Il Plico

Parte Prima

1) LA MERCEDES BIANCA 
2) LA BUSTA BIANCA 
3) IL GATTO 
4) IL FIGLIO

1) LA MERCEDES BIANCA

Con l'aria condizionata non è poi così sgradevole farsi 700 Km anche ora che il caldo si fa sentire. Così pensava l'avvocato Paoli al volante della B.M.W. di ritorno da Roma verso la sua Padova. Era rilassato e seguiva da tempo senza bene saperne il perchè una Mercedes bianca che procedeva ad una andatura tranquilla del tutto inusuale per lui. In altre occasioni avrebbe già da tempo messo la freccia sinistra, premuto l'acceleratore e lasciato per sempre la Merceds ed i suoi occupanti a mollo nei loro120 Km/ora. Come si fa ad andare ad una velocità così ridicola e per di più in una autostrada quasi deserta!

Forse seguire la macchina lo distraeva dandogli modo di fare congetture su chi fosse alla guida. Seguiva abbastanza da vicino da vedere la testa di un signore quasi completamente calvo. Il vantaggio della calvizie! Ti permette di capire che quell'ombra indistinta seduta al volante che ti precede è un uomo. Puoi sbagliarti sull'età, ma non sul sesso. Quando la capigliatura è folta e per di più con il vizio di molti uomini d'oggi di lasciarla crescere fluente, puoi avere difficoltà a stabilire se sia maschio o femmina. Quindi maschio. Ma l'età? Forse la sua è una calvizie di mezza età. Se fossimo in due potremmo divertirci a scommettere. Sarebbe una buona scusa per poi superare la macchina e vedere chi aveva ragione.

Questi stupidi pensieri servivano all'avvocato Paoli a mantenere l'andatura moderata e costante senza rischiare di addormentarsi. VI 278342. E' una targa recente o no? A Padova siamo già ad oltre 600000. Ma Vicenza è una provincia più piccola. Quante auto saranno in circolazione? Non sarebbe difficile saperlo. Basterebbe una telefonata all'A.C.I. Ma se qualcuno ti chiedesse quanti telefoni sono installati in Etiopia? 100000? 1 milione? Ma quanti sono gli abitanti in Etiopia? Quando sono a casa voglio consultare l'atlantino De Agostini che deve esserci da qualche parte. Ma sarà ancora aggiornato? Chi me lo aveva regalato? Sono quei libri che sfogli per mezz'ora appena li ricevi. Uruguay, capitale Montevideo. Sicuro? Abitanti 2350000. Superficie, Kmq ...?

Chi sa se poi è proprio di Vicenza o di un paese in provincia. Barbaran? Noventa? Lovolo? Lonigo? Agugliaro? No, Agugliaro è in provincia di Padova. E che mestiere farà? Magari è anche lui avvocato. Allora forse lo dovrei conoscere. No, meglio un commercialista. Ma perchè non un ricco agricoltore? Ma cosa vuoi che ci faccia un agricoltore così lontano da casa. Forse viene anche lui da Roma.

Da dove ho cominciato a stargli accollato? Forse da Orvieto. Si, è stato quando sono uscito dalla stazione di servizio. Come si chiamava? Fabro Est? Quel pazzo di un camionista mi stava per travolgere. Bestione prepotente. Sì, è da allora. Con quel pò di batticuore ho rallentato e la Mercedes mi ha superato. Da allora sempre dietro. Manco fosse una bella bionda! Magari ce l'ha lui una bionda accanto. Impossibile, la vedrei. Ma se fosse reclinata e dormisse? Quasi quasi lo supero per togliermi la curiosità.
Stava per farlo, quando un claxon urgente e lancinante gli taglia la strada. Una Porsche rossa gli sfreccia accanto ed una mano con due corna gli esprime tutto il disprezzo del guidatore. Gli sembra di sentirlo: "Brutto figlio di ..." Ha ragione lui. Stavo per uscire all'improvviso senza neanche mettere la freccia. Si vede che è destino che stia dietro a questa Mercedes.
La Mercedes del mistero... , bianca, se ne andava a bassa velocità e costringeva come ipnotizzato l'avv. Paoli a seguirla... Già. Potrebbe essere l'inizio di un thriller. Cerchiamo piuttosto di non addormentarci alla guida.

Ricominciamo l'indagine. Uomo di mezza età, benestante, professionista... No forse meglio commerciante. Che diavolo di mestiere farà? Un secolo fa sarebbe stato più facile: non c'era l'ossessione di avere per forza un mestiere, una professione. Uno poteva semplicemente dichiarare: benestante. Uno che vive di rendita, un rentier. Il lavoro era per i poveracci. Al massimo uno poteva svolgere una professione liberale: avvocato, medico. Oggi anche se uno è pieno di soldi si vergognerebbe a dire che vive di rendita. Quindi il nostro eroe, l'uomo di mezza età sulla Mercedes bianca, anche se è benestante un mestiere lo deve avere. E se fosse un industriale, magari arricchitosi da poco? Potrebbe essere un'idea. Ma no, c'è qualcosa che stona. Cos'è? non la calvizie. Anzi, per un commendatore sarebbe l'ideale. Almeno, così venivano rappresentati i commendatori nei film dei telefoni bianchi. Anche il commendatore di Miracolo a Milano era calvo. Un omone enorme e calvo. Questo però della Mercedes non è un omone. La sua testa spunta appena fuori dal salvacollo della poltrona di guida. Ah, ecco cosa stona, per un industriale emergente. La Mercedes non è certo ultimo modello. Vediamo, sarà degli anni 70? Comunque è in ottimo stato. Potrebbe essere un aristocratico proprietario di vigneti che si è dato ora alla gestione diretta. Roba da copertina di Capital. Una bella tenuta, con una villa castello, proprietà di famiglia da tre secoli. Una bella foto di famiglia riunita davanti alle botti di rovere, tutti con il calice alzato a guardare in controluce il rosso rubino... Merlot o Pinot nero? In provincia di Vicenza forse né l'uno né l'altro. A parte l'idea della cantina, quella di un gentiluomo di campagna potrebbe andare. Magari alleva polli.

Così meditava l'avv. Paoli cercando di rimanere sveglio. Un grosso sbadiglio sopraggiunge ed ha un soprassalto. Ora basta. Ora lo sorpasso e così finisce ingloriosamente il Mistero della Merceds bianca. Oh, guarda, guarda. Proprio ora che ho deciso di superarlo aumenta la velocità. Va bene che siamo in discesa. Si vede che prima, in salita, la vecchia non ce la faceva proprio a superare i 120. E continua ad aumentare. Forse vuole distaccarmi, si è accorto che lo seguo da tempo. Eh, no, mio caro, ora non ti mollo.
"Disgraziato!", questa volta i pensieri dell'avvocato diventano un'invettiva a una macchina velocissima che lo supera stringendolo molto da vicino. E subito dopo, rivolto alla Mercedes: "Ma che fa!"
Uno sbandamento improvviso. Gli era sembrato di sentire uno scoppio. Ma che fa, la gincana? E cos'è che perde? perde olio! Forse si sono rotti i freni. Attento!
La Mercedes bianca improvvisamente dopo aver proceduto a zig zag per un centinaio di metri o più, si rovescia , si raddrizza, esce di strada... La B.M.W. dell'avvocato con una frenata sibilante riesce per un soffio ad evitare lo scontro prima che la Mercedes esca di strada.
Meno male che non c'era nessuna macchina dietro!

