L'AEROPITTURA FUTURISTA
FUTURISMO,AEROPITTURA E FASCISMO
Gli indubbi intrecci e coinvolgimenti fra il Movimento e fascismo hanno causato non pochi pregiudizi e intralci alla riscoperta della sua essenza artistica. In particolare, gli aeropittori hanno poi scontato maggiormente le accuse dì collusione, non sempre a ragione.L'elemento, però, che a una lettura non condizionata da ottiche prevenute appare evidente è che il Futurismo, fin dal suo nascere, aspirò ad essere in politica, soprattutto, il partito del Futurismo. Nel senso che ebbe sempre un suo punto di vista sia sulla prima guerra, sia sulle intenzioni rivoluzionarie (ben presto tradite) dei prodromi del fascismo.
Nel 1909, in tempi dunque non sospetti, Marinettí lancia il primo Manifesto politico con invettive contro il "vecchio e i preti"; nel 1913, insieme a Boccioni stila il Programma politico futurista. Nel 1914 vengono promosse manifestazioni interventiste dei futurísti contro l'Austria. Lo stesso Mussolini, appena cacciato dal Partito socialista, scrive a P. Buzzi ricordando di aver parlato con Boccioni delle sue simpatie per gli innovatori e per i demolitori, per i futuristi, ammettendo che i futurísti avevano manifestato prima di lui intenti rivoluzionari e interventisti.Nel 1918 esce il Manifiesto del Partito politico futurista e il Partito politico futurista che vuole essere nettamente distinto dal movimento artistico futurista, subito dopo, Marinetti promuove la costituzione dei Fasci politici futuristi che nasceranno in diverse città italiane. Ma dopo quelli futuristi, Mussolini organizzerà i suoi fasci per la scalata al potere. E quando, raggiuntolo, trasformerà la rivoluzione in "regime", i futuristi sentirono subito di essere stati traditi.Nel 1924, con Le "Onoranze a Marinetti" a Milano e col 1 Congresso Nazionale futurista, il Movimento si riavvicina sì al fascismo, chiedendo aiuti agli artisti, e nell'ottica dell'affermazione del Futurismo come unica arte innovatrice, cosa che gli riuscirà solo in parte per la prevalenza di attenzione del regime al novecentismo, più italiano, più legato al vecchio, mentre i futuristi avevano realizzato e aperture europee e la loro arte risultava, nel complesso, meno celebrativa. L'arte del regime non fu dunque il Futurismo, ma Novecento, essendo il primo tollerato e, talvolta, certo, anche vezzeggiato da alcuni gerarchi, ma apertamente attaccato da altri. Al riguardo vale la pena ricordare l'episodio del 1924 quando i futuristi non furono ammessi alla Biennale di Venezia e Marinetti inscenò una protesta all'inaugurazione alla presenza del re. Dal 1926 ebbero uno spazio, ma sempre nello spirito della tolleranza che si riserva a soggetti sostanzialmente facinorosi.
E così, l'identificazione perentoria del Futurismo e, soprattutto, del "Secondo Futurismo" col regime, con conseguente svalutazione artistica, va parzialmente sfatata perché fuorviante, seppure non si possa negare l'imbarazzantissimo legame dell'avanguardia col regime mussoliniano.
Gli aeropittori non dipinsero solo ritratti di Mussolini e battaglie aeree,ma anche paesaggi visti dall'alto, distorti e dilatati, simultaneità e compenetrazioni trasfiguratrici e astratte che non hanno nulla di celebrativo. Inoltre non mancarono le le polemiche fra i futuristi di destra e di sinistra, in particolare nel 1932 ,su "Futurismo", fra B. Corra e P.Buzzi, il primo di scrive di una rivoluzione che supera destra e sinistra, il secondo di sinistra, rimane coerente a posizioni antifasciste.Questo esempio, in realtà, dimostra una visione del tutto disomogenea della politica da parte dei futuristi, intrisa di elementi anche contraddittori e confusionari nell'unica caratteristica comune: il massimalismo.
Ma soprattutto i futuristi non va dimenticato che ebbero il merito storico di aver impedito che anche in Italia si perpetrasse l'operazione nazista di epurazione dell' "Arte degenerata", che molti gerarchi fascisti auspicarono e tentarono di imporre, con la quale si sarebbe cancellato il Futurismo ed anche altre espressioni artistiche non gradite.
