Icona di Imerio

L’icona (dal greco eikon=immagine) esprime la religiosità dell’Oriente Cristiano, in particolare del popolo russo, che assunse la tecnica iconografica da Bisanzio.

Nei secoli VIV e XV, epoca in cui la Russia visse uno dei periodi più travagliati della propria storia, l’arte iconografica russa raggiunse il massimo splendore.

I pittori di icone anticamente erano monaci che prima di iniziare un’icona stavano a digiuno per alcuni giorni, si lavavano e indossavano abiti puliti, per essere puri fuori e dentro di loro.

Mentre dipingevano cantavano inni sacri cosi’ che la loro mente non fosse distratta da pensieri terreni.

Nell’icona, l’iconografo non cerca un suo concetto di bellezza, ma la verità che discende nell’icona e si riveste delle sue forme.

L’arte dell’icona nasce nella Chiesa e per la Chiesa, è una creatività che si alimenta nell'obbedienza ai canoni da essa fissati, come via alla rivelazione del volto di Cristo di cui tutta la realtà consiste. Per questo, tecniche e procedimenti restano intatti nei secoli, tramandandosi di venerazione in generazione.

Il soggetto di quest’icona "E riza tou Jessai" = La radice di Jesse)

Per le Scritture i sogni sono un simbolo del mistero divino e in questa icona diversi personaggi hanno sognato e profetizzato: pensiamo alla scala celeste sognata da Giacobbe (Genesi 28), ai famosi sogni interpretati da Giuseppe l'Egiziano" e ai vari sogni evangelici che costellano le notti di Giuseppe, padre legale del neonato Gesù (Matteo 1-2). Pensiamo, poi, alle potenti cinque visioni finali del libro di Amos, il profeta contadino, a quelle barocche di Ezechiele, alle otto visioni surreali di Zaccaria, a quelle complesse e apocalittiche di Daniele, pensiamo anche alla significativa definizione di "veggente" attribuita ai primi profeti d'Israele come Samuele, Elia ed Eliseo. Tutto l'Antico oriente era "incantato" dai sogni, al punto tale che in un papiro egiziano leggiamo che "Dio ha creato le medicine per guarire le malattie, il vino per guarire la tristezza e ha creato i sogni per guidare chi è cieco nel cammino della vita".

La Bibbia con il sogno delinea un'interpretazione simbolica e teologica e il soggetto di quest'icona nasce appunto da una profezia.

Troviamo il testo della profezia di Isaia sulla futura incarnazione divina: "Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore" (Isaia 11,1-2)

Isaia Figlio di Amots e padre di Sear-Iasub e Maher-Shalal-Hash-Baz, era un profeta che profetizzò in Giuda (1) dal 740 al 700 a.C e che scrisse un libro della Bibbia (Is 1:1; 7:3; 8:3; 2Re 19:2-20:19; 2Cr 26:22; 32:20, 32). A Gesù fu dato il libro di Isaia quando predicò nella sinagoga (Lu 4:17). Isaia è anche nominato molte volte del NT (quando è citato) (Mt 3:3; 4:14; 8:17; 12:17; 13:14; 15:7; Mar 1:2; 7:6; Lu 3:4; Gv 1:23; 12:38-41; At 8:28-30; 28:25; Rom 9:27-29; 10:16, 20; 15:12).

Il soggetto di questa icona è L'albero di Jesse (o la radice di Jesse).La vite o l'albero di Jesse è il simbolo dell'albero della vita perché in effetti questo albero non è che l'albero genealogico di Jesse.

In alto c’è scritto in Greco "la radice di Jesse", cioè Teotoco

Tutti i personaggi fra le viti, sono profeti, re e patriarchi che in un modo o nell’altro hanno profetizzato o raffigurato Teotoco.

Questo albero è simbolo della vita stessa: dall’albero genealogico di Jesse spunteranno Davide, il grande re d’Israele e secoli dopo, il Cristo (della stirpe di Davide" che è la Vita per eccellenza.

L’albero della vita, del resto è un simbolo antichissimo e presente in moltissime civiltà e religioni (India, Assiria, Babilonia, Egitto ecc, che l’Ebraismo e il Cristianesimo assumono: è un simbolo veramente universale) In perticolare l’albero di Jesse (in alto nelle Icona c’è la scritta greca E riza tou Jessai =La radice di Jesse)

Rif. Isaia 11,1 Si racconta nella bibbia che Jesse cade addormentato e sogna che dalla sua bocca spunta una radice, che diventa albero: uno degli alberi sarà il Messia atteso. Il fatto che al centro dell’icona ci sia Maria, che quindi diventa la vera protagonista della composizione deriva probabilmente dalla devozione particolarissima e fortissima della chiesa che l’ha prodotto verso Maria.

Al centro dell’icona

Maria

Maria, la madre di Gesù nel terzo concilio ecumenico di Efeso (431), è proclamata Theotòkos (Madre di Dio), perché il Frutto del suo grembo è veramente Dio. Maria nell’arte iconografica, è sempre stata rappresentata con il suo figlio Gesù, per attestare la fedeltà di Dio, che secondo le sue promesse, fa germogliare da Jesse il Messia, e la vera umanità del Figlio di dio fattosi Uomo.

