Vetrate

Di Marc Chagall

Questo quaderno illustra le vetrate di Chagall che si trovano nella sinagoga Hadassah dell’Hebrew Medical Center di Kiryat Hadassah nei pressi di Ein Karem, poco distante da Gerusalemme. Tel. 6416333.

Gli orari di apertura sono dalle 8.00 alle 13.15 e dalle 14.00 alle 15.45; venerdì dalle 8.00 alle 12.45; sabato chiuso. L’ingresso è a pagamento, inferiore alle 5.000 lire, ridotto per i gruppi.

La pianta della sinagoga

La pianta della sinagoga di Hadassah, con le dodici vetrate disposte a tre a tre, lungo le quattro pareti, riproduce perfettamente la forma e il simbolismo dell’Arca Santa minuziosamente descritta nella Bibbia.

Anche l’orientamento delle pareti, rivolte verso i punti cardinali, rispetta la tradizione della Bibbia.

"Queste vetrate sono il modesto regalo che io offro a questo popolo che ha sempre sognato l’amore, l’amicizia e la pace fra i popoli."

L’animo del settantatreenne Marc Chagall, mentre saliva sul colle di Gerusalemme per affrontare l’incarico di dipingere le dodici vetrate della sinagoga Hadassah, era ben diverso da quello inquieto e angosciato con cui egli aveva trattato tante volte i temi degli ebrei erranti e umiliati co-nosciuti in Russia nella sua infanzia e adolescenza.

Ed ecco (siamo nel 1960) ora si trovava a Gerusalemme. All’atavi-ca tristezza dei suoi personaggi, che si liberavano dai loro tormenti soltanto nei sogni e nel gioco strambo e illimitato della fantasia, era subentrato un senso di gioia, che la luce della Palestina incoraggiava: una nuova ed ecci-tante felicità simile a quella da cui erano sgorgati i versi e le note di re Salomone nel Cantico dei Cantici.

Nove anni prima, durante il suo primo viaggio nella terra dei padri, Chagall aveva già intuito il messaggio estetico e spirituale di quella luce. E aveva meditato sul senso misterioso del miracolo storico: gli ebrei avevano di nuovo raggiunto la Terra Promessa.

Dopo il genocidio hitleriano, dopo millenni di persecuzioni e di massacri, avevano riconquistato la patria già sognata da Abramo e da Mosè. E così, tremila anni dopo il regno di Davide, uno Stato di Israele s’era nuovamente accampato nel mondo.

Chagall, che come gli ebrei erranti della tradizione aveva già vissuto in Russia e in Francia, in Germania e in America, si sentiva ora un cittadino ideale della nuova antica patria; e le stringenti emozioni con cui aveva affrontato nel passato (per esempio sulle pareti del Teatro Ebraico di Mosca) i temi iconografici del suo popolo perseguitato si trasformavano in lui in entusiasmo lirico.

I problemi da affrontare erano molti e nuovi. Nella tecnica del vetro Chagall aveva già realizzato opere felici come quelle che avevano illuminato Notre Dame di Assy in Savoia e la cattedrale di Metz (1958-59).

Ma la cattedrale cristiana, con la sua pianta longitudinale che si addice al racconto biblico ed evangelico da seguire approssimandosi al transetto, all’altare e al coro, espressione solenne della divinità, suggeriva tanti esempi narrativi cui guardare.

Non così una sinagoga come quella di Hadassah che, con la sua pianta quadrata, concentrando l’assemblea dei fedeli intorno alla preghiera del rabbino, invita all’esaltazione lirico-metafisica nella trascendenza dalle "povere" cose del mondo (quelle che tanto avevano occupato la mente di Chagall).

D’altra parte, la tradizione ebraica imponeva di astenersi dalla rappre-sentazione della figura umana con la quale secondo le antiche credenze si profana l’immagine sublime di Dio.

L’iconoclastia delle religioni orientali (ebraica, musulmana e anche cristiano-ortodossa, in parte) è ben nota.