Dal dopoguerra ad oggi
Terminata la seconda guerra mondiale in Italia, a seguito della conquista della democrazia il movimento futurista ed i suoi protagonisti furono accomunati alle sorti del Fascismo, che appunto in Italia vide il suo crollo., come regime, nel '43 e la sua sconfitta militare dite anni dopo, si ebbe un forte ostracismo verso tutto ciò che aveva a che fare col fascismo di cui fu "vittima" anche il movimento fondato da F.T. Marinetti. . Troppo erano stati intrecciati i destini del capo del Futurismo col capo del Fascismo, sin dal 1919, quando Marinettí e Mussolini finirono assieme in galera per congiunte attività politiche, e lo erano stati a tal punto che il secondo aveva accolto e riutilizzato nella mistica fascista non poche delle istanze proprie dell'ideologia futurista. Ed anche se Marinetti, dopoché il romagnolo era salito al potere, si allontanò brevemente da lui, perché deluso dal fatto che il "Duce" non avesse riconosciuto il Futurismo come arte ufficiale del regime, proprio alla vigilia dell'avvento della dittatura mussoliniana la Caffeina d'Europa (questo il soprannome che era stato affibbiato a Marinetti, per via del suo inarrestabile attivismo) s'era con lui rappacificate nel famoso 1' Congresso Futurista, tenuto a Milano nel novembre 1924, ottenendo di fatto l'uscita dal movimento dei socialisti ,dei comunisti, degli anarchici e di tutti gli altri antifascisti che vi avevano militato fino a quel momento. Da allora il Futurismo, al seguito del suo fondatore, che si esaltò per le imprese imperialistiche d'Africa e che aderì alla Repubblica Sociale Italiana e seguì Mussolini a Salò, dove appunto morì nel '44, si identificò a tal punto con la dittatura da esaltarne l'ideologia, le imprese ed il capo, come stanno ad attestare i numerosi ritratti di Mussolini fatti dai futuristi, da Prampolini a Thayaht, da Balla a Depero, da Dottori a Baldessari giù giù fino ad Andreoni, Benedetto, Ambrosi, Forlin, Peruzzi, Zen, Monachesi e tanti altri, molti dei quali poi ritroviamo tra gli stipendiati del Minculpop.
Per rendersi conto di quanto tale identificazione sia stata profonda e senza riserve basta sfogliare i cataloghi delle mostre realizzate durante il Ventennio, ed in special modo scorrere i titoli delle opere delle sezioni di aeropittura alle Biennali di Venezia, sempre presentate da Marinetti, che ebbero avvio nella XVIII edizione del 32 con un testo introduttivo che ripeteva gran parte dei concetti dall'Accademico d'Italia Marinetti espressi già nell'articolo " Prospettive di volo e aeropittura ", pubblicato il 22 settembre 1929 sulla "Gazzetta del Popolo"nel quale, oltre al richiamo a un 'manifesto sull'Aeropittura e Aeroscultura" di Sornenz , manifesto purtroppo ancora non rintracciato, si segnalava giustamente la decorazione aviatoria futurista realizzata da Dottori all.'Aeroporto di Ostia come primi esempi di questa tendenza C11C costituì la spina dorsale del Futurismo degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta.
Più corrono gli anni e più lievita l'identificazione di Marinetti e dei futuristi con gli ideali bellicisti del Fascismo. Del resto, il leader del movimento non aveva esaltato nel manifesto del 1909 la guerra come "igiene del mondo"? Non mancano gli ossequi al regime, tipo "Noi tireremo diritto" di Ambrosi, Il Caproni 101 ritorna dall' Amba di Gambini ; Gli aeroplani mitragliano il (sic) Sciniarbò di Menin (questi ultimi due entrambi raffiguranti scene di combattimento aereo miranti ad esaltare la guerra d'Abissinia, dove il Fascismo si macchiò dell'uso dei gas).
A questa esaltazione si aggiunge nella Biennale del 38, a Impero ormai acquisito, quella una serie non meno ricca di opere inneggianti anche alla guerra di Spagna.
Più che comprensibile, pertanto, che, alla fine del secondo conflitto e della guerra civile, nell'Italia nata dalla Resistenza e ferita dall'esperienza fascista e nazi-fascista appena vissuta, dopo un tentativo di pacíficazione attuato nel' 48 in quella Rassegna dalla V Quadriennale nella quale ci furono due sale futuriste i futuristi vennero dimenticati. Bisognava attendere circa venticinque anni perché l'attenzione degli storici dell'arte, accantonate, le riserve ideologiche riconvergesse su quest'importante avanguardia italiana, cosa che cominciò ad avvenire dal 1959, col cinquantenario della pubblicazione del manifesto di fondazione dei Futurismo.
Studi, ricerche, mostre fecero ritornare in auge il Futurisino e gli artisti futuristi, attizzando così l'interesse del mercato, tanto che non pochi futuristi ripresero a dipingere opere futuriste sin dagli anni Sessanta, stavolta senza datarle (e non proprio per sbadataggine), generando alquanta confusione .
FUTURISMO E AEROPITTURA: CONTINUITA' STORICA ED EVOLUZIONE
L'Aeropittura, come poetica e linguaggio, nasce già negli anni Venti, il Futurismo, che ne è il presupposto ( anche se alcuni critici e storici dell'arte, hanno negato la continuità del primo Futurismo i con quello sviluppatosi dai secondi anni Venti alla metà dei Quaranta) prende avvio, come noto, dal Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti pubblicato il 20 febbraio 1909 sul francese le Figaro . Il movimento nasce letterario, ma ben presto saranno i pittori a interpretarne i contenuti. Senza voler scrivere la storia dell'avventura futurista, vale la pena ripercorrere sinteticamente le tappe dì questa avanguardia artistica, l'unica di matrice italiana, che col suo tentativo di coinvolgimento globale dell'espressività, si presenta fra le più significative fra quelle europee eli questo secolo anche per aver lasciato indubbi segni nell'evoluzione artistica successiva.
