Dal 1° Settembre del 1939 agli inizi del giugno 1940
Morire per Danzica
Quanto il 31 agosto del 1939 tutto era pronto per l'offensiva alla Polonia, l'aviazione polacca poteva contare su soli 463 aerei con cui fronteggiare i 2063 velivoli assegnati da Hitler a quest'operazione, con l'aggravante d'una miope politica degli alti comandi polacchi che avevano spezzettato le già esigue forze aeree assegnandole in supporto alle varie unità di terra. Inoltre, negli anni precedenti la guerra, per "procurarsi la valuta necessaria al riarmo dell'esercito", avevano venduto all'estero, a squadriglie intere, i modelli più moderni di apparecchi alle aviazioni turca, greca, rumena e bulgara.
Stukas sulla Polonia
All'alba del primo settembre del 1939 una densa nebbia impediva ai bombradieri pesanti tedeschi di dare quella prevista "mazzata iniziale" alle città polacche, ma le avverse condizioni atmosferiche non impedirono ai caccia e ai bombardieri in picchiata Stuka di decollare a sciami dalle basi della Germania nordorientale.
La prima vittoria aerea della Seconda guerra mondiale arrise ad un pilota tedesco del I° stormo Immelmann, come testimonia Frank Neubert: "Avevamo il compito di attaccare il campo di Cracovia. Sganciate le bombe facciamo rotta verso il Reich e guadagniamo un po'' di quota. In quel momento vedo, giù sulla destra, dev'essere stato a nordovest di Cracovia, un campo d'aviazione intorno al quale volano degli aerei polacchi. Poi mi accorgo, davanti a me, che uno Junkers 87 rimasto isolato viene attaccato da due caccia polacchi ... Cerco di avvicinarmi in posizione di tiro. La manovra mi riesce, faccio partire una raffica, ma senza notare nessun successo evidente. Ad un'altra raffica riesco a notare che i traccianti delle mie scariche di mitraglia spariscono nell'abitacolo del caccia polacco. In un primo momento, però, non si nota nessuna reazione. Quando mi accingo al terzo assalto, invece, tutto quell'apparecchio salta in aria, letteralmente: i frammenti ci volano intorno alle orecchie. Punto subito gli occhi sull'altro caccia attaccante. Come mi piazzo proprio in posizione di tiro, il caccia polacco mi fa un'elegante virata in cabrata di sinistra. E chi lo vede più".
Al comando del caccia polacco che si era messo in salvo dalle scariche delle mitragliatrici dello Stuka di Neubert c'era il sottotenente Gnys, il quale, pochi istanti dopo, abbatterà il primo aereo tedesco della guerra: "Il campo si trovava ai margini del villaggio ... Avevamo appena appreso per telefono che le forze armate tedesche stavano varcando la nostra frontiera e il comandante della nostra squadriglia, Med Wecki, mi ordina di partire in perlustrazione. Ci stipiamo dentro i piccolo abitacoli dei nostri P-11 e rulliamo verso il punto d'involo. All'improvviso, cinque chilometri a sud, più o meno, appaiono degli Stukas a trecento metri di quota al massimo. Noi siamo ancora lì che guadagniamo piano piano in velocità e in altezza e gli Stukas aprono il fuoco con le mitragliatrici. Io riesco a mettermi in salvo con una disperata cabrata in virata, dal P-11 del caposquadriglia si alza improvvisamente una vampata accecante e l'apparecchio esplode. Sapevo benissimo di non avere troppe probabilità di scamparla; ... con gli Stukas tanto più veloci e meglio armati. L'unica cosa alla quale mi potevo affidare era la grande maneggevolezza del vecchio buon P-11 e così mi sono lanciato su uno degli avversari e gli ho scaricato quasi tutto il caricatore nella fusoliera. Prima l'aereo colpito ha cabrato a tutto motore, poi si è messo a picchiare. Mi sono detto: quello vuol farmela. Gli ho tagliato la strada e l'ho attaccato ancora. Nella sua picchiata invece sfiora gli alberi e poi si infrange al suolo. Automaticamente guardo l'orologio. Erano proprio le 5 e 30".
