagliava in due e in tre parti, 

  15 	il figlio di Bhagadatta, veduti i suoi giavellotti così tagliati,
     	rapido lanciava contro il pāṇḍava dei dardi non incertettabili,

  16 	allora Arjuna ancora più rapido, infuriatissimo spediva
     	contro il figlio di Bhagadatta delle frecce dalla cocca d'oro,

  17 	da quelle trafitto, lo splendido Vajradatta in battaglia,
     	violentemente colpito, cadeva a terra, la coscienza però non lo abbandonava,

  18 	quindi risalendo sul suo grande elefante in battaglia,
     	intento a cercare la vittoria lo spingeva contro il conquistatore,

  19 	allora Jiṣṇu infuriatissimo gli spediva contro delle frecce
     	simili a serpi fresche di veleno, e splendenti come fuochi,

  20 	trafitto da quelle, il grande elefante versando a terra il suo sangue,
     	era come il re dei monti, l'himavat coi suoi molti torrenti.
     


                              LXXV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così per tre giorni infuriava lo scontro o toro dei bhārata,
     	di Arjuna con quel sovrano, simile a quello del Cento-riti con Vṛtra,

   2 	quindi nel quarto giorno, il fortissimo Vajradatta,
     	ridendo con rumorosa risata queste parole diceva:

   3 	“ Arjuna, Arjuna, fermati non mi sfuggirai da vivo,
     	dopo averi ucciso io compirò secondo le regole i riti funebri per mio padre,

   4 	da te fu ammazzato mio padre Bhagadatta, amico di tuo padre,
     	ucciso senza rispetto per la sua vecchiaia, affronta ora con me che sono giovane.”

   5 	così avendo parlato, con grande furia il sovrano Vajradatta,
     	lanciava il suo elefante o kauravya, contro il pāṇḍava,

   6 	quel re degli elefanti spinto dal sagace Vajradatta,
     	come per salire in cielo si avventava sul pāṇḍava,

   7 	con la punta umida della proboscide bagnava 
     	Phalguna o grande re, come una nera nuvola un monte,

   8 	spinto dal re, tonando a lungo come il dio-nuvoloso,
     	col frastuono di un tamburo assaliva Phalguna,

   9 	quasi danzando quel re degli elefanti spinto da Vajradatta,
     	si avvicinava rapidamente o re, al grande guerriero dei kaurava,

  10 	scorgendo precipitarsi l'elefante di Vajradatta,
     	quel forte uccisore di nemici affidandosi al gāṇḍīva non tremava,

  11 	ma si adirava il forte Pāṇḍava con quel signore delle terra,
     	per ostacolarlo, ricordando l'antica inimicizia o bhārata,

  12 	quindi il pāṇḍava furioso con una pioggia di frecce, l'elefante
     	arrestava allora come la costa fa coll'oceano scrigno di mostri,

  13 	quel grande elefante arrestato dal valore di Arjuna,
     	si fermava trafitto dalle frecce come un porcospino coi suoi aculei,

  14 	il sovrano figlio di Bhagadatta veduto arrestato l'elefante,
     	scagliava pieno di furia aguzze frecce ad Arjuna,

  15 	Arjuna però o grande re, colle sue frecce combattendo le frecce,
     	abbatteva quelle da lui scagliate, e questo appariva un portento,

  16 	quindi ancora più furioso il re, il sovrano di prāgjyotiṣa,
     	spingeva con forza quel re degli elefanti simile al dio del vento,

  17 	il forte figlio del punitore dei Paka vedendolo precipitarsi,
     	scagliava una freccia simile ad Agni contro l'elefante,

  18 	l'elefante o re, violentemente trafitto ad un punto mortale,
     	cadeva improvvisamente a terra, come un monte abbattuto dal fulmine,

  19 	l'elefante cadendo ucciso dalla freccia del Conquista-ricchezze, appariva
     	come un grande monte caduto a terra, colpito dal fulmine,

  20 	abbattuto l'elefante di Vajradatta, il pāṇḍava,
     	gridava al sovrano caduto a terra di non temere,

  21 	quello splendidissimo gli diceva: “ Yudhiṣṭhira mi ha ingiunto:
     	i re non devono in nessun modo essere da te uccisi o Conquista-ricchezze, 

  22 	tutto sia fatto in tal modo o tigre fra gli uomini,
     	che tu o Conquista-ricchezze non uccida i guerrieri in battaglia,

  23 	devi dire a quei re, con tutte le genti a loro amiche:
     	date il permesso voi signori all'aśvamedha di Yudhiṣṭhira.'

  24 	così obbedendo alle parole di mio fratello io non ti uccido o signore di genti,
     	alzati non aver timore, e vattene in piena fortuna o principe,

  25 	e ritorna o grande re, alla prossima luna piena del mese caitra,
     	allora vi sarà l'aśvamedha del saggio dharmarāja.”

  26 	così apostrofato il re figlio di Bhagadatta, allora
     	rispondeva di si, conquistato dalle parole del pāṇḍava.
     


                              LXXVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	coi sindhu sorgeva una battaglia da parte del coronato,
     	con quelli sopravvissuti o grande re, dei figli degli uccisi,

   2 	questi saputo dell'arrivo nel loro regno dell'eroe dai bianchi destrieri,
     	impazienti quei re assalirono il toro dei pāṇḍava,

   3 	come serpi velenose avendo il cavallo toccato i loro confini,
     	non ebbero timore del pṛthāde fratello minore di Bhīmasena,

   4 	e assalirono Bībhatsu che coll'arco in pugno era schierato
     	a piedi non lontano al cavallo sacrificale,

   5 	quindi quei re dal grande valore lo circondarono
     	quelle tigri fra gli uomini, per vincerlo, essendo stati prima fatti a pezzi sul campo, 

   6 	essi annunciando i propri nomi e lignaggi, e le loro varie
     	imprese, allora ricoprirono il pṛthāde di piogge di frecce, 

   7 	scagliando acuminate frecce capaci di respingere grandi elefanti,
     	cercando la vittoria sul campo circondarono il kuntīde,

   8 	e vedendo sul campo quell'eroe dalle fiere imprese,
     	tutti quei valorosi sui loro carri combattevano contro di lui appiedato,

   9 	essi colpirono l'eroe distruttore dei nivātakavaca,
     	l'uccisore dei samśaptaka, l'uccisore del re dei sindhu,

  10 	quindi con migliaia di carri aggiogati ai cavalli,
     	circondato il kuntīde con grande eccitazione lo combattevano,

  11 	quei valorosi ricordando l'uccisione del sagace re dei sindhu,
     	di Jayadratha in battaglia o kauravya, da parte dell'ambidestro,

  12 	allora come dèi della pioggia, tutti riversarono una pioggia di frecce,
     	e da queste coperto, il pṛthāde appariva come il sole in mezzo alle nuvole,

  13 	il toro dei pāṇḍava appariva completamente coperto dalle frecce,
     	come un grande uccello racchiuso dentro una rete o bhārata,

  14 	essendo il kuntīde pressato dalle frecce, tutto il trimundio
     	era pieno di urla, e il sole stesso era scurito dalla tenebra,

  15 	allora soffiò o grande re, un vento da far rizzare i capelli,
     	Rāhu inghiottiva il sole, e contemporaneamente la luna,

  16 	meteore colpivano il sole, ricoprendolo da ogni parte,
     	e vi era un terremoto o re, sul grande monte Kailāsa,

  17 	e piangevano calde lacrime, presi da dolore e sofferenza,
     	i sette ṛṣi impauriti e anche i ṛṣi divini,

  18 	una meteora rapidamente tagliando il cerchio della luna,
     	cadeva al contrario allora o re, come segno di calamità,

  19 	nuvole scure simili ad arcieri piene di lampi,
     	riempiendo il cielo versavano sangue e carne,

  20 	quando quell'eroe era coperto dalle piogge di frecce, così era allora
     	il mondo o migliore dei bhārata, e questo appariva un portento,

  21 	essendo egli completamente coperto dalla pioggia di frecce, 
     	preso da svenimento, il gāṇḍīva cadeva lasciato dalla sua mano,

  22 	e mentre in lui era svenuto, una ancora più grande pioggia di frecce,
     	i sindhu scagliarono rapidi sul grande guerriero privo di sensi,

  23 	allora vedendo svenuto il pṛthāde, i celesti,
     	tutti con animi agitati, per lui avevano perso la pace,

  24 	quindi tutti i ṛṣi divini, e pure i sette ṛṣi,
     	e i ṛṣi dei brahmani, pregavano per la vittoria del saggio pṛthāde,

  25 	allora fatta splendere dagli dèi l'energia del pṛthāde o sovrano,
     	il supremo esperto d'armi si alzava sul campo quel saggio, saldo come un monte,

  26 	e il rampollo dei kuru tendeva il suo divino arco,
     	e il rumore era grande e ripetuto come quello di una macchina da guerra,

  27 	allora quel potente, contro quei nemici scagliava piogge di frecce
     	col suo arco il pṛthāde, simili alle piogge del signore degli dèi,

  28 	quindi tutti i guerrieri sindhu, col loro re,
     	non si vedevano più coperti dalle frecce come fuochi dalle falene,

  29 	e tremavano per quel frastuono, e presi dal terrore fuggirono,
     	piangevano lacrime presi da sofferenza e giacevano a terra i sindhu,

  30 	quel forte, il migliore degli uomini in mezzo a tutti muovendosi,
     	come un braciere acceso o re, li tormentava con fiumi di frecce,

  31 	quell'uccisore di nemici, con una pioggia di frecce simile a quella di Indra,
     	innondava tutte le direzioni, come fosse il grande Indra armato del fulmine,

  32 	brillante come il sole disperdendo quell'esercito simile ad un mare di nuvole,
     	quel supremo dei kuru splendeva come il sole coi suoi raggi.
     


                              LXXVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi quel prode schierato in battaglia armato del gāṇḍīva,
     	appariva sul campo invincibile come il monte himavat,

   2 	allora i guerrieri sindhu, di nuovo si schieravano,
     	scagliando con grande furia piogge di frecce o bhārata,

   3 	quel grande eroe sorridendo, a quelli di nuovo schierati
     	che volevano ucciderlo, allora diceva il kuntīde con voce gentile:

   4 	“ combattete con la massiima forza, cercate di uccidermi,
     	compite dunque ogni azione, poiché incombe su voi un grande pericolo,

   5 	io combatterò tutti voi, coprendovi con un rete di frecce,
     	fermatevi dunque a combattere, io distruggerò la vostra arroganza.”

   6 	ciò detto, il kauravya allora con furia imbracciava gāṇḍīva,
     	ma ricordando le parole del fratello maggiore o bhārata,

   7 	di non dover uccidere in battaglia gli kṣatriya desiderosi di vittoria,
     	ma di vincerli, alle parole del dharmarāja grand'anima,
     	pensava allora Phalguna toro fra gli uomini:

   8 	“mi fu detto dall'Indra degli uomini di non uccidere quei sovrani,
     	affinché non siano vane qui, le belle parole del dharmarāja,

   9 	io non devo uccidere questi re, e sarà compiuto l'ordine del re.”
     	così pensando allora, intento a compiere il piacere del fratello,
     	quel sapiente del dharma, diceva queste parole ai sindhu ardui da combatterci:

  10 	"io non ucciderò donne o fanciulli, né voi pur qui schierati,
     	né chi sul campo mi dirà che è stato vinto da me,

  11 	udite queste mie parole agite per il vostro bene,
     	agendo altrimenti da me colpiti cadrete in una grande sventura.”

  12 	ciò detto il toro dei kuru, combatteva contro quei valorosi,
     	senza fretta né furia, contro quei furiosi in cerca di vittoria,

  13 	allora i sindhu centomila frecce ben levigate
     	scagliavano o re, contro l'armato del gāṇḍīva,

  14 	ma quelle che volavano sanguinose simili a serpi velenose,
     	con diritte frecce le tagliava ancora in aria il Conquista-ricchezze,

  15 	tagliate quelle frecce affilate a pietra e dalle piume di airone,
     	trafiggeva ciascuno di loro sul campo con dieci frecce,

  16 	quindi missili e lance ancora scagliavano al Conquista-ricchezze,
     	i sovrani sindhu ricordando l'uccisione di Jayadratha,

  17 	ma il coronato dal grande intelletto rese vane le loro aspettative,
     	abbattendole tutte in aria, e per la gioia urlava il pāṇḍava,

  18 	e quindi le teste dei guerrieri che si avventavano in cerca di vittoria,
     	abbatteva con dardi bhalla dall'asta ben levigata,

  19 	di quelli che fuggivano, di quelli che di nuovo attaccavano,
     	e di quelli che si ritiravano il frastuono era come quello di un mare in piena,

  20 	quelli pur colpiti però dal pṛthāde dall'incomparabile splendore,
     	con tutta la forza e per quanto fiato avevano combattevano contro Arjuna,

  21 	quindi Phalguna con frecce ben levigate rese sul campo
     	privi di coscienza la maggior parte dei soldati dagli animali stanchi,

  22 	la figlia di Dhṛtarāṣṭra vedendo tutti loro esausti,
     	Duḥśalā, andava da lui per protezione prendendo con sé un fanciullo,
     	il valoroso e senza colpe figlio di Suratha, su un carro,

  23 	per la pace di tutti i guerrieri, si avvicinava al pāṇḍava,
     	e raggiunto il Conquista-ricchezze, lanciava un urlo di dolore,
     	e pure il Conquista-ricchezze vedendola abbassava l'arco quel potente,

  24 	abbandonato l'arco, il pṛthāde secondo le regole allora si rivolgeva
     	alla nobildonna: “ che posso fare per te?” e lei gli diceva queste parole:

  25 	“questo o migliore dei bhārata è il bimbo figlio della tua nipote,
     	che ti saluta o valoroso, guardalo o toro degli uomini.”

