The Original CMO Home Page ---------------------------------------- Il cetilmiristoleato: una cura per le malattie reumatiche?
Cetilmiristoleato è il nome dato ad una particolare miscela di acidi grassi naturali. La sostanza così
ottenuta è assolutamente identica alla cera naturale che si ritrova in un particolare ceppo di topi da
laboratorio (Swiss Albino Mice). Nel 1971 Harry Diehl, un ricercatore del National Institute of
Health (USA) si accorse che questi topi erano refrattari all’induzione di artrosi mediante i comuni
procedimenti usati in laboratorio a questo scopo. Egli identificò ed isolò questa sostanza e trovò che,
quando questa veniva iniettata vicino alle articolazioni di altri animali di laboratorio, anche questi
venivano protetti dalla degenerazione articolare. Nessuno era interessato a finanziare uno studio su
questa sostanza, per cui Diehl proseguì lentamente gli studi a sue spese. Molti anni dopo, soffrendo lui
stesso di artrosi ed avendo utilizzato invano tutto quello che la medicina convenzionale poteva
offrirgli, provò questo composto su se stesso ed ottenne una remissione permanente dei suoi disturbi.
Il procedimento di produzione originariamente sviluppato da Harry Diehl fu poi perfezionato con un
particolare procedimento brevettato che rende il prodotto finale (denominato
cerasomal-cis-9-cetilmiristoleato) molto più potente e decisamente più economico rispetto a quello
ottenuto da Diehl, che aveva un costo proibitivo. Fu così possibile sperimentare il cetilmiristoleato su
numerosi pazienti ed i risultati non si fecero attendere.
Uno studio effettuato nel 1995 dalla S.Diego Clinic Immunological Center su 48 pazienti affetti da
artrosi severa, artrite reumatoide, ed artrite psoriasica si concluse con un netto miglioramento entro
tre settimane (ritorno della mobilità articolare fra l’80 e il 100%, e diminuzione del dolore fra il 70 e
il 100%) in 46 soggetti su 48 (95%). Solo due non ebbero un miglioramento apprezzabile, ma entrambi
avevano precedenti patologie epatiche (cirrosi alcolica in un soggetto e danno epatico da abuso di
steroidi anabolizzanti nell’altro). Anche se le sue indicazioni principali restano l’artrosi e l’artrite
reumatoide, il cetilmiristoleato è stato sperimentato anche in numerose altre patologie. I risultati
riferiti dai medici che correntemente utilizzano il cetilmiristoleato nella loro pratica clinica rivelano
un miglioramento netto in un 70-90% dei casi trattati. Ma la cosa più sensazionale è che i risultati
ottenuti in un tempo così breve (mediamente 2-3 settimane) sembrano duraturi (e quindi è raramente
necessario ripetere successivamente la cura).
Poiché il cetilmiristoleato non agisce come antidolorifico o come un semplice antiinfiammatorio (anche
se pare eserciti comunque una qualche azione antiinfiammatoria, probabilmente mediata dalle
prostaglandine, come altri acidi grassi) si è cercato di capire quale potesse essere il suo principale
meccanismo d’azione. Visto che i risultati migliori sono stati ottenuti in patologie autoimmuni, l’ipotesi
più plausibile è che esso agisca come immunomodulatore. Più precisamente pare in grado di cancellare
la “memoria sbagliata” dei linfociti T che sono stati erroneamente “programmati” per attaccare i
nostri tessuti. Il cetilmiristoleato agirebbe quindi regolando il sistema immunitario. Avrebbe inoltre
un’azione “lubrificante” (agirebbe come surfactante non solo nelle articolazioni, ma in tutto il corpo).
Le patologie in cui si sono ottenuti i migliori risultati sono quindi:
1) artrosi (osteoartrite)
2) artrite reumatoide e psoriasica
Comunque il cetilmiristoleato viene attualmente sperimentato, con risultati soddisfacenti, anche nella
psoriasi, nell’ipertrofia della prostata, nella sindrome del tunnel carpale, nella sclerosi multipla,
nell’enfisema polmonare, nelle borsiti, nell’asma, nell’eczema, nell’ipertensione essenziale, nella
fibromialgia, nel diabete dell’adulto, nel lupus eritematoso sistemico, in forme di artrite meno comuni
(spondilite anchilosante e sindromi di Reiter, di Sjogren, di Bechet) ed in altre patologie legate a
disfunzioni immunitarie.
Il cetilmiristoleato è un prodotto perfettamente naturale, che non ha alcun effetto collaterale né
alcuna tossicità. Uno studio appositamente fatto per stabilire la sicurezza del cetilmiristoleato ha
stabilito che “il materiale non è tossico per via orale”. Dosi fino a 5,000mg/kg somministrate nel ratto
non hanno provocato alcuna reazione negativa.
