Arte e visione del mondo (da U. Eco, Opera aperta)

Vi sarebbe una corrispondenza tra la visione del mondo dell’epoca e l’opera d’arte.

Ma può addirittura l’arte servire come strumento di conoscenza del mondo? 

Eco è dell’avviso che è "sempre arrischiato sostenere che la metafora o il simbolo poetico, la realtà sonora o la forma plastica, costituiscano strumenti di conoscenza del reale più profondi degli strumenti apprestati dalla logica. La conoscenza del mondo ha nella scienza il suo canale autorizzato, ed ogni aspirazione dell’artista alla veggenza, anche se poeticamente produttiva, ha sempre in sè qualcosa di equivoco. L’arte più che conoscere il mondo, produce dei complementi del mondo, delle forme autonome che s’aggiungono a quelle esistenti esibendo leggi proprie e vita personale. ... In ogni secolo, il modo in cui le forme dell’arte si strutturano riflette - a guisa di similitudine, di metaforizzazione, appunto, risoluzione del concetto in figura - il modo in cui la scienza o comunque la cultura dell’epoca vedono la realtà."
Nel XIX secolo, "l’apertura dei simbolisti decadenti... richiama alla mente l’universo delle nuove geometrie non euclidee." 
Se le opere d’arte moderna sono particolarmente ‘aperte’ od addirittura ‘in movimento’ è perché vi sono "risonanze vaghe o precise di alcune tendenze della scienza contemporanea". "In un contesto culturale in cui la logica a due valori.. non è più l’unico strumento possibile della conoscenza, ma si fanno strada le logiche a più valori, che fan posto, ad esempio, all’indeterminato come esito valido dell’operazione conoscitiva, in questo contesto d’idee ecco che si presenta una poetica dell’opera d’arte priva di esito necessario e prevedibile, in cui la libertà dell’interprete gioca come elemento di quella discontinuità che la fisica contemporanea ha riconosciuto ... come comportamento verificabile e inconfutabile del modo subatomico"

Secondo Husserl e Merleau-Ponty: " il rapporto del fenomeno al suo fondamento ontologico si muta in una prospettiva di apertura percettiva... Come posso avere l’esperienza del mondo come di un individuo esistente in atto, dato che nessuna delle prospettive secondo cui lo guardo riesce ad esaurirlo e che gli orizzonti sono sempre aperti ?
Le tendenze dell’arte moderna all’ambiguo ed all’indeterminato riflettono una condizione di crisi del mondo moderno oppure "in armonia con la scienza di oggi, esprimono le possibilità positive di un uomo aperto ad un rinnovamento continuo dei propri schemi di vita e conoscenza...?"