BLITZKRIEG
Nonostante la fiera reazione dell'aviazione polacca l'areonautica tedesca ha da subito l'assoluto dominio dell'aria. I bombardieri pesanti colpiscono centri logistici, di comunicazione e industriali nelle retrovie polacche. La mobilitazione polacca e l'apparato di comando militare precipitano nel caos. Intanto i velivoli d'appoggio ravvicinato assistono la Wermacht all'offensiva, bombardando e mitragliando direttamente i nidi di resistenza.
Già il 6 settembre l'aeronautica polacca aveva perso il 60 per cento delle forze iniziali. Varsavia era in balia della Luftwaffe, che l'8 settembre occupò anche l'aeroporto della capitale. Nella città s'erano barricati 120mila soldati polacchi.
Il canto del cigno...Sfuggita alla ricognizione tedesca, ritirandosi a marce forzate notturne, l'armata Pomorze il 9 settembre attaccò a sorpresa i tedeschi. Per due giorni interi i polacchi conservarono l'iniziativa: la cavalleria ed i pochi carri armati sfondarono in profondità le linee nemiche. L'11 settembre la situazione divenne talmente grave per gli aggressori tedeschi che questi si videro costretti a chiedere l'intervento di "nutrite" forze aeree. Tutti i velivoli sino ad allora occupati nell'attacco di Varsavia si gettarono sull'armata Pomorze e, fra un grandinare di bombe e mitragliatrici, falciarono fanti e cavalleggeri. La reazione dell'aviazione polacca ormai stremata fu di fatto nulla. Chiusi in una sacca, i 200mila uomini dell'armata Pomorze furono tutti uccisi o catturati.
i primi caduti alleati
Il 3 settembre del 1939 il premier inglese Nevill Chamberlain aveva annunciato ai propri concittadini per radio: "Il Paese si trova in guerra con la Germania". E per quanto l'aiuto promesso ai polacchi non sarebbe mai potuto arrivare già il 4 settembre gli alleati cominciarono a "morire per Danzica" : dieci apparecchi inglesi attaccarono le unità navali tedesche all'ancora a Willemshaven, il 50 per cento delle perdite fu registrato da questa formazione, preannunciando il tributo in vite umane che la R.A.F. avrebbe dovuto pagare nella sua guerra contro la Germania nazista.
Il patto Molotov-Von Ribentropp crolla sui polacchi
Il 17 settembre del 1939 anche l'esercito russo varcò la frontiera polacca. Gli ultimi superstiti delle forze aeree polacche non rinunciarono comunque a reagire e solo quel giorno abbattono due bombardieri russi, ma il rapporto di forza era tale che queste vittorie costarono dieci dieci abbattimenti.
Varsavia come Guernica
Il 25 settembre 1939 gli aerei tedeschi rovesciarono su Varsavia 486 tonnellate di bombe dirompenti e 72 tonnellate di bombe incendiarie. In città gli incendi erano indomabili perché gli ordigni avevano distrutto anche le condotte idriche, mentre le macerie ostruivano le strade.
SFOLLATI
La vendetta è un piatto che va consumato freddo...In Inghilterra
Alcuni superstiti dell'aviazione polacca riuscirono a fuggire in Gran Bretagna, da dove avrebbero continuato sotto la bandiera inglese a combattere i nazisti.
Questa vittoria fu pagata salatamente dalla Luftwaffe al contrario di quanto si potrebbe pensare, con 285 apparecchi distrutti e 734 componenti d'equipaggio morti.
Il 30 novembre 1939 formazioni da bombardamento sovietiche comparirono su Helsinki e ne bombardarono il centro, senza che l'incursione venisse preceduta da una dichiarazione di guerra. La Raf, dopo le devastanti perdite subite durante gli attacchi diurni ai porti tedeschi - il 18 settembre '39 perse 15 dei 22 apparecchi impiegati - si limitò a voli notturni sulla Germania e al lancio di manifestini. La cosa fu completamente ignorata dai comandi tedeschi che non si resero conto che queste operazioni rappresentavano la premessa dei sanguinosissimi bombardamenti notturni che avrebbero più avanti colpito le città tedesche.
La Raf d'ora in poi è un animale notturno
La Raf, dopo le devastanti perdite subite durante gli attacchi diurni ai porti tedeschi - il 18 settembre '39 perse 15 dei 22 apparecchi impiegati - si limitò a voli notturni sulla Germania e al lancio di manifestini. La cosa fu completamente ignorata dai comandi tedeschi che non si resero conto che queste operazioni rappresentavano la premessa dei sanguinosissimi bombardamenti notturni che avrebbero più avanti colpito le città tedesche.
