Lettera a Lino sul Mito

mercoledì 26 marzo 1997

Caro Lino,

Non sono riuscito a scorciare il racconto "la Tomba della morte" a meno di 45000 caratteri invece dei 40000 richiesti.Tuttavia lo invierò così.

Ho riflettuto sulla tua idea di un sacerdote che con le sue mani impone un fluido vitale che può fare suscitare la fusione fredda, o qualcosa del genere, se ho ben capito. C’è forse materia per sviluppare qualche idea nuova, se sei d’accordo. E stavolta dovremmo farla insieme, grazie al via vai Internet.

Se hai notato, nel mio racconto ho detto ad un certo punto che alcuni miti, come quello della generazione iniziale del mondo sarebbero una descrizione mitica derivante da una metafora che a sua volta si riferirebbe a del sapere scientifico poi scomparso dalla memoria della civiltà egizia (il sapere di Atlantide). La metafora in quel caso sarebbe quella della mitosi della cellula (la cellula, l’Uno, con la pluralità di cromosomi, assieme rigenera l’Uno, la nuova cellula oltre a se stesso).

Continuiamo su quest’idea che le credenze, i riti, le formule magiche dei sacerdoti siano metafore di metafore che si riferiscono a conoscenze scientifiche complicate e completamente dimenticate. C’è da chiedersi, a che serve il mito, a che serve il rito di recitare la formula? E’ semplicemente un modo per rispondere alla domanda su chi siamo, com’è fatto il mondo, ecc.? In questo caso sarebbe l’equivalente di una moderna conferenza di divulgazione scientifica, una specie di ‘superquark’ alla Piero Angela. E se invece la celebrazione del rito, la lettura della ‘formula magica’ mettesse in moto le conoscenze scientifiche che essa nasconde realizzando una specie di sperimentazione reale? In fondo, l’informazione può fare molto. Se io ho una macchina complessa essa si accende e si mette a fare cose strabilianti se io gli dico una parola o se introduco un ordine da una tastiera. L’informazione contenuta nella formula potrebbe mettere in moto le ‘forze della natura’. L’idea è un poco avanzata, ma per una storia di mistero potrebbe essere affascinante.

Non è poi così campata per aria. Prendiamo l’omeopatia. Il corpo non ingerisce una medicina, ma l’informazione che è rimasta nell’acqua dopo diluizione infinita del medicinale. E quella informazione è come se fosse medicina vera, perchè mette in moto le reazioni dell’organismo che usa l’informazione per far partire le sue energie interne di adattamento.

Pensaci un pò a quest’idea e vedi se riesci ad imbastire una prima traccia di trama.