IL PARCO
DELLE MERAVIGLIE

Recentemente, molte persone mi hanno chiesto informazioni sul parco che Peter Gabriel, Brian Eno ed io stiamo da tempo progettando. A dir la verità, in questo momento è in una specie di stato sospeso. Ma permettetemi di darvi qualche informazione sulla sua storia.

Peter mi parlò per la prima volta di Real World nel 1981. Era un suo sogno riuscire a costruire un parco che desse alla gente la possibilità di provare suoni e immagini in tre dimensioni. A quell'epoca, pensando ad un'area fuori Londra, aveva già pianificato ogni cosa: il parco sarebbe stato completamente sotterraneo; uno avrebbe potuto entrare in questi spazi, delle specie di grotte, indossando cose che assomigliavano a enormi caschi per asciugare i capelli - i precursori di quelli per la realtà virtuale - per vedere immagini olografiche e ascoltare suoni olofonici. Peter era incredibilmente entusiasta di questa idea, tanto da averla programmata ad un notevole livello di dettaglio, fino all'aspetto che avrebbero dovuto avere gli spazi per i parcheggi in superficie.

Negli anni successivi parlò con centinaia di persone di questa sua idea. Artisti, architetti, software designers (programmatori), programmisti della radio e della televisione, cineasti e protagonisti di tutti i campi dei media vennero coinvolti. Gradualmente, Peter cominciò a visualizzare un progetto estremamente ambizioso. All'incirca nel 1992 (tanto per cambiare, anche Laurie sembra dimenticarsi delle date: a quanto mi risulta il suo coinvolgimento iniziale risale almeno al 1989... ndT), domandò a me e a Brian Eno di prendere parte alla progettazione. C'era inoltre un team di designer che comprendeva numerose delle persone che avevano contribuito a creare gli studi Real World a Bath, il produttore e impresario Michael Morris, e altri ancora che avevano lavorato con Brian ai suoi progetti visivi. Cominciammo così ad avere incontri più o meno periodici e regolari.

Si trattava di incontri liberi, informali e selvaggi durante i quali disegnavamo delle grandissime mappe, allo stesso tempo geografiche e fantastiche, di come pensavamo il parco dovesse apparire. Per un po' di tempo non c'era alcun sito reale, perciò le mappe erano gigantesche, sfere e coni che si sovrapponevano con strani passaggi che trasportavano da un piano all'altro. L'idea principale era che il parco fosse un posto cui ogni genere di artista e musicista potesse contribuire. Ci sarebbero stati un sacco di "locali" (venues) - dal più intimo dei Caffè ad ampi teatri elettronici in cui dar vita a performance basate sulle tecnologie più avanzate. E un sacco di "giochi" (rides).

The River Of Life

Uno di questi "giochi-percorsi" che Peter aveva disegnato si chiama "The River Of Life" - un viaggio sull'acqua che avrebbe trasportato i partecipanti attraverso le sette fasi della loro vita su piccole barche. Decidemmo di domandare a sette diversi artisti di disegnare ciascuna delle fasi. Per quella adolescenziale avevamo scelto John Waters . Avevamo immaginato i partecipanti che si muovevano attraverso una serie di immagini e odori. L'esperienza sarebbe stata pari a quella di "viaggiare" all'interno di un film di John Waters. I viaggiatori avrebbero avuto l'opportunità di ripetere o di saltare particolari fasi; avrebbero potuto rotolarsi senza fine nella propria infanzia oppure saltare completamente la crisi di mezza età. Parlammo di numerosi sistemi di proiezione e trasporto - videotavole da surf, macchine del vento, apparecchi per muoversi come in un pallonetto. La musica, ovviamente, avrebbe accompagnato i partecipanti attraverso la loro vita. Il viaggio si sarebbe concluso "sputando" la gente in una piscina genetica, dove ciascuno avrebbe po-tuto reincarnarsi in qualsiasi forma desiderasse. Per Peter era molto improtante che la gente potesse saltar fuori dalla propria barca e nuotare per almeno una parte del tragitto. Perciò, quando iniziammo a guardarci attorno per un posto adatto al parco, il clima divenne un fattore essenziale.