In Italia il progresso industriale (per quanto limitato rispetto al resto dell'occidente) che segna la nascita del secolo non ha inmmedìati riscontri nel gusto artistico ancora attardato su schemi classicistici ottocenteschi. Dunque, c'era un clima di attesa per una svolta che tardava a raccordarsi con la nuova rivoluzione industriale. Marinetti interpreta questa ansia e lancia un messaggio forte di svolta. Fin dalle prime righe del manifesto si inneggia al pericolo, all'energia, alla velocità, alla ribellione soprattutto. L'elemento catalizzatore fornito dalla modernità: la velocità, l'automobile in corsa che è più bella della Vittoria di Samotracia, l'appello a distruggere musei e biblioteche e a cantare " ... grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o sommossa.. ', e, ancora, si inneggia a "il volo scivolante degli ,aeroplani, la cui elica garrisce al vento.." . Già nel primo futurismo le visioni dall'alto distorte e dilatate, un 'ottica elevata, materialmente e spiritualmente, assumono una valenza trasfiguratrice. Il paesaggio, l'atmosfera, la concezione del cosmo acquisiscono ruoli estetici nuovi. L'aereo è un mezzo, meccanico e dinamico per elevarsi e guardare, ma anche pensare in termini nuovi.
Dal 1918 al 1920 si sviluppa l'idea del Partito politico futurista che porta alla nascita in molte parti d'Italia dei fasci politici futuristi. Da qui si origina la collusione col nascente fascismo, che presto però delude i futuristi che nel 1920 già parlano di ritorno all'artistico, e in questi anni si hanno le prime manifestazioni aeropittoriche che culmineranno nel '29 con l'esigenza di un manifesto.
IL MANIFESTO DEL 1929 (apparso sulla "Gazzetta del popolo" del 22-9-1929 nell'articolo:"prospettive di volo")
Noi Futuristi dichiariamo che:
1.' le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri;
2.' gli elementi di questa nuova realtà non hanno nessun punto fermo e sono costruiti dalla stessa mobilità perenne;
3.' il pittore non può osservare e dipingere che partecipando alla loro stessa velocità;
4.' dipingere dall'alto questa nuova realtà impone un disprezzo profondo per il dettaglio e una necessità di sintetizzare e trasfigurare tutto;
5.' tutte le parti del paesaggio appaiono al pittore
in volo :
a) schiacciate b) artificiali e) provvisorie d) appena cadute dal cielo;
6.' tutte le parti del paesaggio accentuano agli occhi
del pittore in volo i loro caratteri di:
folto sparso elegante grandioso;
7.' ogni aeropittura contiene simultaneamente il doppio movimento dell'aeroplano e della mano del pittore che muove matita, pennello o diffusore;
8.0 il quadro o complesso plastico di aeropittura deve essere policentrico;
9.' si giungerà presto a una nuova spiritualità plastica extra-
terrestre.
Nelle velocità terrestri (cavallo, automobile, treno) le piante, le case ecc., avventandosi contro di noi, girando vicinissime le vicine, meno rapide le lontane, formano una ruota dinamica nella cornice dell'orizzonte di montagne mare colline laghi, che si sposta anch'essa, ma così lentamente da sembrare ferma. Oltre questa cornice immobile esiste per l'occhio nostro anche la continuità orizzontale del piano su cui si corre.
Nelle velocità aeree invece mancano questa continuità e quella cornice. panoramica. L'aeroplano, che plana si tuffa s'impenna ecc., crea un ideale osservatorio ipersensibile appeso dovunque nell'infinito, dinamizzato inoltre dalla coscienza stessa del moto che muta il valore e il ritmo dei minuti e dei secondi di visione-sensazione Il tempo e lo spazio vengono polverizzati dalla fulminea constatazione che la terra corre velocissima sotto l'aeroplano immobile.
Nella virata si chiudono le pieghe della visione-ventaglio (toni verdi + toni marroni + toni celesti diafani dell'atmosfera)
per lanciarsi verticali contro la verticale formata dall'apparecchio e dalla terra. Questa visione ventaglio si riapre in forma di X nella picchiata mantenendo come unica base l'incrocio dei due angoli.
il decollare crea un inseguirsi di V allargantisi.
Il Colosseo visto a 3000 metri da un aviatore, che, plana a spirale, muta di ferma e di dimensione ad ogni istante e ingrossa successivamente tutte le facce del suo volume nel mostrarle.
