Vai alla copertina di  CONFRATERNITA 2000

 

Santuari e varie

SANTUARIO DI

OROPA


...si ha la percezione che quello non è un posto come tutti gli altri... è nel silenzio che accadono le grandi cose... nel silenzio Dio tocca il cuore dell'uomo... è luogo della sofferenza... in quel luogo la voce di chi soffre diventa voce di Dio... è luogo di servizio e di accoglienza... è luogo dell'incontro... l'amore è li e lo si tocca... allora scoprirai che Dio sta nei fratelli tuoi.

 


C'è una vita in Santuario.

Dare in poche righe l'idea di cosa sia il mondo di Oropa non è cosa facile, sarebbe più semplice rispondere allo stesso modo con cui Gesù rispose al giovane che gli chiedeva: "Maestro dove abiti?" e Lui "venite e vedrete".

Forse Oropa è proprio così, è da scoprire in una sera in cui le luci illuminano il chiostro deserto e si ha la percezione che quello non è un posto come tutti gli altri. È un luogo che racchiude in se molti luoghi, gli spazi aperti degli amanti dei monti che non resistono al richiamo forte della Vergine Bruna che da sempre è li in attesa ed è normale dopo essersi avvicinati a Dio nella maestosità della natura delle montagne biellesi andare a salutare Lei, che da sempre è patrona speciale di quanti amano i monti.

E' luogo che accoglie chi è in ricerca di un senso da dare alla propria vita, è nel silenzio che accadono le grandi cose, nel silenzio un Angelo porta la notizia che qualcosa di grande sta capitando in una stalla, nel silenzio della notte un sepolcro rimane vuoto, nel silenzio nasce la vita dall'amore di un uomo e una donna, nel silenzio Dio tocca il cuore dell'uomo e lo apre al suo mistero.

E' luogo della sofferenza, di una sofferenza che davanti alla Vergine diviene attenzione particolare, "venite voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò", li, a tu per tu con Colei che ha tanto sofferto, e solo una madre che si vede strappato un figlio capisce cosa è la sofferenza, cosa vuol dire essere strappati vivi dalla nostra carne, in quel luogo la voce di chi soffre diventa voce di Dio per chi, sano riconosce il miracolo della fede.

E' luogo di servizio e di accoglienza, per i giovani e bambini, che quando stanno vicino alla loro Mamma sono più sereni e felici, per gli adulti che nelle forme più diverse possono essere cooperatori della Grazia nell'aiuto al prossimo; ma più di ogni altra cosa è luogo dell'incontro, incontro con Dio che parla attraverso i giovani, i sofferenti, gli anziani e quanti sono in ricerca di un senso da dare alla propria vita; un luogo in cui anche il tempo si ferma davanti ad una Vergine Bruna che non fa altro che ripetere, da sempre e per sempre che l'amore è li e lo si tocca e sta tutto in quel bambino che regge tra le braccia.

 


BREVE STORIA DEL SANTUARIO DI OROPA


di Marco Gamberini

Sulle origini del Santuario di Oropa vi sono molte teorie, tra cui quella legata alla leggenda di Sant’Eusebio (morto nel 370), vescovo di Vercelli (nominato nel 345). La storia, inoltre, riporta la presenza, agli albori del culto oropense, di due priorati: San Bartolomeo, a valle dell’attuale complesso, e Santa Maria, a nord della “Basilica antica” (vicino al “gran deiro”). Il 18 aprile 1470 fu nominato primo rettore del Santuario, il Canonico Pietro Generis; il Complesso corrispondeva, in linea di principio, all’attuale chiostro della Basilica Antica, la cui grande area era racchiusa da una parte da edifici ricettivi, di proprietà delle famiglie abbienti biellesi, e dall'altra dal colle Oretto (il colle delle Cappelle). La Chiesa, consacrata il 19 febbraio 1295, occupava il sito di quella attuale (ultimata nel 1640 c.a.), sebbene di dimensioni certamente ridotte. La strada che saliva da Biella (con partenza dalla salita di San Giuseppe) verso il Luogo Sacro, era percorribile con mezzi di trasporto (cavalli, carri, ecc.) fino a Cossila S.Giovanni, dalla località Cavallo in poi la via era una mulattiera che inizialmente ascendeva verso le rive del torrente Oropa salendo, poi, sino alla frazione Favaro (molto più a valle dell’attuale cimitero).

La via proseguiva, infine, verso la Cappella del Trasporto (tracciato utilizzato come sedime della vecchia tranvia, realizzata nel ‘900 e ora abolita), e da qui, lungo l’impluvio tra colle dell’Oretto ed il colle S. Francesco (spianato nel ‘700, ora è identificabile, come impronta, nel “Prato grande”), fino al “Prato della Madonna”, attuale chiostro, con la Chiesa. Il seicento fu caratterizzato da un’ascesa della situazione socio-religiosa e politico-economica che condizionò anche Oropa, che diventa così simbolo celebrativo, non solo del potere religioso ma, in modo particolare, della Casa Savoia. All’inizio del secolo, s’incominciò a parlare della realizzazione della “Basilica Antica”, in ragione dell’aumento dei pellegrini e del voto fatto solennemente dai consiglieri di Biella (13 luglio 1599), affinché la Santa Vergine intercedesse presso il Padre per la salvezza della città dalla peste.

