Prendono parte all'articolazione del ginocchio, i due condili del femore, le due fosse glenoidee dei condili tibiali, e la faccia posteriore della rotula.Sul contorno delle fosse glenoidee dei condili tibiali, sono interposti due mezzi dischi firo-cartilaginei di forma semilunare (I MENISCHI) che ne rendono agevole e meno intenso l'attrito.I legamenti ne stabilizzano la struttura:
ESTERNO,
INTERNO
CROCIATO ANTERIORE
CROCIATO POSTERIORE.
Uno degli eventi più frequenti a carico di questa articolazione, nell'attività giornaliera non necessariamente sportiva, è la DISTORSIONE.Questa è definita:
perdita temporanea di regolare funzionalità articolare.
Nel caso del ginocchio non è dovuta necessariamente all'attività sportiva, o traumatismi particolarmente gravi.
Nelle donne, infatti, per il cambiamento della misura dei tacchi, la deambulazione diventa precaria, con o senza borse della spesa; un movimento in torsione dell'arto inferiore, può determinare quest'incidente, che con diversa gravità si può identificare con il termine di DISTORSIONE ARTICOLARE DEL GINOCCHIO.La patologia sportiva, miete messi abbondanti di questa sindrome, ove spesso si manifestano complicazioni molto più gravi quali le lesioni MENISCALI.Altra fase complessa e spesso da trattarsi esclusivamente dal punto di vista chirurgico (RICOSTRUZIONE), è la lesione legamentosa (LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE).La diagnosi di distorsione del ginocchio, anche da parte del paziente, è semplice. La deambulazione diventa precaria, l'articolazione è dolentissima, a volte il ginocchio è gonfio, a tal punto che si decide di recarsi ad un controllo prima radiografico, indi ortopedico-specialistico.La diagnosi non è semplice, poichè richiede un'analisi accurata del distretto articolare, nel quale movimenti approssimativi possono creare lesioni talvolta irreparabili.Infatti bisogna esaminare a seguito di quale movimento è avvenuto il fatto distorsivo, se è avvenuto salendo o discendendo le scale, se in piano, se su una superficie irregolare, in un terreno scosceso, quali scarpe erano indossate, e così via.In questa evenienza, si tratta di ristabilire quell'equilibrio di un fatto che l'ha temporaneamente disturbato.
Occorre pertanto favorire l'azione antinfiammatoria e antidolorifica.
L'impiego dei campi magnetici s'è rivelato utile, ponendo attorno all'articolazione la fascia con alte frequenze. In questi casi la casistica è confortante, pur non definendola ottima, specialmente se avviene il versamento SINOVIALE o EMATICO. I dati sono ancora, purtroppo, insufficienti circa l'effetto limitante antinfiammatorio.La magnetoterapia può essere abbinata alla terapia medica antinfiammatoria o alle applicazioni locali di fisioterapia strumentale o ancora in presenza di ORTESI (ginocchiere, tutori modulari, et.).La questione LEGAMENTI tratta invece il protrarsi d'eventi lesivi, duraturi e ripetuti nel tempo, che improvvisamente creano un deficit gravissimo per tutto l'equilibrio dell'arto inferiore. La sensazione d'instabilità diventa spesso associata a fenomeni di cedimenti, scrosci articolari, riferibili a sensazioni di grave insicurezza nel deambulare, spesso continui.DOPO La terapia chirurgica ricostruttiva, i campi magnetici forniscono invece risultati soddisfacenti, sia per il rinsaldarsi dell'innesto, sia per l'azione antinfiammatoria.La tecnica ricostruttiva più sperimentata è quella di KENNETH-JONES, ove si posiziona il più possibile il loco del vecchio CROCIATO ANTERIORE, un prelievo osteo-tendineo ricavato dal tendine rotuleo.Il prelievo, composto alle estremità da due blatte ossee e da tessuto tendineo elastico in mezzo (STRINGA) è posizionato nella gola intercondiloidea femorale e fissato così come al suo punto d'arrivo alla tibia, tramite VITI AD INTERFERENZA, capaci d'agglomerare la cavità ossea (precedentemente forata) e la blatta ricavata dal prelievo.La difficoltà è scegliere cosa fare dopo. Il paziente infatti, dimesso, deve eseguire un protocollo domiciliare ben preciso, che contempla mobilitazioni passive e terapia medica antinfiammatoria e talvolta antibiotica.