In linea di volo, ad una quota qualsiasi, ma costante, se trascuriamo ciò che si vede sotto di noi, vediamo apparire davanti un panorama A che si allarga man mano proporzionalmente alla nostra velocità, più oltre un piccolo panorama B che ingrandisce mentre sorvoliamo il panorama A finché scorgiamo un panorama C allargantesi man mano che scompaiono A lontanissimo e B ora sorvolato.
Nelle virate' il punto di vista è sempre sulla traiettoria dell'apparecchio, ma coincide successivamente con tutti i punti della curva compiuta, seguendo tutte le posizioni dell'apparecchio stesso. In una virata a destra i frammenti panoramici diventano circolari e corrono verso sinistra moltiplicandosi e stringendosì,
mentre diminuiscono di numero nello spaziarsi a de-
stra, secondo la maggiore o minore inclinazione del-
l'apparecchio.
Dopo avere studiato le prospettive aeree che si of-
frono di fronte all'aviatore, studiamo gl'innumere-
voli effetti laterali. Questi hanno tutti un movimento
di rotazione. Così l'apparecchio si avanza come un'a-
sta di ferro doppiamente dentata ingranandosi da
una parte e dall'altra coi denti di due ruote che gi-
rano in senso opposto a quello dell'apparecchio, e i
cui centri sono in tutti i punti dell'orizzonte.
Queste visioni roteanti si susseguono, si amalgamano,
compenetrando la somma degli spettacoli frontali.
Noi futuristi deliberiamo che il principio delle pro.
spettive aeree e conseguentemente il principio del-
l'Aeropittura è un'incessante e graduata moltiplica-
zione di forme e colori con dei crescendo e dimi-
nuendo elasticissimí, che si intensificano o si spa-
ziano partorendo nuove gradazioni di forme e colori.
Con qualsiasi traiettoria metodo o condizione di volo,
i frammenti panoramici sono ognuno la continuazione
dell'altro, legati tutti da un misterioso e fatale bi-
sogno di sovrapporre le loro forme e i loro colori,
pur conservando fra loro una perfetta e prodigiosa
armonia.
Questa armonia è determinata dalla stessa continuità
di volo.
Si delineano così i caratteri dominanti dell'Aeropit-
tura che, mediante una libertà assoluta di fantasia e
un ossessionante desiderio di abbracciare la moltepli-
cità dinamica con la più indispensabile delle sintesi.
fisserà immenso dramma visionario e sensibile del
volo. Si avvicina il giorno in cui gli aeropittori fu-
turisti realizzeranno l'Aeroscultura sognata dal gran-
de Boccioni, armoniosa e significativa composizione?
di fumi colorati offerti ai pennelli del tramonto e
dell'aurora e di variopinti lunghi fasci di luce
elettrica.
I Futuristi: BALLA
BENEDETTA
DEPERO
DOTTORI
FILLIA
MARINETTI
PRAMPOLINI
SOMENZI
TATO
Da qui in avanti l' Aeropittura ebbe il suo "Boom" e fu interpretata da moltissimi futuristi e in modi assai diversi: dal realismo esasperato e compiaciuto (in particolare delle opere propagandistico) alle forme astratte (come in Dottori: "Trittico della velocità"), dal dinamismo alle quieti lontane dei paesaggi umbri di Dottori i singoli interpreti e gruppi definirono differenti ambiti di interesse e posero accenti diversi. Addirittura poi alcuni, come Balla e Depero, per quanto firmatari del Manifesto del '29, non sì espressero mai se non marginalmente col linguaggio aeropittoríco. Balla dalla metà degli anni Venti ripiegherà sul figurativo, mentre Depero svilupperà soprattutto un suo repertorio pubblicitario basato su un linguaggio decorativo e ripetitivo .
DOTTORI E LA SUA AEROPITTURA
Il pittore umbro Gerardo Dottori fu certamente uno dei più grandi interpreti del secondo Futurismo. Nato a Perugia nel 1884 vi morì nel 1977. Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti della sua città natale esprime la propria rottura con la tradizione accademica soltanto nel 1910, realizzando il suo primo dipinto in chiave astratta e, nel 1912, aderisce ufficialmente al Movimento futurista. Dal '26 risiede a Roma, ma quando nel '39 gli viene assegnata una cattedra nell'Accademia dov'era stato studente è felice di tornare nella sua città con cui aveva un rapporto molto stretto. Nel '40 addirittura ne assume la direzione e gli viene dedicata una monografia nella quale appare il suo manifesto "La mia pittura futurista umbra", in cui riafferma la peculiarità della propria poetica. Esempio significativo del suo linguaggio è il dipinto "Primavera umbra".
FUTURISMO,AEROPITTURA E FASCISMO
Gli indubbi intrecci e coinvolgimenti fra il Movimento e fascismo hanno causato non pochi pregiudizi e intralci alla riscoperta della sua essenza artistica. In particolare, gli aeropittori hanno poi scontato maggiormente le accuse dì collusione, non sempre a ragione.L'elemento, però, che a una lettura non condizionata da ottiche prevenute appare evidente è che il Futurismo, fin dal suo nascere, aspirò ad essere in politica, soprattutto, il partito del Futurismo. Nel senso che ebbe sempre un suo punto di vista sia sulla prima guerra, sia sulle intenzioni rivoluzionarie (ben presto tradite) dei prodromi del fascismo.
