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94. Putradarśana

( Il dono della visione dei figli. XV, 36-44)

                              XXXVI

   1 	Janamejaya disse:
     	“andato a vivere nella foresta o savio, il signore della terra Dhṛtarāṣṭra,
     	con la moglie quella tigre fra gli uomini, e accompagnato dalla nuora Kuntī,

   2 	e avendo raggiunta la perfezione Vidura, entrando nel dharmarāja, 
     	e risiedendo tutti i figli di Pāṇḍu nel luogo dell'āśrama,

   3 	e avendo detto Vyāsa quel supremo ṛṣi, dal grande splendore:
     	' io compirò il miracolo che tu mi dirai.'

   4 	nella residenza della selva per quanto tempo il kaurava 
     	Yudhiṣṭhira, l'incrollabile sovrano risiedeva colla sua gente o ri-nato? 

   5 	e mangiando cosa coi loro soldati là risiedevano o potente,
     	e colle donne quelle grandi anime? questo dimmi o senza-macchia.”

   6 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	i pāṇḍava col permesso del del re dei kuru o re,
     	con vari cibi e bevande si nutrivano là riposando,

   7 	e passarono un mese nella foresta colle donne e i soldati,
     	quindi là giunse Vyāsa come ti ho detto o senza-macchia,

   8 	e mentre tutti costoro seduti con Vyāsa vicino ai sovrani, 
     	raccontavano storie o re, giungevano altri muni,

   9 	Nārada, Parvata, e Devala dal grande tapas,
     	Viśvāvasu, e Tumburu, e Citrasena o bhārata,

  10 	e a loro secondo le regole rese onore Yudhiṣṭhira,
     	il re dei kuru dal grande intelletto col permesso di Dhṛtarāṣṭra,

  11 	tutti loro si sedettero dopo aver avuto gli onori da Yudhiṣṭhira,
     	su purissimi ed eccellenti seggi coperti di erba sacra,

  12 	essendosi là seduti, dunque il re dal grande pensiero,
     	l'erede di Kuru, circondato dai figli di Pāṇḍu si siedeva,

  13 	e Gāndhārī, Kuntī, e la virtuosa Draupadī, 
     	e le altre donne, in altri seggi insieme si sedevano allora,

  14 	delle storie divine piene di dharma vi erano tra loro o sovrano,
     	sugli antichi ṛṣi, e inframezzate con dèi e asura,

  15 	quindi alla fine dei racconti, al signore che ha la saggezza per vista
     	Vyāsa il migliore dei parlanti, diceva ancora queste parole,
     	contento quello splendidissimo, quel migliore di tutti i sapienti dei veda:

  16 	“ io conosco o re dei re, che cosa desideri in cuore,
     	mentre sei ancora bruciato dal dolore fatto da tuo figlio,

  17 	e quanto vi sia di doloroso anche nel cuore di Gāndhārī o sovrano,
     	e nel cuore di Kuntī o grande re, e in quello di Draupadī,

  18 	e quanto sia pungente il dolore nato dalla morte del figlio, che sopporta
     	Subhadrā, la sorella di Kṛṣṇa anche questo io conosco,

  19 	e udendo che tutti voi eravata qui riuniti o sovrano,
     	allora per me è giunto il momento di tagliare ogni dubbio o figlio dei kuru,

  20 	e tutti gli dèi e i gandharva, e i grandi ṛṣi,
     	che vedano oggi il valore del mio tapas, a lungo accumulato,

  21 	qualsiasi tuo desiderio tu mi dica o grandi-braccia io te lo garantisco,
     	io sono disposto a concederti questa grazia, guarda la forza del mio tapas.”

  22 	così apostrofato da Vyāsa dall'incomparabile intelletto, quel re dei re, 
     	pensandoci a lungo iniziava a parlare:

  23 	“ io sono ricco e fortunato e la mia vita ha avuto frutto,
     	quando oggi sto insieme a voi virtuosi,

  24 	e anche ora ho raggiunto la meta che desidero,
     	che io sono insieme a voi simili a Brahmā o ricchi in tapas,

  25 	purificato io sono dal vedere voi, qui non vi è dubbio,
     	e non ho alcuna paura dell'altro mondo o privi di macchia,

  26 	perchè dunque per la feroce cattiva condotta di quel folle, privo di cervello,
     	brucia il mio animo sempre mentre ricordo desiderando quel figlio?

  27 	i pāṇḍava senza far nulla di male, da quel malo cervello furono ingannati,
     	e distrutta fu rapidamente questa terra con uomini ed elefanti,

  28 	e dei re grandi anime, signori di vari territori,
     	giunti qui a causa di mio figlio, tutti sona caduti preda della morte,

  29 	costoro che abbandonando figli, mogli e la vita stessa cara all'animo,
     	questi prodi sono finiti alla dimora del re dei morti,

  30 	qual'e la sorte di costoro o brahmano, uccisi in battaglia per conto dell'amico,
     	e pure dei miei figli e nipoti che furono uccisi in battaglia?