  26 	così apostrofato allora Arjuna chiedeva di suo padre
     	dove egli era; allora o re, Duḥśalā disse queste parole:

  27 	“suo padre caduto in depressione, soverchiato dal dolore per il padre,
     	ha trovato la morte o valoroso, in quale modo ascolta da me,

  28 	egli saputo allora che il padre era stato ucciso in battaglia da te o senza-macchia,
     	udendo che tu eri giunto, a combattere seguendo il cavallo,
     	afflitto dalla morte del padre, abbandonava la vita o Conquista-ricchezze,

  29 	avendo udito che era giunto Bībhatsu, realmente o senza-macchia,
     	afflitto da depressione, cadeva a terra e moriva mio figlio,

  30 	e vedendolo caduto al suolo, o illustre, allora preso questo
     	suo figlio, sono giunta ora a te per protezione.”

  31 	ciò detto lanciava un urlo di dolore la figlia di Dhṛtarāṣṭra,
     	piena di tristezza, e diceva al pṛthāde che gli stava triste davanti:

  32 	“ guarda a me tua sorella, e al figlio di tua nipote,
     	tu devi o sapiente del dharma aver compassione di me o continuatore dei kuru,
     	dimenticando il re dei kuru, e il misero Jayadratha,

  33 	come da Abhimanyu è nato Parikṣit, uccisore di eroi nemici,
     	così da Suratha è nato questo mio nipote o grandi-braccia,

  34 	e prendendolo con me o tigre fra gli uomini, sono giunta davanti a te,
     	per portar pace a tutti i guerrieri, ascolta queste mie parole, 

  35 	è giunto qui o grandi-braccia, il nipote di quel misero,
     	perciò tu devi mostrare il tuo favore verso questo fanciullo,

  36 	egli inchinando la testa assieme a me o uccisore di nemici,
     	ti implora o grandi-braccia, vai dunque in pace o Conquista-ricchezze,

  37 	a questo fanciullo dai parenti uccisi o pṛthāde e che nulla conosce,
     	concedi la grazia o sapiente del dharma, non cadere in preda della furia,

  38 	dimenticandoti di suo nonno che fu vilmente crudele,
     	e che compì un grande male, tu devi condergli grazia.”

  39 	il Conquista-ricchezze, mentre Duḥśalā cosi miseramente parlava,
     	ricordandosi della regina Gāndhārī, e del sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	diceva allora pieno di dolore, biasimando il dharma kṣatriya: 

  40 	“vergogna al vile Duryodhana, folle per avidità del regno,
     	 a causa del quale, io tutti questi parenti ho spedito alla dimora di Yama.”

  41 	avendo così parlato con molte parole gentili il Vincitore le concesse il suo favore,
     	e avendola abbracciata contento, la lasciava andare verso casa,

  42 	e anche Duḥśalā allontanati quei grandi guerrieri dalla battaglia,
     	avendo onorato il pṛthāde si recava a casa quel bel visetto,

  43 	quindi quel toro fra gli uomini vinti i guerrieri sindhu,
     	di nuovo correva dietro al cavallo che vagava a piacere,

  44 	il valoroso seguiva il cavallo sacro secondo le regole o signore di popoli,
     	come in cielo il dio degli dèi l'armato del tridente fa con l'antilope celeste,

  45 	il destriero secondo il suo desiderio e il suo piacere in ciascuna regione
     	vagava a piacere, acrescendo le imprese del pṛthāde,

  46 	procedendo di passo in passo, il cavallo o toro dei bhārata,
     	entrava assieme al pāṇḍava nella regione del sovrano di maṇipūra.
     


                              LXXVIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il sovrano Babhruvāhana però, saputo del valoroso padre,
     	usciva quel nobile con modestia, con in testa i brahmani e l'offerta ospitale,

   2 	ma il Conquista-ricchezze, non accoglieva il signore di maṇipūra,
     	che era giunto, ricordando il dharma kṣatriya quel saggio,

   3 	e quell'anima giusta di Phalguna gli diceva infuriato:
     	“ tu non hai buona condotta, tu sei estraneo al dharma kṣatriya,

   4 	mentre io sono giunto custodendo il cavallo di Yudhiṣṭhira,
     	vittima sacrificale, perché non combatti contro di me al confine del regno?

   5 	il disonore sia su di te animo vile, che non conosci il dharma kṣatriya,
     	tu che me pronto a combattere mi ricevi con segni di pace,

   6 	finché tu sei vivo nessun uomo può aver qui un vantaggio,
     	tu che come una donna me in arme giunto mi accogli in pace,

   7 	se io gettando le armi, fossi venuto da te o sciocco,
     	tu avresti dovuto avere questa condotta o vergogna degli uomini.”

   8 	vedendo lui così apostrofato dal marito, la figlia del serpente
     	non lo sopportava, e aperta la terra Ulūpī giungeva a lui,

   9 	ella vedendo allora il figlio vergognoso a testa bassa,
     	maltrattato a lungo dal marito bramoso di lotta o illustre,

  10 	allora la figlia dell'uraga bella in ogni membra,
     	Ulūpī diceva queste parole da esperta del dharma kṣatriya,

  11 	“ ascolta me, tua madre Ulūpī, la figlia del re dei serpenti,
     	compi quanto dico o figlio, e il supremo dharma sarà tuo,

  12 	combatti contro il migliore dei kuru il Conquista-ricchezze o uccisore di nemici,
     	e così ne sarai contento senza alcun dubbio.”

  13 	così incoraggiato dalla madre, il re Babhruvāhana,
     	dal grande splendore pose mente allo scontro o toro dei bhārata,

  14 	allacciata la corazza d'oro e l'elmo splendente,
     	saliva il saggio su un grande carro equipaggiato con cento faretre,

  15 	e fornito di ogni strumento, e aggiogato a cavalli veloci come il pensiero,
     	fornito di ottime ruote, e adornato con ornamenti d'oro,

  16 	alzata l'insegna grandemente onorata, col leone fatto d'oro,
     	il re Babhruvāhana partiva alla volta del pṛthāde,

  17 	quindi quel valoroso raggiunto il cavallo sacrificale guardato dal pṛthāde,
     	lo faceva prendere da uomini esperti nell'arte dei cavalli,

  18 	con animo felice vedendo catturato il cavallo, il Conquista-ricchezze
     	stando a terra respingeva sul campo il figlio che stava sul carro,

  19 	allora il re colpiva quell'eroe con migliaia
     	di mucchi di frecce diritte simili a serpi velenose,

  20 	sorgeva uno scontro ineguagliabile tra quei due, padre e figlio,
     	entrambi con animo lieto, simile alla battaglia tra dèi e asura,

  21 	ridendo Babhruvāhana, tigre fra gli uomini colpiva il coronato 
     	in mezzo al petto con una freccia ben levigata,

  22 	questa entrava con tutta la cocca come un serpente in un formicaio,
     	e avendo trapassato il kuntīde si piantava a terra,

  23 	per il profondo dolore quel saggio si attaccava al supremo arco,
     	usando la sua divina energia, e sembrava come uno morto,

  24 	quel toro fra gli uomini recuperati i sensi ridendo,
     	il figlio di Śakra queste parole diceva al figlio o sovrano:

  25 	“ bravo, bravo o grandi-braccia, o figlio nato da Citrāṅgadā,
     	vedendo un tale tua impresa io ne sono felice o figliolo,

  26 	e scaglierò delle frecce su di te o figlio, stai saldo sul campo.”
     	ciò detto quell'uccisore di nemici lo ricopriva di frecce,

  27 	ma tutte queste scagliate dal gāṇḍīva simili a folgori tonanti,
     	il re colle sue frecce tutte le tagliava a tre a tre,

  28 	il pṛthāde allora con le sue frecce divine la sua insegna trapuntata d'oro, 
     	simile ad una palma d'oro, con un dardo affilato abbatteva dal carro,

  29 	e i cavalli dal grande corpo, di grande energia e valore
     	del re, mandava alla morte, ridendo il toro dei pāṇḍava,

  30 	il re supremamente infuriato scendendo rapido dal carro,
     	a piedi con furia combatteva contro il pāṇḍava suo padre,

  31 	deliziato dal coraggio del figlio, quel toro dei pāṇḍava,
     	il figlio del dio armato del fulmine, non colpiva troppo forte il figlio,

  32 	Babhruvāhana pur colpito, il padre che aveva contro
     	colpiva ancora con frecce simili e serpi velenose, quel forte,

  33 	quindi per fanciullaggine trafiggeva al cuore il padre con una freccia,
     	aguzza dalla bella cocca, il forte Babhruvāhana,

  34 	quella freccia accesa di splendore, fulgente come un fuoco,
     	penetrava nel cuore del pāṇḍava spaccandolo con grande dolore,

  35 	quel rampollo dei kuru, fu mortalmente trafitto dal figlio,
     	e cadeva a terra privo di sensi allora o re, il Conquista-ricchezze,

  36 	e abbattuto quell'eroe il principale dei kaurava, 
     	anche il figlio di Citrāṅgadā cadeva rapidamente svenuto,

  37 	inpegnato sul campo il re, veduto il padre ucciso,
     	prima era stato fortemente ferito dalle molte frecce di Arjuna,

  38 	vedendo ucciso il marito e il figlio caduto a terra,
     	Citrāṅgadā spaventata entrava sul campo di battaglia,

  39 	piangendo col cuore tormentato dal dolore, la bella
     	madre del sovrano di maṇipūra, guardava il marito morto.
     


                              LXXIX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora in molti modi lamentandosi quella timida dagli occhi-di-loto,
     	sveniva per il dolore quell'inviolabile e cadeva al suolo,

   2 	recuperati i sensi la divina, dal corpo di fattezze divine, 
     	vedendo Ulūpī la figlia del re dei serpenti, queste parole le diceva:

   3 	“ Ulūpī, guarda il marito giacere ucciso in battaglia,
     	quel vincitore di battaglie da mio figlio ancora fanciullo per tua causa,

   4 	forse che tu non sei o nobildonna, esperta del dharma e fedele al marito?
     	in quanto per causa tua fu abbattuto il marito, da te fu ucciso sul campo,

   5 	se in qualcosa il Conquista-ricchezze fu colpevole verso di te,
     	perdonalo, implorata da me, fai rivivere il Conquista-ricchezze,

   6   	on sei o nobildonna, sapiente del dharma, e famosa nel trimundio o bella,
     	che non ti duoli che il marito fu ucciso qui dal figlio?

   7 	io non mi dolgo per mio figlio ucciso o figlia del serpente,
     	per il marito mi dolgo, che ha ricevuto l'ospitalità.”

   8 	così avendo parlato allora alla divina Ulūpī la figlia del serpente,
     	avvicinatasi al marito, così gli parlava quella virtuosa:

   9 	"alzati caro amato del re dei kuru, o mio amato, 
     	questo tuo cavallo o grandi-braccia, da me è liberato, 

  10 	certamente tu o valoroso, devi seguire il cavallo
     	sacrificale del dharmarāja, perché dunque giaci a terra?

  11 	da te dipendono le vite dei kuru o rampollo dei kuru,
     	perché dunque salvando la vita agli altri, hai abbandonato la tua?

  12 	o Ulūpī ben guarda tuo marito ucciso sul campo,
     	avendo incitato mio figlio è stato ucciso, non te ne duoli?

  13 	a tuo piacere questo fanciullo giaccia a terra andato all'altro mondo,
     	ma il conquistatore, il folti-capelli, dagli occhi rossi che viva rettamente,

  14 	non vi è offesa da parte degli uomini o felicissima, che hanno molte mogli,
     	lo è per le donne questo, non mantenere questa decisione,

  15 	questa relazione fu stabilita dal creatore eterna e inviolabile,
     	riconosci questa relazione, che la verità venga dunque a te,

  16 	se tu oggi a me il marito ucciso dal figlio,
     	non mi mostrerai vivo, ora io rinuncerò alla vita,

  17 	io stessa soverchiata dal dolore, privata di marito e figlio,
     	siederò qui fino alla morte, davanti a te senza alcun dubbio.”

  18 	così avendo parlato alla figlia del serpente e al marito la figlia di Citravāhana
     	sedutasi in attesa della morte, rimase silenziosa o signore di genti.
     


                              LXXX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi cessando di lamentarsi afferrati i piedi del marito,
     	restava seduta la divina guardando pure il figlio inerte,

   2 	allora il re Babhruvāhana recuperati di nuovo  i sensi, 
     	vedendo quindi la madre sul suolo della battaglia le diceva:

   3 	“ cosa dunque di più doloroso vi sarà che mia madre cresciuta nel lusso,
     	giace a terra seguendo il marito morto, quel valoroso caduto?