Nel 1909, in tempi dunque non sospetti, Marinettí lancia il primo Manifesto politico con invettive contro il "vecchio e i preti"; nel 1913, insieme a Boccioni stila il Programma politico futurista. Nel 1914 vengono promosse manifestazioni interventiste dei futurísti contro l'Austria. Lo stesso Mussolini, appena cacciato dal Partito socialista, scrive a P. Buzzi ricordando di aver parlato con Boccioni delle sue simpatie per gli innovatori e per i demolitori, per i futuristi, ammettendo che i futurísti avevano manifestato prima di lui intenti rivoluzionari e interventisti.Nel 1918 esce il Manifiesto del Partito politico futurista e il Partito politico futurista che vuole essere nettamente distinto dal movimento artistico futurista, subito dopo, Marinetti promuove la costituzione dei Fasci politici futuristi che nasceranno in diverse città italiane. Ma dopo quelli futuristi, Mussolini organizzerà i suoi fasci per la scalata al potere. E quando, raggiuntolo, trasformerà la rivoluzione in "regime", i futuristi sentirono subito di essere stati traditi.Nel 1924, con Le "Onoranze a Marinetti" a Milano e col 1 Congresso Nazionale futurista, il Movimento si riavvicina sì al fascismo, chiedendo aiuti agli artisti, e nell'ottica dell'affermazione del Futurismo come unica arte innovatrice, cosa che gli riuscirà solo in parte per la prevalenza di attenzione del regime al novecentismo, più italiano, più legato al vecchio, mentre i futuristi avevano realizzato e aperture europee e la loro arte risultava, nel complesso, meno celebrativa. L'arte del regime non fu dunque il Futurismo, ma Novecento, essendo il primo tollerato e, talvolta, certo, anche vezzeggiato da alcuni gerarchi, ma apertamente attaccato da altri. Al riguardo vale la pena ricordare l'episodio del 1924 quando i futuristi non furono ammessi alla Biennale di Venezia e Marinetti inscenò una protesta all'inaugurazione alla presenza del re. Dal 1926 ebbero uno spazio, ma sempre nello spirito della tolleranza che si riserva a soggetti sostanzialmente facinorosi.
E così, l'identificazione perentoria del Futurismo e, soprattutto, del "Secondo Futurismo" col regime, con conseguente svalutazione artistica, va parzialmente sfatata perché fuorviante, seppure non si possa negare l'imbarazzantissimo legame dell'avanguardia col regime mussoliniano.
Gli aeropittori non dipinsero solo ritratti di Mussolini e battaglie aeree,ma anche paesaggi visti dall'alto, distorti e dilatati, simultaneità e compenetrazioni trasfiguratrici e astratte che non hanno nulla di celebrativo. Inoltre non mancarono le le polemiche fra i futuristi di destra e di sinistra, in particolare nel 1932 ,su "Futurismo", fra B. Corra e P.Buzzi, il primo di scrive di una rivoluzione che supera destra e sinistra, il secondo di sinistra, rimane coerente a posizioni antifasciste.Questo esempio, in realtà, dimostra una visione del tutto disomogenea della politica da parte dei futuristi, intrisa di elementi anche contraddittori e confusionari nell'unica caratteristica comune: il massimalismo.
Ma soprattutto i futuristi non va dimenticato che ebbero il merito storico di aver impedito che anche in Italia si perpetrasse l'operazione nazista di epurazione dell' "Arte degenerata", che molti gerarchi fascisti auspicarono e tentarono di imporre, con la quale si sarebbe cancellato il Futurismo ed anche altre espressioni artistiche non gradite.
