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95. Nāradāgamana

( L'arrivo di Nārada. XV, 45-47)

                              XLV

   1 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	passati due anni per i pāṇḍava, un giorno per ventura,
     	il divino ṛṣi Nārada o re, giungeva da Yudhiṣṭhira,

   2 	avendolo onorato il grandi-braccia Yudhiṣṭhira re dei kuru,
     	a lui che sedeva confortevolmente diceva quel migliore dei parlanti:

   3 	“ è passato molto che ti vidi o venerabile qui giunto,
     	spero che la tua salute sia buona o savio, al presente,

   4 	quali regioni hai visitato e cosa devo fare per te?
     	dimmelo o primo dei ri-nati tu sei per noi un caro ospite.”

   5 	Nārada disse:
     	“ a lungo non ti ho visto o re, io giungo dalla selva degli asceti,
     	e ho visitato dei tīrtha o sovrano e pure la Gaṅgā.”

   6 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ gli uomini che vivono sulle rive della Gaṅgā mi dicono
     	che Dhṛtarāṣṭra grand'anima è impegnato in un supremo tapas,

   7 	tu pure hai veduto là in salute il continuatore di Kuru?
     	e Gāndhārī e Pṛthā e il figlio del sūta Saṃjaya,

   8 	e il sovrano mio padre come vivono ora?
     	io voglio sapere o venerabile, se tu hai veduto il sovrano.”

   9 	Nārada disse:
     	“ con attenzione o grande re, ascolta tutto secondo verità,
     	come io l'ho veduto e sentito nella foresta ascetica,

  10 	dopo che voi siete tornati dal soggiorno nella foresta o rampollo dei kuru,
     	da Kurukṣetra tuo padre si recava a gaṅgādvara o sovrano,

  11 	assieme a Gāndhārī quel saggio e accompagnato dalla nuora Kuntī,
     	e con il sūta Saṃjaya, assieme al fuoco sacro e coi celebranti,

  12 	si impegnava in fiero tapas, il padre tuo ricco in tapas,
     	messo un pezzo di legno in bocca, si nutriva di vento quel muni, 

  13 	quel grande asceta onorato da tutti i muni nella foresta,
     	restava sei mesi o sovrano rimanendo pelle e ossa,

  14 	e Gāndhārī e Kuntī si nutrivano di solo acqua digiunando per un mese,
     	e Saṃjaya si sosteneva con un sesto del pasto o bhārata,

  15 	e gli officianti sacrificavano ad Agni secondo le regole o potente,
     	sia che il sovrano fosse presente nella selva che no,

  16 	senza un casa era il re aggirandosi per la foresta,
     	e insieme le due regine e Saṃjaya lo seguivano,

  17 	Saṃjaya era la guida del sovrano nei luoghi facili e difficili,
     	e l'irreprensibile Pṛthā era o re, gli occhi di Gāndhārī,

  18 	quindi un giorno, sulla riva della Gaṅgā quel migliore dei re,
     	qual saggio bagnandosi nella Gaṅgā si metteva in cammino verso l'āśrama,

  19 	allora sorto il vento, vi era un grande incendio nella foresta,
     	che bruciava l'intera selva circondandola da ogni parte,

  20 	e mentre bruciavano i branchi animali e i biforcuti serpenti ovunque,
     	e i branchi di cinghiali si rifugiano nei laghetti,

  21 	mentre si distruggeva quella selva e vi era una suprema agitazione,
     	il re per il lungo digiuno, era senza fiato e immobile,
     	incapace di fuggir via e debolissime erano le tue due madri,

  22 	allora il sovrano sentendo che il fuoco stava venendo vicino,
     	questo diceva al sūta Saṃjaya o protettore della terra

  23 	“ vai o Saṃjaya dove il fuoco non possa bruciarti,
     	noi presi qui da questo fuoco otterremo la suprema meta.”

  24 	a  lui rispondeva dunque agitato Saṃjaya il migliore dei parlanti:
     	“ o re, sarà spiacevole questa morte afferrato dal fuoco,

  25 	io non vedo alcun modo si liberarsi dal fuoco che tutto possiede,
     	se qui vi è altro da compiere tu me lo devi dire.”

  26 	così richiesto dal Saṃjaya di nuovo gli diceva il sovrano:
     	“ non è questa una morte sgradevole, da noi stessi abbiamo lasciato la casa,

  27 	acqua, vento e fuoco e pure il consumarsi,
     	per gli asceti sono gioie, vai o Saṃjaya, non indugiare.”

