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UNIFORMI DELL’ESERCITO NAPOLETANO NEL DECENNIO FRANCESE 1806-1815

Staff

Guardia a piedi

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Fanteria
di linea

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Artiglieria

Provinciali

Bandiera

Sarebbe bello poter parlare delle uniformi napoletana come si parla in genere di quelle degli altri stati gravitanti nell'orbita napoleonica, sulla scorta di regolamenti, ordini del giorno, tabelle e di un'iconografia ampia ed abbondante, magari con carattere ufficiale. Niente di tutto questo, tranne che per gli ultimi due anni (per i quali le fonti iconografiche sono relativamente abbondanti anche se magari in contrasto tra oro), bisogna procedere a tentoni, ricostruendo faticosamente sulla base di scarsi frammenti e, una volta tracciate le linee maestre, rimane sempre una vasta zona d'incertezza determinata anche dal contemporaneo uso d'uniforme di diverso tipo e dall'uso, specie da parte degli ufficiali, di capi "fuori ordinanza".

Causa prima di queste incertezze è stata la perdita quasi totale dei documenti dell'Archivio di Stato di Napoli, che cominciarono ad andare distrutti, già nella prima metà dell'Ottocento, per incuria e per incendi completandosi poi l'opera con il quasi contemporaneo bombardamento alleato della Sezione "Guerra e Marina" dell'archivio a Pizzofalcone e con il rogo di buona parte del "Grande Archivio" provocato da guastatori tedeschi. Anche fonti iconografiche e singoli capi di vestiario che ancora esistevano nei musei napoletani agli inizi di questo secolo si sono "volatilizzati" prima di poter esser esaminati in maniera scientifica.

Alla dispersione di questo patrimonio si e aggiunto il frettoloso, interessato e per nient'affatto scrupoloso "studio" di queste antiche uniformi da parte di "collezionisti" dell'Ottocento che hanno infestato il campo della ricerca mescolando insieme ad uniformi realmente indossate semplici progetti ed avventurose ricostruzioni, giungendo a dare l'uniforme di corpi mai esistiti come i dragoni della linea in bianco e verde o i gialli ussari, pure della linea.

Anche i massimi nomi dell'uniformologia del secolo vennero indotti a cadere in questi errori e valgono per tutti i nomi di Lienhart, di Humbert e del grande Knotel. Soltanto tra le due guerre cominciò un'opera di vaglio e di accertamento più accurata che ebbe gli elementi di maggiore spicco in Mauke, in Knotel junior e in Italo Cenni, i quali ultimi avevano ereditato i rispettivi archivi paterni. Guardato con interesse molto relativo, perché non si riallacciava al filone "piemontese-sabaudo" da cui hanno tratto origine le nostre forze armate, questo lavoro non venne quasi per nulla recepito in pubblicazioni italiane e, di conseguenza, non venne alcuno stimolo per ricerche nei nostri archivi in cui c'era ancora allora, diverso materiale. Ecco perché anche nel secondo dopoguerra la ricerca è stata condotta quasi esclusivamente in Francia, particolarmente da Carles e da Forthoffer, ed è agli articoli di quest'ultimo, alle sue "Fiches documentaires".

Quest'introduzione è stata forse un po' lunga ma era necessaria per chiarire meriti e demeriti e per spiegare il perché di incertezze e di zone d'ombra che si incontreranno nella trattazione delle uniformi.

Concludo queste note, necessariamente un po’ lunghe, sperando che qualche altro lettore fornisca ulteriori notizie sull’Esercito delle Due Sicilie all’epoca dei Napoleonidì, e corregga eventuali miei errori (del che sarò estremamente lieto).


Gruppo Murat - ARS Napoli