L'avv. Andrea Paoli, si ferma sulla corsia di emergenza. Esce dall'auto e corre a guardare giù dalla scarpata. Altro che scarpata! E' un vero e proprio pendio montano. A un pelo dal precipizio dato dal primo pilastro del viadotto rimbalza su un grosso masso. La Mercedes sta ancora rotolando. L'avvocato, salta il guard rail, passa la rete che delimita il terreno di proprietà dell'autostrada attraverso il varco prodotto dalla Mercedes. Corre giù per la collina. La Mercedes si è ora fermata.
Speriamo non prenda fuoco. Si sarà salvato?

La Mercedes si è fermata contro un albero, di traverso, in bilico. Il parabrezza è saltato via. Il cofano del portabagagli è spalancato. Accasciato sul volante un uomo vestito di bianco o meglio color panna. Forse un abito di lino estivo. Si sente un lamento. Paoli salta sul cofano, si inginocchia e con la testa riesce a sporgersi all'interno della vettura. Dalla testa reclina, occhi chiusi, esce un flebile "Mi aiuti..."
" Come si sente? Riesce a vedermi? E' meglio che non la tocchi, potrebbe essere pericoloso. Vado a chiamare soccorso. Lei stia calmo. Il peggio è passato."
Gli occhi si aprono. E' uno sguardo supplichevole: "No, no. Aspetti. Io sto morendo. Lei mi deve fare un favore. E' una cosa importante. La prego... Io non riesco a muovermi. Mi metta la mano nella tasca della giacca. C'è una busta. La prego."
Andrea, non sa cosa fare, è impacciato.
"La prego!" Dalla bocca esce un fiocco di sangue. "Faccia presto".
Andrea riesce ad infilare una mano lungo il fianco dalla parte della porta per arrivare alla tasca di sinistra. "No, nell'altra." Qui è più difficile arrivare. Dalla sua posizione reclinato sul cofano fa fatica ad infilare la mano sotto il corpo dalla parte in cui è reclinato. Ma ecco, tocca qualcosa. Tira per estrarre vincendo il peso del corpo. E' una busta grande, bianca stragonfia. E' quasi un plico. Andrea ritira fuori la testa dal parabrezza.
Con uno sforzo la voce del ferito si fa più decisa: "Senta, mi ascolti bene ora. La deve portare a mia moglie. Non la dia alla polizia. La porti Lei direttamente. La prego. Non dica niente alla polizia. La porti lei direttamente a mia moglie."
Andrea è sconcertato e il sangue comincia anche a fargli uno strano effetto. Non avrebbe potuto fare il medico.
"Mi dia la sua parola che la porterà a mia moglie. Non contiene soldi o cose di valore. E' solo importante per la mia famiglia. Me lo prometta!"
Andrea fa in tempo a dire: "Glie lo prometto", un sussulto, la testa si accascia.

Andrea, con la gonfia busta in mano, scende dal cofano. Guarda in alto verso la strada. Qualcuno ora si è fermato. E' incerto se scendere. Andrea gli grida: "Telefonate al soccorso, presto".

Poi si siede su un sasso, un pò discosto dalla vettura. Rigira la busta. E adesso, cosa ne faccio? Ho promesso. Così cerca di metterla nella tasca interna, ma non c'entra. La mette allora nella tasca esterna. Ne esce un pezzo. E dove abita questo signore? Ritira fuori la busta. Non c' è indirizzo. Però in alto a destra c'è quello del mittente. Vinicola del Castello, Barbarano Vicentino (VI). Sarà il suo indirizzo?

Qualcuno sta scendendo. L'avv. Paoli rimette la busta in tasca. "Come sta il guidatore? Come è successo?" Paoli scuote la testa.

Dal paesino non molto lontano in fondo alla valle qualcuno deve aver visto. Si sentono delle grida. Un trattore, forse più di uno, si sta movendo verso la loro posizione. C'è una strada di campagna che passa lì sotto, non troppo distante da dove si è arrestata la vettura. Chissà come si chiama quel paesino!

2) LA BUSTA BIANCA

Ormai era sera. Ci si vedeva ancora un poco, ma le macchine avevano già acceso i fari. L'avv. Paoli era di nuovo sull'autostrada verso casa. Aveva informato la moglie dell'accaduto e del ritardo. Era ancora scosso. Sul sedile accanto, la busta bianca, rigonfia da sembrare quasi un plico, dava uno strano riflesso nella penombra della sera. Quasi fosse fosforescente.

Avrebbe dovuto dire tutto al commissario di polizia di Sasso Marconi, dove si era recato al seguito dell'autoambulanza e della macchina della polizia. Ma quando stava per farlo, gli rivenne in mente lo sguardo implorante del moribondo. "A mia moglie, la dia a mia moglie, non dica niente alla polizia."
E così aveva fatto. D'altra parte non c'era nessun motivo per rompere un segreto privato. Era successo un incidente, non c'erano colpe o responsabilità. Quindi non era tenuto a rivelare cose private.

Chissà poi cosa contiene di tanto importante e riservato. Forse semplicemente estratti conto di deposito esteri. Ma perchè se li portava da Sud verso Nord? Fosse venuto da Nord si sarebbe potuto pensare che provenisse dalla Svizzera e l'idea sarebbe più plausibile. Ma se non erano fiscali, quali segreti conteneva la busta?
Sulla macchina non si era trovato gran che di interessante. Nessuna borsa, Nessuna carta. Franchino Giuseppe, via al Castello. Che numero? Non era riuscito a vederlo sul documento d'identità mentre il poliziotto lo leggeva ad alta voce redigendo il verbale. Professione, agricoltore.

Agricoltore! Vuol dire contadino? Certo non ne aveva l'aspetto. Oltre alla Mercedes, tutto denotava agiatezza. Il vestito di lino bianco, le scarpe inglesi quelle con la sovrapunta tutta lavorata. Se ci fosse stata una borsa, Andrea se la sarebbe immaginata di cuoio. Non certo una 24 ore, moderna, rigida di materiale sintetico. Ma invece una di quelle valigiette di cuoio di tipo antico che una ditta fiorentina ha rimesso sul mercato. Cose costose, di gusto. Ma la borsa non c'era. Anzi il commissario si era meravigliato che uno da Vicenza che se ne è andato verso sud il cui viaggio difficilmente può essere durato meno di un giorno, se ne vada senza niente al seguito. Eppure nè l'avvocato Paoli nè i poliziotti della stradale sopraggiunti avevano visto tracce di borse o valige nè nella macchina nè fuori. "Ma avete guardato bene? - aveva chiesto il commissario incredulo. "Ora è tardi, ma domani verrò anch'io per un sopralluogo più accurato."

Andrea alla guida verso casa continua le sue riflessioni. Più che agricoltore, diciamo proprietario terriero. Già, Vinicola del Castello. E magari abita proprio in un castello.

