Curriculum gruppi

Le Officine della Cultura promuovono un pacchetto di gruppi di musica etnica o etno-jazz

 

PROGETTO LOKSHEN

 

Enrico Fink - voce, flauto traverso

Amit Arieli - clarinetto

Stefano Bartolini - sassofono baritono

Alessandro Francolini - chitarra classica

 

Il Progetto Lokshen è un caso molto raro nel panorama della riscoperta della musica tradizionale ebraica da parte di giovani musicisti italiani: un caso unico, per rigore della ricerca e soprattutto per la valenza personale ed emotiva che questo progetto ha per i suoi componenti.

 

Il gruppo nasce dall’incontro di Enrico Fink e Amit Arieli. La famiglia paterna del primo giunse nei primi anni del secolo da due shtetlekh* vicino Berdicev, in quella che è oggi l’Ucraina; la famiglia paterna del secondo viene da Vilna. Vilna e Berdicev erano due fra le più note città di quello che, prima della sanguinosa storia del primo novecento culmiata nello sterminio nazista, era l’ampio universo dell’ebraismo dell’Europa centro orientale, l’universo dello yiddish* e, in musica, del klezmer*. Una cultura che era quella dei loro nonni, e che oggi è quasi del tutto perduta, se non nelle sue versioni trapiantate negli Stati Uniti o in Israele. Il desiderio di riscoprire quella cultura attraverso il proprio percorso naturale, che è quello di musicisti, ha dato vita al Progetto Lokshen.

 

Perchè PROGETTO LOKSHEN?

Anche in un gruppo "autentico" come è questo, se non altro nelle motivazioni che lo spingono, non può mancare la consapevolezza che il mondo della yiddishkeit* è oggi perduto, e che una band di klezmer "originale" e "autentica" non esiste più. La nuova stagione di giovinezza del klezmer, che solo settant’anni fa era ancora un termine derisorio e spregiativo, trae gran parte della sua forza dall’entusiasmo del pubblico americano che ha "riesumato" le vacchie bands di musicisti ebrei che si erano formate fra gli immigrati dell’Europa centro orientale nella East Coast in particolare a New York e che avevano fatto un lavoro del suonare ai matrimoni e alle feste sociali delle comunità ebraiche; in Europa pochissimi musicisti e ricercatori lavorano autonomamente da decine di anni sulle tradizioni ebraiche, mentre la gran parte dei nuovi gruppi nasce di riflesso dal revival americano, i cui esponenti guardano spesso con sospetto ai klezmorim* nostrani. Lokshen è il termine yiddish* per dire spaghetti, ed è il termine, ovviamente sarcastico con cui nei primi anni del secolo nel Lower East Side, quartiere ebraico di New York, si designavano i confinanti emigrati italiani di Little Italy: il gruppo ha scelto il nome con una certa dose di autoironia, ma con altrettanto orgoglio, e il desiderio di far risaltare il proprio punto di vista italiano ed europeo nel lavoro di ricerca e di esecuzione, che comprende non solo musica tradizionale yiddish ma anche le numerose tradizioni dell’ebraismo italiano.

 

Il gruppo è di recente formazione, ma ha una storia già densa: ricordiamo solo che ha esordito nel giugno ‘97, chiamato come gruppo klezmer al II FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CULTURA EBRAICA a Venezia; ha partecipato a varie manifestazioni estive fra cui l’Estate Romana, e al programma radiofonico RAI "RADIO TRE SUITE", con un concerto dal vivo e un’intervista andata in onda in data 1/8/97; si è esibito a Camaldoli in occasione della giornata "l’ONU dei Popoli" nell’ambito delle manifestazioni per la marcia per la pace Perugia - Assisi.

 

* il KLEZMER è la musica tradizionale degli ebrei dell’Europa orientale, e trae il suo nome dal KLEZMER, pl.KLEZMORIM, parola di origine ebraica per indicare il cantante e poi il suonatore.

