da "IL GAZZETTINO" del 2 gennaio 1997

di Francesca Gattesco

Era la "signora delle poesie"

Rina Peressotti Paolini. "La poetessa dell'allegria, della semplicità, dell'amore familiare e... della memoria". A lei, scomparsa per un male incurabile nel 1988, 1'amministrazione di Pagnacco ha reso omaggio dedicandole la "Pagina letteraria" del Notiziario comunale di fine anno. A lei, "la signora delle poesie" come la chiamavano in paese. Poesie infinite, che hanno riempito quaderni e quaderni. Poesie stese di getto e con spontaneità. Composte per tante occasioni: matrimoni, battesimi, anniversari. Rime "personali", ritagliate su misura intorno ai personaggi, ritratti spesso con schiettezza e ironia, cogliendo sempre il risvolto più vivace della situazione. "Buttate giù", per tenere uniti familiari e amici.

L'ispirazione nasceva dalle mille vicende della vita: gite con i coetanei, passeggiate paesane o, semplicemente, dalla partenza di una persona cara. Particolari dipinti con immediatezza, nei luoghi piu disparati: su un fogliettino volante in pullman, su un tovagliolo di carta, durante i banchetti nuziali o in cucina, se si trovava in casa. Poi, dopo aver fatto dono di una copia ai destinatari, la signora Rina ricopiava diligentemente le poesie su quei quaderni, alcuni ingialliti dal tempo, che la figlia Ornella, ora, sfoglia in salotto, nella casa di via Garibaldi, nella quale vive con il padre Riccardo, il geometra Paolini, in passato sindaco di Pagnacco e il fratello minore Emanuele. Maurizio e Fabiano, i fratelli maggiori, hanno lasciato la villa dopo il matrimonio. "Come qualcuno tiene un diario - racconta commossa Ornella - così mia madre raccontava in versi i suoi pensieri. Da sempre, da quando era bambina". Un'infanzia trascorsa a Liola, la frazione che si spinge verso Colloredo, nella casa colonica condivisa, ultima di sette figli, con la mamma Maria e il padre Carlo, camionista e agricoltore. Poi il matrimonio, nel 1959. La scelta di lasciare il lavoro di magliaia e di dedicarsi alla famiglia. E via, allora, nella abitazione di Fontanabona, con il castello maestoso, la vegetazione "che riempiva il cuore" e le tradizioni popolari, vissute da piccolina, proprio tra le sue borgate. Ricordi riemersi negli ultimi anni di vita della signora Rina in via Garibaldi. Pensieri subito imbrigliati nelle poesie. Ed ecco riaffiorare "el ledanar dal Muscjo, lassu a Fontanebuine / che al jere un ledanar particolar che sol par une sere / si trasfarmave / tune balere". E, ancora, i luoghi dell'infanzia, ritrovati stravolti in maturita. Come il bosco. "No tu ses plui chel bosc / di quant che frute / o lavi cun me none" scriveva "O ven fin chi / ti cjiali / el cur s'ingrope/che plui no ti cognose". Riti recuperati dalla memoria in friulano, la lingua istintiva, la lingua dell'anima. "Credo abbia scritto queste poesie per donare una testirnonianza del passato, della terra e della gente che non c'è piu ai nipotini che non ha mai conosciuto - conclude Ornella - Quei nipotini che pensano a lei, come alla nonna che amava tanto la vita, la gioia e la semplicità".

Francesca Gattesco

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