La frusta e il corpo

Italia, 1963, col., 92 minuti

Regia: Mario Bava

Interpreti:
Christopher Lee,
Daliah Lavi,
Tony Kendall.


Georgia, governante del castello dei Menliff, tiene in una teca il coltello con cui la figlia Tania si uccise per colpa del figlio del padrone, Kurt Menliff. Questo è appena ritornato al castello dopo parecchio tempo per il matrimonio del fratello , ma non viene accolto bene né da suo padre, il conte Vladimir, né da suo fratello Cristiano, che ha sposato la bella Nevenka. Kurt pare essere interessato in modo particolare da Nevenka. I due poco dopo s’incontrano clandestinamente sulla spiaggia dove capiamo che essi erano amanti; Kurt la bacia , quindi la frusta sulla schiena prima di giacere con lei. Quella notte qualcuno che non vediamo uccide Kurt conficcandogli in gola il pugnale conservato da Georgia. Subito si sprecano i sospetti fra gli abitanti del castello. Dopo le esequie di Kurt Nevenka comincia ad avere allucinazioni audiovisive del fantasma di Kurt che la insegue, la chiama e la frusta, proferendo propositi di vendetta. Il giorno dopo anche il conte Vladimir è ritrovato morto ammazzato. Cristiano si convince che il fratello sia ancora vivo: apre la sua bara e vi trova un cadavere irriconoscibile che da in ogni modo alle fiamme. Poi, certo di seguire l’ombra del fratello, arriva nella camera della moglie , dove è proprio Nevenka che cerca di pugnalarlo ma non vi riesce e fugge nei sotterranei. Scopriamo poi che è stata lei, completamente pazza ed in preda al delirio, ad uccidere Kurt e il conte: Nevenka , da sempre vittima delle allucinazioni della sua mente malata, crede di rivedere ancora Kurt, ma la pugnalata che vibra contro la visione del suo diabolico amante attraversa il vuoto trafiggendo il suo stesso cuore.


COMMENTO: Rappresenta un tipico esempio di horror all’italiana, presentando alcuni punti di contatto con altri prodotti contemporanei (L’orribile segreto del dottor Hichkock e Lo spettro), per via dell’ambientazione ottocentesca e della notevole atmosfera di morbosità che fa da filo conduttore della vicenda. Il film appartiene ad una delle grandi categorie della produzione cinematografica italiana di genere: quello dei film d’orrore e di fantasmi. Tantissime sono infatti le opere girate in questi anni che hanno come sfondo lugubri manieri medioevali infestati o pseudo tali ( oltre ai film già citati di Freda ricordo anche Amanti d’oltretomba, Danza macabra, I vampiri ,La morte negli occhi del gatto e dello stesso Bava abbiamo La maschera del demonio, Operazione paura, Gli orrori del castello di Norimberga) in cui lo spettatore deve dipanarsi attraverso l’eterna incertezza tra spiegazione razionalistica e accettazione del soprannaturale.
La frusta e il corpo è perciò un tipico film baviano, ricco di suggestioni visive ( al solito notevole l’uso delle luci innaturali e irreali di colori come il blu e il verde) e anche uditive ( dalla colonna sonora che non abbandona mai la scena fino agli effetti sonori che dipingono l’atmosfera di rumori veri/immaginari come il vento onnipresente e lo schiocco della frusta del morto).
Bava utilizza con grande sapienza la macchina da presa, alternando con dimestichezza inquadrature da lontano, zoomate, grandangoli ( che fanno apparire infiniti i tortuosi corridoi del castello) fino ad arrivare a veri virtuosismi ottici ( l’inquadratura della mano che strappa la vestaglia, il dialogo di Cristiano e Katia spiato da dietro un vaso di fiori) allo scopo di costruire un’ambientazione fantastica attraversata da una tensione diffusa, quasi atmosferica.
Chiaramente il film non può far paura perché non ha dei picchi di suspense o particolari colpi di scena, ma l’abilità dell’autore è stata quella di mantenere in ogni modo una sottile e costante linea di tensione per tutta la durata della pellicola. Notevole poi anche la componente morbosa del rapporto sadomasochistico instauratosi tra la coppia di diabolici amanti: Bava dimostra di saper affrontare tematiche particolarmente scabrose per l’epoca senza la minima remora ( lo rifarà affrontando il tema dell’omosessualità in I TRE VOLTI DELLA PAURA).
Per ciò che riguarda la recitazione ho trovato molto convincente quella di Cristopher Lee ( tra l’altro più perverso, affascinante e cattivo da vivo che da morto) , positiva quella delle due protagoniste mentre poteva essere definita meglio la figura del fratello Cristiano, troppo poco coinvolto emotivamente ed espressivamente piatto. Nel complesso giudico comunque il film positivamente.


Recensione scritta da: Davide "Trhiller" Artabax


VOTO:




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