Il capo coperto di Maria indica la sua docilità alla volontà del Padre, la sua vita che è stata tutta adorazione del mistero di Dio: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38).

La sottomissione della nostra volontà alla volontà del Padre, fino a fare esistere una sola volontà, la sua, è il compimento della salvezza.

Altra interpretazione è "Maria come Roveto ardente, Vergine intatta che ha concepito senza bruciare".

Maria è per noi modello vivente di tale docilità. La sua grande mano, tanto evidente al centro dell’icona sostiene Gesù, la fonte della vita, "l’unico mediatore fra Dio e gli uomini (1 Tm 2,5).

Nella varietà dei tipi canonici, l’icona della Madre di Dio, viene sempre rappresentata con elementi caratteristici:

i colori della veste e del manto sono l’inverso dei colori di Cristo. Infatti Maria, discendente di Adamo, ha sempre la veste azzurra, colore della creazione, ma è anche ammantata di porpora, colore della divinità e della regalità, perché è stata scelta da Dio come Madre del re del mondo.

Le tre stelle, sul capo e sulle spalle (quella di destra è coperta dal bambino), sono un antico simbolo Siriaco di verginità (veniva ricamato sul velo nuziale delle principesse), che sta a significare la verginità perfetta di Maria: prima, durante e dopo il parto. La verginità di Maria non è soltanto integrità fisica, ma anche integrità spirituale, espressione della sua completa ed esclusiva donazione a Dio. Perciò Maria è la Panaghia, la tutta santa, "Ave, o piena di grazia, il Signore è con te!" (Lc. 1,28) Gesù nascendo da Maria, l’ha resa madre, però Gesù è anche Figlio di Dio e poté lasciare integra la carne di colei che gli diede carne. E lo fece.

La Madre di Dio in trono raffigura la vergine frontalmente, con lo sguardo rivolto ai fedeli, e il bambino in grembo.

Questa solenne rappresentazione della vergine si rifà alla tipologia dell'Orante della "Madre di Dio del Segno" diventa manifestazione del Dio presente ed incarnato nell’umanità (la Madre di Dio che ne e' il trono, figura della Chiesa), e assume una particolare intensità simbolica e teologica.

Maria lo sorregge e con la mano lo indica come "Via, verità e vita".

Il Bambino

Il Bambino seduto in grembo alla madre ha fattezze di un adulto (simbolo della sua divina sapienza e del suo destino di passione e morte già compiuto) tiene in una mano il rotolo della legge e con l'altra impartisce la benedizione.

Lo sfondo (generalmente dorato) rappresenta la luce increata di Dio in cui Cristo-Uomo e' immerso, e il nimbo anch'esso d'oro , e' il simbolo della luce divina irradiata da Cristo-Dio.

Nel nimbo circolare e' inscritta una croce nei cui bracci si leggono tre lettere greche ( o, w, v ) che significano "Colui che e' ", il nome sacro di Dio.

Maria e il bambino sono su una vite, la vite, e l'immagine della vigna, indicano la Chiesa per la quale e' morto Cristo e la Chiesa è la vera vigna di Dio che non sarà distrutta o abbandonata.

Dodici…., dodici è il segno del popolo di Dio..

12 i figli di Giacobbe

12 i frutti dell'albero della vita

12 sono le tribù' d'Israele

12 i profeti minori

12 i giudici e le loro vittorie

12 gli apostoli

Dodici sono i personaggi raffigurati in quest'icona sulla vite..

L’icona essendo un albero genealogico si legge dall’alto verso il basso:

Geremia, di origine sacerdotale, profeta involontario, visse e predico’ nel regno di Giuda, La vetta del suo libro è la profezia

Cap. 31, 31:

"Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, un’alleanza che essi hanno violato, benché io fosso loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscere il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".

Figlio di Chilchia, un sacerdote di Anatot, che era anche un profeta del periodo prima e dopo la distruzione di Gerusalemme (all'incirca il 620-580 a.C.); scrisse uno dei libri della Bibbia (Ger 1:1). Compose un lamento per Giosia (3), e scrisse anche di suo figlio Ioacaz (10)(=Sallum nel libro di Geremia) (2Cr 35:25; Ger 22:10-19). Parlò sia contro Eliachim (3) (Ger 22:13-19; 26:20-23) (che lo perseguitò (Ger 11:18-23; 15:15-18; 20:2)) che contro Sedechia (5) e i suoi piani (2Cr 36:12; Ger 21:1-10; 27:1-28:17; 37:1-10). Fu arrestato per tradimento e messo in prigione (Ger 37:11-38:28). Profetizzò sia la distruzione di Gerusalemme che il ritorno dall'esilio (2Cr 36:21-22; Esd 1:1; Dan 9:2; Ger 7:1-15; 18:1-19:13; 32:1-15; 32:36-33:26). Fu trattato bene da Nabucodonosor, e poi fu condotto in Egitto contro la sua volontà (Ger 40:1-6; 42:1-43:7). Alcuni pensavano che Gesù fosse Geremia (Mt 16:14). Profetizzò anche della strage dei bambini e di Giuda Iscariota (1) (Mt 2:17; 27:9).

