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Vorrei premettere che queste poesie sono state scritte durante un periodaccio: quello dell'adolescenza, o per lo meno, la mia lo è stata. Comunque anche se è passato tanto tempo continuano ad esprimere molto bene quello che sento! Quindi se dopo averle lette nessuno mi vorrà più vedere e avrà paura che mi trasformi in una versione femminile di shinning...lo capirò!

 

 

"Forestiero del cuore"

Forse sei forte e indomito

Come il fragore della cascata,

o forse sei calmo e temperato

come una stanza dal sole inondata.

Forse i tuoi specchi sono fondali marini,

o del colore della calda terra autunnale

e chissà quali grandi destini

sognano, illuminati di splendore immortale.

Chi tu sia, forestiero, non mi è concesso sapere

ma sei comune al destino umano:

ti chiamerò fratello, viaggiatore di ere,

anche se il tuo volto non sfiorerà la mano.

"Giorno di fine Maggio"

Giorno di fine maggio,

giorno senza ingranaggio,

perduto nell’azzurro stinto,

su un muro grigio dipinto.

 

Le ore chiaman le ore,

giunge tranquillo il sopore:

il disco giallo, fermo, splende

e il cuore lento, sale e scende.

 

Le parole son tanti gradini,

fumo che esce da urbani camini.

Un bagno freddo di tramonto

sogno, mentre i giorni conto.

 

Persone, cuore, anime perse

Rispecchiate in acque terse:

giorno senza ingranaggio

giorno di fine maggio.

 

 

"Oceano"

Scompiglio di lacrime e legni bruciati,

dolcissimo manto fatato di stelle:

annego in te tutti i sogni, i dolori dannati

che hanno annebbiato le mie celle.

 

Accogli nelle tue braccia il sole infuocato,

dissetandoti del sangue delle mie ferite.

Conforto ci porta il cielo di nero ammantato

Che nasconde e protegge le anime infreddolite.

 

Oh Luna potente, tu lo ami e lo governi,

assopori i suoi spruzzi argentati

che dal nulla parole d’amore creano.

 

Al di là di questo mostro non ci sono confini eterni,

i sospiri dei cuori si uniscono, adesso, incatenati

da un legame passato e futuro: Oceano.

 

 

"Parole"

Solo, che brutta parola

sprigiona un’entità misteriosa,

incerta come solo può essere la morte.

 

Vita, che strana parola

può essere vana o preziosa,

ma in ogni caso implica morte.

 

Uno, può essere parola

o solo un’esistenza silenziosa,

che tenacemente resiste alla morte.

 

 

"Pensieri sfuggenti"

Le ore scivolano giù

Dal davanzale di una finestra chiusa,

cadono lente nel blu

portandosi dietro una speranza illusa.

 

È estate, eppure

Un deserto si stende davanti,

noi, senza cure,

ci trasciniamo come folli amanti.

 

Io non sono

La rosa sbocciata, al rosa di giugno.

Ecco che sono:

un urlo lanciato, un esile pugno.

 

Le ore, queste compagne

Camminano nei miei giorni, con me.

Queste compagne

Portano tutti i miei pensieri a te.

 

 

"Rabbia"

Scoppia la Rabbia che lacera la carne viva,

come un mortale fiume che stravolge la riva

si aggirano dentro di me le menzogne,

le mie anime dannate si aggrappano a mille gogne.

 

Di nuovo ritorna a soffiare il vento pestilenziale

che lambisce e infiamma la mia ferita mortale:

il Bene, il Male, non hanno più senso, nessuna oggettività.

Si mescolano nella fanghiglia umana, senza umiltà.

 

Urlo senza voce e mi coglie l’orrore,

inonda il mio capo un vortice di ore;

stordito dal tumulto delle folle inferocite,

cerco di elevare le mie membra smarrite...

 

E mentre, vecchio come la Terra, il mio capo rialzo

Una lingua di fuoco squarcia il cielo d’un balzo

E la Rabbia, la Rabbia sconvolge le tenebre oscure

E nell’attimo infinito essa dilania la mortale scure.

 

 

"Sogni"

E si scoprono i sogni al tiepido sole,

come bambini festanti attorno alle madri,

i sogni che colorano i tuoi occhi velati,

occhi stanche che tutto hanno visto e niente sanno.

Magiche chiavi che aprono le menti e le anime

riempiendole di lava incandescente,

bruciando di passione i disperati cuori umani

in un immenso rogo di corpi che sfiora Dio.

 

 

"Stupidi dolori"

All’interno di un palazzo oscuro

Rimbombano cattive e sottili echi,

ed è come il tuo cuore duro

che non mi guarda con i suoi occhi ciechi.

 

Ti ostini a cercare una stella che brilli

In questa notte di falsi pudori,

dove l’ipocrisia, regnante, ha rotto i sigilli

alle miei parole, come stupidi dolori.

 

E io che vorrei parlarti di tutto

Non ho più pensieri da offrire:

cervello bianco ormai asciutto

che una storia non sa più dire:

 

ogni parola è un pugnale

che trafigge le mani, le vene

in cui scorre un sangue uguale

a quello sparso da mille pene.

 

 

"XX Secolo"

Le ciminiere sputano l’insano incenso dei peccati,

le nebbie torbide si alzano dalla terra malata

ed oscurano un sole maligno dai raggi ramati:

si spengono gli occhi, ormai l’ultima notte è calata.

 

Tutto diventa un immenso deserto invalicabile,

dove agonizzano gli amori e le ferite si curano con il sale;

siamo sconosciuti fratelli in un mondo inabile,

abbiamo percorso e disceso le infernali scale.

 

Le anime imputridiscono sotto la calura del niente

che scivola infido e inaridisce già tristi pensieri,

mentre sgocciolano sangue le pareti della mente

e le nostre passioni ricoprono mille cimiteri.

 

 

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Cristina Zeppini

 

 

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