   4 	quell'uccisore di nemici in battaglia, il migliore di tutti gli armati,
     	da me ucciso sul campo, di certo appare difficile morire, 

   5 	oh! è ben duro il cuore della regina che non va in pezzi,
     	scorgendo ucciso il marito dall'ampio torace e dalle grandi braccia,

   6 	difficile io penso quaggiù il morire per l'uomo, non essendo giunto il momento,
     	laddove né io né mia madre ci stacchiamo dalla vita,

   7 	oh! vergogna alla corazza d'oro dell'eroe kuru, a terra
     	guardatela qui spaccata da me, dal figlio di questo morto,

   8 	ohi, ohi, guardate o brahmani il valoroso padre mio a terra,
     	giacere nell'eroico giaciglio ucciso da me, suo figlio,

   9 	i brahmani che sono insieme al principe kuru al seguito del cavallo,
     	stiano in pace ora che sul campo lui fu da me ucciso,

  10 	i savi stabiliscano quale espiazione debba io qui fare,
     	me crudele malvagio, per averlo ucciso in battaglia, 

  11 	avendo ucciso oggi mio padre per dodici anni di mali,
     	debbo vagare io crudelissimo, vestito di pelle,

  12 	che io mi nutra nell'elmo della testa di mio padre da oggi,
     	non vi è altra espiazione per me che ho ucciso mio padre,

  13 	guarda o figlia del grande nāga tuo marito ucciso da me,
     	ti ho fatto un piacere oggi io uccidendo Arjuna in battaglia?

  14 	anche io ora mi avvierò verso la meta seguita dal padre,
     	io non sono in grado di sostenermi da me o bella,

  15 	 o madre, essendo io morto assieme all'armato del gāṇḍīva,
     	che tu sia felice o regina, in verità io uccido me stesso.”

  16 	ciò detto, allora il re soverchiato da dolore e sofferenza,
     	si spruzzava  o grande re, e per il dolore diceva queste parole:

  17 	“ ascoltino tutti gli esseri mobili e immobili,
     	e tu pure o madre come io il vero dico o grande serpentessa,

  18 	se non si rialzerà Jaya il padre mio, toro dei bhārata,
     	in questo campo di battaglia, io mi seccherò in un cadavere,

  19 	non esiste alcuna espiazione per me che ho ucciso mio padre,
     	e certamente precipiterò all'inferno col peso dell'uccisione del guru,

  20 	dell'uccisione di un valoroso kṣatriya ci si purifica con cento vacche,
     	ma avendo ucciso mio padre è impossibile per me l'espiazione,

  21 	costui è il Conquista-ricchezze, il figlio di Pāṇḍu, l'eroe dal grande splendore,
     	il padre mio dall'anima giusta, come vi può essere per me espiazione?”

  22 	così avendo parlato o sovrano, il re figlio del Conquista-ricchezze,
     	spuzzandosi con l’acqua, divenne silenzioso, intento a morire quel grande intelletto.
     


                              LXXXI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	sedutosi a morire allora quel sovrano, il signore di maṇipūra, 
     	pieno di dolore per il padre, assieme alla madre o tormenta-nemici,

   2 	Ulūpī pensava allora alla gemma che fa rivivere,
     	questa stava allora nella residenza dei serpenti,

   3 	e presala dunque o kauravya, la figlia del re dei nāga,
     	queste parole rallegranti gli animi dei soldati pronunciava:

   4 	“ alzati o figlio, non dolerti, Jiṣṇu non fu ucciso da te,
     	invincibile è da uomini e pure dagli dèi col Vāsava in testa,

   5 	questa illusione fu prodotta dalla mia māyā,
     	per compiacere il tuo gloriosissimo padre, Indra tra gli uomini, 

   6 	il kaurava che voleva conoscere o figlio, la tua forza,
     	mentre venivi a combattere sul campo o re, così quell'uccisore di eroi nemici, 

   7 	perciò o figlio, fosti da me incitato a combattere,
     	non temere alcun male per te o figlio, anche in seguito o potente,

   8 	egli è un ṛṣi dal grande splendore, un uomo interamente invincibile,
     	neppure Śakra è in grado di vincerlo sul campo o figliolo,

   9 	questa mia divina gemma che ho raccolto o signore di popoli,
     	fa sempre rivivere ciascuno dei grandi serpenti morti,

  10 	mettila tu sul petto del padre tuo o potente,
     	e allora vedrai o figlio rivivere di nuovo il pāṇḍava.”

  11 	così apostrofato metteva allora sul suo petto la gemma,
     	quel virtuoso per l'affetto verso il padre, il pṛthāde dall'incomparabile splendore,

  12 	e così posata la gemma o valoroso, il potente Jiṣṇu riviveva,
     	come svegliatosi dal sonno si alzava in piedi, l'eroe dai dolci e grandi occhi,

  13 	vedendo alzarsi da sé il saggio padre grand'anima, 
     	avendo recuperato la coscienza, Babhruvāhana lo salutava,

  14 	di nuovo in piedi essendo quella tigre fra gli uomini, pieno di vigore o potente,
     	il punitore di Pāka faceva piovere puri fiori divini,

  15 	e senza essere battuti i tamburi suonavano come nubi tonanti,
     	e in cielo vi erano grandi grida di bravo, bravo.

  16 	alzatosi dunque il grandi-braccia, rianimato il Conquista-ricchezze,
     	abbracciando Babhruvāhana lo baciava sulla fronte,

  17 	e vedeva li vicino sua madre sommersa dal dolore,
     	che lì stava assieme a Ulūpī, quindi il Conquista-ricchezze le chiedeva:

  18 	“ perché appare interamente colpito da doloroso stupore
     	il campo di battaglia? se lo sai o uccisore di nemici dimmelo,

  19 	per quale motivo tua madre è giunta sul campo di battaglia?
     	e perché è venuta pure Ulūpī la figlia del re dei nāga?

  20 	io ricordo lo scontro fatto con te per le mie parole,
     	ma voglio sapere il motivo della venuta delle donne.”

  21 	il sovrano di maṇipūra allora felice quindi gli diceva,
     	inchinando la testa quel sapiente: “ chiedi a Ulūpī.”
     


                              LXXXII


   1 	Arjuna disse:
     	“ perché sei qui giunta o gioia della stirpe dei kuru?
     	e anche la madre del re di maṇipūra perché è giunta sul campo di battaglia?

   2 	forse che desideravi fare un beneficio al re o figlia del serpente?
     	o forse a me volevi fare un bene o occhi mobili,

   3 	spero che a te o larghe natiche, nessun male o bella a vedersi,
     	io abbia fatto senza saperlo, oppure Babhruvāhana,

   4 	spero che la figlia del re Citravāhana, la tua co-moglie,
     	Citrāṅgadā dalle belle natiche non ti abbia in alcun modo offeso.”

   5 	a lui diceva ridendo allora la figlia del re degli uraga:
     	“ né tu mi hai recato offesa, né il sovrano Babhruvāhana,
     	 neppure la madre sua, che come una serva sta vicino a me,

   6 	si sappia ora come tutto ciò è stato compiuto da me,
     	non devi adirati con me, io te lo chiedo inchinando la testa,

   7 	per il tuo bene o kaurava io ho compiuto ciò o senza-macchia,
     	e tutto ciò o grandi-braccia, ascolta interamente,

   8 	nella grande battaglia dei bhārata tu uccidesti contro il dharma
     	il sovrano figlio di Śaṃtanu o pṛthāde e questa è la tua espiazione,

   9 	Bhīṣma non fu da te o valoroso, abbattuto combattendo,
     	insieme a Śikhaṇḍin nascondendoti con lui, lo hai ucciso,

  10 	se tu fossi morto senza alcuna espiazione di ciò, 
     	per questa malvagia azione saresti caduto di certo all'inferno,

  11 	e questa fu che tu hai avuta da tuo figlio, fu l'aspiazione stabilita
     	dai vasu, o protettore della terra, e da Gaṅgā,

  12 	un tempo io l'ho udito raccontata dai vasu,
     	e da  Gaṅgā venuta a riva, quanto fu ucciso il sovrano figlio di Śaṃtanu, 

  13 	e uscita fuori la dea e i vasu incontrandosi con la grande fiumana,
     	queste terribili parole dicevano nel pensiero della bhāgīrathī:

  14 	' Bhīṣma figlio di Śaṃtanu è stato ucciso dall'ambidestro,
     	mentre non combatteva sul campo impegnato da un altro o splendida,

  15 	per questa mala azione, noi o bellissima lanceremo
     	una maledizione su Arjuna.' e ' che così sia.' ella diceva,

  16 	' io, fatto conoscere questo a mio padre divenni terribilmente 
     	agitata, avendo udito che questa suprema sventura sarebbe giunta,

  17 	mio padre raggiunti i vasu, li implorava per tuo conto,
     	ripetutamente implorati allora essi gli dissero questo:

  18 	' di lui un figlio vi è o glorioso, il giovane signore di maṇipūra,
     	costui lo abbatterà a terra con le frecce mentre sta sul campo di battaglia,

  19 	compiuto ciò o re dei nāga, sarà libero dalla maledizione.'
     	dai vasu fatto andar via, egli a me questo raccontava,

  20 	e udendo ciò, tu allora da me fosti liberato dalla maledizione,
     	neppure il re degli dèi ti può sconfiggere in battaglia,

  21 	il figlio è detto un altro sé, per questo da lui fosti sconfitto,
     	non vi fu peccato da parte mia, tu cosa ne pensi o illustre?”

  22 	così apostrofato il conquistatore, con animo tranquillo diceva questo:
     	“tutto mi è caro o dea di quanto tu hai compiuto.”

  23 	e ciò detto, Jaya diceva al figlio, al signore di maṇipūra,
     	alla presenza di Citrāṅgadā la figlia di Kauravya:

  24 	“ l'aśvamedha di Yudhiṣṭhira avverrà il prossimo mese di caitrī,
     	là dunque vieni coi tuoi ministri, e assieme alla madre o sovrano.”

  25 	così invitato dal pṛthāde, il re Babhruvāhana,
     	quel saggio diceva al padre cogli occhi rossi di lacrime:

  26 	“ verrò o sapiente del dharma, per tuo ordine,
     	all'aśvamedha, al grande sacrificio per servire i brahmani,

  27 	per la tua benevolenza verso di me entra nella mia città,
     	assieme alle tue due mogli o uccisore di nemici, non aver indugio,

  28 	risiedi sicuro felicemente nella mia dimora o potente,
     	e di nuovo seguirai poi il cavallo o migliore dei vincitori.”

  29 	così apostrofato dal figlio allora l'eroe dalla scimmia nel pavese,
     	sorridendo diceva il kuntīde al figlio di Citrāṅgadā:

  30 	“tu sai o grandi-braccia come io debba compiere il mio incarico,
     	finché non sarà finito non entrerò nella tua città o grandi-occhi,

  31 	il cavallo sacrificale procede a suo piacere,
     	e fortuna sia a te, io lo seguirò, non posso ferrmarmi.”

  32 	e allora secondo le regole da lui onorato il figlio del punitore di Paka,
     	salutato dalle due mogli, partiva quel supremo bhārata.
     	


                              LXXXIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quel cavallo vagando su questa terra ai confini del mare,
     	tornava a girarsi o re, verso la città che ha nome dagli elefanti,

   2 	e lo splendido coronato anche lui si girava seguendolo,
     	spontaneamente si avvicinava alla città di rājagṛha,

   3 	e il re, il nipote di Jarāsaṃdha quel valoroso,
     	saldo nel dharma kṣatriya, lo sfidava a battaglia quando fu vicino,

   4 	uscito quindi dalla città, con carro, arco, frecce e protezioni,
     	il re Meghasaṃdhi, assaliva il Conquista-ricchezze che era a piedi,

   5 	lo splendido Meghasaṃdhi raggiunto il Conquista-ricchezze, 
     	per natura di fanciullo o grande re, e non per abilità questo diceva:

   6 	“ perché questo cavallo si aggira tra donne o bhārata?
     	io ucciderò questo cavallo, impegnati a salvarlo,

   7 	se tu non hai avuto dai miei padri istruzioni sul combattere,
     	io ti darò ospitalità, colpiscimi o io ti colpirò.”

   8 	così apostrofato gli rispondeva il pāṇḍava quasi ridendo:
     	“di oppormi a ogni impedimento, questo è il compito che mi fu imposto,

   9 	da mio fratello maggiore o sovrano, e tu pure certo lo sai,
     	attaccami con tutte le forze, non ne ho la minima ansia.” 

  10 	così apostrofato, per primo il signore di magadha attaccava il pāṇḍava,
     	scagliando migliaia di frecce, come il Mille-occhi le sue piogge,

  11 	allora il prode armato del gāṇḍīva con frecce scagliate dal suo arco,
     	senza sforzo rendeva vane quelle frecce o toro dei bhārata,

  12 	rese vane quelle sue frotte di frecce, l'eroe dalla scimmia per insegna,
     	scagliava frecce fiammeggianti come serpenti dalle bocche accese,

  13 	sull'insegna sui pennoni delle bandiere, sui parapetti del carro, sui cavalli,
     	e su tutte le altri parti del carro, ma non sul corpo e sull'auriga,

  14 	risparmiato dal pṛthāde, pensando al suo valore,
     	il māgadha scagliava le sue frecce sul corpo di Phalguna,

  15 	allora il prode armato del gāṇḍiva colpito dal māgadha,
     	appariva come un grande albero palāśa fiorito in primavera,

  16 	indenne, il māgadha colpendo quel toro dei pāṇḍava,
     	stava perciò o kaurava, in piena vista di quell'eroe universale,

  17 	l'ambidestro però infuriatosi, tendeva con forza il suo arco,
     	e i cavalli rendeva morti, e tagliava la testa all'auriga,

  18 	e il suo grande e bell'arco tagliava con una rasoiata,
     	all'impugnatura, e ne abbatteva insegna e bandiera,

  19 	il re agitato, senza cavalli né arco, coll'auriga ucciso,
     	afferrata la mazza con violenza si avventava sul kuntīde,

  20 	mentre così si precipitava, rapidamente quella mazza adornata d'oro,
     	faceva a pezzi con molte frecce dalle piume di avvoltoio,

  21 	la sua mazza ridotta in pezzi, coi i legami e le gemme distrutte,
     	come un leone privato della criniera, cadeva in mille pezzi,

  22 	ma lui che era privo del carro e dell'arco, e privato della mazza,
     	non volle colpirlo il saggio Arjuna supremo in battaglia,

  23 	quindi l'eroe dalla scimmia per insegna diceva queste parole
     	piene di gentilezza a quell'intelligente saldo nel dharma kṣatriya:

  24 	"hai ottenuto di mostrare il dharma kṣatriya che hai o figlio,
     	ora va, grande è la tua impresa in battaglia pur essendo gioavane o principe,

  25 	mi fu ordinato da Yudhiṣṭhira, di non uccidere i sovrani,
     	per questo tu sei vivo e non trafitto da me in battaglia.”

