Università degli Studi di Brescia - Cattedra di Psicologia Clinica
in collaborazione con COIRAG - PSYCHOMEDIA - SINOPSIS

a cura di Ermete Ronchi


COMUNICAZIONE E COSTRUZIONE DELL'IDENTITÀ
NEI GRUPPI TELEMATICI

RELAZIONE

Luca Pezzullo

Psicologo, collabora alla Cattedra di Tecniche di Indagini della Personalità della Facoltà di Psicologia, Università di Padova. Autore del libro "Internet per psicologi".


SOMMARIO

  • Apertura
  • Teorie a confronto
  • Dalla contrapposizione all'integrazione euristica
  • Glossario
  • Bibliografia

Apertura

Gli studi di Human Computer Interaction (HCI) negli ultimi 15 anni, evolvendo dagli originari modelli di ergonomia cognitiva, sono andati focalizzandosi sempre più sui processi psicosociali della Computer Mediated Communication (CMC) e del Computer-Supported Cooperative Work (CSCW) (Mantovani, 1995, 1996). All'interno di questi ambiti di studio, stimolati dall'enorme diffusione dei media di comunicazione telematica, sono stati dibattute numerose questioni relative alle specificità dei processi comunicativi telematici.

Secondo Lea (Lea, 1991), gli utenti delle diverse forme di comunicazione telematica arrivano a rappresentarsele come modalità comunicative qualitatativamente diverse da tutte le altre forme di comunicazione scritta e a distanza.

La comunicazione tramite Rete, sia nelle sue modalità sincrone (ad esempio, le chat) che in quelle asincrone (ad esempio, uno scambio di email), pur se con alcune differenze, è caratterizzata da diverse specificità comuni che influiscono profondamente sui processi relazionali ad esse sottesi.

Tra di esse, oltre alla condensazione spazio-temporale, sembrano di particolare rilievo la scarsa strutturazione del setting comunicativo e dello spazio di scambio relazionale, e la povertà dei markers metacomunicativi abituali (indici di turn-taking, elementi paraverbali, comunicazione non verbale...) (Pezzullo, 1998).

Ciò è dovuto sia alla limitatezza sensoria del medium, che può veicolare solo aspetti molto parziali dell'atto comunicativo, e che di conseguenza limita notevolmente le possibilità di elaborazione cognitiva, inferenziale ed attributiva, dell'individuo, sia all'effetto Black Hole, "l'opacità" della CMC a livello di feedback metacomunicativi in tempo reale. I "real-time feedbacks" sono fondamentali per permettere al soggetto di modulare "in vivo" il proprio atto comunicativo, rassicurandolo, tramite un complesso interscambio di segnali fatici e metacomunicativi, che i significati che egli intende trasmettere vengano recepiti in maniera adeguata dai riceventi (Tessarolo, 1994).

Teorie a confronto

La definizione dell'Identità individuale e sociale nel corso dell'interazione comunicativa, in tale ambito, rischia di essere notevolmente influenzata dalle specificità del medium e, soprattutto, dalle nostre reazioni psicologiche ad esso. Il problema della costruzione dell'Identita sociale nelle comunicazioni telematiche è stato affrontato da diversi psicologi sociali.

Il "dilemma fondamentale" sembra essere relativo alla specificità del medium considerato; ovvero, se la sovradeterminazione tecnologica dello spazio comunicativo-relazionale possa influenzare in maniera sostanziale i processi psicosociali che in esso prendono forma.

Gli psicologi che si sono occupati di queste tematiche hanno dato sostanzialmente due diverse risposte a questa domanda, in accordo con i loro quadri teorici di riferimento. I due approcci fondamentali, che riassumono e definiscono in linea di massima lo "spazio concettuale del problema", sono quelli della SIT e della SPT.

La Social Identity Theory, sostenuta in diversi lavori da Lea e Spears (1991, 1992), e quella della Social Presence Theory, conosciuta soprattutto attraverso il lavoro di Sproull e Kiesler (1991), propongono due diverse soluzioni al problema dell'influenza del medium telematico sui processi di costruzione dell'Identità (Mantovani, 1996).

