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93. Āśramavāsa

( Il ritiro nell'āśrama. XV, 1-35)

                              I

   1 	Janamejaya disse:
     	“ ottenuto il regno, i gloriosissimi pāṇḍava miei avi,
     	come stavano col grande re, Dhṛtarāṣṭra grand'anima?

   2 	il re coi figli e ministri uccisi, senza più rifugio,
     	e perduta la sovranità come era? e come la virtuosa Gāndhārī?

   3 	e per quanto tempo i miei antichi padri,
     	furono saldi nel regno quelle grandi anime? questo mi devi raccontare.”

   4 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	i pāṇḍava grandi anime ottenuto il regno dopo aver uccisi i nemici,
     	governarono la terra ponendo avanti Dhṛtarāṣṭra,

   5 	e Vidura e Saṃjaya erano al servizio di Dhṛtarāṣṭra,
     	e pure il saggio Yuyutsu, il kaurava figlio della vaiśya,

   6 	i pāṇḍava tutte le cose da fare le chiedavano al sovrano,
     	e le compivano col suo permesso, per quindici anni,

   7 	questi valorosi sempre lo onoravano recandosi dal sovrano,
     	inchinandosi ai suoi piedi, saldi nell'opinione del dharmarāja,
     	ed essi baciati sulla fronte, compivano ogni compito,

   8 	la figlia di Kuntibhoja, stava dietro a Gāndhārī, 
     	e Draupadī e Subhadrā e le altre donne dei pāṇḍava,
     	seguivano la stessa condotta dei due suoceri secondo le regole,

   9 	preziosissimi giacigli, vesti e ornamenti,
     	che erano tutti degni di un re, e moltissimi erano i cibi da consumare, 
     	che Yudhiṣṭhira o grande re, offriva a Dhṛtarāṣṭra,

  10 	e Kuntī si comportava con Gāndhārī come verso un guru, 
     	e Vidura e Saṃjaya e il kaurava Yuyutsu
     	si dedicavano all'anziano sovrano dai figli uccisi,

  11 	il caro cognato di Droṇa, il grande arciere Kṛpa che 
     	era l'unico grande brahmano, era ancora con lui,

  12 	il venerabile Vyāsa sempre abitava col sovrano,
     	raccontando storie quell'antico ṛṣi, di ṛṣi divini, di sovrani e di rakṣas,

  13 	le azioni secondo i dharma inerenti le cose pratiche,
     	Vidura le compiva secondo gli ordini di Dhṛtarāṣṭra,

  14 	ai vassalli compiva azioni piacevoli e importanti,
     	con gli amplissimi mezzi ottenuti dalla condotta di Vidura,

  15 	egli liberava i prigionieri e salvava i condannati a morte,
     	e il re, il figlio di Dharma non disse mai nulla,

  16 	nei viaggi di pacere ancora il re dei kuru Yudhiṣṭhira,
     	dal grande splendore di tutto il desiderabile forniva il figlio di Ambikā,

  17 	cuochi, esperti di salse, e pasticceri
     	erano al servizio del re Dhṛtarāṣṭra come prima,

  18 	e vesti preziosissime e ghirlande di vario tipo,
     	i pāṇḍava fornivano secondo le regole a Dhṛtarāṣṭra,

  19 	vino, miele, carni e abbondanza di bevande, 
     	e vari cibi preparati facevano a lui come prima,

  20 	e pure i sovrani della terra vennero da ogni parte,
     	e si mostrarono devoti tutti al re dei kuru come prima,

  21 	Kuntī, Draupadī, e la splendida sātvata,
     	Ulūpī la figlia del nāga, e la regina Citrāṅgadā,

  22 	e Kareṇumatī la sorella di Dhṛṣṭaketu, e la figlia di Jarāsaṃdha,
     	come serve seguivano tutte la figlia di Subala,

  23 	“ che egli privato dei figli non abbia più alcun male.”
     	così sempre comandava ai fratelli Yudhiṣṭhira,

  24 	e avendo udite queste parole benefiche del dharmarāja,
     	di conseguenza si comportavano con l'eccezione del solo Bhīma,

  25 	non si calmava dal cuore di quel valoroso,
     	il ricordo della condotta del cattivo Dhṛtarāṣṭra nella partita a dadi.
     


                              II


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così venerato dai pāṇḍava il re figlio di Ambikā,
     	con reverenza come prima dava supporto ai ṛṣi.

   2 	e faceva regali donazioni ai maestri dei veda quel discendente di Kuru,
     	e di tutto questo il re figlio di Kuntī si rallegrava,

   3 	il re Yudhiṣṭhira con animo lieto fedele alla non violenza,
     	diceva allora ai fratelli e ai ministri, quel signore della terra:

   4 	“ da me e da voi è onorato il sovrano di uomini,
     	chi obbedisce ai comandi di Dhṛtarāṣṭra è mio amico,
     	chi non lo fa è mio nemico, e sarà esiliato quell'uomo,

   5 	e nelle feste religiose stabilite, e nella celebrazione funebri dei figli,
     	che il re doni a tutti quanto lui desidera.”

   6 	quindi il re, il kaurava Dhṛtarāṣṭra di grande ingegno,
     	ai brahmani nelle grandi feste dava moltissime ricchezze,

   7 	e il dharmarāja, Bhīma, l'ambidestro e i pure gemelli,
     	tutto questo approvavano per riguardo a Dhṛtarāṣṭra,

   8 	“in modo che il vecchio re, colpito dal dolore per i figli,
     	avuto questo dolore da parte nostra non ne muoia.” così si pensava,

   9 	“ finché quel capo dei kuru aveva vivi i figli, era felice,
     	che dunque ottenga tutti i beni.” così erano risoluti, 

  10 	quindi tutti insieme i cinque fratelli pāṇḍava,
     	allora stavano disciplinati agli ordini di Dhṛtarāṣṭra,

  11 	e Dhṛtarāṣṭra quei valorosi disciplinati saldi ai suoi ordini,
     	che stavano sempre con condotta di discepoli, li osservava come un guru, 

  12 	e Gāndhārī nelle varie celebrazioni funebri dei figli,
     	divenne libera da debiti, e istruita dai brahmani,

  13 	così il dharmarāja Yudhiṣṭhira, il migliore dei sostenitori del dharma,
     	quel saggio assieme ai fratelli onorava quel sovrano.
     


                              III


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	l'anziano re continuatore dei kuru dal grandissimo splendore
     	non scorgeva nulla di spiacevole nel rampollo di Pāṇḍu,

   2 	comportandosi con condotta virtuosa i pāṇḍava grandi anime,
     	e contento divenne il re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā,

   3 	e Gāndhārī figlia di Subala, allontanando il dolore per i figli,
     	era sempre felice con loro come fossero suoi figli, 

   4 	mai il re kaurava compiva atti spiacevoli, ma sempre o prosecutore dei kuru,
     	agiva piacevolmente verso il sovrano figlio di Vicitravīrya,

   5 	qualsiasi cosa diceva il sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	o la virtuosa Gāndhārī grande o piccolo che fosse si doveva fare, 

   6 	quindi il re o grande re, a capo dei pāṇḍava,
     	uccisore di eroi nemici, onorando le loro parole le compiva,

   7 	da quel comportamento divenne contento il sovrano,
     	e soffriva solo ricordando il folle figlio morto,

   8 	sempre alzandosi all'alba, fatte le preghiere, e le purificazioni, il sovrano
     	augurava la vittoria nelle battaglie ai figli di Pāṇḍu, 

   9 	fatti parlare i brahmani, e versato il burro nel fuoco sacro,
     	una lunga vita augurava il sovrano ai figli di Pāṇḍu,

  10 	quel signore della terra non ottenne dai figli un piacere maggiore,
     	di quello che otteneva dai figli di Pāṇḍu allora il sovrano,

  11 	e dai brahmani, e dagli anziani degli kṣatriya o bhārata,
     	e pure dalle schiere di vaiśya e śūdra, era molto amato,

  12 	e qualsiasi cosa di male un tempo gli fu fatta dai figli di Dhṛtarāṣṭra,
     	togliendosela dal cuore il re, attendeva al vecchio sovrano,

  13 	e qualunque uomo che qualcosa di male al figlio di Ambikā
     	compisse, era in odio al saggio kuntīde,

  14 	e nessun uomo diceva qualcosa di male del re Dhṛtarāṣṭra,
     	o di Duryodhana, per paura di Yudhiṣṭhira,

  15 	e della fermezza del sovrano contenti erano Gāndhārī e Vidura,
     	e della purezza del Senza-avversari, ma non di Bhīma o uccisore di nemci,

  16 	pur obbedemdo alla lettera al sovrano figlio di Dharma,
     	scorgendo Dhṛtarāṣṭra sempre diveniva mal disposto,

  17 	e mentre il figlio di Dharma dal grande intelletto attendeva al re,
     	quel kaurava vi attenteva con cuore ostile.
     


                              IV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse
     	e tra il sovrano Yudhiṣṭhira e il padre di Duryodhana
     	nessun uomo vide mai differenza riguardo la condotta,

   2 	quando il re kaurava però, ricordava il figlio nella fanciulleza,
     	allora il sovrano in cuore malediva Bhīma o re,

   3 	e pure Bhīmasena non sopportava il sovrano
     	Dhṛtarāṣṭra o re dei re, e sempre era disgustato in cuore,

   4 	compiva Ventre-di-lupo segrete male azioni a lui,
     	là i suoi comandi erano sempre disobbediti dagli uomini che servivano,

   5 	e Bhīma in mezzo agli amici faceva un frastuono colle braccia,
     	incollerito a udire di Dhṛtarāṣṭra e di Gāndhārī,

   6 	ricordando il nemico Duryodhana, e pure Karṇa e Duḥśāsana,
     	allora con grande furia Bhīma pronunciava male parole,

   7 	“ i figli del sovrano cieco da me con le mie braccia d'acciaio,
     	che da vivi erano abili in varie armi, furono tutti mandati all'altro mondo, 

   8 	queste mie due braccia simili a sbarre di ferro, sono invincibili,
     	e giunti in mezzo a queste due, i figli di Dhṛtarāṣṭra sono finiti morti,

   9 	da rispettare sono queste due mie braccia spalmate di sandalo, 
     	dalle quali Duryodhana fu mandato a morte con figli e parenti.”

  10 	queste e altre varie pungenti parole di Ventre-di-lupo,
     	udendo, il signore di genti ne era disgustato,

  11 	e la intelligente regina, esperta del corso del tempo,
     	Gāndhārī, sapiente di ogni dharma anche lei udiva quelle sgradevolezze,

  12 	quindi passati quindici anni il signore di uomini,
     	il re, colpito dalle frecce delle parole di Bhīma cadde in depressione,

  13 	e non se ne accorse il re Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī,
     	né Kuntī, né la virtuosa Draupadī, né l'eroe dai bianchi cavalli,

  14 	e i figli di Mādrī conoscendo il pensiero di Bhīma lo approvavano,
     	ma evitando che il re lo sapesse, non dicevano nulla di male,

  15 	quindi Dhṛtarāṣṭra radunava le genti sue amiche,
     	e con voce fortemente rotta dalle lacrime diceva queste parole.
     


                              V


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ voi sapete come è avvenuta questa distruzione dei kuru,
     	interamemente per mia colpa, così devono sapere i kaurava, 

   2 	sono io che il folle e malevolo Duryodhana che incuteva paura
     	ai parenti ho consacrato alla sovranità dei kaurava,

   3 	e sono io che non accolsi le parole opportune di Vāsudeva:
     	' sia opportunamente ucciso questo malo coi suoi consiglieri.'

   4 	soverchiato dall'affetto per i figli, mi fu indicato il bene dai saggi,
     	da Vidura, da Bhīṣma, da Droṇa e anche da Kṛpa,

   5 	e frequentemente dal venerabile Vyāsa grand'anima,
     	e da Saṃjaya, da Gāndhārī, e di questo oggi mi dolgo,

   6 	fui io che ai figli di Pāṇḍu, pieni di qualità e grandi anime,
     	non concessi la splendida prosperità ereditata dagli avi,

   7 	vedendo questa distruzione, il fratello di Gada, che tutto conosce,
     	Janārdana pensava che questo fosse il supremo bene,

   8 	io stesso queste mie sgradevoli cattive condotte sempre
     	nel mio cuore sopporto come fossero migliaia di spine,

   9 	certamente io ho bruciato per quindici anni,
     	e ora sciocco che sono andrò ad espiare quel male,

  10 	ad ogni quarta divisione del giorno e pure all'ottava,
     	io mangio quanto basta per estinguere la sete, Gāndhārī sa questo di me,

  11 	tutte le genti di servizio dicono che io sempre prendo il pasto,
     	per paura che sapendolo Yudhiṣṭhira, molto se ne dolga il pāṇḍava,

  12 	al suolo giaccio pregando sulle erbe coperto da una pelle,
     	colle regolari indicazioni della virtuosa Gāndhārī,

  13 	della morte dei mie prodi figli, che mai fuggirono in battaglia,
     	io non mi dolgo essi conoscevano il dharma kṣatriya.”
     	ciò detto il kaurava si rivolgeva al dharmarāja:

  14 	“ fortuna sia a te figlio della yādava, ascolta le mie parole,
     	felicemente ho abitato o figlio, da ben accudito,

  15 	grandi ricchezze ho dato e fatto ripetutamente celebrazioni funebri,
     	aumentato ho le mie oblazioni o figlio, e acquistato meriti secondo le forze,
     	e Gāndhārī con i figli uccisi, con fermezza bada a me,

  16 	quelli che offesero Draupadī, e ti rapirono della tua soranità,
     	questi violenti sono morti, uccisi secondo il dharma in battaglia, 

  17 	di questi non dobbiamo più curarci o rampollo dei kuru,
     	tutti sono nei mondi che vincono gli armati uccisi di fronte,

  18 	oggi io mi devo curare del mio principale bene,
     	e di quello di Gāndhārī, e questo tu o re dei re, devi permettere,

  19 	tu sei sempre il migliore dei sostenitori del dharma, o figlio di Dharma,
     	il re è il guru dei viventi, perciò questo io ti dico,

  20 	col tuo permesso o valoroso, io mi rifugerò nella foresta,
     	coperto di corteccia e pelli o re, assieme a questa Gāndhārī,
     	intento a benedizioni per te, io diverrò un asceta della foresta,

  21 	è costume nella nostra stirpe o figliolo, per tutti o toro dei bhārata,
     	alla fine della giovinezza dare la sovranità ai figli e andare nella foresta,

  22 	e là io nutrendomi del vento, o anche senza mangiare vivendo,
     	con questa mia moglie, praticherò un supremo tapas,

  23 	e tu pure avrai il frutto di questo tapas o caro, tu sei il sovrano,
     	e i re godono il frutto di ogni cosa auspicabile o no.”
     	