La situazione articolare è spesso precaria, non per colpa dell'operatore, ma per quello che ne deriva da un intervento a dir poco sconvolgente nel suo complesso. Le funzioni da riprestinare sono infatti molteplici:
-CIRCOLATORIA;
-RIDUZIONE DEL GONFIORE (EDEMA):
-INIZIO DEL PROCESSO D'OSSIFICAZIONE VITE/BLATTA
-RIDUZIONE DELL'EFFETTO DOLORE (se presente);
-ELASTICITA' ARTICOLARE.
Bisogna altresì favorire gli interscambi cellulari, per l'assorbimento delle sostanze di rifiuto post-intervento. Non è sicuramente opera facile, poichè si tratta di valutare con precisione la scelta dei campi magnetici da applicare, con tempi brevi ed effetti rapidi.I pazienti, sottoposti ad intervento di ricostruzione del LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (Kenneth-Jons) e i risultati ottenuti (in combinazione con la fisioterapia) hanno consentito una standarizzazione delle frequenze e durate d'applicazione. Sono stati trattati circa 500 pazienti operati di ricostruzione legamentosa LCA. I primi controlli radiografici eseguiti al termine dei 30 gg. post-factum, hanno riscontrato discreta solidità a livello femorale e all'innesto tibiale.
ARTROSI DEL GINOCCHIO
La localizzazione di un processo artrosico al ginocchio è di solito secondaria dovuta a deviazioni d'asse di carico, esito di sofferenza giovanile o d'eventi traumatici.Il ginocchio vero () o valgo X, provocato da rachitismo o di natura giovanile, o ancora da fratture o gravi distorsioni, lavora tutta la vita con il carico non distribuito regolarmente sulle superfici articolari, determinando usure precoci della cartilagine e dell'osso sottostante.I primi disturbi si manifestano attorno ai 50 anni d'età e ne sono più soggette le donne in epoca di menopausa e soggetti obesi o con insufficienza venosa agli arti inferiori.
Il ginocchio si presenta globoso, leggermente flesso; cade il tono muscolare della coscia , il movimento articolare diventa difficoltoso, accompagnato da scrosci e talvolta da cedimenti. Il quadro radiografico evidenzia un notevole restringimento della rima articolare e talvolta quasi scomparsa dell'inter-divisione femore-tibia.
Oggi nei casi più gravi la chirurgia ha fornito notevoli innovazioni, mettendo a punto, come per l'anca, l'intervento di protesizzazione anche per il ginocchio.
La magnetoterapia pulsata, anche in questo caso può fornire giovamento dal punto sintomatico-doloroso e in certi casi, un aiuto per la condizione degenerativa, soprattutto nel paziente sopra i 55/60 anni d'età.
E' consigliabile il periodo notturno, le frequenze alte e cicliche. L'erogazione di campi magnetici ad alta frequenza con piastre di grossa dimensione, affinchè si possa ottenere:
rilasciamento e azione decontratturante della muscolatura dorso lombare, sovraffaticata per la deambulazione precaria; azione antinfiammatoria nei periodi d'intensità dolorosa; limitazione dei processi degenerativi.
Anche in questo caso i risultati ottenuti sono da considerasi discreti in tutte le direzioni:
ANTINFIAMMATORIA,
ANTIDOLORIFICA,
BIOENERGETICA.
Questo trattamento può essere ugualmente d'aiuto ai pazienti protesizzati, con gli stessi periodi e le stesse frequenze. L'azione antidolorifica a seguito dell'intervento si può favorire, applicando una piccola piastra sotto il ginocchio durante il giorno con bassa frequenza.