Per Lea e Spears è sbagliato pensare che, in Rete, i processi psicosociali siano sostanzialmente diversi rispetto a quelli che hanno luogo nelle situazioni più naturali: contrariamente a ciò che sostengono i teorici del determinismo tecnologico unidirezionale (che si rifanno indirettamente a McLuhan e De Kerckhove; si veda Spagnolli et al,. 2000), Spears e Lea sostengono con forza che "il sociale è dentro di noi", e che in un ambiente socialmente e comunicativamente destrutturato od anomalo, gli individui ricorrano a maggior ragione ai principi ed alle norme sociali di "default", basilari, introiettate durante il processo di socializzazione.

Dunque, la definizione dei ruoli sociali, del sistema normativo, dei processi cognitivi di categorizzazione ed attribuzione di identità, si svolgeranno in maniera sostanzialmente analoga alla "realtà non-telematica". La sovradeterminazione tecnologica dei rapporti sociali slitta in secondo piano: l'assetto psicosociale della comunicazione umana si può ritrovare, sostanzialmente intatto, anche negli ambienti virtuali. Questa teoria potrebbe anche essere definita "funzionalista": il medium telematico è semplicemente "un altro" medium comunicativo, operativamente molto efficiente ma comunicativamente analogo a quelli già conosciuti (telefono, etc…)

Sproull e Kiesler, nel loro volume "Connections" (1991), sostengono invece che la destrutturazione delle relazioni comunicative, diadiche e gruppali, è un fatto che impoverisce il sistema normativo di riferimento e la capacità di operare accuratamente discriminazioni e categorizzazioni sociocognitive. La comunicazione telematica crea dunque un vuoto sociale, un vuoto di identità, che viene "riempito" da contenuti meno elaborati e negoziati socialmente. L'emersione di dinamiche più profonde e l'inibizione del sistema delle sanzioni sociali portano alla comparsa di fenomeni "anomali", quali proiezioni, regressioni, flaming o gender-switching (Holland, 1996). In questa seconda posizione teorica, si sottolinea il ruolo "plastico" che le modalità tecnologico-attuative hanno sull'implementazione dei processi comunicativi e psicosociali umani. A differenza della teoria di Lea e Spears, al medium telematico è riconosciuto un preminente ruolo di co-costruzione della comunicazione interpersonale.

Dalla contrapposizione all'integrazione euristica

Queste due teorie si sono entrambe proposte come forme di interpretazione "universale" degli aspetti psicosociali della comunicazione telematica. Ognuna di esse, facendo riferimento ai propri assunti teorici di base, si sforza di fornire una descrizione completa dell'oggetto di studio.

Ma potrebbe anche darsi che queste due descrizioni siano relative a diversi ambiti o dimensioni della comunicazione telematica, che non può certo essere considerata come un oggetto monolitico. Anzi, le differenze "interne" tra le varie modalità di comunicazione telematiche (Chat, Mailing lists, Newsgroups…) potrebbero anche essere maggiori di quelle tra medium molto diversi tra di loro, come il telefono e la radio.

Personalmente, credo che invece di contrapporre "frontalmente" SIT e SPT, sia più utile contestuarle alla McGuire (1983), ovvero definirne lo spazio euristico nel quale sono produttivamente complementari.

Da questo punto di vista, la SIT sembra più adatta per comprendere e studiare gli ordini di fenomeni comunicativi ed identificatori che si generano nei setting sociali altamente prestrutturati, come nei gruppi di lavoro di un'Intranet aziendale. Dunque, e' uno strumento euristico particolarmente utile se applicato nell'ambito di studi del CSCW. In questo senso, la CMC in un ambiente già strutturato, dove esistono predefinizioni dei ruoli, delle strutture e delle dinamiche comunicative, ne rispecchia sostanzialmente la struttura psicosociale di base, e si limita ad enfatizzarne alcuni aspetti (Bikson, Eveland, Gutek, 1989).