L'avvocato non può fare a meno di sorridere. Ci era andato proprio vicino con l'analisi che aveva fatto mentre seguiva la Mercedes bianca. Proprio un vignaiolo benestante. Magari anche nobile. Nato il ... che giorno?... Il giorno non se lo ricordava, ma il mese e l'anno sì. Luglio 1944. Andrea era nato il 15 giugno 1944. Quindi erano tutt'e due figli dell' 8 settembre. Suo padre, ufficiale degli alpini era riuscito a scappare dalla vicina Iugoslavia. Da quanto tempo non aveva visto la moglie? Non era certo tempo per concepire figli. Ma come si faceva a fare attenzione dopo forse più di un anno che non aveva abbracciato la moglie? Probabilmente così era avvenuto anche per Giuseppe Franchino. Nato in luglio, però. Concepito un mese più tardi. Forse il padre non era riuscito a tornare subito a casa. Magari si trovava in Francia e ci avrà messo un mese per il ritorno. A piedi, attraverso le montagne, nascondendosi nei paesi. Passati i primi giorni dopo l' 8 settembre c'era il pericolo di venire presi dai tedeschi...

Questi pensieri gli rendevano meno estraneo quel volto visto una sola volta, l'ultima. Poveraccio, che brutta fine.

Se non fosse stato per quel camion all'uscita della stazione di servizio, Andrea non si sarebbe messo al seguito della Mercedes, non avrebbe visto o saputo niente. Forse sul giornale, domani, distrattamente avrebbe scorso un titolo: incidente autostrada Firenze-Bologna. Oh, guarda, c'ero anch'io ieri. Un morto... Invece eccolo qui, con un mistero addosso, un morto sconosciuto che gli lascia un compito...

La busta, malgrado la oscurità fosse ora quasi totale, la si percepiva ancora. O era lui che la "vedeva" affascinato com'era dal mistero che racchiudeva.

Avrebbe dovuto dire tutto al commissario. Ma quante domande gli aveva rivolto! Come mai aveva il vestito tutto stropicciato e sporco? Già, si è sdraiato sul cofano. E si è dovuto avvicinare con l'orecchio al volto per sentire che cosa il moribondo voleva dirgli? E cosa poi gli ha detto? Che andasse da sua moglie, da sua moglie, già. Tutto qua? Niente di speciale? Poi è subito spirato?

Quella storia che non ci fosse nessuna borsa, nessuna valigia grande o piccola a bordo, sembrava rendere il commissario più loquace e curioso, quasi sospettoso di tutto e tutti. "Così lei lo stava seguendo. Da quanto? 10 minuti, mezzora.. non si ricorda bene... E senza nessun motivo, quasi fosse ipnotizzato. Una specie di premonizione di quanto sarebbe successo. Strano, ma interessante. Vai a vedere perchè a volte uno fa certe azioni. Comunque, grazie molto della sua collaborazione. Mi dispiace che abbia perso così tanto tempo. Ma sa, la burocrazia ha i suoi tempi, le sue regole. Il verbale va redatto, riletto, firmato. E poi, il nostro bravo appuntato non è proprio un campione di velocità con la macchina da scrivere..."

Brava persona, del resto, il dr. Loiacono, il commissario. Gli aveva lasciato il suo numero di telefono. Non era necessario che l'avvocato andasse a far visita alla moglie. Ci avrebbero pensato loro, tramite il locale comando dei carabinieri. Ma se gli faceva piacere... Paoli gli aveva detto che sì, che sarebbe andato domani stesso a far visita alla vedova. In fondo era stato l'ultimo a vedere il marito.
Ed il commissario, "Mi telefoni poi. Mi faccia sapere che famiglia è, cosa fanno. Purtroppo io non potrò andare al funerale. Troppo lontano, troppi impegni. Ma sono sempre curioso di sapere qualcosa di più di tutto quello che mi passa accanto. Forse è il vizio dell'investigatore. Vediamo dappertutto misteri da chiarire. Comunque farò esaminare la vettura. Lei dice di aver sentito uno scoppio e visto una striscia d'olio poco prima che la macchina si rovesciasse? Già, l'hanno notata poi anche i nostri agenti. Una striscia non troppo lunga, ma larga sulla strada. Una rottura improvvisa quindi, e bella grossa per giunta. E' nel verbale. Si sono rotti i freni? Ma perchè testa-coda? Che abbia perso la testa il guidatore quando si è accorto che i freni non c'erano più? Già, c'è anche la storia dello scoppio. Se con il caldo che fa è partito improvvisamente il pneumatico, allora si spiega lo zig-zag. Ma perchè la macchia d'olio? Strano. Comunque anche l'assicurazione se ne occuperà. Vorranno capire prima di pagare... Mi telefoni, le farò sapere cosa abbiamo trovato."

La busta bianca era ora quasi un ectoplasma. Non poteva certo vederla col buio fitto. Ma quasi ne percepiva un chiarore sospeso nell'aria nel posto accanto a lui. Cosa non può il fascino del mistero! L'immaginazione lavora, lavora. E se non fosse stata una rottura improvvisa e "naturale" del circuito idraulico dei freni? Dopotutto le Mercedes hanno fama di durata ed affidabilità. Ed il proprietario non aveva l'aria di uno che trascurasse la manutenzione della sua vettura. E se qualcuno avesse predisposto un guasto programmandolo in modo che avvenisse dopo qualche ora di viaggio?

Caro Andrea, adesso la tua fantasia viaggia troppo. E sì che non sei un lettore di libri gialli! Torniamo piuttosto alla busta. Busta o plico? Come la dovrei chiamare? Plico ricorda troppo un linguaggio formale postale: 'abbiamo un plico per lei'. Però una busta così gonfia, e poi non è di normale dimensioni. E' una busta sacchetto, formato standard B2. B2 od A2? Sono sicuro che il formato A4 è quello del normale foglio di carta da block notes. E la metà di quel formato si chiama A2 o B2? A2 sembrerebbe più naturale, la metà di A4. Invece mi pare proprio che si dica B2. Misteri della normazione! ... Ma guarda su quali stupidaggini mi vado a concentrare!
Piuttosto, busta o plico che sia, cosa conterrà di così importante e misterioso da nasconderla alla polizia? Tra l'altro non credo che la polizia l'avrebbe aperta. Perchè farlo? L'avrebbe consegnata, assieme al resto trovato sulla macchina, alla famiglia. A meno che ci fosse qualcosa di strano nell'incidente... In effetti, quel commissario non sembrava del tutto convinto che tutto fosse così chiaro. Ma allora, il guidatore sospettava che ci fosse qualcosa di strano, che non fosse un incidente fortuito, ma predisposto? Fantasie. Semplicemente non si sarà fidato che la polizia non avesse sentito il dovere di aprire la busta.