In queste vetrate di Hadassah Chagall la rispetta mantenendosi, com’è del resto consono alla sua arte, in una simbologia animale e segnica nutrita di una corrispettiva simbologia cromatica.

Nelle vetrate di Chagall rientrano naturalmente anche le tracce del suo primitivo mondo russo, che egli si è portato dietro per tutta la vita, sembianze di animali e mostri che possono ricordare immagini di peccato e di sventura.

Ma esse sono consumate, sublimate dall’idea generale della vetrata che tutto sprofonda nell’infinito del cielo. per lato; tre è numero divino e dodici è multiplo di tre. Lo stile è quello delle più recenti opere chagalliane. Sembra che il pittore abbia ripreso il gusto di un altro artista ebreo russo, Leon Bakst, famoso fondatore di Mir Iskusstva, il gruppo dell’art nouveau russa che definiva il prodotto della propria arte come il risultato "di una gestazione antica, millenaria. Forse un riflesso di quel giudaismo ellenico che rivestì la Gerusalemme dell’epoca di Erode con gli abiti sfarzosi delle bellezze di Jafet".

Con colori forti, ma anche densi di azzurri e di neri notturni, Chagall supera la sfarzosità meravigliosa ma anche tanto mondana di Bakst per intonare, in un clima di prevalente astrazione, il canto miracoloso di profezia delle dodici tribù di Israele. Già nel refrain del mendicante che strimpella il violino, Chagall sentiva una musica divina.

Nelle enormi teste degli animali che sorvegliano il suo villaggio ideale vede il segno della divinità, come lo avvertiva nella natura del suo Paese: la neve che copre le izbe, i fusti delle betulle spiati dalle finestre, il suono del flauto del pastore, le teste rosse dei galli, i mansueti animali sopra i quali volano fantasmi pazzi...

Già in queste prime opere di Chagall, quelle che gli hanno dato fama, si avvertiva un’astrazione all’universale colto soltanto grazie all’intuito mistico. Le figure di Chagall tendono sempre a volare verso l’immensità del cielo. Anche in queste vetrate, che raffigurano simbolicamente le dodici tribù di Israele, e che sembrano in apparenza lontane, nella loro fondamentale astrazione, dai soggetti chagalliani più famosi.

Le 12 Tribu’

Inizialmente le tribù di Israele erano dodici, ciascuna delle quali aveva il nome di uno dei figli di Giacobbe, e da questi prese ispirazione Cha-gall. Essi sono: Ruben, Levi, Si-meone, Giuda, Issacar e Zabulon, figli di Lia; Dan e Neftali, figli di Bila; Gad e Aser, figli di Zilpa; Giu-seppe e Beniamino, figli di Rachele.

Quando i leviti, in quanto sacerdoti, furono esclusi dalla suddivisione territoriale, la tribù di Giuseppe fu separata in due distinte Tribù: Efraim e Manasse.

Hadassah e sinagoga

Hadassah è un’organizzazione delle donne sioniste d’America, fondata nel 1912 da Henrietta Szold, che promuove programmi di educazione ebraica, informazioni generali sul sionismo e attività per giovani. Hadassah sostiene le attività sanitarie ed educazionali in Israele, mediante lo Jewish National Fund and Youth Aliyah.

L’Hadassah-Hebrew University Medical Center, a Kiryat Hadassah, vicino a Ein-Karem, presso Gerusalemme, con 800 letti e più di 75 dipartimenti, è il più grande centro di cura, insegnamento e ricerca d’Israele.

Aperto nel 1961, include scuole di medicina, odontoiatria, infermieristica e farmacia, un istituto di oncologia, un padiglione mother and child.

La sinagoga del fu inaugurata il 6 febbraio 1962, durante la cele-brazione del Golden Anniversary di Hadassah (cinquantesimo anno della fondazione di Hadassah).

  • Il pavimento e le pareti interne sono fatte in pietra di Gerusalemme.