Musica della contaminazione per eccellenza, sia sul piano dei testi (è cantata in YIDDISH, la "mameloshn" o lingua madre, in cui convivono tedesco, ebraico, francese, inglese, slavo, olandese, rumeno, latino...) che su quello musicale, con influssi delle litanie religiose ebraiche e delle musiche tradizionali dei territori attraversati dalla diaspora ashkenazita. Il mondo della YIDDISHKEIT ha abitato per secoli l’Europa centro orientale, arrivando nella sua massima espansione a occidente fino all’Olanda e all’Italia centrosettentrionale; nei territori che compongono oggi parte di Polonia, Ucraina e Russia, e in particolare nei confini di quella che fu chiamata "zona di residenza", la vita ebraica si concentrava nella SHTETL (pl. SHTETLEKH), piccola città o villaggio a prevalenza ebraica.

 

 

DALRIADA

Musiche e danze irlandesi e scozzesi

 

Paola Bortolotti – Voce, chitarra

Michele Matteoli – Flauto, tin whistle

Nicola Neri – Tin whistle, bodhràn, uillean pipes, voce

Daryl Kennedy – Bodhràn, voce

 

L’Irlanda è una nazione indipendente solo da poco più di settant’anni; è tuttora uno dei maggiori luoghi di conflitto nel mondo occidentale – un conflitto che ha al suo centro una impellente esigenza di ricerca della propria identità, una rivendicazione delle proprie radici. In questo contesto gioca da anni un ruolo fondamentale la riscoperta della musica tradizionale e popolare: dalle jigs e slip jigs di lontana ascendenza continentale (probabilmente del’50 italiano) alle placide hornpipes, alle canzoni sentimentali e a quelle di satira feroce: dalle melodie barocche del grande apripista cieco del ‘700, O’Carolan, alle airs lente e sospese, a reels scatenati, occasione di sfogo per i virtuosi.

Lo spettacolo dei DALRIADA è un viaggio negli ultimi due secoli di storia di Irlanda e Scozia: un viaggio che prende le mosse dalla vita quotidiana dei contadini e degli artigiani per giungere al tema (centrale nella storia di quei popoli e di quei paesi) dell’emigrazione. Le canzoni si alternano con i pezzi strumentali (il vero tessuto di questa cultura musicale) per raccontarci le storie di apprendisti tessitori e factory girls, di corteggiatori che entrano di soppiatto nella casa dell’amata (le night visiting song), di incontri folgoranti con fughe e separazioni di innocenti fanciulle (o mogli spazientite) con i vari soldati, vagabondi e gypsies; e si passa ai racconti di chi partiva, bound for Americkay, gli emigranti con il proprio carico di rimpianti e a volte anche l’anticipazione eccitata dell’avventura, o coloro che le spietate leggi inglesi condannavano alla deportazione nelle colonie d’Australia o Nuova Zelanda. L’ultima forma di fuga dalla miseria (e questo è anche il tema dell’ultima parte dello spettacolo) era offerta dall’imbarcarsi, o dall’arruolarsi nell’esercito inglese: anche questa comune vicenda fonte di innumerevoli canzoni di straziante tristezza o di feroce sarcasmo.

 

 

WHISKY TRAIL

 

Suonano, si vede, soprattutto per gustare il miracolo della musica che nasce come da una sorgente invisibile. Si capisce subito che quello che hanno fatto insieme non riuscirà mai a stare compreso dentro un disco dove non appare che la superficie pulita, lisciata, del suono che hanno creato.

Il vento, i suoni antichi di bordone, echi di modi barbarici, tracce di leggende. I Whisky Trail evocano, con le note dell’arpa che si fondono col suono del bouzouki e del violino, storie di folletti e di fate, di giganti, di streghe: fanno apparire uno strano mostro dal volto di capra che ama danzare. Raccontano di re impazziti, di rituali druidici, di mulini magici. Le loro note evocano i paesaggi ondulati e verdi d’Irlanda: le loro melodie hanno i segni di un linguaggio lontano, parole in una lingua, il gaelico, che definisce un popolo senza tempo.

Da anni, con metodo e ostinazione, i Whisky Trail tracciano un loro percorso per ricrare sentieri musicali perduti, per reinventare armonie celtiche, per reinventare qualche cosa che va al di là dell’apparenza, che va al di là della tecnica. L’Irlanda è, per loro, un luogo dell’anima. E lo diventa anche per noi spettatori se ci lasciamo prendere dai loro quieti deliri.