                              VI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ non ho piacere del regno, quando tu sei così afflitto o sovrano,
     	vergogna a me schiocco che sono, e negligente impegnato nel regno,

   2 	io che non mi accorsi coi miei fratelli che tu eri così afflitto o sovrano,
     	consumato dal digiuno, che ti astenevi dal cibo, e dormivi in terra, 

   3 	ahime! da sciocco sono stato inconsapevole delle tue segrete intenzioni,
     	avendo allora fiducia in me questo dolore non l'avresti avuto,

   4 	che valgono per me i beni e il regno, o i riti sacri, o la felicità,
     	quando tu o signore della terra, hai avuto questi dolori?

   5 	oscurato io vedo il regno, e me stesso,
     	da queste tue parole da addolorato o signore di genti,

   6 	tu sei il padre, tu sei la madre, tu di noi il supremo guru,
     	privati di te, dove noi dunque possiamo stare?

   7 	tuo figlio neturale Yuyutsu, o migliore dei sovrani,
     	sia dunque re, o grande re, o chi altri tu credi signore,

   8 	io andrò nella foresta e tu governerai il regno,
     	non devi bruciare di nuovo me già bruciato dall'infamia,

   9 	io non sono il re, tu sei il re, io sono un tuo servo,
     	come posso qui lasciare andare te il guru sapiente del dharma?

  10 	non vi è nei nostri cuori nessuna furia riguardo Duryodhana o senza-macchia,
     	e così deve essere, noi e loro fummo confusi nell'animo,

  11 	noi siamo tuoi figli, come gli altri a cominciare da Duryodhana,
     	e nel mio cuore non vi è alcuna differenza tra Gāndhārī e Kuntī,

  12 	se tu o re dei re, abbandonandomi, te ne andrai,
     	io ti verrò dietro in verità io impegno me stesso,

  13 	questa terra piena di ricchezze circondata dal mare,
     	privata di te signore, non mi può arrecare gioia,

  14 	tutta questa ti appartiene, io inchino la mia testa a te,
     	noi siamo tuoi servi o re dei re, allontana questa febbre dall'animo,

  15 	io credo che quanto ti è accaduto doveva essere o signore di genti,
     	con buona fortuna obbedendo a te io ti toglierò questa febbre dall'animo.”

  16 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“la mia mente o caro, si rivolge all'ascetismo, o gioia dei kuru,
     	è costume nella nostra stirpe andare nella foresta o potente,

  17 	per tutto il tempo che sono vissuto qui tu mi hai obbedito,
     	tu ora devi lasciare andare me che sono vecchio o signore di genti.”

  18 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così avendo parlato al dharmarāja piangendo a mani giunte,
     	diceva queste parole il re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā,

  19 	 a Saṃjaya suo grande consigliere, e pure al grande guerriero Kṛpa:
     	“ io voglio che convinciate voi il sovrano della terra,

  20 	è indebolita la mia mente, e si secca la mia bocca,
     	e per la lunga vita, e per lo sforzo di parlare.”

  21 	ciò detto l'anziano re prosecutore dei kuru dall'anima pia,
     	attaccandosi a Gāndhārī, quel saggio cadeva repentinamente svenuto, 

  22 	vedendo però giacere privo di sensi il sovrano dei kuru,
     	il re, il kuntīde uccisore di eroi nemici accorreva rapido dal sofferente. 

  23 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ lui che ha dieci volte la forza di mille elefanti,
     	il re attaccandosi alla donna giace come un morto,

  24 	lui che un tempo la statua di ferro di Bhīmasena,
     	ha ridotto in pezzi con la sua forza, in cerca di forze si affida alla donna,

  25 	vergogna sia a me ignorante del dharma, vergogna alla mia mente e sapienza,
     	per cui il signore delle terra giace senza meritarlo,

  26 	io pure mi asterrò dal cibo come il mio guru,
     	se il re e la virtuosa Gāndhārī non si nutrono.”

  27 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora il re pāṇḍava con le sue mani con acqua fresca,
     	quel sapiente del dharma con dolcezza ne bagnava il petto e il viso,

  28 	col tocco delle mano del re pura e profumatissima,
     	con goielli ed erbe medicinali, il re recuperò i sensi.
     


                              VII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ toccami di nuovo colla tua mano e abbracciami o pāṇḍava,
     	io rivivo attraverso il tuo tocco o occhi-di-loto,

   2 	io voglio baciare la tua fronte o signore di uomini,
     	e toccarla colle mie mani, la vita non mi abbandona

   3 	ora è l'ottava ora, questa è fatta per il mio pasto,
     	per questo io, o tigre tra i kuru, non sono in grado di muovermi,

   4 	fortissimo è lo sforzo fatto per chiederlo a te,
     	quindi sono esausto o figlio, e quasi perdo conoscenza,

   5 	il tocco della tua mano è come il tocco dell'amṛta, o illustre,
     	e avutolo sono rivitalizzato io ritengo, o prosecutore dei kuru.”

   6 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato dal fratello maggiore del padre, il kuntīde o bhārata,
     	lo massaggiava dolcemente in tutte le sue membra per affetto,

   7 	e recuperati i sensi allora il sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	con le braccia abbracciava il pāṇḍava e lo baciava in fronte,

   8 	tutti con Vidura in testa piangevano pieni di dolore,
     	e i pāṇḍava per il grande dolore non dissero nulla al re,

   9 	Gāndhārī però sapiente del dharma, impegnandosi forte nell'animo,
     	sopportava quei dolori o re, e diceva: “ non fare così.”

  10 	e le altre donne addoloratissime assieme a Kuntī,
     	cogli occhi divenuti umidi, la circondarono stando in piedi,

  11 	allora di nuovo diceva queste parole Dhṛtarāṣṭra a Yudhiṣṭhira:
     	“ concedimi o re, di praticare l'ascesi o toro dei bhārata,

  12 	si indebolisce la mia mente o figlio, parlando di continuo,
     	non devi o figlio, tormentarmi quaggiù dopo ciò.”

  13 	parlando così il re dei kaurava al pāṇḍava,
     	da tutti gl abitanti del palazzo vi fu un grande grido di dolore,

  14 	vedendo afflitto e pallido il re senza meritarlo,
     	e stancato dal digiuno, e coperto dalla sola pelle sulle ossa,

  15 	il figlio di Dharma grandi-braccia, abbracciando il padre,
     	versando lacrime per il dolore, di nuovo diceva queste parole:

  16 	“ io non desidero o migliore degli uomini la vita e la terra,
     	come io desidero o re compiere il tuo bene o tormenta-nemici,

  17 	se io dunque sono favorito o anche amato da te,
     	compi dunque il tuo pasto finche noi penseremo a ciò.”

  18 	quindi il sovrano dal grande splendore diceva al figlio di Dharma:
     	“comandato da te figlio, io mangerò, così desidero.”

  19 	così avendo parlato il re dei re Dhṛtarāṣṭra a Yudhiṣṭhira,
     	avvicitosi Vyāsa il figlio di Satyavatī queste parole diceva.
     


                              VIII


   1 	Vyāsa disse:
     	“ Yudhiṣṭhira, grandi-braccia, quanto ti disse il l'erede dei kuru,
     	Dhṛtarāṣṭra grand'anima, tu compilo senza esitare,

   2 	l'anziano sovrano, specie coi figli uccisi,
     	non potrebbe a lungo sopportare questa sventura, questo io credo,

   3 	e la saggia e gloriosissima Gāndhārī, esperta di pietà,
     	con fermezza sopporta o grande re, il violento dolore per i figli,

   4 	e io pure ti dico questo, compi le mie parole,
     	concedi il tuo permesso, che il re non muoia qui inutilmente,

   5 	che il sovrano segua la meta degli antichi re ṛṣi,
     	per tutti i re ṛṣi, alla fine vi è il rifugiarsi nella foresta.”

   6 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostraofato da Vyāsa dalle portentose azioni, allora il re,
     	rispondeva il dharmarāja Yudhiṣṭhira dal grande splendore:

   7 	“ tu venerabile, sei il nostro onore, tu il nostro guru,
     	tu venerabile sei il rifugio del regno e della stirpe,

   8 	io sono tuo figlio, e tu venerabile sei il padre, il re, il guru,
     	e il figlio deve essere obbediente al padre secondo il dharma.”

   9 	così apostrofato diceva Vyāsa il migliore dei sostenitori del dharma,
     	dal grande splendore di nuovo a Yudhiṣṭhira o signore di popoli:

  10 	"così sia ciò o grandi-braccia come tu dici o bhārata,
     	il re ha raggiunto la vecchiaia, è saldo nella suprema conoscenza,

  11 	egli col mio permesso e col tuo o signore della terra,
     	compia il suo scopo, non fargli opposizione,

  12 	questo è il supremo dharma dei re ṛṣi o Yudhiṣṭhira,
     	o trovare la morte in battaglia, o nella foresta secondo le regole,

  13 	dal padre tuo Pāṇḍu sovrano della terra o re dei re,
     	come suo discepolo, questo re fu servito come un guru,

  14 	ha celebrato grandi sacrifici pieni di dakṣiṇa, forniti
     	di montagne di cibo, e protetto i figli che godevano dei beni, 

  15 	ottenuta un'ampia compagine di figli e il regno, mentre tu eri esiliato, 
     	per tredici anni ne ha goduto e donato varie ricchezze,

  16 	e pure tu o tigre fra gli uomini, hai obbedito al sovrano come a un guru,
     	e la virtuosa Gāndhārī l'hai onorata con la servitù,

  17 	dai il tuo permesso al padre, è il momento per lui di praticare il tapas,
     	non avere pure la più piccola apprensione per lui o Yudhiṣṭhira.”

  18 	queste parole avendo dette al sovrano per convincerlo,
     	“ così sia.” rispose, e così apostrofato dal kuntīde egli andava nella foresta,

  19 	partito il venerabile Vyāsa, il re figlio di Pāṇḍu allora,
     	diceva all'anziano padre inchinandosi lentamente:

  20 	“ quanto ha detto il venerabile Vyāsa che è pure il tuo pensiero, 
     	e quanto disse il grande arciere Kṛpa, e Vidura,

  21 	e Yuyutsu e Saṃjaya io lo compirò immediatamente,
     	tutti questi sono da me rispettati in quanto desiderano il bene della stirpe,

  22 	ma questo io ti chiedo o sovrano, inchinando la testa,
     	compi il tuo pasto, e quindi vai verso il tuo āśrama.”
     


                              IX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi col permesso del re, il potente Dhṛtarāṣṭra,
     	il re si recava allora nella sua dimora seguito da Gāndhārī,

   2 	andava col suo debole fiato, quel saggio come sollevandosi da una sventura,
     	a piedi quel signore della terra, come un vecchio maestoso elefante,

   3 	lo seguivano il saggio Vidura e il sūta Saṃjaya,
     	e pure il supremo arciere Kṛpa figlio di Śaradvat,

   4 	il re entrato nella sua casa fatti prima i riti giornalieri,
     	e avendo soddisfatto i migliori brahmani, allora consumava il pasto,

   5 	e Gāndhārī, intelligente e sapiente del dharma, assieme a Kuntī,
     	servita con buone maniere dalle nuore, mangiava o bhārata,

   6 	dopo che ebbe mangiato, tutti con Vidura in testa fecero il loro pasto,
     	e i pāṇḍava stavano vicino al sovrano, al migliore dei kuru,

   7 	quindi o grande re, al figlio di Kuntī lì vicino
     	abbattuto, diceva il figlio di Ambikā toccando con la mano la sua schiena:

   8 	“ con cura tu devi fare ogni cosa o rampollo dei kuru,
     	riguardo il regno in otto parti stabilito dal dharma o tigre dei re,

   9 	e come tu puoi o caro, proteggere il regno o rampollo di Pāṇḍu,
     	 e pure il dharma o kuntīde, tu sei saggio, ascolta come,

  10 	tu segui sempre la sapienza degli anziani o Yudhiṣṭhira,
     	e li devi ascoltare, e quanto dicono compiere senza reticenze,

  11 	svegliandoti all'alba o re, e venerandoli secondo le regole,
     	e giunto il momento di agire, chiedi cosa devi fare,

  12 	questi che vogliono il bene del regno, da te trattati con onore,
     	ti diranno qual'e tutto il meglio o rampollo dei kuru,

  13 	trattieni tutti i sensi come fai coi cavalli,
     	ed essi ti saranno d'aiuto come una ricchezza custodita,

  14 	usa ministri che lo siano stati di padre in figlio, puri,
     	controllati, guide in ogni azione, e usali nelle principali,

  15 	fai spiare sempre i nemici da segrete spie,
     	che siano testate in vari modi, sia sul proprio che sull'altrui regno,

  16 	e la tua città sia ben protetta, con forti mura e porte,
     	circondata da ogni parte con torri, distanziate di sei vie in tutte le direzioni, 

  17 	le sue porte devono essere fatte adeguate e alte,
     	ben distribuite ovunque, si devono proteggere con barriere,

  18 	e con sufficenti uomini istruiti ed esperti dello scopo, nella condotta della stirpe,
     	tu stesso devi essere protetto sempre a cominciare dai cibi o bhārata,

  19 	e nei momenti di passeggio e dei pasti, e alle ghirlande sul tuo letto,
     	le donne siano ben protette da anziani e fidati sovrintendenti,
     	di buona condotta, ben nati, e sapienti o Yudhiṣṭhira,

  20 	devi usare come ministri dei brahmani esperti di conoscenze,
     	educati e ben nati, onesti ed esperti di artha e dharma,

  21 	assieme a loro prendi consiglio tu, ma che non siano troppi,
     	a tutti insieme o separatamente per qualche affare,

  22 	salito al luogo o alla sala di consiglio ben protetta, prendi consiglio,
     	o in una selva solitaria, ma non di notte in nessun caso,

  23 	scimmie e uccelli che imitano gli uomini,
     	tutti devono essere esclusi dal luogo di consiglio, e pure storpi e paralitici,

  24 	i mali che vengono dalla divulgazione dei consigli dei sovrani,
     	non si possono riparare in alcun modo, così io credo,

  25 	e tu parla nella cerchia dei consiglieri dei mali delle divulgazioni,
     	e delle peculiarità del segreto o re, ripetutamente o uccisore di nemici,

  26 	e come sia la gente di città o di campagna pura o impura,
     	sia da te indagato o re, e di conseguenza devi agire o uccisore di nemici.”
     