    La sinagoga è arredata con un parochetto e un tavolo, disegnati e creati tra il 1981 e l’82, dall’artista israelo-americana, Aviva Green che è conosciuta per la sua pittura astratta e l’arte sinagogale. La scritta stilizzata ebraica del coperchio dell’arca "Conosci prima ciò per cui tu esisti" è una tradizionale esortazione liturgica.

    Il piano della sinagoga è interrato e le vetrate sorgono all’altezza della pavimentazione esterna del Centro Medico.

  • LE VETRATE

    Dopo aver realizzato le vetrate per la cattolica cattedrale di Metz, inserite in una struttura gotica, Chagall ha la piena libertà di esprimersi nelle vetrate per la sinagoga di Hadassah presso Gerusalemme a Ein-Karem, inserite in una struttura attuale. Qui l’elemento che è sempre rimasto fondamentale per lui, la luce, diviene l’elemento di base assoluto.

    Chagall lavora sulla luce, usa una tecnica nuova con acido per graffiare il colore già steso e cotto, così da formare degli effetti personali, degli autentici ritocchi di luce, per plasmare la materia il più possibile, come sempre ha fatto con i pennelli.

  • Ed è veramente un trionfo: sono tra le vetrate più riuscite di questi ultimi anni.

    La grandezza della vetrata di ogni singola tribù è di 338 x 251 centimetri.

    La parte dritta è quella esterna che si può vedere solo di notte quando la sinagoga è illuminata da lampade pensili.

    Di giorno si possono ammirare solo dall’interno, illuminate dalla luce naturale: le scritte appariranno al contrario.

    Le immagini riportate nelle pagini seguenti sono riprese dall’esterno.

  • PARETE EST

    Nella parete d’oriente domina il simbolo animale della tradizione ebraica in tutta la sua forza soprannaturale.

    Nella vetrata dedicata alla tribù del primogenito Ruben, il gatto-tigre fa volare gli uccelli verso la cupola turchina del cielo, con la sua energia primordiale.

    In quella accanto, dedicata alla tribù di Simeone, il toro e il cavallo che combatte sono la parafrasi della riscossa della razza ebraica e ci aggrediscono con un cromatismo eccezionale. Completa la parete la vetrata dedicata alla tribù di Levi, dalla quale proviene la casta dei sacerdoti. In mezzo alla figurazione campeggia infatti la stella di Davide contornata dalle Tavole della Legge, comune ai poveri ebrei perseguitati e a coloro che tra essi hanno raggiunto ricchezza e potenza. Quella "stella" con cui i nazisti segnarono la discriminazione che preparò l’olocausto.

    PARETE SUD

    La parete di mezzogiorno è una marcia trionfale. Chagall, già cantore dei poveri ebrei umiliati, del barbiere di provincia, delle donne dalle lunghe palandrane colorate sempre agitate in una eterna fuga, è felice di poter collocare il Leone di Giuda in mezzo alla vetrata di quella tribù. Il leone ha tutta l’imperiosa dignità della specie, così diverso dagli animali mansueti o perversi del suo repertorio.

    Il tono generale è squillante come nella vicina rossa vetrata di Zabulon che intona un canto di fierezza guerriera, esaltata dalla luce meridiana: sembra che essa esprima la sorpresa per il miracolo della liberazione da un passato di umiliazioni.

    Quasi a contrappunto, nella vetrata della tribù di Issacar, l’asino è il simbolo umile ma non irriverente della pazienza ebraica, e la luce si attenua nei teneri verdi chagalliani dei suoi antichi Arlecchini, delle sue Colombine, nella memoria dolcissima delle arie suonate dai suoi suonatori di chitarra e di violino.

    PARETE OVEST

    Nella parete occidentale dedicata alle tribù di Dan, di Gad e di Aser, il richiamo è alla terra madre di Israele, alla sua nuova coltivazione, alla sua sperata prosperità. Pertanto l’esaltazione cromatica tende ad attenuarsi e il pittore dà rinnovata prova della sua qualità di colorista muovendo i segni tra gamme fredde, grigie, ocrate e anche scure. Chagall è stato un maestro dei valori notturni, del vuoto misterioso suggerito dalle luci basse, sfumate verso il nulla.