La Guerra d'inverno
Dopo che la Finlandia ha rifiutato, a differrenza degli altri paesi baltici, l'ingresso alle truppe sovietiche 30 novembre 1939 formazioni da bombardamento sovietiche comparirono su Helsinki e ne bombardarono il centro, senza che l'incursione venisse preceduta da una dichiarazione di guerra.
Solo nel marzo 1940 il trattato di pace russo-finlandese pose fine all'impari lotta. Il bilancio della Guerra d'inverno, nell'aria, fu tuttavia pesante: i piloti finlandesi avevano abbattuto 240 velivoli russi ed altri 400 furono colpiti dalla contraerea.
Il Baltico è spartito
Il 9 aprile 1940 scattò l'occupazione tedesca della Danimarca e della Norvegia: la Danimarca cadde in un solo giorno, mentre la Norvegia non rinunciò a battersi, pur disponendo di soli 80 apparecchi da combattimento. Un ruolo decisivo ebbero le operazioni di truppe aviotrasportate (i primi ad utilizzarle erano stati, qualche mese prima in Norvegia, i russi, ma senza successo). Truppe inglesi, francesi e polacche sbarcarono a Narvich, ma riuscendo soltanto ad allungare l'agonia della Norvegia.
Lampi ad occidente
Il 10 maggio 1940 la Wermacht diede inizio all'offensiva in Occidente, invadendo Belgio e Paesi Bassi
La dròle de guerre
Prima dell’invasione della Scandinavia, un mondo stupefatto assisteva a ciò che i francesi chiamavano la dròle de guerre, i tedeschi la Sitzkrieg e gli inglesi la «phony war» («una guerra assurda»). Memori delle carneficine della prima guerra mondiale, i distaccati Alleati sedevano dietro le loro vantate difese, mentre il Reich tedesco, intento ad inghiottire indisturbato il nord e l’est dell’Europa.
Per i tedeschi, la cosiddetta «guerra per finta» fu un periodo di crescita, nel quale la Luftwaffe e l’esercito accumularono esperienza ed impararono a collaborare più strettamente tra loro.
Nel frattempo, anche la RAF lavorava per migliorare la propria situazione;era ancora gravata dagli errori del passato, particolarmente nel campo delle tattiche di combattimento e della scelta del materiale bellico (da una parte le formazioni di volo erano rimaste uguali a quelle della Grande Guerra; dall'altra erano in linea biplani e velivoli superati o inadeguati ); ma stava comunque raggiungendo nuove vette di efficienza.
I francesi restarono inesorabilmente indietro, in quei primi otto mesi, il logorio delle forze aeree alleate fu minimo, eccetto per le perdite in Norvegia. I francesi non riuscirono a sfruttare il periodo di calma per riequipaggiarsi con nuovi aerei e per portare gli standard addestrativi a livelli accettabili. Quando la guerra iniziò, l’aviazione francese aveva in forza solamente 200 moderni caccia monoposto
( Morane-Saulnier e Curtiss Hawk) inoltre ne compromise l’efficacia diluendoli in piccole unità sparse per tutto il paese .
La RAF
Anche quando poi le linee di produzione cominciarono a consegnare delle quantità apprezzabili di nuovi aerei, la Armée de l’Air, ormai a corto di personale per le ingenti perdite, non fu in grado di utilizzarli.
Gli Hurricane erano i principali caccia schierati dagli inglesi contro i tedeschi: questi erano gli stessi velivoli che, pochi mesi dopo nella Battaglia di Inghilterra, avrebbero sconfitto la Luftwaffe.
Eppure in Francia subirono gravi perdite: questo fu dovuto, oltre alla diversa situazione, militare e psicologica, in cui si trovarono a combattere, a tre "particolari" tecnici.
Inanzi tutto le eliche in legno a passo costante, molto simili a quelle in uso durante la prima guerra mondiale, limitavano lo Hurricane nella velocità, nel rateo di salita e nella quota di tangenza. La potenza del ragguardevole armamento di otto mitragliatrici era ridotta dal fatto che i fasci di proiettili intersecavano ad una distanza di 400 iarde (circa 370 metri), come prescritto dai manuali inglesi dell’epoca, troppo lontano affinché un pilota di medie capacità potesse colpire qualcosa efficacemente, infine, di fondamentale importanza nella Battaglia di Inghilterra fu l'ausilio della efficiente catena di stazioni di rilevamento Radar presenti nel sud del Regno Unito.