                              X


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ i tuoi affari o figlio, sempre devi affidare ad adatti supervisori,
     	contenti di fare il bene o re, e sempre li devi accertare dalle tue spie,

   2 	e accertatane la misura della punizione a chi lo merita o bhārata,
     	i tuoi uomini la infliggano secondo le leggi o Yudhiṣṭhira,

   3 	i desiderosi di prendere, quelli che toccano le mogli altrui,
     	i nobili dal crudele bastone, e quelli che parlano falsamente,

   4 	gli abusatori, gli avidi, gli assassini, gli amanti della violenza,
     	i disturbatori delle assemblee e degli sport, e chi corrompe i varṇa,
     	devono essere puniti con multe o giustiziati, a tempo e a luogo,

   5 	al mattino tu devi vedere quelli che compiono le tue spese,
     	e quindi dopo compiere la tua toeletta e il pasto,

   6 	devi vedere quindi sempre i soldati rallegrandoli,
     	e sempre tu devi sapere i falli di inviati e spie,

   7 	e sempre all'inizio della notte devi decidere cosa dovrai fare,
     	e devi praticare il tuo svago sempre a mezzanotte e a mezzogiorno,

   8 	tutte le cose urgenti che abbiano il tempo di essere fatte o toro dei bhārata,
     	al giusto tempo, tu adornato impegnati in ampie dakṣiṇa,
     	come una ruota o figlio, perenne è la successione delle azioni,

   9 	nell'aumento del tesoro compi ogni sforzo sempre nel giusto modo,
     	dei due modi di fare o grande re, escludi quello sbagliato,

  10 	con le spie accertati dei nemici che stanno dentro ai loro regni,
     	questi con agenti adatti da lontano devono uccidersi l'un l'altro,

  11 	e guardando alle loro azioni, tu scegli i servi o erede dei kuru,
     	e fai fare le loro azioni da sovrintentendi sia addeti che no, 

  12 	il comandante del tuo esercito sia o figlio, di fermi voti,
     	e i tuoi uomini siano prodi, fedeli e pronti alle fatiche,

  13 	tutti i tuoi sudditi, gli addetti alle cucine o pāṇḍava,
     	e i tuoi cortigiani compiano azioni che siano costumate,

  14 	i tuoi falli, quelli degli altri e quelli dei nemici,
     	tu devi sempre averli presenti o Yudhiṣṭhira,

  15 	gli uomini che stanno nella tua regione coraggiosi in ogni impresa,
     	con ricchezze adatte favoriscili e da te siano beneficati,

  16 	i meriti dei sapienti dotati di qualità si devono dare,
     	e questi saranno per te inamovibili come il grande monte Meru.”
     


                              XI


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ accèrtati della popolazione tua e dei nemici,
     	di quelli neutrali e di quelli moderati,

   2 	di tutti i quattro tipi di nemici pronti a combattere,
     	devi accertarti degli amici e degli amici dei nemici o tormenta-nemici,

   3 	e se i ministri, la gente del popolo, le fortificazioni, le difficoltà del terreno,
     	le loro forze o migliore dei kuru, sono adeguate, 

   4 	queste dodici o kuntīde sono le varie cose naturali per i re,
     	e le dodici e le sessanta sono le peculiarità dei primi ministri o potente,

   5 	i maestri esperti di scienze politiche chiamano queste il maṇḍala,
     	sappi che i sei modi politici o Yudhiṣṭhira dipendono da ciò,

   6 	devi conoscere crescita e diminuzione e stabilità o rampollo dei kuru,
     	l'agire dei sei modi politici o grandi-braccia sono settantadue,

   7 	quando i propri fianchi sono forti, e deboli quelli nemici,
     	il sovrano deva avanzare o kuntīde aggredendo i nemici,
     	quando i propri fianchi sono deboli, allora si rifugi nell'alleanza,

   8 	l'accumulazione di ricchezze che deve fare, che sia grande,
     	e quando è pronto ad avanzare non aspetti troppo o bhārata,

   9 	allora che tutto sia accertato, e non divida il suo tesoro,
     	e deve dare all'avversario solo la terra poco fruttifera o bhārata,

  10 	l'oro per lo più in lega con altri metalli, e l'amico in rovina senza tesoro,
     	al contrario non accolga chi è esperto di trattati,

  11 	nel trattato di pace imponga di avere il figlio del re o toro dei bhārata,
     	al contrario non deve dare il figlio di nessuno, nell'avversità,
     	compia uno sforzo per liberarsi, chi è esperto di mezzi e consigli,

  12 	il re o kuntīde, si deve accertare delle nature deboli,
     	separatamente insieme o a due a due, e della forza e debolezza dei devoti, 

  13 	il pressare, disturbare e l'abbattimento del tesoro
     	dei nemici si deve fare con ogni sforzo, per proteggere il proprio regno,

  14 	non si deve uccidere un ministro giunto, desiderando la crescita,
     	e o kuntīde, non combattere con chi desidera vincere la terra,

  15 	ma una divisione nelle sue schiere, cerca di fare coi tuoi ministri,
     	attirando i virtuosi, e sottomettendo i malvagi,

  16 	i deboli non si devono mai prendere da parte del forte,
     	adotta o togre fra gli uomini la condotta della canna,

  17 	se un sovrano forte attacca uno debole,
     	costui lo fermi con mezzi rivolti alla pace in progressione,

  18 	ma se non è stato possibile, si getti a combattere coi suoi ministri,
     	colla sua forza tesoro e cittadini, e con gl altri che vogliono il suo bene,

  19 	nell'incapacità però getti tutto in successione secondo 
     	l'importanza, e pure il semplice corpo, così sarà libero.” 
     


                              XII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ e pure qui tu devi guardare alla guerra e alla pace o migliore dei re,
     	ciascuna cosa ha due origini, tre mezzi, e molte regole o Yudhiṣṭhira,

   2 	o re dei re, attendi a ciò recidendo ogni tuo tentennamento,
     	e si deve considerare il nemico intelligente con forze forti e contente,

   3 	e quando è il momento della gentilezza, ma al contrario sia attaccato,
     	nel momento della guerra o re dei re, usare spie è il meglio,

   4 	si deve compiere dissenso e difficoltà nei nemici allora,
     	e indebolirlo e intimorirlo e allora vi sarà molta strage in guerra,

   5 	il sovrano esperto delle scritture, pronto a marciare,
     	deve pensare ai tre tipi di potenza suoi e del nemico,

   6 	potenza in energia, in ricchezze e in consiglio o bhārata,
     	l'uomo fornito di ciò attacchi, il contrario altrimenti,

   7 	il re raccolga le forza avite e quelle degli amici,
     	e degli abitanti la selva, dei servi e degli artigiani, 

   8 	ma le forze degli amici non sono superiori a quelle avite,
     	quelle dei servi e degli artigiani si equivalgono, io penso,

   9 	e la forza delle spie è pari reciprocamente,
     	il re deve sapere il tempo della forza, e stare in quel tempo,

  10 	si devono sapere di molte forme o signore di uomini, le sventure
     	che accadono ai re o kaurava, e ciascuna di esse quindi ascolta,

  11 	molte sono le varietà o re, delle sventure o rampollo di Pāṇḍu,
     	il sovrano se ne deve sempre liberare, studiandole a cominciare dalle ricchezze,

  12 	il re inizi la marcia fornito dei sei eserciti o tormenta-nemici,
     	accertato il tempo e il luogo, e le qualità delle sue forze,

  13 	il re con un forte esercito contento, parta gurdando alla sua crescita,
     	oppure se sfidato il sovrano parta anche in un momento sfavorevole,

  14 	il sovrano per eliminare i nemici versi un fiume dal molto fango, con fanti ed elefanti,
     	 con colonne per pietre, cavalli e carri per corrente, bandiere per alberi che ne coprano le rive,

  15 	e per lo scopo, lo schieramento śakaṭa, padma e vajra, o bhārata,
     	deve ordinare là, secondo le scritture conosciute da Uśanas o illustre,

  16 	distrutte le forze nemiche rallegrando l'esercito,
     	si prepari alla guerra sia nel proprio che nel territorio nemico,

  17 	il re ottenga la conquista, e abbatta gli uomini ricchi,
     	e conosciuto il suo regno proceda ai trattati,

  18 	completamente o grande re, deve supportare il suo corpo,
     	e qui e nell'aldilà, deve agire nel suo supremo bene,

  19 	il sovrano così agendo, ascolti le buone parole in questo mondo,
     	e nell'altro otterrà il paradiso, governando il popolo secondo il dharma,

  20 	così tu devi o migliore dei kuru agire nel bene del popolo,
     	per ottenere o figlio eterna fama in entrambi i mondi,

  21 	da Bhīṣma prima sei stato istruito, e da Kṛṣṇa e da Vidura,
     	e pure io certo devo parlarti per il tuo bene o migliore dei sovrani,

  22 	tutto questo secondo le regole compi o re dalle molte dakṣiṇa,
     	e caro ai tuoi sudditi, tu ne avrai felicità in paradiso,

  23 	del signore della terra che celebri migliaia di aśvamedha,
     	e di chi governi secondo il dharma, le loro genti ottengono lo stesso frutto.”
     


                              XIII


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ così io agirò come tu hai detto o signore della terra,
     	e di nuovo io devo essere istruito da te o toro dei sovrani,

   2 	Bhīṣma ha raggiunto il paradiso, e l'uccisore di Madhu se ne andato,
     	e pure Vidura e Saṃjaya, chi altri mi può parlare?

   3 	quanto tu mi hai insegnato qui oggi intento al mio bene,
     	io compirò o signore della terra, stai tranquillo o bhārata.”

   4 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofato quel re e ṛṣi, dal saggio dharmarāja,
     	chiese il consenso del kuntīde o toro dei bhārata:

   5 	“ o figlio, cessiamo, giacché potente e la mia stanchezza.”
     	ciò detto, il re entrava allora nella residenza di Gāndhārī,

   6 	e a lui assiso nel giaciglio, la regina Gāndhārī virtuosa nel dharma,
     	esperta dei giusti momenti, allora diceva al marito simile a Prajāpati:

   7 	“avuto il permesso dal grande ṛṣi, da Vyāsa in persona,
     	e col consenso di Yudhiṣṭhira, quando andrai nella foresta?”

   8 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ o Gāndhārī, io col permesso di mio padre in persona grand'anima,
     	e col consenso di Yudhiṣṭhira tra non molto andrò nella foresta,

   9 	io certo, di tutti questi miei figli che hanno giocato
     	quella fatale partita, voglio dare la ricchezza che li segua nella morte,
     	facendo venire tutti i sudditi qui alla mia dimora.”

  10 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	detto questo, il sovrano lo comunicava al dharmarāja,
     	e quel signore della terra al suo comando, tutto approntava,

  11 	quindi il sovrano uscendo dal suo gineceo, allora
     	a tutte le genti amiche, e a tutti i ministri,
     	che erano convenuti e a tutti gli abitanti della città e del contado,

  12 	ai brahmani, e ai signori della terra giunti da varie regioni,
     	diceva allora il sovrano Dhṛtarāṣṭra dal grande splendore:

  13 	“ ascoltino con animo attento i brahmani, e i kurujāṅgala,
     	gli kṣatriya, i vaiśya e gli śūdra qui convenuti,

  14 	voi tutti o kuru, per molto tempo siete vissuti insieme,
     	con amicizia reciproca e intenti al bene comune,

  15 	quanto io ora vi dico, giunto questo momento,
     	voi dovete compiere, senza tentennamenti le mie parole,

  16 	io ho l'intenzione di ritirarmi nella foresta assieme a Gāndhārī,
     	col permesso di Vyāsa e del re figlio di Kuntī,
     	anche voi permettetemelo, non abbiate discussoni,

  17 	il costante amore tra voi e noi, che c'è stato,
     	io credo non vi sia negli altri regni dei re,

  18 	stanco io sono per i tanti anni, e sono privato dei figli,
     	e macerato dai digiuni sono assieme a Gāndhārī o innocenti,

  19 	avendo ottenuto il regno Yudhiṣṭhira io ne ho avuto grande felicità
     	e penso che sia migliore del governo di Duryodhana o virtuosi,

  20 	quale altra meta resta a me cieco, vecchio e coi figli uccisi,
     	eccetto che la foresta o gloriosi, voi mi dovete acconsentire.”

  21 	udite le sue parole tutti i kurujāṅgala,
     	con voci rotte dalle lacrime si lamentavano o toro dei bhārata,

  22 	e a loro che non dicevano alcunchè soverchiati dal dolore,
     	di nuovo Dhṛtarāṣṭra dal grande splendore questo diceva.
     


                              XIV


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ Śaṃtanu governava secondo le regole questa terra,
     	quindi vi fu Vicitravīrya, protetto da Bhīṣma, 
     	e vi governava allora, voi lo sapete senza dubbio,

   2 	e come mio fratello Pāṇḍu fu amato da voi,
     	rettamente anche lui governava, e questo si sa,

   3 	e poi io servendovi rettamente ho agito o privi di macchia,
     	e se non rettamente o gloriosi, mi dovete perdonare sicuramente,

   4 	e quando Duryodhana ha goduto senza problemi di questo regno,
     	pure allora il folle Duryodhana dai mali consigli non vi offese,

   5 	e per le offese di quel malpensante e per le intenzioni ostili verso i re,
     	vi fu una grandissima strage, anche per la cattiva condotta fatta da me,

   6 	ma se io ho agito bene, o se male,
     	voi non dovete averne a cuore, vo dovete perdonarmi,

   7 	un vecchio sovrano io sono, addolorato, coi figli uccisi, 
     	e figlio di antichi re, stabilito ciò perdonatemi,

   8 	e questa  misera anziana, dai figli uccisi, l'ascetica
     	Gāndhārī afflitta per i figli, lo stesso vi chiede di me,

   9 	vedendo questi due vecchi addolorati dai figli uccisi,
     	che vengono a voi per rifugio, perdonateci, fortuna sia a voi, 

  10 	il re kaurava figlio di Kuntī Yudhiṣṭhira, 
     	da tutti voi deve essere guardato, nella prosperita e nelle difficoltà,
     	in modo che mai cada in difficoltà in alcun modo,

  11 	egli ha quattro fratelli per compagni dalla grande energia,
     	tutti simili ai custodi del mondo, tutti esperti di artha e dharma,

  12 	come il beato Brahmā, signore dell'universo e tutti gli esseri,
     	Yudhiṣṭhira dal grande splendore vi governerà,

  13 	detto quanto necessariamente si doveva dire, io ora vi dico,
     	Yudhiṣṭhira è stato designato da me e dato a tutti voi,
     	e voi siate il deposito da me fatto per quel valoroso,

  14 	se fu fatta una qualche offesa dai miei figli,
     	o se altre io ne ho compiuto, voi dovete perdonarmi,

  15 	voi non mi deste mai prima alcuna occasione di furia,
     	io dunque mi metto a mani giunte davanti a voi fedelissimi sudditi,

  16 	di quanto fatto dai figli, di scarso intelletto, avidi e intenti al loro piacere,
     	io assieme a Gāndhārī, a tutti voi chiedo perdono o privi di macchia.”