  26 	così ritenendo sé stesso vinto, il māgadha:
     	" così è il vero." avvicinatosi a lui a mani giunte lo onorava,

  27 	e Arjuna confortandolo ancora questo gli diceva:
     	“ tu devi venire il prossimo mese di caitrī all'aśvamedha del nostro sovrano.”

  28 	così richiesto avendo risposto di si, venerava quel cavallo
     	secondo le regole, il figlio di Sahadeva e anche Phalguna il migliore dei guerrieri,

  29 	allora il destriero ancora a suo piacimento raggiungeva,
     	quindi lungo la costa dell'oceano i vaṅga i puṇḍra, e i kerala

  30 	e il Conquista-ricchezze molti e numerori eserciti di barbari 
     	qua e là vinceva o re, col suo arco gāṇḍīva.
     
     


                              LXXXIV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il pāṇḍava dai bianchi cavalli onorato dal māgadha o re,
     	dirigendosi verso il meridione spingeva quel cavallo,

   2 	quindi di nuovo giratosi il forte cavallo vagando a piacere,
     	raggiungeva la bella e piacevole città dei cedi: śuktisāhvayā,

   3 	onorato là da Śarabha, dal figlio di Śiśupāla,
     	prima da lui combattuto, onorevolmente lo celebrava quel fortissimo,

   4 	quindi venerato o re, quel supremo cavallo si recava o re,
     	dai kāśi, dagli andhra, dai kosala, dai kirāta e dai taṅgaṇa,

   5 	colà il pāṇḍava ricevuti gli onori secondo le regole,
     	di nuovo deviando il kuntīde si recava presso i daśārṇa,

   6 	là il forte signore della terra di nome Citrāṅgada,
     	aveva un terrificante scontro con il conquistatore,

   7 	il coronato toro fra gli uomini ridottolo in suo potere,
     	partiva per il regno del re dei niṣāda Ekalavya,

   8 	il figlio di Ekalavya si impegnava in uno scontro con lui,
     	quindi egli coi niṣāda faceva una battaglia da far rizzare i capelli,

   9 	allora il kuntīde invincibile in battaglia, pure lui
     	vinceva sul campo quel valoroso sceso in campo per rompere il sacrificio,

  10 	il figlio del punitore di Pāka avendo vinto dunque o grande re, il nisāda,
     	da lui onorato, partiva di nuovo verso il mare meridionale,

  11 	e là pure coi draviḍa, gli andhra, i crudeli māhiṣaka,
     	e anche coi kollagireya vi furono battaglie del coronato,

  12 	e in virtù del destriero, si recava verso i surāṣṭra,
     	e raggiunta gokarṇa, partiva pure verso prabhāsa,

  13 	quindi la piacevole citta di dvāravatī protetta dai valorosi vṛṣṇi,
     	fu raggiunta dallo splendido cavallo sacrificale del re dei kuru,

  14 	qui i ragazzini degli yādava partirono a disturbare
     	il supremo cavallo, e allora Ugrasena o re, li fermava,

  15 	quindi uscendo dalla città, il signore di vṛṣṇi e andhaka,
     	accompagnato da Vasudeva zio materno del coronato,

  16 	quei due incontrandosi col migliore dei kuru, con gentilezza e secondo le regole,
     	con supremi onori si fermarono davanti al migliore dei bhārata,
     	quindi col permesso di quei due, proseguiva dove andava il cavallo,

  17 	poi il cavallo verso la regione occidentale del mare,
     	di passo in passo vagava, e procedeva nella florida regione dei cinque fiumi,

  18 	e da lì il cavallo o kaurava, nel regno dei gāndhāra,
     	si aggirava a suo piacere, seguito dal kuntīde,

  19 	là vi fu una battaglia tra il grand'anima e il re dei gāndhāra,
     	terribile, col figlio di Śakuni, conforme all'antica inimicizia.
     


                              LXXXV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il valoroso figlio di Śakuni, grande guerriero dei gāndhāra,
     	si avventava sul Folti-capelli accompagnato da un grande esercito,
     	pieno di elefanti cavalli e carri, e inghirlandato da insegne e bandiere,

   2 	non sopportando quei guerrieri l'uccisione del sovrano Śakuni,
     	insieme si avventarono sul pṛthāde impugnando i loro archi,

   3 	a loro parlava l'anima giusta, l'nvincibile Bībhatsu,
     	ma essi non accolsero le buone parole di Yudhiṣṭhira,

   4 	respingendo infuriati le gentilezze del pṛthāde,
     	e andarono a circondare il cavallo, allora si infuriava il pāṇḍava,

   5 	e tagliava le loro teste il pāṇḍava con dardi dalla punta splendente,
     	e affilati, scagliati dal gāṇḍīva senza troppo impegno Arjuna,

   6 	colpiti dal pṛthāde costoro con agitazione, lasciato il cavallo,  
     	si ritiravano o grande re, violentemente oppressi dalle pioggia di frecce,

   7 	ma pure colpito dai gāṇḍhāra il toro dei pāṇḍava,
     	ad uno ad uno mirando quello splendido ne tagliava le teste,

   8 	essendo colpiti sul campo da ogni parte i gāṇḍhāra,
     	il re figlio di Śakuni, arrestava il pāṇḍava,

   9 	al re che combatteva saldo nel dharma kṣatriya,
     	il pṛthāde diceva:” per ordine del mio re, non ucciderò i re,
     	smetti di combattere o valoroso, per te oggi non vi è sconfitta.”

  10 	così apostrofato, senza rispetto per quelle parole, confuso dall'ignoranza,
     	egli riempiva di frecce l'eroe pari a Śakra per imprese,

  11 	il pṛthāde allora il suo elmo staccava con una freccia
     	a mezzaluna senza agitarsi, come fece colla testa di Jayadratha,

  12 	vedendo ciò tutti i gāndhāra caddero in grande stupore,
     	essi capirono che pur potendo non voleva uccidere il re,

  13 	il figlio del re dei gāndhāra dandosi alla fuga,
     	sembrava assieme a loro, come assieme a timide gazzelle impaurite,

  14 	rapidamente di costoro che fuggivano il pṛthāde allora,
     	staccava le membra superiori con frecce bhalla, dall'asta levigata,

  15 	alcuni non si accorgevano che avevano le braccia staccate dalle frecce,
     	dalle larghe frecce lanciate dal pṛthāde per mezzo del gāṇḍīva,

  16 	quell'esercito in fuga con uomini, cavalli ed elefanti tremanti,
     	per la maggior parte colpiti e dispersi, si ritirava in un momento,

  17 	nessuno appariva di fronte a quell'eroe dalle fiere imprese,
     	dei nemici che fuggivano senza reggere quelle grandi frecce,

  18 	allora la madre del re dei gāndhāra, con gli anziani ministri in testa,
     	usciva spaventata portando avanti supremi doni ospitali,

  19 	ella deliberatamente allontanava il figlio arduo in combattimento,
     	e cercava il favore di Jiṣṇu dalle instancabili imprese,

  20 	il kuntīde onorandola, le concedeva allora grazia,
     	 e confortando il figlio di Śakuni, questo gli diceva:

  21 	“ non mi fatto piacere o grandi-braccia che tu abbia preso la decisione
     	di attaccarmi o uccisore di nemici, tu sei mio fratello o senza-macchia,

  22 	e ricordandomi della madre Gāndhārī e in virtù di Dhṛtarāṣṭra,
     	tu ora sei vivo o re, ma furono abbattuti i tuoi seguaci,

  23 	sia fatta cessare questa ostilità per me, non prendere più un tale decisione,
     	tu devi venire nel prossimo mese di caitrī all'aśvamedha del nostro sovrano.”
     


                              LXXXVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	ciò detto, il pṛthāde seguiva dunque il cavallo nel suo libero vagare,
     	e si dirigeva allora quel destriero verso la città che ha nome dagli elefanti,

   2 	Yudhiṣṭhira veniva a sapere che aveva mutato cammino,
     	e saputo che l'abilissimo Arjuna era di animo lieto,

   3 	e dell'impresa vittoriosa nel regno dei gāndhāra,
     	avendo saputo e nelle altri regioni, molto felice divenne il sovrano,

   4 	in quel momento era il dodicesimo giorno della metà del mese māgha,
     	e raggiunto la costellazione voluta, il dharmarāja Yudhiṣṭhira,

   5 	dal grande splendore, radunati tutti i fratelli quel grande saggio,
     	Bhīma, e pure Nakula e Sahadeva, il re kaurava,

   6 	diceva a quel punto allora il migliore dei sostenitori del dharma queste parole,
     	consultandosi quel migliore dei parlanti con Bhīma dal terribile ardimento:

   7 	“ sta giungendo o Bhīmasena tuo fratello minore assieme al cavallo,
     	come mi hanno riferito gli uomini che seguono il Conquista-ricchezze,

   8 	giunto il tempo, il cavallo si trova qui vicino,
     	siamo al giorno della luna piena di māgha, e il mese è alla fine o Ventre-di-lupo,

   9 	i sapienti brahmani seguaci dei veda che preparino ogni cosa,
     	per celebrare il sacrificio del cavallo, e vadano a vedere il luogo del sacrificio.”

  10 	così richiesto Bhīma compiva tutti gli ordini del sovrano,
     	contento udendo dal sovrano che stava giungendo l'ambidestro,

  11 	quindi Bhīmasena procedeva con dei saggi architetti
     	dopo aver posto in testa dei brahmani esperti nei riti sacrificali,

  12 	il kaurava faceva misurare il luogo del sacrificio secondo le regole,
     	con recinti e fondazioni per l'insediamento e dotato di una viale principale,

  13 	e faceva preparare il luogo assembleare, con seggi per le mogli,
     	e per il supremo accenditore, rettamente adornato da oro e gemme,

  14 	e colonne abbellite d'oro, e ampi archi,
     	sui posti dove erano i fuochi sacrificali, dando oro fino,

  15 	e gli appartamenti dei re che abitavano varie regioni,
     	faceva fare quell'anima giusta, in vari luoghi secondo le regole,

  16 	e la residenze di brahmani giunti da varie regioni,
     	vari e in grande quantità faceva costruire Bhīma,

  17 	quindi mandava dei messaggeri per ordine del sovrano,
     	Bhīmasena o grande re, ai re dalle instancabili imprese,

  18 	questi supremi sovrani vennero per compiacere il re dei kuru,
     	portando molti gioielli, donne, cavalli e armi,

  19 	e di costoro che risiedevano negli accampamenti a migliaia,
     	il rumore simile all'oceano agitato, toccava quasi il cielo,

  20 	e per quelli che giungevano il re dagli occhi-di-loto,
     	ordinava cibi e bevande e seggi più che umani,

  21 	e vari serragli per gli animali, di canne da zucchero e di latte
     	forniti o tigre fra gli uomini, ordinava il re giusto,

  22 	quindi a quel grande sacrificio del saggio dharmarāja, 
     	giunsero molte schiere di muni, recitanti il brahman,

  23 	e i principali brahmani che vi erano là o protettore della terra,
     	giunsero coi loro discepoli, e il kaurava li accoglieva tutti,

  24 	e li seguiva fino al luogo della loro residenza,
     	di persona lo faceva Yudhiṣṭhira pieno di splendore trascurano l'orgoglio,

  25 	quindi gli architetti e gli altri artefici, avendo compiuto
     	ogni cosa per il sacrificio o re, ne informarono il dharmarāja,

  26 	e il dharmarāja saputo che tutto era stato fatto in modo perfetto,
     	divenne di aspetto lieto il re, l'incrollabile assieme ai fratelli.
     