Si può notare un'analogia tra questa impostazione della SIT e l'interpretazione della relazione tra sistema sociale e sistema tecnologico che è alla base dell'approccio Tavistock dei Sistemi Socio-Tecnici (Trist, 1981).

Ma per comprendere le dinamiche interindividuali in un ambiente meno strutturato, nel quale il gruppo dei comunicanti è più autocentrato e meno eterodiretto verso scopi funzionali, quale può essere un MUD od anche una mailing list "ludico-sociale" (dove comunque c'e' una certa continuità relazionale interindividuale nel corso del tempo), sembra più adeguata la teoria della Social Presence. Un MUD è una comunità virtuale, uno spazio al contempo "fisico", immaginativo e sociale, nel quale soggetti all'inizio sconosciuti tra loro interagiscono in una sorta di gioco ideativo immersivo, di fantasia collettiva. In questo caso, almeno all'inizio, non vi è un sistema psicologico e relazionale strutturato, che corrisponda analogamente alla parziale strutturazione "contestuale" del MUD. Dunque, si viene a creare una sorta di "spazio transizionale" tra i componenti del gruppo di giocatori, uno spazio transizionale collettivo nel quale vengono proiettati e fatti interagire i contenuti psichici individuali. Questa dinamica dei contenuti individuali è finalizzata ad un'operazione gruppale di "definizione del contesto", sia a livello di ordine sociocognitivo, che a livello simbolico (Goffman, 1988).

La definizione di un ordine simbolico di riferimento, attraverso complessi processi di negoziazione sociale, prima di tipo interindividuale ed in seguito, col sorgere dei primi processi protoidentificativi plurali, di tipo gruppale, sembra rievocare un fenomeno analogo, per certi aspetti, a quello dello svilupparsi della matrice dinamica in un gruppo analitico (Lo Verso, 1995).

In questo contesto è possibile estrinsecare, in uno spazio transizionale che si trasforma in campo di "esteriorizzazione rappresentativa", le identità possibili, gli aspetti latenti della nostra gruppalità interna, del nostro polipsichismo intraindividuale.

La comunicazione e la costruzione di identità sociali, che nei primi stadi di un MUD è essenzialmente basata su un "vuoto" relazionale e di Presenza, una carenza definitoria che stimola proiezioni e regressioni psicodinamiche, nel corso del sofferto processo di costruzione di un ordine simbolico condiviso evolve verso forme più definite ed articolate; forme più evolute che permettono l'estrinsecazione, all'interno dello spazio psicologico collettivo così creato, di dinamiche identificatorie, attributive e categoriali più avanzate, che permettono la focalizzazione delle identità individuali nel contesto sociosimbolico, e che risultano più adeguatamente studiabili, a questo punto, tramite le ottiche osservative proprie della SIT.

E' possibile quindi osservare come alcuni "setting" comunicativi piuttosto destrutturati possano evolvere, nel tempo, verso strutture più articolate e socialmente formalizzate; analogamente, il modello teorico (ovvero lo strumento osservativo) che era utile in un primo momento per studiarlo (la SPT), deve essere sostituito con un altro modello, la SIT, strutturalmente più affine con l'oggetto che deve ora studiare.

Queste complesse processualità sono ancor più presenti nei gruppi autocentrati "one-shot", quali quelli effimeri dei canali IRC. Nei canali IRC le persone spesso si incontrano in maniera casuale, per breve tempo, senza una progettualità comune od un contesto collettivo di riferimento.
In questo caso la definizione gruppale di un ordine simbolico condiviso, basato sui processi comunicativi di negoziazione sociale, appare ancora più difficile. Per proseguire con la metafora gruppoanalitica, le matrici personali rimangono sostanzialmente individuali ma al contempo "deindividuate", impossibilitate a codefinirsi reciprocamente attraverso la costituzione di una matrice dinamica evoluta.