  17 	così apostrofati dal re, le genti di città e del contado,
     	non dissero nulla, muti per le lacrime, e si guardarono vicendevolmente.  
     


                              XV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così apostrofati le genti di città e del contado,
     	dall'anziano re o kaurava, sembravano quasi privi dei sensi,

   2 	a loro fattisi muti, colle lacrime in gola, allora il sovrano,
     	Dhṛtarāṣṭra signore della terra di nuovo si rivolgeva:

   3 	“ io sono un vecchio dai figli uccisi, assieme alla mia legittima moglie,
     	mi lamento in molti modi miserevole o virtuosi,

   4 	dal padre in persona, da Kṛṣṇa il dvaipāyana, ho avuto il permesso,
     	di vivere nella foresta o sapienti del dharma, e dal sovrano dal giusto sapere,

   5 	quindi io di nuovo vi chiedo inchinando la mia testa o privi di macchia,
     	assieme a Gāndhārī, voi dovete permettermi ciò.”

   6 	udite però le tristi parole del re dei kuru,
     	tutti i kurujāṅgala insieme o re, piangevano,

   7 	con le braccia in alto, lacerandosi i visi,
     	piengevano afflitti dal dolore, a lungo come per padre e madre,

   8 	coi cuori svuotati essi sopportavano il dolore
     	per la partenza di Dhṛtarāṣṭra, ed erano come privi di sensi,

   9 	essi perdendo il suo impegno per la partenza del re dei kuru,
     	lentamente allora ciascuno diceva all'altro la sua opinione,

  10 	quindi tutti riferendo i propri discorsi in conciso,
     	ad un brahmano o re, gli dissero di entrare dal sovrano,

  11 	sui suoi piedi, quindi lo stimato anziano esperto di artha, 
     	di nome Sāmba, molto erudito si avviava a parlare,

  12 	chiesto il permesso al grande re, e parlando nel palazzo, 
     	quel savio, abile e saggio diceva al re:

  13 	“ o re, le parole del tuo popolo sono state affidate a me,
     	e io te le dirò o valoroso, e a questi sii tu favorevole o signore di uomini,

  14 	così è stato o re dei re, come tu hai detto o illustre,
     	non vi è qui alcuna menzogna, tu sei l'amico di ciascuno di noi,

  15 	non vi fu mai in nessun momento un re di questo lignaggio,
     	che protettore delle creature, fosse sgradito ai suoi sudditi,

  16 	come padri, e come fratelli, voi ci avete governato,
     	e neppure Duryodhana ci ha fatto qualcosa di improprio o sovrano,

  17 	come ha detto il muni figlio di Satyavatī, sapiente del dharma,
     	allora agisci o grande re, tu sei il nostro supremo guru,

  18 	noi lasciati da te però pieni di sofferenza e dolore,
     	a lungo saremo o re, privati delle tue cento qualità,

  19 	come fummo protetti da Śaṃtanu, e dal re Citrāṅgada,
     	e da tuo padre attorniato dal valore di Bhīṣma o sovrano,

  20 	e dal signore della terra Pāṇḍu assieme al tuo consiglio,
     	così pure fummo ben governati pure dal re Duryodhana,

  21 	tuo figlio non ci ha fatto neppure la più piccola offesa,
     	noi stimiamo anche quel sovrano come un padre,
     	e come noi rettamente vivemmo, tu lo sai,

  22 	così per mille anni fossimo governati dal saggio figlio di Kuntī,
     	dal retto pensiero, noi vi troveremo la felicità o sovrano,

  23 	degli antichi re e ṛṣi della vostra dimastia,
     	con Kuru, Saṃvaraṇa in testa e col saggio Bharata,

  24 	seguendo la condotta, quest'anima pia dalle molte dakṣiṇa,
     	non vi è la più piccola cosa censurabile in lui,

  25 	siamo vissuti sempre felici governati da te,
     	e neppure la più piccola offesa vi fu da parte di tuo figlio,

  26 	e quanto tu hai detto verso Duryodhana per questa strage di parenti,
     	io ti faccio una supplica pure qui o o discendente di Kuru.”
     


                              XVI


   1 	il brahmano disse:
     	“ non fu fatta da Duryodhana, né da te fu fatta,
     	né da Karṇa o dal figlio di Subala, la distruzione toccata ai kuru,

   2 	noi sappiamo che fu il destino, che non è possibile arrestare,
     	il destino non può essere mutato dall'azione umana,

   3 	diciotto akṣauhiṇī o grande re si sono scontrati,
     	al diciottesimo giorno furono uccisi da dieci supremi combattenti,

   4 	a cominciare da Bhīṣma da Droṇa e da Kṛpa e da Karṇa grand'anima,
     	e dal valoroso Yuyudhāna, e da Dhṛṣṭadyumna,

   5 	e dai quattro figli di Pāṇḍu, Bhīma, Arjuna e i due gemelli o sovrano,
     	da questi posseduti dal destino fu fatta questa strage di gente o sovrano,

   6 	certamente in battaglia, specialmente dagli kṣatriya,
     	casta guerriera con le armi si vede uccidere nel mondo,

   7 	da queste tigri fra gli uomini, dotati di scienza e forza di braccio,
     	l'intera terra fu distrutta coi cavalli, carri ed elefanti,

   8 	non certo il re tuo figlio dal grande intelletto ha peccato,
     	né tu, né i tuoi dipendenti, né Karṇa e neppure il figlio di Subala,

   9 	quanto fu la distruzione dei migliori kuru e dei re, a migliaia,
     	interamente fu compiuta dal fato, chi può parlare altrimenti qui?

  10 	tu sei l'onorato guru, il signore di questo intero mondo, 
     	perciò noi perdoniamo tuo figlio anima pia,

  11 	quel sovrano che ottenga i mondi dei valorosi coi suoi compagni,
     	e col consenso dei primi brahmani si rallegri felice nel terzo cielo,

  12 	e che tu ottenga nel dharma il supremo puro stato,
     	e i santi veda interamente e rettamente o migliore dei bhārata,

  13 	vista la grande attività verso di noi, i pāṇḍava, tori fra gli uomini,
     	sono in grado di governare anche il paradiso, come dunque non la sola terra?

  14 	pure obbediranno nel bene e nel male,
     	le genti o miglior stirpe dei kuru, ai pāṇḍava, splendenti per condotta,

  15 	i pāṇḍava governeranno dando esenzioni o sovrano,
     	e donazioni ai brahmani, e permessi come i precedenti re,

  16 	come il figlio di Viśravaṇa, sempre il re dalla lunga-vista e ferma saggezza,
     	il figlio di Kuntī dal grande intelletto è sempre un gentile amico,

  17 	pure verso il nemico egli è pietoso e amichevole o toro dei bhārata,
     	onesto, e saggio egli guarda a noi e ci protegge come suoi figli,

  18 	con la gente associata al figlio di Dharma, nulla di male
     	compiranno o re e ṛṣi, neppure gli altri con Bhīma e Arjuna in testa,

  19 	moderati sono i kaurava coi gentili, e come serpi velenose coi rudi,
     	sono valorosi, dalle grandi anime e intenti al bene dei cittadini,

  20 	né Kuntī, né la pāñcāla, né Ulūpī o la sātvata,
     	compiranno qualcosa di sbagliato verso le genti,

  21 	l'affetto avuto per te e accresciuto per Yudhiṣṭhira,
     	non tireranno indietro le genti di città e del contado,

  22 	i virtuosi figli di Kuntī, grandi guerrieri, pure gli uomini
     	lontani dal dharma governeranno, essendo saldi nel dharma,

  23 	dunque o re, scaccia il dolore dal tuo animo per Yudhiṣṭhira,
     	compi i tuoi atti religiosi secondo il dharma; salute a te o toro dei bhārata.”

  24 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	alle sue giuste parole piene di qualità e opportune,
     	tutte le genti le applaudivano con: “bravo, bravo!”

  25 	e Dhṛtarāṣṭra ripetutamente approvando queste parole,
     	lentamente abbandonava allora tutti quei popolani,

  26 	e da loro onorato il re, cosiderandolo un auspicio allora,
     	a mani giunte onorava quella gente o toro dei bhārata,

  27 	quindi il sovrano entrava nella sua dimora assieme a Gāndhārī,
     	e quanto fece alla fine della notte ascolta ora.
     


                              XVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	schiarita la notte dunque Dhṛtarāṣṭra il figlio di Ambikā,
     	mandava Vidura alla dimora di Yudhiṣṭhira,

   2 	raggiuntolo per comando del re quello spledidissimo,
     	il migliore di tutti i saggi, diceva al signore incrollabile Yudhiṣṭhira:

   3 	“ Dhṛtarāṣṭra o grande re, è ritualmente pronto ad andare nella foresta,
     	e andrà nella selva o re, giunto il primo giorno della luna di kārttika,

   4 	egli vorrebbe avere da te o migliore dei kuru qualche ricchezza,
     	egli desidera darle, nel rito funebre del figlio di Gaṅgā grand'anima,

   5 	e di Droṇa, di Somadatta, e del sagace Bāhlīka,
     	e di tutti i suoi figli e dei suoi amici uccisi,
     	e se tu lo permetti anche del degenerato re dei sindhu.”

   6 	udite dunque queste parole di Vidura, Yudhiṣṭhira,
     	e il pāṇḍava dal folti capelli, felici lo applaudivano,

   7 	Bhīma, fieramente adirato però non accettava quelle parole
     	di Vidura quel grande splendido, ricortando le malefatte di Duryodhana,

   8 	ma Phalguna conoscendo le intenzioni di Bhīmasena,
     	fatto un certo inchino, il coronato diceva queste parole a Bhīma:

   9 	“ Bhīma, il re anziano padre, si è consacrato a recarsi nella foresta,
     	e vuole dare a tutti i suoi amici gli onori funebri,

  10 	il kaurava vuole dare la ricchezza conquistata da te,
     	per tutti con Bhīṣma in testa o grandi-braccia, tu devi acconsentire,

  11 	per fortuna oggi o grandi-braccia, Dhṛtarāṣṭra chiede,
     	lui a cui prima noi chiedevamo, guarda il rivolgimento del tempo,

  12 	quel sovrano che era divenuto signore dell'intera terra,
     	coi figli uccisi dai nemici desidera andare nella foresta,

  13 	non aver altra opinione che concederlo o tigre fra gli uomini,
     	giacché un'altra sarebbe contro il dharma e disonorevole o grandi-braccia,

  14 	obbedisci al re, al signore, al maggiore dei tuoi fratelli,
     	tu devi concederlo e non negarlo o toro dei bhārata.”
     	al kuntīde che così parlava applaudiva il dharmarāja, 

  15 	ma Bhīmasena colla sua ira diceva allora queste parole:
     	“ noi abbiamo compiuto i riti funebri per Bhīṣma o Phalguna,

  16 	e per il sovrano Somadatta, e per Bhūriśravas,
     	per il re ṛṣi Bāhlīka, e per Droṇa grand'anima,

  17 	e anche per gli altri amici, e Kuntī fornirà a Karṇa
     	i suoi riti funebri o tigre fra gli uomini, non lo faccia il sovrano kaurava.

  18 	questa è la mia opinione che voi non rallegriate i nemici, 
     	dalla miseria che vadano tutti più in miseria con Duryodhana in testa,
     	loro vergogna della stirpe per cui tutta questa terra è andata distrutta,

  19 	come puoi tu oggi dimenticare l'inimicizia, e il dodicennale esilio,
     	e l'anno da restare nascosti, che aumentò il dolore di Draupadī?
     	dov'era allora l'affetto di Dhṛtarāṣṭra verso di noi?

  20 	perché tu vestito di pelle nera, gettati i gioielli ornamentali,
     	assieme alla figlia del pāñcāla seguisti tu il re? 
     	dove erano allora Droṇa e Bhīṣma e pure Somadatta?

  21 	quando tu vivevi di animali selvatici nella foresta per tredici anni,	
     	allora il fratello maggiore del padre non ti guardava con paterno occhio,

  22 	hai dimenticato o pṛthāde, che quella vergogna della stirpe,
     	dalla mala condotta disse a Vidura nella partita: ' è vinto!' ?”

  23 	il saggio re Yudhiṣṭhira figlio di Kuntī al fratello 
     	che così parlava diceva: “ rimani in silenzio!” disapprovandolo.
     


                              XVIII


   1 	Arjuna disse:
     	“ Bhīma, tu mi sei maggiore e quindi guru, non posso dire altro oltre,
     	Dhṛtarāṣṭra, re e ṛṣi merita interamente grande onore,

   2 	non ricordano le male azioni, ma ricordano gli atti buoni,
     	i migliori e virtuosi uomini che non superano i loro limiti,

   3 	questo o kṣattṛ, devi dire al sovrano kaurava:
     	quanto tu vuoi dare, io lo fornirò, per i figli,

   4 	e con Bhīṣma in testa, per tutti gli amici e alleati, 
     	preso dal mio tesoro; così o illustre, e Bhīma non sia contrariato.”

   5 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il dharmarāja appludiva ad Arjuna che così aveva parlato,
     	Bhīmasena lanciò un'occhiata di sbieco al Conquista-ricchezze,

   6 	quindi il saggio Yudhiṣṭhira diceva queste parole a Vidura:
     	“ il sovrano non deve aver collera nei confronti di Bhīmasena,

   7 	tormentato fu Bhīma da freddo pioggia e caldo,
     	e da molti altri dolori mentre viveva nella foresta quel sagace,

   8 	ma tu riferisci ciò per mio ordine al re, toro dei bhārata:
     	qualsiasi cosa e quanta ne vuole che prenda dalla mia casa,

   9 	e del dispiacere che ne ha Bhīma così fortemente addolorato,
     	di ciò non fartene cura.” così diceva il sovrano,

  10 	“e qualsiasi ricchezza che io possiedo e quanto v'è nella dimora di Arjuna,
     	di queste tu sei padrone o grande re.” così diceva il sovrano

  11 	“ il re doni al savi, quanto desideri si spenderà,
     	per i suoi figli ed amici, che egli oggi sia libero da debiti,

  12 	anche il mio corpo è donato a te o signore di genti,
     	con le ricchezze, sappilo tu o kṣattṛ, qui non vi è incertezza.”
     
