Ciao,

continuo il viaggio intrapreso ieri, stavolta ho anche una fotografia e chi come me è già stato in questi luoghi sa quanto le foto non rendono la vastità, la luminosità, la grandezza, i colori, insomma aiutano ma non rendono mai quanto la presenza di un pellegrino.. e lo sguardo che tende verso "la Terra Promessa" ove scorre latte e miele.. dove quando arriverà sarà accompagnato dall'inno d'Israele che ha come titolo "speranza" e da "Shalom lach Yerushalayim" Buona lettura, stavolta ripiego con un giornalista Italiano doc.

ciao Nico    

La terra promessa dal Monte Nebo,  20.03.2000  

 

Il lungo viaggio di un grande pellegrino

SOTTO QUEL CIELO DI GERUSALEMME


Buon viaggio, Santità. L'accompagnano i pensieri affettuosi di tanti devoti: c'è anche il mio. Seguo le sue vicende, anche dolorose, con molta partecipazione; c'è un motto da queste parti che, per dire l'eccezionalità di un fatto, si riferisce addirittura al Pontefice: «Ad ogni morte di Papa». Santità, siamo tutti e due nati nel 1920: mi raccomando, si abbia riguardo.

Mi sarebbe piaciuto seguirla a Gerusalemme. Sono andato da tante parti, ma il cielo laggiù mi sembra diverso. Chi crede sa che in quell'azzurro estenuato volavano gli angeli, ed erano anche postini o cronisti garbati: cantavano notizie che erano annunci, qualche volta anche terribili.

Se guardi le montagne della Galilea, pensi che su quei crinali si disegnava nei tramonti l'ombra di Gesù pellegrino. Mi ha sempre fatto una certa impressione la valle di Josafat: lì dovremo ritrovarci per l'ultimo appuntamento, per il giudizio finale.

Con tutti quei sassi che segnano una tomba, mi sembra un po' strettina. Le anime però non hanno il problema di farsi largo.

C'è un rito ebraico, che è la memoria dell'esodo del deserto: quando uno cadeva lo seppellivano e mettevano sulla fossa delle pietre. Nel cimitero di Praga, dove riposa Franz Kafka, una l'ho portata anch'io.

«Israele sarà normale - aveva detto Ben Gurion - quando ci saranno i ladri e le puttane». Una parte, in ogni caso, si è realizzata: basta guardare gli annunci erotici dei quotidiani. Con la forte emigrazione dalla Russia, l'offerta è terribilmente cresciuta.

Nel mio ultimo soggiorno ero impegnato per cercare una interpretazione attuale del «Padre Nostro», la sola orazione che ha insegnato Gesù, il quale disse: «Pregate così: Padre nostro che sei nei cieli», e l'incredulo Jacques Prévert, poeta e sceneggiatore, aggiunse con perfidia: «Restaci».

A me sembra una preghiera molto umana: perché invoca il pane quotidiano, la remissione dei peccati, e chiama quasi la responsabilità divina per le nostre miserie: «Non ci indurre in tentazione», non ti distrarre.

Sul monte degli Ulivi c'è una chiesa dedicata al «Pater». Nel chiostro è tradotto in 112 lingue, compreso il romagnolo, il friulano e il sardo.

Raccontano che proprio qui Gesù profetizzò il giudizio universale. Grande afflusso di pellegrini, e consueto smercio di materiale «sacro».

Gerusalemme ha un suo itinerario dei prodigi. C'è anche una cappella, diventata poi moschea, nel luogo preciso, dicono, dal quale il Signore salì al cielo, quaranta giorni dopo la Resurrezione. E c'è, nel punto del decollo, devotamente conservata, l'impronta di un piede di Gesù. Non risulta sia stato calcolato che numero di scarpe avesse portato.

Buon viaggio, Giovanni Paolo II. Mi intenerisce l'immagine di questo vecchio prete polacco vestito di bianco, afflitto dall'età, dal Parkinson e dalla violenza, dal dolore del mondo, chino forse a meditare sul senso della vita che fugge. Ha chiesto perdono per gli orrori del passato. In polemica con Paul Claudel, André Gide già diceva: «Non si deve convincere gli agnostici a colpi di crocefisso».

Nessuno deve cercare di imporre il proprio modello di felicità.

di ENZO BIAGI

 

Corriere della Sera
Martedì, 21 Marzo 2000
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