Siamo andati nella casa, sulle colline di Firenze, di Giulia Lorimer: qui nascono tutti i concerti e tutti i dischi dei Whisky Trail, qui sono passati o hanno abitato, negli anni, musicisti, poeti, scrittori…

Cominciano le prove, con il tormento di non aver fermato l’attimo fuggente, l’armonia instabile degli accordi, l’attimo di magica intersezione delle voci e degli strumenti, forse anche delle anime. Perché la musica, in fondo, è questo. Cascate di note che si inseguono, echi di mare soffiati dentro una conchiglia, all’inseguimento di una verità che sembra vicina, puoi quasi afferrarla. Una musica che fa come riaffiorare tutto quello che siamo stati, i secoli che si sono stratificati dentro la nostra persona, le generazioni che, silenziosamente, fanno ancora sentire il loro lavorio dentro di voi.

Giovanni Bogani

 

  • Hanno prodotto 7 dischi
  • Hanno tenuto centinaia di concerti in Italia e all’estero
  • Hanno ottenuto lusinghiere recensioni di concerti e dischi sui più importanti giornali e riviste musicali italiane e straniere
  • Hanno suonato nei principali festival di musica etnica nei principali Folk Studio d’Italia
  • Hanno partecipato a spettacoli televisivi RAI
  • La loro musica è stata usata come colonna sonora di documentari televisivi e Hanno fatto parte di compilazioni internazionali
  • Hanno tenuto concerti per le scuole organizzati dal Teatro Comunale di Firenze e hanno allestito spettacoli teatrali in collaborazione con l’I.T.C. Dagomari al Teatro Metastasio di Prato
  • Hanno condotto stages di danza irlandese in varie città italiane
  • Hanno prodotto, dal suo album La follia di Suibhne, un video clip mandato in onda da Video Music e RAITRE.
  • Hanno partecipato alla trasmissione di RAITRE Pickwick
  • Hanno partecipato alla trasmissione di Red Ronnie Help, su TMC2
  • Hanno appena prodotto un videoclip dal nuovo album La Dea Bianca

 

"Negli ultimi vent’anni l’ormai noto gruppo fiorentino ha esplorato la storia, la cultura e la mitologia irlandese e scozzese con tanta sensibilità e intelligenza da diventare essi stessi capaci di creare e comporre frammenti di quello straordinario mondo incantato senza che sia possibile stabilire con esattezza dove finisca la tradizione e dove inizi l’opera creativa"

 

Alex Adami

Rock Star

Stefano Corsi

Arpa celtica, armonica, chitarra a 12 corde, harmonium, voce

 

Giulia Lorimer

Voce, violino

 

Pietro Sabatini

Chitarra, bouzouki, cittern, pedaliera bassi, bodhran, voce

 

Pubblicazioni in CD.

    1. Canzoni d’amore e di lotta del popolo irlandese
    2. Canti e danze del popolo irlandese
    1. Miriana
    1. Dies Irae
    1. Pooka
    1. La follia di Suibhne

 

 

SABINA MANETTI

Canzoni Francesi

Sabina è nata nel 1967 da madre francese ed è cresciuta a contatto con la musica d’oltralpe; ha sviluppato le proprie capacità vocali al conservatorio "P. Mascagni" di Livorno ed affinato la sua cultura jazzistica presso il C.A.M. di Firenze e molteplici seminari jazz come la Berkelee Summer School a Perugia, Free Improvisation a Pisa.

Ha inoltre intrapreso una ricerca personale sulle possibilità timbriche della voce e sulle leggi di emissione, culminata – dopo svariati anni di insegnamento in prestigiose scuole di musica della Toscana – con la realizzazione di un innovativo metodo di canto moderno. E’ solista dell’insieme vocale Jubilee Shouters con il quale ha tenuto innumerevoli concerti in tutta Italia e ha inciso il cd Black and Blue per la Ishtar Records (1997) prodotto da Radio Popolare di Milano.

 

Ha diretto varie formazioni musicali dal rock al jazz alla musica etnica, superando le barriere che sussistono normalmente fra i generi grazie alla propria straordinaria individualità espressiva.