Il posto

Ad un certo punto il parco avrebbe dovuto essere costruito a Tokyo; prendemmo anche in considerazione l'idea di situarlo sulla cima di un altopiano roccioso del Nuovo Messico. Alla fine, arrivò un'offerta concreta dal sindaco di Barcellona per posizionare il parco nel centro della città. Barcellona, con le sue case e chiese disegnate da Gaudì, il suo clima temperato e la sua joie de vivre, sembrava il luogo perfetto. Il posto che ci era stato offerto era nei pressi dell'università, in una larga zona "non sviluppata". C'era una grossa collina nel mezzo, e il terreno si abbassava gradualmente in direzione di una pista da skateboard già esistente. Da lì la vista dava su Tibidabo, il più antico parco dei divertimenti di Barcellona, abbarbicato in cima a una ripida scogliera. Costruito alla fine del XIX° secolo, è sopravvissuto come una specie di posto magico - il tipo di parco con enormi, traballanti montagne russe in legno e giostre con cavalli monocoli che cadono a pezzi. Tibidabo prende il suo nome dal latino - questo è ciò che ti darò, tutto questo sarà tuo - dalle parole che il diavolo pronunciò quando trasportò Cristo nel deserto per tentarlo. In questo classico patto, il demonio indicava le terre circostanti per illustrare la sua offerta. Il nostro parco sembrava dovesse sorgere esattamente sulla traiettoria di ciò cui stava puntando.

Tornadi

Con un posto concreto a disposizione i piani cominciarono a diventare più specifici. Immaginammo l'ingresso al parco attraverso un cancello fiancheggiato da due tornadi verticali alti circa 60 piedi (18 metri circa). Avevo visto dei tornadi disegnati da Ned Khan, l'artista "metereologico" che lavora all'Exploratorium di San Francisco, e gli parlai per vedere se era possibile realizzarne di dimensioni maggiori. Gli domandai inoltre se era in grado di disegnare un tornado portatile per uno dei miei spettacoli, cosa che fece. Ci spedì la ricetta e, anziché fabbricarne un modello in scala, decidemmo di costruirlo in dimensioni reali. Gli "ingredienti" comprendevano quattro cilindri alti 20 piedi (più o meno 6 metri) bucati ad intervalli di cinque centimetri; c'era una piattaforma in fondo per contenere del ghiaccio secco e un ventilatore in cima alla struttura per risucchiare le nuvole verso l'alto; getti d'aria attorno ai cilindri avrebbero fatto ruotare il vapore come in un vortice. Di solito. Il problema con questo tornado, come con tutti i fenomeni atmosferici e metereologici, era la sua imprevedibilità. Durante la performance arrivava il segnale per-ché il tornado partisse, ma a causa di correnti d'aria o incroci di correnti all'interno del teatro, il fumo del ghiaccio secco veniva fuori dai buchi e scivolava lentamente verso il basso, dissipandosi fra le prime file di poltrone. Non proprio l'effetto che intendevo ottenere. Ho usato questi tornadi per una serie di spettacoli in Germania nel 1992, ma alla fine li misi nel congelatore.

La natura

I piani comprendevano inoltre una lunga camminata come su una passerella, Las Ramblas - più ci guardavamo attorno e più ci accorgevamo di quanto a Barcellona la gente ami le passeggiate. Che sia per mettere in mostra i propri vestiti piuttosto che per osservare quelli degli altri, ci sono davvero un sacco di queste camminate "di presentazione" (noi le chiameremmo "vasche"... ndT). Non è una città in cui la gente va in giro affrettatamente nascosta dai propri abiti. Barcellona è la città dell'"IO SONO QUI!". Orgoglio spagnolo.

