LARS VON TRIER
Filmografia commentata
a cura di Francesco Patrizi
Lars Trier (Von l'ha aggiunto dopo) nasce il 13 aprile del 1956 a Copenaghen.
"La mia famiglia era atea, per convinzione quasi religiosa"
Nel 1968 la madre lo fa ricoverare in un ospedale psichiatrico.
FILMOGRAFIA COMMENTATA
NEW: Per esprimere il tuo giudizio sull'opera di TRIER e leggere quello degli altri
A cura di Francesco Patrizi
1976 Orchdegartneren (The
Orchids Gardener) 1979 Menthe la Bienheureuse 1980 Den Sieste Detail
(The Last Detail) |
cortometraggi
1976 - The Orchids Gardener
1979 - Menthe la bienheureuse, girato in francese e influenzato da Margherite
Duras.
1980 - Nocturne, presentato alla Biennale dei giovani artisti a Parigi
1981 - The last detail
1982 - Befrielsesbilleder, 60 minuti, dove racconta gli ultimi giorni dell'occupazione
nazista a Copenaghen, vince il premio al Festival delle scuole di cinema di
Monaco.
Gira clip musicali e spot pubblicitari.
Aggiunge Von al suo nome.
lungometraggi
1984 - THE ELEMENT OF CRIME (L'Elemento del crimine)
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Niels Vorsel
Primo capitolo della trilogia
Trama - un detective si confida con uno psicanalista.
Racconta che in Europa ha condotto un'indagine seguendo i dettami di un romanzo
intitola "L'elemento del crimine" dove si teorizza che il detective
debba identificarsi con l'assassino. Alla fine dell'inchiesta, il detective
scopre di aver compiuto lui stesso quei delitti.
Il film si svolge interamente in un'Europa notturna, fatta di pioggia, di acque
putride, di alberghi malati. L'Europa, come apparirà anche negli altri
due film della trilogia, è un luogo malato, "appestato"(come
sarà in Epidemic); qui, nello specifico, è luogo della perdita
della memoria, della verità impossibile, della negazione e del delitto
impunito, il crocicchio dove l'identità si perde, dove la legge può
diventare crimine (nel film c'è un'inquietante capo della polizia dai
modi nazisti).
Il nero è il colore dominante. Quasi tutte le inquadrature riprendono
la scena attraverso un filtro - una ragnatela, un vetro sporco, una rete…la
trama è volutamente incomprensibile, i passaggi temporali aboliti, il
protagonista viene inquadrato in volto dopo dieci minuti di film e l'obiettivo
non lo riprende quasi mai in primo piano. L'atmosfera è onirica, non
c'è mai il sole, non è mai giorno. Il tempo sembra non scorrere.
Trier usa la voce off del protagonista, tipica del noir, che racconta e commenta
la vicenda; il racconto, in verità, non è rivolto al pubblico,
ma ad uno psicanalista.
1987 - EPIDEMIC
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Niels Vorsel
secondo capitolo della trilogia
trama - uno sceneggiatore e un regista (Niels Vorsel
e Trier, gli stessi del film) stanno pepando un film dove si racconta di un'epidemia
che si diffonde per tutta l'Europa e per il mondo intero. Una vera epidemia
comincia a diffondersi realmente intorno a loro. Realtà e finzione si
mescolano.
Realizzato in uno sporco bianco e nero, per tutto il film la pellicola mantiene
sul margine destro la scritta "Epidemic" in rosso, marchio del film
che si sta facendo; l'opera è una sorta di gioco delle scatole cinesi.
Torna, nel secondo film, il tema dell'immedesimazione: ne L'Elemento del crimine
il detective finisce per diventare lui stesso l'assassino, qui il regista e
lo sceneggiatore finiscono nella vera epidemia; in una scena, un'attrice comincia
a recitare la parte di un'appestata e poi mostra i veri segni della peste sul
suo corpo.
Trier materializza l'idea della malattia che aleggia per l'Europa, continente
malato, come si vede meglio dal film successivo, ideologicamente e moralmente,
dagli orrori del Novecento. Nel primo film, l'Europa era il luogo dove l'identità
entrava in crisi; qui l'Europa è il luogo dove si scontano le colpe,
quasi un flagello biblico.
1988 - MEDEA
soggetto "Medea" di Euripide, sceneggiatura Carl Th. Dreyer e Prebben
Thomsen
film per la televisione
trama - Giasone è costretto dal re di Tebe
a ripudiare sua moglie Medea, una straniera. Medea, che ha ucciso i suoi fratellie
rubato il vello d'oro per il marito, si vede abbandonata con i due figli e condannata
a vita errabonda. Giasone decide di sposare la figlia del re. Medea uccide la
futura sposa di suo marito e impicca i suoi stessi figli per punire il marito.