 

Per il 1998, ripercorrendo le proprie radici che la legano alla cultura francese, propone un eterogeneo repertorio di musiche francesi antiche e moderne, in cui trovano spazio canzoni di Jacques Brel, Edith Piaf, Negresses Vertes, Malincorne, G. Brassens, Gabriel Fauré, Eric Satie e canzoni di trovatori provenzali del 1200.

 

La accompagnano:

 

Nino Pellegrini contrabbasso

Enrico Fink flauto traverso

Claudio Riggio chitarra

Andrea Pellegrini pianoforte

Emanuele Parrini violino

Federico Bertelli armonica

Carlo Contini chitarra

 

 

TABALA

Afro World Music

 

 

COMPOSIZIONE DEL GRUPPO

 

PAPY TALL basso, chitarra, voce BABACAR NIANG percussioni

TRA NDIAYE basso, chitarra, coro KOURY NDIAYE voce

CHICO CISSE tastiere, coro ALIOUNE M’BAYE percussioni

MATAR NIANG batteria, coro DANIELE DEL MONACO tastiere

 

 

Nato a Dakar nel 1978, i TABALA è uno dei gruppi più noti in Senegal. Dopo cinque anni di grande successo, il gruppo si trasferisce in Italia per proporre un genere musicale noto come afro world music (sviluppati da musicisti come Paul Simon, Peter Gabriel, Jaques Higelin, Johnny Clegg, Youssou N’Dour), che si sta affermando anche sul mercato italiano.

 

Il nome del gruppo si ispira ad un tipico e ancestrale strumento a percussione di fortissima sonorità e di tonalità bassa che ha un ruolo di comunicazione fondamentale nella società tradizionale africana in quanto destinato a trasmettere, di villaggio in villaggio, le notizie di attualità, le nascite, i matrimoni, i buoni e cattivi raccolti.

 

Unificando il linguaggio musicale moderno con quello tradizionale, il gruppo TABALA si propone, analogamente, la missione di "messaggero" tra le civiltà occidentali e quelle del Sud, apportando così il proprio "modesto contributo" per l’integrazione e la tolleranza e l’"ESSERE cittadino del mondo".

 

TABALA ha suonato in Senegal sullo stesso palco di Youssou N’Dour, Baaba Maal, Super Diamono, The Boys. In Italia si sono esibiti con Miriam Makeba, Bisca 99 Posse, Kanda Bongo Man, Casino Royale, Africa Unite, Daniele Silvestri.

 

In TV, TABALA si è esibito nella trasmissione di RAIDUE Ho bisogno di te, insieme a Tony Esposito, Carl Potter, Bada N’Diaye.

 

 

Musicanti del Piccolo Borgo

 

 

 

L’associazione "Musicanti del Piccolo Borgo" si è formata a Roma nel 1976 con lo scopo di recuperare, studiare e riproporre il patrimonio della tradizione musicale popolare italiana dell’area centro meridionale.

Sin dalle origini ha svolto ricerche nel campo delle fonti musicali, cercando di recuperare, oltre ai brani, anche gli elementi che ne hanno prodotto la nascita e permesso la "memoria". All’interno dell’associazione si è poi sviluppato un laboratorio per lo studio degli strumenti e delle musiche tipiche della tradizione popolare e della musica antica al fine di recuperare e riproporre le soluzioni e documenti sonori trovati.

A seguito dell’attività di promozione e riesecuzione si è costituito in seno all’associazione il gruppo "I Musicanti del Piccolo Borgo", composto da un nucleo e un numero variabile di elementi originari del Centro-Sud (Molise, Lazio, Campania e Puglia).

Il gruppo nella propria attività ha congiunto l’interpretazione di brani tratti dalla discografia esistente con la rielaborazione dei canti e melodie della cultura agropastorale frutto della diretta ricerca. E’ stato quindi sviluppato un ampio e vario repertorio che comprende tutte le forme di esecuzioni musicali tipiche della tradizione popolare, dalle semplici ninne nanne, ai saltarelli, alle tarantelle, agli stornelli fino alle articolate villanelle. Il concerto che i "Musicanti" attualmente eseguono è pertanto un viaggio attraverso i suoni della tradizione delle suddette regioni.