  31 	brucia perennemente il mio cuore essendo stata distrutta la grande armata,
     	e Bhīṣma il figlio di Śaṃtanu, e l'anziano Droṇa quel supremo brahmano,

  32 	da quel folle di mio figlio, da quel malvagio odiatore degli amici, che bramava
     	il regno sulla terra, è stata condotta alla distruzione la splendida stirpe, 

  33 	tutto ciò ricordando io brucio giorno e notte,
     	e non trovo pace alcuna, soverchiato da dolore e sofferenza,
     	così pensando o padre mio, non trovo la pace.”
     


                              XXXVII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	uditi questi vari lamenti di quel regale ṛṣi,
     	di nuovo riviveva il dolore di Gāndhārī o Janamejaya,

   2 	e quello di Kuntī, della figlia di Drupada, e pure di Subhadrā,
     	di tutte queste eccellenti donne nuore del kaurava,

   3 	soverchiata dal dolore per i figli Gāndhārī questo diceva,
     	al suocero la regina con la benda agli occhi, alzandosi a mani giunte:

   4 	"sedici anni sono trascorsi o toro dei muni,
     	e per questo re dolente per i figli uccisi non vi è pace o illustre,

   5 	soverchiato dal dolore per i figli sospirando questo signore della terra,
     	Dhṛtarāṣṭra non dorme per tutta la notte o grande muni,

   6 	tu sei in grado di creare degli altri mondi con la forza del tuo tapas,
     	come dunque di non vedere i figli del re nell'altro mondo?

   7 	questa Draupadī, Kṛṣṇā, coi figli e parenti violentemente uccisi,
     	si duole grandemente la virtuosa, la nuora più cara delle nuore,

   8 	e questa sorella di Kṛṣṇa Subhadrā dal bel parlare,
     	addolorata per la morte di suo figlio forte se ne duole la splendida,

   9 	e la moglie di Bhūriśravas supremamente addolorata,
     	sofferente per la morte del marito non dorme la notte o potente,

  10 	e il suocero di costei il saggio Bāhlīka prosecutore dei kuru,
     	fu ucciso, e pure Somadatta assieme al padre in battaglia,

  11 	e i cento figli di questo glorioso grande saggio di tuo figlio,
     	che mai sono indietreggiati negli scontri sono morti sul campo di battaglia,

  12 	e le cento loro mogli abbattute dal dolore per i figli,
     	continuamente accrescono il dolore del re e anche il mio,
     	per quella grande strage esse siedono accanto a me o grande muni,

  13 	e quei prodi, quelle grandi anime e grandi guerrieri miei suoceri,
     	a cominciare da Somadatta che meta hanno raggiunto o potente?

  14 	per tua grazia o venerabile, può liberarsi dal dolore il sovrano,
     	col tempo, e pure io stessa e Kuntī la tua nuora.”

  15 	così avendo parlato Gāndhārī, Kuntī col viso marchiato dai voti,
     	si ricordava di quel suo figlio nato segretamente dal sole,

  16 	il ṛṣi benefico Vyāsa che poteva vedere lontano,  
     	guardava la regina, l'addolorato madre dell'ambidestro,

  17 	e le diceva Vyāsa: “ quanto tu intendi sia fatto,
     	dimmelo dunque o grande saggia, tutto quanto tu hai in mente.”

  18 	allora Kuntī inchinando la testa ai due suoceri allora
     	diceva queste parole vergognandosi della scelta fatta allora.
     


                              XXXVIII


   1 	Kuntī disse:
     	“ o venerabile, tu sei mio suocero, e quindi il dio del mio dio,
     	tu sei più del mio dio degli dèi, ascolta questo mio sincero discorso,

   2 	un asceta irritabile, un savio di nome Durvāsas giunse da mio padre
     	per ottenerne la bhikṣā, e io lo resi soddisfatto,

   3 	con onestà, senza alcuna offesa e con mente corretta,
     	e anche in grandi situazioni di collera mai io mi irritai,

   4 	egli contento di me mi diede un dono, e “così sia.” io gli dissi,
     	“di necessità tu devi accettarlo.” queste parole mi disse lui,

   5 	quindi per timore della sua maledizione di nuovo io dicevo al brahmano:
     	“ così dunque sia.” e quel ri-nato mi disse ancora:

   6 	“ tu o bella, diverrai la madre di Dharma o bel visetto,
     	in tuo potere saranno gli dèi che tu vorrai evocare.”