     


                              XIX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così istruito dal re, Vidura il migliore degli intelligenti,
     	raggiunto Dhṛtarāṣṭra gli riferiva queste parole molto opportune:

   2 	“prima io dissi al re Yudhiṣṭhira i tuoi desideri,
     	e il re dal grande lustro udite le tue parole, le approvava,

   3 	e Bībhatsu dal grande splendore, ti offre la sua casa,
     	e le ricchezze che vi sono, e anche la sua stessa vita,

   4 	e il dharmarāja figlio tuo, il regno, la vita e le ricchezze
     	ti garantisce o re e ṛṣi, e qualsiasi altra cosa,

   5 	Bhīma però ricordando tutti gli ampi dolori,
     	nella sventura, quel grandi-braccia sospirando acconsente,

   6 	il re saldo nel dharma, e il fratello Bībhatsu quindi
     	pacificarono il grandi-braccia, e lo raffermarono nell'amicizia,

   7 	tu non avertene a male, così ti dice il dharmarāja:
     	' Bhīma ricordando l'inimicizia ingiusta in cui incorse,

   8 	così agisce, tale è il dharma degli kṣatriya o signore di uomini,
     	Ventre-di-lupo è devoto al dharma guerriero degli kṣatriya,

   9 	per conto di Ventre-di-lupo, Arjuna ed io ripetutamente
     	chiediamo il tuo perdono o sovrano, tu qui sei il signore,

  10 	sia data a te tutta la ricchezza che desideri o sovrano,
     	tu sei il signore del nostro regno, e delle nostre vite o bhārata,

  11 	per le donazioni ai brahmani e per i riti funebri dei tuoi figli,
     	da qui gemme, vacche, schiavi e schiave, capre e pecore, 

  12 	prendendo o migliore dei kuru, che siano donate ai brahmani,
     	e ai deboli, ciechi e miseri, ovunque per ordine del sovrano,

  13 	fai costruire un padiglione o Vidura, fornito di molti saporiti cibi e ricche bevande, 
     	e fontanili per le vacche, e le varie altre cose per il rito sacro.'

  14 	così mi disse il re figlio di Pṛthā e il Conquista-ricchezze,
     	e quanto qui ancor si debba fare tu mi devi dire.”

  15 	così informato da Vidura, allora Dhṛtarāṣṭra rallegrandosi,
     	poneva mente al grande sacrificio nel primo giorno di Kārttika o Janamejaya.
     


                              XX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così informato da Vidura, il signore di genti Dhṛtarāṣṭra,
     	il re, divenne contento dell'agire del re e di Jiṣṇu,

   2 	quindi cercando a migliaia degli istruiti brahmani e supremi ṛṣi,
     	per Bhīṣma e per i figli e per gli altri amici,

   3 	fatti preparare cibi e bevande e carri e vestimenti,
     	e gemme e perle e oro, e schiavi, schiave e serventi,

   4 	e coperte, pelli e gioielli, villaggi, campi e piccoli animali,
     	ed elefanti adornati, cavalli, fanciulle, e ottime donne,
     	e indicando ciascuno dei savi a lui donava quel supremo sovrano,

   5 	celebrando Droṇa, e Bhīṣma, Somadatta e Bāhlīka,
     	e il re Duryodhana e i figli ad uno ad uno,
     	e tutti gli amici a cominciare da Jayadratha,

   6 	quel sacrificio funebre cresceva con dakṣiṇa di molte vacche e ricchezze,
     	con innumerevoli mucchi di gemme e oro per decisione di Yudhiṣṭhira,

   7 	laddove incessantemente uomini, contabili e scrivani, 
     	per ordine di Yudhiṣṭhira chiedevano al sovrano:

   8 	“ dicci che cosa dai a questi e così sarà data.”
     	e là finite le sue risposte tutto appariva compiuto,

   9 	a chi meritava cento, fu dato mille, e a chi mille, diecimila,
     	per ordine del re, del saggio figlio di Kuntī,

  10 	così versando fiumi di ricchezze la nuvola che era il re,
     	rendeva soddisfatti i savi, come un nuvola fa con la terra innondandola,

  11 	quindi di seguito il signore della terra innondava
     	tutti i varṇa con mucchi di buoni cibi e bevande, così il sovrano,

  12 	con mucchi di gemme e vesti per schiuma, risuonante del suono di tamburi,
     	con vacche e cavalli per gorghi e alligatori, prezioso di gioelli di donne,

  13 	ricco di famiglie e donazioni di villaggi, con mari di gemme e oro,
     	l'oceano di Dhṛtarāṣṭra riempiva il mondo,

  14 	in questo modo egli procedeva con rito funebre dei suoi figli,
     	nipoti, e avi o grande re, assieme a Gāndhārī,

  15 	e quando fu stanco e aveva dato molteplici ricchezze,
     	allora si ritirava da quel sacrificio il discendente di Kuru,

  16 	e così il re kaurava compiva quel ricco grande sacrificio,
     	con molte donazioni e saporiti cibi e con attori, danze e musiche,

  17 	e distribuito ricchezze per dieci giorni il re figlio di Ambikā,
     	si liberava dal debito verso figli e nipoti o toro dei bhārata.
     


                              XXI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi al mattino il re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā,
     	invitati i valorosi pāṇḍava, giunto il momento di recarsi nella foresta,

   2 	assieme a Gāndhārī quel saggio salutandoli secondo le regole,
     	nel primo giorno di kārttika, fatti compiere i sacrifici da brahmani esperti dei veda,

   3 	avendo compiuto prima l'agnihotra, vestitosi di pelli e di corteccia,
     	circondato dalle nuore il re usciva dalla sua dimora,

   4 	e v'erano le donne dei kaurava e dei pāṇḍava e altre che erano della stirpe del re kaurava,
     	e da queste sorgeva allora un lamento, mentre partiva il re figlio di Vicitravīrya,

   5 	quindi con musiche meravigliose, il re avendo venerato la sua casa,
     	abbandonando tutta la servitù riunita allo scopo partiva il signore di uomini,

   6 	quindi il re Yudhiṣṭhira tremando a mani giunte, con le lacrime in gola un lamento
     	lanciando forte o grande re: “dove andrai o virtuoso?” e cadeva a terra o caro,

   7 	allora Arjuna preso da fiero dolore, ripetutamente sospirando quel principe bhārata,
     	dicendo a Yudhiṣṭhira di non fare così, afferrandolo lo alzava con animo triste,

   8 	Ventre-di-lupo e Phalguna e i due valorosi figli di Mādrī, Vidura e Saṃjaya,
     	e il figlio della vaiśya assieme al gautama, e il savio Dhaumya lo seguivano piangendo,

   9 	Kuntī conduceva con la mano sulla spalla Gāndhārī che procedeva cogli occhi bendati,
     	il re Dhṛtarāṣṭra attaccata una mano alla schiena di Gāndhārī, lieto procedeva,

  10 	quindi Kṛṣṇā Draupadī, e la yādava, e Uttarā, la giovane nuora kaurava,
     	Citrāṅgadā e altre donne che erano assieme al re partivano con le sue nuore,

  11 	un forte suono vi era di queste che piangevano o re, forte come acquile,
     	quindi partivano da ogni parte le donne brahmane e kṣatriya e vaiśya e śūdra,

  12 	e molto dolente era per la sua partenza la folla della città che ha nome dagli elefanti o re,
     	come prima alla partenza dei pāṇḍava, dopo la partita nella sala dei kaurava,

  13 	e belle donne che mai videro il sole e la luna, quando quel signore di uomini,
     	il re kaurava partiva per la grande foresta, piene di dolore seguivano il suo cammino.
     


                              XXII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi sulle terrazze delle case, e a terra o sovrano,
     	grandissimo era il rumore di donne e uomini,

   2 	e il re con la via reale piena di donne e uomini,
     	in qualche modo procedeva quel saggio tremando a mani giunte,

   3 	egli usciva dalla città degli elefanti attraverso la porta principale,
     	e allontanava continuamente quella folla di gente, 

   4 	Vidura era impaziente di recarsi nella selva insieme al re,
     	e anche il grandissimo sūta Saṃjaya figlio di Gavalgaṇa, 

   5 	Dhṛtarāṣṭra faceva tornare Kṛpa e il grande guerriero Yuyutsu,
     	e quel protettore della terra, mandandoli da Yudhiṣṭhira, 

   6 	tornata indietro la folla della città, allora il re col suo gineceo,
     	col permesso di Dhṛtarāṣṭra si avviava a ritornare,

   7 	e avvicinata la madre Kuntī le diceva o toro dei bhārata:
     	“ io seguiro il re, tu signora fermati,

   8 	assieme alle nuore o regina tu devi tornare in città,
     	che si rechi il re anima pia, saldo nella decisione del tapas.”

   9 	così apostrofata dal dharmarāja, cogli occhi pieni di lacrime,
     	Kuntī afferrandosi a Gāndhārī così parlava

  10 	“ non fare mai qualche spiacevolezza verso Sahadeva o grande re,
     	egli è sempre attaccato a me o re, e pure sempre a te,

  11 	ricordati sempre di Karṇa che mai fuggiva in battaglia,
     	da me fu abbandonato quel valoroso per mancata saggezza,

  12 	certo il mio cuore è fatto di ferro che per la mia follia o figlio mio,
     	non vedendo più il figlio di Sūrya, non va in cento pezzi, 

  13 	stando così le cose però che posso mai fare o uccisore di nemici?
     	la mia colpa è grandissima che non ho rivelato mio, il figlio di Sūrya,
     	per lui dunque o grandi-braccia offri supremi doni,

  14 	sempre assieme ai fratelli, deve stare il maggiore o uccisore di nemici,
     	e sempre deve applicarsi sempre al bene di Draupadī o tormenta-nemici,

  15 	e Bhīmasena e Arjuna e Nakula o prosecutore dei kuru,
     	devono essere istruiti da te, in te ora è riposto il peso della stirpe,

  16 	io obbedirò ai piedi del suocero e della suocera nella foresta,
     	assieme a Gāndhārī io vivrò praticando il tapas e coperta di polvere.”

  17 	così apostrofato quell'anima pia, obbedendo insieme ai fratelli,
     	cadeva in suprema tristezza, e non diceva più nulla,

  18 	a lungo avendo pensato il figlio di Dharma Yudhiṣṭhira,
     	triste, pieno di pensieri dolorosi diceva alla madre:

  19 	“ perché dunque questo proposito?, tu non devi parlare così,
     	io non te lo permetto, tu devi farmene grazia,

  20 	un tempo tu ti mostrasti di nostro aiuto o bella da vedersi,
     	con le parole di Vidura, tu non ci devi abbandonare,

  21 	uccisi i signori della terra io ho acquisito il regno,
     	obbedendo alla tua saggezza e a quella di Vāsudeva toro fra gli uomini,

  22 	dov'è ora quel tuo consiglio che sempre io ho ascoltato?
     	avendo parlato della saldezza nel dharma kṣatriya da questa ti vuoi smuovere?

  23 	abbandonando noi, il regno e questa virtuosa tua nuora,
     	come vivrai nelle selve solitarie? madre fammi la grazia.”

  24 	Kuntī ascoltate le parole del figlio confuse dal pianto,
     	cogli occhi piene di lacrime procedeva, e Bhīma le diceva queste parole:

  25 	“ quando ormai questo regno conquistato dai figli è solo da godere o Kuntī,
     	è da afferrare il dharma dei re, da dove viene questa tua decisione?

  26 	perché dunque ci hai spinto alla distruzione della terra?
     	per il bene di chi lasciandoci, desideri andare nella foresta?

  27 	perché ci hai condotto via dalla foresta, quando eravamo fanciulli?
     	i due figli di Mādrī sono sommersi da dolore e sofferenza,

  28 	facci la grazia o madre, non andare ora nella selva o virtuosa,
     	goditi la prosperità di Yudhiṣṭhira vinta dalla forza del pṛthāde.”

  29 	ma ella ormai decisa e rivolta a vivere nella foresta,
     	ai figli che la pregavano in vari modi non diceva parola,

  30 	Draupadī con triste epressione però seguiva la suocera, 
     	che stava andando nella foresta, piangendo assieme a Subhadrā,

  31 	guardando a lungo tutti i suoi figli piangenti,
     	quella grande saggia, andava decisa verso la foresta,

  32 	e la seguivano allora i pāṇḍava coi servi e il gineceo,
     	quindi versando le sue lacrime diceva queste parole ai figli.
     


                              XXIII


   1 	Kuntī disse:
     	“ è così o grandi-braccia, come tu dici o figlio di Pāṇḍu,
     	io vi ho un tempo sollevato quando eravate abbattuti o sovrano,

   2 	quando dalla prosperità vi accadde di perdere il regno colla partita,
     	soverchiati dai parenti io vi ho incitato a risollevarvi

   3 	perché non andasse perduto il lignaggio di Pāṇḍu o tori fra gli uomini,
     	e la vostra energia non si spegnesse, per questo vi ho risollevati,

   4 	voi pari ad Indra, siete tutti simili a dèi per ardimento,
     	non capite le intenzioni dei nemici, così io l'ho fatto,

   5 	affinché il re simile al signore dei vasu, il migliore dei sostenitori del dharma,
     	non andasse dolente ancora nella selva, io vi ho risollevato,

   6 	e affinché Bhīma dal notorio coraggio e valore, forte come 
     	migliaia di elefanti, non cadesse in rovina io vi ho risollevato,

   7 	e perché il fratello minore di Bhīmasena, uguale al Vāsava,
     	il conquistatore non si abbattesse, così io vi ho risollevato,

   8 	e affinché Nakula e Sahadeva entrambi rispettosi del guru,
     	non soffrissero la fame, perciò vi ho risollevati,

   9 	affinché questa splendida e scura bellezza dai grandi occhi,
     	non fosse suo malgrado tormentata nella sala, per questo ho agito,

  10 	l'ho vista allora io, mentre tremante come una foglia,
     	questa virtuosa donna dalle irreprensibili forme, fu vinta ai dadi,

  11 	quando Duḥśāsana per stupidità la tormentava come fosse una schiava,
     	e ho visto io stessa la nostra famiglia sconfitta,

  12 	e intristiti i kuru a cominciare dal mio suocero, 
     	quando ella cercava un protettore urlando come un'aquila,

  13 	quando afferrata per i capelli dal quel malvagio senza intelligenza
     	di Duḥśāsana, allora io svenni o sovrano,

  14 	per alimentare la vostra energia, io vi ho risollevati
     	allora con le parole di Vidulā, questo sappiate o figli miei,

  15 	affinché la stirpe regale non si perdesse, avendo ottenuti da me dei figli
     	Pāṇḍu, per questo o figlio mio, allora vi risollevai,

  16 	chi non ha figli e nipoti dove può andare o sovrano?
     	come può ottenere i mondi perfetti, chi ha la progenie distrutta? 

