Da "BEN WEBSTER AND ASSOCIATES" - Ben Webster -

Ben Webster, Coleman Hawkins e Budd Johnson sono i tre grossi tenorsassofonisti che per la prima volta hanno unito le loro forze per realizzare questo esclusivo album, nel quale si intrecciano le loro storie che hanno avuto inizio trent’anni fa.

Budd, il più giovane (Dallas, Texas, 1910) ricorda così il suo primo incontro con Webster: "La prima volta che l’ho sentito, Ben stava suonando il piano durante la proiezione di un film muto ad Amarillo, verso il 1928. Parlammo, e mi disse che gli sarebbe piaciuto imparare il sax. Così gli insegnai le scale e la diteggiatura; ciò accadeva mentre suonavo con la band di Eugene Boy. Solo otto mesi più tardi quando mi ero unito a quella di George E. Lee, incontrai nuovamente Ben – che nel frattempo aveva preso il mio posto con Eugene Boy – e pensai quanto in fretta avesse imparato".

Nello stesso periodo, quando la band di Lee stava facendo una tournée di ballabili a Tulsa, Budd venne a sapere che il gruppo di Fletcher Henderson era in città. "Finimmo velocemente una serata, e così potemmo andare a sentire Coleman Hawkins con la band di Fletcher" ricorda Budd. "Hawk era il mio idolo, proprio come lo era per tutti i sassofonisti di allora e di quelli che sarebbero venuti. Mi sedetti a destra del palco, lo ascoltai, infine andai a conoscerlo e da allora siamo amici".

Pochi mesi fa, Ben fece una seduta di registrazione a New York, e decise di far suonare anche "il vecchio". (L’espressione è più affettuosa che vera; Ben, che ne ha cinquanta, ha solo quattro anni di meno di Hawking). Fu così che un giorno entrò nel Beefsteak Charlie’s, un locale appena fuori Broadway, dove incontrò Budd e parlandogli dell’imminente sessione, aggiunse: "Fai qualcosa domani verso le 2:30?" Budd non aveva programmi. "Ok, prendi il sax e ci vediamo domani per registrare" disse Ben. Così, semplicemente, era nato l’incontro di tre grandi, (sebbene le loro carriere fossero iniziate molto prima della nascita di tanti fans d’oggi), incontro, che rimane intensamente e con enorme soddisfazione attivo nella panoramica contemporanea del jazz.

Lo stile di Ben, come quello di Budd, riflettono due principali influenze: Hawkins e Benny Carter. Hawkins fu il nome più importante sin dal 1924, quando iniziò la sua decennale collaborazione con la band di Henderson; l’impatto di Ben non venne avvertito fino a quando, dopo aver suonato il sax per tre anni in gruppi dell’ovest e del midwest, nel 1932 venne a New York con Benny Moten per poi successivamente suonare con Benny Carter, Henderson ed altri. Come Budd, egli è meglio conosciuto dal vecchio pubblico che lo sentì suonare nelle sessioni della band di Earl Hines nel periodo che va dal 1934 al 1942, anche se per molti, rappresenta un legame (ed il suo stile in quest’incisione lo dimostra) tra l’era dello swing e l’avvento del jazz moderno attraverso il bebop. Sia come arrangiatore che come sassofonista, Budd venne associato a tutti i cinque delle big bands che aprirono la strada al bop, cioè Hines, Woody Herman, Boyd Raeburn, Dizzy Gillespie e Billy Eckstine. E la prima vera formazione bop che abbia mai registrato, nacque sotto la direzione di Hawkins, con Budd come musicista ed arrangiatore e Dizzy con un posto marginale. Ciò accadeva all’inizio del 1944.

Roy Eldridge, che completa la prima linea, ha due mesi in meno di Budd ed aveva lavorato in tempi diversi, con i tre tenorsassofonsti. Con l’eccezione di Leslie Spann, la cui chitarra si è avuto l’occasione di ascoltare per anni nella formazione di Gillespie a partire del 1958, i membri della sessione ritmica sono amici di lunga data e quindi ogni commento sarebbe superfluo. Spann, il membro più giovane di questo gruppo, è nato nel 1932 a Pine Bluff, nell’Arkansas, si specializzò in educazione musicale ed in flauto alla Tennessee State University, ed ha suonato con Phineas Newborn e con Ronnell Bright.