                              LXXXVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	preparato quel sacrificio dunque degli eloquenti disputatori,
     	molti argomentazioni pronunciarono per vincersi reciprocamente,

   2 	e i sovrani videro la suprema preparazione del sacrificio,
     	ordinata da Bhīma o rampollo dei kuru, come per il re degli dèi, 

   3 	là vedevano arcate e ingressi fatti interamente d'oro,
     	e molti seggi e giacigli preparati adornati di gemme,

   4 	vasi, e piatti, calderoni, giare, e coperchi,
     	i sovrani non potevano vedere nulla che non fosse d'oro, 

   5 	e pali sacrificali di legno adornati d'oro, secondo le scritture 
     	fabbricati, a tempo debito e rettamente splendenti,

   6 	e alcuni animali nati sulla terra e nell'acqua o potente,
     	tutti questi riuniti insieme vedevano i sovrani,

   7 	vacche, bufale, e anche donne e vecchi,
     	e animali acquatici, selvatici e uccelli,

   8 	e vivipari e ovipari, e animali che sorgono dal fango,
     	e molti esseri selvatici, montani e acquatici videro,

   9 	e vedendo il luogo del sacrificio tutto deliziato da
     	da animali, vacche ori e grano, caddero in suprema meraviglia,
     	e molti dolci cibi erano pronti per brahmani e vaiśya,

  10 	e mentre che interamente centomila brahmani mangiavano,
     	coi tamburi si batteva a lungo un grande frastuono,

  11 	e questo risuonava di frequente di giorno in giorno,
     	così si svolgeva il sacrificio del saggio dharmarāja,

  12 	grandi distribuzioni di cibo o re, grandi come montagne,
     	fiumi di latte, e burro chiarificato e laghi di grasso, là vedevano,

  13 	l'intera jambūdvīpa con le varie popolazioni,
     	o re, si vedeva riunita in quel grande sacrificio del re,

  14 	migliaia di razze di uomini là in continuazione,
     	venivano quei molti a ricevere le ricchezze o toro dei bhārata,

  15 	e i re inghirlandati, con splendidi gioielli e orecchini,
     	servivano i principali brahmani a centinaia e a migliaia,

  16 	e gli uomini che ne erano addetti, davano ai brahmani
     	vari cibi e bevande che potevano rallegrare dei re.
     


                              LXXXVIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	vedendo lì riuniti dei re, signori della terra sapienti dei veda,
     	il re Yudhiṣṭhira allora diceva a Bhīmasena:

   2 	“ sono giunti le tigri fra gli uomini che sono i signori del mondo,
     	a costoro sia reso onore, questi signori di uomini sono degni di onori.”

   3 	così richiesto dal glorioso sovrano, allora tutto compiva, 
     	Bhīmasena dal grande splendore assieme ai gemelli o bhārata,

   4 	quindi giungeva dal figlio di Dharma Govinda assieme ai vṛṣṇi,
     	con Baladeva in testa, quel supremo di tutti i viventi,

   5 	assieme a Yuyudhāna, a Pradyumna, e a Gada,
     	e con Niśaṭha, Sāmba, e pure con Kṛtavarman,

   6 	a costoro il grandi-braccia Bhīma faceva supremi onori,
     	e questi tori degli uomini entrarono in residenze piene di gemme,

   7 	l'uccisore di Madhu invece alla fine dei discorsi con Yudhiṣṭhira,
     	parlava di Arjuna consumato dalle molte battaglie,

   8 	e il kuntīde ripetutamente domandava all'uccisore di nemici
     	“parlami di mio fratello Jiṣṇu.” così il dharmarāja signore del mondo,

   9 	“ un uomo mio confidente che abita a dvārakā o sovrano,
     	che ha veduto il migliore dei pāṇḍava consumato dalle molte battaglie,

  10 	mi diceva che è vicino il grandi-braccia o potente,
     	compi dunque o kuntīde ogni cosa per il compimento del rito del cavallo.”

  11 	così informato, il dharmarāja Yudhiṣṭhira gli rispondeva:
     	“ per fortuna Jiṣṇu sta giungendo sano e salvo o mādhava,

  12 	e quanto disse a te quel comandante dell'esercito dei pāṇḍava
     	questo vorrei sentire da te o rampollo degli yadu.”

  13 	così apostrofato, quella tigre fra gli uomini, il signore di vṛṣṇi e andhaka,
     	di belle parole rispondeva questo a Yudhiṣṭhira figlio di Dharma:

  14 	“ queste parole del pṛthāde mi riferì o grande re, quell'uomo,
     	' si deve dire a Yudhiṣṭhira o Kṛṣṇa, a tempo debito questo mio discorso,

  15 	giungeranno tutti i sovrani presso i kaurava,
     	a ciascuno di essi sia reso onore, questo per noi è pace,

  16 	e si faccia sapere al re il mio consiglio o onorevole,
     	che si deve prevenire quanto accadde nel conferimento dell'arghya,

  17 	il re deve compiere tutto ciò col tuo consiglio,
     	che queste genti non vadano ancora alla distruzione per odio del re.'

  18 	queste e altre parole o kuntīde diceva quell'uomo,
     	dette dal Conquista-ricchezze, ascoltale mentre te le dico,

  19 	' verrà al nostro sacrificio il sovrano signore di maṇipūra,
     	egli è il mio amato figlio, Babhruvāhana dal grande splendore,

  20 	tu devi per mio desiderio onorarlo secondo le regole,
     	egli sempre mi è devoto e attaccato.' così o potente”

  21 	udite queste parole il dharmarāja Yudhiṣṭhira,
     	rallegrato da quei discorsi, queste parole diceva.
     
     


                              LXXXIX


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ mi è caro udire o Kṛṣṇa, quanto tu mi puoi dire,
     	questo è per me come l'amṛta, e il mio animo ne è deliziato o illustre,

   2 	molti scontri del conquistatore contro i sovrani,
     	vi furono ancora o Signore-dei-sensi, e qua e là io li ho saputi,

   3 	per mia causa sempre il pṛthāde fu privato dei lussi,
     	troppo intelligente è il conquistatore, e questo mi brucia l'animo,

   4 	sempre io penso quando sono solo a quel figlio di Kuntī o vṛṣṇi,
     	forse che nel suo corpo segnato da tutti i segni di auspicio
     	vi è un segno infausto, per cui o Kṛṣṇa ha questi dolori?

   5 	un'eccessiva parte di dolore ha sempre quel rampollo dei kuru,
     	e io non vedo nulla di biasimevole nelle sue membra,
     	e se io posso udirlo tu mi devi parlare di ciò.”

   6 	così rischiesto il Signore-dei-sensi molto pensandoci sopra,
     	Viṣṇu quel prosperatore del regno dei bhoja diceva al re:

   7 	" io non vedo in lui o sovrano nulla di biasimevole,
     	eccetto le due braccia di quel leone degli uomini troppo grandi,

   8 	per queste due quella tigre fra gli uomini sempre si mette in viaggio,
     	nessun'altra cosa io vedo per cui Jaya abbia la sua parte di dolori.”

   9 	così apostrofato in verità dal saggio Kṛṣṇa, il migliore dei kuru,
     	rispondeva alla tigre di vṛṣṇi: “ così dunque è.” o potente,

  10 	Kṛṣṇā Draupadī, però guardava con astio Kṛṣṇa,
     	e si accorgeva della sua condotta allora l'uccisore di Kaśi,
     	e si mostrava amico dell'amico come fosse il Conquista-ricchezze in persona 

  11 	là i kuru con Bhīma in testa e gli yādava,
     	si rallegrarono udendo le storie molto meritevoli del Conquista-ricchezze o illustre,

  12 	e mentre loro parlavano delle avventure di Arjuna,
     	un uomo giungeva con un messaggio del conquistatore grand'anima,

  13 	raggiunto il migliore dei kuru, e inchinatosi quell'intelligente,
     	annunciava l'arrivo di Arjuna tigre fra gli uomini,

  14 	il sovrano questo udendo, con gli occhi pieni di lacrime di gioia,
     	a quel messaggero di piacevoli parole dava molta ricchezza,

  15 	quindi il secondo giorno un grande frastuono sorgeva,
     	quando giungeva quella tigre fra gli uomini quel condottiero dei pāṇḍava,

  16 	allora appariva la polvere sollevata da quel cavallo,
     	che si muoveva vicino con le movenze di Uccaiḥśravas,

  17 	e allora Arjuna udiva le melodiose parole di gioia degli uomini,
     	“ per fortuna o pṛthāde, sei salvo, e opulento è il re Yudhiṣṭhira,

  18 	chi altri avendo vinto l'intera terra coi suoi regnanti,
     	conducendo il supremo cavallo può tornare eccetto Arjuna?

  19 	di tutti i passati re grandi anime, con Sagara in testa,
     	di nessuno di questi abbiamo udito simili imprese,

  20 	e nessun altro signore della terra vi sarà, che possa fare
     	o migliore della stirpe dei kuru, la difficile impresa che tu hai compiuto.” 

  21 	questi discorsi che pronunciavano quegli uomini piacevoli all'udito,
     	udendo, Phalguna, anima giusta entrava nel luogo del sacrificio,

  22 	allora il re coi suoi ministri, e Kṛṣṇa rampollo degli yadu,
     	messo in testa Dhṛtarāṣṭra, costoro gli andarono incontro,

  23 	omaggiati i piedi del padre e del saggio dharmarāja,
     	e onoratili, a cominciare da Bhīma, abbracciava il Lunghi-capelli,

  24 	e da loro fu egualmente onorato, ed egli avendoli contraccambiati rettamente,
     	si fermava allora quell'anima giusta come uno che attraversando raggiunga la riva,

  25 	e in quello stesso momento il re Babhruvāhana,
     	assieme alle madri, quel saggio giungeva dai kuru,

  26 	raggiunti tutti i kuru, e da tutti loro salutato,
     	entrava nella suprema residenza di Kuntī sua nonna paterna.
     


                              XC


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	entrato secondo le regole nella residenza dei pāṇḍava,
     	salutava la nonna con bellissime e gentili parole,

   2 	quindi la regina Citrāṅgadā e anche la figlia di Kauravya,
     	insieme educatamente si avvicinarono a Pṛthā e a Kṛṣṇā,
     	e a Subhadrā e secondo le regole a tutte le altre donne kuru,

   3 	Kuntī allora donava a loro due, svariati gioielli,
     	e Draupadī e Subhadrā e anche le altre donne diedero doni,

   4 	e risiedettero allore le due regine su due letti preziosissimi,
     	onorate da Kuntī in persona per far piacere al pṛthāde,

   5 	e il re Babhruvāhana dal grande valore pure lui omaggiato,
     	si metteva al servizio del sovrano Dhṛtarāṣṭra secondo le regole,

   6 	e al re Yudhiṣṭhira ed agli altri pāṇḍava con Bhīma in testa,
     	avicinatosi, quello splendidissimo li salutava educatamente,

   7 	ed egli da loro era abbracciato con affetto e rettamente omaggiato,
     	e a lui quei grandi guerrieri con animo lieto davano molte ricchezze,

   8 	quindi quel signore della terra educatamente incontrava
     	Kṛṣṇa, l'armato di mazza e disco, come Pradyumna va incontro a Govinda,

   9 	a quel re Kṛṣṇa dava un preziosissimo e supremo carro,
     	onorabile, incrostato d'oro, e aggiogato a divini cavalli,

  10 	e il dharmarāja, Bhīma, i due gemelli e Phalguna,
     	ciascuno di loro grandemente omaggiavano quel degno di onori,

  11 	quindi nel terzo giorno, il muni figlio di Satyavatī,
     	avvicinatosi a Yudhiṣṭhira il ben parlante, queste parole diceva:

  12 	"a cominciare da oggi o kuntīde, celebra il rito al giusto tempo,
     	il momento del sacrificio è giunto, e si affrettano i celebranti,

  13 	certo questo tuo rito di vari giorni o re dei re, è in dubbio,
     	per la quantità di oro è chiamato il rito del moltissimo oro,

  14 	e in questo modo o grande re, compi la dakṣiṇa tre volte tanto,
     	e che il rito valga il triplo o re, i brahmani qui ne sono strumento,

  15 	e ottenuto il merito di tre aśvamedha con molte dakṣiṇa,
     	tu ti libererai del peccato di aver ucciso i tuoi parenti o signore di uomini,

  16 	questo è il supremo purificatore, l'espiazione delle espiazioni, 
     	che tu ottieni con la purificazione dell'aśvamedha o rampollo dei kuru.”