   7 	ciò detto il savio scompariva, e allora io ne divenni stupita,
     	ma in tutte le situazioni la mia memoria di ciò non andava perduta,

   8 	e guardando il sole che si alzava mentre ero sulla terrazza,
     	ricordando le parole del ṛṣi, mi prese desiderio del sole,
     	e ancora stando nella natura di bimba, non pensavo fosse una colpa,

   9 	allora il dio dai mille raggi, mi venne vicino,
     	dividendo in due il suo corpo, uno sulla terra e l'altro in cielo,
     	con questo scaldava il mondo e col secondo venne da me,

  10 	e disse a me che piangevo: ' scegli un dono da me.'
     	'vai via.' così dissi io inchinando la mia testa,

  11 	mi disse il fiero raggiante: ' io non posso essere evocato da te invano,
     	io brucerò te e il savio da cui hai avuto questo dono.'

  12 	e io allora per proteggere dalla maledizione il savio che non aveva colpe,
     	' che mio figlio o dio sia uguale a te.' così io allora dissi,

  13 	allora penetrandomi col suo splendore, e confondendomi, il sole splendente,
     	mi disse: ' tu avrai un figlio così.' e tornava in cielo,

  14 	allora io nella casa del padre nascondendo la mia situazione,
     	in segreto nato quel figlio infante, Karṇa abbandonai alle acque,

  15 	e certamente per grazia di quel dio, di nuovo io però
     	tornavo vergine come mi aveva detto quel ṛṣi,

  16 	quel figlio per la mia stupidità pur sapendo chi era lo trascurai,
     	e questo mi brucia o savio ṛṣi, come tu certo sai, 

  17 	se fu un male o un bene quello che io scelsi di fare,
     	questo è il mio timore o venerabile che tu qui devi sciogliere,

  18 	e quanto che tu sai sta nel cuore di questo re o senza-macchia,
     	che lui ottenga oggi quel suo desiderio o supremo muni.”

  19 	così apostrofato rispondeva allora Vyāsa il migliore dei sapienti dei veda:
     	“ è giusto tutto ciò, e la verità quanto tu mi hai detto,

  20 	e in te non vi è stata colpa, tu sei tornata vergine,
     	gli dèi possiedono il potere di entrare nei corpi,

  21 	questi sono i corpi degli dèi, che possono generare colla mente,
     	con la parola, con la vista, col tocco, e con il coito questi sono i cinque modi,

  22 	la condotta umana non comanda al dharma divino,
     	così dunque o Kuntī allontana l'ansia dal tuo animo,

  23 	ogni via appartiene ai forti, e tutto è puro per i forti,
     	tutto è dharma per i forti, e tutto possiedono i forti.”
     


                              XXXIX


   1 	Vyāsa disse:
     	“ o bella Gāndhārī, tu vedrai i figli, i fratelli, e gli amici.
     	e le nuore assieme al marito stanotte appena sveglia dal sonno,

   2 	e Kuntī vedrà Karṇa e la yādava vedrà suo figlio,
     	e Draupadī i suoi cinque figli, e i padri e pure i fratelli,

   3 	anche prima vi era nel mio cuore questa intenzione,
     	come poi mi fu richiesto dal re e da te, e da Pṛthā,

   4 	non sono da compiangere queste grandi anime, tutti quei tori fra gli uomini,
     	fedeli al dharma kṣatriya avendo allora hanno trovato la morte,

   5 	necessariamente deve avvenire quanto compiono gli dèi o irreprensibile,
     	tutti loro sono scesi sulla terra come parti degli dèi,

   6 	gandharva, apsaras, piśāca, guhyaka e rākṣasa,
     	e le altri genti pure, i siddha e i ṛṣi divini,

   7 	dèi e dānava e i senza macchia dei ṛṣi brahmani,
     	tutti questi hanno trovato la morte sul campo di battaglia di kurukṣetra,

   8 	e il saggio re dei gandharva conosciuto col nome di Dhṛtarāṣṭra,
     	anche lui è nel mondo umano, è tuo marito Dhṛtarāṣṭra,

   9 	e sappi che l'eccellente Pāṇḍu quell'incrollabile è la schiera dei marut,
     	un porzione di Dharma era lo kṣattṛ, e lo stesso il re Yudhiṣṭhira,

  10 	e sappi che Duryodhana era Kali, e Śakuni era Dvāpara,
     	dei rākṣasa sappi erano gli altri a cominciare da Duḥśāsana, o bell'aspetto,

  11 	e dalla schiera dei marut è sorto il fortissimo Bhīmasena uccisore di nemici,
     	e sappi che il conquista-ricchezze, il pṛthāde è il ṛṣi Nara,
     	e Nārāyaṇa è il Signore-dei-sensi e i gemelli sono i due aśvin,

  12 	e sappi che il sole, il migliore dei riscaldanti, diviso il suo corpo in due,
     	mentre riscalda i mondi è pure Karṇa o splendida,
     	che è nato per alimentare l'inimicizia e produrre l'atrito,

  13 	l'erede del pāṇḍava che fu ucciso da sei grandi guerrieri,
     	il figlio di Subhadrā costui è Soma divisosi in due per il suo yoga,