Giacobbe con la scala che aveva sognato (è l’Immagine di Teotoco che diventò la scala per via di cui Dio discese dal cielo e noi ci saliamo) Genesi 28,12-15

Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il >Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e le tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò ovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto:" Allora Giacobbe si svegliò dal sonno .."

Figlio di Isacco e Rebecca, gemello di Esaù. Era un uomo tranquillo che se ne stava nella tende, e era amato da sua madre (Gen 25:26-28; Gios 24:4; 1Cr 1:34; Abd 10; Mal 1:2; Mt 1:2; Lu 3:34; At 7:8; Rom 9:13). Suo fratello gli vendette la primogenitura per una minestra (Gen 25:29-34). Poi con l'aiuto di sua madre ingannò suo fratello e suo padre per ottenere anche la benedizione (Gen 27; Eb 11:20). Fuggì in Mesopotamia, nella casa del suo parente Labano (Gen 28:1-7, 10). Lavorò per Labano per 14 anni per avere le sue due figlie, Lea e Rachele, come mogli (Gen 29:15-30; Os 12:13). Lea gli partorì Ruben, Simeone (1), Levi (1), Giuda (1). Bila, la serva di Rachele, gli partorì Dan (1) e Neftali. Zilpa, la serva di Lea, gli partorì Gad (1) e Ascer. Poi Lea partorì ancora Issacar (1), Zabulon e Dina, e infine Rachele gli partorì Giuseppe (1) (Gen 29:31-30:24; 46:8-25; 1Cr 2:1-2; Mt 1:2; Lu 3:33; At 7:8). Poi Giacobbe ritornò in Canaan (2) (Gen 30:24-33:20). Dio apparve a Giacobbe a Peniel e a Betel (1), riaffermandogli le promesse che furono per suo nonno Abraamo, e cambiando il suo nome in Israele (Gen 32:25-33; 35:9-15; 1Re 18:31; 2Re 17:34). Rachele poi gli partorì il suo ultimo figlio, Beniamino (1), e morì durante il parto (Gen 35:16-20). Molti anni più tardi, mandò i suoi figli in Egitto per trovare del grano, e ritrovando suo figlio Giuseppe, ci andò (Gen 42:1-4; 45:25-46:7; At 7:11-15). Morì in Egitto all'età di 147 anni dopo aver benedetto i suoi figli (Gen 47:28-49:33; Eb 11:21).

"La casa di Giacobbe", "i figli d'Israele" e frasi simili sono poi usate spesso per descrivere i suoi discendenti (Eso 19:3; Ne 23:7, 10, 21, 23; De 32:9; 33:4, 10; 2Sam 23:1; 1Cr 16:13, 17; Sal 14:7; 22:23; 44:4; 53:6; 59:13; 77:15; 78:5, 21, 71; 85:1; 105:6, 10; 114:1; 147:19; Is 2:5-6; 8:17; 10:20-21; 27:6, 9; 42:24; 44:1-5; Ger 2:4; 31:7; 46:27-28; Ez 20:5; 39:25; Am 3:13; Abd 17-18; Mi 3:1; Mal 2:12; 3:6; Lu 1:33; Rom 11:27).

La frase "il Dio d'Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe" è usata spesso per descrivere il Dio della Bibbia, che si scelse il popolo di Israele del quale questi tre uomini sono gli antenati e ai quali fece delle promesse (Eso 2:24; 3:6, 15-16; 4:5; 6:3, 8; 33:1; Le 26:42; Nu 32:11; De 1:8; 6:10; 9:5, 27; 29:12; 30:20; 34:4; 2Re 13:23; Ger 33:26; Mt 8:11; 22:32; Mar 12:26; Lu 13:28; 20:37; At 3:13; 7:32; Eb 11:9).

Il nuovo nome dato a Giacobbe (Israele) da Dio, che significa 'colui che lotta con Dio' (Gen 32:28-29; 35:10; Os 12:3-5). Da questo punto in avanti, il nome viene usato come sinonimo di Giacobbe (Gen 35:21-22; 46:2). I suoi discendenti sono "i figli d'Israele", e così (come succede spesso nella Bibbia) Israele diventa anche il termine usato per tutti i suoi discendenti - vedi qui sotto:

Israele è il popolo di Israele, tutti quelli che sono discendenti di Giacobbe = Israele. Giacobbe stesso fu la prima persona a usare questo termine (Gen 48:20), anche se viene anche usato prima dagli scrittori biblici. Dal libro di Esodo in poi, è il termine tipico per il popolo (nelle forme 'Israele', o 'figli d'Israele', '(dodici) tribù d'Israele', 'Israeliti', eccetera), e infatti il primo ad usare la parola Israele fuori della Bibbia è un documento egiziano di questo periodo (all'incirca il 1230 a.C.). Ha anche il nome poetico Iesurun (De 32:15; 33:5, 26; Is 44:2).