E' proprio in questo contesto che è più facile notare gli Identity-Switching ed i fenomeni psicodinamici regressivi più forti ed inelaborati, proprio perchè non esiste un tessuto psicosociale o relazionale "individuante" in grado di contenerli, elaborarli e significarli. Tra di essi, si possono notare forti pulsioni aggressive, gender-switching, fortissime proiezioni, colpi di fulmine e l'incapacità di percepirsi come gruppalità, ma solo come aggregato di individui impegnati in comunicazioni diadiche od interindividuali mai veramente gruppali. Ci troviamo di fronte a delle strutture psicosociali "borderline" tra il "gruppo" e "l'aggregato".

Manca un autentico "Noi" ben elaborato, vi sono solo tanti "Io" deboli e maldefiniti, e soprattutto tanti "Tu", irrealisticamente distorti e massicciamente investiti dalle nostre stesse proiezioni e dalle nostre fantasie, reciprocamente stratificate e sovrapposte. Per certi versi, sembra di trovarsi in una sorta di proto-T-Group nei suoi primi, confusi, momenti di vita, senza nemmeno la minima parvenza di strutturazione generale fornita dal conduttore e dalle sue pur vaghe consegne iniziali.

La SIT, e per certi versi anche la SPT, ci possono dire poco sull'articolazione di questi fenomeni profondi, e che pure in molti contesti hanno una notevole salienza.

In sintesi, nei gruppi telematici meno strutturati emergono dinamiche euristicamente meglio comprensibili attraverso lenti osservative di ambito psicodinamico; nei gruppi semistrutturati l'intepretazione della Social Presence diviene preziosa per comprendere i processi psicosociali che vi prendono luogo, mentre quando un gruppo è già altamente strutturato ed eterocentrato, i fenomeni che vi hanno luogo sono meglio inquadrabili attraverso l'ottica della Social Identity Theory.

I vari approcci forse sbagliano nel volersi proporre come soluzioni universali, essendo ciascuno uno strumento teorico in grado di illuminare al meglio una specifica area del problema. In questo campo di studi, la futura, necessaria, convergenza dei modelli psicosociali di tipo sociocognitivo e sociocostruzionista con i modelli psicodinamici gruppali potrà rivelarsi di fondamentale importanza.

Glossario

- Chat: Una chat è un luogo di discussione tra navigatori di Internet sui temi più svariati, che si può costituire in varie forme ed a vari livelli di sofisticazione. Nelle forme più semplici e diffuse, i cosiddetti "canali IRC", si tratta di finestre di testo su cui è possibile visualizzare i messaggi degli altri e scrivere i propri, in tempo reale. Nelle chat, è abitudine utilizzare un "nickname" (soprannome) al posto del proprio vero nome, per ragioni di privacy, di sicurezza e, probabilmente, espressivi.

- CMC: Computer-Mediated-Communication, processi comunicativi implementati tramite sistemi informatici e reti telematiche. La comunicazione mediata da computer ha delle peculiarità notevoli rispetto alle altre forme di comunicazione a distanza.

- CSCW: Computer-Supported Cooperative Work, Lavoro Cooperativo supportato dal computer. Modalità di organizzazione del lavoro cooperativo, basata sull'interscambio di informazioni e comunicazioni attraverso una rete informatica (solitamente ma non necessariamente, una rete locale od un'Intranet aziendale).

- Flame: Insulto. Si usa il termine FlameWar (o flaming) per descrivere i frequenti scambi di insulti ed attacchi personali che si sviluppano durante le comunicazioni telematiche. In parte, la causa del flaming va ricercata nelle difficoltà che i soggetti hanno a decodificare correttamente le comunicazioni "impoverite" che avvengono in Rete.

- Gender-Switching: Spostamento di Genere Sessuale; una delle più frequenti ed abituali manifestazioni di Identity-Switching che avvengono negli spazi di discussione in Internet. I fenomeni di spostamento dell'Identità sono favoriti dalla povertà del medium e dalla conseguente facilità nel fingersi qualcosa di diverso da ciò che si è.