  14 	e Dhṛṣṭadyumna nato dal fuoco assieme a Draupadī,
     	sappi che è una bella porzione di Agni, e un rākṣasa sappi Śikhaṇḍin,

  15 	e sappi che Droṇa è una parte di Bṛhaspati, e che suo figlio è nato da Rudra,
     	e sappi che Bhīṣma il figlio della Gaṅgā è un vasu sceso tra gli uomini,

  16 	tutti questi dèi scesi tra gli uomini o grande saggia,
     	di nuovo sono tornati in paradiso, compiuta la loro azione o splendida,

  17 	e il dolore a lungo restato nel cuore di tutti voi,
     	per il timore di quale fosse il loro altro mondo io ora allontanerò,

  18 	andate tutti voi verso la fiumana Bhāgīrathī, 
     	e là voi vedrete tutti quelli uccisi in questa battaglia.”

  19 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	udite così le parole di Vyāsa, tutte quelle persone allora,
     	con un grande ruggito leonino andarono cerso la Gaṅgā,

  20 	Dhṛtarāṣṭra colla moglie andava assieme ai pāṇḍava,
     	e accompagnato dalle tigri fra i muni e dai gandharva sopraggiunti,

  21 	quindi raggiunta la Gaṅgā uno dopo l'altro quel mare di gente,
     	si accamparono tutti secondo l'estro e come volevano,

  22 	il re assieme ai pāṇḍava col suo seguito nel luogo voluto,
     	si accampava quel saggio, con donne e anziani, e servitori,

  23 	il giorno passava per loro come fosse di cento anni,
     	che attendevano la notte, bramosi di vedere i sovrani morti, 

  24 	quindi il sole si avvicinò alla santa montagna del tramonto,
     	e allora compiute le purificazioni compirono i riti della sera. 
     


                              XL


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi giunta la notte, e compiuti i riti serali,
     	tutti si avvicinarono a Vyāsa quelli che erano là riuniti,

   2 	Dhṛtarāṣṭra però, anima pia, assieme ai pāṇḍava allora,
     	puro, con mente attenta si sedeva assieme ai ṛṣi,

   3 	e assieme a Gāndhārī le donne riunite si sedettero,
     	e anche tutte le genti della città e del contado, in accordo all'età,

   4 	allora Vyāsa dal grande splendore, bagnandosi nelle pure acque, 
     	della Bhāgīrathī, tutti i mondi evocava il grande muni,

   5 	i guerrieri che erano dei pāṇḍava e tutti quelli dei kaurava,
     	i gloriosissimi re, che abitavano varie regioni,

   6 	e allora un grande e tumultuoso frastuono dentro l'acqua o Janamejaya,
     	si produsse, come era un tempo quello dei due eserciti pāṇḍava e kuru,

   7 	e quindi tutti i sovrani a cominciare da Bhīṣma e da Droṇa,
     	coi loro soldati uscirono a migliaia da quelle acque,

   8 	Virāṭa e Drupada, entrambi coi figli e soldati,
     	i figli di Draupadī, e quello di Subhadrā, e il rākṣasa Ghaṭotkaca,

   9 	e entrambi Karṇa e Duryodhana, e il grande guerriero Śakuni,
     	e i figli di Dhṛtarāṣṭra grandi sui carri a cominciare da Duḥśāsana,

  10 	il figlio di Jarāsaṃdha, Bhagadatta, e il sovrano Jalasaṃdha,
     	Bhūriśravas, Śala, Śalya, e Vṛṣasena coi suoi fratelli,

  11 	e Lakṣmaṇa il figlio del re, e i figli di Dhṛṣṭadyumna,
     	e tutti i figli di Śikhaṇḍin, e Dhṛṣṭaketu coi suoi fratelli,

  12 	Acala, Vṛṣaka, e anche il rākṣasa Alāyudha,
     	Bāhlīka, e Somadatta, e il sovrano Cekitāna,

  13 	questi e molti altri, che non sono menzionati per la grande quantità,
     	tutti con corpi raggianti, uscivano allora dall'acqua,

  14 	e qual'era l'aspetto di ciascun valoroso, e quale la bandiera e gli animali,
     	ciascuno di questi si vedevano, mentre uscivano quei signori di uomini,

  15 	tutti divinamente adornati, tutti con splendenti orecchini,
     	senza animosità né egoismo, cessata ogni passione e collera,

  16 	cantati dai gandharva ed elogiati dai bardi,
     	portando ghirlande e gioielli divini, e circondati da schiere di apsaras,

  17 	e allora a Dhṛtarāṣṭra una vista divina o signore di uomini,
     	felice il muni figlio di Satyavatī, concedeva con la forza del suo tapas,

  18 	e la virtuosa Gāndhārī dotata della forza della conoscenza divina,
     	vedeva tutti i suoi figli, e gli altri che erano stati uccisi sul campo,

  19 	e quell'impensabile portento, grandissimo da far rizzare i capelli,
     	tutta quella gente stupita, vedeva in un batter d'occhio,

  20 	vedeva quell'esercito che avanzava con gioia festevole,
     	pieno di donne e di uomini gioiosi come in un bel quadro,

  21 	Dhṛtarāṣṭra però scorgendo tutti colla sua vista divina,
     	gioiva o migliore dei bhārata della grazia di quel muni.
     