Malachia il nome significa "messaggero di Dio". Nel Libro di Malachia l’autore è particolarmente preoccupato dei peccati dei sacerdoti e della violazione della legge del culto. Il culto esercitato con vero spirito è il culmine della religione e l’era messianica della nuova alleanza e della definitiva salvezza sarà caratterizzata dall’offerta di un sacrificio unico e perfetto (1,11). Questa profezie, insieme con l’annunzio del precursore del Messia (3,1.23-24) , rappresenta il contributo originale del libro alla rivelazione dell’Antico testamento.

Aronne , il sacerdote con il bastone fiorito e con abiti sacerdotali (Esodo 28), il turbante con sul davanti la lamina d’oro, il sacro diadema come il Signore aveva ordinato a Mosè (Levitico 8)

Il fratello maggiore di Mosè e di Maria (8). Era il figlio di Amram e Iochebed, ed ebbe da sua moglie Eliseba quattro figli, Nadab, Abiu, Eleazar e Itamar (Eso 4:14; 6:20, 23; 7:7; 15:20; 28:1; Nu 3:2; 26:59-60; 1Cr 6:3, 50; 23:13; 24:1). Era il portavoce e il profeta di Mosè davanti al faraone per far uscire gli Israeliti dall'Egitto (Eso 4:14, 27-30; 7:1-2, 9, 19; 8:5, 16).Era il primo sommo sacerdote d'Israele, e tutti gli altri sommi sacerdoti dovevano essere i suoi discendenti; così 'i figli d'Aronne' è spesso un termine usato per i sacerdoti (Eso 27:1; 28:1, 41; 30:30; Nu 3:3; 16:40; 1Cr 23:13; Eb 5:1-4; 7:11). Fece l'idolo del vitello di metallo fuso (Eso 32:1-6, 21-25, 35; De 9:20; At 7:40), ma di solito stava con Mosè nel seguire Dio ammonendo il popolo d'Israele. Non poté entrare nel paese di Canaan (2), e morì sul monte Or, perché si ribellò a Meriba (Nu 20; 33:38-39; De 10:6).

Sofonia profeta, nel suo libro al capitolo 3,9-20 si denota una gioiosa apertura messiania e universalistica che è nella linea di Isaia e che attenua la violenza del messaggio di Sofonia, a volte espresso in chiave apocalittica.

Non temere Sion,

non lasciarti cadere le braccia!

Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente.

Esulterà di gioia per te,

ti rinnoverà con il suo amore,

si rallegrerà per te con grida di gioia,

come nei giorni di festa."

 

Mosè colui che porta alla terra promessa, Israele diventa popolo testimone del Dio unico, la sua salvezza attraverso il Mar rosso prefigura il battesimo che introduce nel regno di Dio, l'alleanza del Sinai prelude di lontano alla nuova alleanza dell'umanità nel sangue di cristo. I misteri supremi della vita di Gesù si compirono nella cornice della Pasqua, e il Decalogo da Dio dato a Mosè perfezionato da Cristo resta valido peri credenti in lui. Dio si manifesta a Mosè dicendo "io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" Es.3,5 e dicendo anche: "Su esci di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento a d Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: Alla tua discendenza la darò." Es.33,1

Un Levita, figlio di Amram e Iochebed; fratello di Aaronne e Maria (8). Visse 120 anni (Eso 6:16, 18, 20; De 34:7; 1Cr 6:3; 23:13-15). È descritto come un uomo molto umile, bello agli occhi di Dio, fedele, l'unico con cui Dio trattò faccia e faccia (Nu 12:3; De 34:10; At 7:20; Eb 3:2-5). Fu un profeta e sacerdote (De 18:18; Sal 99:6; At 3:22; 7:37). Sopravvisse all'editto per cui i figli degli Israeliti dovevano essere uccisi, e fu adottato dalla figlia del faraone (Eso 2:1-10; At 7:20-22; Eb 11:23). Dall'Egitto fuggì in Madian quando uccise un Egiziano, dove sposò Sefora ed ebbe due figli, Ghersom e Eliezer (2) (Eso 2:11-22; 18:2-6; At 7:23-29; Eb 11:24-27). Presso il roveto ardente fu chiamato da Dio a liberare Israele dalla schiavitù d'Egitto (Eso 3; At 7:30-34). Quando Mosè ritornò in Egitto, Dio mandò dieci piaghe prima che il faraone lasciasse partire gli Israeliti (Eso 7-12; Gios 24:5; 1Sam 12:8; Sal 105:26-38; Mi 6:4; At 7:35-36; Eb 3:16; 11:28), e Mosè guidò la nazione attraverso il mar Rosso (Eso 14; Sal 77:19-20; Is 63:11-12; At 7:36). Salì sul monte Sinai, e ricevette i dieci comandamenti e il nuovo patto da Dio (Eso 19-20; Gios 8:32-35; 1Re 8:9; 2Re 21:8; 1Cr 22:13; 2Cr 33:8; 34:14; Ne 1:7; Mal 4:4; Gv 7:19-23; At 7:38; Eb 11:29). Per 40 anni Mosè guidò Israele mentre girava nel deserto e si ribellava contro Dio (Nu 14; Sal 106; At 7:36, 39-44). Mosè però rimase fedele, con un'eccezione, per cui non poté condurre Israele in Canaan (2) (Nu 20:1-13; De 3:24-27) e morì sul monte Nebo quando Israele stava per attraverso il fiume Giordano (De 34). In seguito, il nome di Mosè fu sempre associato con il VT e soprattutto con la legge (Gios 8:31; 23:6; 1Re 2:3; 2Re 14:6; 23:25; 2Cr 23:18; Esd 3:2; 7:6; Ne 8:1; Dan 9:11-13; Mar 12:26; Lu 2:22; 16:29-31; 24:27, 44; Gv 1:17, 45; 5:45-46; At 13:39; 15:1, 5, 21; 21:21; 26:22; 28:23; 1Cor 9:9; 2Cor 3:15; Eb 10:28). Apparve con Elia (1) alla trasfigurazione di Gesù (Mt 17:3-4). Scrisse un salmo (Sal 90).