Trier realizza per la televisione danese una sceneggiatura scritta da Carl
Th. Dreyer. L'impatto figurativo è notevole, il clima è estremamente
onirico, irreale, le scene sono dominate dal rosso e dal nero, sembra che debba
piovere da un momento all'altro per tutto il film. Predominano gli elementi
acquatici, il mare, lo stagno, la pioggia, e il fuoco. Medea, mostrata in una
scena di forte impatto mentre appende i figli ad un albero e li tira per i piedi,
alla fine del film si scioglie il copricapo e mostra i capelli rossi, di un
rosso acceso, passionale, ferino, viscerale.
La storia di Medea, seppur in negativo (poiché uccide i figli), anticipa
la figura femminile su cui sarà incentrato il cinema della maturità
del regista (Bess, Selma), una donna votata al sacrificio, alla missione.
1991 - EUROPA
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Niels Vorsel
terzo capitolo della trilogia
premio della giuria al Festival di Cannes
trama- un giovane tedesco torna dall'America per
contribuire alla rinascita della Germania. Uno zio lo fa entrare nelle ferrovie.
Viaggiando in treno, il giovane si ritrova immerso nelle tragedie del paese.
Di nuovo l'Europa immersa nella notte (della Storia), nel buio cupo, senza memoria, in viaggio, popolata da fantasmi rimossi, da problemi irrisolti. Trier adopera la metafora del treno per indicare il viaggio a ritroso nella memoria, nella coscienza storica. Anche qui, come negli film della trilogia, l'Europa è un luogo dove predomina il nero, l'acqua stagnante, gli scorci stretti, la claustrofobia.
------- 1995 - Presenta, insieme al regista Thomas Vinterberg, il DOGMA 95, un codice a cui attenersi per realizzare un cinema anti-hollywoodiano. Sono dei pronunciamenti per un cinema che nonsia puramente di illusione e di evasione, seguito da un "voto di castità" che tutti i registi che aderiscono al Dogma devono seguire (non usare la musica nei film, girare in presa diretta, niente fotografia…).
Il Dogma 95 si richiama alla Novelle Vague. È la ricerca di un cinema
che attraverso un'etica professionale quasi ascetica, fatta di rinunce e di
difficoltà, arriva ad una morale. La morale è che il cinema non
deve ingannare il pubblico, non deve essere pura finzione. Deve cercare la verità
nel film; il dogma è di fatti, in termini religiosi, la verità
indiscutibile.
Al di là della "disciplina militaresca", come la chiama Trier
(ma si la si potrebbe definire "religiosamente ascetica"), a cui deve
sottoporsi il regista del Dogma, il rifiuto della finzione sta nel mettere in
scena tematiche e personaggi che siano "veri", non verosimili. L'immagine
stessa dovrà essere "vera" e non verosimile, quindi senza filtri,
senza fotografia, senza ritocchi.
Le onde del destino è un film Dogma perché la vicenda della protagonista,
Bess, seppur su un piano allegorico, parla della ricerca del senso della vita
e della morte - il piano allegorico è finzione dichiarata, "exemplum",
quadro religioso - rappresentazione della Verità.
Idioti è un vero film Dogma, perché mette in scena un gruppo di
ragazzi che per cercare la verità (dei rapporti umani, di loro stessi)
fingono di essere quello che non sono, ma che sentono di poter essere. Il loro
gioco mostra la verità celata sotto le convenzioni.
Dancer in the dark è un film Dogma poiché rappresenta, all'interno
del discorso filmico, senza mascheramenti, il piano dell'illusione, della finzione,
come fuga dalla realtà: il musical.
Per capire il Dogma 95 è importante non confondere il concetto di verità
con quello di realismo.
Trier è contro l'illusione per l'illusione.
---------torna ad inizio pagina
1995 - THE KINGDOM
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Niels Vorsel
prima tappa di una serie televisiva in quattro parti
trama - disavventure, nefandezze, spiritismo, massoneria
e quant'altro, nell'ospedale di Copenaghen.
Film girato secondo le regole del Dogma, macchina a mano, montaggio ellittico,
assenza di fotografia. Il tema della memoria, che attraversa le opere precedenti
del regista, qui prende doppiamente corpo nella bambina morta, il cui spirito
abita l'ospedale, vittima innocente di sperimentazioni mediche sbagliate; metafora
dei tutte le morti innocenti di cui si è macchiata l'Europa. Trier filosofeggia
ironicamente sulla ricerca della verità, sul bene e sul male (i grandi
temi dei film a venire).