L'avvocato Paoli si era fermato nella stazione di servizio vicino a Brescia. Era tardi e non aveva mangiato dalla mattina. Non aveva però voglia di sedersi al tavolo del ristorante annesso al bar. Un panino in piedi ed una birra. La sala del bar era quasi vuota. Concepita in grande per i momenti di punta, quella grande sala vuota metteva un pò a disagio. Scese nelle toelette. Nessuno. Ritornò sopra in fretta. Che strana sensazione gli aveva lasciato quell'incidente. Aveva lasciato la busta in macchina. Che stupido! E se qualcuno rubasse la macchina? Una B.M.W. era appetibile. Anzi, sbadatamente non l'aveva neanche chiusa. Fuori di corsa. La macchina è ancora là. Sollevato, apre la portiera, ma la busta non è più sul sedile! Riapre la portiera di scatto, fa per uscire ma la giacca s'impiglia nel gancio della serratura. Crac. Acc.. Così facendo si tocca la giacca e sente la tasca grossa e gonfia.
Già. Prima di uscire dalla vettura si era messo la busta in tasca, meccanicamente. Ormai era legato a filo doppio alla busta ed al suo contenuto. L'orlo della tasca si era un pò strappato. Un piccolo sette, come si dice. Pensa già ai commenti di Lucia, la moglie. Il solito sbadato...
La busta ora Andrea se la tiene in tasca, mentre si rimette alla guida. Questa volta un'unica tappa fino a casa.

Ma chi e perchè gli avrebbe dovuto rubare la busta? C'era forse qualcuno che lo seguiva, che lo teneva d'occhio? Stupidaggini. Domani telefonerà alla signora Franchino e tutto sarà finito. Ma se non fosse stato un incidente, c'entra forse l'interesse per il contenuto del plico? Forse, chi ha manomesso la vettura per causare l'incidente voleva che la busta venisse scoperta dalla polizia. Oppure, che venisse distrutta assieme alla macchina. Già, perchè con un incidente simile la vettura doveva incendiarsi. Se non fosse stato per l'albero che l'aveva fermata, sarebbe precipitata fino in fondo alla vallata e con grande probabilità avrebbe preso fuoco. Anzi, se non avesse rimbalzato su quel masso che sporgeva al limite del pendio da dove partiva il cavalcavia, sarebbe andata giù dritta con un salto di venti o trenta metri nel torrente... Ed anche qui sicuramente avrebbe preso fuoco. Così, niente più busta. Quindi alcuni imprevisti avrebbero potuto fare in modo che la busta non arrivasse nelle mani della polizia. In fondo lui stesso era un imprevisto... E se da lontano avessero osservato la scena e visto che lui aveva preso la busta? ...

Come corri con la fantasia, caro Andrea. In fondo, è un incidente come ce ne sono tanti e tu per un caso sei stato testimone...

Andrea cominciava comunque a non sentirsi più tanto a suo agio. Era nervoso. Ma quanto manca ancora per arrivare a Padova! Quella macchia d'olio improvvisa e subito dopo il testa coda. Una piccola carica al plastico, piazzata vicino al serbatoio del fluido dei servocomandi, un radiocomando da una vettura che ti sorpassa... Roba da 007... In effetti c'era stato una macchina che li aveva superati, lui e la Mercedes poco prima dell'evento. Veloce e un pò troppo da vicino. Ma perchè ora si ricordava di quella macchina? Aveva suonato a lungo prima e mentre superava, e lui aveva avuto un momento di stizza, come capita a tutti in simili casi. Ma, va, corri...bischero! Gli aveva detto bischero, parola non certo veneta, perchè la macchina era targata Firenze. Oh bischero!.. Una macchina come tante altre, un autista prepotente come tanti altri. Prepotente e non tanto esperto, visto come aveva quasi sfiorato la macchina nel superarmi... Che bisogno c'è di pensare alla C.I.A. o alla mafia?

Verona Ovest. Ancora una sessantina di chilometri e poi finalmente a Padova. Ho fame e sono anche un pò stanco. Dopo mangiato, subito a letto. Per fortuna domani è sabato. Un pò di riposo. Ma come faccio a parlare subito con la moglie del morto? I carabinieri l'avranno già avvertita? Comunque, è un pò imbarazzante... Che le dico? Sarà bene che mi ricordi che un buon avvocato - ed io sono un buon avvocato, almeno a giudicare dalle parcelle salate che i clienti pagano senza troppo fiatare - non dovrebbe avere problemi ad improvvisare un discorso non troppo banale. Le dirò che il marito, prima di morire... Non è facile però. E poi mi sarà difficile parlare della busta senza un qualche imbarazzo, aspettandomi l'imbarazzo di lei. Come faccio a far finta di pensare che sia una cosa normale che uno sul punto di morte affidi ad uno sconosciuto una busta rigonfia, dicendogli di non darla alla polizia...

Con la mano si tocca la tasca destra. La busta è sempre là, gonfia di mistero, oppure di banalità... Magari è sola la testimonianza di una cosa intima, tra lui, Giuseppe Franchino e la moglie. Magari lettere d'amore perdute e ritrovate... cose ridicole se vanno in mani estranee. Ad Andrea viene in mente che proprio qualche giorno fa ha ritrovato un plico di lettere sue a Lucia, quando era stato via per qualche settimana subito dopo il matrimonio.. una lettera al giorno... Ne avevano riso rileggendole con Lucia. Ed un pò anche di imbarazzo avevano provato, loro, che erano autore e destinataria. Figurarsi se vanno in mano non tanto ad estranei, ma a qualcuno che ti conosce bene.
Fantasie. Più probabile invece l'ipotesi che si tratti di documenti rubati, magari compromettenti e poi oggetto di ricatto. E così, con a bordo una bella somma Giuseppe Franchino si era recato in qualche posto lontano da casa dove era avvenuto lo scambio. E ciò spiegherebbe anche perchè non c'era la borsa. I ricattatori l'avranno presa con tutto il denaro ed il Franchino non avrà pensato di portare anche una borsa vuota per mettervi i documenti... Già, ma allora perchè qualcuno avrebbe dovuto manomettere la vettura per provocare un incidente, la morte... Per ricuperare i documenti e ricominciare con il ricatto alla famiglia? Oppure, calcolando che la vettura si sarebbe bruciata e con essa anche i documenti? Ed il caso invece, per ben tre volte ha voluto che ciò non avvenisse... Il grosso masso prima, l'albero, poi, contro cui si era fermata, infine lui che era riuscito a scendere prima che il Franchino...

Andrea si scuote violentemente la testa. Adesso basta. Non vedo l'ora di aprire la porta di casa, di venire abbagliato dalla normalità e dalla banalità di tutto quello che mi è familiare, dalla serenità di Lucia, dal suo abbraccio, dal chiasso di Enrico. Bisogna che interrompa queste fantasticherie. Addirittura ora già parlo come se ci fosse stato un delitto, come se la motivazione fosse quella di distruggere una maledetta grossa busta ed il suo proprietario...

3) IL GATTO

Erano le 21.30 quando l'avv. Paoli varca la soglia di casa. Lucia gli va incontro e lo abbraccia. "Sarai stanco. Oggi ho fatto delle tagliatelle con i fagioli. Te le faccio scaldare o vuoi qualcos'altro?"
"No, no. Vanno bene le tagliatelle. Falle solo tiepide, mi raccomando. Ma prima mi rinfresco un pò. Una doccia dopo una giornata calda in tutti i sensi."
"Fai pure. Intanto io preparo la tavola. Poi mi racconti".
"Enrico?"
"È in casa, è su in camera sua che sta studiando. Enrico! E' arrivato papà."
Dalla porta della camera di Enrico esce un "Ciao pà. Adesso scendo a salutarti."