Il gruppo si caratterizza per l’impiego quasi esclusivo degli strumenti antichi, quali il flauto diritto barocco, la ciaramella (la bombarda della musica rinascimentale), la zampogna, l’intera famiglia dei cordofoni italiani "a plettro" (mandolino, mandola, mandoloncello), la chitarra battente e di strumenti comunque tradizionali, quali l’organetto diatonico.

Alcuni dei brani sono raccolti nei lavori discografici autoprodotti: il primo omonimo (1980), raccoglie brani che sono interamente frutto dell’attività di ricerca del gruppo; il secondo, Pacienza nenna mia (1994), comprende prealentemente brani della tradizione popolare campana ed è un omaggio che l’Associazione ha voluto rendere alla Nuova Compagnia di Canto Popolare, gruppo con il quale, nel 1981, ha collaborato nella registrazione di un album. Il terzo cd, Ritmi e canti dell’Appennino (1997), costituisce un percorso musicale attraverso la cultura contadina circoscritta fra l’alto Molise e l’Agro Pontino. Il cd è stato prodotto in collaborazione con il Folkstudio e il settimanale "Avvenimenti".

 

 

I Musicanti del Piccolo Borgo sono: Marika Spiezia (voce, chitarra), Silvio Trotta (mandolino, mandola, mandoloncello, chitarra, chitarra battente, violino, organetto, voce), Franco Giusti (chitarra, chitarra battente, voce), Gianni Zito (tamburello, tammore, percussioni), Stefano Tartaglia (flauto dritto barocco, ciaramella, zampogna, voce), Riccardo Mancini (contrabbasso, basso acustico), Giorgio Castelli (fisarmonica).

 

 

Q.A.L. (QUARTETTO ACUSTICO LATINO)

 

Il Quartetto Acustico Latino è un progetto che tende a fondere nel "crogiolo latino" le varie esperienze musicali dei quattro musicisti e si basa sulla possibilità del recupero della dimensione "acustica" della musica come valorizzazione e attualizzazione di alcuni retroterra culturali fondamentali (musica classica, jazz, latina, musica d’autore). In sostanza il quartetto si propone di riesumare tutti quei valori artistico-musicali che costituiscono i punti cardinali della nuova world music, facendo propri quei suoni che, affondando le proprie radici nelle culture latino-americane, stanno contribuendo a veicolare il messaggio di tradizioni altrimenti perdute. Per la realizzazione di un progetto parimenti ambizioso e importante il Quartetto Acustico Latino si avvale dell’utilizzo di strumenti quali chitarra, sax e percussioni nonché contrabbasso e batteria, che consentano la fusione in un "ensemble" sonoro delle atmosfere sopra delineate.

 

 

 

LINE UP:

 

Roberto Nannetti Chitarra classsica

Franco Fabbrini Contrabbasso

Francesco Petreni Batteria, Percussioni

Klaus Lessman Sax soprano

 

 

GIULIO STRACCIATI

 

Giulio Stracciati è nato a Siena il 10 Marzo 1965. Ha iniziato a suonare la chitarra da autodidatta all’età di tredici anni ed ha poi perfezionato lo studio nell’ambito jazzistico frequentando varie edizioni dei Seminari Senesi. Ha partecipato inoltre a stages di perfezionamento con John Scofield, John Abercrombie, Jim Hall, Mick Goodrick, Pat Metheny, Mike Stern. Attualmente è docente presso il CPM di Siena Jazz ai corsi di improvvisazione di chitarra, teoria musicale, musica d’insieme.

La sua attività concertistica è stata ed è basata in clubs, teatri e rassegne suonando con vari musicisti, tra i quali: E. Rava, P. Fresu, D. Boato, E. Fioravanti, R. Gatto, F. Di Castri, P. Dalla Porta, A. Tavolazzi, M. Vaggi, M. Manzi, P. Birro, S. Cantini, F. d’Andrea, T. Tracanna, M. Micheli, C. Fasoli, F. Petreni ed altri.