A queste deficienze tecniche si aggiungevano le tradizionali tattiche della RAF, che prescrivevano di volare nella formazione base di tre elementi, detta «Vie», e di attaccare disponendosi in linea di fila, uno dietro l’altro (la Luftwaffe chiamava tale procedura die Idioten-reihe - la fila degli idioti ).
Le più moderne eliche tripala a passo variabile arrivarono presto, ma sarebbero occorse le dure esperienze della Battaglia di Francia e della Battaglia d’Inghilterra per avere il raggio di convergenza delle mitragliatrici ridotto a 250 iarde (220 metri), e per avviare una revisione delle tattiche di combattimento.
La RAF aveva in Francia poi più di 160 degli eleganti Battle. Con il suo carrello retrattile, la sua snella fusoliera , il Battle appariva moderno, ma era in realtà superato: la sua velocità massima era bassissima ed il suo armamento, composto da una singola mitragliatrice avanti e da una mitragliatrice brandeggiabile all’indietro, era disperatamente inadeguato. Lento e vulnerabile, il Battle mancava di blindature e di serbatoi autostagnanti.
L’Armée de l’Air
L’Armée de l’Air era anche fortemente condizionata dalla sua labirintica struttura organizzativa. Le singole unità dipendevano dal comando di quell’armata dell’esercito presso cui erano state distaccate. Quando arrivò il momento di combattere, ciascun comandante risparmiò le sue forze aeree per i bisogni della propria armata, amplificando in tal modo la già significativa inferiorità numerica dell’aviazione francese..
Anche se alcuni reparti e molti uomini dell’Armée de l’Air avrebbero combattuto valorosamente, la combinazione di aerei inferiori, addestramento inadeguato e organizzazione sbagliata crearono un diffuso problema morale. Un esempio: nella sua autobiografia,il maresciallo Sholto Douglas della Royal Air Force racconta l’amaro disfattismo che egli trovò nella forza aerea francese. Nel giugno 1940, all’apice della crisi, Douglas volò fino all’aeroporto di Villacoublay, poco fuori Parigi, per discutere della pressante richiesta da parte francese di altre squadriglie da caccia della RAF. Nonostante l’importanza della sua visita, e nonostante il loro stesso interesse in essa, i francesi non mandarono nessuno a riceverlo.A porgere il benvenuto ci pensarono i tedeschi, compiendo il loro unico raid su larga scala nell’area di Parigi appena dopo il suo arrivo; Douglas si accovacciò in tutta fretta in una trincea, assistendo alla distru-zione dei caccia francesi schierati sulla pista. Quando gli aerei tedeschi ebbero terminato, Douglas fu accompagnato al circolo ufficiali, dove trovò tutti i piloti francesi intenti a pranzare - totalmente indifferenti a quello che era appena successo.Il loro comportamento forse era comprensibile. Dopo anni di Investimenti risicati e di confusione, si chiedeva loro di combattere un avversario meglio equipaggiato e meglio organizzato.Altra descrizione dello scoraggiamento francese la si può trovare nelle pagine del famoso aviatore e scrittore Antoine de Saint-Exupéry, nell’ultimo capitolo del suo acclamato Volo su Arras (a mio parere giustamente acclamato, e infatti non mancherò di citarlo ancora in seguito) egli scrisse: «Domani, agli occhi del mondo, saremo gli sconfitti. Gli sconfitti non hanno diritto di parlare».
Luftwaffe
Alla vigilia del blitz in Francia, le perdite materiali sofferte dai tedeschi in Polonia e in Norvegia non erano state ancora completamente ripianate e sebbene molti esperti comandanti fossero andati perduti giorno dopo giorno, nuovi aerei e nuovi equipaggi raggiungevano i reparti operativi, pronti a combattere. La guerra in occidente sarebbe stata combattuta su limitate distanze contro un nemico demoralizzato, esattamente il tipo di impiego per il quale la dottrina e l’equipaggiamento tedeschi erano stati creati.
