I tre volti della paura

Italia, 1964, col., 100 minuti

Regia: Mario Bava

Interpreti:
Boris Karloff,
Michele Mercier,
Jaqueline Pierreux.


1°episodio: Il telefono. La giovane e bella Rosy è sola in casa e riceve delle sinistre telefonate minatorie che attribuisce a Frank, un suo ex amante di recente evaso di galera e che lei stessa aveva fatto arrestare. Esasperata dall’ennesima telefonata che le annuncia la sua morte, Rosy chiama la sua amica Mary, ignara del fatto che è proprio Mary l’autrice delle telefonate. Mary, che aveva architettato tutto per passare una notte con l’amica ( le due erano forse amanti?), giunge a casa sua, ma mentre Rosy dorme arriva davvero Frank che uccide Mary scambiandola per Rosy. Poi assale anche Mary ma lei è più lesta ad ucciderlo.

2°episodio: I Wurdalak. Correndo a cavallo tra le montagne il giovane Vladimiro trova il cadavere decapitato di un uomo e lo porta alla casa più vicina. Qui abitano 3 fratelli, Pietro, Giorgio e la bella Sdenka con la moglie e il figlioletto di Giorgio. Essi aspettano tutti il ritorno del padre Gorka uscito a caccia del predone Alibek, un Wurdalak cioè un vampiro. Gli uomini riconoscono nel cadavere portato da Vladimiro proprio Alibek e prima di seppellirlo lo trafiggono al cuore. Vladimiro non capisce. Giorgio gli dice che se Gorka non rientrerà prima di mezzanotte significherà che egli stesso è divenuto un vampiro. Gorka rientra proprio allo scoccare della mezzanotte e la famiglia lo riceve un po’ titubante. Gorka è freddo e autoritario ma pare normale. La notte però rivela la vera natura di Gorka che uccide Pietro e rapisce il figlioletto di Giorgio. Vladimiro terrorizzato convince Sdenka, della quale si è innamorato, a fuggire con lui. Intanto usando il bambino come esca Gorka provoca la morte di Giorgio e vampirizza sua moglie. Anche Sdenka è raggiunta e vampirizzata dai membri della sua famiglia. Quando Vladimiro torna a cercarla nella casa, capisce che sono tutti vampiri e si lascia andare.

3°episodio: La goccia d’acqua. La vecchia infermiera Chester deve vegliare una notte il cadavere di una medium morta durante una seduta spiritica. La defunta ha il viso contratto in un’agghiacciante ghigno satanico e la sua governante non vi si vuole neanche avvicinare. Al dito la morta porta un anello prezioso e miss Chester se ne impossessa di soppiatto. Subito dopo comincia ad udire il rumore insistente di una goccia d’acqua ed è infastidita da un moscone. Tornata a casa è terrorizzata da alcuni rumori sinistri fra cui l’ossessionante goccia d’acqua. Esasperata vede anche il cadavere della morta che la perseguita e per questo si suicida strangolandosi. Al ritrovamento del cadavere la polizia nota che l’anello al suo dito è scomparso: lo ha rubato la portinaia che comincia a sentire la goccia.


COMMENTO: Il film si colloca in quello che può essere definito il periodo d’oro dei film horror ad episodi ( Corman nel 1962 aveva già girato I racconti del terrore ) e come un film ad episodi questo deve essere giudicato.

Nel complesso l’opera è accettabile perché rispetta i canovacci tipici di un film gotico d’epoca (lugubri manieri, sensazioni claustrofobiche, elementi soprannaturali mischiati a malignità del tutto terrene) pur non disdegnando di trattare con garbo un paio di tematiche più contemporanee forse più interessanti: la relazione lesbica fra le due protagoniste del primo episodio (tema sicuramente scottante e morboso all’epoca) e la dissacrazione del genere horror con l’incredibile epilogo (dimostrazione dell’ironia di cui era capace l’autore).

Tutti e tre gli episodi sono basati sull’attesa, sulla paura generata dall’attesa, una sensazione di paralisi che impedisce ai protagonisti di sfuggire la morte; per questo l’opera può forse vagamente essere accostata (solo sotto questo punto di vista) alle opere di Tourneur o Lewton ( Il bacio della pantera su tutti ).

Il primo episodio (Il telefono) è assolutamente privo di paura e suspense perché l’intreccio non offre molte sorprese ( inoltre la colonna sonora ci "avverte" ogni volta che squilla il telefono) ma è comunque interessante la tematica morbosa del rapporto lesbo e del triangolo diabolico.Dal punto di vista tecnico l’episodio è girato tutto in interni e Bava non si è potuto sbizzarrire più di tanto.

Il secondo episodio (I Wurdalak) affronta il tema del vampirismo, ma da una prospettiva nuova in quanto va a sovvertire lo schema tipico dei film alla Dracula (in cui il vampiro ha il viso e il fascino di un Lugosi o un Lee): qui infatti i vampiri sono gli elementi più deboli della famiglia ( il vecchio padre, il bambino, la giovane e bella amante) e proprio per questo più subdoli e meno facili da riconoscere. Tecnicamente Bava crea qui un’atmosfera grave, fatta di nebbie fitte e luci irreali, luoghi imponenti e decadenti al tempo stesso. Non mancano le inquadrature personali e di grande effetto tipiche di Bava (quando il vecchio vampiro scivola in primo piano mentre la giovane vittima vaga tra le rovine sullo sfondo). Assolutamente terrorizzante la recitazione di un vecchio " mostro sacro" come Karloff ( la scena in cui gioca con il nipotino ignaro fa venire i brividi).

Il terzo episodio (La goccia d’acqua) è forse il più riuscito perché Bava utilizza in maniera adeguata tutti gli elementi tipici dell'orrore gotico ( il temporale, le luci che vacillano, le finestre che sbattono, le stanze enormi dai soffitti così alti, i giochi d’ombra che rendono il buio ancora più minaccioso) inserendovi una figura altamente sgradevole e rabbrividente che è la vecchia morta ( che ha il viso contratto in un espressione oscena di crudeltà e stupidità insieme). Tutto l’episodio è pervaso da un atmosfera di persecuzione e pericolo imminente, favorita anche dall’uso indovinato di alcuni effetti audio ( il ronzio della mosca e l’effetto goccia su tutti). Resta vivo nel finale il dubbio tra la soluzione soprannaturale o quella reale ( altro tema ricorrente in Bava). Infine due parole sull’epilogo del film, che annulla volutamente la suspense dell’opera suggerendo il distacco dell’autore da quello che gira e sottolineando il gusto ironico di Bava.


Recensione scritta da: Davide "Trhiller" Artabax


VOTO:




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