Gradualmente divenne sempre più importante per noi fondere il parco con la natura circostante. Perciò alcuni dei divertimenti e degli eventi sarebbero stati metà e metà sopra e sotto la superficie. Durante uno dei nostri incontri, io raccontai un sogno che avevo fatto e in cui c'era una grande ruota panoramica per metà dentro e per metà fuori dell'acqua - l'esperienza giusta per inzupparsi. Decidemmo di piazzarla nel mezzo del parco. Stupefacente quando i tuoi sogni possono essere letteralmente fabbricati.

Last night I dreamed I died and that my life had been
rearranged into some kind of theme park. And all my friends were
walking up and down the boardwalk. And my dead grandmother
was selling cotton candy out of a little shack.
And there was this big Ferris wheel about half a mile
out in the ocean, half in and half out of the water.
And all my boyfriends were on it with new girlfriends.
And the boys were waving and shouting.
And the girls were saying "Eeek."
Then they disappeared under the surface of the water.
And when they came up again they were laughing.
And gasping for breath.

(da "Theme Park", sul cd Bright Red)

(Ieri notte ho sognato che ero morta e che tutta la mia vita era stata/risistemata in una specie di luna park. E tutti i miei amici stavano/camminando su e giù per la passerella. E la mia nonna morta/stava vendendo zucchero filato da dentro una piccola cabina./E c'era questa grande ruota panoramica all'incirca mezzo miglio/al largo nell'oceano, mezza dentro e mezza fuori dall'acqua./E tutti i miei vecchi ragazzi ci stavano sopra con le loro nuove ragazze./E i ragazzi gesticolavano e urlavano./E le ragazze dicevano "Eeek." /Poi scomparivano sotto la superficie dell'acqua./E quando tornavano su di nuovo stavano ridendo./E boccheggiavano in cerca d'aria.)

Architettura

Peter domandò all'architetto Emilio Ambazs di lavorare a un possibile design del parco. Eravamo tutti stati impressionati dalla sua abilità nel nascondere moltissime cose sotto terra e allo stesso tempo permettere ad alcune sezioni delle strutture di spuntar fuori. Una delle costruzioni che preferisco nel mondo intero è una casa che vidi in uno dei libri di Emilio. La disegnò per qualche duca o nobile spagnolo. La casa era situata molto lontano nel mezzo di una delle ventose e polverose pianure spagnole. La maggior parte della casa era sotterranea. C'era un enorme torre con una scalinata all'esterno. Dell'acqua scorreva verso il basso, sulle scale. In cima alla torre stava un magnifico balcone intarsiato - una strana gabbia. Il disegno di questa casa era incredibilmente misterioso e delicato. Io pensai, "Devo riuscire a vederla", e perciò domandai ad Emilio se fosse possibile. Dapprima mi disse che il conte o duca (un titolo che sembrava stranamente interscambiabile) era un solitario che non tollerava visitatori e che il punto stesso che la casa fosse stata costruita in un posto isolato era proprio perché desiderava evitare le altre persone. Cominciai più o meno a supplicarlo. Alla fine, stavo diventando davvero irritante, Emilio mi disse che la casa in realtà non era mai stata costruita (ma c'era sempre la possibilità che ciò avvenisse in futuro).

Il suo progetto per il parco era fantastico. Eravamo adesso in condizione di guardare il posto e immaginarlo come un luogo reale. Avrebbero dovuto esserci un treno monorotaia tutto intorno, una stazione televisiva e una radiofonica, ristoranti, il Quiet Club (ispirato da Brian), una discoteca a forma di sfera dove i ballerini avrebbero potuto controllare le immagini proiettate con i piedi; e una foresta di alberi parlanti. Cominciammo a chiedere a esperti nel design di parchi di unirsi a noi nelle nostre riunioni - i tipi del "si può fare/non si può fare". E loro avrebbero cercato di capire come trasformare in progetti concreti le nostre idee. Questa è stata la serie di incontri che ho trovato più divertenti. Potevo dire cose come "Che ne dite se una grossa nuvola nera aleggiasse sul parco e desse vita ad una foresta di alberi parlanti?" - e qualcune prendeva davvero appunti e scriveva sul suo blocco "ricercare grossa nuvola nera per foresta parlante". Era esilarante.