La Luftwaffe era equipaggiata con il giusto numero ed i giusti tipi di aerei. In particolare parlo dei caccia Messerschmit bf109 Emil e dei bombardieri in picchiata Ju87 nonchè della notevole flotta di bombardieri medi veloci Heinkel e Dornier, adatti anch'essi alla guerra di movimento.
10 maggio 1940. Blitzkrieg in occidente
Il 10 maggio 1940 la «dròle de guerre» divenne guerra vera con l’esercito e la Luftwaffe al massimo grado di efficienza il Blitzkrieg nazista si abbatté sul Lussemburgo, sul Belgio, sull’Olanda e la Francia. L’attacco si svolse secondo le fu lanciato nelle condizioni meteorologiche che sarebbero presto state indicate col nome «il tempo di Hitler» ideali per le operazioni aeree. Fu conseguita una piena sorpresa, specialmente nei colpi realizzati dalle truppe aviotrasportate.
I tedeschi schierarono quasi 4.000 arei, gli alleati solo 2.300. Le modeste forze aeree di Olanda e Belgio furono presto decimate. L'offensiva tuttavia venne pagata a caro prezzo, almeno inizialmente, dai tedeschi: addirittura il 10 maggio la Luftwaffe perse oltre 300 apparecchi, ma i martellanti bombardamenti e il sostegno strettissimo alle truppe in avanzata sortirono il loro effetto. I tedeschi disponevano a terra di 2.700 carri armati di mediocre qualità (tra i modelli migliori, molti erano quelli di provenienza cecoslovacca), che dovevano confrontarsi contro 3.000 carri armati alleati, alcuni dei quali tecnicamente di gran lunga superiori. L’asso nella manica, per i tedeschi, era rappresentato dalla Luftwaffe, la più grande ed efficiente forza aerea mai radunata per una singola campagna.
Le colonne corazzate tedesche irruppero nelle tre nazioni neutrali: il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo. Attacchi aerei erano in corso su fortezze chiave ed aeroporti, con la Luftwaffe che colpì più di settanta basi aeree, oltre a nodi ferroviari e altre vie di comunicazione. I resoconti parlarono della distruzione al suolo di quasi 400 aerei; le perdite reali furono forse la metà, ma l’effetto morale fu comunque tremendo. I tedeschi attaccarono con impeto e precisione, i Dornier e gli Heinkel volando così bassi che molti furono danneggiati dai frammenti delle loro stesse bombe. Seguivano i Messerschmjtt Bf 110, mitragliando le scorte di carburante e gli aeroplani.
Le linee del Blitz
Un Gruppo d’Armate era designato ad operare, nel settore centrale del fronte, l’attacco di sorpresa attraverso le Ardenne. A sud un'altro Gruppo d’Armate avrebbe simulato un attacco frontale sulla Linea Maginot per attirare in zona le forze francesi dislocate sui confini belga e svizzero. Il fianco nord, dove i tedeschi ritenevano fossero concentrate le pericolose forze mobili inglesi e francesi, era molto più vulnerabile.
La vantata Linea Maginot si estendeva solamente dalla Svizzera al Belgio; il grande varco dal Belgio al Canale della Manica doveva essere difeso dalle forze mobili alleate ammassandosi dietro alle divisioni dell’esercito belga, in tal modo si sarebbe creato un fronte continuo dalla Svizzera al Canale. La Luftwaffe lasciò che le armate alleate raggiungessero indisturbate le loro posizioni avanzate, evitando di proposito di attaccare la rete di trasporti che avrebbe portato gli Alleati nel sacco.
Per tendere a dovere la trappola, andavano conquistati determinati ponti chiave e doveva essere sfondata la formidabile linea difensiva costituita dai fortini belgi.
Hitler ordinò che fossero le truppe aviotrasportate ad impossessarsi dei ponti e degli aeroporti, richiedendo in par-ticolare che la chiave del dispositivo difensivo belga, il forte Eben Emael, fosse presa da un corpo di paracadutisti su alianti.
Cade Eben Emael
Il giorno stesso dell'inizio dell'offensiva ( 10 maggio 1940) partì dal cielo, con un'operazione aviotrasportata, l'attacco dei genieri tedeschi al forte belga di Eben Emael, considerato imprendibile ma che cedette dopo una giornata e mezzo dopo aver perso 200 uomini e facendo catturare gli altri mille. Gli assaltatori tedeschi lamentarono invece solo sei morti e venti feriti. Era il primo segnale dell'efficacia della Linea Maginot contro la Guerra Lampo di Hitler.