Ha collaborato inoltre per alcuni concerti di musica contemporanea con la Filarmonica di Sofia in collaborazione con l’Accademia Chigiana. Tra le varie rassegne ha cui ha partecipato, spiccano: Bussin’ Jazz (1989), Pescara Jazz (1990), Jazz in Italia (Milano – 1991), Siena Jazz (1992), Barga Jazz (1992), Tuscia Jazz (1994, in duo con Franco d’Andrea), Iseo Jazz (1994), ed altre rassegne minori.

Nel 1992 ha realizzato un CD di proprie composizioni dal titolo "EITO", edito dalla Pentaflowers, con P. Fresu, T. Tracanna, A. Tavolazzi, F. Petreni, dal titolo "Mariposa". Ha collaborato alla realizzazione di un CD con C. Fasoli, E. Fioravanti, G.M. Scaglia per la R.A.M. Records di prossima uscita e in un altro CD prodotto da Siena Jazz si è esibito in due brani con Stefano Cantini al sax.

Nel 1996, ha presentato il CD "ACQUAMARINA" che è stato definito da Ralph Towner (pianista degli "Oregon"): "miglior disco italiano".

Giulio Stracciati produce un sound sicuramente originale, imperniato di influssi etno-jazz di matrice mediterranea e si propone in tre differenti formazioni live: chitarra solista, in duo, alternativamente con Stefano "Cocco" Cantini al sax o Francesco Petreni alle percussioni/batteria, in trio con A. Tavolazzi al contrabbasso e Petreni alla batteria.

 

 

Conexiòn Sonera

 

 

I ritmi effervescenti e le morbide melodie caraibiche siglano una proposta musicale di contaminante solarità, che la Conexiòn Sonera affida alla sapiente interpretazione di due delle voci melodiche più attraenti della musica cubana: Roger Alonso Reyes, un sonero tra i più qualificati, e Manolo Valcarcel, anche bassista, affiancati da musicisti di fama internazionale, quali il multipercussionista Reynaldo Basulto, la pianista Yamila Soler Medina, il trombettista José Ramòn Armas e il sassofonista Manuel Collado.

La Conexiòn Sonera si avvale, inoltre, della collaborazione di due musicisti italiani, tra i più collaudati nel genere caraibico: il chitarrista Giancarlo Pesapana e il percussionista Salvatore Summa, dai quali nasce l’idea di fondare in Italia una delle più prestigiose formazioni di musica caraibica, come espressione e risposta alla vasta popolarità che, in tutta l’Europa, sta interessando questo genere di musica, penetrata massicciamente nelle discoteche, sale da concerto, locali-live ecc.

Il repertorio della Conexiòn Sonera è costituito dai classici del genere, quali son cubano, salsa, rumba, mambo, cha-cha-cha e merengue, nonché da brani autografi inediti, alternando i ritmi ballabili a brani d’autore, dove emergono le raffinate doti tecniche e interpretative dei cantanti e musicisti.

La Conexiòn Sonera unisce alla qualità degli strumentisti, la spettacolarità del prodotto, avvalendosi della nota capacità di intrattenimento delle orchestre cubane.

Conexiòn Sonera:

 

Roger Alonso Reyes canto solista, güiro, maracas

Manolo Valcarcel canto solista, basso elettrico

Yamila Soler Medina piano, tastiere

José Ramòn Armas tromba

Manuel Collado sassofono

Giancorlo Pesapane chitarra tres e synth

Reynaldo Basulto batteria, timbales e bongò

Salvatore Summa congas

 

Esibisizioni Principali nel ’97: * Partecipazione alla trasmissione Buona Domenica (Canale 5), replicata ne Il meglio di Buona Domenica. * Recital al Teatro Paioli di Roma. * Tournée in Francia (Parigi, Marsiglia, Lione). * Gruppo spalla di Willy Colòn al Batà Clan di Parigi. * Partecipazione al film in lavorazione e di prossima uscita di Christian De Sica, Simpatici, antipatici. * Partecipazione alla trasmissione televisiva Go cart (Raidue). * Partecipazione alla trasmissione radiofonica Stasea in Via asiago 10 (Radiodue), condotta da Rosanna Cancellieri. * Partecipazione al Festival Internazionale di Dax (Francia) come gruppo spalla di Isac Delgado. * Festival Internazionale di Capannelle (luglio-agosto).