    Dal verde delle messi coltivate e dal vigore dei frutti nasce anche il serpe che (nella vetrata di Dan) è simbolo implacabile della giustizia di Dio, nel ricordo delle religioni orientali che lo deificavano.

    Meno pacata, in contrasto tonale che simboleggia l’estatica perenne ansia del destino di Israele, è la vetrata della tribù di Gad nella quale si avverte l’antica, mitica inquietudine dell’attesa messianica. Quasi per contrappeso, nella verde vetrata della tribù di Aser si procede in tranquilla sicurezza nel "cammino di Dio": un’immagine della vita tutta da godere.

    Nella fantasiosa simbologia di Chagall ritorna sempre il richiamo primaverile alla terra d’Israele che lo ha colpito con la sua esaltata luce meridionale: luce che egli aveva trovato nella sua residenza provenzale ma che ora in Palestina lo sorprendeva per la nuova vastità dell’orizzonte. Aser in ebraico signi-fica prosperità: prosperità e luce si accompagnano. Nella vetrata si scorge il candelabro a sette bracci che Tito il profanatore portò a Ro-ma nel 70 d.C., e che ora è tornato sui colli di Gerusalemme, simbolo di culto e di pace.

    PARETE NORD

    I dorati gialli chagalliani con i quali si vuole raccogliere tutto il sole possibile della parete a nord di-ventano un cielo bizantino percorso dal galoppo stravagante della cerva simbolo della tribù di Neftali.

    Nella vetrata della tribù di Giuseppe sono raccolti tutti i simboli possibili della storia di Israele: un riconoscimento dell’importanza che questa tribù ebbe nella storia del popolo ebraico.

    I gialli dorati di Neftali sono in contrasto con gli azzurri profondi della vetrata della tribù di Beniamino che esprime un ineffabile misticismo.

    Le iscrizioni che percorrono queste vetrate sono il segno dell’importanza particolare che il pittore ha loro attribuito.

    Chagall aveva elaborato per tutta la vita i sentimenti profondi che gli provenivano dalla sua esistenza di adolescente cresciuto in ambiente ebraico.

    Ma non si era fermato ai sentimenti: aveva studiato a fondo la Bibbia e gli altri testi della cultura israelita.

  • Nel 1920 si era cimentato nelle decorazioni del Teatro Ebraico di Mosca.

    Nel 1956 l’editore Tériade aveva pubblicato le sue illustrazioni per la Bibbia eseguite attraverso gli anni e preparate per Ambroise Vollard.

  • Nella sua opera si trova un felice ed eccezionale connubio fra tre elementi: la cultura ebraica, il sentimento popolare russo e le tecniche mai schematicamente adoperate dell’avanguardia artistica dei primi del Novecento.

    Questa Cappella Sistina dell’ebraismo che sono le vetrate di Hadassah può essere considerata in tal senso la sintesi dell’opera di un artista che è stato chiamato a testimoniare, nella nuova Israele, l’esito di un lungo sogno di generazioni.

    Un esempio di come la poesia possa congiungersi con la storia.

    Tratto da "La magica Bibbia di Chagall" di Raffele De Grada; articolo apparso su Meridiani (interamente dedicato a Israele), anno VIII, numero 43 del novembre 1995; Editoriale Domus S.p.A. - Rozzano (MI).

    Benedizioni di Giacobbe

    Le vetrate rappresentano le dodici tribù d’Israele nate dai figli di Giacobbe come sono evocate nelle benedizioni che il patriarca pronunciò prima di morire.

    Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: " Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri. Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre!

    Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! Bollente come l’acqua, tu non avrai preminenza, perchè hai invaso il talamo di tuo padre e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito.

    Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. Nel loro conciliabolo non entri l’anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore. Perchè con ira hanno ucciso gli uomini e con passione hanno storpiato i tori. Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele.

    Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra i suoi piedi, finchè verra colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte.