                              XLI


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	quindi quegli ottimi bhārata si incontrarono vicendevolmente,
     	tutti privi di collera ed egoismi, tutti lavati dalle colpe,

   2 	tutti affidandosi alla legge suprema e bella indicata dai ṛṣi brahmani,
     	tutti con animi felici, come immortali nel mondo divino, 

   3 	il figlio con padre e madre, la moglie col marito,
     	il fratello col fratello, l'amico coll'amico o re, si riunivano,

   4 	i pāṇḍava però al grande arciere Karṇa e al figlio di Subhadrā,
     	e a tutti i figli di Draupadī con grande gioia si avvicinarono,

   5 	quindi i pāṇḍava con anima lieta assieme a Karṇa
     	essendosi uniti, quei signori della terra in grande amicizia gli stavano davanti, 

   6 	e per grazia del ṛṣi gli altri kṣatriya cessata ogni passione,
     	abbandonando l'inimicizia erano pervasi di amicizia, 

   7 	e così sopraggiunti tutti loro coi guru, e i parenti,
     	e coi figli quelle tigri fra gli uomini dei kuru e gli altri uomini,

   8 	e passando quella intera notte con animi lieti,
     	i sovrani pensavano per la contentezza di essere come in paradiso,

   9 	non vi era dolore, paura, ansia, né malcontento né infamia,
     	l'un l'altro avvicinandosi quei guerrieri o toro dei bhārata,

  10 	riunitesi con padri, fratelli, mariti e figli,
     	le donne erano cadute in suprema gioia abbandonando il dolore,

  11 	e così trascorrendo quella sola notte, quei valorosi e le donne,
     	salutandosi vicendevolmente e abbracciandosi allora tornavano donde venivano,

  12 	quindi quel toro dei muni facendo svanire quei mondi,
     	in un istante spariva davanti ai loro occhi allora,

  13 	ed entrando nelle pure acque della fiumana dai tre percorsi,
     	quelle grandi anime coi carri e le insegne tornarono alle loro sedi,

  14 	alcuni andarono al mondo degli dèi, e altri alla presenza di Brahmā,
     	altri nel mondo di Varuṇa, e altri ancora ottennero quello di Kubera,

  15 	e alcuni fra i sovrani ottennero il mondo di Vivasvat,
     	e alcuni dei rākṣasa e dei piśāca, e quello degli uttara kuru,

  16 	e tutti quelli che ottennero belle mete assieme agli immortali,
     	vi si recarono quelle grandi anime cogli animali e i loro seguiti,

  17 	e andati via tutti questi, stando nell'acqua il grande muni,
     	dal grande splendore che agisce nel dharma, che sempre compie il bene dei kuru,
     	allora diceva a tutte quelle donne kṣatriya dai mariti uccisi:

  18 	“ ciascuna di queste suoreme donne che vogliono i mondi avuti dai mariti,
     	rapide senza incuria si immergano nell'acqua della Jāhnavī.”

  19 	allora udite le sue parole piene di fede quelle belle-membra,
     	chiesto il permesso al suocero entrarono nelle acque della Jāhnavī,

  20 	e liberatasi dei corpi umani allora assieme ai mariti,
     	tutte quelle virtuore si riunirono o signore di popoli,

  21 	e così una dopo l'altra tutte quelle virtuose e nobili donne,
     	entrando nell'acqua, liberate si recarono nei mondi dei loro mariti,

  22 	dotate di aspetto divino, adornate con divini gioielli,
     	portando divine vesti e ghirlande, così come i loro mariti,

  23 	esse dotate di pura condotta, prive di ogni tenebra, e di ogni stanchezza,
     	tutte dotate di ogni qualità, procedettero alle proprie sedi,

  24 	e il desiderio che ciascuna aveva in quel momento,
     	il benefico Vyāsa devoto al dharma lo gratificava,

  25 	e gli uomini udendo di questo ritorno di uomini e dèi,
     	ne gioirono felici, che avessero pure avuto degli altri corpi,

  26 	e l'uomo che ascolti l'incontro di costoro coi loro cari,
     	otterrà ogni bene sempre quaggiù e nell'aldilà,

  27 	senza pericolo e facilmente l'unione cogli amati famigliari
     	otterrà e la suprema perfezione il sapiente che questo racconti,

  28 	gli uomini intenti ai loro studi, e ai loro riti o bhārata,
     	e gli uomini pieni di fermezza intenti allo yoga dell'adhyātman, 
     	ascoltando questo libro sempre otterrano la suprema meta.”
     