Successivamente all’intervento del neo Vescovo di Vercelli, Mons. Giovanni Stefano Ferrero (nominato il 10/08/1599), questo ardito obiettivo fu messo in atto, come si dice nella relazione della visita pastorale del 17 agosto 1600. L’opera, venne realizzata sostanzialmente con l’impiego di mastri del Santuario e con qualche consulenza di edotti personaggi biellesi, ma, nello studio della facciata, si ritenne più indicato incaricare un artista qualificato: Padre Francesco Conti, monaco cistercense del convento della Consolata di Torino. Data molto importante per il Santuario, fu il 30 agosto 1620, ebbe, infatti, luogo la prima incoronazione della S.Statua, intanto il numero di pellegrini aumentava sempre di più, cosicché gli edifici delle famiglie abbienti biellesi, l’osteria e la casa dei “Disciplini et passaggieri” (galleria S. Maddalena e S: Giovacchino), erano ormai insufficienti ad ospitare tutte le persone che salivano al Sacro Luogo. Intorno al 1640 fu incaricato per la progettazione di “...uno spatioso Amphiteatro di fabriche...” (Tratto da Historia del Bonino, 1659) l’architetto ducale Pietro Arduzzi (Brescia 16..–Torino 3/3/1688). Nell’esecuzione dei lavori intervenne, in qualità di soprintendente, l’ingegnere Ducale Giovanni Andrea Garabello (Biella 16...–Torino 27/9/1672), discendente di una nota famiglia biellese.

Il XVIII secolo, nel quale continuarono i capovolgimenti iniziati nel precedente, segnò la definitiva sostituzione dell’asse di sviluppo Est–Ovest (asse minore), con quello Nord–Sud. Questa tendenza è di fatto iniziata già con la realizzazione della “Porta Regia” progettata ed iniziata, per volere del Cardinale Maurizio di Savoia, dallo stesso Arduzzi, ma conclusa dall’architetto Reale Filippo Juvarra (Messina 17/6/1676–Madrid 31/1/1736) con la realizzazione del secondo ordine e del coronamento. Sotto l’aspetto orografico, il Sito oropense si presentava più o meno aspro in tutta la sua estensione, con conseguente difficoltà di erigere ogni forma di costruzione. Verso Sud vi era, come già citato, il colle denominato di S. Francesco per la cappella su di esso costruita. Nel 1728 una delibera dell’amministrazione del Santuario segnò l’avvio dei lavori atti alla demolizione del suddetto colle. Per la definitiva edificazione della parte a Sud, intervennero architetti di fama, quali Bernardo Vittone (Mathi 1705–Torino 19/10/1770), Ignazio Giulio (17..–1810), che apportarono delle modifiche al progetto originale di Francesco Gallo (Mondovì, 6/11/1672–20/6/1750).

La notorietà di Oropa aumentava e, ad ogni estate, il numero di pellegrini cresceva sensibilmente, la chiesa, seppur di recente edificazione, era di anno in anno meno capace di accoglierli, già nella seconda metà del XVII secolo si pose il problema di ingrandirla. Dobbiamo, tuttavia, arrivare al 1750, con l’interessamento di Bernardo Vittone, per incominciare a sentir parlare della Chiesa Nuova la quale, secondo l’architetto doveva essere posta al centro della galleria degli Evangelisti (manica nord del chiostro), sull’asse della Porta Regia. Naturalmente vi furono anche altri contributi progettuali prodotti da professionisti dell’epoca, quali Filippo Prunotto (Torino 17..–17..), Ignazio Amedeo Galletti (Torino, 1726-1792), Luigi Canina (Casale 1795-Firenze 17/10/1856), Alessandro Antonelli (Ghemme 1808-Torino 18/10/1868), ecc. Arrivati ormai a metà dell’800, finalmente iniziò il cammino che sfociò nella decisione definitiva, fu, infatti, nominata una commissione, la quale esaminò tutti i progetti fino ad allora pervenuti all’amministrazione del Santuario.

La suddetta commissione trovò entusiasmante il “riesumato” progetto del Galletti consigliando, tuttavia, alcune importanti varianti, tra le quali costruire la Chiesa ben più a monte di quanto il Galletti l’avesse prevista, in modo tale da poter creare un vasto piazzale antistante, da contornare con altri edifici. Il vecchio progetto Galletti fu quindi rielaborato, a partire dal 1878, dal biellese Giovanni Feroggio (Camburzano 1/8/1850-31/12/1924), ingegnere alle dipendenze del Santuario. Successivamente alle operazioni di aggiudicazione dell’appalto, il 1° giugno 1885 fu posta la prima pietra ed iniziarono così i lavori del primo lotto (1885-1912 con brevi interruzioni). Dal 1913 in avanti fu realizzata la seconda rotonda, coperta dopo il 1920 (anno del IV centenario), il retrostante campanile sino alla base della cella campanaria, inoltre, fu quasi ultimata la facciata, fino alla messa in opera dell’architrave e del fregio con la scritta: Reginae Montis Oropae; l’erezione della grande cupola iniziò solamente nel 1938, dopo gli studi condotti dall’architetto Bonora (Finale L. 27/8/1888-12/12/1969) e dall’ingegnere Cucco (Verrone 3/8/1892- Biella 1968). Nell’agosto del 1960 fu compiuta la solenne consacrazione del nuovo Tempio, nel 1965 vennero inaugurati i tre grandi portali, ed infine, nel 1966 fu consacrato l’altare sotto il “moderno” ciborio, realizzato dall’architetto Giovanni Ponti di Milano.

 

Pagina 2  Fotografie e varie