La tribù di Beniamino

 

Beniamino è un lupo che sbrana;

al mattino divora la preda

e alla sera spartisce il bottino.

Gen. 49, 27

Per Beniamino disse:

Prediletto del Signore, Beniamino,

abita tranquillo presso di Lui;

Egli lo protegge sempre

e tra le sue braccia dimora.

Det.33,12

 

parete settentrionale, dodicesima finestra

Simbolo: Un lupo

pietra: il diaspro, assicura la difesa del popolo.

La vetrata di Beniamino conclude la serie delle dodici tribù, è la corona (musicale) di un complesso che si sviluppa per ritmi ternari, la cui eccezionale bellezza riposa sia sull'armonia interna di ciascuna finestra, che su quella che si crea fra le finestre stesse. Nel significato musicale del termine, Marc Chagall ha realizzato una vera e propria partitura sinfonica di colori. Lo sguardo abbraccia l'insieme, distingue la singolarità di ogni vetrata, e scopre poco alla volta i rapporti plastici che le legano reciprocamente. La sontuosità cromatica appare anche nel contrappunto plastico che attaversa lo spazio architettonico da una parete all'altra. E lo splendore accecante. solare, della vetrata di Giuseppe, ad esempio, è dovuto all'uso di un giallo corposo steso ed esaltato nella sua profondità, miracolo tecnico ottenuto con il vetro placcato messo a punto da Charles Marq. Ma è anche dovuto ai rossi folgoranti delle vetrate di Giuda e di Zabulon, che stanno di fronte e che ne esaltano la vibrazione. A tale intensità cromatica si contrappone una vetrata di compiuta serenità, che deve esprimere il significato degli ultimi versetti biblici e disporre l'animo alla pace della meditazione interiore. Beniamino è il più giovane fra i figli di Giacobbe il fratello di Giuseppe per parte della madre Rachele. La benedizione di Giacobbe rievoca la giuventù guerriera di Benaimino che Marc Chagall rende con la figura del leone. L'animale si erge in primo piano in tutta la nobiltà della sua regalità; è addossato a una collina d'oro, sulla quale risplende la Città Santa, Gerusalemme. Ma tutta la composizione si articola intorno al rosone centrale, che si impone per la sua maestosità. Marc Chagall riprende qui il motivo guida della vetrata gotica: la dominante blu si rifà alla tradizione di Chartres, e il pittore, magnificamente seguito dal suo maestro-vetraio, esegue delle variazioni su di essa, passando dai toni più cupi a quelli più chiari. L'enorme ricchezza dei blu è ottenuta con l'oltremare, il cobalto, i blu di Prussia che danno sul verde, maggiormente sottolineato dalle campiture di giallo. L'incisione della superficie determina inoltre una leggera graduazione al passaggio della luce. Al centro del rosone un tirangolo pupureo sottolinea le lettere in ebraico del nome di Beniamino, La perfetta circolarità del centro condiziona la collocazione dei motivi significativi: nel registro inferiore il leone, la città e un delicato bouquet; al sommo, l'aquila e il toro, simbolici guardiani del carro di Jahvé, nella visione di Ezechiele. La forma circolare costantemente presente nell'arte di Marc Chagall assume qui una funzione fondamentale, plastica e simbolica. Essa sta a significare l'immaagine della totalità cosmica e dell'Uno. E in questo caso, alla conclusione dell'enunciazione figurativa delle dodici tribù fondatrici di Israele è investita di un ulteriore significato sacramentale.