Sulla scia dei notevoli risultati ottenuti dal cetilmiristoleato sono rapidamente apparsi sul mercato
americano numerosi prodotti spesso molto costosi ed assai poco efficaci. Alcuni di questi contengono
cetilmiristato (non cetilmiristoleato), più economico ma completamente inefficace come
immunomodulatore. Altri vengono ritenuti migliori in quanto di “origine vegetale” (ma l’acido
miristoleico necessario per la sua produzione è contenuto solo in alcuni grassi animali). Per finire,
alcuni propongono un cetilmiristoleato di origine sintetica che però contiene molecole “trans” che sono
innaturali e quindi potenzialmente tossiche. E’ necessario quindi fare molta attenzione quando si
sceglie un prodotto contenente cetilmiristoleato. L’unico cetilmiristoleato che ha dato dei risultati
consistenti nella pratica clinica è quello definito “cerasomal-cis-9-cetilmiristoleato”. Questo è un
prodotto di origine completamente naturale, frutto di una particolare tecnologia (il procedimento di
produzione è coperto da numerosi brevetti), e che verosimilmente deve la sua superiore efficacia ad
una maggiore biodisponibilità ed alla presenza, in piccole quantità, di altri acidi grassi che agiscono
come cofattori potenziandone l’effetto.
MODO D'USO:
Il cetilmiristoleato nella sua forma più attiva (cerasomal-cis-9-cetilmiristoleato) è
generalmente confezionato in capsule contenenti ognuna circa 250mg di sostanza attiva. Poiché la
dose quotidiana da assumere è di circa 2,5 grammi, se ne assumono 10 capsule al giorno, meglio se
divise in due assunzioni (5+5) e lontano dai pasti (almeno un’ora prima o due ore dopo), per una durata
di circa due settimane. Questo è il tempo necessario per completare una confezione e raramente il
ciclo deve essere ripetuto (salvo in alcuni casi di artrite reumatoide).
La pratica, inoltre, ha evidenziato quanto segue:
1) Va evitata l’assunzione di caffè (anche decaffeinato), tè, cioccolato, bevande contenenti caffeina e
alcool per le due settimane in cui si assume il cetilmiristoleato (e possibilmente anche per le due
settimane seguenti), poiché queste sostanze pare ne riducano notevolmente l’efficacia.
2) Il cortisone ed i farmaci immunosoppressori paiono annullare l’effetto del cetilmiristoleato e
dovrebbero quindi essere sospesi almeno una settimana prima dell’assunzione del prodotto. Per un
miglior risultato è consigliabile non utilizzare (o comunque ridurre al minimo) neppure i comuni
antiinfiammatori non steroidei.
3) E’ molto importante che il fegato sia in buone condizioni poiché se è infiammato, intossicato o
comunque danneggiato non ci si possono aspettare risultati soddisfacenti.
4) Pare che l’effetto del cetilmiristoleato sia potenziato dall’assunzione contemporanea di enzimi
digestivi.
Per questi ultimi motivi è consigliabile unire al cetilmiristoleato un prodotto che contenga enzimi
digestivi e sostanze utili per il fegato, in modo da ottimizzare le possibilità di successo. Questi
prodotti, spesso definiti “helper” (cioè “aiutanti”), vengono in genere forniti insieme al
cetilmiristoleato. Il dosaggio può variare in base alla composizione del prodotto stesso, ma in genere
ne vengono assunte tre capsule al giorno (2+1) insieme con quelle di cetilmiristoleato (quindi lontano
dai pasti). Questo prodotto andrebbe iniziato almeno un paio di settimane prima di usare il
cetilmiristoleato e poi proseguito per tutto il periodo di assunzione di quest’ultimo.
In qualche caso il soggetto potrebbe avere una sorta di “reazione di disintossicazione” iniziale, con un
po’ di nausea o debolezza, oppure un breve peggioramento iniziale della durata di qualche giorno, o un
rapido miglioramento seguito da un breve peggioramento. Tutti questi fenomeni non sono comunque
segni di tossicità e non devono preoccupare. In questi casi è consigliabile ridurre o sospendere
l’assunzione del prodotto per qualche giorno, per poi ritornare gradualmente al dosaggio originale (è
però possibile anche continuare con sole 2 o 4 capsule al giorno fino alla fine della confezione). Poiché
gli effetti del cetilmiristoleato sono cumulativi, qualche temporanea interruzione od irregolarità
nell’assunzione non comprometterà comunque il risultato finale.
Bibliografia
Cochran C. and Dent R.: Cetylmyristoleate – A unique natural compound valuable in arthritis
conditions. Townsend Letter for Doctors & Patients, July 1997.
Diehl H. and May E. Cetylmiristoleate isolated from Swiss Albino Mice: an apparent protective
agent against adjuvant arthritis in Rats , Journal of Pharmaceutical Sciences Vol.83, No.3, March
1994.
Elkins Rita: CMO; a natural treatment for arthritis and other joint-related diseases. Woodland
Publishing, 1997.
Hunt Douglas, MD: Boom You’re Well, ProMotion Publishing, 1998.
Siemandi H., MD: The effect of cis-9-cetylmyristoleate and adjuntive therapy on arthritis and
autoimmune disease. A randomized trial. Townsend Letter for Doctors & Patients, Aug/Sept 1997.
Per ulteriori informazioni: natursimul@iol.it