Il rosso segno della follia

Italia, 1969, col., 91 minuti

Regia: Mario Bava

Interpreti:
Steve Forsyth,
Laura Betti,
Femi Benussi,
Dagmar Lassander.


Il proprietario di un atelier di abiti da sposa, John, traumatizzato da bambino dalla morte della madre , uccide con una mannaia una coppia di giovani sposi nella cabina di un treno. Egli si considera un serial killer che conserva in una camera della sua casa parecchi manichini abbigliati con vestiti da sposa e con uno di questi vestiti veste la sua modella Alice e poi la trucida colla mannaia. John si innamora di una nuova modella, Helen, ma lui è già sposato, con Mildred, che continua a deriderlo per la sua impotenza sessuale. John travestitosi da sposa la uccide. Sul luogo dell’omicidio arriva l’ispettore Russell che aveva sentito delle grida: egli però poi si convince che tali grida provengano da una tv che trasmetteva un film horror ( I Tre Volti Della Paura!!). John intanto è perseguitato dal fantasma di Mildred e la cosa più shockante per lui è che tutti si comportano come se Mildred fosse ancora viva. L’uomo per convincersi riesuma il cadavere della moglie e lo brucia. John è al delirio totale e dopo aver fatto vestire da sposa anche Helen è pronto ad ucciderla, ma è proprio la sua follia a frenarlo: al culmine del raptus omicida egli rivie l’origine della sua psicosi, ricordando che fu proprio lui da bambino ad uccidere la madre e il patrigno la notte di nozze. Helen, che in realtà è una poliziotta in borghese è salvata da Russell. Sul furgone cellulare che lo porta in carcere , John è in preda al delirio e si vede accompagnato dal fantasma della moglie e quello di se stesso bambino.




COMMENTO: Se Sei donne per l’assassino fu sicuramente il miglior giallo di Bava e Reazione a catena sarà il modello principale per tutta la generazione futura di registi horror, questo film fu un esperimento in parte in linea con il nascente giallo argentiano; tuttavia il prodotto resta comunque attinente al classicismo gotico privilegiato dal regista negli anni 60. Anche qui infatti gli eventi oscillano tra realtà e allucinazione con notevoli margini di indecifrabilità, anche perché in molte sequenze è difficile capire il livello di realtà. Interessante è la rappresentazione della personalità di John, tratteggiata utilizzando il monologo interiore delirante del pazzo; questa tecnica sottolinea il fatto di come Bava voglia totalmente identificarsi con l’omicida, aderire al suo punto di vista, usando parecchio la soggettiva. Le sequenze dei delitti poi sono poco cruente: invece degli effetti speciali si vedono immagini deformate che denotano l’inizio di una ricerca psichedelica che continuerà con 5 bambole per la luna d’agosto. Da notare le frequenti autocitazioni: l’atelier coi manichini ( Sei donne per l’assassino), il film horror in tv (I Tre volti della paura) e la tematica di fondo del partner morto che ritorna a perseguitare (La frusta e il Corpo). Palese infine l’omaggio ad Hitchcock con la scena dell’assassino isterico vestito da donna mentre uccide. Per ciò che riguarda la recitazione direi che non c’è nulla da ridire, una recitazione moderatamente azzeccata.


Recensione scritta da: Davide "Trhiller" Artabax


VOTO:




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