L'avvocato Paoli, prima di salire in camera sua a cambiarsi per la doccia, entra nello studio, toglie il quadro che nasconde la cassaforte, fa la combinazione e l'apre. Poi si toglie dalla tasca destra della giacca il famoso plico bianco, lo ripone nella cassaforte, la richiude e riappende il quadro.
Ora si sentiva più tranquillo. Finalmente si era liberato dalla famigerata busta. Con lei pensava di aver chiuso in cassaforte anche tutte le rimuginazioni sul contenuto misterioso.

Aveva mangiato con gusto le tagliatelle con i fagioli. Lucia sapeva che ne era ghiotto. Meno male che Enrico ne aveva avanzate un pò. Poi Andrea aveva assaggiato un pò di formaggio e dell'insalata di carote. Il tutto accompagnato con un vinello bianco dei Colli Euganei che gli forniva un contadino. Ora si sentiva meglio.
Lucia arriva dalla cucina con un pezzo di torta gelata. Era sceso intanto anche Enrico che con l'occasione approfittava per mangiarsi una seconda fetta di torta. "Cosa stai studiando?"
"Sto preparando l'esame di Fisica Teorica. C'è l'appello martedì. E' l'esame più importante di tutto il corso. Sai la Fisica Quantistica è la grande rivoluzione scientifica di questo secolo."

Enrico non aveva voluto seguire l'esempio del padre. Andrea aveva cercato di persuaderlo sui vantaggi di iscriversi alla facoltà di legge. Carriera facile e sicura. Apprendistato nello studio di qualche avvocato amico del padre, poi l'esame di procuratore ed infine associato con il padre. Il successo dell'avvocato Paoli padre sarebbe rifluito poi anche sull'avvocato Paoli figlio. Invece Enrico era deciso, e si iscrisse a Fisica. Forse meglio così, si rassegnò a pensare il padre. C'era il rischio che se fossero stati troppo vicini sul lavoro, le piccole questioni, i rimproveri, le raccomandazioni dell'avvocato esperto al giovane principiante avrebbero magari finito per rovinare quell'ottimo rapporto che c'era sempre stato fra loro. E poi Enrico stava seguendo con grande impegno il corso di studi che aveva scelto.

"Hai detto Fisica Teorica. Chissà se ne capirò mai qualcosa. Anche se al Liceo me la cavavo con le materie scientifiche, quando mi capita di aprire uno dei tuoi libri, mi sembra russo per non dire arabo. Fisica Quantistica. Mi piacerebbe proprio sapere di cosa diavolo si tratta."

Enrico scoppiò a ridere: "Te lo spiego subito con la storia del gatto di Schroedinger. L'ho proprio ripassata poco fa. Immagina che in un contenitore completamente sigillato vi sia un gatto con sufficiente aria per non morire. Ma che poi vi sia un marchingegno strano. Un pò come quelli dei film western: una candela che brucia una corda che fa cadere un sasso su una leva che tira un filo attaccato ad un grilletto di un fucile. Il marchingegno è molto più moderno e sofisticato. Vi è una lampada laser che emette un impulso di luce. Questo va su uno specchio inclinato a 45 gradi e semitrasparente. Vi è una probabilità del 50% che l'impulso di luce vada dritto attraverso lo specchio semitrasparente e 50% che invece venga riflesso su un fotodiodo. In questo caso il fotodiodo fa azionare un apparecchio meccanico che rompe una bomboletta contenente un gas che è un potentissimo veleno, ed il gatto muore. Quindi vi sono due casi possibili quando uno va ad aprire il contenitore: che trovi il gatto vivo o morto. Tutto semplice e banale per gli avvocati. Ma non per i fisici. Per la teoria quantistica i due casi, che il gatto sia morto o che sia vivo sono tutte due presenti dentro la scatola. Infatti secondo la teoria, il problema non è probabilistico, ma determinato. Vi è infatti un'equazione, quella di Shroedinger appunto, che stabilisce come si svilupperanno le cose. E poiché alla fine quando uno aprirà la scatola vi è una probabilità su due di trovarlo o vivo o morto, è necessario che il gatto stia nella scatola sia da vivo che da morto. E' solo quando si apre la scatola che avviene la decisione: o da una parte o dall'altra, o vivo o morto. Semplice, no?" Enrico si mise a ridere.

"Io vado in cucina a preparare il caffè. Che discorsi da fare ad un padre che si è fatto 700 Km e che ha passato una brutta avventura." Facendo finta di brontolare, Lucia si alzò da tavola.

"E' uno scherzo la storia del gatto, vero? una goliardata?"
" No, no, papà. Una cosa serissima. E' un paradosso della fisica quantistica di cui si discute ancora adesso."
Andrea guarda il figlio, con una espressione assorta. "Ma allora, nella busta, fin che non la apro, c'è contemporaneamente tutto quello che ho immaginato..."
Enrico, guarda il padre, piegando la testa in avanti verso di lui: " Papà, ma che ti prende, cos'è questa busta? Perchè piuttosto non mi racconti cosa ti è successo oggi? La mamma mi ha detto che hai visto morire uno che era uscito di strada."

Andrea si alza da tavola: "Vieni, sediamoci di là in poltrona. Sono un pò stanco." Prima di sedersi apre il bureau veneziano laccato di cui andava tanto fiero. Un pezzo raro, ma che loro usavano come mobile bar nella sua parte superiore. Toglie un bicchiere ed una bottiglia di grappa. "A te niente, perchè devi studiare. La grappa va bene per me che ho bisogno di dormire e vado poi subito a nanna."

Raccontò al figlio la storia a partire da quando, come incantato, si era messo a rimorchio della Merceds bianca. "Secondo il tuo Shroedinger le ipotesi che facevo coesistevano tutte nella Mercedes a me inaccessibile: c'era l'agricoltore, il commerciante, l'industriale. Solo quando ho potuto guardare in faccia il conducente è diventato un agricoltore. La cosa è un pò macabra, se penso a quel poveraccio. Però è un'idea interessante. Devo ricordarmene per usarla in qualche arringa di difesa. Te l'immagini, Enrico, la faccia dei giudici, quando gli parlerò del gatto di Schroedinger!"
Enrico si mette a ridere: "Papà, non esageriamo ora. La tua immaginazione non è chiusa dentro la scatola, è nella tua testa."

Andrea rideva anche lui. Cercava così inconsapevolmente di scaricare la tensione della giornata. "Però è una idea affascinante. Beh, adesso me ne vado a letto. Lucia! Io vado su."

"Ed io vado a ripassare la storia del gatto. Buona notte a tutti".

Andrea era ancora sveglio quando Lucia lo raggiunse. Ma fece finta di essere addormentato. Non voleva parlare. Gli sembrava di essere ridicolo, se avesse manifestato tutti i suoi dubbi, le sue fantasie. Lucia invece si addormentò subito davvero.

Era preso dai ricordi della giornata e non riusciva a staccarsene. Aveva detto della busta ad Enrico, ma senza ricamarci sopra. Però la storia del gatto si può applicare anche alla busta: c'è dentro tutto quello che immagino, e solo se la apro faccio precipitare una delle ipotesi nella realtà.