Dal dopoguerra ad oggi
Terminata la seconda guerra mondiale in Italia, a seguito della conquista della democrazia il movimento futurista ed i suoi protagonisti furono accomunati alle sorti del Fascismo, che appunto in Italia vide il suo crollo., come regime, nel '43 e la sua sconfitta militare dite anni dopo, si ebbe un forte ostracismo verso tutto ciò che aveva a che fare col fascismo di cui fu "vittima" anche il movimento fondato da F.T. Marinetti. . Troppo erano stati intrecciati i destini del capo del Futurismo col capo del Fascismo, sin dal 1919, quando Marinettí e Mussolini finirono assieme in galera per congiunte attività politiche, e lo erano stati a tal punto che il secondo aveva accolto e riutilizzato nella mistica fascista non poche delle istanze proprie dell'ideologia futurista. Ed anche se Marinetti, dopoché il romagnolo era salito al potere, si allontanò brevemente da lui, perché deluso dal fatto che il "Duce" non avesse riconosciuto il Futurismo come arte ufficiale del regime, proprio alla vigilia dell'avvento della dittatura mussoliniana la Caffeina d'Europa (questo il soprannome che era stato affibbiato a Marinetti, per via del suo inarrestabile attivismo) s'era con lui rappacificate nel famoso 1' Congresso Futurista, tenuto a Milano nel novembre 1924, ottenendo di fatto l'uscita dal movimento dei socialisti ,dei comunisti, degli anarchici e di tutti gli altri antifascisti che vi avevano militato fino a quel momento. Da allora il Futurismo, al seguito del suo fondatore, che si esaltò per le imprese imperialistiche d'Africa e che aderì alla Repubblica Sociale Italiana e seguì Mussolini a Salò, dove appunto morì nel '44, si identificò a tal punto con la dittatura da esaltarne l'ideologia, le imprese ed il capo, come stanno ad attestare i numerosi ritratti di Mussolini fatti dai futuristi, da Prampolini a Thayaht, da Balla a Depero, da Dottori a Baldessari giù giù fino ad Andreoni, Benedetto, Ambrosi, Forlin, Peruzzi, Zen, Monachesi e tanti altri, molti dei quali poi ritroviamo tra gli stipendiati del Minculpop.
Per rendersi conto di quanto tale identificazione sia stata profonda e senza riserve basta sfogliare i cataloghi delle mostre realizzate durante il Ventennio, ed in special modo scorrere i titoli delle opere delle sezioni di aeropittura alle Biennali di Venezia, sempre presentate da Marinetti, che ebbero avvio nella XVIII edizione del 32 con un testo introduttivo che ripeteva gran parte dei concetti dall'Accademico d'Italia Marinetti espressi già nell'articolo " Prospettive di volo e aeropittura ", pubblicato il 22 settembre 1929 sulla "Gazzetta del Popolo"nel quale, oltre al richiamo a un 'manifesto sull'Aeropittura e Aeroscultura" di Sornenz , manifesto purtroppo ancora non rintracciato, si segnalava giustamente la decorazione aviatoria futurista realizzata da Dottori all.'Aeroporto di Ostia come primi esempi di questa tendenza C11C costituì la spina dorsale del Futurismo degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta.
Più corrono gli anni e più lievita l'identificazione di Marinetti e dei futuristi con gli ideali bellicisti del Fascismo. Del resto, il leader del movimento non aveva esaltato nel manifesto del 1909 la guerra come "igiene del mondo"? Non mancano gli ossequi al regime, tipo "Noi tireremo diritto" di Ambrosi, Il Caproni 101 ritorna dall' Amba di Gambini ; Gli aeroplani mitragliano il (sic) Sciniarbò di Menin (questi ultimi due entrambi raffiguranti scene di combattimento aereo miranti ad esaltare la guerra d'Abissinia, dove il Fascismo si macchiò dell'uso dei gas).
A questa esaltazione si aggiunge nella Biennale del 38, a Impero ormai acquisito, quella una serie non meno ricca di opere inneggianti anche alla guerra di Spagna.
Più che comprensibile, pertanto, che, alla fine del secondo conflitto e della guerra civile, nell'Italia nata dalla Resistenza e ferita dall'esperienza fascista e nazi-fascista appena vissuta, dopo un tentativo di pacíficazione attuato nel' 48 in quella Rassegna dalla V Quadriennale nella quale ci furono due sale futuriste i futuristi vennero dimenticati. Bisognava attendere circa venticinque anni perché l'attenzione degli storici dell'arte, accantonate, le riserve ideologiche riconvergesse su quest'importante avanguardia italiana, cosa che cominciò ad avvenire dal 1959, col cinquantenario della pubblicazione del manifesto di fondazione dei Futurismo.
Studi, ricerche, mostre fecero ritornare in auge il Futurisino e gli artisti futuristi, attizzando così l'interesse del mercato, tanto che non pochi futuristi ripresero a dipingere opere futuriste sin dagli anni Sessanta, stavolta senza datarle (e non proprio per sbadataggine), generando alquanta confusione .
FUTURISMO E AEROPITTURA: CONTINUITA' STORICA ED EVOLUZIONE
L'Aeropittura, come poetica e linguaggio, nasce già negli anni Venti, il Futurismo, che ne è il presupposto ( anche se alcuni critici e storici dell'arte, hanno negato la continuità del primo Futurismo i con quello sviluppatosi dai secondi anni Venti alla metà dei Quaranta) prende avvio, come noto, dal Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti pubblicato il 20 febbraio 1909 sul francese le Figaro . Il movimento nasce letterario, ma ben presto saranno i pittori a interpretarne i contenuti. Senza voler scrivere la storia dell'avventura futurista, vale la pena ripercorrere sinteticamente le tappe dì questa avanguardia artistica, l'unica di matrice italiana, che col suo tentativo di coinvolgimento globale dell'espressività, si presenta fra le più significative fra quelle europee eli questo secolo anche per aver lasciato indubbi segni nell'evoluzione artistica successiva.