                              XLII


   1 	il sūta disse:
     	ciò udendo il saggio sovrano Janamejaya divenne lieto,
     	e di quell'andare e venire di tutti i suoi antenati,

   2 	e pieno di gioia diceva riguardo a questo ritorno dei morti:
     	“ come è possibile per chi ha lasciato i propri corpi di nuovo mostrarsi?”

   3 	e così apostrofato il migliore dei ri-nati, il potente discepolo di Vyāsa,
     	quel migliore dei parlanti rispondeva al sovrano Janamejaya:

   4 	imperituro è lo scopo di tutte le azioni,
     	i corpi nascono dalle azioni e ne hanno lo stesso aspetto o sovrano,

   5 	i cinque grandi elementi sono eterni, e legati al signore degli esseri,
     	e l'unione di questi è perenne e non trova distruzione,

   6 	indistruttibile è l'azione compiuta, e il frutto desiderato che ne viene,
     	e l'anima unita a questi ottiene gioia e dolore,

   7 	indistruttibile è dunque l'eterno, cosi sa il conoscitore del campo,
     	la natura spirituale degli esseri, che certo egli deve consoscere,

   8 	finché non si distrugge l'azione, resta la sua forma,
     	e l'uomo che distrutto il suo karma cade in un'altra forma,

   9 	le varie nature avuto un solo corpo muoiono,
     	e queste sono sempre eterne, per chi conosce ciascuna sua parte,

  10 	nell'aśvamedha questa è dottrina riguardo il sacrificare il cavallo,
     	anche andata in un altro mondo la vita del cavallo è eterna,

  11 	io ti dico questo per il tuo bene, se ti fa piacere o sovrano,
     	tu hai udito nella preparazione dei tuoi sacrifici le vie degli dèi, 

  12 	laddove vi è un corretto sacrificio, là gli dèi sono beneficati,
     	quando giungono gli dèi sono i signori del passagio degli animali,
     	e per questo i sacrifici conducono alla mete, null'altro è eterno,

  13 	nell'eternità dei cinque elementi, e nell'unione nell'anima eterna esiste l'uomo,
     	chi lo vede unito in vari modi ha una falsa opinione,
     	e nella separazione si duole assai, costui è un bambino io credo,

  14 	chi nella separazione vede una colpa, dovrebbe abbandonare l'unione,
     	nel distacco non vi è unione, e il dolore sulla terra nasce dalla separazione,

  15 	l'uomo che conosce, il prima e il dopo, non è agitato dal proprio sé,
     	chi conosce il dopo, toccando la suprema conoscenza, si libera dall'errore,

  16 	dal non visibile appare e di nuovo torna nell'invisibile,
     	io non lo conosco, né lui conosce me, io non ho la fine delle passioni, 

  17 	il senza potere con qualsiasi corpo agisce,
     	con questo stesso corpo certamente lo ottiete,
     	e se è mentale colla mente lo ottiene col corpo se è corporeo.
     


                              XLIII


   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	non avendo mai visti i figli, il sovrano ottenne di vederli,
     	i suoi figli nei loro aspetti per grazia del ṛṣi o continuatore dei kuru,

   2 	il re ha acquisito il dharma reale, i veda e le upaniṣad,
     	quel migliore dei sovrani e la certezza dell'intelletto,

   3 	il grande saggio Vidura, ha raggiunto la perfezione con la forza del suo tapas,
     	e Dhṛtarāṣṭra invece avvicinando l'asceta Vyāsa.

   4 	Janamejaya disse:
     	“ se pure a me il benefico Vyāsa potesse mostrare il padre,
     	nel suo aspetto, vesti ed età, io crederei a tutto quanto hai detto,

   5 	a me sarebbe caro, e io penserei di aver ottenuto il mio scopo,
     	se col favore del figlio del ṛṣi il mio desiderio fosse compiuto.”

   6 	il sūta disse:
     	così avndo parlato il sovrano, il potente Vyāsa,
     	gli concesse la grazia quel saggio e gli mostrava Parikṣit,

   7 	quindi il re vedeva, quel sovrano nel suo aspetto, vesti ed età, giunto dal cielo,
     	il glorioso padre, scorgeva dunque il re Janamejaya,

   8 	e vedeva pure Śamīka grande anima, e suo figlio Śṛṅgin,
     	e pure i ministri che aveva il re, tutti questi vedeva,

   9 	quindi il re Janamejaya felice compiva la purificazione post-rituale,
     	e quel sovrano di persona bagnava il padre a purificarlo,

  10 	e dopo il bagno rituale quel migliore dei bhārata diceva questo ad Āstīka,
     	nato da una stirpe di asceti vaganti, al figlio di Jaratkāru:

  11 	“ o Āstīka, pieno di vari portenti è stato il sacrificio, io credo,
     	che oggi ho veduto mio padre togliendomi ogni sofferenza.”