Un Levita è in generale un discendente di Levi (Eso 6:16-25). Ma siccome avevano il compito di assistere nel tabernacolo e più tardi nel tempio, e appartenevano in modo particolare a Dio, la parola ha spesso il significato di qualcuno che lavora nel tempio (Nu 1:47-54; 3:5-13, 41; 8:11-26; 18:23; De 10:8; 1Cr 6:48; Eb 7:5-11) ma non sono sacerdoti, perché solo i discendenti di Aaronne potevano essere sacerdoti (1Cr 15:4, 11, 14; 23:2; 23:13; 2Cr 23:9; 29:34; Gv 1:19). I Leviti si mostrarono fedeli a Dio dopo il vitello d'oro e aiutarono nella costruzione del tabernacolo (Eso 32:25-29; 38:21). Non ricevettero una parte della terra promessa quando fu divisa fra le tribù, e avevano invece alcune città in mezzo ad ogni tribù (Le 25:32-34; Nu 35:1-8; De 10:9; Gios 13:14: 21:1-42). Lo scrittore dei libri di 1Cronache e 2Cronache parla molto dei Leviti; non sono quasi mai menzionati nel libri di 1Samuele, 2Samuele, 1Re e 2Re benché trattino della stessa storia. Alcuni Leviti nel NT erano Zaccaria (34) e Barnaba (Lu 1:5; At 4:36).

 

Giuda Il quarto figlio di Giacobbe (1) e Lea (Gen 29:35; 35:23; Eso 1:2; 1Cr 2:1; Mt 1:2; Lu 3:33-34). Sembra che si comportasse spesso come il capo dei suoi fratelli (Gen 37:26; 43:3, 8; 44:14-18; 46:28; 1Cr 5:2). Si sposò con Sua, dalla quale ebbe tre figli: Er (1), Onan e Sela (2). Da sua nuora Tamar (1) ebbe i gemelli Perez (1) e Zerac (4), ed ebbe anche i figli Carmi, Cur e Sobal (Chesron (2) era suo nipote) (Gen 38; 46:12; Nu 26:19-20; 1Cr 2:3-4; 4:1; Mt 1:3; Lu 3:33). Secondo l'adempimento della benedizione di Giacobbe, fu l'antenato di Davide e di Gesù il Cristo - siccome Ruben profanò il letto di suo padre, e Simeone (1) e Levi (1) furono maledetti da suo padre, Giuda (il quarto figlio) ebbe la prevalenza tra i suoi fratelli (Gen 49:8-10; 1Sam 17:12; 1Cr 5:2; 28:4; Is 65:9; Eb 7:14; Ap 5:5). I suoi discendenti sono la tribù di Giuda nel popolo di Israele, che ricevette la parte meridionale dalla spartizione del paese (Gios 15). Dopo la morte del re Salomone, il regno di Israele si divise in due parti: le tribù di Giuda, Beniamino (1) e Simeone (1) a sud, e le altre tribù a nord. Siccome nel regno meridionale le altre due tribù erano molto più piccole della tribù di Giuda, questo regno viene chiamato il regno di Giuda; i re furono sempre i discendenti di Davide (1Re 12:17, 20). Il regno fu distrutto dalla Babilonia nel 587 a.C.; i Giudei [Giudeo voleva dire un discendente di Giuda] tornarono 50 anni dopo (2Re 22:16; 23:37; 24:20-25:21; Esd 1:2-5; Ger 20:4-5). Ci sono anche due altri riferimenti alla tribù nel NT (Eb 8:8; Ap 7:5).

Abacuc profeta, nel suo libro la risposta che dà all’angoscioso problema del male, in concreto, della prosperità dei cattivi, è come un presentimento della fede che salva, della fiducia nel suo Signore.

Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore.