  • Zàbulon abiterà lungo il lido del mare e sarà l’approdo delle navi, con il fianco rivolto a Sidòne.

    Issacar è un asino robusto, accovacciato tra un doppio recinto. Ha visto che il luogo di riposo era bello, che il paese era ameno; ha piegato il dorso a portar la soma ed è stato ridotto ai lavori forzati.

    Dan giudicherà il suo popolo come ogni altra tribù d’Israele. Sia Dan un serpente sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo e il cavaliere cade all’indietro. Io spero nella tua salvezza, Signore!

    Gad, assalito da un’orda, ne attacca la retroguardia.

    Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce delizie da re.

    Nèftali è una cerva slanciata che dá bei cerbiatti.

    Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro. Lo hanno esasperato e colpito, lo hanno perseguitato i tiratori di frecce.

    Ma è rimasto intatto il suo arco e le sue braccia si muovon veloci per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore, Pietra d’Israele. Per il Dio di tuo padre egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall’alto, benedizioni dell’abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo. Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli eterni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa del principe tra i suoi fratelli!

    Beniamino è un lupo che sbrana: al mattino divora la preda e alla sera spartisce il bottino.

    Tutti questi formano le dodici tribù d’Israele, questo è ciò che disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una benedizione particolare.

  • (Genesi cap. 49)

    Benedizioni di Mose’

  • Anche Mosè, prima di morire, benedisse sul Monte Nebo le dodici tribù d’Israele

    Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire. Egli disse: " Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato per loro dal Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Mèriba di Kades, dal suo meridione fino alle pendici. Certo egli ama i popoli; tutti i suoi santi sono nelle tue mani, mentre essi, accampati ai tuoi piedi, ricevono le tue parole. Una legge ci ha ordinato Mosè; un’eredità è l’assemblea di Giacobbe. Vi fu un re in Iesurun, quando si radunarono i capi del popolo, tutte insieme le tribù d’Israele.

    Viva Ruben e non muoia, benché siano pochi i suoi uomini".

    Questo disse per Giuda: " Ascolta, Signore, la voce di Giuda e riconducilo verso il suo popolo; la sua mano difenderà la sua causa e tu sarai l’aiuto contro i suoi avversari".

    Per Levi disse: "Dá a Levi i tuoi Tummim e i tuoi Urim all’uomo a te fedele, che hai messo alla prova a Massa, per cui hai litigato presso le acque di Mèriba; a lui che dice del padre e della madre: Io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli. Essi osservarono la tua parola e custodiscono la tua alleanza; insegnano i tuoi decreti a Giacobbe e la tua legge a Israele; pongono l’incenso sotto le tue narici e un sacrificio sul tuo altare. Benedici, Signore, il suo valore e gradisci il lavoro delle sue mani; colpisci al fianco i suoi aggressori e i suoi nemici più non si rialzino ".

    Per Beniamino disse: " Prediletto del Signore, Beniamino, abita tranquillo presso di Lui; Egli lo protegge sempre e tra le sue braccia dimora ".

    Per Giuseppe disse: " Benedetta dal Signore la sua terra! Dalla rugiada abbia il meglio dei cieli, e dall’abisso disteso al di sotto; il meglio dei prodotti del sole e il meglio di ciò che germoglia ogni luna; la primizia dei monti antichi, il meglio dei colli eterni e il meglio della terra e di ciò che contiene. Il favore di Colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe, sulla testa del principe tra i suoi fratelli! Come primogenito di toro, egli è d’aspetto maestoso e le sue corna sono di bùfalo; con esse cozzerà contro i popoli, tutti insieme, sino ai confini della terra. Tali sono le miriadi di Efraim e tali le migliaia di Manàsse ".

    Per Zàbulon disse: " Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti, e tu, Issacar, nelle tue tende! Chiamiano i popoli sulla montagna, dove offrono sacrifici legittimi, perché succhiano le ricchezze dei mari e i tesori nascosti nella sabbia ".