  28 	detto così a Saṃjaya il re allora concentrava la sua mente,
     	rivolto ad est, assieme a Gāndhārī e a Kuntī si assideva,

  29 	e Saṃjaya vedendolo gli compiva attorno la pradakṣiṇa,
     	e quel sagglio gi diceva: “concentrati dunque.” così o potente,

  30 	e quel saggio re, figlio del ṛṣi ubbidiva alle sue parole,
     	e trattenendo la schiera dei sensi, era fermo come un pezzo di legno,

  31 	e la gloriosissima Gāndhārī, e tua madre Pṛthā,
     	e il re tuo padre furono raggiunti dall'incendio della foresta,

  32 	ma l'eccellente Saṃjaya scampava da quel fuoco,
     	io lo vidi sulla riva della Gaṅgā, circondato da asceti,

  33 	e quello splendido, salutati costoro, tutto ciò mi rivelava,
     	e il sūta Saṃjaya partiva verso la montagna dell'himavat,

  34 	così dunque ha trovato la morte il re dei kuru dal grande intelletto,
     	e Gāndhārī e Pṛthā le tue due madri o signore di uomini,

  35 	per caso io trovai il cadavere di quel re,
     	e pure ho veduto quelli delle due regine o toro dei bhārata,

  36 	quindi in quella selva giunsero gli asceti ricchi in tapas, 
     	e udita così la morte del re, non devi dolertene

  37 	io dunque ho udito ogni cosa di ciò o migliore degli uomini,
     	di come il sovrano e le due regine furono bruciati o pāṇḍava,

  38 	non devi dolerti o re dei re, da sé il signore della terra,
     	e pure Gāndhārī e tua madre hanno avuto l'incontro col fuoco.”

  39 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	avendo udito ciò, dunque a tutti i pāṇḍava grandi anime,
     	sorgeva un grande dolore per la morte di Dhṛtarāṣṭra,

  40 	e anche nel gineceo sorgeva un grande suono di dolore,
     	e pure nei cittadini o grande re, avendo udito della fine del re,

  41 	“ oh vergogna!” così il re gridando violentemente addolorato,
     	alzando le braccia al cielo ricordandosi della madre piangeva Yudhiṣṭhira,
     	e pure tutti i suoi fratelli con Bhīmasena in testa,

  42 	e anche nel gineceo un grandissimo rumore di lamenti,
     	si produsse o grande re, udendo che Pṛthā se n'era andata,

  43 	e per l'anziano sovrano dai figli uccisi, bruciato,
     	e per l'ascetica Gāndhārī tutte si dolevano,

  44 	e cessato quel frastuono in qualche momento o bhārata,
     	tergendosi le lacrime con fermezza questo diceva il dharmarāja.
     


                              XLVI


   1 	Yudhiṣṭhira disse:
     	“ quindi mentre era impegnato in un fiero tapas quel grand'anima,
     	privo di protettori, ha trovato la morte, pur vivendo i suoi parenti,

   2 	ardue da comprendere sono le mete finali degli uomini, io credo,
     	laddove il figlio di Vicitravīrya fu così bruciato dall'incendio della foresta,

   3 	quel glorioso dalle forti braccia che aveva cento figli,
     	quel re forte come un branco di elefanti è bruciato nel fuoco della foresta,

   4 	lui che un tempo era ventilato colle palme delle mani da ottime donne,
     	viene ora ventilato dagli avvoltoi, mentre è inseguito dal fuoco, 

   5 	lui che veniva svegliato nel suo letto da sūta, bardi e menestrelli,
     	quel sovrano ora giace al suolo per le mie cattive azioni,

   6 	io non mi dolgo per Gāndhārī, la virtuosa dai figli uccisi,
     	lei salda nella fedeltà al marito ha raggiunto così il mondo del suo signore, 

   7 	io mi dolgo per Pṛthā che la prosperosa sovranità dei figli,
     	grandissima e splendida abbandonando ha preferito vivere nella foresta,

   8 	onta a questo nostro regno, onta alla forza e all'ardimento,
     	onta al dharma kṣatriya, giacché ella è morta e noi viviamo,

   9 	arduo da indagare è dunque il fine del fato o migliore dei ri-nati,
     	quando lei abbandonando il regno scelse di vivere nella foresta, 

  10 	come può essere che la madre di Yudhiṣṭhira, di Bhīma e del
     	conquistatore, sia stata bruciata senza protezione? così pensando io sono confuso,

  11 	invano il fuoco fu soddisfatto dall'ambidestro alla selva di khāṇḍava,
     	egli dimenticando quel beneficio l'ha uccisa, così io credo,

  12 	laddove il beato ha bruciato la madre dell'ambidestro,
     	lui che in guisa di brahmano in cerca di bhikṣā lo raggiunse, 
     	vergogna ad Agni, e vergogna pure alla notoria saldezza nel vero del pṛthāde,

  13 	null'altro appare a me più miserevole o venerabile,
     	del fatto che quel signore della terra fu preso da quel fuoco malevolo,

  14 	come è possibile che quel re e ṛṣi, quell'asceta dei kaurava,
     	sia morto in tal modo, dopo aver governato questa terra?