  17 	ho goduto ampiamente dei frutti del regno del marito un tempo o figli, 
     	ho dato doni di grande ricchezza, ho bevuto il soma secondo le regole,

  18 	non fu certo per mio tornaconto che io incitai Vāsudeva,
     	e per le parole di Vidulā, io compivo le mie abluzioni.,

  19 	io non desidero o figlio, i frutti del regno conquistato dai miei figli,
     	i mondi puri di mio marito io desidero avere con il tapas, o illustre,

  20 	abitando nella foresta servendo suocero e suocera,
     	attraverso il tapas consumerò il mio corpo o Yudhiṣṭhira, 

  21 	torna indietro o migliore dei kuru, con gli altri a cominciare da Bhīmasena,
     	la tua decisione sia sempre nel dharma, e grande sia il tuo animo.”
     


                              XXIV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	acoltate le parole di Kuntī, i pāṇḍava o migliore dei re,
     	quei privi di macchia imbarazzati assieme alla pāñcāla ritornarono,

   2 	quindi vi erano grandi grida di tutte quelle che o bhārata,
     	piangevano le donne del gineceo vedendo partita Kuntī,

   3 	allora i pāṇḍava compiuta la pradakṣiṇa al re,
     	e salutatolo si girarono non potendo far tornare Pṛthā,

   4 	allora il grande re Dhṛtarāṣṭra figlio di Ambikā diceva
     	a Gāndhārī e a Vidura afferrandoli per conversare:

   5 	“ la regina madre di Yudhiṣṭhira sia giustamente fatta tornare,
     	tutto quanto Yudhiṣṭhira ha detto deve essere realizzato,

   6 	lasciando il grande regno del figlio, e i grandi frutti,
     	e abbandonando i figli, che le vale andare stupidamente nella dura foresta?

   7 	stando nel regno può praticare il tapas, i suoi voti e dare doni,
     	e la buona condotta qui ora, ascolta le mie parole,

   8 	o Gāndhārī molto contento io sono del servizio della nuora,
     	perciò tu o sapiente del dharma, la devi licenziare.”

   9 	così richiesta dal re la figlia si Subala, diceva a Kuntī
     	interamente le parole del re, ne aggiungeva di proprie,

  10 	ma ella non fu in grado di distogliere la regina Kuntī,  
     	virtuosa e intenta nel dharma, dalla decisione presa di vivere nella selva,

  11 	le donne dei kuru conoscendo la sua ferma determinazione,
     	e vedendo tornare indietro i principi kuru, allora piangevano,

  12 	tornati indietro tutti i pṛthādi e le donne,
     	il re Dhṛtarāṣṭra dalla grande saggezza procedeva nella foresta,

  13 	ma i pāṇḍava tristi, pieni di dolore e sofferenza,
     	coi carri assieme alle donne entravano in città,

  14 	senza gioia era la città che si lamentava come per un morto,
     	la città di hāstinapura, con le sue donne, vecchi e bambini,

  15 	tutti i pāṇḍava erano privi di energia, pieni di tristezza,
     	privi di Kuntī, dolentissimi come vitelli separati dalla madre,

  16 	Dhṛtarāṣṭra però in quel giorno entrato all'interno, 
     	poneva la sua residenza sulle rive della Bhāgirathī,

  17 	e i fuochi prodotti secondo le regole da esperti dei veda,
     	dai migliori brahmani ricchi in tapas, splendevano 
     	e fu acceso anche il fuoco dell'anziano sovrano,

  18 	egli avvicinadosi ai fuochi sacrificava secondo le regole,
     	e venerava il sole dai mille raggi che stava tramontando o bhārata,

  19 	Vidura, Saṃjaya preparavano coll'erba kuśa il letto del re 
     	di quel valoroso kuru, e vicino quello di Gāndhārī,

  20 	e vicino a Gāndhārī si coricava nell'erba kuśa,
     	Kuntī la madre di Yudhiṣṭhira salda nel suo voto,

  21 	e a loro portata d'orecchi si coricavano anche gli altri con Vidura in testa,
     	e i celebranti e i brahmani che li seguivano tutto intorno,

  22 	con quegli eccellenti e dotti brahmani e i fuochi accesi,
     	la notte appariva per loro come una gioiosa notte di riti,

  23 	quindi passata la notte, compiuti per primi i riti giornalieri,
     	venerato Agni secondo le regole, tutti partirono uno dopo l'altro,
     	rivolti verso nord intenti nel digiuno rituale,

  24 	questo era il loro doloroso soggiorno in quel primo giorno,
     	di loro dolenti e resi sofferenti per le genti di città e del contado.
     
     


                              XXV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi insieme a gente pura in mezzo alla sponda della Bhāgīrathī,
     	il re faceva il campo saldo nel consiglio di Vidura,

   2 	e là tutt'intorno stavano i brahmani che abitavano nel regno,
     	e le molte schiere di kṣatriya, vaiśya e śūdra o toro dei bhārata,

   3 	il re da costoro che raccontavano attorniato, e applaudendoli,
     	li licenziava coi loro discepoli onorandoli secondo le regole,

   4 	al tramonto, quel signore della terra recatosi alla Gaṅgā,
     	si purificava secondo le regole, e così pure la virtuosa Gāndhārī,

   5 	e pure gli altri separatemante in tutti i tīrtha bagnandosi o bhārata,
     	compirono tutti i loro riti là, gli uomini con Vidura in testa,

   6 	quindi la figlia di Kuntibhoja purificato l'anziano suocero,
     	e Gāndhārī, allora Pṛthā o re, li riportava sulla riva della Gaṅgā,

   7 	e là vi era una vedī preparata dai celebranti per il re,
     	e il sovrano adepto della verità là sacrificava al fuoco,

   8 	quindi dalla sponda della Bhāgīrathī il sovrano si recava 
     	a Kurukṣetra, quel saggio controllato coi sensi trattenuti,

   9 	e là quel saggio sovrano raggiunto un āśrama,
     	si assideva quel re e ṛṣi col saggio Śatayūpa,

  10 	era stato il grande re dei kekaya quel tormenta-nemici,
     	e dato al figlio la sovranità, egli era entrato nella foresta,

  11 	e assieme a costui il re si recava allora nell'āśrama di Vyāsa,
     	e costui secondo le regole accoglieva il continuatore di Kuru,

  12 	il re discendene di Kuru, compiutà là la consacrazione, 
     	prendeva residenza allora nell'āśrama di Śatayūpa,

  13 	e quell'intelliente re gli illustrava tutto il modo di vivere o re,
     	nella foresta o grande re, autorizzato da Vyāsa,

  14 	così il re Dhṛtarāṣṭra dal grande intelletto, al tapas
     	applicava sé stesso e anche gli altri che lo seguivano,

  15 	e pure la regina Gāndhārī vestita di pelli e corteccia,
     	assieme a Kuntī o grande re, praticava lo stesso voto,

  16 	coll'agire, con la mente e con la parola e pure cogli occhi o sovrano
     	era assiso in un supremo tapas, trattenendo tutti i suoi sensi,

  17 	ridotto pelle e ossa, con scarse carni, i capelli raccolti, coperto di pelli e corteccia,
     	quel sovrano praticava un fiero tapas, libero da colpe come un grande ṛṣi,

  18 	e lo kṣattṛ sapiente del dharma, di acuto intelletto, e Saṃjaya seguivano il sovrano
     	con la moglie nel fiero tapas, con anima vinta, magri, e vestiti di stracci e corteccia. 
     


                              XXVI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi alcuni dei migliori muni vennero a trovare il re,
     	Nārada, Parvata e Devala dal grande tapas,

   2 	e il dvaipāyana coi suoi discepoli, e altri saggi siddha,
     	e l'anziano re e ṛṣi Śatayūpa, intento nel supremo dharma,

   3 	a costoro Kuntī o grande re, rese gli onori secondo le regole,
     	ed essi furono soddisfatti della devozione di quell'asceta,

   4 	allora quei supremi ṛṣi raccontarono storie piene di dharma,
     	rallegrando il signore di genti Dhṛtarāṣṭra grand'anima,

   5 	alla fine di quelle storie, il ṛṣi divino Nārada allora
     	raccontava questa storia che vide tutta di persona:

   6 	“ un tempo vi era un re pari a Prajāpati, senza alcuna paura,
     	chiamato Sahasracitya, e nonno di Śatayūpa,

   7 	lasciato il regno al figlio maggiore saldo nel supremo dharma,
     	il sovrano Sahasracitya anima pia, entrava nella foresta,

   8 	raggiunto l'estremo del suo acceso tapas, quel signore di uomini,
     	dal grande intelletto raggiungeva la dimora del dio Distruggi-fortezze,

   9 	molte volte egli o re, fu in passato visto da me incontrandolo,
     	nella dimora del grande Indra, il re avendo bruciate le colpe col tapas,

  10 	quindi il re Śailālaya, il nonno di Bhagadatta,
     	con la forza del suo tapas quel sovrano andò nella dimora del grande Indra,

  11 	quindi vi era un re di nome Pṛṣadhra, pari al dio colla folgore,
     	e pure quel sovrano col suo tapas ottenne il massimo cielo,

  12 	in questa stessa foresta o sovrano, il figlio di Māndhātṛ,
     	il sovrano Purukutsa otteneva una grande perfezione,

  13 	egli aveva per moglie Narmadā la migliore delle fiumane,
     	e in questa foresta praticando il tapas quel sovrano raggiunse il cielo,

  14 	e vi era un altro re di nome Śaśaloman di supremo dharma,
     	e pure lui praticando il tapas in questa foresta raggiunse il cielo,

  15 	col favore del dvaipāyana anche tu raggiunta questa selva di asceti,
     	o re, otterrai la migliore delle perfezione ardua da acquisire,

  16 	tu pure o tigre fra i re alla fine del tapas, sarai sommerso dalla felicità,
     	assieme a Gāndhārī raggiungerai la meta di queste grandi anime,

  17 	Pāṇḍu sempre ti rammenta là vicino all'uccisore di Bala,
     	e sempre o signore della terra, egli vuole per te la miglior meta,

  18 	e per l'obbedienza a te, pure la virtuosa Gāndhārī,
     	raggiungerà lo stesso mondo del marito, e anche tua nuora Kuntī,

  19 	ella è la madre di Yudhiṣṭhira, che è l'eterno dharma,
     	noi tutto ciò prevediamo o sovrano con vista divina,

  20 	e Vidura entrerà nel grand'anima Yudhiṣṭhira,
     	e Saṃjaya purificato dalla sollecitudine nei tuoi conforonti avrà il paradiso.”

  21 	ciò udito, il re dei kaurava grand'anima assieme alla moglie accolse lieto,
     	quel saggio le parole di Nārada elogiandolo, e rese ampi onori a Nārada,

  22 	quindi tutte le schiere di savi molto applaudivano Nārada o re,
     	per la gioia del re Dhṛtarāṣṭra tutti allora furono a lungo rallegrati.
     


                              XXVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quegli ottimi ri-nati elogiarono le parole di Nārada,
     	il re e ṛṣi Śatayūpa però, diceva queste parole a Nārada: 

   2 	“ oh dunque tu venerabile hai innalzato la fede del re dei kuru,
     	di tutta questa gente e anche la mia o splendidissimo,

   3 	ma io qui ho un certo dubbio verso il sovrano Dhṛtarāṣṭra,
     	ascoltami mentre te lo dico o divino ṛṣi, venerato dal mondo,

   4 	ogni cosa in verità tu conosci con la tua divina vista,
     	e rettamente scorgi o divino ṛṣi, le varie mete degli uomini,

   5 	tu hai detto dei mondi del grande Indra avuti da questi sovrani,
     	ma non hai descritto i mondi del sovrano o grande muni,

   6 	della sede del signore della terra io vorrei udire o illustre,
     	secondo verità di qual genere è, e il quando, questo rivela a me che te lo chiedo.”

   7 	così richiesto da lui, queste gradevoli parole Nārada,
     	il grande asceta dalla vista divina diceva in mezzo a quei santi: 

   8 	“ raggiunta un giorno la sede di Śakra, io vidi 
     	Śakra, il marito di Śacī o ṛṣi regale, e là pure il sovrano Pāṇḍu,

   9 	e là si raccontava una storia o sovrano, riguardo a Dhṛtarāṣṭra,
     	impegnato in un difficile tapas che il re stava praticando,

  10 	e là io questo udivo mentre lo raccontava Śakra o sovrano,
     	che restano tre anni di ulteriore vita al re,

  11 	quindi il sovrano assieme a Gāndhārī nella dimora di Kubera
     	vivrà Dhṛtarāṣṭra, onorato dal re dei re,

  12 	muovendosi a piacere col carro divino adornato di divini ornamenti,
     	il glorioso figlio del ṛṣi, ogni colpa bruciata con tapas,

  13 	e si muoverà fra i mondi di dèi, gandharva e apsaras,
     	secondo il suo piacere quell'anima pia; ciò è quanto mi hai chiesto,

  14 	questo è il grande segreto divino, che per il mio affetto vi ho rivelato,
     	voi siete ricchi in sapere, e con ogni colpa bruciata dal tapas.”

  15 	così udendo le dolci parole del divino ṛṣi, 
     	tutti loro divennero contenti e soddisfatti e pure il sovrano,

  16 	così quei saggi sedendo vicino a Dhṛtarāṣṭra con quelle storie,
     	si allontanarono secondo volontà, impegnati nella loro perfezione.
     


                              XXVIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	andato dunque nella foresta il re dei kaurava, pieni di dolore e sofferenza 
     	divennero i pāṇḍava o re, afflitti dal dolore per la madre,

   2 	quindi tutte le genti della città dolendosi erano vicine al loro sovrano,
     	e i brahmani là, raccontavano storie riguardo il sovrano:

   3 	“in che modo dunque l'anziano re, risiederà nella solitaria foresta?
     	e come dunque la gloriosa Gāndhārī e Kuntī Pṛthā?

