Tratto dal libro: “Tutto di Dio – P. Luigi Scrosoppi” di G. Biasutti (capitolo 31)

Una polla d'acqua pura e freschissima zampilla lassù dalla roccia a mezzo monte: e balza e sprizza di sasso in sasso e canta correndo all’ombra dei pini. Via via s'ingrossa: ma l'andare è sempre egualmente animoso ed il canto cresce.

E' necessario però che ad un certo momento, a fondo valle, l'impeto si smorzi e l'onda scorra più pacifica, eppure sempre feconda, tra brevi sponde, quindi tra argini potenti. Guai se continuasse con l'aire della sorgiva!

Toccò a Madre Cecilia Piacentini, eletta superiora generale il 12 ottobre 1880, toccò a lei di inalveare la Congregazione ancor fanciulla e darle un ritmo sicuro e costante, secondo le Costi­tuzioni e le Regole approvate definitivamente dalla Santa Sede nel 1892. Ella perciò è chiamata giustamente la «con fondatrice» nella bella biografia che ne ha scritto suor Margherita Makarovic.

Ma qui vorrei rievocare ad una ad una le suore delle sor­genti, quelle che nel linguaggio tradizionale vengono chiamate le Madri Anziane.

Vorrei rievocarle ad una ad una. Ma cosa potrei fare, in un breve articolo, se non un arido elenco di nomi, che poi non direbbe nulla a chi legge e non conosce le figure di quelle eroine? Alcune, in verità, le ho ricordate nel corso degli articoli precedenti. Come la suor Orsola del somarello, o la nanetta por­tinaia suor Filomena, l'irruente e operosa suor Giacinta, o la « carabiniera» suor Osanna, od il facchino della Provvidenza suor Domenica, o l'umile suor Giovanna, strappata dalla soglia e dalla triste condizione per elevarla a sposa di Cristo...

Nello studiare minuziosamente la vita del P. Luigi mi è acca­duto di soffermarmi - vorrei dire per forza - a contemplare le suore vissute con lui, e ne sono rimasto incantato. Forse era il Padre stesso che mi suggeriva tali soste, perché ammirassi quelle sue care figliole spirituali. Ma mi ci costrinse l'argomento stesso, poiché nelle figlie cercavo l'impronta del Padre.

Nel 1942, in piena guerra, mi recai a Tortona nella Casa Madre degli Orionini. Poichè ero tornato vivo dalla Russia, mi proponevo di sviluppare in un Piccolo Cottolengo Friulano - che oggi fiorisce in S. Maria la Longa - la Piccola Casa F. Ozanam, che mi era nata fra mani nel 1933. E volevo chiedere a don Sterpi se l'avrebbe accettato. Mentre l'aspettavo, fissai a lungo l'imma­gine del Servo di Dio don Orione, che pur avevo vista molte volte. Più tardi andai nell'Orfanotrofio, che allora c’era accanto al Santuario della Madonna della Guardia. E nel volto delle suore, nello stesso volto degli orfanelli - mi ricordo che eran rapati a zero - mi parve di rivedere le linee stesse di don Orione. Ho tuttora viva quella strana impressione.

E' impossibile vivere accanto ad un santo e viverci a lungo senza ricevere una qualche impronta del suo potente spirito. Così avvenne a quelle avventurate Madri Anziane, che P. Luigi formò e plasmò. Se tento di raffigurarmele con l'immaginazione, pur sapendo che quella era un donnone e questa una trottoletta, quella forte e sana, questa soave e delicata come una Madonna, in tutte mi par di vedere il Padre, non riesco a vedere che il Padre.

Veramente, in quasi cinquant'anni - dal 1837 al 1884 - tra le stesse « Madri Anziane » non si può non notare una qual­che differenza.

Ci sono quelle della « prima generazione», un pressappoco fino alla morte di P. Carlo (1854) o della superiora Lucia De Gior­gio (1855), che si possono chiamare « le pioniere della primavera eroica ». E quelle della seconda, dal 1855 al 1872, la cui vocazione fiorì e si temprò in anni difficili ed inquieti. E quelle della terza, cresciute nell'epoca più tranquilla e regolare dal 1872-75 alla morte di padre Luigi, quando le file aumentano, quando nel vecchio ruscello d'acqua friulana si immettono il turgido rio tri­dentino e le prime onde illiriche, quando la Congregazione è or­mai irrobustita al volo delle profetizzate dodici Case. Una qualche differenza che via via si rivela progresso e perfezionamento.

La prima schiera - quella del 1837 e del Natale 1845 – è formata quasi esclusivamente da giovani popolane, che sapevan tenere bene l'ago od il mestolo e sbattere energicamente i panni, ma non se la facevan molto con penne e calamai; squadrate alla grezza e sbrigative; sgambettanti in tonache lise e rattoppate, nu­trite alla buona di Dio e più di mortificazione che di polenta, riposanti su sacconi di paglia o di cartocci. A poco a poco, non senza l'apporto di quel sant'uomo di don Francesco Fantoni, esteriore ed interiore si raffinano e si completano, sino ad uscirne la compiuta farfalla della religiosa « comm'il faut».

Tuttavia, le Madri Anziane, quelle che ebbero l'impronta di P. Luigi, rimasero nettamente caratterizzate da alcune doti o virtù: una fede antica, una indefessa laboriosità, un'aurea sem­plicità nel fare e nel pensare (e nel parlare), una povertà tirata all'osso, uno spirito di sacrificio spinto fino all'immolazione... Non sono queste le linee del P. Luigi? Non c'è in tali figlie la sua « essenzialità » e la sua « autenticità »? Gesù, lavoro, umiltà ed alla buona: questo è tutto, e basti!