ArtePhoros pagine azzurre
A L T R A P O E S I A
Grazie agli autori ed alle autrici, ArtePhoros presenta l'altra poesia... quella del quotidiano, del pensiero vivo che muove le nostre coscienze e che osando sperare non cede all'ostentazione.
Ad oggi, sono presenti i pensieri di:
by ArtePhoros © Tutti i diritti di pubblicazione sono vincolati al consenso dei rispettivi autori.
Gli interessati possono scrivere ad artephoros@iol.it
Vorrei oggi planare
alta nel cielo
così restare
col cuore legato ad un filo
ed il fiato sospeso.
Vorrei gridare muta
un gesto di melodia.
E puntare una nuvola
poi tornare al mare
e ancora su verso il sole
di nuovo affondare
quieta
gioiosa
come un canto lontano.
Questo oggi vorrei.
_________
Oh
quanti versi mi affollano e danzano
poi
si posano
nella
pigrizia di un corpo sognante.
Svolazzando
inducono il cuore
ad
un amico
a
volte a te Alessia
come
se fossi la mia continuità;
a
volte
mi
suggeriscono un compagno mancato
e
quando è piena notte
indossano
la voce dei miei figli.
A
volte vorrei catturarli
per
la dolcezza che compongono
ma
all’atto d'un movimento
scompaiono.
Sono
versi, lo so, d’amore
sono
le parole della mente
che
nascono all’insaputa e nel silenzio
sono
l’incanto
di
un breve solitario attimo d'intimità
con
il mondo.
_________
Dialogo
Lenta e muta accompagno
Il silenzio della tua assenza
Là dove il silenzio è dialogo
L'amore non è mai solo amore
E' speranza attesa eternità è il mondo
Dicevi a me che ti imploravo
A lungo ho sfidato la distanza
Per i tuoi occhi orientali
Ora il mondo va oltre, oltre la vita
Per sempre dove il tempo è infinito
nella terra si fonde la cenere dei corpi
Là dove la morte arde d'amore
Elvira Lezzi, Vigevano - e mail: elezzi@libero.it
Parole riunite dopo la vergognosa sentenza della Cassazione
sullo stupro "favorito" dall'uso dei jeans. Ogni tanto pesa essere maschio:
Nel crepuscolo violento
della miseria umana,
sordo ai rami pungenti,
scopro vistose pietre
tra le siepi ordinate.
Colgo, nel giardino della pietà,
il fiore del perdono
e lo offro a te, donna sfregiata,
figlia luminosa
del sentimento nomade
di un uomo coraggioso
che piange petali di rose,
carezze sul velluto vergine
dell'amata regina.
_________
Perchè tanta follia nella poesia?
Temiamo forse che la ragione scopra i nostri sensi di colpa?
Perchè tanto amore nel cuore?
Temiamo forse di dimenticare il nostro antico candore?
Perchè tanta esitazione nel chiedere attenzione?
Temiamo forse di disturbare la paura del silenzio?
Perchè tanto Dio nel mondo?
Temiamo forse di rubare l'anima ai morti?
Perchè alcune cose restano solo una domanda?
Perchè, dimmi, il suono delle parole
a volte azzera l'estasi di un sogno?
Perchè il pensiero non può vibrare libero
nel cielo del proprio mondo!
Quando curiosità e desiderio sono negati,
ti chiedi: perchè?
_________
Natale 2001
E' la luce
figlia di sé stessa,
primordiale acqua
nell'oceano dell'inconscio,
che annuncia la nascita,
vagito ancestrale
moltiplicatore di fede,
irta spina tra tremanti mani
lavate con il sangue innocente
delle croci gemelle.
Stefano Volontè, Ponte in Valtellina - e mail: stefano.volonte@popso.it
P
e r c o r s i
Si
stende
sotto
i piedi il Tempo
come
un tappeto interminabile.
Tempo
da percorrere a passi
lenti
che
affondano negli
intrecci
dei nodi
a
passi
pesanti
che
piegano
l’antica
lanugine
lasciando
impronte
vacanti
fino
alle nervature
dell’ordito
fino
allo scheletro
della
trama.
Velluto
di sassofono
svolge
sui lenti accordi
del
pianoforte
un
corrimano per il desiderio
ansante
ancora
nel
petto
-
tenda di carne
viva
che
avviluppa
la
Luce.
_________
Dopo
la festa
Ci
vuole una poesia, stasera,
per
questo pianto secco del cuore.
Una
poesia calda e morbida
come
il bicchiere di Porto
offerto
alla finestra della notte.
O
una poesia - tisana
scura
di foglie sbriciolate,
tenero
e forte aroma di madre
nella
cucina quieta.
Qualcosa,
insomma,
prima
di andare a letto
-
nel letto vuoto -
una
carezza, una goccia
di
fiore lenitivo
(stella
di Bethlehem, latte di gallina)
un
abbraccio di mani
-
le mie mani -
per
questo corpo che ha dovuto
perderti
per
ritrovarsi tra le mie mani.
Starò
con me, stanotte,
dopo
i canti, la folla
dei
molti occhi di un tempo
il
vino e i fuochi
-
e il tuo viso tra loro, il ricordo
lasciato
a me sola
mentre
voli di nuovo
leggero
e
lei ti bagna col vino
la
gola.
Si,
ho riso, ho cantato,
ho
ballato.
Sui
tuoi occhi era asciutto il mio sguardo
e
sereno, mi pare, il mio volto
(il
dolore era piano).
Facciamoci
questa poesia,
amica
madre
figlia sorella,
ristoro
di pianto per poco
prima
di andare a dormire
stasera.