Durante i primi due giorni dell’offensiva tedesca, gli Alleati procedettero all’avanzamento delle loro forze mobili sulla linea belga-olandese dove restarono invischiate nei combattimenti e si ritrovarono incapaci di sganciarsi una volta scoperto che le puntate tedesche in Belgio e Olanda erano in realtà una diversione, e che il vero colpo del knockout veniva sferrato nella foresta delle Ardenne.
Là, i tedeschi avanzarono su uno stretto fronte non più ampio di cin-quanta miglia; dalle Ardenne eruppero i 1.800 carri armati delle panzerdivisionen, appoggiati costantemente dagli Stuka della Luftwaffe, che agivano nel ruolo di artiglieria volante. Il 12 maggio, dopo aver spazzato via i francesi, le colonne tedesche arrivarono a Sedan, il luogo della fatidica battaglia del 1870 nella quale Napoleone III si arrese ai prussiani.
Le forze corazzate di Erwin Rommel, che per prima attraversarono la Mosa, stabilendo una testa di ponte larga poco più di cento metri. .
cominciava lo sfondamento finale delle difese francesi.
Al nord, le forze tedesche costrinsero gli Alleati entro un’area sempre più piccola.
Attacco ai ponti
Gli inglesi cercarono di di arginare l'avanzata nemica con incursioni sui ponti francesi, pur battendosi con coraggio eccezionale, riconosciuto anche dagli avversari , ma il Fairey Battle, un'aereo apparentemente moderno, si rivela particolarmente vulnerabile ed inefficace, in particolare nei cieli infestati dagli intercettori tedeschi, il risultato è un' inutile ecatombe: solo il 14 maggio dei 60 velivoli partiti per attaccare i ponti di barche sulla Mosa 35 non torneranno alla base.
La tragedia di Rotterdam: il 13 maggio le truppe tedesche alle porte di Rotterdam ricevono stanno trattando la resa col comando olandese, sottoposti al fuocod'artiglieria delle batterie intorno alla città, richiesero immediato appoggio alla Luftwaffe. Decollano immediatamente due formazioni di bombardieri, mentre a terra la Wermacht ottiene la resa della città, tuttavia delle due grandi formazioni di bombardieri solo una ricevette in tempo la comunicazione dell'avvenuta resa, 57 bombardieri rovesciano il loro carico di morte su Rotterdam, le vittime furono oltre 900.
Il 22 di maggio quando la situazione si fa troppo critica la RAF sgombera l’ultima delle sue basi in Francia, e gli aerei di quel campo opereranno da questo momento soltanto decollando dall’Inghilterra e soprattutto per proteggere l’imbarco a Dunkerque delle truppe all'elleate chiuse nel nord.
Arràs
Ai piloti francesi non sfugge certo l’ineluttabile approssimarsi della sconfitta. Scrive infatti il capitano Saint-Exupéry, pilota di un ricognitore a grande autonomia e da borghese uno dei più celebri prosatori del suo tempo (autore de "Il piccolo principe" e di "Terra degli uomini" ) : «Alla fine del maggio 1940 siamo già in piena ritirata, in piena rotta. Si sacrificano gli equipaggi, come versare bicchieri d’acqua sull’incendio d’una selva. Come valutare, del resto, il pericolo dei singoli, nel crollo generale? Siamo gli unici cinquanta equipaggi da ricognizione di tutta la Francia: cinquanta equipaggi di tre uomini ciascuno... In tre settimane abbiamo perso diciassette dei nostri ventitré equipaggi. Proprio ieri dicevo alte-nente Gavoille che soltanto a guerra finita potremo capacitarcene. E lui m’ha risposto se ero illuso di scampare a questa guerra».
Le divisioni corazzate sono all’attacco sulla costa della Manica Arras è è ormai circondata Panzerdivision di Rommel gli inglesi battono in ritirata Lo stato maggiore francese si chiede cosa seguirebbe allo sgombero di Arras e alla ritirata degli inglesi. Alla 3 Squadriglia perviene l’ordine di affidare un volo ricognitivo su Arras a uno dei propri apparecchi. Se ne assumono l’incarico il capitano Saint-Exupéry e il suo equipaggio. Nasce così la 108° missione, che il mondo letterario conoscerà poi col titolo di Volo su Arras.
