SAN TOMMASO E L'EDUCAZIONE
LUOGHI PEDAGOGICI DELLA SUMMA THEOLOGIAE
di Padre Thomas M. Tyn O.P.
Intorno al 1985, P. Tyn O.P. (1950-1990), richiestone da Fiorenza M. Botti, ha compiuto alcune ricerche sull'argomento "L'educazione in S. Tommaso", producendo una breve lista di indicazioni costituenti il testo che segue.
BRANI PEDAGOGICI TRATTI DALLA SOMMA TEOLOGICA DI S. TOMMASO D'AQUINO
1 Osservazioni biologiche
1.1.1 Eredità di alcune qualità caratteristiche che passano da genitori a figli (I-II, 81, 2)
"... se uno considera attentamente, vede l'impossibilità che si trasmettano per generazione i peccati degli altri antenati, o i peccati del nostro progenitore a eccezione del primo. E il motivo si é che l'uomo genera un essere identico nella specie ma non identico come individuo. Perciò gli elementi che direttamente appartengono all'individuo, come sono le azioni personali e quanto é connesso con quelle, non si trasmettono di padre in figlio: un grammatico, p. es., non trasmette al figlio la conoscenza della grammatica, acquistata col proprio studio. Invece i genitori trasmettono ai figli gli elementi che appartengono alla natura della specie, se non interviene un difetto di natura. Così chi ha gli occhi genera figli che ci vedono. Anzi, se la natura é forte, vengono comunicati ai figli anche certi accidenti individuali, che sono altrettante disposizioni di natura, p. es., l'agilità del corpo, la bontà dell'ingegno, e altre cose consimili: ma in nessun modo le cose puramente personali".
(I, 119, 2, 2m) "La rassomiglianza del generante col generato non si raggiunge per mezzo della materia, ma per mezzo della forma dell'agente che tende a produrre un essere consimile. Quindi, perché uno abbia somiglianza col suo nonno non é necessario che la materia corporea del seme si trovasse già nel nonno; ma basta che nel seme vi sia una virtù derivata dall'anima dell'avo, attraverso il padre".
1.1.2 L'ottima disposizione del corpo secondo il progetto del Creatore, difetti particolarmente visibili nell'infanzia e nella vecchiaia (I, 99, 1).
"E' evidente che rientra nell'ordine della natura, perché corrisponde ai primordi della natura umana, che i bambini appena nati non abbiano forza sufficiente a muovere le loro membra. La natura infatti ha dato all'uomo un cervello che, in rapporto al suo corpo, ha una mole superiore a quella degli altri animali. (...) Nello stato di innocenza l'uomo sarebbe stato soggetto alla generazione, ma non alla corruzione. Quindi potevano esserci in lui le infermità dell'infanzia connesse con quelle della generazione, non quelle senili, che precedono il disfacimento".
1.1.3 Nutrimento e crescita dell'uomo (I, 118, 2, 2m).
"Scrive S. Agostino: <Gli alimenti del corpo, disfacendosi, e cioè perdendo le loro forme, passano nella struttura delle membra>. Ma la struttura delle membra appartiene al vero essere dell'uomo. Quindi l'alimento si trasforma nel vero essere dell'uomo".
(III, 33, 2, 3m) "Ciò che dice Aristotele (nella generazione dell'uomo é necessario un prima e un dopo: infatti uno prima é vivente, poi animale e infine uomo) ha luogo nella generazione degli altri uomini (non di Cristo, n.d.r.), perché il loro corpo si forma e si dispone a ricevere l'anima per gradi: in un primo momento, finché la sua disposizione é imperfetta; poi, raggiunta la perfetta disposizione, riceve l'anima perfetta".
1.1.4 Mutazione materiale, identità formale (I, 119, 1, 2m).
"Se (...) la carne la si considera secondo la specie, secondo cioè quello che é formale in essa, allora é vero che essa permane sempre: perché sempre permane la natura della carne e la sua intrinseca costituzione. Se invece la carne la si considera secondo la materia, allora non permane sempre ma si consuma e si ripara a poco a poco: come avviene p. es., per il fuoco di una fornace, la cui forma permane sempre, mentre la materia continuamente si consuma, e altra viene a sostituirla".
2 Osservazioni psicologiche
2.1 Conoscenza
2.1.1 Legame dell'intelletto umano al senso (I, 101, 2; cf. 99, 1)
"L'uso della ragione dipende in qualche modo dall'esercizio delle facoltà sensitive; cosicché, se i sensi sono legati e impedite le facoltà sensitive interne, l'uomo non ha il perfetto uso della ragione, come é evidente nello stato di sonno o di follia. Ora, le potenze sensitive non sono altro che facoltà speciali degli organi corporei; e quindi se questi vengono impediti, vengono necessariamente impedite le loro operazioni, e per conseguenza l'uso della ragione. Nei bambini queste facoltà sono impedite dalla troppa umidità del cervello. Perciò essi non hanno il perfetto uso della ragione, come non hanno quello delle altre membra".
2.1.2 Difetto di abiti conoscitivi nei bambini (I-II, 94, 1, ad 4m)
"Talora uno non é in grado di usare, per qualche impedimento, quanto possiede in maniera abituale: un uomo, p. es., é impedito dal sonno di usare l'abito di scienza. Così pure il bambino per il difetto di età non può usare né la'bito che é l'intellegenza dei principii, né la legge naturale che possiede sotto forma di abito".