Cercando di togliersi dalla testa la questione del contenuto della busta Andrea aveva peggiorato la situazione. Si era ora fissato sulla questione del formato. Rigirava e rigirava la questione: A2 o B2? Ma perchè B2? Ma c'è anche A5 e B5. Come faceva a saperlo? Ah, già, la fotocopiatrice dell'ufficio, aveva vari cassetti per formati diversi di carta. E' così che si ricordava di A4. Ma c'era anche B5 e A5. Non c'era invece né A2 né B2. Ma perchè mi devo incaponire su questa stupidaggine, perchè non riesco ad uscire da questa trappola e dormire? Ogni tanto si girava, provava a contare le pecore, ma dopo poco di nuovo l'idea fissa: A2 o B2?
Per finirla, si alzò, andò nello studio e cercò sul dizionario enciclopedico Treccani. Alla voce "formato" lesse: 'Termine usato per indicare le dimensioni sia dei libri che dei fogli di carta.' Più avanti si parlava del formato dei libri. Si parte da una dimensione standard del foglio. Se la pagina è ottenuta piegando in due il foglio, si dice che la stampa è in folio, se si piega in quattro allora si ha l'edizione in quarto, si passa poi al in ottavo, all' in sedicesimo, e così via. Non si menzionava nessuna formula tipo A4 o B2. Ma ora finalmente Andrea aveva capito che convenzione si utilizzava nel formato del foglio: A4 deriverà da un foglio di partenza standard diviso in quattro, A8 dovrebbe essere la dimensione del foglio con una divisione successiva in due. Quindi la busta non era né A2 né B2: era formato A8. Finalmente! Ritornò a letto con la mente sgombra e si addormentò.

Si svegliò che faceva giorno, da un incubo. Era in un grande capannone con enorme cisterne metalliche. In fondo al capannone da una scala si scende in una cantina antica, piena di enormi botti di rovere. Non c'è luce elettrica e lui avanza con una lanterna a petrolio. In cima alla prima botte un enorme gatto. Ma no, non è un gatto: è un mezzo gatto. Si vede mezza faccia, un occhio. Ha due zampe una davanti e una posteriore. E la coda non è attaccata al corpo, ma è a mezz'aria. Ma non è questo che lo meraviglia. La cosa che turba è che ora è la metà sinistra della faccia e del corpo che vede, ora la parte destra. E dalla destra alla sinistra, dalla sinistra alla destra. Per terra inciampa in un oggetto. Quasi cade. Con la lanterna vede un gatto, sdraiato, rigido. Un gatto morto. Un miao potente gli fa alzare la testa. Un gatto intero stavolta con due occhi fiammeggianti che lo guardano. E' uguale al gatto morto: persiano sia l'uno che l'altro. Si rigira verso la prima botte: c'è sempre il mezzo gatto. Per terra il gatto morto, di fronte il gatto che miagola stridente. Andrea, ora scappa in avanti ma la cantina non finisce. E su ogni botte vede ora appoggiata al tappo che chiude il foro di uscita in basso una busta bianca, fosforescente. Una busta enorme con scritto A0, poi una busta più piccola con scritto A4, poi sull'altra botte un'altra busta, ancora più fosforescente. Anzi più che la busta è fosforescente il punto interrogativo che vi sta scritto, grande come la busta. E corre ancora avanti. Ormai le botti sono tappezzate di buste grandi e piccole, tutte bianche. Andrea scappa, scappa. Poi finalmente si sveglia.

"Eri piuttosto agitato stanotte caro. Ti sei girato e rigirato. Borbottavi anche qualcosa. Meno male che è sabato. Puoi stare a letto fin che vuoi. Deve essere stato un brutto shock ieri, con quello che hai visto. Vuoi che mi alzi a fare un caffè?"

4) IL FIGLIO

Se la prese un pò calma l'avvocato Paoli quella mattina di sabato. Ma non troppo però, perchè aveva una cartella gonfia di carte da guardare. La prossima settimana sarebbe entrato nel vivo del dibattimento, dopo l'esame delle molte eccezioni sollevate dalla Difesa, un grosso processo penale, e lui era il capo del collegio di difensori. L'imputato era un grosso industriale padovano coinvolto in una fornitura illecita di armi - o meglio, di dispositivi che potevano servire per produrre armi - a paesi del Medio Oriente. Poi stava preparandosi per altri tre casi piuttosto intricati.

Si chiuse nello studio in vestaglia. Prese il fascicolo dell'industriale. Cercò di riepilogare i punti principali della difesa. Ma non riusciva a concentrarsi. Bisognava che si liberasse dal plico bianco. Quando gli sembrò un'ora decente per telefonare in una casa che immaginava sconvolta, fece il 12 per avere il numero del signor Franchino. Ce n'era uno a Barbarano Vicentino, proprio in via al Castello 5.

Una voce femminile rispose al telefono. "Sono l'avvocato Paoli di Padova. Parlo con la signora Franchino?"
" No, io sono la cameriera. Purtroppo la signora non può rispondere al telefono."
Andrea sentì un certo sollievo nel poter utilizzare il filtro della cameriera per anticipare il motivo della telefonata. "Senta, io sono stato testimone ieri dell'incidente del signor Franchino, ed ho anche raccolto le sue ultime parole. E' per questo che vorrei parlare con la signora."
Un singhiozzo sommesso usciva dalla cornetta. Andrea immaginò una vecchia cameriera legata da sempre alla famiglia. Come una volta. Era in tono con la vecchia Mercedes, con il gentiluomo di campagna.
"Purtroppo la signora ha avuto un collasso. Ha saputo la notizia ieri sera. C'è voluto del tempo per rintracciare il figlio Franco. Era andato a Firenze con il padre ed era rimasto là per il week-end da degli amici. Ora è andato a Sasso Marconi a riconoscere la salma del padre. Dovrebbe essere qui in giornata. Mi lasci il suo numero di telefono. La farò richiamare."

Quindi veniva da Firenze e non da Roma. E c'era andato con il figlio. Ma no. Lui aveva incontrata la Merceds a Fabriano, 100 Km prima di Firenze provenendo da Roma. Vorrà dire che ha lasciato il figlio a Firenze e poi è andato a Roma. O a Napoli, o chissà.

A tavola, scherzava con Enrico: "Il tuo gatto di Schroedinger mi ha fatto fare dei sogni orribili. Vedevo dappertutto gatti, vivi e morti. Anche un mezzo gatto, che oscillava, prima si vedeva la metà di destra, poi quella di sinistra."

"Avrà contribuito anche la pasta e fagioli al tuo sogno, papà. Hai mangiato tardi e lo stomaco sarà stato ancora in piena attività digestiva mentre tu dormivi."

Andrea raccontò di aver telefonato e di aver saputo che c'era un figlio di nome Franco.
" Aspetta un pò. Hai detto che si chiama Franchino. C'era un mio compagno di università con quel nome. Sì, sì. Me lo ricordo perchè lo prendevamo un pò in giro con la storia di chiamarsi Franco Franchino. Che fantasia!"
" Perchè hai detto c'era? Non studia più ora? Si è laureato?"
" No, no. Era del mio stesso corso. Ha seguito i primi due anni, poi è sparito. Non era un genio, però mi sembra che gli esami del biennio li abbia dati tutti o quasi. Ha dato Analisi Matematica alla mia stessa sessione ed era tutto contento di avere preso 25."

