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31 LUGLIO 2004

ADDIO LAURA BETTI

La pagina di Repubblica

L'art. di Adriano Sofri

   

L'attrice si è spenta stamattina alle 7. Aveva 70 anni
E' stata anche regista, cantante e doppiatrice
Morta a Roma Laura Betti
amica e Musa di Pasolini
Una vita segnata dall'amicizia col grande intellettuale
L'incontro nel '63, poi la Coppa Volpi per Teorema
di CLAUDIA MORGOGLIONE
 
 
Laura Betti
Laura Betti
 

ROMA - L'ultima sua apparizione ufficiale, nel mondo del cinema, risale al settembre 2001, quando presentò alla Mostra di Venezia, da regista, il film-documentario sull'uomo che più di tutti la sentì vicina: Pierpaolo Pasolini e le ragioni di un sogno, omaggio struggente ma sobrio al grande intellettuale scomparso tragicamente. E ora anche la sua migliore amica e Musa, lei, Laura Betti, se ne è andata: l'attrice è morta alle 7 di stamattina in un ospedale romano. Aveva settant'anni.

Una vita segnata dall'amicizia col poeta-scrittore-regista: basta pensare che diretta proprio da Pasolini, in Teorema, la Betti conquistò la Coppa Volpi per la migliore interpretazione, a Venezia, nel 1968. Tre anni dopo, nel 1971, lo scrittore su una rivista pubblicò perfino un necrologio anticipato su di lei, immaginando la scomparsa nel 2001: nel testo la definisce, tra l'altro, una "tragica Marlene", una "vera Garbo". E aggiunge: "Son sicuro che nella sua tomba ella si sente bambina. Ella è certamente fiera della sua morte, considerandola una morte speciale".

E invece nel 2001, sempre alla Mostra della Laguna, ecco la Betti vivissima e di nuovo alla ribalta, questa volta dietro la macchina da presa. Una sorta di testamento spirituale, il suo documentario su Pasolini, che strappò un lungo applauso al popolo del Festival.

Poi, da parte della donna, il silenzio. A parte qualche piccola parte in film recentissimi, come la felicità non costa niente di Mimmo Calopresti. E adesso la morte, la scomparsa di una delle figure carismatiche dello spettacolo: un punto di riferimento per tanti, amica fraterna di intellettuali come Alberto Moravia.


Così non sorprende che siano tante le manifestazioni di cordoglio: a cominciare dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, che di lei ricorda la "straordinaria cultura e le fortissime curiosità intellettuali, con un grande carattere, a volte difficile ma generoso. Ha conosciuto il successo a teatro molto presto, ma ha saputo, con umiltà e ammirevole professionismo, mettere in gioco la propria popolarità per imparare il mestiere del cinema".

Ma facciamo un passo indietro. Nata a Bologna nel 1934, ma romana d'adozione artistica, Laura Betti (vero cognome: Trombetti) esordisce nel mondo dello spettacolo nel 1958 come cantante jazz, nello spettacolo di Walter Chiari I saltimbanchi. Ma a cambiare il suo destino è l'incontro, nel 1963, con Pasolini: nasce una grandissima amicizia, ma anche un sodalizio professionale. Per lui, infatti, lei recita in La ricotta, La terra vista dalla luna, Teorema, I racconti di Canterbury.

Certo, nel suo curriculum ci sono anche altri registi: fra i tanti Roberto Rossellini (Era notte a Roma, 1960); Marco Bellocchio (Nel nome del padre, 1972); i fratelli Taviani (Allonsanfan, 1973); Bernardo Bertolucci (Novecento, 1976, e La luna, 1979).

Questo sul fronte della recitazione al cinema. Perché, per il resto, la Betti è stata anche, ad esempio, scrittrice e doppiatrice. E, negli ultimi 25 anni di vita, appassionata divulgatrice dell'eredità del migliore amico scomparso: dal 1980 dirigeva infatti il Fondo Pierpaolo Pasolini. Ecco perché non sorprende che l'ultimo applauso, da un pubblico numeroso ed entusiasta, l'abbia ricevuto a Venezia per il documentario su di lui.

Intanto già stamattina, appena diffusa la notizia della morte, la Mostra edizione 2004 ha annunciato un probabile omaggio alla sua opera. Con modi e tempi da definire. Nel frattempo lunedì prossimo a Roma, sul palcoscenico del Teatro Argentina, ci sarà la rievocazione organizzata dal Comune.

 

(31 luglio 2004)

 

IL DOCUMENTO
Il necrologio di Pasolini
"La mia tragica Marlene"
 
"Son sicuro che nella sua tomba ella si sente bambina. Ella è certamente fiera della sua morte, considerandola una morte speciale". Così aveva scritto nel 1971 Pier Paolo Pasolini nel suo "Necrologio per Laura Betti", dove immaginava che la morte dell'attrice sarebbe avvenuta nel 2001. Lo scritto fu pubblicato su un mensile dell'epoca ma Laura Betti volle includerlo anche nel 'pressbook' del suo "Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno", il film documentario che presentò alla Mostra del cinema di Venezia proprio nel 2001. Nello scritto Pasolini immaginava anche i commenti della Betti alle sue affermazioni: "Dietro la pupattola che ammetto di essere con la mia maschera, c'è una tragica Marlene, una vera Garbo", faceva dire all'attrice.

"Sentiamo che direbbe un testimone del 2001 - esordiva Pasolini - costretto a fare un necrologio di Laura Betti. 'Pioniera della contestazione? Sì, ma anche sopravvissuta alla contestazione. Quindi restauratrice di uno statu quo ante". Dove c'era il pieno (l'ordine borghese e l'opposizione ufficiale), si è avuto il caos, quel pieno è apparso come vuoto, e chi c'era dentro, a fare il buffone della protesta, si è trovato come in una stanza di cui fossero scomparse improvvisamente le pareti".

Più avanti Pasolini dedica all'amica altre considerazioni sulla sua morte: "...'la mia morte è provvisoria, è un fenomeno passeggerò, essa par dire, con l'aria di un personaggio di Gogol, di Dostoievsky, o di Kafka, in alto loco si sta sbrigando perchè tale noiosa congiuntura venga superata e tutto torni come prima. Del resto, io non ho la soluzione di continuità: son ciò che ero. La mia possibilità di stupore non ha limiti perchè io cado sempre dalle nuvole, e rido, con meraviglia fanciulla' (Contemporaneamente, là nella tomba, dice. 'Io non son mai nelle nuvole, son sempre coi piedi a terra, niente mi meraviglia perché, da sempre, so tutto'). Ambiguità? No: doppio gioco. Ché essa, la morta, Laura Betti, non era ambigua, anzi era tutta d'un pezzo: inarticolata come un fossile".


"Nel momento stesso però in cui concretava la sua fossilizzazione infantile adottandone la maschera, eccola contraddire tutto questo recitando la parte di una molteplicità di personaggi diversi fra loro, la cui caratteristica è sempre stata quella di essere uno opposto all'altro", scriveva ancora Pasolini, secondo il quale dietro "questa dolorosa operazione c'era il suo bisogno di essere contemporaneamente "una" e "un'altra", "una" che adora, e "un'altra" che sputa sull'oggetto adorato; "una" che mitizza e "un'altra" che riduce: Ma non era ambiguità, ripeto. Il suo gioco era chiaro come il sole". Pasolini concludeva il suo scritto definendolo "il necrologio di un'eroina": "Bisogna aggiungere - scriveva alla fine - che era molto spiritosa e un'eccellente cuoca".

 

(31 luglio 2004)

 

Addio Laura Betti

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