LA PASSIONE DEI MOMIX

Non so quando avremo nuovamente l'occasione per assistere a "Passion" adattamento realizzato dai Momix, compagnia di danza capeggiata da Moses Pendleton (in tutto cinque elementi, tre uomini e due donne), dell' omonimo gabrielliano capolavoro. Il 1995 li ha visti infatti portare in giro per tutta l'Italia, forse per l'ultima volta considerando il fatto che sono già nuovamente in scena con un nuovo spettacolo, il bellissimo balletto che da quattro anni è in continua toruneé mondiale, toccando più volte il nostro Paese, e che rappresenta una sorta di "sintesi" dell'intera carriera artistica di Pendleton, includendo quadri e coreografie - oltre che realizzati ad hoc - anche ripescati dal meglio che l'artista americano ha realizzato nella sua lunga carriera.
Assistere alla loro interpretazione di "Passion" è stata un'occasione ghiotta per chi ama l'arte visiva, la spettacolarità delle evoluzioni del corpo umano e, ovviamente, la musica di Peter.

Raccontare 75 minuti di coinvolgimento che già solo la musica dell'album riesce a trasmettere è particolarmente difficile: perché viene naturale associare i brani alle immagini de "L'Ultima Tentazione di Cristo", ma anche perché alcuni, che come me hanno conosciuto e venerato al primo ascolto la musica di Gabriel prima ancora del film di Scorsese, trovano più facile lasciar vagare la propria fantasia e il proprio immaginario.
In Pendleton ha probabilmente prevalso questo secondo aspetto. La musica di "Passion" è stata infatti utilizzata per accompagnare i diversi quadri di un viaggio onirico nell'universo e nei misteri della vita: la nascita, i travagli dell'esistenza, la morte. Un'interpretazione che in un certo senso nulla ha a che fare con il film, se si eccettua l'analogia sì con una vita, ma in quel caso con la vita dell'uomo-Cristo, e soprattutto con la scena della passione, simbolicamente il momento in cui l'intera esistenza dell'uomo acquista significato - per chi, naturalmente, crede nella venuta di un Figlio di Dio sulla terra e nel suo estremo sacrificio per la salvazione umana.

In qualsiasi caso, è proprio il brano Passion ad accompagnare il culmine di entrambe le opere, mentre il crescendo lento e sublimato della grande voce di Nusrat Fateh Ali Khan guida i movimenti di una danza espressiva, incredibilmente naturale e piena di dolore, interpretata magistralmente nella coreografia di Pendleton da un ballerino sospeso a mezz'aria agganciato ad una corda-croce. Il senso della tragicità del momento è ulteriormente accentuato dalle luci rosse che inondano il palco, così come dal continuo, vano, propendersi di due danzatrici verso il "crocefisso". Semplicemente fantastico.
La scena, nell'intero spettacolo, si presenta divisa su due piani visivi: il primo e più frontale è quello di uno schermo trasparente che sovrasta il proscenio, e sul quale vengono proiettate in continuazione immagini altamente simboliche - iconografie romaniche, madonne, buddah, girasoli, nuvole sospese, orologi - tutte citazioni che accompagnano le coreografie dei danzatori sul palco vero e proprio (appunto, il secondo piano visivo). Le proiezioni, in alcuni casi, si trasformavano in vere e proprie scenografie all'interno delle quali la danza assumeva nuovi significati, ma credo che questo aspetto fosse evidente solo a chi ha avuto la fortuna (o l'oculatezza) di trovare posto al centro della platea e anche non nelle primissime file.

L'aspetto scenografico vero e proprio, sul quale si alternavano i diversi quadri, era invece assai scarno e fatto solo di luci: luci che però costituivano elementi altrettanto fondamentali degli oggetti che di volta in volta gli artisti utilizzavano per le loro danze, e che in molti casi accentuavano la spettacolarità delle evoluzioni.
L'ultimo quadro ne è un esempio significativo: ogni ballerino si presenta in scena con due lunghe canne flessibili, che dopo una complicatissima ma sempre naturale danza (e la naturalezza di tutti i movimenti di questi artisti è una delle cose che colpisce maggiormente), sulle note di Bread And Wine, vengono intrecciate fino a formare una perfetta sfera. Così l'unità del tutto si ricostituisce, e fra la morte e l'origine della vita non c'è più distinzione.
come noi la conosciamo già dal cd, anche se Peter, colto da irrefrenabile entusiasmo all'idea di un balletto sulle sue musiche, avrebbe voluto darle una ritoccatina, giusto per adattare al meglio qualche brano alla danza. Ringraziamo tutti la decisa opposizione di Pendleton, che era molto probabilmente a conoscenza delle proverbiali gabrielliane "ritoccatine", vere e proprie Quaresime...
La speranza è che spettacoli così possano ripetersi, mentre noi rimaniamo in attesa di una performance live di "Passion" fatta da Gabriel. Non ci sono santi... ora tocca proprio a lui!

M.M.