    Per Gad disse: " Benedetto chi stabilisce Gad al largo! Come una leonessa ha la sede; sbranò un braccio e anche un cranio; poi si scelse le primizie, perché là era la parte riservata a un capo. Venne alla testa del popolo eseguì la giustizia del Signore e i suoi decreti riguardo a Israele ".

    Per Dan disse: " Dan è un giovane leone che balza da Basan ".

    Per Nèftali disse: " Nèftali è sazio di favori e colmo delle benedizioni del Signore: il mare e il meridione sono sua proprietà ".

    Per Aser disse: " Benedetto tra i figli è Aser! Sia il favorito tra i suoi fratelli e tuffi il suo piede nell’olio. Di ferro e di rame siano i tuoi catenacci e quanto i tuoi giorni duri il tuo vigore.

  • (Deuteronomio cap. 33)

    Il pettorale

    I colori traggono ispirazione anche dalle pietre preziose con cui era ornato il pettorale del sommo sacerdote.

    Fecero il pettorale, lavoro d’artista, come l’efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. Era quadrato e lo fecero doppio; aveva una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. Lo coprirono con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file di pietre. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo, così la prima fila. La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. La terza fila: un giacinto, un’àgata e una ametista. La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Erano inserite nell’oro mediante i loro castoni. Le pietre corrispondevano ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi ed erano incise come i sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. Fecero sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d’intreccio d’oro puro. Fecero due castoni d’oro e due anelli d’oro e misero i due anelli alle due estremità del pettorale. Misero le due catene d’oro sui due anelli alle due estremità del pettorale. Quanto alle due altre estremità delle catene, le fissarono sui due castoni e le fecero passare sulle spalline dell’efod, nella parte anteriore. Fecero due altri anelli d’oro e li collocarono alle due estremità del pettorale sull’orlo che era dalla parte dell’efod, verso l’interno. Fecero due altri anelli d’oro e li posero sulle due spalline dell’efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell’efod. Poi legarono il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell’efod mediante un cordone di porpora viola, perché stesse al di sopra della cintura dell’efod e perché il pettorale non si distaccasse dall’efod, come il Signore aveva ordinato a Mosè. (Esodo 39, 8-21)

    Ruben, il rubino, incarna la creatività materiale; Simeone, il topazio, il sapere e l’insegnamento; Levi, lo smeraldo, il sacerdozio e il servizio del Tabernacolo; Giuda, lo zaffiro, detiene il potere spirituale e temporale; Zabulon, lo smeraldo chiaro, regna sul commercio e le relazioni internazionali; Issacar, il carbuncolo, possiede il sapere scientifico; Dan, ilgiacinto, è la tribù dei Giudici e della scienza giuridica; Gad, l’agata, detiene la forza della guerra e dell’agricoltura; Aser, il berillio, è incaricato di tutte le attività di trasformazione; Neftali, l’ametista, assicura la comunicazione fra i polpoli; Giuseppe, l’onice, è responsabile della realizzazione storica d’Israele; Beniamino, il diaspro, assicura la difesa del popolo.

  • L’arca

    La pianta della sinagoga di Hadassah, con le dodici vetrate disposte a tre a tre, lungo le quattro pareti, riproduce perfettamente la forma e il simbolismo dell’Arca Santa minuziosamente descritta nella Bibbia.

    Anche l’orientamento delle pareti, rivolte verso i punti cardinali, rispetta la tradizione della Bibbia.

    Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare l’arca con esse. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.

    Farai il coperchio, o propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fà un cherubino ad una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò.

    Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti.

  • (Esodo 25, 10-22)

  • Mark Sagal è più noto in Occidente sotto la grafia francese Marc Chagall.

    E’ una delle figure più originali della pittura contemporanea, soprattutto per la patetica poeticità dei suoi temi, spesso ispirati alla tormentata vita degli Ebrei russi. La sua vena insieme popolaresca e raffinata, ingenua e ironica, sa valersi di tutti i mezzi formali elaborati dalle moderne correnti figurative: sia nell’accordo audacissimo del colore, sia nella scomposizione della forma, sia nella struttura d’insieme del quadro. Opere di Chagall sono nelle principali gallerie d’Europa e d’America.