«Arras... appunto. Laggiù, in lontananza. Solo che Artas non è più una città. Arras non è altro che un lucignolo che arde sul blu dell’orizzonte notturno. La contraerea che prima ci ha mancato adesso ci va rinserrando tra i suoi colpi. Ci circonda un muro di proiettili che esplodono. Da nordovest sta avanzando un temporale tremendo... Manca ancora molto, Dutertre?".
"Se ce la facciamo a tener duro altri tre minuti, allora, forse ce la caviamo... Ma...".
Quanto mi resta ancora da vivere? Dieci secondi? Venti? Gli scossoni dei colpi della contraerea che esplodono sono ormai un martellare che non conosce sosta. I più vicini sono come un grandinar di pietre su un carro. Poi, tutto l’aereo sembra mandare un suono musicale... Uno strano sospiro...».
Caro Churchil.....Tuo Dowding
I francesi premevano su Churchill affinché la RAF inviasse altri aerei in Francia «per fermare i carri tedeschi». Pur sapendo che la Royal Air Force non sarebbe mai riuscita ad ottenere un tale risultato, Churchill acconsentì che altri dieci squadron fossero mandati a combattere sui continente.
Ma intanto il Maresciallo dell’Aria Hugh Dowding, scrisse al sottosegretario di Stato del ministro dell’Aeronautica Britannica una lettera che avrebbe avuto profonde conseguenze, ponendo le basi della vittoria nella futura Battaglia d’Inghilterra.La sua lettera dipingeva la situazione militare in termini così chiari che nessuno poteva fraintenderli. Esprimendo la sua opposizione all’invio di altri caccia in Francia, scriveva: «Io credo che, qualora un’adeguata forza caccia sia mantenuta in questo paese, se la flotta rimane potente, e se la Home Force è sufficientemente organizzata per resistere ad un’invasione, noi dovremmo essere in grado di proseguire la guerra da soli per un lungo periodo, se non indefinitamente. Ma se le forze difensive della nazione vengono prosciugate in vani tentativi di raddrizzare la situazione francese, la sconfitta della Francia implicherà la completa e irrimediabile sconfitta dell’Inghilterra».
Dunkerque
Con i fianchi esposti dalla imminente resa delle truppe belghe nel nord, , la British Expeditionary Force (BEF) si ritirò combattendo fino a Dunkerque.Hitler decise di che le colonne corazzate tedesche non tentassero di tagliate la via ai mare agli inglesi, sia nell’eventualità che i francesi contrattaccassero con le loro armate superstiti, dislocate nel sud del paese, sia perché Gòring colse al volo l’occasione, promettendo a Hitler che la sua Luftwaffe avrebbe fermato l’evacuazione, distruggendo quanto restava della BEF e della Prima Armata francese con gli attacchi aerei.
Alla Luftwaffe, la sua forza già ridotta a meno della metà per via della rapidissima avanzata in Francia, non fu concesso di tirate il fiato prima di cimentarsi nella nuova impresa. A Dunkerque, per la prima volta nella guerra, all’aviazione nazista fu impedito di portate a termine la missione assegnatale. La Royal Air Force sconfisse la Luftwaffe nei cieli di Dunkerque.
Sollecitato dalla decisione di Churchill del 20 maggio di radunare una flotta di piccoli battelli in grado di effettuare traversate del Canale, l’Ammiragliato britannico cominciò le operazioni di evacuazione il 26 maggio, nei successivi otto giorni, 850 navi di ogni tipo, dai piccoli battelli privati ai cacciatorpediniere, evacuarono 338.000 uomini, tra di loro 112.000 soldati francesi e belgi.
Dunkerque fu come una lente per la RAF, focalizzando per la prima volta la sua attività in un singolo posto per una singola battaglia. Il Fighter Command di Dowding raggiunse subito la superiorità aerea sulle spiagge, gli aerei decollavano ogni quindici minuti per dirigersi in zona e pattugliare; la distanza tra i loro aeroporti e Dunkerque lasciava loro solo quindici o venti minuti di volo sull’obiettivo, restavano quindi lunghi buchi nella copertura aerea che costarono enormi sofferenze ai soldati rannicchiati nella sabbia, l’equipaggio di un Dornier Do 17, tornato da una missione di bombardamento su Dunkerque, commentò che «i piloti inglesi attaccavano con una furia da maniaci».