In Italia il progresso industriale (per quanto limitato rispetto al resto dell'occidente) che segna la nascita del secolo non ha inmmedìati riscontri nel gusto artistico ancora attardato su schemi classicistici ottocenteschi. Dunque, c'era un clima di attesa per una svolta che tardava a raccordarsi con la nuova rivoluzione industriale. Marinetti interpreta questa ansia e lancia un messaggio forte di svolta. Fin dalle prime righe del manifesto si inneggia al pericolo, all'energia, alla velocità, alla ribellione soprattutto. L'elemento catalizzatore fornito dalla modernità: la velocità, l'automobile in corsa che è più bella della Vittoria di Samotracia, l'appello a distruggere musei e biblioteche e a cantare " ... grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o sommossa.. ', e, ancora, si inneggia a "il volo scivolante degli ,aeroplani, la cui elica garrisce al vento.." . Già nel primo futurismo le visioni dall'alto distorte e dilatate, un 'ottica elevata, materialmente e spiritualmente, assumono una valenza trasfiguratrice. Il paesaggio, l'atmosfera, la concezione del cosmo acquisiscono ruoli estetici nuovi. L'aereo è un mezzo, meccanico e dinamico per elevarsi e guardare, ma anche pensare in termini nuovi.
Dal 1918 al 1920 si sviluppa l'idea del Partito politico futurista che porta alla nascita in molte parti d'Italia dei fasci politici futuristi. Da qui si origina la collusione col nascente fascismo, che presto però delude i futuristi che nel 1920 già parlano di ritorno all'artistico, e in questi anni si hanno le prime manifestazioni aeropittoriche che culmineranno nel '29 con l'esigenza di un manifesto.
IL MANIFESTO DEL 1929 (apparso sulla "Gazzetta del popolo" del 22-9-1929 nell'articolo:"prospettive di volo")
Noi Futuristi dichiariamo che:
1.' le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova e che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri;
2.' gli elementi di questa nuova realtà non hanno nessun punto fermo e sono costruiti dalla stessa mobilità perenne;
3.' il pittore non può osservare e dipingere che partecipando alla loro stessa velocità;
4.' dipingere dall'alto questa nuova realtà impone un disprezzo profondo per il dettaglio e una necessità di sintetizzare e trasfigurare tutto;
5.' tutte le parti del paesaggio appaiono al pittore
in volo :
a) schiacciate b) artificiali e) provvisorie d) appena cadute dal cielo;
6.' tutte le parti del paesaggio accentuano agli occhi
del pittore in volo i loro caratteri di:
folto sparso elegante grandioso;
7.' ogni aeropittura contiene simultaneamente il doppio movimento dell'aeroplano e della mano del pittore che muove matita, pennello o diffusore;
8.0 il quadro o complesso plastico di aeropittura deve essere policentrico;
9.' si giungerà presto a una nuova spiritualità plastica extra-
terrestre.
Nelle velocità terrestri (cavallo, automobile, treno) le piante, le case ecc., avventandosi contro di noi, girando vicinissime le vicine, meno rapide le lontane, formano una ruota dinamica nella cornice dell'orizzonte di montagne mare colline laghi, che si sposta anch'essa, ma così lentamente da sembrare ferma. Oltre questa cornice immobile esiste per l'occhio nostro anche la continuità orizzontale del piano su cui si corre.
Nelle velocità aeree invece mancano questa continuità e quella cornice. panoramica. L'aeroplano, che plana si tuffa s'impenna ecc., crea un ideale osservatorio ipersensibile appeso dovunque nell'infinito, dinamizzato inoltre dalla coscienza stessa del moto che muta il valore e il ritmo dei minuti e dei secondi di visione-sensazione Il tempo e lo spazio vengono polverizzati dalla fulminea constatazione che la terra corre velocissima sotto l'aeroplano immobile.
Nella virata si chiudono le pieghe della visione-ventaglio (toni verdi + toni marroni + toni celesti diafani dell'atmosfera)
per lanciarsi verticali contro la verticale formata dall'apparecchio e dalla terra. Questa visione ventaglio si riapre in forma di X nella picchiata mantenendo come unica base l'incrocio dei due angoli.
il decollare crea un inseguirsi di V allargantisi.
Il Colosseo visto a 3000 metri da un aviatore, che, plana a spirale, muta di ferma e di dimensione ad ogni istante e ingrossa successivamente tutte le facce del suo volume nel mostrarle.
In linea di volo, ad una quota qualsiasi, ma costante, se trascuriamo ciò che si vede sotto di noi, vediamo apparire davanti un panorama A che si allarga man mano proporzionalmente alla nostra velocità, più oltre un piccolo panorama B che ingrandisce mentre sorvoliamo il panorama A finché scorgiamo un panorama C allargantesi man mano che scompaiono A lontanissimo e B ora sorvolato.