Nato lo stesso anno, figlio come lui dell'8 settembre. Un figlio maschio della età di Enrico e per di più compagno di università. Andrea cominciava a pensare che le analogie erano sorprendenti. Quasi due vite parallele. Roba da romanzo. " Sai perchè ha lasciato? Magari ha cambiato università."
" Non credo. Avrà deciso di fare il servizio militare e poi si sarà stancato di seguire gli studi. Mi hai detto che il padre ha una attività industriale. Avrà deciso che era più semplice aiutare il padre che terminare l'università. Poi, cosa se ne fa uno di una laurea in Fisica per fare il vinattiere?"

" Che tipo era?"
" Un ragazzo abbastanza timido. Si vede che veniva da un paesino di campagna. Anche se Padova non è una grossa metropoli, è sempre un grosso cambiamento per uno che viene dalla provincia."
"Che tu sappia, risiedeva a Padova o faceva il pendolare?"
Enrico si mise una mano nei capelli, e si grattò un poco. "No, credo che venisse ogni giorno. Aveva una fuori strada, come usa ora anche in città. Per lui era più giustificato se vive in campagna ed ha dei vigneti. Non lo si vedeva quasi mai alle nostre feste. Non mi pare che fosse uno di quelli che stanno sempre dietro alle ragazze. Timido o riservato? Magari tutti e due. Ma perchè ti interessa tanto la storia di questo ragazzo?"

Andrea, più per cercare di liberarsi dal pensiero fisso che per altro, parlò della busta. "E cosa pensi che ci sia dentro di tanto misterioso da aver temuto che andasse nelle mani della polizia?" chiese Enrico.
"Fammi tu piuttosto delle congetture: questioni riservate per il fisco? documenti compromettenti? cambiali?"

Enrico si mise a ridere: "Adesso capisco il tuo interesse per il gatto di Shroedinger. Guarda che mica puoi applicare il paradosso ad un caso del genere. Il fatto che noi non conosciamo il passato non vuol dire che tutte le alternative siano ancora presenti e che una di esse si materializzi solo al momento che scopro la verità. Già, a te fa comodo come avvocato pensare che vi siano tante realtà quanto le versioni che fanno le varie parti in causa, e che poi venga riconosciuta, si materializzi, quella del tuo cliente. Ti ricordi il film Rashomon? La stessa storia veniva raccontata da protagonisti diversi. Ed il cinema, con la forza delle immagini, fa vedere le varie versioni tutte come vere. Ma qual'è quella vera? Se vuoi fare l'investigatore, papà, è meglio che tu pensi che di realtà passate ce n'è una sola, ed è quella che devi scoprire. Le alternative del passato sono chiuse. Les jeux sont faites. Ti rimangono quelle del futuro."
"Tu che sei giovane, che hai tutta la vita davanti è naturale che la pensi così. Ma se tu avessi 90 anni, senza più alternative per il futuro, non ti piacerebbe forse pensare che il tuo passato è pieno di sorprese?"
Enrico guardò fisso negli occhi il padre: "Ma tu di alternative davanti ne hai ancora molte. Ciao, deve andare a studiare. Fammi sapere come va a finire la storia."

Dopo pranzo l'avvocato Paoli si concesse, come ogni sabato quando era in casa, un pisolino, disteso sul divano. Mezz'ora al massimo, cullato dalla musica. Mozart o Bach o Vivaldi andavano ugualmente bene per una dolce transizione dalla veglia al dormiveglia. Non era mai un vero e proprio sonno. Quando si cominciò a stirare alzandosi a sedere sul divano, vide Lucia intenta a leggere il giornale. Atmosfera quindi del tutto normale, come sempre.

"Andrea, guarda. Sul Gazzettino nella pagina della cronaca di Vicenza e provincia si parla dell'incidente di ieri. Noto industriale vinicolo perde la vita in incidente stradale. Allora era un noto industriale il commendator Giuseppe Franchino."

Andrea si alza e si fa dare il giornale da Lucia. Strano che ci sia già la notizia oggi. E' avvenuta ieri pomeriggio e avranno telefonato alla famiglia solo verso sera. Chissà chi ha subito avvertito il Gazzettino. Si vede che il corrispondente per la provincia di Vicenza abita a Barbarano. Sì, deve essere stato un personaggio abbastanza importante in provincia. Il pezzo si sofferma a descrivere l'attività della Cantina del Castello che è riuscita a fare affermare e riconoscere anche fuori regione il Garganega, vecchio vitigno dei Monti Berici. Un benemerito dunque. Lo piange la moglie Giulia, la figlia Elisa ed il figlio Franco. Cordoglio in tutto il paese. Sulle modalità dell'incidente non molti dettagli: uscito di strada sull'autostrada nell'Appennino tra Firenze e Bologna, forse per un malore.

Squilla il telefono. Andrea si alza di scatto: "Rispondo io."
Una voce femminile un pò roca, ma dolcissima. "L'avvocato Paoli? Sono la signora Franchino. So che Lei ha soccorso mio marito..." Un singhiozzo interrompe la voce.
" Signora, si faccia coraggio. Mi trovavo con la macchina dietro a quella di suo marito. Andavamo tutte e due molto adagio. Improvvisamente la macchina di suo marito ha fatto un testa coda, poi si è rovesciata giù per la scarpata."
La voce ancora più roca: " Mio Dio, ma come è stato possibile? Giuseppe si sarà sentito male. Ma non soffriva di cuore!"
Andrea era un poco imbarazzato "Non credo sia stato un malore. Penso piuttosto ad un guasto meccanico."
" E lei gli ha potuto parlare, era ancora vivo quando lo ha raggiunto?"

Andrea raccontò delle ultime parole, della preghiera di prendere la busta dalla tasca e di consegnarla personalmente alla moglie.
"Una busta ha detto? Che strano. Non sapevo che avesse qualcosa di importante con se."
"E' una delle vostre buste, c'è stampato Vinicola del Castello. Sembra piena di documenti. E' molto gonfia. Non c'è indirizzo però sulla busta. Se crede, signora, posso venire a portargliela domani. Barbarano non è molto lontano da Padova."
"No, non si disturbi. Manderò io mio figlio Franco. Dovrebbe essere qui tra poco con, con... Mi scusi, ma mi è difficile pensare che sia avvenuto, che sia vero... La ringrazio, ma non mi sento proprio di riceverla. La casa è tutta sotto sopra. Non so più dove sono, cosa fare. Le manderò mio figlio domani, se per lei va bene. Mi può dare l'indirizzo? Grazie, grazie ancora."

Lucia chiede: "Era la moglie?"
"Sì, era molto emozionata, ma era lei. Una voce dolcissima. Direi una donna di 40-45 anni."
" Deve essere una donna molto forte se è riuscita a telefonarti così presto. Sarà interessata ad avere subito la famosa busta."
"Mi è sembrato invece che non ne sapesse niente. Era piuttosto meravigliata quando gli ho parlato della busta. Sembrava che non se l'aspettasse, che non sapesse di cosa si tratti. Verrà domani il figlio a ritirarla."