In A Mellow Tone, venne presentata nel 1940 dalla band di Ellington di cui Ben fu membro. In questa faticosa prova, l’originale introduzione eseguita dal piano di Duke, è rifatta da Jimmy Jones. Il tema armonico, con le evasioni di Ben, è seguito da una meravigliosa improvvisazione melodica di basso a due ritornelli suonata da Ray Brown. Jimmy Jones inizia il suo assolo con una delicata linea mono melodica, ma progredisce sottilmente inserendo degli accordi che mi riportano alla mente un commento sul suo stile, che tempo fa ascoltai: "Jimmy è la sola persona che possa suonare la chitarra al pianoforte". Il ritornello di Spann, che ricorda l’effetto di ottave di Djiango Rehinardt, porta ad un passaggio di due ritornelli eseguito da Budd, nel quale il doppio tempo ed altri stratagemmi del bop risultano evidenti. A Roy toccano due eloquenti ritornelli stoppati; Coleman, nell’assolo che segue, sembra essere abbastanza influenzato dall’ascolto della parte di Budd. Un breve interludio di Jo Jones, precede il profondo, sonoro e contemplativo pezzo dello stesso Ben. Le furibonde, brevi e sferzanti note secche vicine all’inizio di questo secondo ritornello, sono forse il più sorprendente esempio di musica intesa come riflesso dell’uomo, sebbene vi siano anche momenti di appassionata meraviglia. Il sedicesimo ed ultimo refrain, è la ripetizione dell’insieme di apertura.

De-Dar è un blues in levare di dodici misure con una serie di assoli eseguiti in quest’ordine: Jimmy Jones, Budd Johnson, Roy Eldridge, Coleman Hawkins, un allacciamento di otto misure suonato da Jo Jones e seguito da Ben Webster; una breve ripresa di Jimmy Jones e quindi l’insieme.

Young Bean (i suoi più giovani fan sembra che non lo sappiano, ma Bean è il soprannome di Hawkins), un altro brano composto da Webster, potrebbe essere quasi una diversa versione della stessa session, dato che è costituita da un blues ripetuto di un’armonia in levare. Ma qui l’ordine degli assoli differisce leggermente: Spann, Johnson, Eldridge, Jones, Hawkins ed ancora una pausa di Jo Jones prima del turno di Webster, alcuni oscillanti accordi di basso e piano, quindi il riff di chiusura.

Time After Time è una canzone popolare che fu presentata in versione jazz, in una registrazione di Sarah Vaughan e Teddy Wilson nel 1946. Qui viene eseguita con un assolo di Ben che dimostra, come sempre fa nelle superbe ed eloquenti esecuzioni di ballads, una semplicità senza pari nel mungere la melodia ( ed in questo caso il latte è fresco e saporito come la panna del Devonshire)

Budd Johnson, una composizione di Webster è un blues lento con una linea melodica semplice. Qui è Hawkins che apre con un assolo (rit. 2, 3, 4); Budd suona i tre successivi, poi ce ne sono tre di Roy, quattro di Ben e man mano che il brano procede, al ritornello viene data una dovuta ripresa di nove minuti di infinito e eloquente jazz.

Dopo aver ascoltato questo album, mi ripromisi di spedirne una copia, non appena fosse stato distribuito, ad un giovane tenorista che avevo ascoltato al Birdland la sera prima. Stava cercando di suonare 32 note per battuta, con una timbrica da "tubo di stufa" che non c’entrava nulla con la struttura armonica del brano, negandone l’emozione e con l’intenzione di infilarci da cima a fondo, tutte le deformità che gli passavano per la testa in quel momento. Questa persona è un idolo per molti fan del jazz ed è stato apprezzato da critici che si suppone abbiano una buona reputazione. Se avesse voluto imparare, avrebbe tratto molti insegnamenti dallo studio delle otto misure di Ben o di Bean o di Bud, per non parlare di quanto non ne abbia tratto io da quegli otto minuti ascoltando quella mente torturata all’opera. In questo disco troverete un genere di musica che non ha niente a che fare con la moda, con l’esibizionismo virtuoso o con il caustico rifiuto della società. Questi brani sono esperienza; qui c’è saggezza, bellezza melodica e il più puro e vero jazz.

¾ Leonard Feather

 

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