  • Biografia

  • 1887: Il 7 luglio nasce a Vitebsk, in Russia, da una famiglia di lavoratori ebrei.

    1907: Studia pittura a Vitebsk, con Pen.

    1907-1910: Studia pittura a Pietroburgo.

    1910: Primo arrivo a Parigi nell’ambiente dei pittori e dei poeti contemporanei.

    1912: Scopre i fauves, i cubisti ed è sfiorato dal futurismo. Espone per la prima volta agli Indépendants.

    1914: Prima mostra personale a Berlino, dove si stabilisce per un certo periodo. All’inizio della guerra ritorna a Vitebsk dove l’anno dopo sposa Bella Rosenfeld.

    1918: Commissario per le Belle Arti a Vitebsk e nell’anno succesivo Direttore.

    1920: Dà le dimissioni dell’Accademia e va a Mosca dove esegue scenari teatrali e dipinti parietali per il Teatro Ebreo.

    1922: Scrive La mia vita e torna a Berlino perché la vita in patria gli è resa impossibile.

    1923: In Francia conosce l’editore Vollard, per il quale illustra varie pubblicazioni.

    1924: Illustra Le anime morte di Gogol, che saranno pubblicate solo nel 1948.

    1926: Sempre su incarico di Vollard inizia le acqueforti per le favole di La Fontaine, che saranno pubblicate nel 1952.

    1931: Inizia le acqueforti per la Bibbia, che saranno poi pubblicate nel ‘56, andando in Palestina, per trarre ispirazione.

    1939: Riceve il premio Carnegie.

    1940: Muore Vollard. Conosce Téríade.

    1941: Per le discriminazioni razziali, lascia la Francia per gli Stati Uniti che lo hanno invitato a stabilirsi oltreoceano, al sicuro.

    1942: Scene e costumi per il balletto Aleko.

    1945: Muore Bella. Interrompe per nove mesi la sua attività, pubblica solo gli scritti di Bella dal titolo Luci accese.

    1946: Riprende l’attività ideando le scene e i costumi per L’Uccello di fuoco di Stravinskij. Mostra antologica al Museum of Modern Art di New York.

    1947: Mostra al Musée d’Art Moderne di Parigi. Prime litografie a colori.

    1948: Ritorno trionfale a Parigi. Riprende contatti con Tériade, che sarà d’ora in poi il suo editore.

    1950: Si stabilisce a Vence, nella Provenza. Primapittura e scultura in ceramica.

    1951: Prime sculture in pietra.

    1952: Sposa Valentine (Vava) Brodsky.

    1957: Esegue i primi mosaici.

    1958: Fa scene e costumi per il balletto Dafni e Cloe per I’Opéra di Parigi.

    1960: Esegue le vetrate per la cattedrale gotica di Metz.

    1961: Esegue le vetrate per la sinagoga di Hadassah.

    1963: Dà i cartoni e segue la manifattura per i primi arazzi, che decorano la sala del Parlamento d’Israele, a Tel Aviv.

    1964: Su invito di Malraux dipinge i pannelli della volta dell’Opéra di Parigi.

    1966: Esegue due pannelli per il Lincoln Center di New York. Si trasferisce a Saínt Paul de Vence. Decorazioni parietali per il Parlamento di Gerusalemme.

    1967: Idea scene e costumi per Il Flauto magico. Tiene un’esposizione al Louvre.

    1969-70: Mostra antologica al Petit Palais di Parigi con tutta l’attività di Chagall.

    1973: Si inaugura a Nizza il Museo Nazio-nale "Message Biblique Marc Chagall".

    1977: Mostra al Luovre, passata l’anno seguente a Palazzo Pitti a Firenze.

    1985: Muore a Saint-Paul de Vence il 28 marzo.

  • Libretto a cura di Marsilio Parolini