  17 	così apostrofato da Vyāsa dall'incomparabile splendore, quell'energico,
     	dall'anima giusta compiva la consacrazione per compiere il rito del cavallo,
     	e quel sovrano iniziava il grande sacrificio dell'aśvamedha,

  18 	là o re, gli officianti sapienti dei veda compirono gli atti sacri,
     	agendo secondo le regole quei sapienti degli śāstra, ben istruiti,

  19 	non vi fu in loro nessuna incertezza, né offerta mal data,
     	quei tori dei brahmani compirono tutto rettamente e nel giusto ordine,

  20 	e fatto rettamente il rito introduttivo quei supremi ri-nati sapienti del dharma,
     	compirono allora i ri-nati o re, le abluzioni secondo le regole,

  21 	consacrato allora il soma, quei supremi bevitori di soma,
     	seguaci degli śāstra ne compirono in successione la spremitura,

  22 	nessun uomo là era miserevole e neppure povero,
     	affamato o addolorato, seppure uomo del volgo,

  23 	faceva dare continuamente cibo a chi lo desiderava,
     	Bhīmasena dal grande splendore, sempre per ordine del re,

  24 	abili celebranti tutte le operazioni del sacrificio,
     	compivano giorno per giorno, esperti dei riti secondo gli śāstra,

  25 	nessun celebrante del saggio re vi era là ignorante delle sei parti dei veda,
     	né un ri-nato che fosse non osservante o inesperto o di incompetenti parole,

  26 	allora all'erezione del palo sacrificale con sei pali di bilva, o toro dei bhārata,
     	e altrettante al pari di quelli, di khādira e di sarvavarṇika,

  27 	e due pali sacrificali fatti di deodar in quel sacrificio del sovrano,
     	i celebranti prepararono, e pure uno fatto di śleṣmātakamaya,

  28 	e altri pali fatti d'oro per bellezza o toro fra gli uomini,
     	faceva approntare Bhīma per ordine del dharmarāja,

  29 	questi splendevano adoranti di ricchezze o ṛṣi dei re,
     	come i sette ṛṣi giunti in cielo dagli dèi o sovrano di uomini,

  30 	e vi erano là dei mattoni fatti d'oro per essere impilati,
     	e là quell'altare del sovrano sembrava quello di Dakṣa,

  31 	quattro strati vi erano della misura di diciotto palmi,
     	come un uccello d'oro in forma di triangolo simile a Garuḍa, 

  32 	quindi gli animali furono legati da quei saggi secondo gli śāstra,
     	a ciascun dio destinati erano gli uccelli e gli animali,

  33 	dei tori indicati dagli śāstra e animali acquatici,
     	tutti questi furono uniti ai riti dell'accensione dei fuochi,

  34 	ai pali furono condotti trecendo animali,
     	e il cavallo supremo gioiello del re del kuntīde grand'anima,

  35 	questo suo sacrificio splendeva come fosse pieno di ṛṣi divini,
     	affollato di schiere di gandharva e adornato dalle schiere delle apsaras,

  36 	rallegrato da kiṃnara e dai canti di kiṃpuruṣa,
     	ovunque essendo coperto dalle vesti dei perfetti brahmani,

  37 	in quel luogo sempre vi erano i discepoli di Vyāsa ottimi brahmani,
     	esperte guide di tutti gli śāstra nelle azioni sacrificali,

  38 	e Nārada vi era là e Tumburu dal grande splendore,
     	Viśvāvasu, e Citrasena, e altri esperti di canti,

  39 	e gandharva abili cantanti, ed esperti nelle danze,
     	rallegravano quei savi, nelle pause dei riti sacrificali.


                              XCI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	sacrificate le altre vittime secondo le regole, quei supremi ri-nati,
     	quei brahmani afferravano il destriero secondo le scritture,

   2 	quindi reso d'accordo il destriero secondo le regole quei tori dei sacerdoti,
     	facevano adagiare o re, allora la figlia di Drupada,
     	quella virtuosa, con le tre parti del rito o re, secondo le regole,

   3 	estratte le interiora del cavallo secondo le scritture, i tori dei ri-nati,
     	le facevano deliberatamente cuocere secondo gli śāstra o toro dei bhārata,

   4 	il dharmarāja coi suoi fratelli il fumo profumato delle interiora,
     	che distrugge ogni male annusava secondo le regole, 

   5 	e il resto delle parti di quel cavallo o signore di uomini,
     	i sedici saggi celebranti insieme lo sacrificarono ad Agni,

   6 	concluso quel sacrificio del re dallo splendore di Śakra,
     	il venerabile Vyāsa coi suoi discepoli esaltava quel sovrano,

   7 	allora Yudhiṣṭhira donava ai celebranti secondo le regole,
     	migliaia di milioni di monete d'oro, e a Vyāsa l'intera terra,

   8 	accettando la ricchezza o re, Vyāsa il figlio di Satyavatī,
     	diceva allora all'anima giusta a Yudhiṣṭhira il migliore dei bhārata:

   9 	“ questa terra dunque ritorni a te o supremo re,
     	mi sia dato il suo controvalore, i brahamani sono bramosi di ricchezze.”

  10 	Yudhiṣṭhira dal grande intelletto rispondeva a quei savi,
     	quel saggio assieme ai fratelli in mezzo a tutti i re grandi anime:

  11 	“nel grande sacrificio dell'aśvamedha, la terra è stabilita come dakṣiṇa,
     	questa che fu vinta da Arjuna, è da me donata ai celebranti,

  12 	io entrerò nella foresta o grandi savi, godete voi di questa terra,
     	divisa in quattro parti a misura dei quattro hotṛ,

  13 	io non voglio prendere la proprietà dei brahmani o supremi muni,
     	questa è la mia ferma opinione e quella dei miei fratelli o privi di macchia,”

  14 	così avendo parlato lui, i suoi fratelli e anche Draupadī,
     	dissero: “così sia.” e questo apparve da far rizzare i capelli,

  15 	quindi una voce nell'aria vi era: “ bravo, bravo.” o bhārata,
     	e anche si sentiva il suono dei mormorii delle schiere di brahmani,

  16 	ma il dvaipāyana così apostrofato di nuovo da Yudhiṣṭhira
     	diceva in mezzo a quei savi, il muni applaudendo:

  17 	“ questa terra che tu mi hai dato io te la restituisco,
     	dell'oro sia dato a questi brahmani, e la terra resti tua.”

  18 	allora Vāsudeva diceva al dharmarāja Yudhiṣṭhira:
     	“ quanto ha detto il venerabile Vyāsa tu lo devi fare.”

  19 	così apostrofato il migliore dei kuru con animo lieto assieme ai fratelli,
     	donava milioni di milioni triplicando la dakṣiṇa del sacrificio,

  20 	nessun altro sovrano al mondo compirà mai
     	quanto ha fatto quel leone dei kuru, seguendo Marutta,

  21 	il potente Kṛṣṇa dvaipāyana, accettata quella ricchezza,
     	la distribuiva quel sapiente in quattro parti ai celebranti ed essi ne godettero,

  22 	avendo dato il valore della terra in oro, Yudhiṣṭhira,
     	libero da ogni male, avendo guadagnato il paradiso si rallegrava coi suoi fratelli,

  23 	e i celebranti, di quell'immensa massa d'oro allora
     	godevano con i brahmani quanto potevano a tutta forza,

  24 	e quanto vi era di oro e di gioielli nel luogo del sacrificio,
     	decorazioni e i pali sacrificali, orci e vasi e anche i mattoni,
     	col permesso di Yudhiṣṭhira di tutto ciò godevano i ri-nati,

  25 	e dopo i brahmani, anche gli kṣatriya portavano via delle ricchezze,
     	quindi le schiere di vaiśya e śūdra e anche le altre genti barbare,
     	per grande tempo raccolsero continuamente oro,

  26 	poi tutti i brahmani felici tornarono alle loro case,
     	soddisfatti dalle ricchezze date dal dharmarāja grand'anima,

  27 	il venerabile Vyāsa inchinandosi ai piedi di Kuntī,
     	donava a lei quel grande mucchio di oro, quello splendidissimo,

  28 	e lei con animo lieto avendo ricevuto quell'attestazione di affetto dal suocero,
     	compiva un grandissimo atto meritorio allora Pṛthā, 

  29 	raggiunta la purificazione, il re libero da ogni male assieme ai fratelli,
     	con quella distribuzione appariva simile al grande Indra assieme agli dèi,

  30 	e i pāṇḍava cisrcondati dai sovrani là giunti,
     	brillavano come pianeti circondati da mucchi di stelle o grande re,

  31 	e pure a quei re allora donava vari gioelli, 
     	elefanti, cavalli, e donne adornate, vesti e oro,

  32 	il pṛthāde in quell'assemblea di sovrani dando via
     	infininita ricchezza, il re tale quale Kubera vaiśravaṇa,

  33 	e fatto chiamare il valoroso re Babhruvāhana,
     	gli donava un'enorme ricchezza e lo lasciava andare a casa,

  34 	e il giovanissimo nipotino di Duḥśalā o toro fra i principi,
     	per affetto consacrava sovrano nel regno dei padri,

  35 	e il potente re dei kuru Yudhiṣṭhira avendo onorato
     	tutti quei re separatamente li licenziava,

  36 	così fu il sacrificio del saggio dharmarāja,
     	pieno di molti cibi, oro e gemme, oceano di vini e bevande,

  37 	la vi erano laghi con burro per fango e montagne di cibi,
     	e canali vi erano con cibi cotti per fango o toro dei bhārata,

  38 	e di cibi preparati pronti e di dolci da mangiare,
     	e di animali uccisi là non vi era fine,

  39 	la gente ubriaca e non, contenta e piena di fanciulle che cantavano,
     	e per i suoni di conchiglie e tamburi, divenne di animo lieto,

  40 	piena di doni, e nutrita a piacere giorno e notte,
     	appariva pieno di gente felice quel grande festival,
     	e ne parlano gli uomini che abitano molte dicerse regioni,

  41 	e riversato oro e grano, e gemme e ricchezze a piacere,
     	il migliore dei bhārata libero da ogni male compiuta ogni cosa entrava in città.
     


                              XCII


   1 	Janamejaya disse:
     	“ nel sacrificio di mio nonno, del saggio figlio di Dharma,
     	tu mi devi raccontare quanto vi fu di miracoloso.”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	ascolta o tigre fra gli uomini, del grande e supremo portento,
     	che vi fu, all'inizio del grande sacrificio dell'aśvamedha o illustre,

   3 	soddisfatti i principali brahmani e pure i parenti e famigliari,
     	e anche i miseri, i ciechi e i poveri, o migliore dei bhārata,

   4 	si sentiva un grande suono in tutti i luoghi o bhārata,
     	e cadevano piogge di fiori sulla testa del dharmarāja,

   5 	una mangusta coi fianchi d'oro, uscendo da un buco o senza-macchia,
     	lanciava un suono simile a folgore tonante o signore di popoli,

   6 	ripetutamente lanciando questo suono facendo tremare animali e uccelli,
     	con grande voce umana diceva fiero quell'animale di tana:

   7 	“questo vostro sacrificio o sovrani di uomini, non è pari ad un prastha d'orzo,
     	spigolato da un generoso brahmano che vive a kurukṣetra:”

   8 	udite quelle parole della mangusta o signore di popoli,
     	tutti quei tori fra i brahmani caddero in suprema meraviglia,

   9 	quindi avvicinatesi alla mangunta i ri-nati le chiesero:
     	"da dove arrivi a ben giungere a questo sacrificio? 

  10 	qual'è la tua forza suprema? quale la tua istruzione e devozione?
     	perché ci fai sapere che tu non gradisci il nostro sacrificio?

  11 	tutto è stato compiuto dai sapienti celebranti in modo irreprensibile,
     	in modo ortodosso, secondo le regole e secondo quanto si doveva fare,

  12 	quelli degni di venerazione furono venerati rettamente dagli esperti degli śāstra,
     	consacrata da mantra fu l'oblazione e il fuoco, dato il donabile disinteressatamente,

  13 	soddisfatti i tori tra i ri-nati, qui furono con doni di vario genere,
     	e gli kṣatriya con una bella guerra, e con le offerte funebri gli avi,

  14 	con la protezione furono soddisfatti i vaiśya, e le migliori donne dei loro desideri,
     	con tenerezze pure gli śūdra e col resto dei doni la gente comune,

  15 	i parenti furono soddisfatti con la purificazione del nostro sovrano,
     	e gli dèi con le sacre oblazioni, e proteggendoli quelli in cerca di rifugio,

  16 	quanto qui è la verità dichiara o pieno di sincerità ai ri-nati,
     	per quanto tu sai, per quanto hai visto, richiesto per desiderio dei brahmani,

  17 	le tue parole meritano fede, tu sei saggio, e porti un divino aspetto,
     	riunito qui con questi savi tu devi parlare in verità.”

  18 	così richiesto dai ri-nati, la mangusta ridendo diceva:
     	“ non è falso il mio parlare né pronunciato per orgoglio o ri-nati,

  19 	quanto io ho detto, pure voi in qualche modo l'avete saputo,
     	che questo vostro sacrificio non è pari ad un prastha di orzo,
     	spigolato da un brahmano generoso che abita a kurukṣetra;

  20 	inevitabilmente io vi devo dire ciò o tori fra i ri-nati,
     	ascoltate attentamente quello che vi dico o tori dei ri-nati,

  21 	l'ho visto coi miei occhi questo grande portento,
     	come fu fatto dallo spigolatore che abita a kurukṣetra,

  22 	e quel brahmano ha ottenuto per quello il paradiso, con moglie, figlio e nuora,
     	come metà del mio corpo è divenuto fatto d'oro.”
     


                              XCIII


   1 	la mangusta disse:
     	“ dunque io vi illustrerò il supremo frutto del dono,
     	piccolo ma legalmente ottenuto donato da quel savio o ri-nati,

   2 	a kurukṣetra, a dharmakṣetra, pieno di molti sapienti del dharma,
     	un certo ri-nato di nome Kāpoti che viveva spigolando, 

   3 	con sua moglie e suo figlio e la nuora, saldo nel tapas,
     	colla nuora per quarta, l'anziano di anima giusta, dai sensi domati,

   4 	alla sesta ora allora quel savio dai fermi voti si nutriva coi suoi,
     	quando alla sesta ora, non aveva raccolto nulla,
     	mangiava allora il giorno dopo alla sesta ora quel supremo ri-nato,

   5 	seguendo la regola del piccione, mentre vi era una terribile carestia,
     	che voi o savi non conoscete, ma pensandoci immaginatela,
     	vi era costante penuria di erbe, e assenza di sostanze allora,

   6 	e giorno dopo giorno arrivando non si trovava cibo,
     	e tutti afflitti dalla fame, se ne stavano allora,

   7 	raccogliendo allora durante la quindicina chiara, e mentre bruciava il sole,
     	afflitto dal caldo, affamato, quel savio stava saldo nel tapas,
     	ma non ottenne alcuna raccolta assieme al suo seguito,

   8 	egli allora soverchiato dalla fame, bagnandosi coll'acqua secondo le regole,
     	digiunava allora a lungo quel supremo brahmano con pericolo di vita,

   9 	quindi giunta la sesta ora raccoglieva un prastha di orzo,
     	e colla prastha di orzo quegli asceti prepararono i saktu,

  10 	e fatte le recitazioni dovute, e le offerte al fuoco secondo le regole,
     	tutti quegli asceti consumarono un kuḍava un quarto di prastha,

  11 	quindi giungeva un brahmano ospite mentre mangiavano,
     	e vedendo l'ospite allora essi divennero di animo lieto,

  12 	essi salutato l'ospite e chiestogli se stava bene,
     	con animo puro, controllati, dotati di fede e disciplina,

  13 	privi di invidia, e di collera, virtuosi e senza ostilità,
     	vinta ogni ira, sapienti del dharma, quei supremi ri-nati privi di arroganza,

  14 	dichiarando la propria stirpe e lo studio dei veda per ciascuno,
     	facevano entare nel loro rifugio l'ospite affamato:

  15 	'questa è l'arghya per i piedi il giaciglio per te o senza-macchia,
     	questi sono dei puri saktu, raccolti legalmente o potente,
     	accettali fortuna sia a te, da me offerti o migliore dei ri-nati.'