  12 	Āstīka disse:
     	“ laddove c'è il ṛṣi dvaipāyana, scrigno di antico tapas,
     	nel tuo sacrificio o migliore dei kuru, hai vinto entrambi i mondi,

  13 	tu hai udito una bellissima storia o rampollo dei pāṇḍava,
     	i serpenti sono stati ridotti in cenere sul sentiero di tuo padre,

  14 	poichè Takṣaka fu liberato per la tua sincerità o sovrano,
     	e tutti i ṛṣi onorati e tu hai veduto la meta del grand'anima tuo padre,

  15 	e raggiunto un grandissimo dharma, e udita la distruzione dei malvagi,
     	il nodo nel tuo cuore fu sciolto nel vedere questa grande gente,

  16 	e quelli che fiancheggiano il dharma, e quelli che amano la condotta virtuosa,
     	tutti questi vedendo, e il male eliminato da essi, al loro agire ci inchiniamo.”

  17 	il sūta disse:
     	udendo ciò dall'ottimo ri-nato, il re Janamejaya,
     	venerava quel ṛṣi, approvandolo ripetutamente,

  18 	e chiedeva pure all'incrollabile ṛṣi Vaiśaṃpāyana,
     	la rimanente storia del soggiorno nella selva del sapiente del dharma o virtuoso.
     


                              XLIV


   1 	Janamejaya disse:
     	“ dopo aver visto figli e i giovani nipoti, quel signore di genti, 
     	Dhṛtarāṣṭra che fece lui e il re Yudhiṣṭhira?”

   2 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	dopo ever visto il grande portento di aver rivisto i figlio,
     	libero dal dolore quel ṛṣi dei re, di nuovo tornava al suo āśrama,

   3 	e di seguito tutta quella gente e i supremi ṛṣi,
     	se ne andarono dove credevano, col permesso di Dhṛtarāṣṭra,

   4 	e i pāṇḍava grandi anime, e la maggior parte dei soldati e delle donne,
     	seguivano quel sovrano grand'anima assieme alla moglie, 

   5 	il saggio ṛṣi e brahmano venerato al mondo, il muni
     	figlio di Satyavatī, raggiunto l'āśrama diceva a Dhṛtarāṣṭra:

   6 	“ Dhṛtarāṣṭra o grandi braccia, ascolta o gioia dei kaurava,
     	tu hai udito le varie storie di quei ṛṣi di anziana conoscenza,

   7 	di sante azioni, di nobili e antiche stirpi, sapienti dei veda
     	e dei vedāṅga, esperti del dharma che parlavano degli antichi,

   8 	non tenere la tua mente nel dolore, per il fato non trema il saggio, 
     	da Nārada che vede il divino, hai udito i segreti degli dèi, 

   9 	sono giunti alla splendida meta purificata dalle armi e dal dharma kṣatriya,
     	come tu hai visto, i tuoi figli che si rallegrano secondo desiderio,

  10 	Yudhiṣṭhira invece questo saggio è affezionato a te, 
     	assieme a tutti i fratelli, con mogli ed amici,

  11 	che vada dunque lasciandoti e governi il suo regno,
     	più di un mese è passato da quando loro vivono nella foresta,

  12 	la loro posizione deve essere sempre prottetta con cura o tormenta-nemici,
     	molti avversari ha certo questo regno o signore di uomini.”

  13 	così apostrofato il re kaurava, da Vyāsa dall'incomparabile intelletto,
     	incitando allora Yudhiṣṭhira con belle parole gli diceva:

  14 	“ o senza-avversari, fortuna sia a te, ascoltami assieme ai tuoi fratelli,
     	per tua grazia o signore della terra, il dolore più non mi affligge,

  15 	io mi rallegro qui con te o figlio, come un tempo nella città degli elefanti,
     	avendo te come protettore o sapiente, vivo nei piaceri,

  16 	ho ottenuto da te quanto un figlio può dare, io ho grande amore per te,
     	e non ho più alcuna furia o grandi-braccia, parti ora non indugiare,

  17 	qui alla tua presenza, il mio tapas è trascurato,
     	solo vedendo te, posso reggere questo mio corpo unito al tapas,

  18 	e queste due tue madri, che si nutrono solo di foglie cadute,
     	impegnate nel mio stesso voto, non a lungo vivranno,

  19 	e avendo visti i miei figli con Duryodhana in testa andati all'altro mondo,
     	per la forza del tapas di Vyāsa, e per il tuo arrivo,

  20 	non vi è per me ulteriore motivo di vita o senza-macchia,
     	io mi impegnerò in un fiero tapas, tu me lo devi permettere,

  21 	su di te oggi e posta la fama e la sussistenza di questa stirpe,
     	oggi, oppure domani o grandi-braccia, parti o figlio non indugiare,

  22 	la condotta dei re hai tu molte volte udita o toro dei bhārata,
     	e non vedo cosa devo indicarti ancora di più o illustre.”