Il prologo della serie mostra un lavatoio (l'acqua, lo stagno, il vapore… elementi
figurativi ricorrenti nel cinema di Trier) e dice che l'ospedale è stato
costruito sopra questo limaccioso terreno, come a dire che nel fango sprofonderà.
La serie si conclude con i fantasmi del passato (tema anche questo che attraversa
i film precedenti) che tornano.
Da questo momento in poi, la tematica su cui si concentra Trier è la
diversità che si cela dietro la normalità.
1996 - BREAKING THE WAVES (Le onde del destino)
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Peter Asmussen
Gran Premio della giuria al Festival di Cannes
trama - una ragazza di una comunità della
Scozia, si innamora di un uomo più grande. L'uomo ha un incidente e la
ragazza crede che occorra che lei si sacrifichi per non farlo morire. Attraversa
così delle tappe di dolore (la prostituzione, la flagellazione…) fino
alla morte, che coinciderà con la definitiva e miracolosa rinascita del
marito. La ragazza, per tutto il film, dialoga con Dio rispondendosi con una
vocina stridula alle sue stesse domande. Alla fine del film, delle campane suonano
in cielo, perché quando muore un santo, racconta una leggenda, suonano
le campane in paradiso.
Da questo film in poi, Lars von Trier rivoluziona il suo stile e cambia le
sue tematiche. Non più l'Europa, la Storia, la memoria, l'identità,
ma la natura umana, il destino, la predestinazione, il sacrificio, il senso
della vita.
Il film, girato con macchina a mano, è costruito sui primi piani, il
montaggio è volutamente salta i raccordi (non segue la narrazione di
finzione ma i momenti di verità), la fotografia è al naturale.
Il film è realizzato secondo il Dogma. La tematica affronta il problema
religioso del peccato da espiare, della vita come sacrificio, della missione.
La protagonista può sembrare una schizofrenica, ma la sua diversità
(tema conduttore del suo ultimo cinema), per il regista, è segno di santità;
l'eroina è una figura Christi.
1997 - THE KINGDOM 2
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier e Niels Vorsel
seconda tappa di una serie televisiva in quattro parti
1997 - IDIOTS
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier
trama - un gruppo di ragazzi occupano una casa
e fondano una specie di Comune. Devono fingere di essere ritardati mentali per
mettere in crisi il rapporto della gente "normale" di fronte ai "diversi".
Il gruppo si sfascia. La donna che si era aggiunta alla fine torna a casa per
la prova finale: essere down davanti a gente che ci conosce. Si scopre così
che la donna ha perduto il figlio e che è fuggita di casa. Essere down,
per lei, significa non accettare la norma, rifiutare il lutto e i sensi di colpa,
riprendere a vivere.
Per i ragazzi, essere down significa manifestare la propria diversità, mettere in crisi il concetto di normalità, scandalizzare e contestare l'ipocrisia della società che vuole tutti omologati. Per alcuni, essere down è un modo di comunicare senza parole e senza ipocrisia, per altri è ricerca di spontaneità. Solo per la donna che si aggiunge alla fine, essere down significa superare il lutto del figlio morto e rapportarsi diversamente ad una vita che non appare ai suoi occhi "logica e razionale".
1999 - DANCER IN THE DARK
soggetto e sceneggiatura Lars von Trier
primo premio al Festival di Cannes
trama - una ragazza che sta per diventare cieca,
mette da parte i soldi per far operare il figlio anche lui destinato alla cecità.
È costretta, suo malgrado, a commettere un omicidio e finirà impiccata.
Le scene reali si alternano a scene oniriche dove la protagonista sogna di essere
in un musical.
Film di grande impatto emotivo, il tema è di nuovo quello de Le Onde
del destino: una donna sacrifica la propria vita per salvare il figlio dalla
malattia ereditaria, dalla "colpa" primigenia.
Il regista scava alla radice del musical e mette in scena letteralmente la catarsi
della musica.
La narrazione procede per tappe come i misteri medievali. Eloquente l'inizio
con tre minuti e cinquanta di nero assoluto e musica: esattamente il punto di
vista "interiore" ed esteriore della protagonista, che sta diventando
cieca e si aliena ascoltando una musica tutta sua, mentale, danzando nel buio,
appunto. Di nuovo il tema della diversità: nessuno capisce il perché
Selma accetti di morire; il suo comportamento esula dalla logica del buonsenso
e sembra seguire un disegno prefigurato.