2.1.3 Versatilità dei bambini nello studio (II-II, 167, 1 et 2)
"La studiosità (...) non riguarda direttamente la conoscenza, ma la brama di essa e lo studio per acquistarla. (...) La conoscenza sensitiva ordinata a due cose. Primo, é ordinata, sia negli animali che nell'uomo, alla conservazione del corpo; poiché con essa si evitano le cose nocive, e si cercano quelle necessarie al sostentamento. Secondo, nell'uomo essa é ordinata alla conoscenza intellettiva, sia speculativa che pratica."
2.1.4 Diversità di disposizioni individuali (II-II, 189, 5; cf. III, 71, 1, 2m et 3m)
2.2 Affettività
2.2.1 Le passioni umane (I-II, qq. 22-49)
2.2.2 Atteggiamenti connessi con la passione dell'ira (I-II, 46, 8)
2.2.3 Ricerca di piaceri sensibili dalla parte di chi si rattrista (I-II, 32, 7, 2m)
2.2.4 I ragazzi vivono della speranza (I-II, 40, 6)
2.2.5 Acquisto di esperienze e formazione della prudenza e della fortezza (I-II, 45, 4)
3 Osservazioni pedagogiche
3.1 Definizione
3.1.1 Promotio usque ad perfectum statum hominis in quantum homo est, qui est status virtutis (Suppl. 41,1)
3.2 Fine
3.2.1 Ogni natura tende alla sua perfezione propria e ultimamente alla Gloria di Dio (I, 65, 2)
3.3 Il ruolo del pedagogo
3.3.1 Il bambino ha bisogno di aiuto (I-II, 98, 2, 1m; 104, 3; III, 67, 7, 2m)
3.3.2 Il risultato dell'educazione non è immediatamente visibile, ma appare a distanza di anni (necessità di pazienza). (II-II, 136, 5).
3.4 Il metodo pedagogico
3.4.1 L'agente esterno coopera soltanto (I, 117, 1)
3.4.2 Educare significa attuare una potenzialità (I, 45, 8; I-II, 51, 1; 63, 1)
3.4.3 Importanza dell'esempio buono (magis movent exempla quam verba); (Prologus ad II-II, concretezza della vita morale)
3.4.4 Evitare interventi troppo pesanti (I-II, 37, 3)
3.4.5 Importanza di abiti che sono quasi una "seconda natura" (I, 63, 4, 2m; I-II, 56, 5; 48, 2)
3.4.6 Aiutare il bambino con delle cose che gli piacciono (I-II, 99, 6)
3.4.7 Necessità di punire per reprimere le inclinazioni cattive (II-II, 108, 1, 2, 3)
3.5 Educazione morale e religiosa
3.5.1 Fragilità dei giovani (II-II, 47, 14; 51, 1, 3m)
3.5.2 Necessità di sobrietà soprattutto nei giovani (II-II, 149, 2)
3.5.3 Necessità di buone leggi in materia di educazione (I-II, 95, 1)
3.5.4 Scelta morale all'inizio dell'uso della ragione (I-II, 89, 6; 189, 5)
3.5.5 Battesimo dei bambini (III, 68, 9 e 10)
3.5.6 Vocazione religiosa nei giovani (II-II, 189, 5 c.a. e 1m, 5m)
3.6 Educazione intellettuale
3.6.1 Il ruolo del corpo nel conoscere intellettivo (I, 75, 2, 3m)
3.6.2 Promuovere le qualità, correggere i difetti (II-II, 142, 2, 3m)
3.6.3 Metodicità (II-II, 49, 1)
3.7 Educazione del corpo
3.7.2 Il corpo è ordinato al bene dell'anima (II-II, 55, 1, 2m)
3.7.3 Virtù morale (modestia) regolante i moti esterni del corpo (II-II, 168, 1)
3.7.4 Danno fisico derivante da stati psichici depressivi e i rimedi contro la tristezza (I-II, 38, 5)
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Letteratura ausiliare:
F. BEDNARSKI O.P. "Animadversiones S. Thomae Aquinatis de iuvenibus eorumque educationis", in Angelicum 35, 1958, 3-4 pp. 375-411.
CALA-ULLOA O.P., Il concetto della pedagogia alla luce dell'aristotelismo tomistico, in Sapienza 3, 1950, pp.28-45;
FLORES D'ARCAIS, A proposito di pedagogia medievale, in Sapienza 8, 1955, pp. 468-478;
FLORES D'ARCAIS, La pedagogia di S. Tommaso, in Grande Antologia Filosofica, vol. V, Milano 1954, pp. 678-695;
KUNCIC J. O.P., Principi pedagocici di S. Tommaso, in Sapienza 8, 1955, pp. 316-336;
LEONCIO DA SILVA, Il fine dell'educazione secondo i principi di S. Tommaso, in Sales. 4, 1947, pp. 207-239;
MANGIERI G. O.P., Presupposti di una educazione del pesniero di S. Tommaso, in Sapienza 4, 1950, pp.89-112.
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Al termine del lavoro, P. Thomas conlcludeva: "Siccome sia l'articolo del P. Bednarski che gli altri titoli della letteratura ausiliare sono stati pubblicati sotto il felice regno di S. S. Pio XII, con i dovuti permessi delle autorità ecclesiastiche, tali opere dovrebbero essere certamente immuni da errori contrari alla dottrina cattolica. La saluto e La benedico pregandoLa di salutare da parte mia anche Suo marito e gli altri amici di Alleanza Cattolica. In corde Jesu et Mariae Suo fr. Thomas M. Tyn OP".