Il Signore Dio è la mia forza, egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle alture mi fa camminare"

Daniele profeta, capace di interpretare i sogni del re, in virtù di un dono di Dio. Nel Libro di Daniele Gesù si approprierà il misterioso titolo di "Figlio dell’uomo", usato per la prima volta da Daniele per il Messia. (Daniele 7,13)

Un ragazzo di stirpe reale o di famiglia nobile, senza difetti fisici, di bell'aspetto, dotato di ogni saggezza, che fu condotto dal re di Babilonia per essere istruito prima di passare al servizio del re (Dan 1:1-6). Anche in Ezechiele è noto come un uomo giusto, simile a Noè e Giobbe, e saggio (Ez 14:14, 20; 28:3). Ma Daniele decise di non seguire la vita dei Babilonesi, ed invece seguì le norme di Israele, e in realtà istruì i Babilonesi più che loro istruirono lui (Dan 1:8-21). Gli fu dato il nome babilonese Baltazzar (Da 1:7; 4:8). È conosciuto soprattutto per alcuni racconti nel libro di Daniele: il sogno di Nabucodonosor della statura, dopodiché Daniele aveva il comando di tutta la provincia di Babilonia ed era capo supremo di tutti i saggi di Babilonia (Dan 2); il sogno di Nabucodonosor dell'albero (Dan 4:8-19); il banchetto di Baldassar (Dan 5:10-29); e la fossa dei leoni (Dan 6). La seconda metà del libro contiene le visioni di Daniele (Dan 7-12), a cui Gesù fece riferimento (Mt 24:15).

 

Eliseo, profeta, colui che divenne famoso come profeta del Signore, Uomo di Dio, perché il Signore gli aveva concesso il potere di operare miracoli e guarigioni. Il profeta è uno che si è lasciato afferrare e sedurre per parlare non più a nome proprio ma a nome di Dio. Ma è anche un uomo come gli altri e il cammino appare sempre lungo. La sua via straordinaria incrocia destini ordinari. Cosa succede quando il profeta e la quotidianità si incontrano? La realtà fiorisce al contatto di uno di questi uomini che nella parola e nella vita portano Dio. Si tratta di una fioritura umile, di piccoli fiori, poiché siamo nel giardino del quotidiano e dell'ordinario, la grazia e perfino il miracolo manifesti non nel fuoco non nel tuono ma nella brezza. Gli incontri di Eliseo, i fioretti (racconti biblici dei profeti Elia e Eliseo) sono molto vicini al clima evangelico delle beatitudini, alle scene evangeliche in cui le cose semplici e primarie dell'esistenza vengono elevate a valore di segni e parlano della venuta del Regno.

1 re 19.19 e 2 Re 2.19

Figlio da Safat da Abel-Meola, fu unto da Elia (1) ad essere profeta d'Israele (1Re 19:16-21). Vide il rapimento di Elia in cielo e ricevette il suo spirito (2Re 2:1-18); sanò l'acqua di Gerico (2Re 2:19-22); maledì dei ragazzi (2Re 2:23-25); profetizzò davanti ai re Ioram (4) e Giosafat (3) (2Re 3:11-19); creò dell'olio per una vedova (2Re 4:1-7); risuscitò il figlio della donna di Sunem (2Re 4:8-37; 8:1-6); risanò una minestra (2Re 4:38-41); moltiplicò del pane (2Re 4:42-44); guarì Naaman (4) di Siria, che era lebbroso (2Re 5; Lu 4:27); trovò una scure (2Re 6:1-7); salvò il regno d'Israele dalla Siria alcune volte (2Re 6:8-7:20); predisse il regno di Azael sulla Siria (2Re 8:7-15); unse Ieu re d'Israele (2Re 9:1-3); e morì con una profezia della vittoria d'Israele sulla Siria (2Re 13:14-19). Anche morto fece dei miracoli (2Re 13:20-21).

 

Davide, re, il più grande poeta religioso d’Israele, la maggior parte dei Salmi appartiene a lui. (I Salmi si proiettano sull’intera storia della salvezza, che si compie in Cristo, ed esprimono i sentimenti dell’uomo al cospetto di Dio con sincerità e verità ineguagliabili. Per questo motivo la Chiesa ha scelto il Salterio come fondamento della sua preghiera ufficiale, meditandolo alla luce del mistero totale di Cristo, che dei Salmi si servì spesso e che è la meta della fede dei Salmisti.)

Salmo 85 La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.