  23 	così avendo parlato o caro, il sovrano diceva al re:
     	“ non devi abbandonare me o sapiente del dharma, senza alcuna colpa,

  24 	a lor piacere vadano tutti i miei fratelli e gli attendenti,
     	io desidero star con te, con le mie due madri o saldo nei voti.”

  25 	a lui diceva allora Gāndhārī: “ non far così o figlio, ascoltami,
     	su di te oggi è posta la piṇḍa della stirpe dei kuru, e per tuo suocero e me,

  26 	vai o figlio, completamente onorati non siamo in questo modo,
     	il re ti disse cosa fare e tu devi compiere le parole del padre o figlio.”

  27 	così apostrofato da Gāndhārī egli diceva a Kuntī,
     	pulendosi gli occhi pieni di lacrime, queste piangenti parole:

  28 	"mi ha mandato via il re e anche la virtuosa Gāndhārī,
     	ma col pensiero rivolto a te con dolore, come posso andar via?

  29 	non posso interrompere il tuo tapas o salda nel dharma,
     	non vi è nulla maggiore del tapas, e nulla si trova di più grande,

  30 	e pure non posso o regina, pensare al regno come prima,
     	al tapas è attaccata la mia mente con tutta l'anima,

  31 	il sole e l'intera terra non mi danno piacere o bella,
     	i nostri parenti sono scomparsi e la nostra forza non è più come prima,	

  32 	i pāñcāla furono violentemente distrutti solo le donne sono rimaste,
     	e non vedo nessuno di loro che possa continuare la stirpe o bella, 

  33 	tutti sono ridotti in cenere, dal solo Droṇa in battaglia,
     	e il resto fu ucciso dal figlio di Droṇa nella notte,

  34 	i cedi e pure i matsya che noi prima vedevamo,
     	sola la stirpe dei vṛṣṇi vi è ancora per grazia di Vāsudeva,
     	e vedendoli io voglio vivere, per il dharma non per altro scopo,

  35 	con benevolenza guarda a noi tutti, arduo per noi sarà vederti,
     	o madre, il re vuole cominciare un fiero tapas.”

  36 	così avendo parlato il grandi-braccia, Sahadeva comandante di soldati,
     	questo diceva a Yudhiṣṭhira cogli occhi pieni di lacrime:

  37 	“ io non posso abbandonare la madre, o toro dei sovrani,
     	parti dunque tu rapidamente e io praticherò il tapas nella foresta,

  38 	e quaggiù io prosciugerò il mio corpo nel tapas,
     	saldo nell'obbedire ai piedi di questi due, del re e della madre.”

  39 	allora gli diceva Kuntī abbracciando quel grandi-braccia:
     	“ vai o figlio, non parlare così, ubbidisci alle mie parole, 

  40 	abbiate un benevolo e confortevole viaggio, o figli miei,
     	che non possa esserci alcun impedimento a compiere il nostro tapas,

  41 	legata dai lacci del tuo affetto, io potrei abbandonare il mio supremo tapas,
     	perciò figlio mio, vai tu, per noi ancora rimane poco o potente.”

  42 	così fu rafforzato dalle molte e varie parole di Kuntī, l'animo
     	di Sahadeva o re dei re, e specialmente da quelle del re,

  43 	col permesso della madre e del re quei tori dei kuru,
     	salutato il migliore dei kuru, si prepararono a dirgli addio:

  44 	“ o re noi partiremo salutandovi benevolmente,
     	col tuo permesso o re, noi ce ne andremo senza colpe.”

  45 	così apostrodato quel re e ṛṣi, dal dharmarāja grand'anima,
     	li licenziava con benedizioni di vittoria, salutando Yudhiṣṭhira,

  46 	e il sovrano incoraggiava Bhīma il migliore dei forti, 
     	e saggiamente quel valoroso accettava la sua unione, 

  47 	e abbracciando Arjuna e i gemelli tori fra gli uomini,
     	il kaurava li licenziava abbracciandoli e salutandoli,

  48 	e col permesso di Gāndhārī inchinatisi ai suoi piedi,
     	e baciati dalla genitrice e avendo abbracciato il sovrano,
     	tutti compirono la pradakṣiṇa, come vitelli respinti dalle mammelle,

  49 	e guardandolo ripetutamente essi compirono ancora la pradakṣiṇa,
     	e quindi la virtuosa Draupadī e tutte le donne dei kuru,

  50 	aderendo secondo le regole alla condotta del suocero partirono,
     	col permesso delle due suocere, abbracciate e salutate,
     	e istrute su come comportarsi partirono coi loro mariti,

  51 	quindi sorgeva un frastuono dei sūta che aggiogavano,
     	e delle grida dei cammelli e dei nitriti dei cavalli,

  52 	e allora il re Yudhiṣṭhira colle sue mogli e il suo esercito,
     	e coi famigliari partiva di nuovo verso la città di hāstinapura.