  15 	mentre vi erano dei fuochi sacralizzati da mantra nella grande foresta,
     	preso da un fuoco malevolo ha avuto la morte il padre mio,

  16 	io credo che Pṛthā, emaciata e tremante, salda nell'autocontrollo,
     	abbia detto: ' oh, figlio oh dharmarāja!' entrando nel grande periglio,

  17 	' o Bhīma guardami dal pericolo.' così avrà detto,
     	interamente circondata fu la madre mia dal fuoco della foresta,

  18 	e Sahadeva il migliore dei figli per amore verso di lei,
     	quel valoroso figlio di Mādrī non l'ha salvata.”

  19 	udendo ciò piangevano tutti abbracciandosi vicendevolmente,
     	i cinque pāṇḍava pieni di dolore, come gli esseri a fine yuga,

  20 	e dunque il lamentevole suono di questi Indra degli uomini che piangevano,
     	riempiendo l'intero palazzo saliva fino al cielo. 
     	
     


                              XLVII


   1 	Nārada disse:
     	“ non fu un fuoco malevolo a bruciare il sovrano figlio
     	di Vicitravīrya, te lo dirò come io l'ho saputo là,

   2 	entrato nella foresta quel saggio che si nutriva di vento,
     	avendo fatto fare dei fuochi per compiere i sacrifici, così abbiamo saputo,

   3 	gli officianti accendendo quei suoi fuochi nella solitaria foresta,
     	abbandonandoli se ne andarono dove credevano o migliore dei bhārata,

   4 	e allora in quella foresta vi fu un fuoco molto grande,
     	e da quello la foresta fu bruciata, così mi dissero gli asceti,

   5 	e il re era sulla riva della Jāhnavī, come io ti dissi,
     	e da quel suo fuoco fu raggiunto o toro dei bhārata,

   6 	così mi fecero sapere quei muni o senza-macchia,
     	che io ho veduto sulle rive della Bhāgīrathī o Yudhiṣṭhira,

   7 	così dal suo stesso fuoco fu raggiunto il re o signore della terra,
     	non devi dolerti del sovrano che ha raggiunto la suprema meta,

   8 	e obbedendo al guru la tua genitrice o pāṇḍava,
     	ha ottenutto la suprema perfezione, qui non vi è alcun dubbio,

   9 	du devi compiere per loro i riti funebri o kaurava,
     	assieme a tutti i fratelli così si deve ordinare.”

  10 	Vaiśaṃpāyana disse:
     	allora il sovrano dei pāṇḍava si impegnava al compito,
     	assieme ai fratelli, e alle mogli o toro dei bhārata,

  11 	e le genti di città e campagna, mettendo innanzi le fedeltà al re,
     	si recarono vicino alla Gaṅgā coperti da una sola veste,

  12 	e quindi bagnandosi tutti nell'acqua quei tori dei kuru,
     	messo avanti Yuyutsu offrirono l'acqua a quel grand'anima,

  13 	e a Gāndhārī e a Pṛthā secondo le regole, coi loro nomi invocate,
     	e fattosi puri tornarono, ma risiedevano fuori della città,

  14 	e mandava degli uomini sapienti e adatti allo scopo,
     	a gaṅgādvāra o migliore dei kuru, dove era bruciato il sovrano,

  15 	e ordinava di compiere le loro cremazioni a gaṅgādvāra, 
     	a quegli uomini e di offrire donazioni, il sovrano,

  16 	per dodici giorni faceva compiere da loro le purificazioni, quel sovrano,
     	e dava le offerte funebri e le dakṣiṇa secondo le regole il pāṇḍava,

  17 	quel sovrano della terra dava, indicando Dhṛtarāṣṭra,
     	oro, argento e vacche e giacigli preziosissimi,

  18 	e per Gāndhārī e per Pṛthā a ciascuna quello splendido,
     	chiamandole per nome il re dava suprema ricchezza,

  19 	ogni ri-nato otteneva tutto quanto chiedeva, 
     	giacigli, beni, veicoli, gemme e perle, e altre ricchezze,

  20 	veicoli, vestimenti, beni e schiave e serve,
     	diede il re in nome delle due madri, quel signore della terra,

  21 	quindi il protettore della terra avendo dato molteplici offerte funebri,
     	ritornava d nuovo dentro la città che ha nome dagli elefanti,

  22 	e quegli uomini che per ordine del re erano andati,
     	per compiere i loro riti funebri, di nuovo tornarono,

  23 	avendo onorato con varie e profumate ghirlande secondo le regole,
     	avendole appese ai loro resti funebri, allora ne informavano il sovrano,

  24 	e pure Nārada avendo incoraggiato il re Yudhiṣṭhira dall'anima giusta,
     	pure quel supremo ṛṣi o re, se ne andava dove voleva,

  25 	così passarono gli anni per il saggio Dhṛtarāṣṭra, 
     	tre nel soggiorno della foresta, e quindici nella città,

  26 	offrendo sempre ricchezze quel re dai figli uccisi in battaglia,
     	per le proprie genti, i confratelli, gli amici, famigliari e parenti,

  27 	il sovrano Yudhiṣṭhira però, con animo non troppo lieto,
     	reggeva quel regno dopo aver ucciso famigliari e parenti.