Viaggio
in
questa casa vuota
inseguita
da
onde sonore
le
musiche
del
mondo che anelavo
bere
d'un fiato
correndo
attraverso giorni
replicanti-mutanti
onde
eteree
di
tempo
battute
uguali ritmi
diversi
sfogliano
gli
anni e addensano
le
cose
usate
dormienti
appena
quando
si volge altrove
l'attenzione
o
semplicemente si spegne
come
l'ultima
lampada
nella notte..
_________
Sensazioni d'inizio d'autunno
Caldo.
Non la frescura delle prime piogge
sulla terra riarsa, il brivido
di gelo che ci coglie
negli abiti ancora estivi, la malinconia
precoce del tramonto che affretta
verso casa, col desiderio di un tepore
più raccolto, forse odoroso di castagne..
No, solo caldo, ancora e sempre caldo.
Nuvole
di cherosene in volo
determinato, ardente come un laser.
Vento caldo di scirocco, umido che distilla petrolio.
Vento che trasuda polvere e sangue.
Nella mia casa vuota
questa polvere spessa s'incolla
a ciò che resta dell'estate
trascorsa, immobile
come il tempo sospeso, nel giorno
che è uguale alla notte...
E non voglio pensare
solo per oggi non pensare
alla nostalgia del passato
al timore del futuro
solo raccogliermi nel seme duro di un presente
che basti appena per un pò a se stesso.
_________
_________
Senza parole
Sicuramente riderò quando
ci incontreremo, così come tu riderai.
Siamo bravi a ridere, entrambi,
di noi stessi.
E il camino con le sue braci
quiete, e le lacrime sulla spalla,
se ne starà ben nascosto
in fondo, in fondo alle nostre risate.
Ascolto
un dolore sottile che viene
da dentro, da un qualche angolo buio.
Dicevi che anche il dolore
se non lo rifiuti, ti accorgi
che è parte di noi.
Potremo tenerlo nel mezzo,
come un piccolo bimbo che vuole
dormire tra mamma e papà
per paura del buio.
Ci impedirà di accostarci
oltre il limite di ciò che ora siamo,
e ci darà la misura
di ciò che di noi abbiamo fatto.
Enzalba Elia, Castelvetrano (Trapani) - e mail: albaelia@libero.it
Il mio destino
L'insulto al tempo
La nuvole disciolte
Il mio cuore come una fragola
che sia il mio sogno da bambino
Il mio destino
Una nuvola all'orizzonte
che il vento disperde
Il mio destino
Una strada chiusa dal filo spinato
Un'ombra che si allontana
Verso il cielo
Vado senza meta
che sia il giorno e la notte
Il mio destino
orfano dell'impossibile.
Rhofir Salah, Castiglione delle Stiviere (MN)
Mille
sguardi
Non c'è via d'uscita
per questo sguardo fatto
di lame e sangue.
Mille passi
corsi nella nebbia
dei racconti dispersi
in mille ilarità.
Mille affanni
mentre spargi
attimi di verità
in parole false
fatte di alcool da bruciare.
Mille sguardi su di me.
Mille sguardi su di te.
Si incrociano come fili d'erba
sulla pelle segnata
da un tempo arlecchino
che danza sulle nostre teste.
_________
Forse
potrei...
Potrei incoronarmi di parole
che soffocano momenti
fatti di abili compromessi,
gettando fiori secchi
sulle strade che ripercorro
da attimi che non hanno fine.
Potrei dipingermi il petto
coi colori della notte
e accendere di rosso il cuore impazzito
che fa salire le sue urla
fino al mio cervello.
Potrei fermarmi per ore
a guardare un lenzuolo azzurro
che viaggia veloce sopra la mia testa
senza battere ciglio
rischiando di confondermi dentro di lui
per poi non ritrovarmi più.
Daniela Camisasca - e mail: terzaluna@hotmail.com
Incontro
Dolce
di rimando
disagio
un caffè
non ricordo
di averlo
bevuto
nel districarmi
tra dolcetti
di cioccolata
sinfonia in sol maggiore
di me
parlasti.
_________
Sensazione
Appare
come la più
semplice
modificazione
della nostra coscienza
e non lascia
spazio
ad infinite
vedute
di volatili migratori.
_________
Senza titolo
Planetario
il percorso che fu
fummo senza identità
sulle sponde di un fiume
incognita corrente.
Cerebrali masturbazioni
di attuale trasporto
nell'andare
dicesti
di rosso vestita
da allora
il banale grigio
echeggia.
_________
E solo allora
Ho dato calore
ho dato amore
ma non posso di più
andare oltre
sarebbe ipocrita pretesa
dovrei aprirti il cuore
e riprendermi
le mie parole più belle
e solo allora
sarà un giorno nuovo
il tuo cuore
finalmente aperto
e le mie mani
spudoratamente sazie.
Paola Castagna, Mantova - e mail: antoniocitino@libero.it
Storie
Fare l’anima
quando è l’anima a far
noi,
cioè l’insieme delle
circostanze,
gli eventi che ci accadono
del tutto gratuitamente,
per caso,
non noi che fatichiamo ad
esprimere un’esigenza genuina,
un senso autentico, un
sogno.
L’intermittenza
dell’anima, la sua discontinuità,
l’effimero disvelamento
subitaneo
e non
il contrario di tutto ciò
fa l’anima di chi la vive.
Sono questi magici attimi,
i fatti nella loro libera
caduta,
non presagiti né provocati
a disegnare,
come col dito sul vetro
appannato,
la mia anima,
questo processo sempre
diverso nelle sue qualità
che soffia sulla pasta vitrea
iridescente
nuovi significati.
Domenico Franceschini, Fontecchio/S.Pio (L'Aquila) - e mail: dom53@tiscalinet.it
by ArtePhoros © Tutti i diritti di pubblicazione sono vincolati al consenso dei rispettivi autori