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Giuseppina, la più bella della Val di Vara! Vi chiederete: ma com'è la gente di Castello? Tranquilli. Sono come voi: amano, litigano, sorridono e si entusiasmano! Certo, si sa, la gente di campagna è particolare, la dura vita del contadino lascia poco spazio alle chiacchere, ai convenevoli: è asciutta la parola del contadino, c'è poco tempo da perdere. E se una volta, come amano raccontare, era la necessità a fare da padrona, ora il coltivare i campi rimasti è più una volontà e un piacere, una rispettosa testimonianza del lavoro dei vecchi, che un vero bisogno.
E' veramente uno spettacolo vedere e gustare sul posto le verdure e la frutta. Per chi abita nelle grandi ed evolute città, ogni volta che si passa di qui è come spogliarsi dei soliti panni, quasi un imperativo: sii diverso, calmati, ascolta la natura: tu sei vero solamente qui.
Ciao Lino........ Hanno ragione ma la vita odierna non prevede ad oggi un ritorno alla vita contadina: alcuni temerari si lanciano nella splendida avventura degli agriturismo, una grande e positiva realtà dove si possono recuperare tanti valori di semplicità ormai dimenticati.

Ma torniamo a Castello. Come potrete vedere nelle altre pagine del sito anche qui abbiamo personaggi illustri e li abbiamo messi in evidenza. Ciò non sminuisce in alcun modo l'importanza delle persone che con durissimo lavoro hanno costruito giorno dopo giorno la bellezza di questo piccolo e  stupendo paesino ligure.

Un bar, un fantastico forno, un negozio di alimentari: questa è l'attività commerciale nel paese. Il fornaio (il mitico Bruno Zanini) lo puoi incontrare negli orari più strani mentre, a passo lesto, s'incammina verso il forno posto all'entrata di Castello.
Menzione d'onore per la sorella Giuseppina che da sempre lo assiste nel lavoro e nei pisolini di recupero dopo notti insonni a lavorare.
Dal forno di Bruno escono pagnotte d'ogni forma, crostate di crema e marmellata, panettoni e pizza.
A proposito di pizza: il 14 agosto, ogni anno, in occasione del "Ferragosto castellino", c'è la grande "Sagra della pizza" in piazza della Fontana, organizzata dalla Pro loco San Giorgio e ogni anno Castello è invasa dai golosi. Bruno e la sua squadra corrono avanti e indietro sfornando decine di teglie fumanti portate in piazza da Silvio con la sua piccola ma "feroce" Ape adornata con manifesti e rami di castagno.

Il bar, Devil's bar, per l'esattezza, offre (per mano del validissimo Claudio Faravelli, coadiuvato dai figli Davide e Diego, un promettente attore della castellina "Compagnia dei brisileschi"), buon vino, gelati, bibite fresche e ristoro: l'estate nella splendida terrazza giardino da cui si può ammirare l'intera vallata (Carro, Ziona) e d'inverno - che da queste parti è molto rigido e la legna (quella del tipo "forte") non basta mai - puoi startene al caldo, giocare a carte (famoso il torneo di briscola), a dama, a scacchi, coi giochi elettronici o a calcetto e gustare un bicchiere di birra insieme alla torta di riso di Silvana, la moglie del capo.

Il negozio di alimentari, in Piazza della Fontana, è fieramente condotto dall'indomita Gabriella, moglie di Bruno.
Infaticabile e sempre disponibile, ha dedicato la sua vita alla famiglia (quattro figlioli che variamente collaborano nell'attività) e al negozio, vero punto di riferimento e assistenza per l'intero paese e i suoi anziani abitanti. Col sole e con la pioggia, ecco la "Gabri" che consegna le bombole, porta il pane, scarica la merce e la sistema poi corre in casa a fare i lavori. Grande Gabriella, orgoglioso e storico "motore" castellino!

Bruno, il fornaio di Castello!
Bruno prepara la sua favolosa pizza!
il grande albero vicino a piazza Fontana Anche se gran parte della campagna non è più coltivata, i vecchi continuano testardi a difendere con orgoglio la propria uva e, a detta degli intenditori, alcune serie di filari producono un ottimo vinello, sia bianco che rosso. Parlo dei vecchi che hanno trascorso quasi l'intera vita a Castello, come Nettinna, Stelvia, Gianin, Franco, "Barba" Gino, Cinna, Olimpia, Genio, Olga, Dionisio, Timilde, Bruno, Danilio, Sergin, Giacinta, Roberto, Dalberto, Don Lavagnino: conoscono ogni sentiero, ogni alito di vento e guardandoli li distingui subito da quei castellini che sono ritornati in pensione, perchè hanno mantenuto modi semplici e diretti, abitudini modeste e dimesse.

Prodotto tipico della vallata, oltre ai prelibati funghi, è la castagna da cui intere famiglie di contadini hanno spesso ricavato, per molte generazioni, dal frutto e dalla farina, l'unico nutrimento. Ancora ricordano le giornate trascorse nei "casoni" dove ardeva un fuoco che mai doveva spegnersi prima che le castagne, sempre girate, fossero pronte. Giorno e notte, intere famiglie, a turno, vegliavano il frutto del loro lavoro che poi trovava, al mulino, il suo compimento. Naturalmente ogni tragitto era rigorosamente a piedi ed erano ore di cammino magari sotto la pioggia e al freddo.

Anche qui ricordano ancora i fascisti e i tedeschi che più d'una volta hanno invaso il paese e minacciato come sempre anche i bambini.

Don Luigi Lavagnino, Parroco di Castello

Ma piano piano questi vecchi lasciano il loro bastone e non senti più i loro racconti. Perchè ognuno di loro ha patito la fame e il disagio ma ognuno di loro ti dice che era meglio allora. Coi piedi scalzi, al freddo, ma tutti insieme, alla sera a cercare storie per restare sereni, godendo dell'esserci, in famiglia, con gli amici.

Perchè, ci dicono, non c'è denaro, posizione sociale, imbroglio o falsità, calunnia o arrivismo, che possa sostituire o aumentare il sano e onesto gusto per la vita e il dolce sapore delle cose semplici.
Ci ricordano che la nostra solitudine di uomini moderni è una scelta: abbiamo saputo accantonare la sincera voglia di parlare con gli altri e con noi stessi. Abbiamo creduto che "arrivare in cima" fosse l'unica meta e per questo cresciamo i nostri figli con telefonini, giochi e troppi vestiti inutili ma firmati.

Nelle pieghe delle rughe stanno, a ben osservare, lacrime per la vita che scorre, rimpianto per le azioni che si vorrebbero adesso cancellare ma, in fondo, finalmente, un sorriso, che non ha prezzo, non ha padroni o rivali. E noi, per tutto questo, dobbiamo rispetto.

© m.p./ott.2000/luglio 2002

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Foto di Augusta Tassisto e paolis2000

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