Andrea si era ritirato nel suo studio a cercare di concentrarsi sulle sue carte. Lucia, tranquilla come sempre in salotto a leggere.

Saranno passate tre ore al massimo dalla telefonata. Il sole era ancora alto e caldo. Suonano alla porta. "Vado io", urla Enrico che evidentemente aspettava qualcuno, precipitandosi giù dalle scale.

"Ah, sei tu. Mio padre mi ha detto della tragedia. Vieni. E' più di un anno che non ci vediamo. Hai abbandonato? Papà, c'è Franchino."

"Venga, si accomodi. Le faccio tutte le mie condoglianze. Ha fatto molto presto a venire. Sua madre aveva detto che sarebbe venuto domani."

"Purtroppo non hanno permesso che trasportassimo subito la salma. Vogliono fare, credo, un'autopsia."
"Un'autopsia? Strano. Ha capito perchè?"
Il giovane Franchino, arrossì leggermente: "Non saprei. Vorranno sapere se è stato un malore che ha causato l'incidente, o se è stato un guasto della macchina."
Per superare l'imbarazzo del giovane, intervenne Lucia: "Sarà stanco e stravolto. Povero ragazzo. Vado a fare un tè. Forse ci fa bene a tutti. Fa caldo, ma lo faccio raffreddare, così ci toglie meglio la sete."
Franco Franchino accennò un debole "non si disturbi..."

La notizia dell'autopsia aveva aumentato il già teso interesse di Andrea. "Suo padre aveva una grossa assicurazione sulla vita?"
"Non saprei, non credo. Almeno a noi non ha mai detto nulla."

"Se suo padre ha una forte assicurazione, può cambiare molto se è incidente o malore. Ma come faceva la polizia a saperlo? Magari è già intervenuto l'assicuratore... Lei ha parlato con la polizia, immagino. C'era anche il commissario per caso?"

Franco doveva essere molto timido perchè arrossì un pò, di nuovo: "Sì, un certo dr. Loiacono, mi pare. Mi ha detto che c'era stato un signore che aveva visto l'incidente e che aveva parlato con mio padre poco prima che morisse. Poi la mamma mi ha detto che papà Le ha consegnato una busta per noi. Suppongo che ne abbia... " Franco arrossì di nuovo e s'inceppò ".. parlato al commissario."
Andrea lo guardò in faccia, ma Franco evitava lo sguardo. Si vedeva che era molto impacciato.

Ma in quel momento suona il campanello. Enrico si alza di scatto: "E' per me, sono venuti a prendermi. Mamma, io devo andare. Non torno per cena." Da la mano a Franco: "Mi dispiace molto, credimi. Spero di vederti presto. Anche se non torni all'università, telefonami. Possiamo vederci anche con gli altri compagni di corso."
La mamma dalla cucina, gli lancia l'ultima raccomandazioni: "Non fare tardi, mi raccomando."

Rimasti soli Andrea e il ragazzo, ci fu un momento di silenzio. Poi Andrea spiegò: "No, non ne ho parlato al commissario. Suo padre aveva così insistito: 'La consegni a mia moglie, non ne parli con la polizia. Sono cose importanti per la mia famiglia.' Forse mi avrebbe voluto dare più spiegazioni, ma non ne ebbe tempo. Così non ne ho parlato con il commissario."

Andrea guardava Franco. Si poteva percepire un senso di sollievo alla notizia? Difficile dirlo. Franco manteneva il suo aspetto timido ed il rossore oramai era stazionario sul suo volto.
"Forse suo padre voleva essere semplicemente sicuro che la busta arrivasse subito a voi. Sa come è a volte la burocrazia. Magari ci vogliono settimane per riavere gli effetti."
L'impaccio oramai era pesante. Andrea avrebbe voluto chiedere qualcosa sulla busta, se ne sapevano dell'esistenza, se potevano chiarire la ragione per la preoccupazione di non farla vedere alla polizia.

Franco però taceva. Poveraccio, cosa avrebbe potuto dire? Per fortuna Lucia era arrivata con un vassoio. Tre bicchieri colmi di tè al limone, ed una torta semifredda, avanzata dal pranzo. "Non fare complimenti. Mangia una fetta di questa torta. Sono sicuro che oltre ad aver poco dormito stanotte, non hai neanche mangiato. Non sono momenti in una casa, quando capitano disgrazie così grosse, in cui qualcuno pensi a preparare da mangiare. Scusa se ti do del tu. Non avrei dovuto farlo, ma mi viene naturale con tutti i ragazzi amici di Enrico. Tu hai anche una sorella. L'abbiamo letto sul giornale. Più giovane di te?"

Franco era ora più a suo agio. Non sembrava più sentire lo sguardo inquisitore dell'avvocato Paoli. "Sì, compie 18 anni quest'anno."
"Povera ragazza. Che disgrazia perdere il padre quando si è ancora così giovani. Immagino lo stato di tua madre. "

Franco stava terminando la fetta di torta gelata. Andrea si era alzato e era andato nello studio. Dopo poco ritorna con la busta. "Ecco quello che mi ha dato tuo padre" e posò il plico bianco sul tavolino, vicino a Franco.

Nessuno aggiunse altro. Franco stava terminando il suo te. La busta sul tavolino aveva preso involontariamente l'attenzione di tutti, così gonfia, così bianca... Franco accennò a muoversi. "Signora, la ringrazio molto. Era buona la torta. Avvocato, anche da parte di mamma, non so come ringraziarla." Prende la busta: "Ora devo proprio andare. Mia madre sarà già preoccupata. Dica ad Enrico che se mi telefona, mi farà piacere parlare un pò con lui."

Andrea l'accompagnò alla porta: "Non si sa ancora quando si farà il funerale, immagino. Fammelo sapere. Se posso ci vengo, così posso conoscere e salutare tua mamma. Falle intanto tutte le mie condoglianze."

Andrea ora si beve il suo tè. Tutto finito ora che la busta se ne andata? "Ti è piaciuto il ragazzo, Lucia? Non so, c'è qualcosa in lui che non mi ha convinto."
Lucia lo guarda sorpresa: "Ma cosa dici! Povero ragazzo, dopo un così grave colpo! Come lo volevi vedere, brillante e pieno di vita come il tuo Enrico? A proposito, allora, questa ragazza di Enrico forse è una cosa seria. Hai visto come è scattato appena hanno suonato alla porta?" Con un dolce sorriso, anche lei finì di bere il suo bicchiere di te freddo.

Il giorno dopo era domenica. A tavola è il momento migliore di tutta la giornata, specialmente poi di domenica. Anche se Lucia faceva sempre ottimi piatti, quelli della domenica a mezzogiorno sembravano, chissà perchè, più saporiti, speciali. A tavola si parlava, si scherzava.
"A proposito - disse ad un certo punto Enrico - ho saputo qualche novità su Franco. Sembra che ultimamente avesse avuto dei problemi. Forse non ha passato un anno a fare il servizio militare, ma a cercare di disintossicarsi in una comunità. Sembra che abbia reagito in tempo. E' stato suo padre, uomo energico che si è imposto. Ora tutto sembra normale. A proposito, che impressione vi ha fatto?"