  16 	così apostrofato il brahmano accettato un kuḍava di quei saktu,
     	li mangiava o re dei re, ma non ne era sazio,

  17 	quel votato a spigolare, vedendo il brahmano oppresso dalla fame,
     	pensava alla raccolta per renderlo soddisfatto,

  18 	e sua moglie gli diceva o re: ' la mia parte sia donata,
     	e se ne vada come gli aggrada soddisfatto quel migliore dei ri-nati.'

  19 	quel toro dei brahmani anima giusta, sapendo che la virtuosa che
     	così parlava era afflitta dalla fame, non approvava i suoi saktu,

  20 	sapendo quell'asceta, anziana e piena di fame, stanca ed esausta,
     	piangente, e tutta pelle ed ossa, diceva alla moglie:

  21 	'perfino degli animali, dei vermi e degli insetti o splendida,
     	le femmine si devono proteggere e curate, tu non devi parlare così,

  22 	l'uomo compassionevole curato e arrichito dalla moglie,
     	perde la sua fama e non ottiene i mondi accesi.'

  23 	così apostrofata lei diceva: ' noi due siamo uguali rispetto al dharma,
     	i miei saktu quarta parte del prastha accetta, fammi questa grazia,

  24 	verità, piacere, dharma e paradiso sono le qualità che acquistano,
     	le donne che desiderano l'unione coi mariti o migliore dei ri-nati,

  25 	della madre è l'estro e del padre il seme, il marito è il supremo dio,
     	per grazia del marito vi è il piacere delle donne e il frutto della prole,

  26 	colla tua protezione mi sei protettore, mi sostieni mantenendomi,
     	dandomi figli mi sei benefattore, perciò accetta i miei saktu,

  27 	quando anche tu sei distrutto, afflitto dalla vecchiaia, anziano, 
     	affamato e debolissimo, e affaticato dal digiuno.'

  28 	così apostrofato accettava i suoi saktu e diceva queste parole:
     	' o brahmano accetta anche questi saktu o virtuoso.'

  29 	presili e mangiatili, il bramano non ne era sazio,
     	allora quell'osservante del voto di spigolare, divenne pensieroso.

  30 	il figlio gli disse:
     	' prendi i miei saktu, e dalli a quel savio o virtuoso,
     	questo io credo sia ben fatto e perciò lo farò,

  31 	tu devi essere preservato da me con ogni sforzo o ottimo ri-nato.
     	è il desiderio dei virtuosi di sostenere il vecchio padre,

  32 	è compito stabilito per il figlio di prendersi cura degli anziani genitori,
     	questa è una regola o savio ṛṣi, nota nei tre mondi,

  33 	a misura che tu sei vivo puoi praticare il tapas,
     	la vita è il supremo dharma che sta dentro i corpi dei viventi.'

  34 	il padre disse:
     	' anche quando avrai mille anni io penso tu sarai il mio bimbo,
     	avendo prodotto un figlio il padre ha compiuto ogni cosa,

  35 	la fame dei fanciulli io lo so, è potente o illustre,
     	io sono anziano e mi arrangerò, tu sii forte o figlio mio,

  36 	con l'energia di vecchio io sono o figlio, la fame non mi tormenta,
     	per molto tempo ho praticato il tapas, la morte non mi spaventa.'

  37 	il figlio disse:
     	' io sono tua prole, un figlio 'putra' è chiamato perché protegge,
     	un altro sé stesso il figlio è risaputo, perciò salva te stesso da te stesso.'

  38 	il padre disse:
     	' di aspetto tu sei simile a me, e pure per condotta e autocontrollo,
     	molte volte ti ho esaminato, accetto allora i tuoi saktu.'

  39 	ciò detto presi quei saktu, con anima lieta quel supremo ri-nato,
     	sorridendo li donava a quel savio brahmano allora,

  40 	ma mangiati anche questi saktu, non ne era sazio,
     	quel supremo ri-nato che viveva spigolando, divenne pieno di vergogna,

  41 	allora la virtuosa nuora, salda nel compiacere il brahmano,
     	prendendo i suoi saktu lieta diceva queste parole al guru:

  42 	'attraverso tuo figlio vi sarà un figlio in me,
     	prendendo questi saktu dalli per me all'ospite,

  43 	nel compiacerti, miei sono i mondi infiniti,
     	e attraverso il nipote quelli si ottengono dove mai non ci si duole,

  44 	come sono i tre stati a cominciare dal dharma e i tre tipi di fuochi,
     	i tre eterni stati nel paradiso sono di chi ha figli e nipoti,

  45 	salvando gli avi, il figlio salva, perciò putra è chiamato,
     	e attraverso figli e nipoti sempre si ottengono i mondi dei buoni.'

  46 	il suocero disse: 
     	' vedendoti pallida, le membra consumate dal vento e dal tapas,
     	emaciata o eccellente per condotta, e la mente scossa dalla fame,

  47 	come posso prendere i tuoi saktu, e diventare un violatore del dharma? 
     	o nobildonna, eccellente per condotta, non devi parlare così,

  48 	in questa sesta ora, come posso vedere te, salda nei voti,
     	dotata di pura condotta, priva di cibo e afflita dal dolore?

  49 	tu una giovane donna devi sempre essere accudita da me,
     	tu sei distrutta dal digiuno, e sei la gioia dei parenti.'

  50 	la nuora diceva:
     	' tu sei il guru del mio guru, perciò sei il dio del mio dio,
     	tu il dio superiore agli dèi, perciò accetta i miei saktu o illustre,

  51 	corpo, vita e dharma sono al servizio del mio guru,
     	per tua grazia o savio, io otterrò i mondi desiderati,

  52 	sapendo che io ti sono saldamente devota o ri-nato,
     	pensando questo di me, tu devi prendere i saktu.'

  53 	il suocero disse:
     	' per questa tua bella condotta tu sempre splenderai virtuosa,  
     	tu che salda nel voto del dharma guardi al sostegno del guru,

  54 	perciò io accetterò i saktu, tu o nuora, non meriti che io ti inganni,
     	poiché ti ritenengo o gloriosa, la migliore dei sostenitori del dharma.'

  55 	ciò detto accettava i saktu e li offriva al brahmano,
     	allora soddisfatto divenne il savio di quel virtuoso grand'anima,

  56 	e con anima lieta, queste parole diceva a quel toro dei ri-nati,
     	ben parlando quel supremo brahmano, che era Dharma in forma di uomo:

  57 	'di questo tuo puro dono, legalmente e con sforzo raccolto,  
     	che hai dato quanto potevi, io sono contento o supremo brahmano,

  58 	questo tuo dono viene applaudito in cielo dai suoi abitanti,
     	guarda, dall'aria cade a terra un pioggia di fiori,

  59 	ṛṣi divini, dèi e gandharva, e i messaggeri divini,
     	che precedono gli dèi, elogiando sono molto meravigliati del tuo dono,

  60 	i ṛṣi tra i brahmani, che sono nel mondo di Brahmā sui carri volanti,
     	desiderano la tua presenza, vai dunque in cielo o toro dei ri-nati,

  61 	tutti i tuoi antenati che sono nel mondo degli avi, sono salvati da te,
     	e pure i molti non ancora giuntivi, per moltissimi yuga, 

  62 	per lo studio dei veda, per il sacrificare e il donare, e per il tapas, 
     	e per il tuo dharma senza confusione, per tutto ciò vai in cielo o ri-nato,

  63 	tu che con suprema fede pratichi il tapas o saldo nei voti,
     	perciò gli dèi per questo sono contenti di te o supremo ri-nato,

  64 	poiché hai datto tutto quanto avevi con mente pura,
     	in un momento di difficoltà, col tuo agire hai conquistato il paradiso,

  65 	la fame distrugge le saggezza, rimuove le intenzioni giuste,
     	chi ha l'intelligenza soverchiata dalla fame, abbandona la fermezza,

  66 	chi vince il desiderio di cibo, vince certamente il paradiso,
     	quando vi è il piacere del dono, allora in dharma non va perduto,

  67 	trascurando l'amore per il figlio e la propria moglie,
     	conoscendo l'importanza del dharma, l'avidità non ha contato per te,

  68 	l'aver ricchezze per gli uomini è una piccola cosa, il dono a meritevoli è superiore,
     	il giusto tempo è superiore al dono, e la fede ancora più suprema,

  69 	la porta del paradiso è piccolissima, gli uomini confusi non la vedono,
     	la maniglia del paradiso ha l'avidità per seme, è difficile e protetta dalle passioni,

  70 	la vedono gli uomini che hanno vinto la collera, e i sensi,
     	e i brahmani intenti al tapas, che donano quanto possono,

  71 	chi potendo mille dà cento, e chi potendo cento dà dieci,
     	e chi ricco dia acqua, tutti questi si dice abbiano il medesimo frutto,

  72 	il sovrano Rantideva privo d'oro donava acqua,
     	con mente pura o savio, quindi è giunto al supremo cielo,

  73 	Dharma non si rallegra o figlio, di doni dati di grande valore,
     	come è soddisfatto dei piccoli avuti legalmente, e purificati dalla fede,

  74 	il sovrano Nṛga migliaia di vacche donava ai brahmani,
     	ma dando una sola vacca non sua, è precipitato all'inferno,

  75 	il sovrano Śibi figlio di Uśīnara donando la propria carne,
     	quel grande nei voti, ottenuti i mondi dei virtuosi si rallegra in cielo,

  76 	nella ricchezza acquistata con tutte le forze da uomini buoni, non vi è il merito,
     	dei vari sacrifici o savio celebrati secondo le regole,

  77 	l'ira distrugge il frutto del dono, e per la brama non si ottiene il paradiso,
     	chi con buona condotta, col tapas sa donare raggiunge il paradiso,

  78 	non celebrando molti rājasūya con ampie dakṣiṇa,
     	né con molti aśvamedha si ha un frutto ugale al tuo,

  79 	con un prastha di saktu, tu hai conquistato il mondo di Brahmā o senza-macchia,
     	purificato vai dunque o savio alla dimora di Brahmā secondo il tuo desiderio,

  80 	per voi tutti o migliore dei ri-nati è approntato un carro divino,
     	salitevi come credete, io sono Dharma o ri-nato, guardami,

  81 	purificato è il tuo corpo, e nel mondo è salda la tua fama,
     	con tua moglie, tuo figlio e tua nuora sali dunque in cielo.'

  82 	così decretato da Dharma, il ri-nato salendo sul carro,
     	con moglie, figlio e nuora, saliva in cielo,

  83 	e salito in cielo quel savio col figlio e la nuora,
     	e la moglie per quarta, o sapiente del dharma, allora io uscivo dalla tana,

  84 	quindi per il profumo dei saktu, e per l'umidità dell'acqua,
     	per la quantità di fiori divini, e per le briciole dei doni del virtuoso
     	savio, e per il suo tapas, la mia testa divenne d'oro,

  85 	dunque per il piccolo dono di quel saldo nella verità,
     	metà del mio corpo o savi, divenne fatto d'oro,
     	guardate quanto era grande il tapas di quel saggio,

  86 	affinche in questo modo potesse essere l'altra mia parte o ri-nati,
     	lieto mi recai continuamente ai sacrifici nelle foreste degli asceti,

  87 	e avendo udito di questo sacrificio del saggio re dei kuru,
     	giuntovi con suprema speranza, non sono mutato in oro,

  88 	perciò ho pronunciato quelle parole ridendo o migliori dei ri-nati,
     	questo sacrificio non è pari in nessun modo ad un prastha di saktu,

  89 	dalle briciole di quel prastha di saktu, io allora fui fatto d'oro,
     	e questo grande sacrificio non è pari a quelle, questo io penso.”

  90 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così avendo detto la mangusta nel sacrificio a tutti quegli ottimi brahmani,
     	divenne invisibile o re, e i savi tornarono alle loro case,

  91 	tutto quanto io ti ho raccontato o vincitore di città nemiche,
     	del portento che vi fu in quel grande sacrificio dell'aśvamedha, 

  92 	non vi sia alcuna sorpresa in te o sovrano, di quanto vi fu in questo sacrificio,
     	milioni di milioni di ṛsi sono saliti al cielo con il tapas,

  93 	assenza di crudeltà, contentezza verso tutti gli esseri, buona condotta,
     	tapas, controllo, sincerità, e il donare sono la stessa cosa.
     