   4 	degno di agi è quel re e ṛṣi, non sarà felice nella grande selva,
     	in che condizioni di salute si troverà il re dalla saggezza per vista, coi figli uccisi?

   5 	molto arduo sarà per Kuntī fare ogni cosa senza vedere i figli,
     	avendo lasciato la prosperià del regno ella ha scelto di vivere nella foresta,

   6 	e Vidura come starà, quell'anima formata, sempre al servizio del fratello?
     	e il saggio figlio di Gavalgaṇa, che vive mantenuto dal suo signore

   7 	fin dalla nascita?" così i cittadini sommersi da questi tristi pensieri,
     	qua e là reciprocamente si dicevano queste storie incontrandosi,

   8 	e tutti i pāṇḍava fortemente pieni di sofferenza,
     	si dolevano per l'anziana madre e non risiederono troppo a lungo in città,

   9 	pensando all'anziano padre, al signore di genti dai figli uccisi,
     	e alla gloriosissima Gāndhārī, e a Vidura dal grande intelletto,

  10 	non ne avevano alcuna gioia, pensando a costoro,
     	né nel regno, né nelle donne o nello studio dei veda,

  11 	cadevano in suprema tristezza pensando al sovrano di uomini,
     	e si rammentavano continuamente di lui dai parenti fieramente uccisi,

  12 	e dell'uccisione del giovane Abhimanyu sul fronte della battaglia,
     	e del grandi-braccia Karṇa che mai inditreggiava in battaglia,

  13 	e dei figli di Draupadī e pure degli altri amici,
     	ricordando la morte, quei valorosi non erano troppo felici,

  14 	e sempre pensando alla terra coi principi uccisi, o bhārata,
     	e con le ricchezze distrutte, non trovavano il sonno,

  15 	e Draupadī dai figli uccisi, e la splendida Subhadrā,
     	quelle due regine non troppo felici, se ne stavano senza gioia,

  16 	ma vedendo il figlio della figlia di Virāṭa, tuo padre Parikṣit,
     	sopportavano ancora di vivere i tuoi proavi.
     
     


                              XXIX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così i pāṇḍava, tigri fra gli uomini e gioie della madre,
     	rammentandosi della madre, quei valorosi divennero molto addolorati,

   2 	loro che prima erano sempre devoti agli affari del regno,
     	allora non si occupavano delle faccende reali interamente come prima,

   3 	ma occupati dal dolore non ne ricavavano alcuna gioia,
     	e non parlavano più con nessuno, né ricambiavano gli onori,

   4 	questi valorosi ardui da affrontare, come sprofondati nelle profondità del mare,
     	con i sentimenti rapiti dal dolore senbravano come privi di sensi,

   5 	a rammentarsi della madre così erano allora quei rampolli dei kuru,
     	“ come porterà oggi la misera Pṛthā quell'anziana coppia?

   6 	e in che modo il sovrano dai figli uccisi e senza rifugio
     	abiterà da solo con la moglie nella foresta frequentata da carnivori?

   7 	e la regina, la gloriosissima Gāndhārī privata dei famigliari,
     	come seguirà l'anziano e cieco marito nella solitaria foresta?”

   8 	e mentre si dicevano ciò ne avevano allora ansietà,
     	e venne loro l'intenzione di andare a trovare Dhṛtarāṣṭra,

   9 	Sahadeva dunque inchinandosi al re questo gli diceva:
     	“ oh dunque io vedo nel tuo cuore la voglia di andare,

  10 	non fui in grado di parlarti di mia iniziativa per la tua sovranità,
     	di partire o re di re, ma ora la cosa è imminente,

  11 	per fortuna io vedrò di nuovo Kuntī che vive come un'asceta,
     	con il crocchio, l'anziana asceta che dorme su un letto d'erba,

  12 	allevata in palazzi e terrazze, usa a grande prosperità,
     	quando dunque io vedrò la madre stanca e fortemenente addolorata?

  13 	impermanenti sono dunque le situazioni dei mortali o bhārata,
     	laddove Kuntī figlia di re, risiede infelice nella foresta.”

  14 	udite le parole di Sahadeva, Draupadī la migliore delle donne,
     	la regina diceva al re, dopo averlo salutato e onorato:

  15 	“ quando dunque io vedrò la regina Pṛthā se ancora vive?
     	se lei vive ora, noi ne avremo grande gioia o signore di uomini,

  16 	siano sempre le tue decisioni nel dharma, e il tuo animo sia felice,
     	che tu oggi, o re dei re, ci doni questa felicità,

  17 	sappi o re, che la schiera di nuore è in punta di piedi,
     	desiderando rivedere Kuntī e la suocera Gāndhārī.”

  18 	così apostrofato il sovrano dalla divina pāñcāla,
     	tutti i comandanti dell'esercito radunando, questo diceva:

  19 	fate ristorare il mio esercito, abbondante di carri ed elefanti,
     	io andrò a visitare il signore della terra Dhṛtarāṣṭra che sta nella foresta.”

  20 	e ai sovrintendenti delle donne diceva il re: “ i miei vari veicoli
     	siano tutti equipaggiati e anche le portantine a migliaia,

  21 	e i carri di merci e vestiti, e i fabbricanti di contenitori,
     	e i custodi del tesoro si rechino verso l'āśrama a kurukṣetra,

  22 	e pure i cittadini che vogliano vedere il sovrano,
     	vadano ben provvisti e apertamente ben protetti,

  23 	i cuochi e gli ispettori dei cibi, e ogni strumento di cucina,
     	e vari cibi da mengiare, siano trasportati sui vagoni,

  24 	e il viaggio sia annunciato per domani non più tardi,
     	e siano preparati sulla strada oggi vari padiglioni.”

  25 	così avendo ordinato il re pāṇḍava assieme ai suoi fratelli,
     	il re l'indomani partiva mettendo avanti donne e bambini,

  26 	egli così accudendo per molti giorni quella moltitudine di gente,
     	si fermava per cinque giorni e poi si recava nella foresta.
     


                              XXX


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	il migliore dei bhārata comandava allora all'esercito, 
     	ben protetto da uomini simili ai custodi del mondo con Arjuna in testa:

   2 	“ in marcia, in marcia.” e allora vi fu un grande frastuono,
     	dei guidatori che gridavano: “ partite, partite!”

   3 	alcuni uomini andavano sui veicoli, e altri su cavalli veloci come il pensiero,
     	e con carri grandi come città, simili a fuochi accesi, 

   4 	e altri ancora su elefanti, e alcuni su cammelli o signore di uomini,
     	e altri a piedi, armati di scimitarre e giavellotti,

   5 	e le genti della città su carri di vario genere,
     	seguivano il re dei kuru per andare a vedere Dhṛtarāṣṭra,

   6 	e pure il maestro, il gautama Kṛpa per ordine del re,
     	preso l'esercito conduceva i soldati verso quell'āśrama,

   7 	allora attorniato dai brahmani il potente re dei kuru Yudhiṣṭhira,
     	celebrato da molti sūta, menestrelli e bardi,

   8 	con un bianco parasole sullevato sulla testa,
     	quel rampollo dei kuru procedeva con grande profusione di carri,

   9 	e Ventre-di-lupo dalle terribili imprese, con elefanti simili a montagne,
     	equipaggiati con armi e strumenti, procedeva il figlio del vento,

  10 	e pure i due figli di Mādrī circondati da cavalieri,
     	andavano devoti alla genitrice, armati di corazze e bandiere,

  11 	e Arjuna dal grande splendore, sul carro splendido come il sole,
     	aggiogato a divini e bianchi cavalli, controllato seguiva il sovrano,

  12 	e le schiere delle donne con Draupadī in testa sedute sui palanchini,
     	assieme ai sovrintendenti delle donne procedevano spargendo infinita ricchezza,

  13 	l'esercito pāṇḍava pieno di uomini, cavalli ed elefanti, con 
     	la musica di flauti e liuti, splendeva allora o toro dei bhārata,

  14 	sulle rive dei fiumi e su gradevoli laghi o signore di popoli,
     	facendo sosta, lentamente procedevano quei tori dei kuru,

  15 	Yuyutsu dal grande splendore, e il purohira Dhaumya,
     	per ordine di Yudhiṣṭhira si incaricavano di proteggere la città,

  16 	quindi il re Yudhiṣṭhira attraversava il kurukṣetra,
     	attraversando di seguito la fiumana Yamunā suprema purificatrice,

  17 	da lontano scorgeva l'āśrama di quel saggio ṛṣi regale,
     	di Śatayūpa o kaurava, e di Dhṛtarāṣṭra,

  18 	allora contenta tutta quella gente rapidamente entrava 
     	nella foresta riempiendola di grandissimi suoni o toro dei bhārata.
     	


                              XXXI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi i pāṇḍava ancora lontani scesi a camminare, a piedi
     	raggiunsero l'āśrama del sovrano inchinandosi con educazione,

   2 	e tutte le genti della città, e quelle che abitavano nel regno, 
     	e le donne dei principali kuru li seguivano a piedi,

   3 	i pāṇḍava raggiunsero quindi l'āśrama di Dhṛtarāṣṭra,
     	vuoto di gente ma pieno di schiere di animali, e abbellito da antilopi kadalin,

   4 	qua e là giungevano degli asceti dai vari voti,
     	a vedere l'arrivo dei pāṇḍava pieni di curiosità,

   5 	e a questi allora il re chiedeva dove fosse andato il continuatore dei kuru,
     	il fratello maggiore del loro padre, il re sommerso dalle lacrime,

   6 	e gli dissero che queste parole: “ è andato a bagnarsi nella Yamunā,
     	e a raccogliere un vaso d'acqua e dei fiori.” così o potente,

   7 	sulla strada da loro indicata allora essi partirono,
     	e li videro non molto distante, tutti loro a piedi,

   8 	allora quegli eccellenti virtuosi andarono per vedere il padre,
     	Sahadeva però rapido correva dove stava Pṛthā,

   9 	e a voce alta gridando quel saggio toccava i piedi della madre,
     	ella col viso confuso dalle lacrime guardava il caro figlio,

  10 	e tra  braccia afferrandolo rialzava il suo figliolo,
     	e raccontava a Gāndhārī che era giunto Sahadeva,

  11 	e vedendo inoltre il re, e Bhīmasena e Arjuna,
     	e anche Nakula, Pṛthā affrettandosi si avvicinava,

  12 	ella davanti andava ai due capifamiglia dai figli uccisi,
     	trascinandoli, e i figli vedutala si gettavano a terra,

  13 	il re dal grande intelletto riconoscendoli dalla loro voce,
     	quel saggio signore li incoraggiava,

  14 	allora versando lascrime si fermarono davanti al sovrano
     	e alla madre insieme a Gāndhārī, secondo le regole quelle grandi anime,

  15 	di persona allora presero i vasi dell'acqua di tutti loro, 
     	i pāṇḍava ripreso i loro sensi, ancora confortati dalla madre,

  16 	quindi le donne di quei leoni fra gli uomini, e i soldati,
     	e le genti di città e del contado scorsero il signore di uomini,

  17 	e gli annunciava allora quelle genti per nome e stirpe,
     	il signore di uomini Yudhiṣṭhira ed egli li onorava,

  18 	e da quelli circondato, con lacrime di gioia agli occhi, pensava
     	il re di essere ancora a casa nella città degli elefanti come un tempo,

  19 	salutato con riverenza dalle nuore a cominciare da Kṛṣṇā, il sovrano
     	assieme a Gāndhārī, e a Kuntī le salutava,

  20 	quindi tornava al suo āśrama frequentato da siddha e cāraṇa,
     	pieno di quei visitarori come il cielo è pieno di stelle.
     


                              XXXII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	assieme a quei fratelli, tigri fra gli uomini o toro dei bhārata,
     	tutti dagli occhi di loto, si sedeva allora il re nell'āśrama,

   2 	con asceti venerabili giunti da vari luoghi
     	per vedere i figli di quel sovrano, i pāṇḍava dai larghi toraci,

   3 	essi volevano sapere chi fosse là, Yudhiṣṭhira,
     	e Bhīma e Arjuna e chi la virtuosa Draupadī,

   4 	allora il sūta Saṃjaya li chiamava tutti per nome, 
     	inchinandosi, e pure Draupadī e tutte le altre donne dei kuru,

   5 	“ quello con il corpo giallo che splende d'oro, come un grande leone adulto,
     	è il re dei kuru col largo naso, e i grandi occhi, del colore del rame,

   6 	quello che si muove come un elefante furioso, splendente di giallo oro fino,
     	è Ventre-di-lupo colle sue larghe spalle e grosse e lunghe braccia, guardatelo guardatelo, 

   7 	quello che ha al fianco il grande arco, giovane, scuro, simile ad un elefante capobranco,
     	con grandi spalle di leone, con movenze di elefante, e occhi di loto è il valoroso Arjuna,

   8 	i due grandi uomini vicino a Kuntī simili a Viṣṇu e al grande Indra son i due gemelli,
     	non vi è nel mondo umano nessuno che sia loro pari per bellezza, forza e condotta,

   9 	quella ancora con grandi occhi di loto, che tocca quasi la mezza età,
     	simile al bocciolo di loto blu, che se sta ritta come Lakṣmī incarnata è Kṛṣṇā,

  10 	quella al suo fianco simile a puro oro, che splendida come una dea incarnata,
     	sta là in mezzo o primi fra i ri-nati, è la sorella dell'incomparabile armato del disco,

  11 	quella col vitino simile a bocciolo di loto, è la sorella del comandante l'esercito del re,
     	il sovrano che sempre gareggiava con Kṛṣṇa è la principale moglie di Ventre-di-lupo,

  12 	quella è nota come la figlia del re, signore dei magadha Jarāsaṃdha,
     	ed è moglie del più giovane figlio di Mādrī, che si pensa abbia il corpo come campaka,

  13 	quella col corpo simile a bocciolo di loto, che sta seduta per terra
     	con gli occhi di loto è nota come la moglie del più vecchio dei figli di Mādrī 

  14 	quella dall'aspetto di oro fino, è la figlia del re Virāṭa con suo figlio, la moglie
     	di Abhimanyu che fu ucciso sul campo privo del carro da armati con Droṇa in testa, 

  15 	quelle che hanno i capelli separati sulla testa, con puri mantelli, sono mogli di re, 
     	le nuore più di cento di numero dell'anziano re che hanno perduto mariti e figli, 

  16 	tutte queste dall'inizio alla fine vi ho indicato, per la devozione ai brahmani sono tutte pure
     	di retto pensiero, da voi richiesto sono le mogli dei sovrani di chiarissima purezza.”

