LA PROSPETTIVA BUDDHISTA DELLA VITA

 

Se si domandasse alla maggioranza della gente cosa vogliono nella vita, molti risponderebbero che vogliono essere felici. Il che è certamente comprensibile, ma un’indicazione ovvia inerente in tale risposta è che in qualche modo (sottile o grossolano) sono infelici.

Fu appunto questo problema esperienzale al centro della nostra esistenza umana che il Buddha affrontò nel suo insegnamento centrale delle "quattro Nobili Verità".

La prima Nobile Verità è il chiaro e onesto riconoscimento che la vita è un’esperienza di agitazione, malessere, insoddisfazione e scontentezza, sia nella sua forma ovvia che in quella potenziale. Che il non ottenere ciò che si vuole è sofferenza, che avere ciò che non si vuole è sofferenza, oltre a tutti i disturbi psicologici che anche le persone più ricche provano, come paura, gelosia, rabbia e isolamento, menzionandone solo alcuni.

La seconda Nobile Verità che il Buddha indicò è quella della causa della sofferenza. Il Buddha realizzò che la causa è l’ignoranza e il desiderio egoistico. Disse che questi si manifestano nella mente in 3 radici psicologiche fondamentali; avidità, odio e ignoranza. Che questa individualità egocentrica separata con la quale ci identifichiamo è un inganno e che non si può trovare nessuna entità costante. È questa abitudine illusa di identificazione con condizioni di mortalità che è il vero germe della sofferenza.

Così nella terza Nobile Verità dichiarò che la possibilità di sradicare l’avidità, l’odio e l’ignoranza della mente esiste, portando alla totale trascendenza dell’ignoranza e del desiderio egoistico. Il Buddha scoprì la via che porta fuori dalla sofferenza, una via verso la libertà. Questa realizzazione trascendente la chiamò "Nirvana".

Alla fine, nella quarta Nobile Verità, delineò la via che porta alla realizzazione del Nirvana. Questa la chiamò "il Nobile Ottuplice Sentiero". È una via completa e pratica composta di otto fattori. Essi sono: Retta comprensione, Retto pensiero, Retta parola, Retta azione, Retto mezzo di sussistenza, Retto sforzo, Retta consapevolezza, e Retto samadhi (concentrazione).

Chiamò questo sentiero "la Via di Mezzo". La via tra i due estremi di indulgenza dei sensi e di auto-mortificazione. Una via che porta alla realizzazione della Verità, alla visione chiara delle leggi naturali della nostra esperienza umana. Alla pace perfetta e completa del Nirvana.

Il Buddha insegnò a riguardo della via che la prima responsabilità di una persona è verso sé stessa. Verso la purificazione del proprio cuore cosicché avidità, odio e ignoranza siano gradualmente sostituite dalla generosità, gentilezza e saggezza. È attraverso una mente più consapevole che una persona può essere di più grande servizio ai suoi simili, sapendo cosa è veramente di aiuto, cosa è appropriato, salutare e di beneficio.

Pertanto è attraverso una riflessione saggia e una fondazione etica che l’umanità troverà una più grande sicurezza e pace. Così il Buddha indicò il denominatore comune nella nostra vita, che la sofferenza è, in un modo o nell’altro, un esperienza universale. E ancora più importante, continuò indicando una soluzione universale a questo problema che tutti possono applicare, se lo desiderano. È un insegnamento di ottimismo realistico. Un insegnamento che ci invita alla riflessione, per tutti i popoli di ogni tempo.

 

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