                              XCIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ i sovrani sono intenti ai sacrifici, i grandi ṛṣi sono intenti al tapas,
     	e i brahmani si impegnano nella pace, nella tranquillità e nel controlo o potente,

   2 	si dice che quaggiù nulla abbia frutti pari a quelli del sacrificio,
     	e così è anche la mia opinione senza dubbio,

   3 	molti re celebrando i loro sacrifici o migliore dei ri-nati,
     	quaggiù ottenendo fama suprema, nell'aldilà sono andati in paradiso,

   4 	il re degli dèi dai mille occhi, con riti dalle ampie dakṣiṇa,
     	quel potente dal grande splendore ha ottenuto l'intero dominio sugli dèi,

   5 	giacché il re Yudhiṣṭhira con Bhīma e Arjuna per primi,
     	è pari al re degli dèi, per prosperità e coraggio,

   6 	perché dunque la mangusta disprezzava quella cerimonia,
     	il grande sacrificio dell'aśvamedha di quel re grand'anima.”

   7 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	i principali precetti del sacrificio, e il suo frutto o toro fra gli uomini,
     	secondo le regole nel mondo ascolta da me che te lo dico o bhārata,

   8 	tutti i grandi ṛṣi raccontano che un tempo al sacrificio di Śakra,
     	mentre i celebranti erano intenti ai riti, preparando le azioni sacrificali,

   9 	e un hotṛ dotato di molte qualità versava l'oblazione nel fuoco,
     	e mentre là stavano i grandi ṛṣi, e gli dèi venivano invocati,

  10 	da ben conosciuti savi con saluti di benvenuto o sovrano,
     	da instancabili e abili tori fra gli adhvaryu,

  11 	e ottenuto l'assenso dalle vittime e afferratele,
     	i grandi ṛṣi o grande re, divennero pieni di pietà,

  12 	quei ṛṣi ricchi in tapas, vedendo le vittime intristite,
     	avvicinandosi a Śakra gli dissero: “ non è bello questo modo di sacrificare,

  13 	mentre tu vuoi un grande dharma te ne allontani,
     	nel sacrificio, le schiere di vittime non sono prescritte o Distruggi-fortezze,

  14 	distruttiva del dharma è questa tua impresa o potente,
     	questo non è un dharma ben fatto, la violenza non è il dharma,

  15 	secondo la tradizione compiano il rito se tu lo vuoi,
     	col sacrificio fatto secondo le regole, un grande dharma ne verrà,

  16 	sacrifica con dei semi ben tenuti per tre anni o Mille-occhi,
     	un grande dharma o Śakra si pensa che ne verrà.”

  17 	il Cento-riti udite queste parole dai ṛṣi dalla vera vista,
     	non le accoglieva soverchiato da confusione della mente,

  18 	e una grande disputa nasceva tra questi grandi ṛṣi e Śakra,
     	sul dover sacrificare con esseri mobili o immobili o bhārata,

  19 	i ṛṣi dalla veritiera vista di quella disputa stanchi,
     	allora accordandosi con Śakra chiedevano al sovrano Vasu:

  20 	“ o gloriosissimo, come è stabilita la regola nei sacrifici o sovrano?
     	si deve sacrificare con animali purificati o con mucchi di semi?

  21 	 udite quelle loro parole senza riflettere su forza e debolezza:
     	“ con quelli condotti si deve sacrificare.” rispondeva il sovrano,

  22 	e così avendo parlato il sovrano precipitava nel mondo sotterraneo,
     	avendo risposto falsamente o re, quel potente signore dei cedi,

  23 	l'ignorante che della ricchezza ottenuta illegalmente,
     	desiderando il dharma sacrifichi, non ottiene il frutto del dharma,

  24 	l'uomo malvagio che vuole catturare il dharma,
     	offre donazioni ai savi guadagna solo l'apparenza nel mondo,

  25 	il brahmano senza controllo che ottiene la ricchezza con una azione malvagia, 
     	soverchiato da passioni ed errori, ottiene un fine impura,

  26 	le donazioni date da un malvagio senza intelletto,
     	non ottenendo lo scopo, vanno distrutte anche se abbondanti,

  27 	nel dono dell'animo malvagio, del violento che agisce contro il dharma,
     	di questo malo intelletto non vi è gloria quaggiù né nell'aldilà,

  28 	chi è caduto in preda all'avidità impegnandosi nell'accumulo,
     	affligge tutti i viventi con la sua violenza questo malvagio,

  29 	e chi ottenuta le ricchezza, per avidità sacrifichi e doni,
     	con quest'azione non ne ottiene i frutti per la sua cattiva condotta,

  30 	uomini ricchi in tapas che raccolgono radici, frutti, vegetali e vasi d'acqua,
     	donando quanto possono, nel dharma vanno in paradiso,

  31 	il grande dharma è, rinuncia, dono, e compassione per gli esseri,
     	studio dei veda, sincerità, gentilezza, fermezza, pace interiore,
     	questa è l'eterna radice del dharma universale,

  32 	un tempo l'hanno imparato i savi e i sovrani con Viśvāmitra in testa,
     	Viśvāmitra e Asita, e il sovrano Janaka,
     	e Kakṣasena e Arṣṭiṣena e il sovrano Sindhudvīpa,

  33 	questi e molti altri hanno ottenuto la suprema meta,
     	con sinceri doni ottenuti legalmente questi sovrani ricchi in tapas,

  34 	brahmani, kṣatriya, vaiśya, e śūdra che praticano il tapas,
     	purificati dal fuoco del dono e del dharma, vanno in paradiso o bhārata.
     


                              XCV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ tutto quanto vi è o venerabile, con il donare secondo il dharma,
     	tutto questo illustrami, tu sei capace di dirmelo,

   2 	nel dono dei saktu di quello spigolatore vi è stabilito un grande frutto,
     	quanto mi hai detto o grande brahmano, è certamente la verità,

   3 	come si può in ogni sacrificio ottenere il supremo scopo?
     	questo tu mi devi dire diffusamente o toro fra i ri-nati.”

   4 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	anche qui riportano una storia antica,
     	un tempo compiuta in un grande sacrificio da Agastya o uccisore di nemici,

   5 	un tenpo Agastya dal grande splendore, una iniziazione di dodici anni,
     	iniziava o grande re, felice per il benessere di tutti gli esseri,

   6 	là nel sattra di quel grand'anima vi erano degli hotṛ simili a fuochi,
     	alcuni si nutrivano di radici, altri di nulla, altri di farina, e altri di raggi di luce, 

   7 	altri solo chiedendo, altri dei resti, e altri solo dopo le abluzioni,
     	e là vi erano degli yati e dei bhikṣu insieme a loro,

   8 	tutti evidenti nel dharma, vinti i sensi e la collera,
     	tutti saldi nel controllo, e privi di inganno ed errore,

   9 	saldi nella più pura condotta, e pure sempre trattenuti coi sensi,
     	questi grandi ṛṣi servivano il sacrificio godendone,

  10 	quanto poteva quel venerabile procurar loro cibo,
     	in quel sattra non vi fu nulla di inadeguato,
     	e da moltissimi muni furono celebrati grandi sacrifici,

  11 	in questo modo svolgendosi il grande sacrificio di Agastya,
     	il Mille-occhi non faceva piovere allora, o migliore dei bhārata,

  12 	quindi negli intervalli della cerimonia o re, di Agastya grand'anima,
     	questa storia si dicevano quei muni dall'anima formata:

  13 	“ Agastya nel suo sacrificio dona cibo senza egoismo,
     	ma il dio della pioggia non fa piovere, come crescerà il cibo?

  14 	questo grande sattra del muni dura dodici anni o savi,
     	e il dio non farà piovere, in questi dodici anni,

  15 	voi dunque pensando a ciò, dovete mostrare il vostro 
     	beneficio al saggio grande ṛṣi, all'ascetico Agastya.”

  16 	così sentite quelle parole, allora il potente Agastya
     	con bella voce rispondeva queste parole inchinando la testa:

  17 	“ se il Vāsava, non farà piovere per dodici anni,
     	io celebrerò il sacrificio mentale, questa è l'eterna disposizione,

  18 	se il Vāsava, non farà piovere per dodici anni,
     	con grande sforzo io celebrerò altri sacrifici più meritori,

  19 	questo sacrificio di semi da me raccolto per molti anni,
     	io compirò con questi semi non vi sarà qui impedimento

  20 	non sarà possibile far fermare in alcun modo questo mio sattra,
     	sia che il dio faccia piovere quaggiù o che non lo faccia,

  21 	che Indra agisca quaggiù su richiesta o di sua volontà, 
     	io diverrò Indra e farò sopravvivere le creature,

  22 	chi vive raccogliendo, di questo ancora vivrà,
     	io ne creerò di più continuamente secondo le differenze,

  23 	che oggi quaggiù venga dell'oro e quant'altro di difficile da avere di ricchezza,
     	vi è nei tre mondi, che questo venga quaggiù spontaneamente,

  24 	e le divine schiere delle apsaras, coi gandharva e i kiṃnara,
     	e viśvāvasu, e gli altri che sono sempre con voi che vengano ad assistere,

  25 	e quanta ricchezza si trova tra i kuru del nord,
     	tutta questa si presenti qui al mio sacrificio spontaneamente,
     	e pure venga il paradiso, i suoi abitanti e Dharma in persona.”

  26 	così pronunciando tutto avvenne secondo quel saggio,
     	quindi quei muni vedendo la potenza del tapas del muni,
     	tutti meravigliati, dicevano queste parole adatte al momento:

  27 	"contenti delle tue parole, non vogliamo diminuire il tuo tapas,
     	ma vogliamo soddisfarci coi nostri sacrifici regolari,

  28 	noi cerchiamo i sacrifici, le consacrazioni e le altre offerte,
     	queste vi siano nei nostri ben fatti sacrifici, non cerchiamo nient'altro,

  29 	vivendo con cibi leciti, fedeli ai nostri compiti,
     	i veda noi desideriamo con una corretta brahmacarya

  30 	e dopo il giusto tempo noi ce ne andiamo a casa,
     	e praticheremo il tapas con giusti mezzi che guardano al dharma,

  31 	retta è questa tua proposizione di astenersi dalla violenza,
     	parla o potente eternamente della nonviolenza nei sacrifici,

  32 	felici diverremo pure noi o migliore dei ri-nati,
     	licenziati da questo sattra, al suo compimento, noi partiremo.”

  33 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	mentre così parlavano, il Distruggi-fortezze re degli dèi,
     	faceva piovere quello splendido veduta la forza del suo tapas,

  34 	mentre non era concluso il sacrificio di quel supremo valoroso,
     	il re degli dèi divenne desideroso di far piovere o Janamejaya,

  35 	e il signore dei trenta dèi calmava Agastya,
     	di persona avendo raggiunto il grande ṛṣi, dietro a Bṛhaspati,

  36 	quindi completato il sacrificio, licenziava quei grandi muni,
     	Agastya supremamente contento, dopo averli onorati secondo le regole.
     


                              XCVI


   1 	Janamejaya disse:
     	“ chi era quello in forma di mangusta, con la testa d'oro,
     	che parlava con voce umana, dillo a me che te lo chiedo.”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	tu non l'hai chiesto prima è noi non lo abbiamo detto,
     	ascolta chi era la mangusta, e come aveva una voce umana,

   3 	Jamadagni un tempo celebrava una cerimonia funebre,
     	e a lui venne una mucca da latte spontaneamente, e lui la mungeva,

   4 	e metteva il latte in un vaso nuovo totalmente purificato,
     	il dio Krodha nel proprio aspetto, ribaltava il vaso,

   5 	volendo sapere cosa avrebbe fatto quel migliore dei ṛṣi per quella offesa,
     	pensandoci stupidamente rovinava quel latte,

   6 	il muni sapendo che era il dio Krodha non si irritò con lui,
     	ma il dio Krodha gli diceva questo stando nel suo corpo a mani giunte:

   7 	“ vinto io sono o migliore dei bhṛguidi, che i bhṛguidi siano molto irosi,
     	è una falsa diceria al mondo, giacché tu mi hai sconfitto,

   8 	io me ne sto davanti a te che sei tranquillo e di grande anima,
     	io temo il tuo tapas o virtuoso, sii benevolo con me o illustre.”

   9 	Jamadagni disse:
     	“ di persona fosti visto da me o dio Krodha, vai senza alcuna apprensione,
     	nessuna ingiuria mi hai fatto oggi, non ho nessuna ira,

  10 	quelli per cui era mia intenzione dare il latte
     	erano i gloriosi antenati, da essi recati e chiedi loro.”

  11 	così apostrofato natogli un terrore, da lì scompariva,
     	e per la maledizione degli avi, si trasformava in mangusta,

  12 	egli li implorava che si ponesse fine alla maledizione,
     	e da loro gli fu detto: “ quando offenderai Dharma allora sarai libero.”

  13 	così apostrofato da loro, girando nei luoghi dei sacrifici,
     	e nei boschi sacri, volendo deprecare il sacrificio vi si avvicinava,

  14 	insultando allora il figlio di Dharma con quel prastha di saktu,
     	il dio Krodha divenne libero dalla maledizione, Yudhiṣṭhira è Dharma,

  15 	così si svolse la vicenda al sacrificio di quel grand'anima,
     	e davanti a noi allora la mangusta scompariva.