Nelle virate' il punto di vista è sempre sulla traiettoria dell'apparecchio, ma coincide successivamente con tutti i punti della curva compiuta, seguendo tutte le posizioni dell'apparecchio stesso. In una virata a destra i frammenti panoramici diventano circolari e corrono verso sinistra moltiplicandosi e stringendosì,
mentre diminuiscono di numero nello spaziarsi a de-
stra, secondo la maggiore o minore inclinazione del-
l'apparecchio.
Dopo avere studiato le prospettive aeree che si of-
frono di fronte all'aviatore, studiamo gl'innumere-
voli effetti laterali. Questi hanno tutti un movimento
di rotazione. Così l'apparecchio si avanza come un'a-
sta di ferro doppiamente dentata ingranandosi da
una parte e dall'altra coi denti di due ruote che gi-
rano in senso opposto a quello dell'apparecchio, e i
cui centri sono in tutti i punti dell'orizzonte.
Queste visioni roteanti si susseguono, si amalgamano,
compenetrando la somma degli spettacoli frontali.
Noi futuristi deliberiamo che il principio delle pro.
spettive aeree e conseguentemente il principio del-
l'Aeropittura è un'incessante e graduata moltiplica-
zione di forme e colori con dei crescendo e dimi-
nuendo elasticissimí, che si intensificano o si spa-
ziano partorendo nuove gradazioni di forme e colori.
Con qualsiasi traiettoria metodo o condizione di volo,
i frammenti panoramici sono ognuno la continuazione
dell'altro, legati tutti da un misterioso e fatale bi-
sogno di sovrapporre le loro forme e i loro colori,
pur conservando fra loro una perfetta e prodigiosa
armonia.
Questa armonia è determinata dalla stessa continuità
di volo.
Si delineano così i caratteri dominanti dell'Aeropit-
tura che, mediante una libertà assoluta di fantasia e
un ossessionante desiderio di abbracciare la moltepli-
cità dinamica con la più indispensabile delle sintesi.
fisserà immenso dramma visionario e sensibile del
volo. Si avvicina il giorno in cui gli aeropittori fu-
turisti realizzeranno l'Aeroscultura sognata dal gran-
de Boccioni, armoniosa e significativa composizione?
di fumi colorati offerti ai pennelli del tramonto e
dell'aurora e di variopinti lunghi fasci di luce
elettrica.
I Futuristi: BALLA
BENEDETTA
DEPERO
DOTTORI
FILLIA
MARINETTI
PRAMPOLINI
SOMENZI
TATO
Da qui in avanti l' Aeropittura ebbe il suo "Boom" e fu interpretata da moltissimi futuristi e in modi assai diversi: dal realismo esasperato e compiaciuto (in particolare delle opere propagandistico) alle forme astratte (come in Dottori: "Trittico della velocità"), dal dinamismo alle quieti lontane dei paesaggi umbri di Dottori i singoli interpreti e gruppi definirono differenti ambiti di interesse e posero accenti diversi. Addirittura poi alcuni, come Balla e Depero, per quanto firmatari del Manifesto del '29, non sì espressero mai se non marginalmente col linguaggio aeropittoríco. Balla dalla metà degli anni Venti ripiegherà sul figurativo, mentre Depero svilupperà soprattutto un suo repertorio pubblicitario basato su un linguaggio decorativo e ripetitivo .
DOTTORI E LA SUA AEROPITTURA
Il pittore umbro Gerardo Dottori fu certamente uno dei più grandi interpreti del secondo Futurismo. Nato a Perugia nel 1884 vi morì nel 1977. Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti della sua città natale esprime la propria rottura con la tradizione accademica soltanto nel 1910, realizzando il suo primo dipinto in chiave astratta e, nel 1912, aderisce ufficialmente al Movimento futurista. Dal '26 risiede a Roma, ma quando nel '39 gli viene assegnata una cattedra nell'Accademia dov'era stato studente è felice di tornare nella sua città con cui aveva un rapporto molto stretto. Nel '40 addirittura ne assume la direzione e gli viene dedicata una monografia nella quale appare il suo manifesto "La mia pittura futurista umbra", in cui riafferma la peculiarità della propria poetica. Esempio significativo del suo linguaggio è il dipinto "Primavera umbra".
E' un paesaggio visto dall'alto di una montagna per "immettere nel quadro più spazio possibile e per superare così il tradizionale orizzonte limitato da una linea orizzontale". Il lago al centro del paesaggio è il Trasimeno e nel quadro non appare quasi completamente il cielo: esiste soltanto riflesso sulla superficie dell'acqua. Il punto di vista è ampliato a 360 gradi, a occhio di pesce (fish eye). L'opera è perfettamente rappresentativa di quel filone di paesaggismo dall'alto che caratterizzò in genere l'aeropittura e in particolare l'arte dottoriana che, attraverso la distanza e la deformazione prospettica, otteneva una visione della realtà trasfigurata e dinamica. Accenniamo brevemente ad un altro filone affrontato da Dottori, quello dell'Astrattismo dinamico, dove le forme sono spezzettate e confuse, tese ad esprimere il movimento come nella tela "Trittico della velocità".
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