Lo stato attuale

L'altra cosa che i ragazzi del si può/non si può continuavano a ricordarci, naturalmente, era che tutto ciò aveva un prezzo. Parlavano del "cancello" e cercavano di aiutarci a capire se c'era qualche almeno remota possibilità concreta di realizzarlo. Anche alcuni rappresentanti del consiglio comunale di Barcellona cominciarono a partecipare agli incontri, discutendo cose come l'ampliamento della rete metropolitana cittadina così che ci fosse una stazione proprio alla sommità del parco. Cominciò a sembrare che tutto questo stava davvero per accadere. Era emozionante. Un parco disegnato da artisti; un parco il cui tema era che la gente inventasse e scoprisse cose da sola. Non solo un'altro posto idiota per gente così anestetizzata da aver bisogno che la facciano ruotare su se stessa un centinaio di volte e che la facciano cadere sulla propria testa perché sia in grado di sentire una cosa qualsiasi. Un'idea utopistica. Una zona libera.

Al momento, come ho detto, il parco è ancora un'ipotesi. Peter è dovuto partire per un tour che gli ha portato via quasi due anni. Continua a parlare di questo suo sogno, ma ora lo fa in termini un po' più astratti. Diventerà un posto reale? Dopo tutto questo tempo, ancora non abbiamo una data fissa o qualcosa di definitivo. Nel corso dell'ultimo anno e passa, ho citato il parco in molte diverse conferenze, incoraggiando chiunque a esporre le proprie idee in proposito. Perciò, se avete qualcosa da dire in merito, per favore fatecelo sapere e noi lo comunicheremo a Peter a Bath. Inoltre, sarebbe interessante avere le vostre impressioni su altri parchi a tema. Ricercando per Real World ne ho visitati parecchi. Uno dei miei preferiti è Dollywood, soprattutto per il suo paesaggio è così intimo - un sacco di piccole collinette che ti costringono a proseguire il cammino senza mai riuscire a vedere tutto l'insieme allo stesso tempo.

L'ultima volta che ci sono andata

L'ultima volta che ho visitato Barcellona ho curiosato in giro più di quanto non avessi fatto durante il nostro tour ufficiale. Ci sono diversi accampamenti di squatter (insediamenti illegali). Da fuori si può vedere il fumo dei loro fuochi, ma le loro costruzioni sono ben nascoste da viti rigogliose. Nel mezzo c'è una villa del diciassettesimo secolo con una piscina profonda circa cinque piani. Non so se nel 1650 avessero alte piattaforme da cui tuffarsi, ma la piscina ha un aspetto spettacoloso, anche se ora è coperta di edera ed è tutta crepata. Mentre passavo accanto a un cespuglio, una cinquantina di piccoli uccelli grandi come colibrì ne volò fuori. E pensai fra me e me, "Grandioso! Verremo qui e butteremo giù tutto e ci costruiremo un luna park! Che bella pensata!". D'altro lato può darsi che ci sia un modo per costruire il parco solo su una parte dello spazio, senza distruggere questo piccolo ecosistema (questo è probabilmente il genere di razionalizzazione che compiono tutti i costruttori).

O può darsi che troveremo uno spazio diverso. O può darsi anche che questa sia una di quelle idee che è meglio resti semplicemente un'idea. Che ne pensate? Mandateci le vostre opinioni sul Real World Park all'indirizzo email:

laurie_anderson@voyagerco.com