Per una volta, i ruoli si invertirono a svantaggio della Luftwaffe. Essa godeva ancora della superiorità numerica, ma non poteva più contare sulla superiorità tecnica. Peggio, l’avanzata era stata così rapida che non era stato possibile approntare basi aeree sufficientemente vicine alla zona d’operazioni. I Messerschmitt decollavano dalle basi utilizzate agli inizi dell’offensiva, ed avevano un «tempo sul bersaglio» ancora più ridotto di quello dei caccia inglesi provenienti dall’Inghilterra.
L’azione della RAF impedì a molti bombardieri di raggiungere le spiagge, e poi l’effetto esplosivo delle bombe era attutito dalla sabbia nella quale si infilavano prima di detonare.
L’asso nella manica degli inglesi fu lo Spitfire, che si dimostrò essere un amara sorpresa per il nemico. Il servizio informazioni tedesco sosteneva che il Bf 109 fosse un caccia di gran lunga superiore; in realtà, i due aerei erano molto vicini nelle prestazioni, lo Spitfire avendo uno stretto vantaggio in velocità orizzontale ed essendo molto manovrabile, il Messerschmitt essendo un migliore arrampicatore e picchiando più velocemente. In ultima analisi, la vittoria in un combattimento tra uno Spitfire ed un 109 dipendeva dall’abilità dei piloti.
Ma la Luftwaffe ebbe ancora giorni di gloria, soprattutto nei primi giorni, colpì duramente la RAF nei cieli e provocò tremende perdite al suolo, bombardando le truppe ed affondando diverse navi, mentre gli Stuka affondavano le imbarcazioni impegnate nell'evacuazione.
Per la RAF, al di là il risultato ottenuto, il bilancio della battaglia fu positivo ma ugualmente tragico, in nove giorni di combattimenti, aveva perso 177 aerei, mentre i tedeschi ne persero 240.
Dinamica di una disfatta
Nella campagna di Francia l'aviazione non solo riuscì a imporre la superiorità aerea sulla linea del fronte, ma anche sui cieli francesi, questo in parte fu dovuto, oltre che alla superiorità numerica (per la verità non schiacciante), al fatto che la maggior parte dei caccia francesi erano più lenti dei Me bf109 Emil tedeschi, e solo un quinto dei cacciatori francesi dispongono di caccia, quali i Dewoitine 520, che possano combattere alla pari con gli intercettori della Messerschmitt.
Me bf109
La flotta da bombardamento tedesca intanto martella gli Stati Maggiori, spezza le vie di comunicazione, scompagina l'afflusso dei rinforzi trasformando ben presto la ritirata degli alleati in una fuga disordinata.
Sono elementi decisivi della Blitzkrieg, la guerra di movimento, oltre alle forze aeree e ai veicoli corazzati, i reparti aviotrasportati con cui colpire dietro le linee nemiche, creando il caos, il velivolo che trasporta i soldati tedeschi nelle operazioni aviotrasportate è il vecchio e lento, ma robusto ed affidabile Junkers Ju52:
Protagonista assoluto sul campo di battaglia è il lento e robusto Ju 87 Stuka, un aereo progettato per il bombardamento a tuffo validissimo per l'appoggio ravvicinato, è con lo Stuka che per la prima volta l'aereo si rivela il più pericolosso avversario del carro armato. Quando infatti il 17 e 18 maggio il generale De Gaule lancerà un contrattacco con le sue forze corazzate al fianco dei Panzerkorps che avanzano verso l'atlantico egli riuscirà a sfondare, ma i Ju 87 vanificarono immediatamente questo successo iniziale distruggendo quasi tutti i carri armati francesi.
Stukas:
E' proprio in queste missioni tattiche che la Luftwaffe è assolutamente superiore infatti, per quanto anche i piloti francesi siano stati addestrati all’appoggio delle truppe di terra, mancano quasi completamente le comunicazioni tra le unità dell’esercito e l’aviazione. E non c’è aereo francese adatto a intervenire nei combattimenti a terra come lo è invece lo Stuka.
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