- HCI: Human-Computer Interaction, settore di studi particolarmente sviluppatosi negli ultimi 20 anni a partire dagli studi di Man-Machine Interaction, di derivazione ergonomico-cognitiva.

- Intranet: Una sorta di Internet locale, interna ad un'azienda od un'organizzazione. La strutturazione di una Rete locale rende molto più efficace e rapida la circolazione delle informazioni e delle comunicazioni di lavoro.

- Mailing-List: Lista (solitamente tematica) di distribuzione della posta elettronica. Una lista che permette di scambiare i propri messaggi di posta con decine di persone interessate agli stessi argomenti: le lettere inviate alla lista vengono duplicate ed imviate automaticamente a tutti gli iscritti, in modo che ciascuno possa leggere cosa scrivono tutti gli altri.

- MUD: Multi-User Dungeon. Una sorta di videogioco interattivo, giocabile contemporaneamente da decine di persone disperse per il mondo. Le ambientazioni sono di solito fantastiche, e ricordano molto quelle dei classici giochi di ruolo (Dungeons and Dragons e simili…). Favoriscono un'immersione totale in un ruolo fantastico (il Mago, il Guerriero) che il giocatore deve impersonare al meglio e condurre attraverso mille avventure e complesse interazioni con gli altri giocatori. Spesso sono basati su interfaccie testuali, anche se le più avanzate dispongono di interfaccie grafiche (Avatar).

Bibliografia

- Bikson, T.K., Eveland, J.D., Gutek, B.A., (1989). "Flexibile interactive technologies for multi-person tasks: current problems and future prospects". In: M.H. Olson (ed.), Technological support for work-group collaboration, Erlbaum, Hillsdale, NJ.
- Di Maria, F., Lo Verso, G. (1995). La Psicodinamica dei Gruppi, Cortina, Milano.
- Goffman, E. (1988). Il Rituale dell'Interazione, Il Mulino, Bologna.
- Holland, N. (1996). The Internet Regression, Psychomedia Telematic Review.
- Lea, M. (1991). Rationalist assumptions in cross-media comparisons of Computer-Mediated-Communication. Behavior and Information Technology, 10, 2, pag. 153-172.
- Lea, M. (1992) (ed.), Contexts of Computer-Mediated-Communication. Hemel Hempstead, Harvester Weatsheaf.
- Lea, M., O'Shea, T., Fung, P., Spears, R. (1992). "Flaming" in Computer-Mediated-Communication, in M.Lea (ed.), Contexts of Computer-Mediated-Communication, cit.
- Lea, M., Spears, R. (1991). Computer-Mediated-Communication, de-individuation and group decision-making. In: International Journal of Man-Machine Studies, 34, pp.283-301.
- Mantovani, G. (1995). L'Interazione Uomo-Computer, Il Mulino, Bologna.
- Mantovani, G. (1996). New communication environments. From everyday to virtual. London, Taylor and Francis.
- McGuire, W.J. (1983). A contextualist theory of knowledge. In: Berkowitz, L. (ed.), Advances in experimental social psychology, 16, Academic Press, New York.
- Pezzullo, L. (1998). Internet per Psicologi, Unipress, Padova.
- Spagnolli, A., Migliore, L., Mantovani, G. (2000). Il Vecchio ed il Nuovo. Una prospettiva culturale per le tecnologie informatiche. In corso di pubblicazione su Psychomedia Telematic Review.
- Sproull, L., Kiesler, S. (1991). Connections: New ways of working in the networked organizations. MIT Press, Cambridge, MA..
- Tessarolo, M. (1994). Il sistema delle comunicazioni. Cleup, Padova.
- Trist, E.L. (1981). "The Sociotechnical Perspective". In: A.H. van der Ven, W.F. Joyce (eds.), Perspectives on organization, design and behavior. Wiley, New York.

Bibliografia generale di questo congresso

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Luca Pezzullo
Padova
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