Il secondo re d'Israele (1011-971 a.C.); un uomo secondo il cuore di Dio (1Sam 13:14; At 13:22; Eb 11:32). Figlio d'Isai, di Betlemme (1). Ebbe molte moglie e concubine e alcuni dei suoi figli erano Amnon, Daniel, Absalom, Adonia, Sefatia, Itream, Samma, Sobab, Natan (2), Salomone, Ibar, Elisama, Elifelet, Noga, Elisua, Nefeg, Iafia, Elisama, Eliada, Elifelet e Tamar (2) (Ru 4:17, 22; 1Sam 5:13-15; 2Sam 13:1; 1Re 1:5-6; 1Cr 2:13-15; 3:1-9; 14:3-6; Mt 1:6; Lu 3:31-32). Era un pastore quando fu unto da Samuele e investito dallo Spirito di Dio (1Sam 16:1-13; Sal 78:70-72; 89). Diventò famoso quando uccise Goliat e salvò Israele (1Sam 17:12-58). Ma il re Saul (3) era geloso di lui e cercò di ucciderlo, e Davide fuggì (1Sam 19; Mt 12:3). Dopo la morte di Saul, quando aveva 30 anni, Davide diventò re della tribù di Giuda (1) e sette anni più tardi di tutto Israele, facendo di Gerusalemme la sua capitale (per cui è spesso chiamata 'la città di Davide'). Regnò in tutto per 40 anni (2Sam 2:1-7; 5:1-10; 1Re 2:10-11). Portò l'arca a Gerusalemme, ma Dio non gli permise di costruire il tempio. Gli promise invece di costruire una casa e un regno che sarebbero rimasti saldi per sempre, una promessa adempiuta in Cristo (2Sam 6-7; 1Re 34-39; Sal 132:10-11; Is 9:6; 16:5; Ger 23:5; 33:15-26; Ez 34:23-24; Mt 1:1; 9:27; 12:23; 15:22; 20:30-31; 21:9, 15; 22:42-45; Lu 1:32, 69; Gv 7:42; At 13:34; Rom 1:3; 2Tim 2:8; Ap 3:7; 5:5; 22:15). La Bibbia racconta due dei suoi peccati: uccise Uria (1) per avere sua moglie Bat-Seba (2Sam 11-12; 1Re 15:5), e fece il censimento d'Israele (2Sam 24). Subì le ribellioni di suo figlio Absalom e di Seba (2Sam 15-18; 20). Scrisse anche tantissimi salmi - quasi una metà (73) del libro infatti (Sal 3:1; 4:1; 5:1; 6:1; 72:20)

Salomone il re magnifico, Re Giudice. La fedeltà di Dio è regalità/continuità della dinastia davidica nella storia e nel popolo d'Israele."Io stabilirò per sempre il trono regale su Israele, come ho promesso a Davide tuo padre dicendo: Non ti mancherà mai uno che segga sul trono d'Israele". 1 Re 9,5. Per il popolo dell'alleanza il re è simbolo vivente della fede in Dio "Tu edificherai questa casa" 1 Re 6,12-13 e la promessa di Dio "Ho esaudito la preghiera …" 1 Re 9,3

Il figlio di Davide e Bat-Seba e il terzo re d'Israele (971-931 a.C.); chiamato una volta Iedidia (='diletto del SIGNORE') (2Sam 12:24-25; 1Re 1:11-40; 2:12; Mt 1:6). Fu il primo re di una dinastia; prima i re furono scelti da Dio che diede loro il suo spirito. Ma Dio apparve a Salomone a Gabaon, e gli diede un "cuore intelligente" (1Re 3:4-15). Così Salomone diventò famoso per la sua saggezza (1Re 4:29-34; 10:1, 23-24; Mt 12:42). Sotto Salomone il regno d'Israele era in pace e molto ricco (1Re 4:21, 25; 10:14-29; Mt 6:9). Salomone costruì il primo tempio a Gerusalemme, ed anche un palazzo per sé stesso (1Re 6-7; 1Cr 22:6-10; At 7:47). Però, Salomone amava molte donne straniere (ed ebbe 700 mogli e 300 concubine), e come conseguenza cominciò a seguire anche gli dèi delle altre nazioni. Per questo Dio promise di togliere il regno da suo figlio (1Re 11:1-13; 2Re 23:13; Ne 13:26). Così dopo la morte di Salomone, suo figlio Roboamo regnò sulle tribù di Giuda (1) e di Beniamino (1), e Geroboamo (1) regnò sulle altre tribù (1Re 12:1-24; Mt 1:7). Aveva almeno due figlie, Tafat e Basmat (1Re 4:11, 15). Dei suoi molti scritti (1Re 5:12), ci sono nella Bibbia due salmi (Sal 72; 127), la maggior parte del libro di Proverbi (Pr 1:1; 10:1; 25:1); e i libri di Cantico dei Cantici e di Ecclesiaste (CC 1:1; Ec 1:1).

C'erano dei figli dei servitori di Salomone fra quelli che sono ritornati a Gerusalemme dopo l'esilio (Esd 2:55, 58; Ne 7:57, 60; 11:3).

Il portico (detto) di Salomone (Gv 10:23; At 3:11; 5:12) era la parte orientale del tempio. Era qui che gli scribi insegnavano e i mercanti vendevano.

Seduti Iesse , e Abramo , patriarca (Genesi 12.3) che attingono alla vite di salvezza.

Iesse patriarca e padre di Davide, autore del "sogno dell’albero" capostipite, sdraiato, dal cui petto cresce una vita che forma dei medaglioni, al cui interno sono racchiuse figure e scene.

Figlio di Obed (1) e padre di Davide e i suoi fratelli maggiori Eliab, Abinadab, Samma, Netaneel, Raddai, Osem e Ieoiada; ebbe anche due figlie Seruia e Abigail. Era di Betlemme (1) (Ru 4:17, 22; 1Sam 16:1-12; 17:12-13; 2Sam 23:20; 1Cr 2:12-16; Mt 1:5-6; Lu 3:32; At 13:22). Il Messia, essendo un discendente di Davide, doveva esserlo anche d'Isai (Is 11:1, 10; Rom 15:12). Chiamato Iesse nel NT.