  17 	così il re il primo anziano dei kuru, incontrandosi coi figli, dèi fra gli uomini,
     	chiedeva a loro tutti della salute, dopo che furono andati via quegli asceti,

  18 	e i soldati lasciato il luogo dell'āśrama, si accamparono sciogliendo gli animali, 
     	e secondo il merito egli chiedeva come stavano, a donne, vecchi e fanciulli.
     


                              XXXIII


   1 	Dhṛtarāṣṭra disse:
     	“ Yudhiṣṭhira o grandi-braccia come stai di salute?
     	e tutti i tuoi fratelli e tutte le genti di città e del contado?

   2 	spero siano tutti in salute quelli che tu mantieni,
     	e i compagni, e tutti i servi, e anche i maestri o illusttre,

   3 	spero che tu conduca la tradizionale vita raccomandata ai ṛṣi regali,
     	spero che il tuo tesoro sia riempito senza tagliare le donazioni,

   4 	e che tu agisca conformemente con gli amici, i nemici e i neutrali,
     	o che tu guardi ai brahmani con regali, e doni secondo le regole,

   5 	spero che ti soddisfino col loro comportamento o toro dei bhārata,
     	i nemici, i maestri, i cittadini, i servi e pure la tua gente,

   6 	spero che tu celebri i riti per gli entenati e gli dèi,
     	e che onori gli ospii con cibi e bevande o bhārata,

   7 	e spero che i savi nel tuo regno, siano devoti ai loro riti e ai tuoi,
     	e che lo siano anche Kṣatriya, vaiśya, śūdra e servi di casa,  
     5033008a kaccit strībālavr̥ddhaṁ te na śocati na yācate 
     	spero che donne, vecchi e fanciulli, non soffrano né debbano chiedere,

   8 	e che i tuoi fratelli siano onorati nella tua casa o toro fra gli uomini,

   9 	e spero che questa genìa di regali ṛṣi avendo te come sovrano,
     	siano nel giusto o grande re, e non perdano la loro gloria.”

  10 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	a lui che così parlava quel sapiente di ciò che è opportuno
     	esperto di parole e azioni, questo rispondeva con giuste domande:

  11 	“ spero che prosperi o re, infaticabilmente il tuo tapas, 
     	e che anche mia madre ti obbedisca instancabilmente,
     	e che pure la sua residenza nella selva o re, sia fruttuosa,

  12 	e che mia madre consumata dai freddi venti, stia bene,
     	e che intenta a un fiero tapas, non debba soffrirne la regina,

  13 	per i suoi figli dal grande valore uccisi, saldi nel dharma kṣatriya,
     	e spero che non abbia un cattiva opinione di noi come malvagi,

  14 	e dov'è o re, Vidura? noi non lo vediamo qui,
     	e Saṃjaya sta bene ed è forse intento nel suo tapas?”

  15 	così apostrofato, Dhṛtarāṣṭra ripondeva a quel signore di genti:
     	“  Vidura sta bene o figliolo, è impegnato in un fiero tapas,

  16 	digiunando e vivendo d'aria, è emaciato intento nell'autocontrollo,
     	qualche volta fu visto dai savi in qualche luogo solitario della foresta.”

  17 	mentre così parlava, quell'asceta magro, con un legno in bocca, 
     	senza vesti, il corpo coperto di polvere, imbrattato della terra della selva,

  18 	lo kṣattṛ da lontano si vedeva e allora fu chiamato dal sovrano,
     	ed egli si girava rapido verso l'āśrama, veduta quella gente, 

  19 	e da solo gli correva dietro il sovrano Yudhiṣṭhira,
     	mentre entrava nella fiera selva visto e non visto:

  20 	“ oh Vidura, io sono il re Yudhiṣṭhira, caro a te.”
     	così gridando quel sovrano con sforzo lo rincorreva,

  21 	quindi in un luogo isolato si fermava quel migliore dei saggi,
     	Vidura, attaccato ad un qualche albero là dentro la selva,

  22 	il re, il saggio Yudhiṣṭhira lo riconosceva anche sé per lo più misero,
     	e con solo l'apparenza del suo aspetto, quel grande saggio:

  23 	“ io sono Yudhiṣṭhira.” così dicendo standogli davanti,
     	il re diceva a Vidura che ascoltava in piena coscienza,

  24 	quindi fattosi attento guardava il re,
     	fissandolo Vidura, concentrando gli occhi sui suoi occhi, 

  25 	il saggio Vidura entrava in lui e univa membra con membra,
     	e respiri con respiri, e sensi con sensi,

  26 	saldo nella forza dello yoga entrava nel corpo del sovrano,
     	del dharmarāja, Vidura quasi bruciando di splendore,

  27 	e quindi il re vedeva il corpo di Vidura cogli occhi immobili,
     	attaccato all'albero allora privo dei sensi,

  28 	e pensava di essere diventato molte volte più forte,
     	e ricordava il pāṇḍava, il dharmarāja dal grande splendore,

  29 	tutte le sue vite precedenti o signore di popoli,
     	la disciplina dello yoga a quello splendido l'aveva illustrata Vyāsa,

  30 	il dharmarāja però là volendo compiere la sua purificazione,
     	e quindi bruciarlo voleva quel sapiente, ma una voce diceva:

  31 	“ oh, oh, non si deve bruciare o re, o re costui che chiamato Vidura, 
     	questo corpo defunto è in te ed è l'eterno Dharma,

  32 	i mondi chiamati saṃtānaka saranno suoi o sovrano,
     	egli osservando il dharma da asceta non avrà più dolore.”

  33 	così apostrofato il dharmarāja allora si arrestava,
     	e tutto quanto raccontava al re figlio di Vicitravīrya,

  34 	quindi lo splendente re, e tutta quella gente,
     	a cominciare da Bhīmasena cadeva in grande meraviglia,

  35 	e udito questo, il re divenuto contento diceva al dharmarāja:
     	l'acqua, le radici e i frutti che io ho, accetta,

  36 	quale cibo ha un uomo o re, questo appartiene all'ospite si dice.”
     	così apostrofato, ripsondeva di si il dharmarāja al sovrano,
     	e consumava le radici e la frutta datagli dal re, assieme ai suoi fratelli 

  37 	quindi fatto un giaciglio tutt'intorno alle radici di un albero,
     	tutti avendo consumato frutta radici e acqua passarono la notte.
     


                              XXXIV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	così quella loro notte nell'āśrama in pure azioni,
     	benefica e piena di stelle passava o bhārata,

   2 	e qua e là vi erano racconti tra loro pieni di artha e dharma,
     	pieni di belle parole e dotati di varie citazioni della tradizione,

   3 	i pāṇḍava però dormirono coricandosi vicino alla madre,
     	lasciando i loro preziosissimi letti o signore di uomini,

   4 	e come mangiava il re Dhṛtarāṣṭra dal grande intelletto,
     	così mangiarono quei valorosi uomini, e quindi passarono la notte,

   5 	ma passata la notte stellata, compiuti i riti giornalieri,
     	il kuntīde assieme ai fratelli, guardava il luogo dell'āśrama,

   6 	circondato dalle sue donne, dai servi e assieme al purohita,
     	a suo piacere e dove voleva, col permesso di Dhṛtarāṣṭra,

   7 	guardava là la vedī coi fuochi accesi,
     	seguita da muni che versavano oblazioni dopo essersi consacrati,

   8 	piena di mucchi di fiori selvatici, e del fumo che saliva dal burro,
     	essa era piena di schiere di muni, e dotata del corpo stesso del brahman,

   9 	essendo qua e là riuniti branchi di animali senza paura,
     	e stormi di uccelli canterini pure senza timori o potente,

  10 	e con grida di pavoni dai colli neri, e versi di gallinacci,
     	e quelli dei cuculi, e da altri suoni meravigiosi a sentirsi,

  11 	e adornato qua e là da schiere di brahmani intenti nei loro studi,
     	e splendente di grandi conenitori di frutti e radici,

  12 	quindi il re offriva in dono per quegli asceti, 
     	vasellame d'oro o re, e pure di ottone, 

  13 	e pelli di antilope e coperte, e cucchiai sacrificali, il sovrano,
     	e vasi da acqua, e piatti, e pentole o bhārata,

  14 	e il sovrano ancora dava padelle per i cibi, e bicchieri,
     	e quant'altro lui voleva e anche quanto era da loro desiderato,

  15 	così quel re dall'anima pia, girando per il luogo dell'āśrama, 
     	distribuendo tutte le ricchezze, di nuovo tornava il sovrano,

  16 	e compiuti i riti giornalieri, visitava il saggio re Dhṛtarāṣṭra
     	allora seduto a suo agio assieme a Gāndhārī,

  17 	e la madre che come un discepolo stava inchinata non molto distante,
     	quell'anima pia scorgeva, Kuntī sempre intenta nel dharma,

  18 	egli onorando il re gli faceva sapere chi era di nome,
     	e avuto il permesso di accomodarsi, si sedeva su un cuscino d'erba,

  19 	e i pāṇḍava con Bhīmasena in testa quel toro dei kaurava
     	salutando toccandogli i piedi, si sedettero col permesso del sovrano,

  20 	circondato da loro, grandemente splendeva il re kaurava,
     	portando l'accesa bellezza del brahman come Bṛhaspati in mezzo agli dèi,

  21 	quindi sedutisi tutti scostoro giunsero i grandi ṛṣi,
     	che abitavano a kurukṣetra a cominciare da Śatayūpa,

  22 	e il venerabile Vyāsa, quel savio venerato dai ṛṣi divini, 
     	circondato dai discepoli quello splendidissimo si mostrava al sovrano,

  23 	quindi il re Kaurava e il valoroso figlio di Kuntī,
     	e gli altri con Bhīmasena in testa, alzandosi lo onoravano,

  24 	e giunto dunque Vyāsa attorniato dagli altri con Śatayūpa in testa,
     	diceva al signore della terra Dhṛtarāṣṭra: “ siediti.”

  25 	e quindi Vyāsa si sedeva su un nuovo ampio seggio d'erba coperto
     	da una pelle nera, preparato per quello scopo,

  26 	e tutti quei grandi ri-nati ovunque su seggi d'erba,
     	quei ṛṣi di grande splendore si sedettero col permesso del dvaipāyana.
     


                              XXXV


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi sedutisi insieme i pāṇḍava grandi anime,
     	Vyāsa il figlio di Satyavatī, diceva rivolgendosi al sovrano:

   2 	“ o Dhṛtarāṣṭra grandi-braccia, spero che cresca il tuo tapas,
     	e che il tuo animo si rallegri di risiedere nella foresta o signore di uomini,

   3 	e spero che non vi sia dolore nel tuo cuore per la distruzione dei figli,
     	e spero che tutte le tue conoscenze siano corrette o senza-macchia,

   4 	e che con ferma intenzione tu viva la condotta dei rifugiati nella selva,
     	spero che la nuora e Gāndhārī non siano soverchiate dal dolore,

   5 	la regina ha grande saggezza, e intelligenza e sa vedere il dharma,
     	conosce in verità prosperità e sventura, spero dunque che non ne soffra,

   6 	e spero che Kuntī o re, senza egoismi ti ubbidisca,
     	lei che lasciato il proprio regno, è salda nell'obbedienza al guru,

   7 	e spero che il re figlio di Dharma sia da te felicemente salutato,
     	e spero che Bhīma, Arjuna e i gemelli, siano pure da te confortati,

   8 	spero che tu ti rallegri nel vederli, e che tu ne abbia animo puro,
     	e che la tua natura sia perfezionata dopo che ti è nata la conoscenza o sovrano,

   9 	queste tre cose sono il meglio per tutti gli esseri o bhārata,
     	assenza di inimicizia o grande re, sincerità e assenza di inganno,

  10 	spero che tu non abbia rimpianti di vivere nella foresta o bhārata,
     	e che ti piacciano i cibi selvatici, e le vesti da muni o illustre,

  11 	io anche so o re, per quale motivo Vidura grand'anima,
     	che è Dharma stesso dalla grandissima anima sia giunto,

  12 	per la maledizione di Māṇḍavya Dharma è divenuto Vidura,
     	dal grande intelletto e anima, dal grande yoga e dalla grandissima intelligenza,

  13 	Bṛhaspati tra gli dèi e neppure Śukra tra gli asura,
     	hanno un tale intelletto come quello di quel toro fra gli uomini,

  14 	spendendo la forza del tapas, grandissimo e a lungo esercitato,
     	il ṛṣi Māṇḍavya ha sconfitto l'eterno Dharma,

  15 	per ordine di Brahmā un tempo io, con la mia forza,
     	nel campo di Vicitravīrya ho generato quel grande intelletto,

  16 	tuo fratello o grande re, il dio degli dèi eterno, 
     	i saggi sapevano che era Dharma per il suo sostenere il meglio e il suo pensiero,

  17 	egli cresceva nella sincerità nel controllo e nel trattenersi,
     	nell'assenza di violenza nel donare e nel tapas quell'eterno,

  18 	per la forza del suo yoga è nato il re dei kuru Yudhiṣṭhira,
     	egli è Dharma, avendo il sovrano infinita saggezza e intelligenza,

  19 	come è Agni, com'è Vāyu, come è l'acqua, e come la terra,
     	come è l'aria così è Dharma quaggiù e nell'altro mondo,

  20 	ovunque è egli o kaurava, permeato del tutto, mobile e immobile,
     	quel dio degli dèi  appare ai siddha che hanno bruciato le loro colpe,

  21 	chi è Dharma è Vidura, e chi è Vidura è il pāṇḍava,
     	e questo è o re il disciplinato pāṇḍava che ti sta davanti come un servo,

  22 	tuo fratello, dunque quel supremo intelletto è entrato in sé stesso,
     	nel kuntīde, per fortuna quel grand'anima dotato della forza di un grande yoga, 

  23 	e pure io tra non molto, ti unirò al tuo meglio o toro dei bhārata,
     	sappi o figlio mio che io ti ho raggiunto per tagliare i tuoi dubbi,

  24 	una impresa mai compiuta prima al mondo da qualche grande ṛṣi,
     	di natura miracolosa, io vi mostrerò il frutto del mio tapas,

  25 	qualunque cosa da me tu vuoi ottenere di sovrumano o signore della terra, 
     	o vedere, toccare o udire parla e io lo compirò.”