Abramo progenitore d'Israele. Ecco che un giorno Dio dice ad Abramo:

vattene dal tuo paese, dal tuo parentado, e dalla casa di tuo padre al paese che ti faro' vedere. Ed io ti faro' divenire una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome. E sarai benedizione: benedirò quelli che ti benediranno, e chi ti maledirà maledirò; e si benediranno in te tutte le famiglie della terra. (gen. 12,1-3)

Figlio di Tera, fratello di Naor (2) e Caran (2), marito di Sara (1) (Gen 11:26-29; Lu 3:34). Fu chiamato da Dio ad andare in Canaan (2), dove sarebbe stato benedetto e il padre di un grande nazione, e sarebbe stato una benedizione per altri (Gen 12:1-9; Ne 9:7-8; At 7:2-8; Eb 11:8-10). Non aveva figli, e Sara era sterile, e quindi ebbe un figlio con Agar, la serva di Sara. Ma questo figlio, Ismaele, non era il figlio della promessa, e molti anni più tardi Sara partorì Isacco, che diventò il padre d'Israele (Gen 16; 21:1-21; Gios 24:2-3; 1Cr 1:28; Is 51:2; Mt 1:2; Lu 3:34; Gal 4:22-31; Eb 11:11-12). Dopo la morte di Sara, Abraamo prese un'altra moglie, Chetura, che gli partorì Zimran, Iocsan, Medan, Madian, Isbac e Suac. Poi morì all'età di 175 anni (Gen 25:1-10; 1Cr 1:32). È chiamato anche Abramo, il suo nome prima che Dio lo cambiasse in Abraamo (da 'padre eccelso' a 'padre di una moltitudine') (Gen 17:5; 1Cr 1:27; Ne 9:7). La promessa/benedizione ad Abraamo è molto importante nella Bibbia, e gli Israeliti se ne ricordavano spesso, aspettandone l'adempimento (Gen 26:3-5; 28:4, 13; 35:12; 50:24; Eso 2:2; 6:8; 32:13; 33:1; Le 26:42; Nu 32:11; De 1:8; 9:5; 34:4; 2Re 13:23; 1Cr 16:16; 2Cr 20:7; Sal 105:9, 42; Mi 7:20; Lu 1:72-73; At 3:25; 7:17; Eb 6:13-15), un adempimento che fu in Gesù (Mt 8:10-12; Lu 19:9; Gv 8:52-58; Rom 4; 9:6-13; Gal 3:6-18, 29).

Le raffigurazioni della genealogia di Gesù Cristo in forma di albero genealogico sono note nell’arte cristiana occidentale o orientale a partire dal IX secolo (gli esempi Bizantini più antichi risalgono al XII secolo) . La maggior parte degli studiosi, sulle tracce di E. Male, avanzano l’ipotesi che questa iconografia fosse nata in Occidente e poi introdotta a Bisanzio dai crociati. Secondo un’altra versione, essa sarebbe sorta contemporaneamente in Occidente ed in Oriente, sulla base di prototipi paleocristiani comuni.

Per quanto riguarda l’iconografia ampliata dell’Albero di Jesse, che comprende oltre agli antenati di Cristo anche raffigurazioni dei profeti, scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e altri soggetti, essa si diffuse nell’arte cristiana a partire dal XIII-XIV secolo. Secondo Taylor, che ha studiato la raffigurazione a rilievo dell’Albero di Jesse" sulle porte del duomo di Orvieto (1310-1330), questa iconografia venne creata a orvieto ne 1262-1264, nel periodo della lotta contro l’eresia catara, e poi riprodotto in una serie di opere serbe e bizantine. Tuttavia, in base alle testimonianze pervenuteci, una raffigurazione ampliata "dell’Albero di Jesse" esisteva già nella Basilica della Natività di Cristo a Betlemme del 1169. Il fondamento di tale iconografia, a parere degli studiosi, è riscontrabile non solo nei soggetti biblici, ma anche in testi liturgici: il proprio liturgico della solennità natalizia e delle domeniche dei Santi padri e dei Santi Patriarchi (le due domeniche precedenti il Natale).

Nel XVI-XVII secolo l’iconografia ampliata dell’Albero di Jesse" trovò grande diffusione sull’Athos.

Secondo l’interpretazione tradizionale, la profezie di Isaia che fonda l’iconografia "dell’Albero di Jesse", oltre a indicare la futura venuta del Messia, svela anche il senso del suo ministero salvifico inteso come intervento benefico della Sapienza nel mondo.

In tal modo, lo stesso testo veterotestamentario postula la possibilità di interpretare in chiave simbolica la genealogia storica di Cristo, e quindi di creare un particolare tipo iconografico che non si limiti ad illustrare il testo biblico, ma lo interpreti in modo adeguato.

 

p.s. per avere una concordanza tra i personaggi e il testo della frase che recano in mano bisognerebbe fare una lettura attraverso una concordanza greca.